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OrgiaRacconti CuckoldTrio

L’avvocato

By 2 Luglio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Parte I

– Prego, accomodatevi
L’avvocato fece strada alla coppia nel proprio ufficio, fino alle poltrone di raso, poi si sporse oltre la porta, vero la segretaria:
– Chiara, lei vada pure, chiudo io l’ufficio questa sera ‘ e si tirò dietro la porta senza neppure ascoltare il ringraziamento della donna di mezza età.
Intanto marito e moglie si erano accomodati sulle poltrone: lui sui cinquant’anni, magro, calvo, occhiali sottili sulla punta del naso; lei colombiana, sui quaranta, grassoccia, con la camicetta attillata che sembrava trattenere con difficoltà il seno prosperoso.
– Avvocato ‘ esordì l’uomo, sorridendo per stemperare la tensione ‘ Allora andremo in prigione?
L’avvocato, che aveva girato attorno alla scrivania per sedersi sulla sua poltrona, se ne uscì in una sonora risata:
– Per questa volta non ancora, per questa volta no.
La coppia si scambiò uno sguardo sollevato, benché entrambi sembrassero ancora piuttosto titubanti.
– Quindi… – riprese l’omino – quindi tutto a posto?
– Bhè, tutto a posto no.. – rispose fermo l’avvocato, fissandoli calmo negli occhi. Poi lentamente prese un fascicolo tra i numerosi che ingombravano la sua scrivania e lo aprì davanti a sè: Vediamo… – e si mise a sfogliare alcune carte, fino a trovare una serie di immagini in bianco e nero.
– Ecco qua…
i due clienti si sporsero in avanti sulla scrivania.
– Ho fatto copia degli atti di indagine… Ci sono anche delle foto… estratte dal video della telecamera di sorveglianza ‘ e così dicendo gliele mise davanti.
– Mi sembra che i fatti si siano svolti in maniera diversa rispetto a come mi avevate raccontato… – il suo sorriso era duro ma fermo.
L’uomo prese in mano le fotocopie, man mano che le visionava le passava alla donna. Sudavano entrambi copiosamente, ma si vedeva che in realtà non erano affatto a disagio, come invece aveva immaginato il loro difensore.
Le immagini sgranate, in bianco e nero, si riferivano ad un’area del parco cittadino, dietro il castello. I due comparivano in tutte le foto e in alcune di esse erano facilmente identificabili, specie in quella in cui entrambi se ne stavano inginocchiati ai piedi di un corpulento sconosciuto, intenti a praticargli un rapporto orale.
L’avvocato attese che avessero sfogliato tutte le fotografie:
– Sig. A*****, non mi aveva detto che doveva trattarsi senz’altro di un errore?
L’uomo balbettò qualcosa, incapace di fissare negli occhi il suo interlocutore.
Per un paio di secondi, che sembrarono eterni, la stanza rimase immersa nel silenzio. L’avvocato evidentemente godeva di questa sua posizione di superiorità, indispettito com’era dall’atteggiamento poco collaborativo che fino ad allora avevano avuto i clienti, ma questo silenzio venne inaspettatamente rotto dalla donna:
– Vede avvocato’ – iniziò con voce ferma, senza esitazione, l’accento sudamericano e la voce roca ‘ Non potevamo certo sapere di quella telecamera’
– Lo so, ma qua si tratta di atti osceni in luogo pubblico’ E voi mi avevate detto che si era trattato di un banale scambio di effusioni su una panchina del parco!…
– Vede avvocato ‘ riprese la donna, dopo aver incrociato lo sguardo del marito, che ora sembrava essersi già ripreso dall’imbarazzo ‘ Per noi questo non è niente di eccezionale’
– Ah no?
– No ‘ intervenne l’uomo, sempre a sguardo basso, ma ora con un sorriso ai lati della bocca ‘ Deve capire’ – un sorriso di intesa con la donna ‘ Noi lo troviamo eccitante’
– Capisco…
– Vede avvocato’ Noi siamo una coppia aperta’ Noi non siamo gelosi l’un dell’altro, anzi’
– Anzi!.. ‘ gli fece eco la compagna, sorridendo.
– Vedo’ – l’avvocato prese in mano le fotografie. In una la donna era china sul tavolo di legno del parco, penetrata dallo sconosciuto a pecorina, mentre il compagno si masturbava di fronte a lei. In un’altra ancora i ruoli erano invertiti: ora era l’uomo ad essere sodomizzato, mentre la donna glielo succhiava, china tra le sue gambe.
– E quell’uomo? Un vostro amico?
– Certo che no ‘ ribattè la donna, ridendo
– Uno sconosciuto ‘ precisò l’uomo ‘ Così è più eccitante..
L’avvocato si rese conto in quel momento che l’atmosfera nella stanza era improvvisamente mutata. Inavvertitamente si erano scambiati i ruoli: mentre fino a poco prima era lui a comandare, ora erano i suoi clienti ad averlo messo nell’angolo. Quell’ometto insignificante e quella mulatta grassottella e sensuale, che da un minuto a sta parte continuava a sistemarsi i capelli e ad umettarsi le labbra.
Capiva a che gioco stavano giocando: non era difficile immaginarselo. Uno stronzetto come quello e la sua puttana’
Cercò di riportarsi in vantaggio ricominciando a parlare del procedimento penale.
– Sta di fatto che il reato è stato commesso da entrambi e che le prove sono schiaccianti’
I due si guardarono per un attimo, poi la donna parlò:
– Ok, ma ci aveva già detto che per ste cose non c’è problema, no? Qualche ora di lavori socialmente utili e via, no?
– Si, ma’
– Avvocato ‘ esordì l’uomo, ormai a suo agio ‘ Non ci sono problemi! Faremo quelle ore di lavoro e chissà’ – sorridendo alla donna ‘ Se ci mandano insieme chissà che non ci riesca di fare qualche altro atto osceno!
La donna scoppiò a ridere. Anche l’uomo rideva. Solo l’avvocato, a disagio per essersi di nuovo fatto sfuggire il ruolo che gli spettava, stava silenzioso a fissarli.
– Avvocato, la prego ‘ esordì l’omino ‘ Si rilassi, ci ha già spiegato tutto, sappiamo cosa rischiamo’ Gliel’ho detto’ Noi siamo fatti così, ci eccitiamo così’ – un nuovo sguardo d’intesa ‘ Sappiamo cosa rischiamo, sta volta abbiamo rischiato troppo, tutto qua’
– Ho capito, ho capito. Però per correttezza devo essere chiaro con voi due, si tratta pur sempre di un reato! E se questa volta riesco a salvarvi,. Per il futuro’
L’uomo sorrise: – Per il futuro vedremo di essere più attenti, vero Flo? ‘ rivolto alla compagna ‘ Sarà meglio farle tra quattro mura le nostre scappatelle, ok?
La donna sorrise annuendo.
– Si, – intervenne sorridendo l’avvocato ‘ come vostro legale vi consiglio di fare tutto quanto tra quattro mura!
– Magari quando nessuno è nei paraggi, dico bene? ‘ azzardò la donna ‘ Neppure le segretarie’
I suoi occhi erano pieni di allusioni, non serviva dire altro. L’avvocato si scostò dalla scrivania e sempre guardandola negli occhi indietreggiò con la poltrona di circa mezzo metro.
– Flo ‘ l’omino rivolse un cenno alla compagna, lei si alzò e ancheggiando sensualmente fece il giro della scrivania. Il suo sedere fasciato in una lunga gonna arancione era tondo, grosso e sporgente.
– Avvocato, non le spiace vero se mi siedo sulla sua scrivania?
– Si accomodi’
E così facendo si sedette di fronte alla sua poltrona, le grosse cosce scure divaricate: – Fa caldo qui dentro’ – e così dicendo sollevò verso di sé la gonna, mostrando di non indossare alcun indumento intimo.
L’avvocato deglutì rumorosamente. S’era aspettato un epilogo del genere, forse l’aveva addirittura sperato, e ora si trovava davanti quel po’ po’ di roba’
Si allentò la cravatta.
– Che gliene pare? ‘ chiese l’omino, ancora seduto dall’altro lato della scrivania ‘ Bella vero?
L’avvocato annuì: – Un bell’articolo, non c’è che dire!
Le grasse cosce divaricate si dividevano all’altezza di una passera scura, pelosa, le labbra lunghe e grasse, già umide. Con le dita la donna se le aprì, scoprendo un foro rosa acceso.
– Provi a toccarla ‘ insistette l’omino ‘ Si scioglie come il burro, provi!
L’avvocato allungò la mano fino a sfiorare il monte di venere. Premette leggermente: era vero, molle come una fetta di burro al sole, e ugualmente umida di sudore e umori. Si intrufolò tra le labbra penzolanti e marroni scuro, sgusciò fin sotto il clitoride carnoso e inserì due dita dentro.
Era calda, unta come se fosse stata condita con dell’olio.
Lentamente frugò tra quelle carni molli poi si portò le dita alla bocca. Il sapore di quella fica bollente gli riempì la bocca!
Si leccò per bene le dita, succhiando tutti gli umori, poi la riavvicinò a quel fodero spalancato.
La donna con calma gli prese la mano all’altezza del polso, gli fece allungare anche le altre dita e poi se le spinse dentro, sorridendogli.
– Avvocato, non sia timido. Le sbatta dentro tutto il pugno! Questa puttana ce l’ha grossa come un sentiero! Glielo sbatta tutto dentro, forza!
L’avvocato eseguì come richiesto. La donna si appoggiò con le mani dietro il sedere e inarcò la schiena all’indietro gemendo. Il suo pugno entrava e usciva, sforzando leggermente solo all’altezza del pollice, ma era così fradicia che quasi non trovava difficoltà.
– Continui, continui così! Questa troia può godere per ore a farsela sfondare a quel modo!
– Sta zitto!… ‘ lo interruppe lei ansimando, le cosce che iniziavano a muoversi ritmicamente avanti e indietro al ritmo di ogni affondo. Lui tacque immediatamente. Nella coppia doveva essere lei a comandare, anche durante queste loro avventure!..
Intanto l’avvocato continuava a sfondarla con tutto il suo pugno, lei si dimenava sempre più velocemente, la fica fradicia.
– Si, così, così! ‘ gemeva
Intanto i fogli cadevano dalla scrivania, che tremava come durante un terremoto.
La sua mano fradicia ormai non incontrava più alcuna difficoltà ad entrare. Improvvisamente si alzò in piedi, appoggiandosi con l’altra mano alla scrivania; in questo modo riusciva a imporre maggior forza nella penetrazione e a spingere il pugno verso l’alto, così da sfregare sotto il clitoride, contro quella massa carnosa che si era fatta sempre più spessa e gonfia.
Improvvisamente la donna iniziò a sospirare rapidamente, si inarcò in dietro, un urlo soffocato.
– Che troia, che puttana ‘ borbottava il compagno, che seduto sulla poltrona con i pantaloni al ginocchio si massaggiava i coglioni e il cazzo mezzo duro.
La donna ora stava godendo, aveva afferrato il polso dell’avvocato e spingeva il pugno con forza nelle sue carni calde. Gli umori lattiginosi le colavano nel solco tra le chiappone scure.
L’avvocato intanto le aveva sbottonato la camicetta, slacciato il reggiseno.
Aveva due tette gonfie, grasse. Scure come il resto del corpo, marroni all’altezza dell’aureola. I capezzoli grossi e sporgenti, tipici delle donne che hanno partorito e allattato.
– Si, così, più forte! ‘ urlò la donna, e in quel momento si lasciò scivolare all’indietro, coricandosi sulla scrivania e facendo cadere a terra una pila di fogli. Ma chi vi badava in quel momento?
– Godi, eh? Puttana! ‘ gli urlò in risposta il compagno, alzandosi.
La colombiana continuava a gemere, gli occhi chiusi, una mano a strizzarsi il seno prosperoso.
L’altra sulla pancia, una pancia molliccia e piuttosto rotonda che ad ogni affondo vibrava come un budino.
L’avvocato ora spingeva ancora più forte, eccitato dalla foga della donna e dai suoi gemiti.
Infine la donna cacciò un urlo, poi una serie di gemiti, di mugugni strozzati’ stava venendo, stava godendo!
L’avvocato rallentò i colpi, sentiva la figa bollente stringersi ritmicamente sul suo pugno. Poi la sentì cedere e fiaccarsi. Solo allora si fermò, il pugno sempre piantato nella sua pancia.
Il compagno invece non sembrò farci caso: le si piazzò sopra il viso, il cazzo in tiro. Le ruotò la testa senza troppa cautela e le spinse la cappella in bocca.
– Ti piace, eh? Ti piace farti scopare in gola, si? ‘ le urlava, e intanto ritmicamente aveva iniziato a muoversi dentro e fuori la sua bocca, due labbra scure che colavano saliva.
Lei era senza forze, lo si vedeva benissimo, ma lui non sembrava accorgersene. Anzi, lo sapeva bene e godeva a pomparla in quello stato, a scoparsi quel suo buco carnoso senza trovare resistenze.
– Troia, troia! Ti sborro in bocca!
La donna gemeva, dalla sua bocca, ai lati, colava un fiume di saliva.
Infine l’uomo iniziò ad ansimare, a pronunciare dei ‘si, si’ ci siamo!’ poi se ne uscì in una specie di ruggito basso, un paio di colpi decisi in quella bocca grassoccia, la quale ebbe un sussulto, poi come se la cappella le fosse finita troppo in profondità, un colpo di tosse.
La testa si ritrasse, mentre lui ancora spingeva avanti e indietro, gli occhi strabuzzati.
Con un conato una massa lattiginosa e densa colò dalle labbra della donna fin sul pavimento, mentre altri schizzi ormai privi di forza le rigavano la guancia.
L’omino era stremato, ma ora rideva.
Con la mano le spalmò quel poco sperma sul viso, senza incontrare alcuna resistenza. Si strizzò il cazzo facendo colare le ultime gocce di sborra sul collo di lei, poi si accasciò ansimante sulla poltrona.
Un’immagine piuttosto ridicola, un omiciattolo in camicia a righe, con i pantaloni ai piedi e il cazzo spolpato al vento’
Dopo tanto trambusto la stanza fu avvolta dal silenzio, un silenzio stravolto tuttavia dal fiatone della coppia. Un’immagine bizzarra, come di tre persone che, sebbene insieme, si trovassero incredibilmente distanti l’uno dall’altro.
Finalmente, dopo un paio di minuti, un lieve colpo di tosse, come a schiarirsi la voce:
– Signori ‘ la voce dell’avvocato era ferma ma inesorabile ‘ Ora tocca a me, non credete?

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