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Diario di E – 3 – Vita di Merda

By 22 Aprile 2020Novembre 29th, 2020No Comments
Stavo seduta al tavolino di un bar deserto, quei bar di quartiere dove tutti si conoscono, se il tipo mi aveva dato appuntamento lì, significava che non viveva in quella zona, probabilmente aveva scelto il posto a caso e stava in un’altra parte della città.
 
 
Arrivò un messaggio, descriveva la macchina, io stavo all’erta.
Qualche minuto dopo comparve, un’utilitaria giapponese, con diverse ammaccature, guidata da un tipo sulla quarantina, era lui.
Avevo già pagato, finii il succo e mi diressi rapida verso l’auto, una scena che nessuno degnò di uno sguardo, nemmeno il barista, annoiato, che passava il tempo guardando qualcosa sul tablet.
Feci una rapida analisi, era sposato, e aveva almeno un figlio, lo si capiva subito dai fogli disegnati buttati per terra e che avevo pestato, nell’auto c’era un disordine folle, e il colore della macchinetta, verde pistacchio, non era certo quello che avrebbe scelto un uomo.
Era l’auto della mogliettina.
“Dove è lei, adesso, con il tuo marmocchio? quello che poi prenderai in braccio? E lei? Niente di più di una scopata meno che standard una volta la settimana, sempre che non abbia le mestruazioni, altrimenti niente giro in giostra?, perché lei, se è nel periodo, nemmeno una sega ti fa, figuriamoci un pompino e tu ti devi menare il cazzo in bagno. Oppure prendere su una a pagamento”
“E lui cosa vorrà da me? Cosa vuole che gli faccia?”
Erano pensieri che mi volavano per la testa, mentre il tipo guidava, ci eravamo spostati di quartiere, come pensavo.
Scesi, entrammo in un piccolo condominio, c’erano forse 8 campanelli, avrei potuto scoprire il suo nome in 2 ore, in una settimana pure che intimo usava la moglie, come se me ne fregasse qualcosa.
Niente ascensore, piano di mezzo, condominio deserto, ovvio, sei l’unico rimasto.
Entriamo, tre foto incorniciate, le vedo per un attimo, ma confermano i miei sospetti: foto di matrimonio, la sposa doveva avere fatto i salti mortali per entrare nell’abito taglia 50, dalla faccia di quelli che sembrano i suoceri non sembrava esserci felicità
In quella dopo la stessa tipa, la moglie, ad occhio con qualche anno e 20 chili in più, trucco fatto male e un moccioso di tre anni abbracciato.
Ok, hai una bella mogliettina di merda, ma te la sei sposata tu, al muro un piccolo crocefisso e un orrendo ritratto di qualche santo.
Sicuro che non mi scoperà sul letto, mi dirigo verso quello che è il soggiorno.
Sul tavolo dei cartoni di pizza impilati, è venerdì, ce ne sono 4, ad occhio è così coglione da non saper fare nemmeno due uova, andiamo bene.
Mi faccio dare i soldi, 150, come convenuto.
Mi metto davanti a lui, gli passo le dita sulla camicia, gli apro un bottone dopo l’altro, gli slaccio la cintura, apro la patta, gli abbasso i pantaloni insieme alle mutande.
Lui è lì, passivo, lo giro e lo spingo sul divano, mi inginocchio tra le sue gambe, inizio a succhiarlo, evitando tutti i peli non rasati.
Se lui è così non voglio immaginare come sia quella balena di sua moglie a livello di pelo sulla figa. Cazzi loro.
E’ abbandonato, sento che mi accarezza dolcemente, “ti piace?”, mi sussurra, alzo gli occhi, mi stacco dal suo pene eretto e gli sorrido, facendo gli occhioni più belli che posso, “Si, e a te?”, come risposta ho solo un mugolio e una carezza.
Rallento, questo è capace di venirmi subito in bocca, meglio dargli quello che ha pagato.
Mi stacco, glie lo meno dolcemente, in maniera che resti eretto ma che non abbia orgasmi, lui ha gli occhi chiusi, una mano sulla mia coscia, non osa nemmeno fare di più.
Devono avergli tagliato bene le palle, metaforicamente parlando.
Mi rialzo, mi tolgo il top, i pantaloncini, le mutandine, resto solo con i sandali ai piedi, lui apre gli occhi.
“Ti piaccio?” “Mi vuoi?” “Mi dai il tuo cazzo?”
Ottengo monosillabi come risposte, ma mi abbasso, prendo da una tasca degli short la bustina col profilattico e, prima che possa protestare, glie lo metto.

Zoccola sì, ma non cretina.
Gli salgo sopra, lo guido dentro me, faccio un sospiro estasiato come se avessi avuto la cosa più bella del mondo, in realtà ha un cazzo un poco sotto lo standard, ma il cliente ha sempre ragione.
L’ho sentito dentro di me, gli stavo sopra, sospiravo, mi strofinavo sul suo pube, mi stuzzicavo i capezzoli perché sembrassi eccitata, un po’ lo ero, ma per la situazione, non certo per il tipo che avevo sotto di me.
Non ci volle molto, era già quasi cotto alla fine del pompino, mi venne di colpo, mugolando, sentii il suo cazzo pulsare prima di colpo poi sempre più lentamente, era venuto, finsi anche io un orgasmo, in realtà ero ben lontana da qualsiasi paicere.
Mi staccai da lui tenendo il suo pene in maniera che il guanto non si sfilasse, poi restai lì, in ginocchio a fianco di lui, mentre gli massaggiavo i coglioni lo guardavo con occhi da cerbiatta.
Lui era lì, disteso sul divano, inerme, nudo con un profilattico pieno di sperma sul suo pene che si stava afflosciando.
Restai lì ad accarezzarlo, mentre lui mi passa la mano sui capelli coccolandomi.
Passata una mezz’ora mi riscossi, mi alzai, mi rivesii e lasciai quell’appartamento, lui sembrava piangere, fuori era un venerdì pomeriggio assolato.
Mentre chiamavo un taxi pensai che tra i due forse lui era in una situazione ben più di merda.

Il 2 è qui https://raccontimilu.com/sensazioni/diario-di-e-2-i-pensieri/

il 4 è qui
https://raccontimilu.com/etero/diario-di-e-4-pomeriggio-della-domenica/

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