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[Tratto da “Aspirante cuckold” di Massimo Nilaz, edito da Eroscultura editore]

Quando arrivai sul vialetto, vidi la macchina di Silvia e le luci di casa accese: a quanto pare era già tornata. Per uno strano presentimento che poi si rivelò vincente, lasciai la macchina in strada ed entrai dalla porta di servizio. Appena dentro sentii che, stranamente, mia moglie stava ascoltando della musica ad alto volume: lei era più incline all’intimità delle cuffie che al frastuono diffuso dell’impianto stereo. Entrai e vidi la porta del bagno socchiusa, sul pavimento antistante c’erano un paio di pantaloncini, una maglia sportiva e un paio di scarpe da ‘jogging’; il completo era decisamente maschile. La doccia produceva del vapore che riempiva il bagno e usciva pigramente dalla fessura della porta. Mi affacciai con estrema cautela e scorsi la sagoma di Silvia dietro il vetro opaco della doccia. Avevo l’impressione che stesse parlando, ma il suono della musica non mi permise di capire cosa stesse dicendo. Poi lo vidi: Silvia si mosse, rivelando una seconda sagoma, sembrava che i due si stessero insaponando a vicenda. Il balletto di forme proseguì per qualche minuto e poi distinsi chiaramente alcuni gemiti di piacere di Silvia: lei improvvisamente si appoggiò con il viso e le mani alla parete della doccia, ebbi l’impressione che l’altro stesse prendendola da dietro. Di scatto mi nascosi dietro alla porta socchiusa sperando che non mi avesse visto. Poco dopo il rubinetto della doccia si chiuse: mi nascosi nello sgabuzzino cercando di strozzare il fiatone dovuto alla tensione nervosa e tesi l’orecchio.
Istintivamente infilai la mano dentro i pantaloni saggiando una robusta erezione. Tremavo per le emozioni che mi avvolgevano: umiliazione per il tradimento che mia moglie stava perpetrando ed eccitazione per la situazione follemente erotica.
Attesi qualche minuto e poi uscii. La porta del bagno era spalancata, il locale era vuoto, notai delle gocce d’acqua sulle scale. Le seguii come un novello pollicino: erano saliti al primo piano, nella mia camera! Il letto dove solo la sera prima Silvia ed io avevamo fatto l’amore. Le lenzuola erano ancora intrise degli umori dei nostri sessi, del profumo dei nostri corpi!
Salii e mi avvicinai alla porta della stanza. Sentii una frase.
“Ecco il cornuto, adesso gli facciamo un bel regalino!” Silvia rispose ma non riuscii a capire quello che stava dicendo. Immaginai l’amante di mia moglie, nudo ed eccitato, che stava guardando una mia foto, mentre Silvia era in ginocchio e gli faceva un pompino.
I quadri con le nostre foto erano appesi sulla parete a destra della porta, dedussi quindi che stavano voltando le spalle all’ingresso della camera. Mi affacciai e vidi Silvia in piedi con le mani appoggiate al mobile. Riuscivo a vedere solo un braccio dell’uomo: era in piedi, a fianco di mia moglie, in posizione arretrata. Una mano pelosa palpò il culo di Silvia, lo accarezzò, lo strizzò, percorse la fessura fino al sesso. Lei istintivamente allargò le gambe lasciando che lui la penetrasse con le dita. I due continuarono a parlarsi mentre guardavano le foto, poi lei si spostò, uscendo dalla mia vista. Non potevo sporgermi oltre perché il riflesso dello specchio posto di fianco al mobile avrebbe rivelato la mia presenza. La gamba sinistra di Silvia ricomparve, era in punta di piedi. Subito fu coperta da quella dell’uomo. Era pelosa e muscolosa, avvampai intuendo che la stava scopando da dietro, il polpaccio si contraeva rivelando un movimento lento, il piede faceva pressione sul pavimento quasi a puntellare il corpo per dare delle spinte.
Assistetti attonito alla scena, non sapevo decidere se stavo vivendo un sogno o un incubo. Il mio corpo era in preda a una forte libidine ma la mia mente rifiutava l’immagine di mia moglie che godeva infilzata dal cazzo di uno sconosciuto. Immaginavo le sue mani dappertutto, stava oltraggiando il corpo della donna che mi aveva promesso fedeltà per tutta la vita. Notai che la sua fede, insieme con la mia, era ancora dentro il cestino sul comò. All’improvviso i due si spostarono per andare sul letto e fui costretto a nascondermi sulla stanza adiacente. Sentivo i mugolii di piacere tipici di Silvia, aprii la patta e iniziai a masturbarmi immaginando la scena che si sviluppava a pochi metri da me. Mi affacciai timidamente sulla camera e vidi un piede dell’amante, era steso sul letto. Subito mi ritrassi immaginando mia moglie sopra di lui che lo cavalcava con frenetica ingordigia. Portai la lingua sulle labbra aride, poche ore prima c’ero io al posto di quello sconosciuto, in quella stessa posizione. Sentivo lo sbattere del corpo dell’uomo sulle natiche di Silvia, chiusi gli occhi, immaginai le dita dei sui piedi arricciarsi per la tensione, mentre strusciavano sulle gambe dell’uomo. La testiera del letto scricchiolava, probabilmente era lui che si teneva per aumentare l’intensità delle spinte pelviche, in modo da affondare il membro più possibile dentro mia moglie. Lei ansimava sempre più forte, la sentii pregarlo di non fermarsi, mi pareva di vedere il suo concitato movimento del bacino e i seni che oscillavano per inerzia. Qualche minuto dopo la testiera smise di gracchiare, probabilmente avevano cambiato posizione, in quel momento venni con un fortissimo orgasmo. La mia mente era vuota, tanto che rimasi a guardare inerme un fiotto di sperma che cadeva sul pavimento, riuscendo a stento a convogliare il resto sulle mani.
La sentii urlare di strizzarle i seni, subito dopo capii che Silvia aveva raggiunto l’apice del piacere. Arrivò anticipato da un sospiro, un grido strozzato, poi un sonoro sorriso complice. Nel mio delirio mi parve di vedere le sublimi contrazioni dello sfintere e della vagina di mia moglie, le stesse che ammiravo guardandola mentre si masturbava. Il mio sesso rinvigorito mi suggeriva di rimanere ma il cervello mi consigliava di andare prima di essere scoperto: scappai.
Era passata quasi un’ora, vagavo in macchina senza una meta precisa, con la mente vuota. Non sapevo se essere felice per aver finalmente partecipato a una delle serate ‘libere’ di Silvia, o geloso perché avevo, per la prima volta, la prova tangibile che le usava per tradirmi. Non avevo visto chi era il suo amante. Non poteva essere Luca, il fisioterapista: l’altezza non tornava, come pure quel poco che avevo potuto vedere del corpo nudo. A quanto pare aveva trovato un nuovo amante. Quella era una situazione che avevo immaginato più volte con cornuta eccitazione, eppure in quel momento mi sentii deluso. Mi pentii di averla spinta all’adulterio, con la mia fissazione di decidere il suo look per le uscite solitarie. Ora che avevo vissuto un’esperienza di tradimento reale, mi resi conto che non era il gioco che tanto avevo sognato. Non avevo partecipato alla scelta del predestinato, forse neanche lo conoscevo, Silvia non mi aveva mandato alcun segnale per invitarmi ad assistere. Nel mio immaginario avrei dovuto essere lì, a guardare mentre lei godeva per mano di un altro; quell’episodio mi appariva invece come la classica situazione in cui una donna, frustrata e insoddisfatta, cercava conforto altrove, a insaputa del marito.
Era tempo di tornare a casa, questa volta però avvisai mandando un messaggio prima di muovermi. Lei mi rispose subito.
“Sto guardando la tv, ti aspetto per andare a letto.” A quanto pare l’altro se n’era andato.
Rincasai con l’adrenalina a mille, cercando di simulare indifferenza, in realtà mi sentivo bruciare di rabbia e desiderio
“Tutto bene stasera? Com’è andata la palestra?” Era seduta sul divano, indossava una camicia da notte. Notai che le guance erano ancora arrossate, non si era pettinata.
“Alla fine ho deciso di andare a correre. Sì, tutto bene, anche se le gambe mi fanno male. Non correvo così forte da tanto tempo.” Mi sentii umiliato per quell’affermazione, stava dicendo che l’amante era riuscito ad appagarla molto più del sesso che avevamo fatto noi due, la notte precedente. Era un messaggio che ovviamente non avrei afferrato se non avessi visto con i miei occhi cosa era accaduto poco prima. Nel mio cercare di esplorare le sensazioni che mi scuotevano, la baciai in bocca. Mi sembrò di carpire un sapore diverso, forse era una mia impressione, o forse era Silvia che voleva giocare ben sapendo che i miei sensi si acuivano nel giorno della libera uscita. Chissà se… mi cambiai e la raggiunsi. Indossavo solo boxer e una maglietta. Ero visibilmente eccitato. Lei esordì con la sua solita frase.
“Sei contento di vedermi?” Sorrise. Stavo per dirle che erano i postumi di quello che era successo nel nostro letto un paio di ore prima, in quel modo però avrei ammesso di aver tradito il nostro accordo, e questo avrebbe guastato tutto. Era meglio che non sapesse, forse avrei potuto sfruttare quella situazione a mio vantaggio.
“Come sempre.” M’inginocchiai davanti a lei e con delicatezza risalii lungo le gambe fino alla fica, scostai il perizoma e la leccai. Lei trasalì e mi lasciò fare, sospirando, la mia lingua assaporò i suoi dolci umori, percepii nettamente il sapore del lubrificante dei profilattici. Ancora una volta non sapevo se era suggestione o realtà, di fatto però l’idea che quella dolce fica fosse stata penetrata poco prima da un altro uomo mi mandava fuori giri. Le sollevai le gambe e le entrai dentro guardandola negli occhi.
“Mmh, sei molto contento di vedermi” e si lasciò fare accarezzandomi il petto. Poi si mise a stuzzicarmi.
“Sai, questa sera, mentre correvo nel parco, ho conosciuto un ragazzo.” Mi fermai guardandola negli occhi, ripresi a scoparla lentamente.
“Continua. Poi cosa è successo?”
“L’ho inviato a casa. Abbiamo fatto la doccia insieme.” Rividi la scena della doccia, il vapore, lei presa da dietro. Mi abbassai e le morsi il collo, sentivo il membro duro da far male ma cercai comunque di controllare i movimenti. Lei sospirò per il morso, poi continuò.
“Poi siamo andati a letto, mi sono messa a quattro zampe e lui mi ha presa di dietro.” Sapevo che stava mentendo, sempre che non fosse avvenuto dopo la mia fuga.
“Quindi sei dilatata e pronta per accogliere anche me.”
“No, quello è per gli amanti, non per te.” Sfilai il cazzo e lo appoggiai allo sfintere facendo una leggera pressione. Lei contrasse i muscoli per bloccare il passaggio.
“Ho detto di no!” Avevo troppa voglia di possederla per rovinare l’amplesso a causa di quello, tornai a penetrarla nella vagina
“Ti è venuto dentro?”
“No, in bocca.”
Stavo per scoppiare. Non riuscii più a controllarmi, la mia pompata diventò goffa e violenta, quasi disperata. Pensai alle scene viste poco prima e venni riempiendole la vagina di sperma. Quella era una delle poche cose che il suo amante non aveva fatto, almeno non quella sera.
Poco dopo, a letto, approfittai di quanto era appena successo e le chiesi: “Quello che mi hai raccontato prima, era vero o te lo sei inventato?” Feci un cenno di capo per collegarlo l’altro racconto, quello del tradimento con Marco. Lei rispose rimanendo con il viso girato dall’altra parte.
“Se fosse tutto vero, a questo punto, cosa faresti?” Risposi immediatamente, era il mio desiderio più grande.
“Vorrei partecipare.”
“E se fosse tutto inventato?”
“Mi piacerebbe che diventasse reale.” Si girò e mi guardò negli occhi.
“Ti amo.”
Scostai i capelli di Silvia dal viso e le diedi un bacio. Finalmente il nostro rapporto stava iniziando a evolvere. Lei in qualche modo stava fondendo le sue esperienze che ormai avevo capito essere in parte reali, con le mie fantasie e il risultato faceva deflagrare la mia libido. Forse confessare i suoi tradimenti, seppure in maniera romanzata, le permetteva di sentirsi meno in colpa per quello che mi faceva.

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massimonilaz

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