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Chi l’avrebbe mai detto….

By 10 Febbraio 20213 Comments

Già, chi l’avrebbe mai detto? Che alla bella età di 42 anni, sposata con un uomo fantastico, due figli, avrei iniziato a sentire attrazione per rappresentanti del mio sesso. E che, finalmente vinti pudori e reticenze, avrei avuto il coraggio di vivere una prima volta che si è rivelata magnifica e indimenticabile. Non l’avrei mai detto né immaginato, ma la vita non manca mai di sorprenderti.

Tutto è cominciato circa due anni fa. Una tranquilla giornata di agosto, passata al mare con la famiglia. Mia vicina di ombrellone, una signora non più giovanissima, né bella nel senso letterale del termine. Ma aveva un seno impressionante, quantomeno una settima. Mi sono ritrovata ad osservarlo, come ipnotizzata, non riuscivo a staccare gli occhi da quel corpo, Come me, presumo, molti uomini che si trovavano in spiaggia. Persino mio marito, sempre così gentleman, non riuscì ad evitare un commento eloquente. Ma per me il discorso era diverso: quella vista mi aveva turbata. Non capivo il motivo: era una sensazione nuova, che faticavo a focalizzare. Quel seno mi attirava. Avrei voluto scoprirlo, ammirarlo da vicino, toccarlo. Ero eccitata. Si stava verificando qualcosa di inaspettato, di incredibile: mai prima di allora avevo coltivato certi pensieri. E quella sensazione me la sono trascinata per diverso tempo, tra stati d’animo che andavano dall’eccitazione più spinta allo schifo. Non capivo nemmeno il motivo, mio marito era ed è un uomo eccezionale, attraente, dolce, gentile, divertente, e sessualmente più che valido. Non avevo motivo di lamentarmi, eppure….eppure è successo.

Pian piano però, spinta anche dalle necessità quotidiane e familiari, la sensazione si spense. Ero quasi rinfrancata. Solo che un giorno, guardando un film, mi imbattei in una breve scena di amore saffico. Il vecchio turbamento è tornato a galla, prepotentemente; e stavolta in modo inarrestabile. Ho cominciato a creare fantasie dentro la mia testa, di conoscere una donna e andarci a letto. Un impulso che non riuscivo a frenare, anche se non mancavano i periodi di pentimento ai sensi di colpa. A mio marito, non ho mai detto nulla: non avrebbe capito. Al suo posto, non sarei riuscita a capire nemmeno io.

Finché un giorno ho preso il coraggio a due mani e mi sono iscritta ad un sito di incontri. Tanto, mi dicevo, che male può farmi? Ho contattato solo donne che stavano fuori dalla mia regione, come a volermi tranquillizzare: più lontano stavano, meno possibilità c’erano di incontrarle e quindi trasgredire. I primi due contatti sono caduti subito, mentre invece con una donna di Roma è andata avanti. Era una persona simpatica, aperta, condivideva il mio amore per la lettura e per il cinema. Si chiamava Claudia, era di Roma. Nella mia testa, chissà perché, forse per la sua provenienza, l’associavo a Claudia Gerini, un’attrice che avevo sempre apprezzato.

Con Claudia ho trascorso un paio di sere in chat, a parlare di tutto, era diversa da me, molto più sicura, meno timida. Era divorziata, ma mi aveva detto di non volerne più sapere di uomini, aveva trovato la sua vera natura che sin li aveva sempre represso. Fino a quel momento aveva avuto solo un’esperienza, ma era convinta di voler andare avanti.

Un giorno ci siamo viste per videochat, che emozione! Mi disse che aveva intenzione di passare un weekend nella mia città, se avessi voluto, avremmo potuto incontrarci e farle da guida. Il cuore fece un bel salto, ma accettai con entusiasmo.

E venne il gran giorno. Arrivò il venerdì sera, andai a prenderla in aeroporto. Ci salutammo con trasporto, un abbraccio forte e caloroso. Mi disse subito che stavo benissimo, che dal vivo ero ancora più graziosa che in webcam, che le ricordavo la Valentina di Crepax. Lei non somigliava alla Gerini, o forse un po’ sì: a guardarla meglio aveva un bell’ovale, largo, un’espressione aperta e gioviale. Era un po’ più grande di me, non sembrava più giovane, dimostrava i suoi anni, con qualche ruga sotto gli occhi, ma aveva il fascino della sua età. Aveva i capelli rossi, lunghi, ricci, gli occhi verdi. La camicetta rossa attillata valorizzava le sue forme abbondanti. Non una bellezza da copertina, complessivamente, ma una donna affascinante, senz’altro sì. E poi era simpatica, arguta, vivace, con uno spiritaccio che si esprimeva con esclamazioni e battute che l’accento romano rendeva ancora più divertenti. Ci trovammo subito bene insieme e devo dire che eravamo bene assortite: lei era appena più alta di me, ma non un gigante, circa 1.68, più appariscente, imponente; io più minuta, snella, ma con tutte le cosine al loro posto. Una bella coppia.

Quella sera andammo fuori a cena in un ristorante del centro e passammo una bella serata. Parlammo di libri, della famiglia, della situazione politica, di cucina: di tutto, tranne che di sesso. Non ne fece il minimo accenno, nemmeno per scherzo. Non posso dire che ne fui delusa, anzi, quasi quasi ne fui galvanizzata. Pensai “Beh, forse non le piaccio abbastanza…meglio così, dai….in fondo non sono lesbica”. Se poi aspettava che facessi io la prima mossa, con la mia timidezza, buonanotte…

Il sabato mattina la accompagnai in giro per la città, in spiaggia, anche se il tempo non era favorevole, poi dopo un panino veloce consumato a pranzo, a fare shopping. Fu li che la pioggia ci sorprese, un diluvio universale: avevamo gli ombrelli ma un po’ finimmo col bagnarci. Meno male che il suo albergo era vicino, ci tornammo di corsa. Ridevamo di gusto, la fortuna non era stata dalla nostra parte. Mi invitò in camera sua per asciugarmi e accettai. Entrò lei per prima in bagno a riassettarsi, poi toccò a me. Uscii dal bagno, lei era seduta sul letto. Mi fissava, sorridendo. Io ne fui turbata e imbarazzata. Si era fatto un silenzio gravoso. Si alzò, disse che faceva freschino, che era meglio accendere la pompa di calore. Io per nascondere il mio imbarazzo le voltai le spalle, e finsi di cercare qualcosa dentro la mia borsa, poggiata su una poltrona. Non potevo vederla, ma sapevo che mi stava guardando. Dopo un paio di secondi, sentii le sue mani sulle mie spalle. Mi fece girare e piantò i suoi occhi da gatta sui miei. Mi prese il viso tra le mani e mormorò “Ma quanto sei caruccia”, con un tono così sensuale che mi sentii sciogliere. Il cuore batteva all’impazzata, le gambe mi tremavano. Continuavo a guardarla come una scema, terrorizzata. Lei capì, dolcissima e comprensiva.

-Hai paura?

Io non risposi, ero come paralizzata.

-Non devi. Vedrai – disse.

Nelle sue parole c’erano tante promesse. Prese le mie mani tra le sue, le baciò, e poi avvicinò le labbra al mio viso. Uno, due, tre, quattro bacetti, leggeri e teneri. Io la lasciavo fare, tremavo per la paura e l’eccitazione. Poi mi strinse a sé e mi baciò sulle labbra, sentii la sua lingua toccare la mia. Pareva di seta. Da li persi praticamente il contatto con la realtà. Mi abbandonai all’eccitazione: mi sbottonò la camicetta, mi tolse il reggiseno. Mi baciò il collo, le spalle, il seno. Esitò con le labbra sui capezzoli, e mi sentii bagnare tra le cosce. Ero ormai sua, aveva saputo fare breccia, travolgere le mie barriere. Mi tolse i pantaloni e mi mise una mano tra le mutandine. Gemetti per il piacere, lei senti che ero bagnata e sorrise. Non volle concludere in fretta: mi prese le mani, mi fece carezzare il suo seno attraverso la stoffa della camicetta. Con pazienza e sensualità, mi invitò a spogliarla. Il suo seno nudo apparve libero dal reggiseno, era bellissimo, grande, due capezzoli enormi, che spuntarono prepotenti. “Ti piace, cara? – disse. Io risposi con un “si” a voce bassa. “Baciameli, sono tuoi”, rispose. Cercai di fare come diceva, dovevo essere brava o lei forse troppo eccitata, perché rispondeva ai miei baci inesperti gemiti e sospiri.

-Vieni, mi disse conducendomi sul letto.

Io mi distesi e la guardai mentre finiva di spogliarsi. Aveva una folta peluria giallo rossiccio, e ne fui sollevata: mi stuzzicava l’idea di una figa con pelo, non depilata. Nemmeno io lo ero. Si distese al mio fianco, e mi abbracciò di nuovo. Riprese a baciarmi tutta, le spalle, le tette, la pancia, e poi scese. Stavolta fu più decisa, mi levò le mutandine e sprofondò il viso dentro il mio sesso. Io non aspettavo altro. Godetti come mai mi era successo nella mia vita, come mio marito non era mai riuscito a fare. Lei era bravissima, alternava le leccate a piccoli morsetti, carezze a leggere penetrazioni con le dita. Ebbi un orgasmo prorompente, squassante, che mi lasciò esausta. Ma non ancora sazia. Perché si avvicinò a me, mi baciò di nuovo e volli ricambiarla. Provai a fare come aveva fatto lei con me, indugiando sui capezzoli e poi accarezzandole all’altezza del bacino. Come rispondendo ad un preciso comando, spalancò le gambe e si sistemò meglio sul letto. Ora toccava a me.

-Fammi godere, bambina- sussurrò.

E io inizia a leccarle la figa con gusto. Ero inesperta, ma desiderosa di imparare. Sentivo i gemiti di piacere di Claudia alle mie carezze, alzai gli occhi e la vidi dimenarsi sul letto, le mani strette sui seni. Ad un certo punto mi concentrai sulla clito, pensai a quando facevo un pompino a mio marito, e cercai di fare qualcosa di simile, prendendoglielo tra le labbra. Lei rispose con un urlo di godimento.

-Siiiii, siii dai….continua, riuscì a dire tra un gemito e l’altro.

Non ci mise molto a venire. Disse che ero stato bravissima, mi baciò con trasporto. Era fatta, avevo realizzato il mio sogno, avevo fatto l’amore con una donna. Restammo ancora a letto, nude, per un po’, ad accarezzarci dolcemente e scambiarci piccole effusioni. Mi teneva a sé, in quella stretta mi sentivo coccolata e protetta. Era dolcissima, femminile. Mi ritrovai a giocare col dito sul suo capezzolo marrone, che spuntava enorme, orgoglioso. Un solletico che presto iniziò ad eccitarla, me ne accorsi dal mutamento dell’espressione del suo viso. A me piaceva tanto, quel gioco. Glielo succhiai prima dolcemente, poi con sempre più bramosia e avidità. Passai all’altro, mentre lei si abbandonava. Allungai la mano verso le cosce e la sua vulva, era di nuovo bagnata. Continuai a carezzarla, la mano le entrò dentro, strappandole un mezzo grido. Muovevo la mano dentro e fuori, affondando dentro di lei. Io godevo solo nel vedere quella donna affascinante godere. Non reprimeva le sue emozioni, le viveva pienamente. Era come nelle mie mille fantasie. Poi esplose di nuovo in un orgasmo deflagrante.

Ritrassi la mano umida dei suoi umori. Avrei voluto di nuovo godere delle sue attenzioni, ma si era fatto tardi, a casa mi aspettavano. Ci salutammo, con un bacio speciale, a tutta lingua: io sentii ancora il calore del suo corpo premuto contro il mio, a darmi un fremito.

Il mood che provai quella sera, a casa, era contrastante. Era stato splendido, ma adesso? Cosa avrei fatto? Cosa sarebbe stato di me? Di sicuro, niente sarebbe più stato come prima. Non mi sentivo colpevole verso mio marito, ma un po’ puttana e perversa dentro sì. Prima di andare a letto, ricevetti un sms di Claudia: “Ciao amore, grazie per oggi. Sei stata magnifica. A domani mattina”.

Sì, perché avevamo ancora un’altra mattinata da passare insieme, prima che ripartisse, nel primo pomeriggio, alla volta di Roma.

Andai a trovarla nella sua stanza di albergo, di mattina presto. Era ancora in vestaglia, faceva colazione. Aveva uno sguardo come al solito affabile, ma anche un po’ circospetto. Sicuramente voleva capire il mio stato d’animo, se mi ero pentita o meno. Scambiammo qualche battuta, ridemmo un po’, poi lei maliziosamente aprì la sua vestaglia, mostrandomi il suo corpo nudo. Alla luce del giorno era ancora più bello, pieno, attraente. Fui colta dall’eccitazione che mi aveva travolta il giorno prima e mi gettai su di lei,. Tornai a riappropriami del suo corpo, rivivendo le magiche sensazioni della sera prima. Profumava di frutti e fiori, era morbida, vellutata. Volevo possederla di nuovo. La sentii ridacchiare quando, spinta dalla libidine, la gettai sul letto.

-Quanta fretta….hai proprio voglia.

-Si, tesoro- risposi mentre la baciavo tutta.

Rifacemmo l’amore, come avevamo fatto ieri, godendo come pazze un’altra volta. Mi distesi pancia a terra sul letto, rossa in viso. Allora venne sopra di me, strofinando i suoi seni pieni sulla mia schiena.

-Che bel culetto che hai- disse – Voglio fare godere anche lui.

E così fece, stuzzicando il buchetto. Quel che non avevo mai concesso a nessun uomo, neppure a mio marito, lo concessi a lei. Le avrei concesso tutto, a quella donna così sensuale. La mia donna. La sentivo così. Le sue carezze mi fecero inarcare la schiena, in modo da aprirmi tutta. Lei, un po’ per gioco un po’ per voglia, finse di penetrarmi da dietro come un uomo, stringendomi il seno da dietro con una mano, io rispondevo ritmicamente ai suoi colpi. Poi mi depose sul letto e si distese sopra di me, la sua figa nella mia bocca. Non me lo feci dire due volte e gliela baciai di nuovo, mentre lei si dava da fare con la mia. Ebbi un orgasmo esplosivo che mi trapassò il cervello; dopo cinque minuti fu lui a venire con un grido, rizzandosi sopra di me e abbracciandosi le tette.

Quando la riaccompagnai in aeroporto, ci abbracciammo forte. Ci siamo perse di vista, ma la penso sempre. La donna che mi ha fatto conoscere il piacere saffico. La mia donna.

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