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Oggi ho baciato una donna completamente sconosciuta, amica mia. Si, Oggi. Subito dopo la cerimonia, pochi minuti dopo che ero passato a trovarti. Non ho saputo resisterle. Lei si nascondeva . Piangeva in silenzio su una panchina, per strada, chissà per quale motivo. L’ho vista quasi per caso, in una zona poco accessibile del parco. Da subito mi volevo fermare. Le volevo parlare. Le volevo chiedere il motivo del suo dolore. Volevo accertarmi che stesse bene e darle conforto. Ma poi dalla mia bocca non è riuscita alcuna parola. Mi sono avvicinato. L’ho presa di forza, tra le mie braccia. Mi sono opposto con decisione ad ogni sua resistenza. E soprattutto al suo stupore. Poi, nonostante scalciasse e spingesse, l’ho baciata di forza di nuovo. Profondamente. Energicamente. Impulsivamente. E poi me ne sono andato via. Così come sono venuto. Senza nemmeno salutarla. Ti rendi conto di quello che ho fatto? A volte credo di essere un pazzo furioso. Una mente distorta. Ma poi lo sai. Si, tu lo sai meglio di chiun-que altro al mondo. Io ho un debole, da sempre, per le lacrime delle donne.

Proprio mentre toccavo il fondo della mia vita, mi hai baciata. Non so sei un diavolo del paradiso, oppure un angelo dell’inferno. Ma di certo qualche maledizione in corpo la devi pur possedere. Perchè in te ho sentito scorrere magia pura. Con un solo bacio hai strappato via dal mio petto tutta la mia tristezza. Non volevo lasciarmi andare a questo pensiero. No. Ho lottato con me stessa, per non dare ragioni a quello che mi hai fatto. Ho subito violenza. E tu non mi conosci. Non sai quanto io sia razionale. Non sai quanto io sia fragile. Quanto io combatta ogni giorno contro me stessa, anche per le più piccole scemenze. Volevo odiarti, quasi come se mi avessi stuprata. Volevo portarti rancore, per l’equilibrio già fragile che hai calpestato. Ma poi non ce l’ho fatta a resistere. Ho pensato solo a te, tutto il giorno. E mi è passata ogni malinconia. Come se ora un pezzo della mia anima fosse tuo. Come se da questo periodo così orrendo della mia vita d’improvviso si fosse aperta una porta di primavera. Mi trascini nel buon umore, con questi pensieri. Ti rivedrò mai più? I tuoi occhiali scuri. Quella strana rosa nel taschino. (che se ne fa poi, un uomo, di una rosa nel taschino della giacca?) E quel vestito scuro da mafioso. Rido. Si. Devi essere proprio un gangster. O magari uno spietato serial killer…

L’ho ritrovata sempre lì, amica mia. Anche oggi. Sempre allo stesso orario. Sempre sulla stessa panchina. E non era certo un caso. Stavolta però lei aveva un maltrattenuto sorriso sulle labbra. Mi guardava con la coda dell’occhio. Non voleva mostrare che mi stava aspettando. Non voleva farmi vedere quello che sentiva dentro. Quando mi sono avvicinato è rimasta completamente zitta, e si è posta interrogativa. Come se volesse mettere un muro. Come se volesse delle giustificazioni per i baci che ieri le avevo strappato. Le ho sorriso. La sua era solo una maschera. Lei era contenta di rivedermi. Io dentro di me, non chiedermi come, sapevo già che lei mi stava aspettando lì. E’ una specie di sesto senso che possiedo per natura. Leggo da sempre nel cuore delle donne con cui entro a contatto. E riesco anche a giocare con le loro menti. Si. Non ridere. E’ vero. Riesco ad entrarvi dentro. A plasmarle. A dare loro la forma delle mie fantasie. E’ successo anche con te. Te lo confesso. Dalla prima volta che ti ho baciata, io sapevo tutto di te. E tu mi sembravi una bambina.

Quanto è inutile schermarti le emozioni con la forza della ragione. Devo essere un libro aperto. Fatico a tenerti lo sguardo. I tuoi occhi sono calamite. E’ come se mi leggessi dentro. Ti guardo, mentre bevi il tuo bicchiere di vino. Non so davvero chi mi trovo davanti. Non so davvero cosa vuoi da me. Mi dici. “Solo un bicchiere, amica mia. Ti voglio lucida.”. Sorridi. Ma in realtà giochi con la mia mente. Stai trascinandomi verso di te. Ma ancora non mi conosci bene. Non è affatto facile, mio sconosciuto amico, entrare in me. Io sono una persona estremamente razionale. So tenere le cose al proprio posto. So creare le giuste distanze. Ho imparato a diffidare da chi mi attrae troppo. Ma quanto mi fai sentire a diretto contatto con me stessa! Quanto ogni tua parola sa essere mistero, e assieme rivelazione. Non te lo voglio far capire, ma starei qui a parlare con te per sempre. Il tempo sta volando, e la tua mente è così abile, nel distogliermi da ogni mio dolore. Da ogni mia piccolezza. Mi prendi la mano, alzandoti. Mi dici di seguirti. Mi dici che vuoi mostrarmi alcune cose a casa tua. E io non ci casco affatto. So cosa vuoi da me. Ma non sai con chi hai a che fare. Non sai quanto io abbia bisogno di tempo. Non sai quanto io posso tenerti a distanza da me. Anche se mi piaci. Anche se mi fai stare così bene. Ho bisogno dei miei tempi. Rispettali.

Lo descrivono sempre così tortuoso, il sentiero della follia, amica mia. In realtà è così lineare. Così meravigliosamente diretto. Collega alla realtà la nostra ultima e più viva natura. Mi sto incontrando da qualche giorno con quella donna di cui ti avevo parlato. Si. Quella della panchina. Non farmi credere di essere gelosa di lei. Tanto mi conosci. Sai che il rapporto tra me e te, comunque, per sempre rimarrà unico. Ma questa donna è veramente scoperta, per me. La nostra intesa va oltre ogni limite immaginabile. Per ogni dito che lei mi offre, io so che nasconde almeno un braccio. E io voglio tutto. Non mi accontento mai. E’ questo il segreto del successo, in ogni campo. Ma soprattutto nell’arte della seduzione. Il voler andare oltre. Il non sedersi mai. Non puoi pretendere di ottenere, se non sei capace di chiedere. Ogni giorno che passo con lei mi dà qualcosa. E lei può darmi veramente tutto. Accarezzo la sua meravigliosa voglia di distruzione. La considero un cantiere aperto. Voglio costruire dalle sue macerie, torri di Babele per arrivare fino in cielo. Voglio fare di lei l’amante perfetta.

E’ diventato un folle gioco d’azzardo il nostro incontrarci. Ossessivo ed entusiasta. Irrimediabilmente votato alla perdita. Un punto di non ritorno nella strada verso la dissoluzione. Condito di paure e di irragionevolezza. Mi scopi come se fossi la più lurida puttana di questo pianeta. Di forza. Senza rispetto alcuno. Senza grazia. Mi sbatti su un tavolo, di prepotenza. E io subito divento la tua carne da macello. Senza più pudore. Senza più barriere. Sto cadendo nel baratro dei tuoi sensi. Per la prima volta in vita mia, sto conoscendo la forza del delirio. Ho paura di me. Ha l’intensità di un pugno nello stomaco, ogni volta che mi entri dentro.
Tra le gambe hai una spada. Le tue unghie son coltelli. E i tuoi denti punte infuocate di metallo. Ma quanto mi piace tutto quello che sai fare al mio corpo. Quanto mi piace quando mi leghi e mi lasci per ore, appesa ad una parete. Stai a guardarmi in silenzio come se fossi un quadro. Un oggetto. Quando ti va mi prendi. Mi sbatti come ti pare e piace. Quando non ti va, ti neghi. Scompari per giorni. E allora aumenti ancora di più il mio desiderio. A dismisura. Si. Non vi è cosa alcuna che ti possa negare. Quanto so lasciarmi andare con te. Mi porti a far cose che fino a poco tempo fa mi avrebbero fatto sentire sporca, anche solo a pensarle. Accarezzi una sete di distruzione che non immaginavo di possedere. Si. Te lo confesso. Non sapevo di poter dare tanto ad un uomo. Più di quello che voglio. Più di quello che ho. Cosa mi stai facendo? Dove mi stai portando? Con quali ali diaboliche mi stai facendo volare così in alto? Io diventerò pazza. Completamente pazza. Perchè tu ogni giorno ti diverti a coltivare il sempre più rigoglioso orto della mia follia. Stai estirpando l’erbaccia parassita della ragione, fino all’ultima pianticella. Tu sei la resurrezione dei miei sensi. Tu sei il mio trampolino per l’inferno.

Mi meraviglia e mi stupisce ogni incontro con lei, amica mia. E’ una donna straordinaria che forse ancora non conosceva la parte migliore di sé. Mi emoziona. Mi fa sentire importante, nel suo modo assoluto e incondizionato di adorarmi. Nella sua infinita capacità di assecondare le mie piccole fantasie. Nella totalità con cui è riuscita a ribaltare tutte le sue convinzioni, in così poche settimane. La trovo ricettiva, nel suo modo di essermi complice. Amo sentire nel sangue che farebbe ogni cosa, per me. Che là dove un tempo dominava la fredda ragione, ora imperi il delirio dionisiaco. La follia. Amo pensare che, nel suo amarmi, non c’è cosa che non farebbe per me.

Ti cerco ovunque. Non mi appartengono più altri pensieri, ormai. Perché non puoi non tornare. Tu sei l’aria che io respiro. Tu sei il ponte sul vuoto a cui appoggiano i miei piedi. Ti ho dato tutto, e sono contento di averlo fatto. Non mi appartengono più altre certezze, al di fuori di quello che ho trovato in te. Continuo a telefonare al tuo numero. E non mi importa se la voce registrata mi dice ogni volta che il numero è stato disattivato. Ti chiamo ogni ora. Convinta che sia un semplice problema tecnico. Presto lo risolveranno. Non mi appartengono più altre sensazioni Non reagisco ad alcuno stimolo. Resta solo una speranza che non sa tacere. Sono qui., tesa con tutta la mia più intima natura ad aspettarti da dieci giorni ormai. Ti cerco in ogni uomo che passa nelle vicinanze di questa panchina. Vorrei piangere, come il giorno in cui mi hai incontrata. Ma ho già finito le lacrime stanotte sul cuscino. Guardo nel vuoto, lontano, e ti aspetto con tutta me stessa. L’unica cosa che non voglio è pensare che non tornerai. Voglio togliermi questa convinzione dalla testa. Voglio rimanere qui e pensare che sarai di nuovo qui. Presto. E che tutto sarà come prima. A tanto amore corrisponde tanto dolore. Lo so. E siccome il mio amore te lo meriti tutto, io sarò capace di aspettarti anche fino al mio dissanguamento.

Non possiede più ragioni, l’amante perfetta, né alcuna verità perché sa vivere di sensazioni. Lei sola sa amare con tutto il suo corpo, perché l’amante perfetta sa donarsi fino in fondo. Lei sola sa disporre sull’ altare dell’amore il suo sangue e le sue lacrime. Lei sola può arrivare a strapparsi infine la sua vita stessa con le proprie mani ,fosse solo per attirare l’ attenzione. Per dimostrare quanto è capace di fare per chi ama. Lei sola realmente può incarnare il fuoco. Perchè riesce a far così viva la propria distruzione da renderla un definitivo manifesto d’amore.

Sta venendo qui, amica mia. Si. Anche lei viene qui al cimitero in cui sei sepolta tu. Ti raggiunge di già. Anche il suo arrivo, come il tuo tanti anni fa, è accompagnato da una lunga fila di amici e parenti vestiti a lutto. Sono vestito da cerimonia, e piango sotto i miei occhiali scuri. Piango di dolore vero, non fingo mai a me stesso. Rimango con lei fino all’ultimo, anche quando l’ultimo parente se ne è andato.Tra i tanti fiori che le hanno portato, rubo una rosa rossa. La metto all’occhiello. La metto sul cuore. La porto con me, fino a quando non avrò trovato la prossima. E poi esco di qui. Così infinitamente triste, eppure così maledettamente appagato. Abbi cura di lei, amica mia. Resterà qui per sempre a parlare d’amore. Riposerà con te, che sei stata la prima amante “perfetta”, capace di toglierti la vita per me per me, e con tutte le altre amanti che dopo di te ho saputo rendere “perfette”.

Il testo è completamente opera di fantasia, ed è tratto dal mio blog. IL RAMO RUBATO

 

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