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Tua… (Capitolo 1)

By 4 Novembre 2020Novembre 27th, 2020No Comments

Che palle, che palle che palle. Questo è il mese dell’anno che di norma amo di più, ma quest’anno lo sto odiando. Come si fa a chiedere ad uno, che già è in trasferta, di farsi le settimane più calde dell’anno in città perchè il cliente mette le riunioni più importanti nei giorni più assurdi? Per fortuna che almeno i loro uffici sono belli e hanno un impianto di aria condizionata che è una favola. I loro uffici, però! Non la metro. Mi sembro un ghiacciolo al sole. Mi sto sciogliendo. Senza contare l’acre e poco simpatico odore di sudore che invade la carrozza, il via vai di gente, la calc…hey, ma ciao bel culo! E tu da dove spunti? Mentre cerco di reggermi durante la discesa e salita ad una delle fermate, vedo una moretta entrare sulla metro. Una moretta con un fondoschiena che pare disegnato. Forse Manara si sarà ispirato a lei per i propri disegni, perchè quel lato B, da solo, ha una carica erotica da far impazzire. Cercando di non farmi notare troppo e di non fissarlo di continuo, mi metto in posizione adatta per continuare a gustarmi la visione. Lei, la moretta, mi rivolge le spalle. Si è messa poco distante da me. La distanza giusta per non dover abbassare la testa per fissarle il culo. Indossa degli shorts abbastanza aderenti. Dalla forma che prendono, credo che l’intimo sia un bel perizoma. Abbastanza striminzito, per giunta. Mi rendo conto che nei pantaloni il cazzo inizia a svegliarsi e cerco di mantenere la calma. Chissà dove scenderà. Noto che ha una borsa vicino ai piedi. Non so se la tenesse in mano quando è salita. Non ci ho fatto caso, ero troppo preso dal suo bel culo. Credo sia la borsa di una palestra, e questo giustificherebbe quel fisico stupendo che ha. Intanto sono già passate due altre fermate, e lei non è scesa. Il resto della gente, però, si. Finalmente si respira un po’. La fortuna di avere l’albergo vicino alla sede aziendale comporta anche questo: stando un po’ lontani dal centro, le ultime fermate di metro non sono super affollate. Significa che la mattina non devo fare le corse, almeno! Ed ora ho anche la fortuna di poter rimanere in metro con questa deliziosa moretta. La vedo mettersi seduta. Si sono liberati molti posti e quindi ne ha approfittato. Resto qualche istante ancora in piedi, valuto quali sono le mie opzioni. E la osservo. É bellissima, cazzo. Capelli scuri, lisci, che le cadono addosso in maniera sensuale. Ha un seno che sembra essere allo stesso livello del culo: divino! La maglietta che indossa è leggera, un po’ scollata, ma il reggiseno non mi fa capire la reale natura di quelle tette. Peccato.

Cercando di avere una espressione il più casuale possibile mi dirigo verso il posto di fronte a lei e mi metto seduto. Guardo l’orologio, facendo finta di essere impaziente, e sbuffo, prendendo il colletto della camicia e sventolandolo. Incontro lo sguardo di lei. Sorride. É uno sguardo di compassione. E soprattutto è il mio momento! “Non si affronta. Dovrebbero vietare le trasferte lavorative con questo caldo. E dovrebbero vietare le camicie! Vi invidio, voi donne”, le dico, spavaldo, certo di esser sentito da lei e…dalla vecchietta in fondo alla carrozza, visto che siamo le uniche persone rimaste. “Non la invidio per niente”, mi risponde. Uhm, che bella vocina sensuale…

“Oh, ti prego, dammi del tu. Non mi far sentire vecchio. Ho già sentito troppi formalismi oggi”, le ribatto. Lei ride. Si porta una mano sulle labbra e abbassa lo sguardo, quasi come se si vergognasse. Poi mi osserva nuovamente. “Beh, hai ragione, comunque, con questo caldo è una tortura, starsene tutto il giorno con la camicia. Però le camicie sono anche affascinanti”, mi dice lei, facendomi un’espressione che non saprei come decifrare. Che fa, stuzzica? Le sorrido. “Affascinanti, ma in estate le eviterei volentieri. Vieni dalla palestra?”, le chiedo, indicando il borsone. Lei abbassa lo sguardo per seguire il mio indice, poi si rende conto della mia domanda e torna a fissarmi. “Eh, ah, si. Si, anche se fa caldo, non posso permettermi di non tenermi in forma”, risponde. Che fa, mi prende in giro? “Scherzi, vero? Hai un fisico stupendo”, le dico. Lei arrossisce. Abbassa lo sguardo per un istante, poi torna a fissarmi. “Grazie, ma non scherzo. Se non facessi palestra, si vedrebbe”, risponde. Poi si alza, prendendo il borsone. “É la mia fermata”, dice. Mi guardo attorno. Cazzo. Non mi ero reso conto nè del tempo nè delle fermate. E per fortuna non ho saltato la mia. Anzi, direi che oggi la fortuna ha proprio deciso di limonarmi, visto che questa dea sta scendendo alla mia stessa fermata. “Che coincidenza! Scendo anche io qui”, esclamo, alzandomi e facendo finta di nulla. Mi avvicino a lei. “Piacere comunque, Alex”, le dico. “Jay”, mi risponde lei, stringendomi la mano. “Ti ho distratto così tanto da farti rischiare di perdere la fermata?”, mi chiede. Ora credo di essere io quello che arrossisce. Le sorrido. “Dovevi sottolinearlo per forza? La vecchietta giù in fondo sta per perdere la dentiera per le risate”, le dico. Jay trattiene una risata e la vedo combattuta a girarsi a guardare. Mantiene il controllo, attende di arrivare alla fermata, poi scende e si gira verso la vecchietta, scoppiando a ridere. Scendo anche io. “Ecco, appunto, ora la farai ridere il triplo”, commento io. Jay si gira verso di me. Si avvicina e mi da un colpetto sulla spalla destra. “Scemo, stavi per farmi morire dal ridere!”, mi dice, sorridendo. Poi si ferma, mi guarda, abbassando la testa. “Mi sei simpatico, però. Dove sei diretto?”, dice. Le dico dove alloggio, lei mi conferma che va dalla stessa direzione. “Se ti va, possiamo fare un tratto assieme”, mi dice. “Uhm…facciamo così. Io ti porto il borsone, a patto che tu mi indichi una pizzeria decente. Finora ho cenato in albergo e non ne posso più. Sono 3 giorni che quasi evito di mangiare, la sera”, le propongo io.

La vedo restare un attimo perplessa. La stazione si è svuotata, dall’altro lato dei binari vedo gente attendere il treno successivo. Jay mi guarda. Vado per parlare, per tranquillizzarla, ma lei mi interrompe. Mi porge il borsone. “Ok. Voglio fidarmi. Sei uno sconosciuto, ma mi sembri a posto.”, mi dice. Prendo il borsone. “Sicuro di non caricarti troppo? Hai anche la tua borsa, vedo”, aggiunge, sorridendo e iniziando a camminare, sculettando. Capisco dal suo sguardo che sta cercando di prendermi in giro. “Sei pur sempre tu quella che va in palestra, ma pur di camminare al fianco di una donna come te, posso pure sopportare questo immane sforzo”, le rispondo. Ok, vuoi giocare…starò al tuo gioco. “Immane?”, chiede. Si gira per un istante. Sta ridendo. Oh cazzo, quelle labbra. Quando sorride sono da far impazzire. Me le immagino sul cazzo, me le immagino mentre me lo succhia. E…devo calmarmi! D’un tratto la vedo cambiare direzione. Ero sicuro che fosse diretta alle scale mobili, ma ora sta puntando dritta verso le scale normali. Non vorrà mica…

“Immane! Col caldo… Tu hai anche gli shorts, ma io soffro”, le rispondo. E lei, invece, inizia a fare le scale di fronte a me, sculettando. Mi godo la vista di quel suo culo divino, perfetto. Lo fa danzare da destra a sinistra, da sinistra a destra. Avrà capito, sono sicuro che è ben cosciente del mio sguardo. Arriviamo in cima alle scale senza pronunciar parola, e lei si gira verso di me. Nel frattempo ho iniziato a sudare. Non tanto per la fatica, per il borsone, per la camicia, quanto per il dovermi controllare. Avrei voluto saltarle addosso. E lei lo sa. Oh, se lo sa! “Dicevi? Sofferenza? Non mi sembri tanto sofferente…”, commenta. E continua a sorridere. Cazzo, mi sta facendo impazzire. “Dai, vieni, di qua”, mi dice. La seguo.

“Ah, comunque, spero di non crearti problemi nel farmi indicare una pizzeria. E spero che tu non ti stia facendo una idea sbagliata di me. Non vado certo chiedendo in giro a tutte di indicarmi un posto dove mangiare”, le dico. “Tutte? Sarei una delle tutte?”, chiede. Non mi da il tempo di rispondere, ed incalza: “Comunque no, non credo che tu vada a chiedere a…tutte…di indicarti qualcosa. Te l’ho detto, mi stai simpatico, mi sembri un tipo a posto. E così come qualcosa in te ha colpito me, sono certa che…QUALCOSA…in me, abbia colpito te. Ma tranquillo, ho intenzione di chiedertelo, cosa ti ha colpito”. Mi ha spiazzato. E ora che cosa le dico? Il culo? Così, direttamente? Apertamente? E poi, che ha detto? L’ho colpita? Sto sognando? Intanto continuiamo a camminare a passo spedito. Cerco di starle dietro. Lei, senza borsone, e senza pantaloni lunghi e camicia ad accaldarla, cammina senza indugio e senza troppe difficoltà. Noto che sono in molti i maschi che si girano a guardarla. E a guardare me, visto che le sto camminando di fianco. Poi lei si ferma di botto. Mi guarda. Mi fermo anche io. “Vedi, ad essere onesti, la cosa che mi ha colpito…”, inizio a spiegarle, ma lei porta il suo dito indice sulle mie labbra. “Shhh. Me lo dirai con calma. Siamo sotto casa mia. Ti va di salire? Ci prendiamo una pizza, insieme?”, mi chiede. Eh???? Ok, mi sta prendendo in giro. Che cosa pensavo, sulla fortuna e sul suo limonarmi? Mi sta letteralmente violentando, la fortuna! A meno che…non abbia di fronte una escort che ha trovato il suo bel pollo da spennare. Resto interdetto. “Insieme?”. Sono le uniche sillabe che escono dalla mia bocca. “Si, insieme, Tu, il mio compagno ed io”, risponde Jay. Strabuzzo gli occhi. “Pensavi che ti avrei fatto salire a casa mia se fossi stata da sola? Dai, non esagerare con la fantasia”, mi risponde sorridendo ed entrando nell’androne del palazzo. “Allora? Sali o no?”, mi dice. La seguo.

Entriamo nell’ascensore. Sento il suo profumo invadere l’ambiente angusto. Saliamo. Jay mi fissa negli occhi. “Mi ha colpito il tuo sguardo. Intenso. E deciso. Non hai mai distolto lo sguardo, per tutto il tempo. Nemmeno quando ti ho fatto arrossire. E questo mi ha molto colpita. Insieme al fatto che continuavi a fissarmi anche quando ti beccavo a guardare in giro per il mio corpo”, mi dice lei, senza fare nessuna pausa, di getto. Le porte dell’ascensore si aprono. Sono rimasto di nuovo senza parole. Jay mi fa strada. Poi si gira di scatto. “A te toccherà più tardi. Ora vieni, voglio conoscerti e presentarti Ay”, mi dice. La seguo ed entro nel suo appartamento, dove troviamo Ay, il suo compagno, ad attenderla. Lui appare giustamente sorpreso quando mi vede, ma Jay riesce a gestire benissimo la situazione. Mi presenta, gli spiega come ci siamo incontrati, gli dice che mi ha invitato a prendere una pizza. Ordiniamo le pizze, ci beviamo qualche birra assieme. Mi riempiono di domande, soprattutto Jay, che vuole sapere che lavoro svolgo, come mai mi ritrovo in trasferta in un periodo così vicino alle ferie, e via dicendo. Passiamo piacevolmente del tempo, attendendo le pizze, mangiandole quando sono arrivate, e conoscendoci a vicenda. Mi sembrano una bella coppia. Ay è molto contento che la compagna abbia portato qualcuno a casa, e questo non riesco proprio a spiegarmelo. Lei, invece, sembra sempre attenta ad ogni particolare e quasi diffidente.

Finita la pizza, Jay invita me e Ay a sederci sul divano e chiede di scusarla mentre va un attimo in bagno. Mi accomodo sul divano insieme ad Ay, che mi porge un’altra birra. “Ho notato il tuo sguardo sul corpo di Ay. Ti deve piacere veramente molto, Alex. Vero?”, mi dice. Che cazzo succede oggi? Ora sono veramente fottuto. In che situazione mi sono cacciato? E dire che sono stato attentissimo a non farmi beccare. Ora come ne esco? “Ay, devi perdonarmi, ma Jay ha un fisico veramente stupendo. Sei fortunato, sai? Hai una donna bellissima”, gli dico. “Ok, grazie, ma perchè dovrei perdonarti?”, mi chiede. “Per aver insistito con lo sguardo. Non volevo offenderti nè volevo offendere o importunare lei.”, gli rispondo. Lui scoppia a ridere. E nel frattempo arriva Jay. “Che avete da ridere, voi?”, ci fa. Poi ci guarda e nota che a ridere è solo Ay. “Beh, mi ha chiesto di perdonarlo per averti spogliata con gli occhi”, le dice lui. Uhm…no, non era esattamente così, ma alla fine è inutile nasconderlo, l’avrei spogliata in ogni modo! Jay sorride e viene a mettersi seduta in mezzo a noi. “Dovevi vedere come mi guardava in metro, salendo per le scale”, commenta Jay. Poi entrambi si girano a guardarmi. “Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?”, chiedo, preoccupato. “Alex, se guardi la mia donna, per me può essere solo un grosso, grossissimo complimento. Se la spogli con gli occhi, mi stai facendo un enorme regalo! Mi rendi orgoglioso”, mi spiega Ay. “E inoltre, questa sera lei ha portato qualcuno a casa. Vedi, ho sempre sognato che lei accettasse i complimenti di qualcuno che non fossi io. Le ho anche proposto di iscriverci su un forum. Pubblichiamo delle foto, anche di nudo, per vedere l’effetto che fa. E devo dire che leggere i commenti mi rende felicissimo e mi eccita. Ed eccita anche lei. Ma mai finora aveva accettato o nemmeno pensato di provare un approccio dal vivo. Evidentemente devi averla colpita, e anche parecchio”, continua a spiegarmi. Sono eccitato. Cazzo, tra tutte le reazioni che potevo avere in questo momento, proprio questa. Mi rendo conto di avere un cazzo duro come cemento. Non ci sto capendo nulla, sto per impazzire. Credo che avrò bisogno di tutte le ferie per metabolizzare gli eventi di oggi e quello che mi ha detto Ay. Jay però non mi lascia nemmeno il tempo di riprendermi, che subito mi chiede: “A proposito di colpire. Tu devi dirmi qualcosa o sbaglio?”. Ecco, ora vuol sapere cosa mi ha colpito di lei. Dirigo il mio sguardo sul suo viso, dolce, sensuale, su quelle labbra, carnose. Sul suo petto. E noto che manca qualcosa. Ha tolto il reggiseno! Non possono esserci dubbi. La maglietta è molto leggera, quindi è impossibile non notare i capezzoli turgidi, il seno di una forma praticamente perfetta. “Hey, sono qui”, mi fa Jay, richiamando la mia attenzione. “Oh, si. É che…sono appena stato colpito per..boh, ho perso il conto. Ok, abbiate pazienza ma mi state mandando in confusione. In maniera positiva, eh”, commento io. Entrambi mi sorridono. “Posso capirlo, Alex”, mi dice Ay. “Ecco, innanzitutto, Ay, mi hai molto incuriosito, ma evito di chiedere. Se vorrai raccontarmi di più, sarò ben felice di ascoltare. Ammetto che l’idea delle foto di nudo mi attrae molto. E Jay, tu volevi sapere cosa mi ha colpito di te. Non posso essere ipocrita, a questo punto. É inutile esserlo. Mi ha colpito il tuo fondoschiena. Penso sia perfetto. Bellissimo.”, le dico. Lei sorride. “Vedi che faccio bene ad andare in palestra? Devo tenerlo in forma per farlo continuare ad essere così“, mi dice lei.

 “Ok, allora ti devo dare ragione. Ma non è tutto. Perchè poi mi ha colpito anche il tuo viso. Sei bellissima. E le tue labbra carnose. E il tuo modo di tenere il discorso con uno sconosciuto. Mi hai sorpreso. Molto. E mi sono detto…perchè non provare almeno a conoscerla! Sapevo di non avere nessuna possibilità, quindi sono partito certo di non riuscire nemmeno a chiederti il tuo nome, e invece eccomi qui… a dirti che ora sono colpito anche dal tuo seno. Vederlo così, senza reggiseno, mi mette in seria difficoltà“, le confesso. Lei non si scompone. Si guarda il seno, senza muovere la testa, poi torna a fissare me. “E cosa preferisci? Il seno o il fondoschiena?”, mi dice. “Perchè dovrei scegliere?”, le dico. “E poi, per scegliere dovrei poter valutare in maniera approfondita”, aggiungo. Lei continua ad esser seria. Ha uno sguardo lascivo. Socchiude gli occhi. Porta lentamente le mani sul seno. Se lo accarezza. Sto impazzendo. Sento il cazzo esplodermi. “Perchè se ho scelto di farti salire è stato per capire se posso fidarmi. Perchè ho voglia di accontentare Ay. Ha sempre desiderato inserire un’altra persona nella nostra intimità. E quella persona potresti essere tu. Ma prima di deciderlo, vorrei capire che sensazioni ho io nel trovarmi in questa situazione.”, mi spiega lei, continuando ad accarezzarsi il seno. “Quindi?”, chiedo io, deglutendo a fatica. Ay continua ad osservarci, incredulo quasi quanto me. “Quindi ora ti dico cosa succederà. Mi darai il tuo telefono. Mi farò uno squillo per avere il tuo numero, poi cancellerò il mio numero. E poi inizierò a masturbarti. Voglio che tu venga su di me. Sul mio seno. Sono bagnatissima già al pensiero, ma voglio fare tutto un passo per volta. Quando sarai venuto, io me ne andrò in camera e tu potrai andare via. Se deciderò con Ay di fare un passo in avanti, sarò io stessa a chiamarti.”, mi spiega Jay. Le porgo il mio telefono, incapace di risponderle. Sono troppo eccitato dalla situazione. Sento il cazzo far male per quanto è duro. Osservo Jay farsi uno squillo e cancellare la chiamata. Poi posa il telefono sul tavolino di fronte al divano e mi chiede di alzarmi. Mi metto di fronte a lei, che divarica le gambe per piegarsi leggermente in avanti. Mi da un bacio sui pantaloni. Poi mette una mano sulla mia patta. Geme sommessamente. Si morde il labbro inferiore. Lentamente, libera il mio cazzo, aprendo i pantaloni e abbassandomi i boxer. Lo osserva, continuando a mordersi il labbro. Poi lo afferra con una mano e inizia a segarmi. Ay guarda sbalordito. Ha iniziato ad accarezzarsi il cazzo da sopra i pantaloni. Jay, invece, mi sembra essere eccitatissima. Chiude gli occhi, torna ad accarezzarsi il seno con la mano libera. Tira la maglietta verso il basso, liberando una tetta. Stupenda. Con un capezzolino durissimo. Se lo stringe tra le dita. Geme più forte. Poi riapre gli occhi, mi fissa, mi sfida con lo sguardo e prende il mio cazzo in bocca. Inizia a succhiarlo, continuando a segarmi. Prende dapprima solo la cappella in bocca, poi lentamente inizia a spingerselo sempre di più. Toglie la mano, continuando a succhiarmelo e tenerlo in bocca, e libera anche l’altra tetta. Lo spettacolo è irresistibile. Sento l’orgasmo montare. La avverto. “Jay, così non ti resisto”, le dico. Lei smette di succhiarmelo. “Vieni, allora. Schizzami il seno”, mi dice. E inarca la schiena, porgendomi quelle tette perfette. Afferro il mio cazzo e inizio a segarmi. Poso la cappella sul seno di Jay. Lei geme, chiudendo gli occhi. Poi li riapre e mi fissa negli occhi. “Schizzami”, mi dice, con un filo di voce. E io non riesco più a resisterle. Vengo. Il primo schizzo le arriva sulle labbra. Poi continuo a sborrare. Un altro schizzo, abbondante, le arriva tra le tette. E un terzo, sul suo seno destro, ad altezza capezzolo. Lei continua a tenersi sollevate le tette per prendere tutto il mio sperma addosso. Geme. Si sta mordendo le labbra. Il pensiero che con quel gesto lei stia assaporando il mio sperma mi fa continuare a far schizzare anche gli ultimi fiotti di sperma che risalgono. Le riempio le tette. Poi Jay, sorridendo, prende la punta del mio cazzo in bocca e succhia via tutto il rimanente. Si alza. Mi da un bacio sull’angolo delle labbra. “Grazie. A presto”, mi dice, e va via.

Guardo Ay, che è rimasto sul divano. Ha un’espressione incredula. “Credimi, Alex, non era preparato, non era premeditato. Mi ha sorpreso esattamente come ha sorpreso te! E spero la sorpresa sta stata gradita. Per me lo è stata… E anzi, ti chiedo scusa ma credo che andrò a scoparmela fino a domani. Se vuoi usare il bagno fa pure, però poi ti dovrò chiedere scus…”. Lo interrompo. “Ora sono io a dirti che non devi scusarti. Penso che il rispetto venga prima di tutto. Userò un attimo il bagno e andrò via. Ti chiedo solo…scopatela anche per me”, gli dico. Lui mi fa l’occhiolino. Uso il bagno, mi rinfresco. Poi saluto Ay e vado via. Wow, che giornata!

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