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Mi hai lasciato le chiavi di casa e mi hai detto di aspettarti.
Ma non ti è bastato.
Hai voluto essere padrone dell’attesa e della mia mente, hai lasciato un foglio con su scritto come mi avresti voluta trovare…non una richiesta, un ordine:

“Lascia le persiane socchiuse, spogliati e indossa la camicia che ho lasciato sul letto.
Solo quella.
Accanto ci sono le geisha balls, infilale…e aspettami.”

Ed io obbedisco, mi preparo per te, per essere tua, perchè il pensiero non mi abbandona, tu non mi lasci libera.
Faccio come desideri, prima nuda e poi con la tua camicia che mi sta larga.
Mi guardo allo specchio e accarezzo il corpo coperto dal tuo indumento, sfioro i seni e aggiusto il colletto, che allungato fin sotto al naso mi inebria l’olfatto.
E’ intinto ancora del tuo profumo.
Quanto ti desidero, sono ossessionata da te, dal tuo corpo.
Più ti penso e più la voglia mi assale.

Gli occhi mirano verso il letto, proprio dove avevi lasciato anche il bigliettino.
Lì c’è un giocattolo per me, per noi.
La tua fantasia mi mette i brividi.
Gattono sul materasso prima di stendermi, volgendomi sempre al riflesso dello specchio così da guardarmi.
Avevo messo il tuo rossetto preferito, quello rosso acceso che ti piace farmi sbavare col tuo cazzo tronfio.

Avevo tirato la cordicella, sollevando quelle tre palline in acciaio con il dito a mò di uncino.
Le tenevo sù come un carillon, solo che al posto di indurmi sonnolenza risvegliavano istinti primordiali.
Le accarezzo quelle palle, sono fredde ma la mia lingua riesce a farne salire la temperatura; rido tra me pensando che nemmeno l’acciaio è immune al mio tocco.
Ne metto una in bocca, cercando di allontanare i denti e poi la faccio sfilare via piano.

Umide al punto giusto, le lascio scorrere in mezzo al seno, tracciando una scia di bava luccicante.
Sta iniziando un temporale dentro me, i segni ci sono tutti.
Il respiro affannato, i movimenti cantilenanti e le due brune noccioline appena spuntate facevano da chiosa al mio ardore.

Non faccio passare troppo tempo che busso una sfera alla volta nella mia orchidea.
I petali bagnati di rugiada sono un facile lasciapassare e chiudo gli occhi per godere di quella sensazione.
Oh amore mio, quanto sei crudele! Salvami da me e dai miei desideri.

Adesso le avevo tutte dentro e solo la corda era rimasta al di fuori.
Mi sento piena, sazia ma so che è solo l’inizio.
Premo la punta dell’indice sul clitoride per tenerlo bloccato mentre il pollice frulla tra la bocca slabbrata.
Mi tremano le gambe, trattengo a stento le palline, sono lì lì per essere sputate fuori.
Il pollice scende arrivando verso il ponte che conduce all’ano.
Sto bollendo.
Accarezzo sempre più veloce, il dito ormai scivola per quanto è bagnato.

“Devo trattenermi, non posso venire!”

Provo a tirar via le geisha balls ma non sembra così facile, sono bloccate dentro di me, fanno fatica ad uscire.
Le custodivo gelosamente, tuttavia, il frenetico vibrare del mio indice faceva cedere i muscoli al minimo segno di resa, e le palline evadevano dal carcere della mia figa.

Non mi ero accorta nemmeno che il mio cacciatore era arrivato.
Silenzioso, mi aspettava con le spalle poggiate alla porta e braccia conserte.
Quando io apro le palpebre, i nostri occhi si incontrano.
Capisco di essere la sua preda quando appare quel suo ghigno malizioso sul viso.

-Ti avevo detto di chiudere le tapparelle, invece hai pensato subito a divertirti.

Io mi sollevo, mettendomi a carponi sul letto, lui invece provvede a creare un’atmosfera cupa.

-Si vedeva tutto da giù alle scale, chissà in quanti ti avranno vista. Ti stavi divertendo senza di me.

Gli sorrido e cerco di attrarlo a me, ci baciamo, le lingue vorticano senza sosta mentre lui armeggia di nuovo con il giocattolino.

-Si sente l’odore fin qui.

Me lo passa sotto il naso ed io inspiro forte, non parlo ma rispondo a gesti, gli trasmetto passione.
Quelle sfere sono imbrattate dei miei umori che subito mi affretto ad assaporare, me li gusto sotto il palato.

In questa scena al cardiopalma, mi tira per le gambe e mi fa stendere, mentre sgancia la cerniera senza nemmeno spogliarsi del tutto, infilando il cazzo dentro, come capitava.
Voleva solo scoparmi.
Aveva le palle così piene che ad ogni botta si sentiva che stava per scoppiare.
Io lecco le palle e lui mi chiava.
Forte.
Sempre più forte.
Divarica le mie gambe ed aumenta il fiatone.
Lui suda, io ansimo.

Ero così aperta che la sua mazza riusciva a toccare l’utero.
Cazzo sto per venire, stringo le gambe ancora, penso ad altro.

Se ne accorge e subito allontana la spada dall’involucro.
Mi toglie dalle mani le balls e con fiera rudezza, solita di una sveltina, mi viola la rosellina conquistata tirando le gambe verso l’alto.

Quel fiore tenero aveva trattenuto in sè una sola sfera e quando la lasciava andare con un tiro, volevo morire.
Alternava un colpo nella figa e poi mi sfilava la pallina.
Così fino a quando non spruzza tutto l’amore bianco sul monte di Venere.
Quando aveva raggiunto l’orgasmo io ero ancora violentata.
E ora sporca venivo pulita da lui che con dovizia raccoglieva le candide perle con l’acciaio.

-Ora puoi leccarle di nuovo.

E mentre io masticavo la sua sborra…lui era con il viso tra le cosce per farmi finalmente venire.

 

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