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Racconti EroticiVoyeur

Cristina – cap 5: dentro l’ufficio

By 15 Aprile 2024No Comments

Il membro eretto dove il professore la condusse, accolse la sua mano, ingenua e impreparata, e non appena la ragazza sentì quello che stringeva, trasalì ed ebbe paura.

Sapeva cos’era, ma non si sentiva pronta.

Ebbe paura che quegli uomini volessero farle del male? Mai! Ebbe paura di non sapere fare quello che stava facendo.

La sensazione che provava era quella di avere nel pugno una banana, ma più grossa di una banana, resa viscida da non so quale sostanza, e lei era chiamata a portare quella banana al massimo della sua eccitazione. Non sapeva come fare, però.

“Brava, Cristina. Stringilo così… dagli piacere… piacerà anche a te… muovi la mano così…”

Rassicurata dalle parole del suo insegnante, iniziò a muoverla avanti e indietro, con rapidi sali e scendi, ahimè! sgraziati. Sentiva che quello che stringeva era umido e appiccicoso.

Il professore la guardava soddisfatto, affascinato dall’idea di questa sua nuova ancella, inattesa, innocente, tutta da svezzare.

Lui stava partecipando al godimento del giovane osserando la sua mano, inesperta, che stringeva il pene e che non sapeva muoversi come avrebbe dovuto.

Ogni tanto, la guardava nel viso, incrociando il suo sguardo. Le inviava cenni di approvazione e quello che prima era stato lo sguardo di una ragazzina intimorita, divenne uno sguardo ardente, voglioso, eccitato. Le guance arrosate parlavano per lei.

Era fiera di quello che stava facendo, ma si può essere fieri mentre si sta segando il cazzo di uno sconosciuto, il suo primo cazzo che segava, mentre altri due uomini la stavano guardando?

Dieci minuti prima, non era pronta per quel piccolo rapporto erotico, era acerba, ma era bastato farle provare l’ebrezza di un orgasmo per mano di un uomo per abbattere ogni barriera, e quella era solo la prima delle tante cose che sarebbero crollate sotto gli insegnamenti pazienti del suo professore.

Nei suoi occhi, di lei che impugnava il membro del giovane ormai incurante della presenza del suo insegnante e di quella del bigliettaio, il professore vide esplodere il piacere che si accende a quell’ età, vide la sua ingenuità sciogliersi e amalgamarsi con la voglia galoppante del vivere tutto ciò che è proibito.

Iniziò a consigliarle dettagliatamente come muovere la mano e le sue parole incrementarono l’ardore in quello che stava facendo. Le diceva che aveva talento, le spiegava tutto e stuzzicava la sua curiosità, tant’è che lei abbassò gli occhi per vedere come stava dando piacere a quel giovane sconosciuto.

Osservò, ammirata, la cappella, rossa, scappellata, il palo che stringeva, il cespuglio di peli che ricopriva la base, e la sacca, gonfia, che penzolava al di sotto. Era la prima volta che vedeva il membro di un uomo, e lo stringeva nella mano per dargli piacere. Era turbata, ma drogata da quel palo vivo.

Il professore approfittò della sua distrazione per spogliarla completamente, e lei nemmeno ci fece caso. Finito di denudarla, lui fece un passo indietro per ammirare il corpo della giovane cerbiatta.

Le sue forme erano quelle tipiche della sua età, morbide, sode. I seni sporgenti, con i capezzoli eccitati, stavano su da soli, senza la necessità di un sostegno.
Sotto c’era il ventre delizioso, piatto, che terminava con una fessura appena accennata, difesa dai riccioli che spuntavano e che la ricoprivano.

La fissava meravigliato ed eccitato, pregustando quello che le avrebbe fatto insieme ai suoi amici. Ormai sapevano tutti che un bocconcino come Cristina andava gustato lentamente, senza la frenesia di finirlo in un giorno e di arrivare a quello che sarebbe stato l’atto finale. Ai loro occhi bramosi, una semplice masturbazione, se fatta da una ragazzina priva di esperienza, acquistava valori sublimi. L’eccitazione raggiungeva limiti quasi insopportabili, se pensava che non la volta dopo, ma quella ancora dopo, l’avrebbero spinta ad un passo nuovo.

In quel momento, però, Cristina doveva concludere quanto aveva iniziato e doveva pensare anche a lui, edanche al bigliettaio.

Il professore sorrise. Quel vecchio pervertito aveva approfittato della distrazione di tutti perché le sue mani vagassero a suo piacimento sul corpo della giovane.

Fu in quell’attimo che Cristina ricevette la sua prima sborra addosso. Il trentenne iniziò ad eiaculare lasciando che il suo sperma concludesse la propria corsa sul pavimento, ma tante chiazze imbrattarono una coscia della ragazza.

I tre uomini sapevano per esperienza che non bisognava dare il tempo alla ragazza di raffreddarsi e furono veloci a scambiarsi i ruoli.

Il professore era compiaciuto della passione con cui la ragazza aveva masturbato l’amico più giovane e, con sorrisi dolci e appassionati, le afferrò una mano e la trascinò con affettuosa costrizione verso il suo membro eretto. Il bigliettaio fece altrettanto prendendole la mano sinistra e facendole stringere il suo pene.

Cristina non lottò mai, e si ritrovò a masturbare contemporaneamente i due uomini, intanto che il più giovane le regalava con le sue dita un nuovo orgasmo.

Vennero e le sporcarono le mani.

Tornò a casa che era il tramonto. Stravolta e dubbiosa di quanto le fosse capitato e senza avere più notizie di Lucia, ma sentiva dentro di sé che sarebbe tornata da quegli uomini.

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