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“E allora dimmi, cosa ci fai qui?” Sorriso sornione.

È una domanda innocua ma nella sua mente Francesca avrebbe almeno tre risposte da dargli tutte diverse.
La prima è quella ufficiale, deve riprendere l’anello che aveva dimenticato durante una serata passionale con lui ma diciamola tutta, è solo una scusa che si ricollega alla seconda risposta, ovvero, farsi nuovamente compagnia in modo decisamente fisico; la terza è quella che non ammetterebbe mai, fare le corna al proprio compagno.
Oramai si è abituata al senso di colpa e non intende più affrontarlo, se fa quello che fa ed è sbagliato, purtroppo non riesce a fermarsi, se scoprisse che anche il proprio compagno la tradisce, crede che non ci rimarrebbe male più di tanto, anzi continuerebbe più serena la propria relazione. Ovviamente. Ma le aspettative sociali sono bastarde e sinceramente è quello che rende più intrigante la situazione.
Ufficialmente lei è con un’amica a farsi un giro e poi una pizza, sa che il proprio ragazzo non controllerà perché si fidano reciprocamente, se solo sapesse…
Marcello è andato in camera per recuperare l’anello e lei non può fare a meno di provare quel dolce languore nel basso ventre quando gli vede quelle cosce allenate e lunghe, il jeans chiaro che gli sta da Dio, il suo stile un po’ bohémienne.
È alto poco più di un metro e ottanta ma tanto chi non lo è più di lei dall’alto dei suoi centosessanta centimetri? Adora essere sovrastata, la fa sentire una preda che non ha scampo. Oggi è contenta di come si è presentata, poco trucco, solo un filo di eye-liner sugli occhi a mandorla, un vestito a camicetta, facile da togliere, sbottonato fino a far intravedere l’orlo della bralette, i capelli lisci che finalmente sono diventati un po’ più lunghi, spera che dopo lui possa tirarglieli mentre la penetra.
Si sente sicura, sa di piacergli, ha valorizzato le labbra con un rossetto non troppo vistoso, odia apparire volgare, è la parte che preferisce del suo viso, sono piene, carnose il giusto, perfette da vedere appoggiate a un cazzo dal quale fuoriesce la gocciolina che le bagnerà. Marcello rientra nel suo campo visivo poggiando l’anello sul tavolino di fronte il divano dove è seduta.
Francesca vorrebbe fingere indifferenza ma dentro ha il caos, lui sparisce dentro la cucina per riapparire con due bottiglie di birre artigianali in mano, sorride, è diventato il loro rito, dal primo incontro si sono scolati tipo sei bottiglie grandi in due, a stomaco vuoto senza poi mangiare, hanno cenato con i loro corpi dati in pasto reciprocamente. L’alcool si sa, ha ben favorito la distruzione del muro di imbarazzo fra due persone che non si conoscono.
Questa sera forse non arrivano neanche a finire una bottiglia, Marcello le si siede vicino e dopo qualche sorso ha iniziato a toccarle il viso e a posare con poca pressione il pollice sul labbro inferiore. Ha un’aria sicura ma non risulta spaccone, è questo che l’ha colpita fin da subito, puoi intavolare con lui un discorso coinvolgente senza che sia quello che parla di più, ha quella calma da uomo vissuto che la fa impazzire. Sente la sua lingua farsi strada nella bocca che sa di birra e sigaretta, un mix letale per lei che neanche fuma, non sa se lasciarsi subito andare, vorrebbe sentirsi desiderata maggiormente, vorrebbe trasformarlo in un animale.
Gli poggia una mano sulla spalla che scorre fino a al petto, risale fino al collo scoperto e lui rabbrividisce perché ha la mano gelida, lei sorride e gli mordicchia le labbra, l’altra mano è fra i suoi capelli ricci, lui è maledettamente sexy perché forse è l’unico uomo a non sembrare uno spacciatore di droga messicano con quei baffi che le solleticano l’arco di cupido, i suoi occhi chiari sembrano diventati scuri da quanto si è dilatata la pupilla.
La prende per i fianchi per farla salire a cavalcioni sopra di lui, le sue mani sotto il vestito a slacciare con un colpo solo il reggiseno, lei rimane ogni volta senza fiato, le dita che si richiudono a coppa e i polpastrelli che giocano con i piccoli capezzoli, lui invece ha le mani calde, è un piacere sentirlo così vicino, gli bacia la fronte, si sbottona freneticamente il vestito per esporre più carne, gli prende il viso fra le mani e lo bacia a lingua sciolta, gli sbottona a sua volta la camicia e gli sfila la maglietta nera, la sua pelle così chiara fa contrasto con la sua, così scura anche d’inverno. Gli lecca il collo, non ha un profumo, ciò che sente è solo la sua pelle. Lui non resta fermo, una mano è sul morbido fianco a palmo aperto, l’altra è sul seno sinistro ma si sposta subito per afferrarle il collo, Dio quanto le piace questo gesto di possesso, le esce un gemito che fa eccitarlo ancora di più.
Le mani corrono ad afferrarle il culo, lo muove verso il membro costretto fra gli indumenti, è incredibile quanto sia così sodo, quasi le dita non affondano nella pelle, è della dimensione perfetta, non piccolo né gigante, il proseguo ideale dei suoi fianchi sinuosi da fattrice, da donna sana da ingravidare, lei ha un fisico che lo attizza indicibilmente, non è magra ma è in forma, possiede la morbidezza di chi sa godersi la vita e l’elasticità dovuta alla giovane età.
Si slaccia velocemente la cintura e Francesca gli fa scorrere la mano sul membro prima che lo liberi dalla costrizione degli indumenti. Lui le dice di andare in camera da letto ma lei non si muove, lo sfida.
Le sorride prende un suo capezzolo fra le dita stringendo, lei chiude gli occhi, la bocca socchiusa, stringe ancora di più, le sopracciglia di lei aggrottate che le formano quell’espressione sublime di dolore, la mano di lei che cerca di allontanare la piccola tortura, lui la bacia quasi facendo cozzare i denti, le morde il labbro inferiore, lei gli graffia un braccio, fa per alzarsi, ci riesce.
Sono in piedi di fronte l’altro ancora parzialmente vestiti, quell’abito completamente aperto di lei la rende più appetitosa, non riesce a non mettere le mani addosso al suo fondoschiena e a far scorrere le dita nella deliziosa fessura fra le natiche che tasta essere bagnata, il suo corpo aderisce al suo, il suo sguardo è eloquente, sembra che voglia dire mangiami, fammi tua.
Quasi la spintona quando entrambi si dirigono verso il letto, la butta di peso sul materasso e lei ride! Che troietta adorabile.
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