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Frugando Tra i Rifiuti (M-f, NC, Slavery, ChastityBelt, Chains, Abuse, Tort)

By 24 Settembre 2016Aprile 2nd, 2020No Comments

Frugando tra i rifiuti (rev. 01, Jun 2016)
(M/f, NC, Slavery, ChastityBelt, Chains, Abuse, Tort)
By Kray Kray0020@gmail.com

0 Introduzione

Attenzione, quello che segue &egrave un racconto che tratta argomenti che possono urtare la sensibilità di alcuni lettori, come il rapimento, il sesso non consensuale, la tortura ecc’ chiunque possa sentirsi disturbato da questo tipo di argomenti &egrave pregato di non continuarne la lettura e di distruggerne ogni copia in suo possesso.
Si tratta peraltro di una storia di pura invenzione e fine a se stessa, che non ha e non deve avere nessun contatto con la realtà.

1 Rovistando nel cassonetto

(M/f, NC, Slavery, ChastityBelt, Chains, Abuse, Tort)
By Kray Kray0020@gmail.com

‘Tu sei mia adesso, Sonia cara, sei mia, e per almeno tre buoni motivi:’
La Sua voce la fece trasalire, e riaffiorò da quel torpore ospedaliero in cui era ancora immersa, con un terribile sapore amaro in bocca.
‘Primo, perché sei in Mio potere, completamente e senza alcuna possibilità di fuga, te ne renderai conto col tempo, ed Io intendo esercitare questo potere a fondo, come scoprirai presto invece”.
&egrave solo a quel punto che le cose attorno a lei cominciarono a rivelare l’assoluta atipicità della situazione: La stanza attorno a lei non era più quella dell’ospedale’ Era da qualche altra parte’ Ma dove?
E poi le cinghie di costrizione, non erano come quelle che lei già conosceva: I suoi polsi erano fissati in alto, non di fianco a lei. Sonia era legata a braccia larghe sopra la testa, ai lati della spalliera del letto: era legata per essere esposta, non per essere contenuta!
Il letto, come quelli dell’ospedale, era piegato verso l’alto alla mezzeria e le sollevava di circa 30 gradi tutta la schiena, la testa e le braccia.
Ed anche le sue gambe erano legate in modo strano, mai provato in nessun ospedale prima di allora, neppure quando era in crisi isterica: le sue caviglie erano legate alle barre laterali del letto, ed altre due cinghie passavano attorno alle sue cosce, subito sopra il ginocchio, tenendole sollevate e ben allargate, costringendola così ad assumere una posizione tanto oscena quanto umiliante, un po`da partoriente, peggiorata ulteriormente dalla sensazione della camicia da notte ospedaliera che a causa della posizione a gambe larghe le era risalita leggera fino all’altezza delle mutandine’ Mutandine che però non indossava più, qualcuno, forse nella sua stanza d’ospedale, forse lì, dovunque si trovasse, gliele aveva tolte. L’unico effimero conforto le veniva dalla protezione offerta dalla coperta, per quanto fosse una copertina molto leggera e fosse tirata solo fino a mezza vita o poco più su.
” Secondo, perché ho rischiato molto in prima persona quando ti ho rapita dall’ospedale per portarti qui”.
Rapita? Era stata rapita? No! Non poteva essere vero! Non era vero! Sonia si rifiutava di crederlo, nonostante l’evidenza della situazione, ma la cosa che le fece definitivamente realizzare il fatto di essere stata rapita era il bavaglio, quello strano bavaglio che aveva sulla bocca, e dentro la bocca: uno strano inserto rugoso dal sapore di caucciù la invadeva fino all’altezza dei molari. Era così grosso che Sonia era costretta a tenere la lingua schiacciata in basso e’ la sua lingua! Le faceva male la punta della lingua! Era attaccata a qualcosa ! non poteva ritirarla indietro!
La sua lingua era stata perforata! Un piercing o qualcosa di simile gliela trapassava e poi era ancorato da qualche parte’ Sì’ la lingua era ancorata al bavaglio ! Poteva sentire un filo o cos’altro che gliela teneva distesa.
Un’ondata di paura raggelante percorse improvvisamente tutto il suo corpo e dalla sua gola scappò un lungo gemito disperato.
Con un sorrisetto compiaciuto Lui riprese a parlarle,
‘Ma soprattutto, terzo, perché tu ti sei gettata via! Hai tentato il suicidio già tre volte, e lo hai fatto sempre sul serio, non volevi ‘attirare l’attenzione’ come si dice di solito quando le ragazzine in crisi ormonale fanno le sceme.
No! Ho analizzato bene i tuoi trascorsi e tu sei veramente viva per miracolo, anzi, per almeno tre miracoli consecutivi’ Sembra che la sorte ti abbia mantenuta viva sufficientemente a lungo per permettere a Me di ‘trovarti’, rovistando tra i rifiuti, tra i quali tu stessa ti sei voluta gettare.
Sai, appena ti ho vista ho pensato che era un vero spreco gettare via una bella come te! E se a te la tua vita non interessava, perché non prendertela.
Vedi Sonia, se trovo nel cassonetto dei rifiuti qualcosa che &egrave stato intenzionalmente gettato via dal legittimo proprietario, questo qualcosa diventa di diritto di mia proprietà.
Ed &egrave così anche nel tuo caso: tu ti sei gettata nel cassonetto, e rovistando Io ho scelto un rifiuto come te, ed ora tu’ mi appartieni!’
Piangere! &egrave l’unica cosa che poteva fare. Piangere per la follia di quelle parole, ed anche per l’innegabile fondo di verità nascosto in quel delirio. Piangere per la paura che quel Pazzo lucido le incuteva.
‘Forse tu pensavi che il suicidio per te fosse l’unica possibile via di fuga da una lunga serie di problemi personali e di disagi esistenziali, di sofferenze psicologiche, e così via un sacco di toccanti questioni che hanno tutte ‘-TU-‘ come soggetto principale.
Ma vedi Sonia, Io non ti ho pescata dal cassonetto dei rifiuti per recuperarti alla società, per reinserirti, per curare la tua identità sociale, per ridarti una tua dignità e tutte queste balle’ Assolutamente no!
Quando tu ti sei buttata via, hai buttato via sia il tuo corpo, che la tua persona, e adesso sono entrambi miei e ci farò tutto quello che voglio, senza limitazioni, a mio esclusivo vantaggio, senza alcuno spazio per il tuo ego’ Cara Sonia ‘ TU ‘ non esiste più! Subirai un controllo assoluto, non avrai più nessuna delle preoccupazioni che ti affliggevano fino a ieri, saranno tutte sostituite con le preoccupazioni, e le certezze, che Io ti imporrò d’ora in avanti!
‘ Sonia Sonia, vedrai, qui con me ritroverai perfino la gioia di vivere, o meglio, non proprio la gioia, quanto, direi, un ritrovato istinto di sopravvivenza, anche se oramai non ti sarà più possibile rivolgere questa gioia ritrovata a te stessa’ Potrai e dovrai rivolgerla al tuo Padrone, la rivolgerai a ME!’
Ma che dice questo Idiota ?
Il suo respiro si era fatto corto ed affannato. Il suo seno, bello, pieno, tutto naturale, pesante nonostante le braccia alzate, sobbalzava ritmicamente sotto il sottile strato di tessuto sintetico ospedaliero, mentre le punte dei suoi capezzoli, stimolate dallo sfregamento col tessuto leggero, sembravano volerlo perforare per mostrarsi all’aria aperta. Impossibile resistere, le Sue mani si protesero e con la naturalezza con cui si carezza il proprio gatto, usando le palme e le quattro dita soppesò entrambe le tette di Sonia, scorrendo avide fin sotto le ascelle, mentre i suoi pollici cominciarono a giocherellare impudenti con le punte erette dei suoi capezzoli.
Sonia trasalì. I suoi seni grossi e sodi erano sempre stati molto sensibili e mai a nessuno era stato permesso di manipolarli così impunemente. Sonia in passato aveva sempre fermato le mani dei ragazzi cui si era concessa, e solo a coloro che si erano dimostrati i più delicati aveva permesso di farsi tastare le tette ed i capezzoli, ma sempre con le mani di lei a guidare e controllare ed a limitare quelle dell’amante. Adesso la situazione era ben diversa. Sonia poteva solo agitarsi dal disagio, completamente impotente sia di fermare che di condurre quelle mani.
E fu mentre cercava istintivamente di guardare in basso, nella disperata illusione di poter controllare con lo sguardo i movimenti di quelle mani estranee ed invadenti, che Sonia si accorse del collare attorno al proprio collo.
Era rigido, ma imbottito, perché sentiva qualcosa di morbido contro la sua pelle.
Ad imprigionarle il collo era infatti un collare metallico alto 4 cm in tutto, ricoperto internamente e con i bordi protetti da materiale sintetico antiallergico e confortevole’ Ma Questo &egrave un PAZZO DEPRAVATO!!!
‘Hai proprio delle gran belle tette Sonia. Belle grosse, ma non esagerate, che taglia porti? Direi più di una quinta’ direi quasi una sesta ‘ Sì, una coppa D o DD Americana’ Una bella coppa! Non ho avuto tempo di controllare i tuoi vestiti’ Sono rimasti in ospedale. Ma la cosa più bella &egrave la loro forma: sia a goccia che a pera’ magnifiche’ Le legherò strette !’. Si stava proprio godendo quei due bei balocchi che si era appena regalato, li manipolava con gusto, e ad ogni palpeggiata le sue dita ingorde affondavano sempre di più in quelle tiepide sacche di piacere, mentre Sonia trasaliva per il forte fastidio, per la prima volta senza potersene sottrarre.
Aumentò la forza con cui le stava stringendo ed il forte fastidio diventò una fitta di dolore intenso, che le fece emettere uno strillo soffocato sotto il bavaglio, e a quel punto ‘E che bei capezzoli appuntiti che ci sono qui !’ Mentre la Sua mano sinistra continuava a farla gorgogliare di dolore attorno al caucciù intrappolato in bocca, la Sua mano destra aveva cominciato a stropicciare e tirare in tutte le direzioni il povero capezzolo sinistro di Sonia attraverso la camicetta da notte. Poi ricominciò a soppesare delicatamente quelle belle e gonfie tette, una per ogni mano.
Avrebbe dovuto capire che non era il caso di contrariarlo, ma Sonia aveva deciso la propria linea di condotta e continuava a tentare di divincolarsi violentemente dalle amorevoli cure del suo nuovo Padrone. I gorgoglii e i mugolii disperati di dolore diventarono chiari insulti ed invettive di ogni tipo’ anche se era impossibile distinguere le esatte parole.
La sua espressione da spaventata e disorientata era diventata rabbiosa ed ostile’ Come se avesse avuto una qualunque possibilità di intimidirlo!
Uno schiaffo deciso, per farsi ascoltare: ‘Sì Sonia, comprendo la tua reazione, &egrave naturale: sei appena arrivata; ma &egrave comunque inammissibile che una schiava si rivolga così al proprio Padrone!’. Padrone, ha detto Padrone ???
Sonia interruppe le sue invettive quando Lui con un primo gesto tirò via la copertina che ancora la stava illusoriamente proteggendo, e con un secondo gesto le strappò di dosso la camicia da notte ospedaliera, lasciandola completamente nuda ed ancor più esposta’ E finalmente quegli impudenti capezzoli potevano farsi ammirare liberi.
Dove Lui avesse preso il frustino per cavalli Sonia non lo sapeva, ma la fitta lancinante che sentì quando le arrivò il primo colpo secco sulla delicata pelle dell’interno della coscia destra le tolse il fiato per quei pochissimi istanti che le servirono ad abbandonarsi al suo primo disperato ululato di dolore, forte, forse mai provato prima’ Povera Sonia, ancora non lo sapeva, ma di lì in poi la sua vita sarebbe stata un susseguirsi di nuovi primati personali nel campo della sofferenza fisica.
Al dolore alla coscia si era anche aggiunta una fitta alla lingua, che Sonia aveva istintivamente tentato di ritrarre, mentre il piercing gliela aveva impietosamente mantenuta ben distesa lungo il caucciù, come Lui aveva imposto.
Ma era fortunata, perché la vista di quel bel ciuffo di peli scuri che le coprivano la parte centrale del Monte di Venere Lo distrasse al punto da fargli posare il frustino dopo appena il primo colpo. ‘Ti radi anche i peli della fica ? E con molto stile, vedo! Le labbra sono belle lisce mentre qui sopra lasci questo eccitantissimo ciuffo’ Tu sai come eccitare un uomo, Sonia’. Mentre Sonia ancora singhiozzava e gemeva per il dolore, lui si era chinato col viso tra le sue cosce allargate, tanto vicino al suo sesso da poterlo annusare, mentre con le dita sfiorava affascinato le parti che stava descrivendo.
‘Era già un bel pezzo che tenevo d’occhio gli ospedali per cercare una bella ragazza da rapire e portare qui’ Ma tu sei stata veramente un colpo di fortuna inaspettato’ Mi sarei accontentato di molto meno di una bella come te’ Comunque’ meglio per Me !’
Sonia, sconvolta da tutto quello che le stava accadendo, ancora non riusciva a focalizzarsi su quale fosse il modo più opportuno di comportarsi per minimizzare ‘ I problemi. E riprese a divincolarsi violentemente e ad inveire da dietro il bavaglio contro il suo Padrone.
‘Bene Sonia, mi dai un buon motivo per fare gli onori di casa’ Ma non avercela troppo con te stessa’ Li avrei fatti comunque, solo che con un buon pretesto sarà solo molto più divertente!’.
Cominciò allora a girare lentamente più volte attorno al letto mentre una serie di una ventina di rapide squillanti sferzate investivano le braccia, le cosce e l’addome della povera Sonia, arrivando da ogni direzione e lasciandole la pelle delicata e candida tutta striata di ardenti segni rossi e senza neppure più il fiato per urlare da dietro il bavaglio.
Quando finalmente lei riuscì a trovare lo spazio per cominciare il suo disperato lamento, il suo Padrone si spostò ancora, e nel centro del cervello di Sonia esplosero le tre secche frustate che le aveva rapidamente assestato sotto le delicate piante di entrambi i suoi piedi nudi.
Sonia era persa in un’agonia così profonda che non avrebbe potuto rendersi conto di null’altro, e quindi Lui si fermò, ed attese che Sonia si calmasse un poco, perché non voleva che lei si perdesse nulla!
Quando Sonia smise di agitarsi, in preda a pianto e singhiozzi, allora le si chinò di nuovo tra le cosce, ad ammirarle la fica, riprendendo esattamente da dove era stato interrotto.
La lezione era chiara: Si fa come dice Lui !
Le Sue dita dapprima ripresero a sfiorarla delicate, su e giù lungo le labbra semiaperte, quasi a chiedere il permesso di entrare’ Ma non avendo alcun bisogno di alcun permesso, a loro piacimento entrarono, curiosarono, cercarono ed infine stanarono la loro povera piccola delicata ed indifesa preda. ‘ ‘Bene Sonia, vedo che sei molto sensibile anche qui’ Il tuo bottoncino reagisce subito, come i tuoi capezzoli’ ci divertiremo, vedrai’ Troietta !’. Quel gioco era tanto appassionante che le si avvicinò ancora di più e cominciò a leccarle ed a succhiarle la clitoride, con gusto, mentre Sonia, ipersensibile, sussultava e gemeva impotente.
I singulti di Sonia erano un misto di paura, disperazione ed umiliazione, ma non poteva che continuare fare ciò che stava già facendo: subire remissivamente senza tentare inutilmente di contrariarlo.
Il collare metallico stava svolgendo egregiamente la sua funzione, impacciandole a tal punto i movimenti, che gli sforzi di Sonia di controllare almeno con gli occhi quello che le stava accadendo tra le gambe risultarono infine in un suo totale abbandono sul materasso. Sonia era costretta a delegare al suo nuovo Padrone ogni diritto, anche quello di controllore. Cercava solo di trattenere per quanto le fosse possibile gli spasmi involontari che attraversavano il suo corpo a causa di quella stimolazione alla sua sensibilissima clitoride.
Solo quando sentì il morso, Sonia sobbalzò nuovamente su, strillando, ma sebbene avesse per un attimo temuto il peggio, si rese subito conto che non ci sarebbero state conseguenze, anche se una delle sue grandi labbra per un po` avrebbe continuato a dolerle, tutto sommato non le avrebbe neppure sanguinato’ lo Stronzo si era solo voluto divertire a spaventarla!
‘Per ora basta così, lo so che desidereresti che continuassi, il tuo corpo si agita tutto mentre te la lecco, ma volevo solo sentire che sapore hai, e devo dire, cara schiava, che sei molto, molto buona. Adesso ti libero”
‘Liberare’ non esattamente:
Aveva attaccato uno spezzone di fune ad uno dei 4 semi-anelli (a forma di D) del collare di Sonia ed aveva fatto passare l’altra estremità della fune attorno alla barra della testiera ai piedi del letto. Poi aveva disconnesso dal letto i due bracciali che Sonia portava ai polsi, bracciali di fattura del tutto simile al collare, con struttura metallica pesante, ricoperti internamente e sui bordi con sintetico anallergico ed anelli a D giro giro che gli avrebbero permesso di incatenarla con facilità, a piacimento, in qualunque modo, in qualunque momento, quanto a lungo a Lui avesse fatto piacere.
Le sue braccia erano adesso libere di muoversi, ma che cosa avrebbe potuto fare?
Ancora afflitta dai tremiti per il dolore delle frustate, sentì il suo collare trascinarla con decisione in avanti, fino a piegarla in due, causando nuovo dolore sia al collare che ai legamenti delle gambe, ancora assicurate alle barre laterali del letto.
Sonia appoggiò istintivamente entrambe le mani sulle barre laterali del lettino, proprio dove le cinghie le intrappolavano le ginocchia nel vano tentativo di spingersi su, ma ovviamente senza risultati apprezzabili’ ma non c’era altro che potesse fare o tentare…
Peraltro, in quella posizione le tettone di Sonia stavano dando un nuovo spettacolo al quale il Parone sembrava non essere preparato, e si era distratto: Ammirato avvolgeva con entrambe le mani prima uno e poi l’altro di quei due frutti prelibati, passando indisturbato le proprie braccia attorno al braccio di Sonia, ignorando gli scatti involontari che il Suo tocco induceva sul corpo nudo di Sonia. Penzoloni, quelle tette sembravano volersi staccare dal corpo. La loro dimensione si era leggermente assottigliata in prossimità del torace mentre tutta la loro massa puntava verso il basso, tra le ginocchia.
Le poteva afferrare alla base, non potevano scappare, ne aveva preso il totale possesso. Affascinato ed eccitato al punto da avere quasi un giramento di testa ‘Sonia ! Sono meravigliose e meravigliosamente indifese ! Pendono, ma sono sode al tatto’ Le legherò ! Le legherò strette ! Urlerai ! Urlerai per me !’.
Sonia comprendeva solo in parte cosa stava succedendo, in quel momento il dolore ai tendini delle gambe aveva il sopravvento su tutti i suoi pensieri. Se avesse potuto avrebbe implorato il suo Padrone di allentare quella nuova agonia, ma non poteva che mugolare indistintamente mentre Lui giocava indisturbato con le sue tette deliziose e sensibili. Ed anche se avesse potuto rivolgersi al suo Padrone’
‘Non ti lamentare per così poco Sonia. Ci sono posizioni ben più impegnative in programma per te, vedrai, molto presto! Comunque adesso intendo farti stare un po’ più sollevata, certo, ma mi aspetto che poi tu ti comporti da brava bambina’ Che mi dici Sonia?’.
Sonia era troppo presa per capire bene cosa Lui le stesse dicendo, ma quando sentì quella forte pacca abbattersi sul lato della sua anca destra e contemporaneamente quell’urlo nel suo orecchio ‘ALLORA ? RISPONDI ! FARAI LA BRAVA BAMBINA SE TI TIRO UN PO’ PIU SU LA SCHIENA ?’ cominciò immediatamente ad assentire muovendo la testa in alto ed in basso più che poteva, impacciata com’era dal collare metallico’ e forse in mezzo a tutti quei gemiti di strazio al Padrone sembrò di distinguere un Sììììì.
Mentre scuoteva la testa per assentire al suo Padrone, un tintinnio fece notare a Sonia che collegata al metallo del suo collare c’era anche una catena che arrivava dal soffitto disegnando un’ampia ansa verso il basso per poi risalire fino alla sua nuca. Era spessa ma Sonia poteva calcolare che stranamente non era affatto pesante come appariva alla vista’
Lui allentò il nodo alla barra del letto ai suoi piedi e filò un po’ di corda, finché la schiena di Sonia non si riportò quasi verticale, ancora solo un po’ tesa in avanti, quasi a fare un inchino rispettoso.
Neanche le passò per la testa di opporsi quando Lui le condusse le braccia dietro la schiena. Sonia si era abbandonata ad un pianto pietoso e singhiozzante.
La combattività di poco prima sembrava essersi sopita nella disperazione.
Intanto Lui continuava a dilettarsi a spostarle le braccia su e giù, disponendogliele in varie posizioni dietro la schiena, senza forzare:
prima portò ciascuna delle mani di Sonia ad afferrare il gomito opposto, poi le ri-distese per accostare fra loro i gomiti, che in scioltezza arrivarono ad una distanza tra loro di meno di 5 cm.
Poi, con fluidità, ancora senza forzare, le guidò entrambi i polsi più in alto, e con quella che potrebbe essere interpretata come una carezza, le dita del Pazzo si infilarono e dischiusero le mani di Sonia, continuando a sospingergliele gentilmente lungo la schiena. E quando arrivò a farle sfiorare le unghie mal curate e smangiucchiate sulla base del suo stesso collo, esclamò soddisfatto ‘Sei scioltissima Sonia! Le tue braccia permettono tranquillamente le posizioni in assoluto più erotiche senza sforzi: I gomiti legati insieme, la preghiera invertita ‘ Non avrai molte difficoltà ad abituarti a portarle per lunghi periodi, e non ci sarà nemmeno rischio di lussazioni ! ‘Dovrò frustarti di più, per compensare, o mi inventerò qualche altra cosa’ ho un’infinità di opzioni’ Vedremo! Intanto per oggi ti metto in preghiera invertita, ma allentata, senza forzare troppo’ in fin dei conti siamo solo agli inizi ‘ Abbiamo tanto tempo!’.
Entusiasmato, agganciò ognuno dei bracciali di Sonia alle estremità di una catenella lunga meno di 50 cm, che però passava all’interno dell’anello posteriore del collare, lo stesso anello del collare dove terminava la strana catena che scendeva dal soffitto. La catenella tra i polsi di Sonia era però libera di scorrervi attraverso. Quando Lui le lasciò andare le braccia, per minimizzare la tensione i polsi incatenati di Sonia si disposero alla stessa distanza dal collare, con le mani sovrapposte, quasi incrociate.
‘Comportati bene Sonia, SEMPRE, perché ho mille modi per convincerti a fare ciò che voglio, uno per esempio &egrave questo semplice movimento” le afferrò il polso destro e lo trascinò verso il basso, facendo scorrere la catenella attraverso l’anello dietro al collare e costringendo il polso sinistro di Sonia a scorrerle più in alto lungo la schiena, fino a procurarle un dolore tanto forte alla spalla che Sonia pensò che si sarebbe rotta’ ma non accadde. Per tutto il tempo, che a Sonia parve infinito, che il suo Padrone mantenne la presa, Sonia non riuscì neppure a pensare.
‘Col tempo questo esercizio ti risulterà sempre più facile, e potremo accorciare la catena’ Con braccia così flessibili arriveremo a farti assumere posizioni così erotiche che poi scoparti ne sarà solo la naturale conseguenza’.
‘Adesso ti libero dal letto e te ne potrai andare in bagno nell’altra stanza a fare i tuoi bisogni, se ti va. Poi vengo io a lavarti’ Non fare stupidaggini, se ti lascio andare da sola &egrave perché ho preso tutte le precauzioni’ Non puoi fare nulla che io non abbia già stabilito che tu possa fare’. Mentre parlava le lasciò andare il polso destro, che Sonia filò subito più in alto per alleviare il tormento della spalla sinistra. Poi le sganciò le caviglie dal letto e condusse i piedi di Sonia ad avvicinarsi tra loro a circa 20 cm, mentre le sue cosce erano ancora trattenute allargare dalle 2 cinghie del letto. Sonia poté notare che anche alle sue caviglie erano avvinghiate due cavigliere metalliche con anelli a forma di D giro giro, come quelli del collare e dei bracciali. Tra due di questi anelli, uno alla cavigliera destra ed uno alla sinistra, il Padrone agganciò un altro spezzone di 30-35 cm di catenella con altri due piccoli lucchetti lucenti e robusti che scattarono con sordi Click, ratificando ancor di più la totale impotenza di Sonia.
Poi il Padrone armeggiò ancora alle catene dietro le spalle di Sonia: La catena che arrivava dal soffitto disegnando un’ampia ansa a mezz’aria, era solidamente collegata al collare di Sonia, ed Il Padrone infilò un moschettone ad un anello di questa catena a circa 30 cm di distanza dal collare e poi fece scattare lo stesso moschettone anche attorno alla catenella tra i polsi di Sonia.
Adesso la catenella tra i polsi di Sonia scorreva sia attraverso l’anello dietro il suo collare, sia attraverso il moschettone.
Solo a quel punto il Pazzo liberò il collare dalla fune e sganciò le fibbie delle cinghie che ancora costringevano le cosce di Sonia a stare allargate sul lettino.
Sonia era ‘ libera ‘ di alzarsi e di lasciare il letto, ma dove poteva scappare?
Lo guardò con gli occhi ancora piangenti e rossi’ molto meno aggressivi di pochi minuti prima.

2 Una nuova vita in una nuova casa
(M/f, NC, Slavery, ChastityBelt, Chains, Abuse, Tort)
By Kray Kray0020@gmail.com

‘Sì, adesso ti spiego cara Sonia. Intanto giù dal letto poltrona!’ Aveva abbassato una delle sbarre laterali del lettino e con una mano aveva dato uno strattone alla catena tra le caviglie di Sonia, facendola ruotare sul culo e trascinandole le gambe fuori dal materasso, quando lasciò la catena, queste ricaddero verso il pavimento. Con una nuova sonora pacca su una natica la fece infine saltare giù dal lettino, ma quando le piante dei piedi di Sonia appoggiarono sul pavimento, col peso del corpo nuove fitte di dolore le arrivarono dai segni dalle frustate prese poco prima proprio su quelle aree sensibilissime.
Sonia si accasciò un poco, ma lui la aveva afferrata per la catena del collare e la costrinse a rimettersi eretta, ‘Non farmi innervosire Sonia! Impara fin da subito che non importa quello che tu stai provando, qui, sotto il mio dominio, tu hai sempre il dovere di presentarti nel modo più elegante ed invitante possibile, non importa quanto ti costi’ Quindi TIRATI SUBITO SU e STAI COMPOSTA DI FRONTE AL TUO PADRONE! STUPIDA SCHIAVA CHE NON SEI ALTRO!’
&egrave PAZZO! &egrave PAZZO! COME FARò ???
Anche se un po’ traballante cercò di stare il più eretta che le fosse possibile. Non era cosa da poco, con quel dolore vivo sotto i piedi, ancora sensibilissima sugli altri segni che aveva addosso, e poi con le mani costrette così in alto dietro la schiena e quel coso di gomma che le invadeva e manteneva aperta la bocca sotto il bavaglio, e tutta nuda! Il solo riuscire a non cadere era già una vera impresa, ma non aveva molte alternative: doveva ubbidire e sforzarsi di stare in piedi !
Lui le si avvicinò alla nuca ed armeggiò un po’ con la catena in alto. Quando ebbe finito Sonia sentì che la catena che scendeva dal soffitto adesso era più corta, non percorreva più un’ampia ansa a mezz’aria, perché sopra la sua testa, Lui con un secondo moschettone aveva connesso tra loro due anelli distanti della stessa catena e adesso l’ansa si era chiusa e la scorta di catena calava sfregandole delicatamente la schiena e le spalle, tintinnando al contatto con le altre catene che la stavano inesorabilmente controllando. Adesso la catena a soffitto non avrebbe più permesso a Sonia né di inchinarsi né di cadere e d’altro canto Sonia non poteva appoggiarvisi, altrimenti il primo moschettone messo alla catena, quello che catturava la catenella tra i suoi bracciali, le avrebbe tirato in alto i polsi, fino a portarle i bracciali dei polsi a contatto coll’anello posteriore del collare, straziandole insopportabilmente le spalle. Doveva stare in piedi, come il suo Padrone aveva deciso. Sonia provò una sensazione netta ed ineluttabile che sarebbe diventata la consuetudine per lei di lì in poi: non poteva che fare ciò che il suo nuovo Padrone voleva, ubbidire a quel Pazzo sembrava essere diventata la sua unica opzione.
‘Va Avanti schiava! In quella direzione! Così capisci anche come funziona qui la tua libertà di movimento’ O meglio la tua NON libertà di movimento’.
Sonia inizialmente non aveva capito bene il comando, ma Lui si fece intendere molto bene con un colpo secco di frustino che le baciò in traverso entrambe le natiche nude, e subito, con uno strillo affogato, cominciò a camminare nella direzione indicata. ‘Vedi Sonia, per essere una schiava non sei stupida, bisogna solo parlarti in una lingua che tu comprenda bene’ Prederai il diploma della British qui !!!!’ E si abbandonò ad una sonora risata che aggiunse l’umiliazione dello scherno a quella della nudità, delle sevizie, del dolore e della costrizione fisica.
‘Piano! Non correre schiava! E ricordati di camminare con una postura elegante, o ti frusto il culo fino a spellartelo! Su! Eretta! Come quando volevi far arrapare gli uomini per strada che ti guardavano con la lingua di fuori ! Adesso la lingua di fuori la farò venire io a te’ A proposito’ come ti sembra la mia idea del distendi-lingua? Piacevole sensazione vero? La tua lingua imprigionata da un anello e da un cavetto ‘ Lo vuoi vedere ? Fermati e voltati verso di me! Stai dritta e guarda avanti, nella direzione del tuo Padrone!’.
Le si avvicinò e sganciò un sottile cavetto dal fianco del bavaglio di cuoio e borchie. Sonia avvertì subito che quel cavetto era collegato al piercing che aveva sulla punta della lingua, e quando lui lo lasciò scorrere, capì anche che in qualche modo il cavetto passava dal caucciù che aveva in bocca e poi da un qualche foro nel bavaglio, fino ad arrivare alla mano del suo Padrone.
Finalmente Sonia poté ritrarre un po`indietro la lingua, mentre col cavetto tra le dita, col polso il Padrone ne controllava dispoticamente il movimento.
‘&egrave un cimino in kevlar, per pesca d’altura, flessibilissimo e resistentissimo’ Scelgo solo il meglio per la mia schiava !’.
Sebbene l’ingombrante inserto di gomma non le lasciasse molta libertà in bocca, poter ritrarre nuovamente la lingua era comunque una bella sensazione. Che durò poco però, perché con la mano sinistra il Padrone la ri-afferrò per il cuoio nero del bavaglio e con la destra tirò nuovamente la lenza, fortunatamente con movimento fermo ma lento e fluido. ‘&egrave mia, Sonia, e ci farò tutto quello che voglio !’. Forzò la lingua dolorante di Sonia a distendersi di nuovo sotto la gomma fino a che l’anello del piercing non tornò in contatto con i denti incisivi inferiori. Ma il Padrone non si fermò lì ed incurante dei lamenti spaventati di Sonia e dei suoi vacillamenti, tirò ancora finché non forzò l’anello a superare i denti ed il labbro inferiore di Sonia, portandolo a toccare la superficie interna del bavaglio. Solo a quel punto il Padrone ri-agganciò il cavetto lateralmente al bavaglio, ad una borchia che portava un gancetto. Adesso la lingua di Sonia era tenuta ancor più tesa di prima.
‘Vediamo se piano piano riusciamo a distendere per bene questa lingua Sonia, che ha tanto lavoro da fare d’ora in poi!’.
Rabbrividendo al senso di quella frase, Sonia si accorse dell’unica buona notizia della giornata: l’inserto di caucciù doveva avere nella parte sottostante, in corrispondenza degli incisivi inferiori, un minimo di alloggio per la punta della lingua, il che impediva a Sonia di mordersela tra caucciù ed incisivi inferiori.
‘E adesso girati e ricomincia a camminare. E già che parliamo di lingua, non so quando ti autorizzerò a parlare, potrei non farlo mai, ma se lo farò ricordati di rivolgerti a me sempre chiamandomi Padrone’ &egrave questo che sono per te’ IO SONO IL TUO PADRONE, Sonia cara’ Comunque presto imparerai tutte le regole: Ho un metodo!’.
Percorsi meno di due passi, Sonia sentì la catena dietro al suo collo entrare in leggera tensione col soffitto, ma subito dopo si accorse che in qualche modo la catena scorreva in alto lungo il soffitto, seguendola nella sua direzione con un fruscio metallico, e fortunatamente scorreva molto bene, e non le procurava alcuna sofferenza aggiuntiva. ‘Alza gli occhi schiava! Vedi ? ci sono dei binari sul soffitto. La cima della catena scorre in quel binario ‘ La tua nuova casa &egrave piena di binari come questo qui sopra di noi, con appositi scambi che ti permetteranno di andare dove io deciderò e solo dove io ti permetterò !
Regolando la lunghezza della catena posso decidere se devi stare in piedi o se puoi riuscire sederti o inginocchiarti o sdraiarti, ma come forse avrai già notato per regolare la lunghezza della tua catena uso un moschettone oppure un lucchetto inserito tra due maglie distanti quanto occorre, e mi diverto anche a collegare una maglia con la catena tra i tuoi polsi per forzarti ad assumere il portamento che desidero io oltre che la posizione’ Perché in realtà la catena a soffitto &egrave un pezzo unico di lunghezza fissa, che parte dall’anello posteriore del tuo collare ed arriva al carrellino scorrevole, che &egrave intrappolato tra i binari sul soffitto’ Non ci sono ne viti ne lucchetti, per liberarti dovresti tagliare il collare o la catena, ma sia la catena che il collare sono in lega di titanio con indurimento superficiale’ Sottile, leggero ma resistentissimo, non c’&egrave modo di limarlo o segarlo a mano, occorre una cesoia di grandi capacità per tagliarlo, o un cannello a gas’ e qui dentro non ce ne sono’ Se te lo stai chiedendo, neppure al tuo collare c’&egrave una serratura, diversamente dai tuoi bracciali e cavigliere che hanno una serratura, quando ti ho messo il collare un meccanismo ha scattato e si &egrave bloccato permanentemente attorno al tuo collo’ Anche se non &egrave un’operazione molto agevole il collare &egrave sufficientemente lasco da permettere la sostituzione dell’imbottitura senza doverlo aprire, e quindi non vedo alcun motivo per cui dovrei togliertelo !
Direi Sonia, che non &egrave corretto dire che questa &egrave la tua nuova casa, ma &egrave molto più appropriato dire che TU ADESSO SEI PARTE DI QUESTA CASA, DELLA MIA CASA!’.
‘E’ un’altra cosa, schiava: per ogni binario c’&egrave un sistema di rilevamento del peso sostenuto, quindi se pensi di poterti impiccare con una di queste catene sappi che io lo verrei a sapere immediatamente’ Ti augurerei proprio di morire in questo caso, perché quello che ti farei se non dovessi riuscire a suicidarti sarebbe atroce, atrocemente lungo ed irreversibile’ Credimi !
Il suicidio non &egrave più un’opzione per te, non puoi più decidere nulla per te stessa, tantomeno se vivere o morire:
adesso sei di mia proprietà, ed io ti voglio sana e ricettiva per tutto ciò che ho in programma di fare con te: non c’&egrave più fuga per te, Sonia’ Nessuna ! Hai già avuto la tua occasione, e l’hai mancata, adesso SEI MIA E NON SCAPPI PIù!’.
Sono capitata nelle mani di un PAZZO MANIACO’. Cielo aiutami !
Un fremito gelido la percorse di nuovo e Lui se ne accorse dall’incertezza dei suoi passi.
Una schioccante nuova frustata sul culo le arrivò con tutta forza, facendole sobbalzare pesantemente le grosse tette nude ed indifese ‘Riprendi a camminare correttamente, schiava! Eretta ! Elegante! E ringrazia che ancora sei a piedi nudi! Più tardi quando ti avrò messo i tacchi alti, sentirai che frizzo!!!’. Ancora quella risata trionfale. Che angoscia le provocava quella risata! Quasi era meglio un’altra frustata!
Cercò di correggere l’andatura e le postura, combattendo anche contro la catena che le imbrigliava le caviglie e le braccia, e l’unico modo che le veniva in mente per concentrarsi ed evitare di prendere altre frustate era proprio di ripensare a quando qualche mese prima era per strada e voleva a tutti i costi che un certo bel tipo la notasse. Che mortificazione: Questo Pazzo stava riuscendo a forzarla a pensare quello che voleva Lui!
Il risultato fu immediato: subito attratto, Lui le si avvicinò da dietro e cominciò a palparle le natiche doloranti, nello stesso modo in cui prima, sul letto, le aveva palpeggiato le tette, con arroganza! ‘Continua a camminare Sonia. Ti devi abituare a sentirti le mie mani addosso. &egrave quando non le sentirai più che dovrai cominciare a preoccuparti sul serio !’ ‘ ???… ‘Così va quasi bene Sonia, il resto con un po’ di pratica ed un po`d’aiuto’ Devo dire che hai anche delle belle gambe’ Ma proprio non capisco come mai un bel pezzo di figliola come te, nel fiore degli anni, ne hai poco meno di 25 vero?… Vero Sonia?…’.
Non fu necessario che il Padrone le spiegasse che una schiava non può permettersi di non rispondere se il proprio Padrone le rivolge una domanda: tre frustate su culo e cosce già doloranti le fecero urlare una specie di Sìììì Sììì Sììì, udibile fin da sotto il cuoio e la gomma del bavaglio, mentre il tentativo di divincolarsi le fece avvertire ancora più prepotentemente quanto tutte quelle catene la tenessero esposta ai capricci del suo Padrone.
‘Una bella come te’ Perché che sei bella lo sai! Sei una gran bella mora, con un bel viso, delle grosse tette ed ora vedo anche un gran bel culo, delle belle gambe’ Ma come fa una come te a volersi suicidare ? Potevi avere tutto quello che desideravi’ Vabb&egrave! Fa lo stesso vorrà dire che adesso avrai tutto quello che desidero IO !!!!!’. Ancora quella risata! Noooo’ Baaaaastaaaa !
Alla fine di un paio di corridoi e qualche svolta con gli efficienti scambi dei binari a soffitto, ad ognuno dei quali Sonia avvertiva appena un leggero scuotimento del collare, oltrepassata una strana porta, Sonia guardandosi attorno, scoprì di essere appena entrata in una grande e fornitissima sala delle torture, e si paralizzò dalla paura!
Le sue ginocchia cedettero un attimo e parte del suo peso andò di nuovo sulla catena dal soffitto. Il moschettone ancora fece scorrere verso l’alto i polsi di Sonia ed il dolore alle spalle di nuovo le tolse il respiro’ era impotente e disperata!
E di nuovo quella mano passò impudente sulle sue natiche, prima sopra una, poi l’altra, poi nel mezzo tra le due, la mano esplorò leggermente l’incavo caldo e si avventurò più in basso, tra le cosce, dietro. E poi su, le sfiorò la passera, gentilmente, ed ancora un dito la esplorò impudentemente.
Non soltanto Sonia non si oppose, non soltanto non si irrigidì sotto quel tocco non autorizzato, ma si illuse di essere in qualche modo rassicurata da quella impertinente carezza, mentre vedeva quegli orrori tutt’attorno a sé. Incapace di chinarsi, incapace di proteggersi, impossibilitata a fuggire, perfino ad implorare. Tutte quelle catene, tutti quegli orribili attrezzi ovunque, alcuni che scendevano dal soffitto, altri che salivano dal pavimento, altri alle pareti in legno e ferro. Legno, cuoio, cinghie, bordi acuminati, viti di regolazione, acciaio scintillante. E poi fruste, palette, manette e via via ogni sorta di orrore. Oggetti mai visti prima ma di cui indovinava perfettamente la destinazione finale dentro un corpo umano, ed altri oggetti del tutto misteriosi, ed altrettanto e più sinistri ancora.
In quel tangibile delirio di terrore, quella carezza leggera nell’incavo del sedere, per quanto molesta, era l’unica cosa umana che le fosse concessa, l’unica speranza a cui poteva aggrapparsi per essere risparmiata e che le impedì di svenire.
Si voltò, ma non osando sottrarre il fondoschiena dalle cure del Padrone, lo fece solo con la vita e le spalle, mantenuta ben eretta dalla catena a soffitto sopra di lei. Per quanto più poteva, rivolse il viso intrappolato dal cuoio nero verso il suo Padrone, mugolando penosamente, come un cagnolino impaurito, implorandolo di risparmiarla, mentre le tette le dondolavano impotenti.
Offerte così quelle tette sarebbero state una forte tentazione per chiunque; per Colui che sapeva esserne il Proprietario esclusivo, furono un premio irrinunciabile. Le soppesò delicatamente entrambe con la mano destra, prima una e poi l’altra, mentre con la mano sinistra continuava indisturbato ad esplorarle la passera. ‘Mhmmm, vedo che cominciamo ad intenderci’ Continua così, Sonia, prima assumerai il comportamento giusto, più sofferenze ti risparmierai’ E sono così tante quelle che già ti aspettano, che anche togliere qualcosina sarebbe comunque un bel sollievo, te lo assicura il tuo Padrone!’.
&egrave proprio un Folle! Mi ucciderà! ‘???…
Sfilò di malavoglia il dito medio da dentro la passera di Sonia ‘Forza adesso, continua a camminare! Più avanti c’&egrave il bagno, muoviti !’.
Si sentì immediatamente sollevata. Camminò volentieri pur di uscire dalla stanza degli orrori, ma dovette attraversarla tutta, prima di arrivare in un altro ambiente, un corridoietto sul quale si affacciavano delle stanze con le porte e la parete frontale fatte di sole sbarre metalliche.
Un paio erano evidentemente celle di detenzione, molto inquietanti, con la brandina e le pareti piene di anelli e cinghie e catene in ogni dove.
La terza, molto più grande, era una stanza da bagno, anche questa piena di anelli ed altri mezzi di costrizione un po’ ovunque, ma era una stanza da bagno tutto sommato molto bella, molto molto spaziosa, e luminosa, arredata con gusto, con bei marmi ovunque, e profumava di olii pregiati.
Solo in quel momento Sonia realizzò di non aver visto nessuna finestra da quando si era risvegliata, il ché le fece pensare che probabilmente si trovava in un piano interrato.
Il bagno era fornito con un ampio angolo doccia, e nel mezzo alla sala c’era anche una grossa vasca a idromassaggio, ed entrambe, sia la doccia che la vasca, al solito, erano piene di punti di aggancio di ogni tipo.
Perfino il water era munito di anelli e di cinghie’
Sonia era stordita. Era una realtà orribile da accettare, ma se era un incubo, Sonia non riusciva a svegliarsene’ E cominciava suo malgrado ad accettare che fosse tutto vero.
Una nuova potente pacca sul culo la fece riprendere !
‘Ok Sonia! Adesso ti do scorta alla catena a soffitto, abbastanza per permetterti di sederti e me ne vado per un po’. Sei autorizzata a sederti solo sul water però, e solo per fare i tuoi bisogni, non osare sederti da nessun’altra parte e per nessun altro motivo. Quando hai finito col water, da seduta, premi col piede quel bottone di lato ed uno spruzzo d’acqua ti darà una prima pulita, poi aspettami in piedi esattamente dove sei adesso’.
Sonia ne aveva proprio bisogno, ma che angoscia fare i propri bisogni in quelle condizioni, legata, incatenata, picchiata, con le braccia incrociate dietro la schiena, esposta come un animale. E con la continua angoscia di un improvviso ingresso del suo Padrone nella stanza ad usurpare la sua intimità.
Padrone! Aveva già cominciato a pensare a quel Farabutto come al suo Padrone!
Ma Lui si fece attendere in effetti, e Sonia, finiti i propri bisogni, pensò bene di non contrariare il Folle e si fece trovare in piedi, dove voleva Lui, ripercorrendo le stesse rotaie al soffitto lungo le quali il Padrone la aveva condotta al water.
Che maaale le facevano le piante dei piedi! quella Carogna la faceva stare in piedi di proposito! Sonia stava ondeggiando il peso da un piede all’altro da almeno mezz’ora quando il Padrone apparve sulla porta del bagno.
‘Bene schiava! Ti sei guadagnata una doccia. E se sarò soddisfatto di come ti comporterai sotto la doccia ti permetterò di bere’.
CHE SEEEETEEEE. Sonia moriva di sete ed impazziva per la scomodità molesta di quel bavaglio’ Qualunque cosa per togliersi quel coso di bocca e bere un po’.
La guidò lungo le rotaie a soffitto della stanza da bagno fino a raggiungere la cabina della doccia. Poi il Padrone entrò con lei nella cabina doccia. Si era spogliato nudo anche lui. Il membro gli era saltato fuori eretto dai boxer e non si era mai abbassato per tutta la durata della doccia. Sonia lo poteva sentire urtarla sulle anche mentre lui le girava intorno.
Le aveva ri-scorciato la catena a soffitto e Sonia non poteva più chinarsi: già piegare troppo le ginocchia poteva mettere in tensione i polsi e poi il collare. Poteva però allargare le gambe, abbastanza per poter permettere al suo Padrone di fare qualunque cosa gli andasse di fare!
Ma lui non aveva fretta, Sonia sentiva la Sua calma nonostante il membro turgido di voglia, e questo contrasto le incuteva ulteriore terrore: se non ha fretta di fare i suoi comodi con lei lì nuda e legata, cos’altro avrà in mente di farle ?
Sonia tremava, nonostante l’acqua calda la abbracciasse gradevolmente.
Se non fosse stato per quel bavaglio assassino e quel dolore alle spalle, costrette in quella mortificante posizione già da un po’, quella doccia le sarebbe anche piaciuta, nonostante quelle mani non autorizzate che la esploravano avide.
Poi il tocco del suo Padrone cominciò a non essere più solo impudente e curioso, divenne pian piano più ingordo, rude. Cattivo.
Lui la stava esplorando dappertutto. All’inizio con la scusa di insaponarla, poi senza più alcuna scusa, le sue mani la percorrevano da cima a fondo.
Le sue dita si infilavano, afferravano. Dopo poco cominciarono a stringere a pizzicare ovunque, ed a tirare. Più volte per raggiungere le zone che desiderava si inginocchiava nella cabina e le Sue mani e la Sua bocca esercitavano pieno diritto sull’intero corpo di Sonia, qualunque cosa gli venisse in mente gli era permessa! Talvolta le prendeva in mano un piede e glielo mordeva. Il dolore era insopportabile, ma Sonia non poteva fare nulla. Anche scalciare, oltre che essere controproducente, era molto difficile, grazie a quella maledetta catena tra le caviglie. Il suo Padrone scendeva lungo il suo corpo, lentamente, pizzicando, mordendo, non a sangue il più delle volte, ma comunque con molta forza. Giù giù, e Sonia si sentiva morire perché sapeva che Lui stava cercando qualche parte di lei più sensibile da tormentare. Sonia poteva solo squillare sotto il bavaglio e divincolarsi un po’, per quel poco che la catena dal soffitto le permetteva, ma non c’era fuga, ne sollievo possibile.
Poi arrivò il momento delle tette! Sonia aveva temuto per tutto quel tempo che lui stesse solo preservandosi quel piacere sublime per dopo’ E quel dopo era infine arrivato!
Cominciò ad afferrargliele da tutte le posizioni. La faceva piroettare su se stessa
per poter trovare una presa migliore, e più frustrante. E poi la forza della presa aumentava d’improvviso, tanto da farla urlare di dolore, paura e disperazione. Ma era proprio quello il momento in cui Sonia sentiva il suo Padrone eccitarsi e divertirsi di più’ Era completamente PAZZO!
La carne calda e morbida delle tette di Sonia, bagnata dall’acqua della doccia, scorreva lentamente e dolorosamente tra mani del Folle, che esercitava ingordo tutti i diritti sulla sue prede sconfitte.
E poi i capezzoli tra i suoi denti! Più di una volta Sonia pensò che gliene avrebbe strappato via uno’ Ma il suo Padrone aveva altri progetti per lei, e mai Lui avrebbe sciupato il suo delizioso giocattolo senza un valido motivo.
Il problema era proprio questo: il Padrone non era scriteriato, anzi al contrario era controllatissimo e tutto quello che faceva, lo faceva con pianificazione, calcolo e determinazione assoluti.
Da impazzire di paura!
E dopo un tempo che per Sonia fu infinito, finalmente il Padrone uscì dalla cabina doccia, ma fu solo per prendere le chiavi. Liberò la cavigliera sinistra dalla catena e usò la stessa catena per sollevarle la caviglia destra fino a poterla agganciare ad uno dei tanti anelli di costrizione sulle pareti della cabina doccia.
Sonia era esposta oscenamente, ma ne fu sollevata: Prendimi! Prendimi come e quanto ti pare, ma almeno finiamola, presto, che non ne posso più!
Sì, stava per prendersela, era un Suo pieno diritto, ma non sarebbe stato così facile per la povera Sonia!
La gamba destra di Sonia era appesa alta e la sua fica semiaperta era indifesa e a disposizione, invitante, fresca. L’acqua calda della doccia vi scorreva sopra, pettinandole i peli pubici, facendo venire voglia di berla e di morderla’ E quindi il Padrone si riempì la bocca della carne tanto morbida quanto sensibile del monte di Venere di Sonia, e mentre la sua lingua giocherellava con quel mazzetto di peli riottosi, i suoi denti, lentamente, molto lentamente stringevano sempre di più Sonia in un’agonia dove il dolore e la paura si contendevano la priorità. E durò tanto! Il Padrone era inebriato di sensazioni, di sesso, di odori, di potere, di controllo ed asservimento’ senza contare quel sapore irresistibile, e voleva far durare quel momento il più a lungo possibile. Sonia dal canto suo non poteva che subire, urlando attorno al caucciù, terrorizzata in preda ad un dolore atroce, sostenendosi strenuamente con una sola gamba per evitare almeno il dolore alle spalle.
Ma il calcolatore non la mutilò. Anzi, nemmeno arrivò a morderle la passera a sangue. Quel delizioso monticello di carne era cosi sensibile da produrre il massimo della disperazione per Sonia prima che fosse causato alcun vero danno, perch&egrave l’unico altro pensiero nella mente del suo Padrone era di fare in modo di poter gustare quella delizia di sapori e sensazioni almeno mille altre volte!
Solo dopo quel lungo morso, il Padrone si tirò su, e si dispose in mezzo alle gambe di Sonia. La afferrò, ed il suo membro finalmente, pensò Sonia, la penetrò!
Che sensazioni ! Avere finalmente una schiava era il coronamento di una vita di sogni insoddisfatti e metodica pianificazione. Il risultato stava superando tutte le più audaci aspettative’ ed eravamo solo alle prime ore di anni di esercizio !
Sonia invece non sapeva più cosa stesse provando’ Sul momento si sentiva sollevata grazie all’illusione che con il coito del Pazzo, finalmente quell’agonia sarebbe finita. D’altro canto lo stato dei fatti era che qualcuno la stava violentando!
Tutte le emozioni le rullavano nella testa. Ma avrebbe fatto di tutto pur di alleviare quella sofferenza. Presto quel Pazzo tra le sue gambe sarebbe venuto ed allora si sarebbe finalmente calmato e la avrebbe lasciata stare, ma per quanto? Non importava, le bastava che finisse per quella sera’ o mattina, chi lo sapeva che ore fossero? Ed inoltre, almeno adesso Sonia sapeva che, per quanto pazzo, almeno al Padrone gli piaceva scopare’ Questa era almeno una rassicurazione’ Forse avrebbe potuto anche tenerlo un poco a bada’ Bh&egrave non esagerare Sonia, tenere a bada un malato come Questo non &egrave mica roba da poco!
Ma ce l’aveva il preservativo? Oh No! Sonia sentiva che non lo stava indossando’ Sarebbe venuto dentro di lei? E poi ? La voleva mettere incinta? Allora forse aveva già in mente di ucciderla’ Morire! Sonia ci aveva provato già tre volte’ Perché ? in quel momento non poteva ricordarsene, ma allora Lui le avrebbe dato quello che lei voleva? La liberazione della morte? Ma non certo così! Se uno come Questo qui aveva deciso di ucciderla, chissà cosa aveva in mente per lei ! Meglio pensare ad altro Sonia’ Vedremo. Intanto vediamo se mi viene dentro o no’ Non &egrave mica detto!
Il Padrone intanto stava scaricando tutta la sua foga dentro la sua schiava.
La possedeva! La possedeva in tutti i sensi! Una bella schiava bisognosa solo di qualcuno che la controllasse completamente, senza alcuna opzione.
Con questo pensiero in mente sentiva un meraviglioso orgasmo avvicinarsi e continuava a ondeggiare ritmicamente quella meravigliosa creatura impotente e sottomessa, costretta tra Se e la parete della doccia, e senza riguardo stringeva le dita sulle sue carni doloranti per tirarla meglio a se.
E mentre gioiva a sentire quelle grosse tette premute sul suo petto, con una serie di suoni gutturali venne! Venne proprio nel momento in cui si accorse che la lubrificazione non era più dovuta solo all’acqua della doccia, era Sonia che stava lubrificando il loro primo rapporto!
Venne dentro la sua schiava, con enorme piacere ed a lungo. Aveva fantasticato quel momento per molto tempo, e finalmente era divenuto reale, e la realtà stava superando il sogno!
‘Mhmmm Sonia, vedo che non ti dispiace molto quando il tuo Padrone ti prende !!!!’.
Adesso quella risata le arrivò come una pugnalata: si vergognava di aver accondisceso a quell’infamia, anche se involontariamente’ E quel Maniaco se ne era accorto subito!
‘Non sei ancora venuta però, vero ? Bene, allora facciamo così: vuoi che ti porti fino a venire, oppure preferisci terminare la serata in altro modo?’.
Cretina! Quella stupida spinta d’orgoglio le sarebbe costata cara, e non ci voleva un genio per capirlo, ma lei comunque scosse la testa, e Lo guardò con aria di sfida!
Il Suo sorriso, freddo e soddisfatto, le fece definitivamente capire quanto grande fosse lo sbaglio appena fatto!
I suoi richiami non servirono a nulla. Forse Lui non li comprese, ma più probabilmente li ignorò, pregustando non la vendetta e neppure il divertimento, ma più che altro la soddisfazione totale ed assoluta per ciò che avrebbe letto di lì a poche ore nell’espressione della sua schiava: Ma che cretina che sono stata a contrastarlo ancora!
Dopo averle dato un’ultima insaponata veloce, indugiando con la passera appena stuprata, chiuse l’acqua che ancora li avvolgeva nel suo caldo abbraccio ed asciugò entrambi con dei morbidi asciugamani.
Sembrava andare di fretta, pregustava il prossimo divertimento, e nel frattempo sembrò leggerle nella mente, ‘Non ti preoccupare schiava, ti ho messa sotto anticoncezionali da quando sei arrivata. Qui, tu, non devi e non hai il diritto di avere altra preoccupazione se non l’intrattenimento del tuo Padrone’ Se ci tieni a sopravvivere’ Oh, già dimenticavo: tu sei una suicida, la morte non ti spaventa ! Allora non hai proprio nulla di cui preoccuparti, non credi ?’.
La lavò di nuovo, anche intimamente, le sganciò la gamba dal muro e le ri collegò le caviglie tra loro con i 30 cm di catena. Poi la fece uscire dal bagno. E la fece rientrare nella stanza con tutti i macchinari. Dopo qualche passo le armeggiò di nuovo alla catena dietro al collo e ‘Inginocchiati ! ‘ le intimò. Terrorizzata lei ubbidì immediatamente, fu una caduta liberatoria in realtà, perché le ginocchia avevano ripreso a tremarle come foglie appena era rientrata in quell’incubo di stanza.
Lo attese inginocchiata lì da sola, tremante di paura, per almeno un quarto d’ora.
Quando riapparve aveva con se una specie di borraccia trasparente con del liquido torbido all’interno, sarà stato circa un mezzo litro.
Collegò un tubo dalla borraccia al suo bavaglio e Sonia sentì che il liquido le si travasava in gola attraverso l’inserto di caucciù, senza poterlo impedire, perché l’inserto era troppo profondo, le arrivava all’inizio della gola e lei non riusciva ad avere alcun controllo su quel liquido, né per succhiarlo né per fermarlo’ Avrebbe potuto solo ingoiarlo o affogare.
‘Adesso attacco la borraccia alla tua catena, poco più in alto della tua bocca. Il liquido nella borraccia &egrave una mistura di acqua, proteine, vitamine ed altre cose’ Che ti sosterranno e ti leveranno la sete, ma non la fame. Ti voglio affamata, Sonia, ti voglio affamata di tutto! Il liquido fluirà lentamente nella tua gola: concentrati ed ingoialo man mano che arriva. Io starò qui e se interromperai il processo staccherò il tubo e tu non ne avrai altro fino a domani!’.
CHE SEEEETEEE ! Sonia cercava di concentrarsi al massimo ad ingoiare quel prezioso liquido man mano che le arrivava all’ingresso della gola. Non era facile, era difficile come bere a garganella, ma fortunatamente il flusso era molto lento, e lei era assetata ed affamata!
Il Padrone’ che strano tipo’ la tortura quando gli va, e poi la lascia in pace, accontentandosi di guardarla mentre in ginocchio beve lentamente una mistura nutriente’ Ma che ci sarà veramente dentro? Non che fosse cattiva, per quel poco che Sonia poteva sentire del sapore di quella roba, non sembrava né buona né cattiva’ E del resto non &egrave che avesse scelta’ quella era e quella doveva bere!
Dopo qualche minuto la mistura era finita, ed il Padrone staccò il tubo dal bavaglio e ri-tappò il foro sulla parte esterna dell’inserto di caucciù. Sembrava mostrare una certa soddisfazione’ Perché ?
‘Bene Sonia! Hai un buon controllo della gola e del respiro’ Ne sono contento, per entrambi !…’ ??? ‘Sì, lo so, te ne andrebbe ancora un po`, perché non ti senti sazia’ Beh Sonia, non ti sentiresti sazia neppure se ne bevessi altrettanta, anzi, più ne dovessi bere e più affamata ti sentiresti’ Credimi ! Ma voglio che tu sappia che &egrave solo una sensazione, in realtà ti ho dato di che sostentare il tuo fisico, ma nella tua nuova vita qui al Mio servizio devi sentire la tua totale dipendenza da Me’ Continuamente ed in tutto!’.
‘Alzati adesso! Guarda davanti a te ed ascolta attentamente ciò che ti dico:’
Il Padrone cominciò a girarle intorno. Come prima cosa Sonia sentì la catena dal soffitto venire scorciata. Tanto corta che non avrebbe potuto più neppure allargare le gambe senza che i suoi polsi fossero costretti a scorrerle verso la sua nuca. Poi Lo vide agganciare un guinzaglio all’anello frontale del suo collare.
Con il guinzaglio stretto in una mano ed un frustino nell’altra, senza ulteriore preavviso il Padrone cominciò a frustarla, con forza, con ritmo incessante ma misurato: Una sferzata lungo una coscia, un ululato dietro il bavaglio, un patetico tentativo di proteggersi piegando le ginocchia o tentando di allontanarsi di un passo, il cui unico risultato era sentire i propri polsi scorrerle più in alto, verso l’anello posteriore del suo collare, di quel tanto che serve a sentire un nuovo dolore penetrante e terribile alle spalle che la costringeva a ri-disporsi eretta e distesa di fronte al suo Padrone ed alla mercé del crudele frustino.
Pochi secondi in cui Sonia perdeva la cognizione di ciò che le stava accadendo attorno’ Attorno a lei, tutto intorno c’era il suo Padrone, che le dava il tempo di assaporare la sua disperata agonia prima di infliggergliene una nuova, con un’altra crudele frustata dall’alto verso il basso su entrambi quei grossi seni dondolanti’ Ma come non punirli, così belli, così indifesi e così insolenti, l’avrebbe fatto chiunque’ figuriamoci quel Sadico Bastardo !
Quasi allo svenimento Sonia di nuovo si auto torturava le spalle, e solo dopo che si era goduta anche quel dolore, ecco che Lui le colpiva il culo’ Come gli piaceva tormentare quel culo invitante e colpevole! Una frustata non gli bastava più, quando decideva di farla ballare in quel modo la colpiva tre volte in rapidissima sequenza, senza togliere nulla alla forza di ciascun colpo.
La sequenza di tre colpi sul sedere era come un invito a correre per Sonia, ma non poteva arrivare lontano’ poteva solo saltellare un po`sui piedini deliziosi mentre i ceppi imbottiti chiusi intorno alle caviglie e la catena che li manteneva vicini ne celebravano l’impotenza. Per sottrarsi a quel tormento avrebbe solo potuto scorrere via lungo la rotaia del soffitto, ma il Padrone teneva ben stretto in mano il guinzaglio, che utilizzava per conferire ai suoi colpi forza e precisione disarmanti. Sonia non poteva allontanarsi dal suo Padrone!
I lamenti di Sonia erano diventati continui singulti rotti dal pianto e da urla soffocate. Impietosamente imbavagliata com’era, muco trasparente e saliva le uscivano dal naso ad ogni urlo e poi le ostacolavano rumorosamente il respiro. Rossa in viso dalla disperazione, dallo sforzo e dal debito d’ossigeno, Sonia chiedeva pietà al suo Padrone, si capiva bene, nonostante il bavaglio, ma non era al cospetto del suo Padrone per ricevere della pietà’ Era lì per essere punita: ‘Balla Sonia! Balla per me! Non hai voluto cantare prima sotto la doccia’ La signorina! Adesso ballerai! Scoprirai, tra le tante altre cose che ti insegnerò, che permettere alla propria schiava di godere &egrave un riguardo tanto raro e prezioso che rifiutare &egrave una follia, oltre che un grave insulto! Balla adesso! Balla! BALLLAAAA! STUPIDA !’
Le gambe, la schiena, le braccia, l’addome’ i polpacci ! Sempre concedendole il tempo di godersi ogni colpo, o serie di colpi, prima dei successivi. Durò un’eternità !
Quando finalmente quel tormento si fermò, Sonia era semi svenuta, ricoperta di strisciate rosse, molte olivastre e gonfie, e non riuscendo a stare in piedi aveva molto del proprio peso appeso ai polsi ed al collare ed alle giunture dei gomiti e delle spalle.
La afferrò per i capelli con una mano e con l’altra le passò i sali sotto il naso, costringendola a riprendersi per godersi la festa! ‘Te l’ho detto, non c’&egrave più fuga per te Sonia ! Prima lo accetterai meglio sarà per te!’. Un’altra passata di sali per avere la sua piena attenzione. ‘Tirati su adesso, sei al cospetto del tuo Padrone’ Non vorrai contrariarmi di nuovo vero ? Perché altrimenti potrei fartene pentire amaramente’ Lo guardò implorante ed i suoi occhi gonfi sembrarono parlare’: Più di così ? ” Sonia Sonia’ questo non &egrave nulla!’ sembrò averle letto la mente ‘Ho appena cominciato a divertirmi con te, e comunque mi sto limitando a delle cosette molto leggere’ non hai ancora idea di cosa posso arrivare a farti’ Ma del resto sei appena arrivata’ Abbiamo molto tempo per conoscerci, non essere impaziente !’.
Mi ucciderà ! Mi ucciderà piano piano!
La massaggiò velocemente con olio da neonati per aiutare la sua pelle a riprendersi dalle frustate’ Si soffermò, ovviamente quando arrivò a quelle grosse tette che si divertiva a farsi scorrere sotto le dita. Sonia non poteva che subire anche questo abuso tedioso, impotente e singhiozzante, e questa volta si guardò bene dal protestare.
‘Seguimi adesso, e ricorda di camminare in modo adeguato in presenza del tuo Padrone: devi essere elegante ed invitante ad ogni passo’ Mi devi chiamare, in ogni tuo atteggiamento’ Sai bene come si fa! Se non lo farai, sarò io a venire da te di mia iniziativa e allora sarà molto peggio’ Non hai alternative ! Avanti adesso, vai verso le celle !’. Sonia non riusciva più a pensare con lucidità: poteva solo singhiozzare ed ubbidire al meglio agli ordini del Padrone, mentre Lui con la frusta le carezzava uno dei tanti segni rossi che le aveva appena procurato, come per volerlo esaminare’ con orgoglio.
Seguendo i binari a soffitto erano arrivati fino all’ingresso di una delle celle. Il Padrone aprì la grata d’ingresso e Sonia poté entrare, mentre la catena a soffitto attraversava una stretta feritoia tra le sbarre sopra l’entrata della cella’ Questo &egrave un Maniaco !
Liberò il moschettone dietro la sua nuca, e la catena a soffitto diventò abbastanza lunga da permettere a Sonia di sdraiarsi sulla brandina.
La guidò a sdraiarsi prona, permettendole di farlo lentamente ed aiutandola garbatamente: con le mani così costrette in alto dietro la schiena, non era certo una cosa semplice’ ‘Non sei ancora abituata a stare con le braccia in questa posizione, &egrave meglio che tu stia a pancia sotto per queste prime notti’ No, certo che non ti sciolgo i polsi: devi pensare a me Sonia! Solo a me, nel bene e nel male, nel piacere e soprattutto’ nel dolore’ Continuamente !,’ Ti consolerai succhiando l’uccello di caucciù che hai in bocca !’.
Sonia avrebbe voluto spiegargli che con le braccia costrette in quel modo dietro la schiena non avrebbe potuto proteggere le sue grosse tette schiacciate contro il materasso, e che passare la notte così sarebbe stato più che scomodo, doloroso, e forse anche dannoso…
Con un certo sollievo Sonia sentì che il materasso si adattava molto bene al suo corpo, era in lattice, morbido e di ottima qualità, ma comunque le sue belle tette ne avrebbero sofferto.
Ma ‘ il Padrone aveva un pennarello con cui fece dei segni sul materasso sotto di Sonia e subito la aiutò a rialzarsi dalla branda. Sonia notò che i materassi sulla branda erano due sovrapposti, di metà spessore ciascuno, e dopo averla fatta rialzare in piedi, il Padrone prese quello superiore con se ed uscì dalla cella chiudendosi dietro la grata d’ingresso ‘Aspettami Sonia! Lì dove sei! Esattamente come ti ho lasciata!’
Sonia non osò muoversi per tutto il tempo che il Padrone su assente. Nonostante la spossatezza e la paura e la disperazione ed il dolore la stessero per sopraffare ad ogni istante e farla crollare in ginocchio sul pavimento, fece l’impossibile per dominarsi e rimanere in piedi dove quel Pazzo Spaventoso l’aveva lasciata.
Poteva solo guardarsi attorno, in quella piccola cella, dove non c’era posto per nessun tipo di intimità. Calde lacrime le ripresero a colare sulle guance, e poi lungo il bordo di cuoio nero del bavaglio e da lì sulle tette prominenti. La cella era pensata per rispettare l’igene, senz’altro: in un angolo c’erano un water metallico attaccato al muro ed un piccolo lavandino sempre metallico, con una piccola cannella per l’acqua, ma senza nessuna manopola di comando. Era senz’altro comandato con una fotocellula di prossimità, come sugli aerei. Il Water metallico era chiuso da un copri tavoletta metallico anch’esso, ma con la superficie superiore imbutita di tante piccole punte metalliche che dava più l’impressione di proteggerne l’accesso piuttosto che nasconderlo. Sonia comprese che le sarebbe stato impossibile usarlo come sedile e si chiese se anche la tavoletta sottostante fosse sagomata con dei punzoni allo stesso modo del coperchio.
In terra davanti al piccolo water Sonia notò lo stesso tipo di pulsanti che aveva utilizzato qualche ora prima nella grande sala da bagno, per attivare un getto d’acqua che da dentro la tazza aiuta a ripulirsi anche se si hanno le mani incatenate’ E di punti dove incatenarla ce n’erano a volontà: praticamente ovunque, ad ogni altezza si vedevano occhielli metallici spuntare dalla parete. Ad alcuni era collegato già uno spezzone di catena pronta con un anello lucido più grande saldato all’estremità libera per facilitarne l’uso con qualsiasi cinghia o moschettone o lucchetto. Anche sul pavimento c’era un certo numero di quadratini metallici sparsi qua e là, e Sonia poté osservare da un paio di questi rimasti casualmente aperti, che si trattava di sportellini scorrevoli che nascondevano ancora dei luccicanti anelli di aggancio’
E la branda poi’ aveva una specie di ringhiera giro giro, ma più bassa del materasso, a cui già erano avvolte in vari posizioni cinghie o catene’
E tutta quella terrificante follia era solo per lei’ Sonia sentì che voleva morire ! Ma questa volta provò una sensazione molto diversa da quelle che l’avevano spinta a tentare il suicidio in passato’ Completamente diversa!
Il Folle tornò circa 15 minuti dopo, portando con sé il materasso e lo ri-dispose dove l’aveva preso: Aveva praticato due fori all’altezza delle mammelle di Sonia, che quasi sorrise dallo stupore per ciò che stava vedendo. ‘Ok, giù adesso !’. Tra l’ottima qualità del materiale ed i fori sul materassino superiore, Sonia era decisamente comoda, per quanto riguardava la branda, ma la comodità del materasso era poca consolazione, sebbene l’unica: passare la notte legata con le braccia in quella posizione e imbavagliata in quel modo sarebbe stato comunque un tormento!
Intanto Lui continuava a preparare la sua schiava per la notte. Il suo godimento nel preparare la propria vittima, nell’inventare costrizioni, nell’asserire il proprio dominio assoluto era non solo evidente ma tangibile, e Sonia ne era atterrita. Ogni nuovo moschettone, ogni centimetro di catena, il tintinnio di quel metallo impietoso’ Il solo preparare tutto l’ambiente per l’arrivo di una schiava lo aveva tenuto in un costante stato di esaltazione, ma adesso che il suo sogno era diventato realtà, e che la vittima che aveva tanto a lungo sognato era finalmente in Suo potere, la sua eccitazione stava toccando apici altissimi. Da quando Sonia era arrivata Lui era costantemente in erezione, e solo un autocontrollo assoluto gli permetteva di rimanere misurato.
Aveva lavorato troppo a lungo e troppo intensamente e meticolosamente a tutti i preparativi per non ricavarne adesso il massimo del piacere e della soddisfazione. Per questo si era imposto un comportamento misurato e calcolato. Non voleva sfogare il suo appetito sessuale tutto insieme, anche se non c’era nulla che glielo impedisse a quel punto. Ma voleva il massimo! e poteva ottenerlo solo autodisciplinandosi e mantenendosi sempre eccitato, in modo che la costante spinta sessuale lo inducesse a sfruttare la Sua schiava al meglio.
E così aveva deciso di passare la notte senza ulteriori rapporti sessuali con Sonia, e di rimando la frustrazione che gli si agitava dentro lo guidava ad imporre alla sua schiava un surrogato di rapporto sessuale. La stava legando in modo tale che Lui e lei sarebbero stati sessualmente uniti tutta la notte, sebbene in letti diversi. Lui avrebbe dormito sazio delle immagini di Sonia costretta ad anelare il Suo ritorno, Lei avrebbe pagato ogni istante della lontananza dal proprio Padrone con la sofferenza ed il miraggio che l’unica Persona in grado di alleviare il suo tormento tornasse da lei quanto prima.
Con un moschettone le incatenò il collo vicino alla testiera della branda, di fatto Sonia non poteva già più muoversi, poi le passò una cinghia di pelle morbida attorno ad entrambe le braccia, circa a metà tra spalla e gomito. Quando la mise in leggera tensione, i gomiti di Sonia si avvicinarono un poco, ed i suoi avambracci, contorti dietro la sua schiena furono sospinti più in alto, scaricandone il peso dal collare ‘Cosi non ti auto-strozzerai, e domani sarai pronta per una giornata piena di divertimenti !’.
Sebbene si fosse imposto di non prenderla più per quel giorno, così indifesa, Sonia era irresistibile. E le Sue mani cominciarono così a frugarla avidamente dappertutto: si insinuavano tra lei ed il materasso per prenderle i grossi seni dentro le coppe formate dai due materassini; glieli spremeva un po` fino a farla sobbalzare ed urlare dietro il bavaglio; ‘ mi piacciono troppo le tue tette Sonia’ non voglio che si sciupino’ Più in là ti procurerò anche dei reggiseno, perché si mantengano come sono adesso’ Per Me !’. ‘Anche questi fori nel materassino servono a preservartele, ed inoltre sentirtele contenute in queste buche sarà come un perenne abbraccio, Sonia’ Senti, senti i tuoi seni riempire le buche e le buche contenerli, pensa, comprendi che stanno lì dentro perche Io ce li ho messi, Io ce li tengo, e che stanno lì solo per Me !’. ‘Ed anche per i reggiseno che ti darò e che ti obbligherò a portare sarà la stessa cosa: non abbracceranno le tue tette per sostenerle, ma per preservarle e contenerle, imprigionarle’ Per Me, e per mio volere !’
Poi una mano scendeva giù, tra il materasso ed il ventre di Sonia striato dalla frusta, fino a sfiorarle quel bel ciuffetto di peli pubici; poi mentre con una mano le afferrava il fianco, l’altra mano scappava via da sotto il materasso per passarle da sopra tra le natiche ed un dito le entrava senza tante cerimonie nel suo privatissimo e mai ceduto a nessuno prima, anellino anale’ Ma Sonia, sconfitta, non cercava neppure più di sottrarsi, lasciava semplicemente che quel Prepotente facesse tutto quello che voleva; non tentava neppure di chiudere le gambe, gli lasciava la via spalancata per ogni accesso’ Lamentandosi, certo, ma rassegnatamente’ Unica opzione rimastale.
‘Vedo che la mia schiava comincia a capire come ci si deve comportare ! Vediamo se per caso la sua nuova vita comincia anche a piacerle”: una mano sgusciò tra le sue cosce ed un dito le penetrò il sesso.
”SSSSìììì, beeeene!’: Il dito era bagnato, bagnato di Sonia, e lei si sentì morire di vergogna ed umiliazione!… E pianse, perché il dolore per quella umiliazione era più forte della sofferenza fisica.
Toccarla ovunque, nelle parti più intime, nelle parti più sensibili, laddove solo pochi erano stati autorizzati a frugare e comunque sempre con molta circospezione, sempre con le mani di lei sopra quelle di lui a controllarle, a limitarne la libertà di azione, sempre sotto l’incombente minaccia di essere fermate al primo eccesso o anche solo al primo ripensamento o momento di noia’ Ma adesso non più, non al Padrone! Lui poteva fare, entrare, restare, uscire, esagerare a Suo piacimento’ ed in qualunque modo, quanto a lungo voleva’ senza dover chiedere e senza bisogno di alcun consenso, senza alcun timore di essere respinto o anche solo limitato’ un vero delirio euforico, un orgasmo psichico, esaltato ancora di più dalla grande sensibilità di Sonia dappertutto !
Bastava che Lui le afferrasse un capezzolo che prima ancora di stringerlo, Sonia impossibilitata dalle catene ad intervenire, si irrigidiva e trasaliva dal forte fastidio; quando poi le dita ingorde del Padrone glielo attorcigliavano con cattiveria, il fastidio diventava un tormento da incubo.
‘&egrave inebriante abusare di te così liberamente, Sonia’ Sussulti disperata al minimo tocco’ Domani che ti torturerò tutto il giorno, sarà un vero inferno per te’ E per me un vero godimento’ Dovresti avere una schiava anche tu e provare ! Sono certo che piacerebbe anche a te’ Chissà che in futuro io non decida di organizzare questa cosa”.
Mentre le parlava, con una mano si divertiva a scorrere e tormentare il corpo incatenato di Sonia, mentre con l’altra si era soffermato a stimolarle gentilmente la passera, suo malgrado condiscendente. Sonia era vicina ad avere un orgasmo involontario, non si capacitava di come fosse possibile e la sua rabbia era adesso equamente ripartita tra il suo Seviziatore e se stessa.
‘Sono proprio soddisfatto di te Sonia. Eravamo partiti male, ma abbiamo fatto subito progressi inaspettati!’.
Dopo che si fu divertito a far sobbalzare Sonia per interminabili minuti, il tono di voce del Padrone divenne più serio: ‘ Ma vedi Sonia, sebbene’ ci siano momenti in cui godere &egrave permesso o richiesto, il Padrone può anche decidere che ci siano momenti in cui una schiava non abbia affatto il permesso di godere, anzi che gli sia vietato. Talvolta il Padrone semplicemente lo ordina e si aspetta che la schiava ubbidisca pedissequamente, pena punizioni severissime. Altre volte il Padrone vuole compiacersi della certezza che la sua schiava non possa godere neppure se per qualche folle motivo decidesse di disobbedirgli’ E questa &egrave esattamente l’attuale situazione, Sonia’ Quindi”.
Il Padrone smise di titillarle la fica oramai completamente bagnata e passò due delle cinghie attaccate alle fiancate della branda attorno alle cosce di Sonia e le tese quanto bastava a tenerle le cosce ben allargate ‘Bene, così non cediamo alla tentazione di auto-stimolarsi’ E per stanotte ci siamo guadagnati di evitare altri piacevoli giocattolini, ma non ti ci abituare, passerai notti molto più scomode di così: molte, molto !’.
‘Adesso ti lascio Sonia, perché voglio che tu rifletta con calma alla tua condizione: Nessuno ti troverà, anzi di certo adesso in ospedale staranno pensando che tu sia scappata per evitare i colloqui con gli assistenti sociali, ed ai distretti oramai ti conoscono e aspetteranno rassegnati l’ennesima chiamata per il tuo prossimo tentativo di suicidio… Non sanno che non ci riproverai mai più !
Sono certo che nessuno si stia minimamente sognando di cercarti’ E dove poi ? Sei lontanissima da dove ti ho presa e non ho lasciato tracce, credimi !
E di scappare non se ne parla Sonia ! Anche solo ti fosse possibile trovare un modo per uscire, questa catena non &egrave rimovibile senza qualcuno che la sfili dalle rotaie al soffitto operando all’esterno della prigione’
Sei qui e ci resterai !
Adesso tu dipendi totalmente da Me. Io adesso sono il tuo unico motivo di esistenza. Ne ho il pieno diritto, te lo ho già spiegato. E comunque tu non hai alcuna scelta, ti voglio completamente sottomessa alla mia volontà. Domani ti torturerò, sia per farti capire ed assimilare quello che ti ho già accennato oggi, sia perché mi diverte. E voglio che tu ti renda conto che nonostante la consapevolezza che domani sarai torturata, Io sono in grado di farti desiderare di arrivare in fretta a domani. Di farti desiderare che Io, il tuo Carnefice, torni da te al più presto, perché sebbene tu sappia che sono Colui che ti torturerà tutto il giorno, sai anche che sono l’Unico che può alleviare il tuo tormento di stanotte’ E sarà una lunga notte, già lo sai! So che stai già provando questa contraddizione’
Aspettami Sonia’ Desidera che io torni qui nella tua cella! Desidera che io ti liberi dalla branda!
Desidera che ti sottoponga alle mie torture, purché la notte passi!
Domani sarà un gran giorno per te: il primo giorno di addestramento per la tua nuova vita ritrovata! Sarà una giornata lunga, vedrai’ e solo quando sarò sazio della tua sofferenza ti toglierò il bavaglio e sentirò se hai qualcosa di interessante da dire. Poi cominceremo le modifiche”.
Le modifiche? Di che sta parlando? Di che sta parlando???
Prima di uscire dalla cella il Padrone tolse il tappo dall’inserto del bavaglio, cosi che Sonia potesse respirare dal foro attraverso il caucciù, se ne avesse avuto bisogno.
Dire che Sonia fosse terrorizzata era dire poco. Il suo corpo era attraversato da brividi che la scuotevano dal collo fino alle piante dei piedi.
Le parole del Padrone la avevano così spaventata che non sentiva più neppure la fame, solo dolore, disperazione e freddo, nonostante la cella fosse molto ben riscaldata, in condizioni normali sarebbe stata perfettamente a suo agio.
In testa le risuonavano tutte le parole di quel Maniaco delle Catene, come in una valle di echi’ Non riusciva a pensare ad altro, e quando la sua mente stava per distrarsi con qualche altro pensiero, il dolore crescente ed assillante alle giunture delle spalle e dei gomiti e delle anche, la faceva tornare indietro, e si ritrovava concentrata a sperare di vedere la figura del suo Padrone avvicinarsi alle sbarre e liberarla da quell’agonia’ Ma non accadeva mai! E mentre il tempo si dilatava infinito nella penombra, Sona si rese conto che di nuovo stava facendo esattamente ciò che Lui voleva: pensava esclusivamente al suo Padrone, desiderava che Lui tornasse da lei’ non ne poteva fare a meno’ E poi’ Che cosa intendeva per ‘modifiche’?.

3 Un nuovo giorno
(M/f, NC, Slavery, ChastityBelt, Chains, Abuse, Tort)
By Kray Kray0020@gmail.com

Forse verso la fine di una notte insonne e terribile Sonia aveva ceduto ad un paio d’ore di sonno, forse tre’ Ma si risvegliò di colpo per una nuova fitta al sedere:
il Padrone era nella cella ed aveva usato tutta la sua forza per calare il Suo adorato frustino su di lei.
In un attimo la liberò dalla branda, ma Sonia era comunque tutt’altro che libera, mani ancora costrette dietro la schiena, in alto, da un’eternità. Cavigliere connesse con 30 cm di catena e collare vincolato alla catena a soffitto, ed un dolore alle giunture, tutte, ed alla lingua, ed alla mandibola… Ma che follia &egrave mai questa?
Le servì qualche minuto per poter ricominciare a muoversi, ma Lui’ Lui lo sapeva’ e le lasciò il tempo necessario’ Necessario a non danneggiare la sua schiava ! Maledetto ! Prevedeva tutto ! Non c’&egrave scampo ?
‘Vieni Sonia, seguimi ! Ho un bel giocattolo che oggi devi assolutamente provare! Non fare storie, o ti ci tengo sopra anche tutta la notte! ‘ Ti insegnerà come comportarti!’.
Scelta? Quale scelta poteva mai avere se non quella di seguire docilmente il suo Carnefice mentre la conduceva certamente verso una nuova terribile agonia?
Mugolando lo seguì, nuda, impotente, tremante e singhiozzante, ma cercando di claudicare il meno che le fosse possibile, per non farlo arrabbiare.
I pantaloni del Padrone, tuta sportiva nera, leggera, erano come a solito tesi dal membro eretto che ogni tanto mentre camminava, spuntava fuori arrogante dall’apertura anteriore, come quella di un pigiama, e Lui ogni volta lo rimetteva a posto con la mano.
Sonia assisteva a questo continuo diverbio e si chiedeva perché mai quel Maniaco non lasciasse che il proprio membro si sfogasse con lei, se non altro si sarebbe calmato un po’, invece così il Suo conflitto era evidente, di mattina poi’
Povera Sonia’ Ancora non aveva capito che per questo Pazzo la soddisfazione sessuale non era sufficiente, egli voleva una soddisfazione molto più profonda, completa e continua’ e l’avrebbe spremuta dalla sua schiava… lentamente.
Non era lontano, giusto un paio di scambi della rotaia a soffitto ed erano arrivati, lì davanti. Sonia più o meno sapeva come funzionava il cavalletto, dai film, dai libri, dalla TV’ Ma ovviamente non lo aveva mai provato. Sapeva che era uno strumento di tortura medioevale, e sospettava che fosse orribile per la vittima’ e sapeva che questa volta la vittima era lei! Le sue lacrime impotenti e silenziose non Lo commossero affatto, anzi, Lo eccitavano ancora di più.
‘Questo giocattolo ti aiuterà ad imparare le regole base della tua permanenza qui sotto il Mio dominio’. ‘Stai tranquilla Sonia, non ti attaccherò pesi alle caviglie per questa volta’ Anche perché con questa meraviglia tecnologica i pesi sono accessori superati’ Avanti posizionatici sopra, non fare storie! Con le spalle al pilone portante !’.
Il cavalletto era in legno striato, caldo, come da tradizione, ma per il resto era molto più ‘tecnologico’ come diceva Lui. Sonia vedeva che era un macchinario sofisticato e moderno, rilucente di acciaio e legno lucido. Tutto il sistema era collegato ad un unico solido pilone metallico che saliva dal pavimento dal quale le componenti uscivano poi a sbalzo, in orizzontale. Il bordo superiore della grossa lama di legno non appariva molto affilato, era invece arrotondato, smussato, ma sottile, come il fianco di una matita, Sonia avrebbe pima o poi scoperto che in realtà si trattava di un inserto, e che l’inserto smussato poteva essere sostituito con altri inserti molto più crudeli, affilati, seghettati’ anche in metallo. Poi verso il basso, all’altezza delle ginocchia, la lama di legno massello si allargava fino ad uno spessore di più o meno 20 cm di legno pieno. Una decina di cm sotto il ginocchio la lama di legno terminava, lasciando il tratto tra i polpacci completamente aperto, e più in basso, all’altezza delle caviglie c’era un’altra lama a sbalzo, parallela a quella superiore di legno, ma questa era metallica, distante da terra solo pochi cm, con molti fori lungo tutta la sua lunghezza, come per alleggerirla, o forse per aumentare i possibili punti di aggancio per le schiave.
Sonia poteva quindi scorrere il proprio cavallo sopra la lama in legno partendo dal lato libero, visto che entrambe le lame erano a sbalzo dal palo portante, senza bisogno che la catena tra le caviglie venisse sganciata, questa infatti poteva scorrere sul pavimento, al di sotto della lama metallica in basso.
Sonia si meravigliò però che la lama in legno del cavalletto fosse sufficientemente bassa da permetterle di scorrervi sopra camminando. Doveva semplicemente sollevare un poco i talloni’ Finché fosse riuscita a mantenersi in punta di piedi la sua passerina delicata era salva ! Sonia pensò che non sarebbe stato un grosso problema, perché la lama di legno era abbastanza bassa da permetterle di alternare il peso su un piede o sull’altro appoggiato completamente a terra, riposandosi alternativamente’ Ma ovviamente presto Sonia avrebbe scoperto che si stava solo illudendo !
Scorrendo all’indietro, Sonia arrivò fino a metà della lunghezza della lama di legno, e lì il Padrone la fermò’ ‘Ok Sonia, ferma così, brava! Stai guadagnando tempo sai ? Proprio così: più prontamente e meglio mi ubbidisci, meno tempo passerai sul cavalletto !’. Il Padrone a quel punto si spremette un tubetto di lubrificante sui palmi e con entrambe le mani, e con indiscutibile piacere, cosparse Sonia da davanti e da dietro sul sesso e tra le natiche. Le Sue dita la esploravano sgusciando piacevolmente nel gel. Si dilungava massaggiandola e le punte delle Sue dita la penetravano dappertutto, mentre con le labbra le assaggiava delicatamente il collo tra collare e gola che Sonia, terrorizzata, gli offriva tremante inclinando la testa dal lato opposto mentre forzava sulle punte dei piedi per lasciare anche sufficiente spazio tra sé e la lama di legno affinché il Padrone potesse giocherellare con lei come più preferiva.
Poi Lui le salì all’orecchio e le parlò quasi sussurrando, come un amante: ‘Adesso sentirai delle frasi e dovrai impararle a memoria’ Ed in futuro dovrai seguirle alla lettera e ripeterle ogni volta che te lo ordinerò. Ogni errore ti riporterà qui in questa sala per un tempo che deciderò di volta in volta.’.
‘Adesso sentirai un gran dolore ed una voce registrata. Impara le regole che sentirai, o meglio ancora’ assimilale, pensale, convincitene’ perché &egrave l’unico modo per evitare un po’ di sofferenze.
Il Padrone si allontanò di un passo e la registrazione partì e Sonia sentiva la voce registrata del suo Padrone dall’altoparlante che le insegnava:
‘- Tu sei una schiava, pensalo, accettalo, ripetilo !’
Sonia esitò, ed una potente scudisciata sul culo la fece sobbalzare. La passera le sfregò contro la lama di legno e Sonia si rese conto di quanto penosa fosse la sua posizione in quella follia’
Col telecomando Lui aveva messo in pausa la voce registrata ed aspettava che Sonia obbedisse, ma prima che lei potesse decidersi, poté assestarle altre 4 sonore frustate su quelle bellissime e già abusate chiappe vellutate e striate.
Sonia poté solo sforzarsi di emettere dei goffi mugugni dietro il bavaglio, ma il Padrone comprese abbastanza da smettere di frustarla e far ripartire la registrazione
‘- Tu appartieni al tuo Padrone’: Pensalo, Credilo, Ripetilo !’
Questa volta Sonia mugugnò la frase subito, ma al Padrone non sembrò soddisfacente: ‘Devi dirlo a voce alta, stupida schiava! Devi dirlo a voce alta e devi dirlo come se fossi d’accordo! Non mi interessa se per il momento non lo sei’ Lo sarai! Per il momento fingi di esserlo !’.
L’ordine fu seguito da 5 frustate sulla coscia destra di Sonia, e mentre Sonia urlava dentro il bavaglio la propria appartenenza al suo Padrone, lui si spostò alla sua sinistra, a minacciare l’altra coscia.
La registrazione ripartì:
‘- L’unico scopo della tua esistenza &egrave dare piacere al tuo Padrone!’
Sonia pensava solo ad evitare quel tormento per la coscia sinistra, ed era convinta di esserci riuscita, ma si sbagliava.
Le 4 frustate arrivarono inesorabili a decorarle anche la coscia sinistra, e quando smise di lamentarsi ed agitarsi per il dolore, lui le urlò impietoso: ‘Devi dirlo come se ci credessi veramente. Non mi interessa come fai, se non sarai convincente ti spello viva! E se non sei neppure capace di recitare, comincia a crederci veramente! ‘ E comunque sappi che le cose stanno veramente così, sei la mia schiava, di qui non te ne vai, &egrave tutto vero !’.
Le si avvicinò di nuovo all’orecchio, la sua mano posata assertivamente sul suo seno indifeso. La sua voce era calda, calma, sicura da terrorizzare la povera schiava ‘Mi sto spazientendo Sonia’ Devi ubbidirmi subito quando ti ordino qualcosa, non mi interessa come fai, lo devi fare! E guarda che adesso ti sto solo aiutando, perché non ho ancora alzato il cavalletto. Tra poco lo alzerò. Dal dolore non riuscirai quasi più a pensare e la tua unica speranza di evitare di essere frustata per tutto il giorno e tutta la notte &egrave di reagire in automatico”
Ecco dove voleva arrivare’ Le stava facendo un lavaggio del cervello!
Ma Sonia era già in agonia per tutte le frustate ed il dolore alle spalle, e già non riusciva più a pensare, a concentrarsi, a ragionare, e intimamente pensò che l’unica cosa che le importava era di sfuggire a quel tormento per quanto poteva, non importava per quanto poco, non importava a quale prezzo.
‘Questa &egrave l’ultima occasione che hai per capire, poi solleverò il cavalletto ‘
‘ ‘ Tu ubbidirai al volere del tuo Padrone!’.
Sonia reagì con la forza della disperazione, combattendo con quel maledetto pezzo di gomma piantato in bocca e con il dolore che le confondeva le idee e ripeté la frase con una sorta di dimesso orgoglio.
Lui ovviamente colse subito il cambiamento, ‘Bene Sonia! Sembra proprio che cominciamo a capirci’ Continua così, perché se finora era dura, adesso diventerà insopportabile!’
Alle spalle di Sonia, il Padrone premette semplicemente un bottone sul pilone verticale del cavalletto, Sonia precedentemente aveva notato quei pulsanti, simili a quelli che aveva visto sui mezzi della pulizia urbana, ma non si era posta domande in proposito.
La lama di legno cominciò lentamente a salire.
Sonia sentì la lama farsi prepotentemente posto tra le sue delicate intimità, poi sentì il legno sospingerla verso l’alto, con inarrestabile ineluttabilità.
Subito avvertì un dolore all’inguine che le toglieva il fiato, ma ancora più spaventoso era il fatto che lei continuava a venir sollevata, finché entrambe le punte dei suoi piedi non si staccarono da terra e tutto il suo peso gravò sulla sua povera passera.
Ma non era tutto’ Povera Sonia, ben presto si accorse che dopo la prima insopportabile fitta di dolore, questo continuava ad aumentare, portandole una sofferenza tanto insopportabile quanto ininterrotta.
Il Sadico tolse il dito dal pulsante di comando di salita del cavalletto solo quando vide che la catena tra le caviglie di Sonia si era completamente distesa, trattenuta in basso dalla lama metallica vicino al pavimento che, robusta, non si era mossa. ‘Per oggi va bene così! La prossima volta potrei anche farti salire un po’ di più, in modo che la catena tra le tue caviglie si tenda ed il legno ti entri dentro con ancora più forza, come se ti attaccassi dei pesi’ anzi molto peggio!’.
Adesso Sonia cominciava a rendersi conto di cosa significasse veramente desiderare di morire, e le sembrò che tutte le altre volte fossero state per futili motivi, in confronto a cosa stava provando adesso, che veramente ne avrebbe avuto bisogno’ ma non succedeva, non era un’opzione percorribile’ non più’ E le era oramai fin troppo chiaro che il suo Padrone poteva farle sempre di peggio, molto peggio, senza limiti’ Sentiva che in lei la rassegnazione stava schiacciando la volontà.
Nel frattempo, dopo i primi pochi istanti di sconcerto e di blocco totale della capacità di respirare, Sonia riuscì ad emettere il suo primo lungo, disperato sconfitto lamento’ Ma non riusciva ad urlare a pieni polmoni come avrebbe voluto, anche quel naturale bisogno sarebbe stato troppo doloroso, e le usci un lungo commovente gemito: un lamento più che un urlo.
Così come sarebbe stato troppo doloroso fare ogni altra cosa:
avrebbe tanto desiderato sollevare le cosce per spostare il proprio peso e tentare di alleviare quel tormento all’inguine, ma non riusciva a muoverle, doveva tenerle ben distese, dritte verso il pavimento, perché come tentava di flettere le ginocchia anche leggermente, sentiva la catena tra le sue caviglie entrare subito in tensione, aumentando il supplizio. Illudendosi di poter trovare una posizione più protetta, Sonia avrebbe allora voluto piegare in avanti la vita, ma il Padrone aveva usato un moschettone per scorciare la catena a soffitto, e Sonia era obbligata a stare eretta, pena nuovo tormento alle spalle’ Non poteva fare altro se non ciò che il suo Padrone le stava imponendo, senza nessuna scelta!
Cominciò quindi a mugolare pietosamente verso il suo Padrone’ Mentre Lui la guardava con un misto di eccitazione, compiacimento ed ammirazione. Attese almeno dieci minuti prima di rispondere a quei continui appelli: ‘Sì schiava, lo so, &egrave terribile la sofferenza che stai provando” le si avvicinò e mentre con una mano le teneva il mento rivolto verso di lui, con l’altra le esplorava la passera al di qua ed al di là dal legno” ma questo &egrave ciò che ti aspetta tutti i giorni, ed anche di peggio, se non mi soddisferai a sufficienza’.
Continuava ad esplorarla ed a palparla, mentre Sonia, eretta e totalmente esposta al suo Padrone era persa nella sua sofferenza.
Ma ancora non era abbastanza.
‘Sei bellissima così, Sonia, completamente distesa ed esposta, tremante, spaventata, incatenata alla tua agonia e disposta a tutto pur di fermarla’ Ma l’unico modo &egrave IL MIO ! ‘. ‘E adesso ricorda cosa hai imparato poco fa e continuiamo la lezione: Ripeti le frasi, e ripetile credendoci, o aggiungeremo tempo ed anche frustate !’
La registrazione riprese inesorabile il suo delirio:
‘- Farai qualunque cosa possa compiacere il tuo Padrone, Qualunque cosa, senza alcuna limitazione ed esitazione!’.
La reazione di Sonia fu confusa, e la fitta di dolore che le attraversò i seni le ricordò ancora una volta che non c’era limite alla sofferenza che quel Pazzo poteva infliggerle.
Senza bisogno d`altro, Sonia ripeté di nuovo la frase. Certo, la sua voce era incerta, rotta ed affannata, e non riusciva a usare molta voce, ma era successo qualcosa d’importante: la sua espressione era sincera, Sonia stava pensando ciò che le usciva dalla bocca. Sonia in quel momento desiderava veramente fare qualcosa per compiacere il Padrone’ Avrebbe fatto qualunque cosa per compiacerlo, quella era la verità e quello che lei diceva, sebbene le fosse imposto, era finalmente vero !
Ed il Padrone non voleva altro che quello: che Sonia pensasse ciò che Lui voleva che pensasse, come una vera schiava.
‘Andiamo avanti!’.
‘- Parlerai solo quando il tuo Padrone ti autorizza!’


Le frasi si susseguivano con monotona cadenza, e Sonia reagiva ogni volta con disperata condiscendenza, con automatismo e soprattutto, con partecipazione.
‘Stai diventando una vera schiava, Sonia! E comincio ad avere voglia di usarti un po`come si deve, credo che presto cominceremo le modifiche, così potrai servirmi come si conviene’.
Ma di quali modifiche starà parlando???
Sonia ci aveva pensato terrorizzata tutta la notte.
‘Bene! Ora vado a fare colazione mentre tu ti fai una cavalcata’ Ed anche tu hai bisogno di un po`di sostentamento”.
La lama si abbassò un poco, fino a permettere ai piedi di Sonia di raggiungere appena il pavimento. Sforzandosi Sonia poteva adesso sollevare il proprio peso dal legno, ma quel sollievo durava solo il tempo che Sonia riusciva a fare forza con le punte dei piedi. Dopo pochi secondi Sonia cedeva e di nuovo la lama di legno si faceva strada e con lei quel tormento orribile.
Visibilmente divertito e soddisfatto dalla scena, sorridente, riprese ad armeggiarle intorno. Collegò una nuova borraccia piena di liquido al suo bavaglio come il giorno precedente ed agganciò di nuovo la borraccia alla catena, poco più in alto della sua testa. Questa volta la borraccia era più grossa di quella del giorno precedente, ed il contenuto era meno denso. Il Padrone voleva reidratare la Sua schiava, e semplicemente le versava in gola quanto riteneva necessario.
Il liquido cominciò a sgusciarle lentamente nell’esofago’ Almeno un poco di sollievo’
‘Ci vediamo tra un paio d’ore, Sonia, e continueremo con la lezione di buone maniere per schiave’.
Due ore ??? Non potrà sopportare quel supplizio così a lungo!!! Speriamo almeno di svenire, o meglio di morire’
Ma non accadeva né l’una né tantomeno l’altra cosa!
I secondi scorrevano con una lentezza insostenibile. Sonia contava ogni singolo battito del proprio cuore; alternava gemiti con urli dietro il bavaglio; tentava piccoli movimenti per aggiustare la sua posizione, nella vana illusione di alleviare il dolore o riuscire a resistere più a lungo sulle punte dei piedi’ Niente da fare, l’agonia a cui la aveva condannata il Padrone era inesorabile! Riusciva a sollevarsi sempre meno e per periodi sempre più brevi. Quando scendeva sulla lama di legno, questa sembrava volerle frantumare il pube; il dolore spietato e le dava la forza per sollevarsi di nuovo, ma dopo pochi secondi le caviglie le tremavano e i tendini cedevano, calandola di nuovo sul suo inesorabile destino. L’unico misero sollievo erano quelle poche gocce di liquido che dalla borraccia molto lentamente le scorrevano in gola e lei deglutiva ogni volta emettendo un gemito di disperazione. Il Padrone aveva regolato il flusso molto bene.
Sonia non riusciva a controllare più nulla di sé, né le caviglie, né il corpo né la mente: L’urina le uscì senza che lei potesse neppure tentare di trattenerla, e ancora arrivò al punto di riuscire a pensare unicamente al ritorno del suo Padrone, a nient’altro’ Sonia desiderava solo che il suo Padrone tornasse da lei. Ed a nulla serviva essere cosciente che questo era proprio ciò che il suo Aguzzino voleva, e che quando fosse accaduto, la tortura sarebbe ripresa più feroce!
Dopo un tempo infinito, finalmente la porta si aprì, esattamente come Sonia aveva già proiettato migliaia di volte, sperato e pregato che accadesse.
Neppure Sonia stessa riusciva bene ad interpretare quel lungo gemito che le scaturì dalla gola, soffocato dal bavaglio di gomma. Un misto di supplica e sollievo, come se fosse entrato un salvatore’ Non si trattava di un salvatore, al contrario, si trattava proprio del il suo Aguzzino, ma era l’unica persona che poteva aiutarla, che poteva toglierla da quel tormento crudele’ il suo Padrone ‘ Il Suo Padrone era finalmente tornato e forse l’avrebbe tolta di lì !
Si avvicinò a lei ed allentò il cavetto del bavaglio che le stava tendendo la lingua tesa sotto l’inserto da 2 giorni. Poi le sganciò il bagaglio da dietro la nuca e le sfilò l’inserto dalla bocca.
Sonia rimase immobile, anche la sua bocca rimase ancora aperta, come se l’inserto fosse ancora dentro.
Il sollievo per la sua povera lingua e per la liberazione dal bavaglio era però completamente oscurato dall’agonia del cavalletto piantato tra le sue gambe.
‘Bene Sonia, ti sei goduta un po`il mio giocattolo? Sì certo che &egrave così, anche perché con gli stimolanti che ti faccio bere non c’&egrave modo che tu possa svenire e perderti qualcosa!’. Ancora quella risata, ma lo spirito di Sonia era oramai molto lontano dall’essere quello di pochi giorni prima’
‘Vedo che il cavalletto ha un ottimo effetto su di te: sembri molto più collaborativa’ Decisamente cominci a capire come stanno le cose’ Che mi dici? Rispondi?’.
Sonia non era sicura di essere in grado di parlare, inoltre sentiva il cavetto ancora attaccato alla punta della sua lingua che le penzolava dalla bocca, sebbene non fosse teso, ma il Padrone le aveva dato un ordine e lei non intendeva davvero contrariarlo’ ‘F’.Fadrome” Ritentò, cercando di guadagnare un po`di scorta di cavetto ‘Pfadrone’ Padrone ti prego’ ti prego’ farò qualunque cosa’ qualunque cosa tu vorrai’ Non desidero altro che servirti Padrone’ Non desidero che darti piacere, Padrone’ Farò tutto quello che ”
Continuava a ripetere quelle frasi che le erano state appena conficcate nella mente, ossessivamente, disperatamente. Non riusciva né a dire, né a pensare nient’altro, ma ciò che interessava il suo Padrone era il fatto che sembrasse più sincera che spaventata.
‘Va bene’ Va abbastanza bene” le disse a pochi cm dalla faccia, tenendo in mano il cavetto attaccato alla sua lingua.
La lama di legno cominciò ad abbassarsi e nonostante le gambe fossero preda di formicolii e crampi, Sonia riuscì a controllarle sufficientemente da sottrarre l’inguine a quell’orribile tormento.
Poi Lui allungò la catena a soffitto di pochi cm per darle un poco di pace anche alle spalle.
Sonia era ben felice di poter appoggiare finalmente entrambi i piedi a terra e di sostenere il proprio peso, ma per evitare il legno doveva continuare a tenere le ginocchia ben distese. Sonia provò una strana sensazione: le sue membra non le appartenevano più, che fossero legate o meno, Sonia d’ora in poi avrebbe dovuto tenerle sempre come il suo Padrone di volta in volta le avrebbe imposto. Avrebbe dovuto camminare come voleva Lui; stare in piedi come voleva Lui; inginocchiarsi come voleva Lui e quando voleva Lui… E Lui voleva anche che Sonia lo facesse con sincera partecipazione’ &egrave completamente Pazzo !!!
‘Adesso riprendi fiato, dopo rialzerò la lama’ Non osare dire una singola parola, o sarà molto peggio: ricorda cosa stai imparando’.
Le venne un tuffo al cuore: non era finita! Avrebbe voluto urlare, ma sapeva bene che poteva solo implorarlo con gli occhi, e che non sarebbe servito a nulla, ovviamente.
Un paio d’ore più tardi la lama, lubrificata con gel fresco, cominciò di nuovo a sollevarsi tra le sue cosce e Sonia terrorizzata non riuscì a trattenersi : ‘Padrone nooooo’ ti prego, ti pregooo’ AhhhAHAAAhahahaaaaa’.
Aver parlato le costò subito 10 frustate e ‘ ” La tua permanenza sul cavalletto si &egrave appena allungata , se non vuoi passarci anche la notte adesso fammi sentire come ripeti le regole, cretina! Sei senza bavaglio, devi farmi percepire il tuo assenso per ciò che dici !’.
E le frasi ricominciarono. Sonia assimilava quelle regole suo malgrado e le ripeteva a voce alta con quanta più diligenza e convinzione fosse capace, mentre i suoi piedi istintivamente protesi verso il pavimento cercavano invano un seppur minimo appoggio.
Chissà quanto durò esattamente, a Sonia sembrò una settimana, ma doveva essere appena una giornata, che scorreva tra pause di riposo, borracce d’acqua, periodi di ‘Studio’ e urina che le usciva senza possibilità di controllo’ E la cosa Gli dava una gran soddisfazione, Sonia lo capiva da come Egli ripulisse tutto ogni volta, pavimento, cavalletto ed anche le gambe di Sonia, con delicatezza ed acqua tiepida, come per premiarla di quell’atto di resa incondizionata.
E perfino quella giornata inumana arrivò finalmente al termine: il cavalletto scese per l’ultima volta.
Il Padrone aveva dato anche un poco più di scorta alla catena a soffitto, sufficiente a Sonia per sedersi’ o per inginocchiarsi, ma comunque era bene che Sonia continuasse a stare in piedi, tremante ma ben eretta di fronte al suo Padrone, e terrorizzata com’era, Sonia si guardò bene dal non farlo, benché fosse esausta e tutta dolorante.
Il Padrone armeggiò anche ai suoi polsi, e come per miracolo, Sonia sentì le sue braccia scenderle lungo i fianchi per la prima volta da così tanto tempo che le sembrava un sogno, anche se le sue braccia in parte addormentate, inizialmente non le trasmettevano nessuna sensazione diretta.
Dopo neppure un minuto le braccia ricominciarono a riprendere sensibilità, e a far sentire tutto il dolore accumulato quando erano costrette in alto dietro la schiena e Sonia gemeva ad ogni movimento mentre Lui con tutta calma le allacciava uno spezzone di catena prima ad un polso poi all’altro, passandolo all’interno dell’anello frontale del collare. La catena a soffitto rimaneva collegata solo all’anello posteriore del suo collare, dal quale non sarebbe stato possibile toglierla in nessun caso.
Lo scorcio di catena tra i bracciali era un poco più lungo di quello utilizzato dietro la schiena. Sonia quindi poteva adesso tenere entrambe le mani sotto i seni. Oppure poteva far scorrere la catena tutta da un lato per dare più libertà ad una mano mentre l’altra era conseguentemente costretta a salirle sotto il mento.
Le afferrò il cavetto ancora attaccato alla lingua e lo sollevò verso l’alto finché Sonia non fu costretta a sollevarsi tremante ed incerta sulle punte dei piedi con la lingua stirata fuori dalla bocca più che poteva. Sonia cercò di trattenere i lamenti, perché non aveva scelta, ma anche perché sentiva che quell’ennesima violenza, benché molto spiacevole non era finalizzata ad infliggerle sofferenze fisiche ma solo ad esporla a Lui.
La tenne così solo pochi secondi, per ammirare quel corpo che diventava sempre più Suo e la cui bellezza e grazia aumentavano con l’asservimento che Lui le infliggeva.
Poi allentò la tensione del cavetto e con grande sollievo di Sonia, glielo sganciò dalla lingua.
Sonia, tremante e preda di sussulti, quasi non si reggeva neppure più in piedi, non riusciva a muoversi’
Il Padrone, comprendendo le difficoltà oggettive della sua povera vittima, stremata da una notte praticamente insonne e da molte ore di crudeli torture, le sorrise divertito e la aiutò ad allontanarsi dal cavalletto di qualche passo, le allungò ancora un po’ la catena a soffitto poi le indicò di inginocchiarsi sul pavimento, su un materassino blu, del tipo per fare allenamento ginnico. La condusse lentamente ad accovacciarvisi sopra e poi andò a prendere un paio di lucchetti; uno fu inserito negli anelli della catena dei polsi e nell’anello centrale del collare, in modo che le mani di Sonia fossero adesso costrette a stare entrambe subito sotto la gola, poi tirò la piccola ansa di catena risultante, fino a raggiungere un anello che spuntava all’interno di una rientranza del pavimento, appena fuori di un bordo laterale del materassino blu, e lì la fissò col secondo lucchetto. Per seguirLo, Sonia si dispose sul fianco sinistro, con la testa sul bordo del materassino, in posizione fetale, le mani raccolte sotto il mento.
Chiuse gli occhi, come per esprimere i desiderio di potersi riposare lì dov’era, senza avere il coraggio di chiederlo.
Riaprì gli occhi solo quando sentì la ventata della coperta che le veniva messa addosso dal suo Torturatore.
‘Sì, Sonia, puoi dormire un po’, torno più tardi’ Con tutto quello che hai bevuto potresti aver bisogno di fare ancora la pipi’ falla lì dove sei, poi laviamo tutto insieme, non ti preoccupare’ Pensa a riposarti un po’, che più tardi abbiamo da fare !’
Non ebbe la forza di pensare alle parole del Padrone, Sonia, finalmente minimamente comoda, con la bocca liberata dal caucciù, crollò in un sonno profondo, seppur non molto lungo.
‘Bene ! La nostra schiava si &egrave fatta un bel pisolino di tre ore ! Adesso &egrave ora di darsi da fare però ! Forza ! Alzati poltrona ! &egrave tardi !’.
Si svegliò sentendo la Sua voce e la catena ai suoi polsi che veniva scossa. Aveva rimosso i lucchetti, e Sonia poteva nuovamente far scorrere la catena attraverso l’anello anteriore del suo collare.
La fece mettere in ginocchio sul pavimento ancora umido dell’acqua usata per lavare via la sua urina tante volte quel giorno, a fianco del materassino blu:
‘Ascoltami bene Sonia: adesso mettiti a quattro zampe e carponi carponi vai in bagno sai dov’&egrave. Io tornerò a prenderti tra un paio d’ore, e quando verrò a riprenderti voglio che tu ti rimetta a quattro zampe’ mi piace l’idea! ‘ Fai con calma, hai tutto il tempo, lavati e preparati per Me come faresti per il più desiderato degli amanti. Sappi che al tuo Padrone piacciono le donne che usano un trucco leggero. Non esagerare neanche col profumo!’ Se non sarò soddisfatto torneremo qui per passarci la notte !’
La sua andatura era incerta e goffa per via delle sofferenze, della stanchezza e della catena tra collo e polsi che non le premetteva di distendere le braccia. Sonia procedeva appoggiando a terra sia i gomiti che le palme, mentre il sedere le svettava in alto, invitante.
Il Padrone stava ancora lavando i suoi amati giocattoli quando la vide muoversi. Le si avvicinò e cominciò con una mano a carezzarla dalla testa alle natiche, lungo tutta la schiena, come fosse stata un animaletto domestico, mentre con l’altra mano riprese a frugare la Sua schiava sessuale come al Suo solito. E sebbene lei non osasse opporsi né sottrarsi, questo non era ancora abbastanza: ‘Sonia Sonia, sembra che dovremo spiegarci meglio’ Se il tuo Padrone ti carezza tu devi fare di tutto per invitarlo a continuare, a fargli sentire quanto sei felice che Lui si diverta col tuo corpo, a fargli capire la tua devozione’. Ti sembra il modo questo?’.
Sonia nella disperazione dettata dal terrore lasciò di nuovo che l’istinto di sopravvivenza la guidasse: il suo ginocchio destro si allontanò dal sinistro e la sua schiena si inarcò invitante.
Il suo sesso, sebbene dolorante era adesso completamente offerto alle cure del suo Padrone, mentre con la guancia Sonia cercava di vezzeggiare la mano che il suo Padrone le aveva appoggiato sulla spalla.
‘Molto meglio, Sonia’ Stavi per tornare sul cavalletto sai ? Sta attenta d’ora in poi, non sono incline a perdonare il comportamento di una schiava come te!’
Poi con qualche pacca sul culo la invitò ad andare, e Sonia fu ben felice di allontanarsi da tutti quegli strumenti di tortura, trascinandosi dietro l’inseparabile catena a soffitto.
Nell’accogliente sala da bagno quell’inaspettata privacy le fece sentire un po`più lontani sia il dolore fisico che dall’umiliazione di essere trattata alla stregua di un cagnolino. Era decisamente sollevata lì dentro’ Quello sembrava essere l’unico posto sicuro per lei.
Di fatto Sonia poteva usare o l’una o l’altra mano, scegliendo se far scorrere la catena da una parte o dall’altra attraverso l’anello del suo collare, ed anche se era un po’ macchinoso, poteva svolgere abbastanza comodamente tutte le attività che si convengono in una sala da bagno.
Ci mise un po’, ma come le donne libere si lavò e si preparò di tutto punto per il piacere del proprio uomo. Là dentro Lui le aveva procurato tutto ciò di cui poteva avere bisogno: creme, balsami, profumi, cosmetici di ogni tipo e delle migliori marche.
Quel sonnellino e la doccia calda e lunga le avevano fatto passare i brividi. Decisamente si era ripresa bene, non credeva di essere tanto forte, ne era fiera!
Il Padrone come sempre fu di parola e si presentò in bagno solo dopo molto tempo. C’erano orologi dappertutto in quel manicomio.
Quando lo vide, Sonia, come le schiave, nuda, si mise prima in ginocchio e poi a quattro zampe, e tentò di pregarlo di non farle del male, ma’ ‘SILENZIO SCHIAVA !’ Il frustino le calò inesorabile sul culo esposto in alto, con tutta forza ! ‘Lo sai: puoi lamentarti, ma non puoi parlare senza il Mio permesso, ricordi cosa hai imparato durante la lezione sul cavalletto? E non dimenticartene mai più razza di idiota !’ il frustino calò ancora due volte ! ‘Sei proprio ottusa, ti ci devo rimettere sopra quanto prima!’
Piangere’ l’unica cosa che poteva fare, ferma e giù, come un animale.
‘Su adesso!’ La fece mettere in piedi e con un lucchetto le scorciò la catena tra i polsi, costringendo entrambe le sue mani a pochi cm dal mento. Sonia non poteva che lasciare che il suo Padrone facesse ciò che più preferiva, ma era ben lieta che avesse deciso di non legarle di nuovo le mani dietro la schiena, anche se non sapeva ancora perché.
‘Sì, vedo che andiamo bene, Sonia. Ti sei preparata a dovere, truccata con gusto e profumata delicatamente’ Sei veramente molto bella’ Peccato dover sciupare un po`questa bellezza, domani”.
Lo guardò con terrore ed i suoi occhi gli chiesero cosa intendesse dire.
‘Solo’ queste unghie !!!’ Il Padrone le prese prima una mano per esaminare lo stato delle unghie, poi l’altra, ‘Sono orribili, tutte smangiucchiate ! Da oggi non osare mai più mangiarti le unghie’ Guai a te se disubbidisci ! Anche le tue unghie mi appartengono e tu dovrai curarle con grande riguardo, tutto l’occorrente &egrave a tua disposizione: Al tuo Padrone piacciono le donne con le unghie curate e si aspetta che la Sua schiava si comporti di conseguenza, Se non ottempererai in modo impeccabile scoprirai quanto sono dolorosi gli aghi piantati sotto le unghie per tutta la lunghezza !’
Le si avvicinò da dietro e cominciò a sistemarle la tela in strisce di cuoio di un bavaglio attorno alla testa.
Sonia era certa che le avrebbe rimesso l’inserto di gomma in bocca, invece questa volta l’imbracatura attorno alla sua testa serviva a tenerle fermo in bocca un anello rigido foderato di cuoio: di nuovo Sonia non avrebbe più potuto chiudere la bocca, ma questa volta il passaggio era completamente libero’ e accessibile.
Prese un piccolo asciugamano e lo bagnò con l’acqua corrente nel lavandino. Dopo averlo strizzato se lo mise sulla spalla. Poi si rivolse di nuovo verso Sonia e le agganciò un guinzaglio al collare e le dette un leggero strattone d’invito ‘Andiamo Sonia, c’&egrave da lavorare adesso!’.
Seguiva docilmente il suo Padrone carponi lungo i corridoi, alcuni non li aveva ancora mai percorsi. Lui camminava lentamente davanti a lei, godendosi ad ogni passo il tocco del guinzaglio di cuoio nella propria mano.
Arrivarono ad una bella e spaziosa camera da letto, nella quale, come al solito, si sprecavano i punti di fissaggio per le schiave: Semplicemente dappertutto.
‘Mi rendo conto che la passera ti starà facendo un gran male, Sonia, il cavalletto &egrave spietato’ Ma sei la mia schiava, e stanotte dovrai comunque soddisfarmi al meglio’ Sali sul letto!’.
Sempre a quattro zampe Sonia montò sul letto ed attese che il Padrone appoggiasse l’asciugamano bagnato sul comodino, si sfilasse la maglia parzialmente bagnata dall’asciugamano ed i pantaloni della tuta nera e la raggiungesse.
Sonia non sapeva esattamente cosa dovesse fare, di sicuro era pronta ad accontentarlo in tutto pur di evitare altre torture.
Nudo, col membro eretto come al solito, il Padrone sistemò un po’ di cuscini e poi si accomodò seduto con la schiena comodamente appoggiata all’ampia testiera del letto, mentre Sonia aspettava ordini ai suoi piedi, seduta, con le mani incatenate vicino alla gola e con un rivolo di saliva che le colava sulla tetta sinistra dalla bocca costretta aperta.
Lui raccolse il guinzaglio della sua schiava, ed era pronto. Sonia ebbe un fremito, uno strano misto di paura ed eccitazione.
‘Voglio guardarti Sonia, fai in modo di essere sempre esposta quanto più possibile, come per volerti far desiderare da me, come hai fatto prima nella sala di tortura, e non farmi sempre ripetere, sono al limite della pazienza!’
Il Padrone la conduceva con una mano o col guinzaglio a muoversi attorno a lui, facendole scavalcare le proprie gambe distese sul materasso, oppure spostandole Lui questo o quel ginocchio per farla passare. A volte la faceva mettere di culo, così da poterglielo esplorare con calma mentre Sonia, carponi, non poteva che tenerglielo ben all’insù, inarcando la schiena mentre si sosteneva con i gomiti puntati sul materasso. Sonia notò con sorpresa che sebbene il Padrone non lesinasse importuna sfacciataggine con quelle dita e talvolta con la lingua che si facevano strada ovunque, in realtà non le stava facendo male, piuttosto la stava esplorando! E, perfino, Sonia si sentì adulata dall’attenzione con la quale il suo Rapitore la stava ammirando.
Poi la faceva girare ed esporre le tettone penzoloni, e gliele afferrava e gliele mungeva e succhiava e pizzicava un poco e’ Era la Sua schiava, non c’era alcun dubbio, poteva farle qualunque cosa, e Sonia ne era sempre più cosciente ed era sempre più rassegnata, non poteva fare nulla per sottrarsi a quella mortificazione. Non era in grado neppure di evitare che dalla bocca aperta continuasse a colarle la saliva, non era più in grado di gestire se stessa’ Il suo Padrone, il suo Nemico, di fatto un Assoluto Estraneo, era l’Unico che poteva decidere qualunque cosa per lei. Lei non poteva che far attenzione a non contrariarlo ed a non calpestarlo con le ginocchia.
A volte Lui la baciava sulla bocca e lei tentava di rispondere ai suoi baci come poteva. Con le dita sottili Sonia sfiorava il viso del Padrone mentre la sua lingua si protendeva attraverso l’anello verso il suo Padrone come avrebbe fatto quella di un cane. Era tutto folle e follemente degradante, ma che altro poteva fare ?
Ma queste erano solo scuse ! La verità era che qualcosa dentro di lei la spingeva a compiacere il suo Padrone, e facendolo Sonia provava compiacimento a sua volta’ e tanta vergogna per ciò che stava provando !
Ma le sensazioni erano chiare e forti. Quando Lui la afferrava ferma in posizione per succhiare a piacimento prima uno e poi l’altro capezzolo, Sonia trasaliva di un misto di disgusto, piacere e fastidio. Poco importava la consapevolezza che quell’atto fosse in realtà un abuso, al quale Sonia era costretta a sottomettersi, e poco importava lo sgomento al pensiero che quei baci avrebbero potuto diventare morsi ad ogni istante. Sonia fremeva, e tremava, e odiava, e gioiva’ inerme di fronte al potere di quel Perfetto Estraneo su di lei.
E poi quando quellaa mano, aggrappata alle cinghie che le imbrigliavano la testa, cominciò a guidarla sempre più in basso, Sonia, accucciata a fianco del suo Padrone si perse nell’intento di dargli piacere. Lo baciava con la lingua lungo tutto il tragitto, con impegno, con trasporto. E quando lentamente raggiunse finalmente il sesso del suo Padrone, si rese conto che quella mano sulla sua testa oramai era semplicemente appoggiata, e che era lei a fare tutto di propria iniziativa. E non si fermò e neppure esitò un attimo, il sesso del suo Padrone era inalberato ed esigeva quante più cure Sonia fosse in grado di dargli. Poco importava se nel frattempo Lui si stesse divertendo a tormentare il resto del suo corpo.
La delicatezza con cui l’aveva esplorata fino a poco prima stava cedendo nuovamente il posto ad una frizzante ondata di sadiche sevizie, sia con le dita nude che pizzicavano qualunque bersaglio, sia con la paletta di cuoio che di quando in quando, senza alcuna regola, senza alcun motivo, risuonava sorda sulle parti basse di Sonia.
‘Vieni qui adesso schiava! A cavalcioni su di me, presto’.
Si tirò su, ed ubbidiente Lo scavalcò con le ginocchia fino a disporsi sopra il Suo membro turgido di voglia e ben lubrificato della sua stessa saliva. Lui se lo prese con la mano destra e lo indirizzò verso la fica della propria schiava, e subito, socchiudendo gli occhi rossi e gonfi per le sevizie degli ultimi 2 giorni e con una smorfia per il dolore che il cavalletto le aveva lasciato all’inguine, Sonia scese sul suo Torturatore, accogliendolo dentro di se.
Lui appoggiato alla testiera del letto e lei a pochi centimetri di fronte a Lui, per un attimo lo guardò negli occhi per cogliere la Sua espressione soddisfatta e trionfante, ma subito Sonia abbassò lo sguardo, per la vergogna che provava verso se stessa.
‘Braaavaaa’. Adesso piano piano, vai su e giù’ Sììì’ così’. Vieni qui’ bacia il tuo Padrone schiava, come le lo amassi !’. Sonia si protese verso il Padrone ed ubbidì, che altro poteva fare? Ma perché non provava il disgusto che avrebbe dovuto nei confronti di quel Lurido Animale che l’aveva spogliata, incatenata, torturata e che ora la costringeva a baciarlo a bocca aperta, con la lingua, come una cagna ?
Se la tenne accovacciata così su di sé a lungo, costringendola a muoversi lentamente: Lui non voleva venire, Lui si voleva solo scopare la propria schiava, il più a lungo possibile!
‘Beeeneee! Ti sento che sei tutta bagnata Soniaaa’ stai per venire vero?’ Sonia ammise a se stessa che probabilmente se avesse continuato così non sarebbe venuta molto presto, ma senz’altro stava andando verso un orgasmo, e non se ne capacitava!
‘Sììì, lo so che &egrave così! Ma non ti preoccupare’ Adesso ci pensa il tuo Padrone: Torna giù schiava! In mezzo alle mie gambe, e riprendimelo in bocca ! ‘
Sonia ebbe un momento di interdizione: pretendeva che lei glielo ciucciasse ora che era tutto bagnato di fica?
Non ebbe neppure il tempo di articolare un altro pensiero: durante quell’attimo di esitazione il Padrone l’aveva già afferrata per il collare con la mano sinistra e le aveva tirato la testa giù di fianco. Con la mano destra aveva già afferrato la paletta in cuoio rigido e cominciò a farla ripetutamente suonare con tutta la forza sulle natiche di Sonia.
Già dopo le prime tre sculacciate con quell’aggeggio Sonia era istintivamente saltata via con le gambe di lato al Padrone e tentava di sottrarre il culo da quell’ennesimo abuso.
Ma Lui l’aveva trattenuta saldamente per il collare e le schiacciava il viso contro il materasso e la seguì continuando impietoso a colpirle il culo colpevole e le cosce per un’altra dozzina di colpi.
‘Dove credi di poter scappare schiava? Sei Mia! Io ti torturo e tu soffri! Io ti stupro e tu accondiscendi! Io ti punisco e tu impari! Io do gli ordini e tu li esegui senza esitare! HAI CAPITOOOO?
Sì, sì, sì !!!! Con la testa e con dei suoni disperati dalla bocca intrappolata aperta!
‘Allora adesso ricominciamo tutto d’accapo ! Ti va?’
Sì, sì, sì !!!!
‘Torna qui e ricomincia a scoparmi come prima !’
Il Padrone tornò nella sua comoda posizione, appoggiato ai cuscini disposti contro la testiera del letto, e Sonia singhiozzando, piangendo nuove calde lacrime di sottomissione, tornò a cavalcioni di fronte a Lui, e si re-infilò quell’uccello non autorizzato nella fica dolorante, e ricominciò a scoparlo lentamente come aveva già fatto poco prima.
E come poco prima’ incredibilmente, ricominciò ad accoglierlo’
Le assestò una sonora pacca sulla natica sinistra, già rossa paonazza per la sculacciata con la paletta di cuoio, facendole emettere un nuovo lamento miserabile, ‘Che succede Sonia ? Ti piace veramente il tuo Padrone? Ti stai bagnando ancora più di prima!!!’
Che vergogna! Che rabbia! Sonia non riusciva ad impedirsi di accogliere quel Lurido Sadico nonostante ciò che le stava facendo !
Mentre Sonia gli ondeggiava sopra lentamente come ordinato, Lui afferrò l’asciugamano bagnato e se lo passò sul viso. Poi con la sinistra afferrò le cinghie di cuoio che imprigionavano la testa della Sua schiava e con la destra fece lo stesso a Sonia. Mentre il piacevole senso di freschezza che le si irradiava nel resto del corpo Lui la tirò ancora di più a sé e Sonia si cimentò nuovamente a rispondere al meglio ai baci del suo Padrone con in bocca l’anello costrittivo, nuovamente le sue mani incatenate si protesero verso il viso del suo Rapitore e le sue dita sottili ripresero a carezzarlo delicatamente.
E Lui volle rifare tutto d’accapo: Sonia si auto-stuprò lentamente, su e giù sul suo Aguzzino, per tutto il tempo che Lui le ri-impose, che di nuovo le parve infinito. E poi, ovviamente, ‘Riproviamo Schiava, ok?’. Le infilò il dito indice ed il medio in una delle cinghie che le intrappolavano la testa e guardandola fissa le fece una leggera pressione. Sonia osò guardarlo negli occhi di rimando, ma non per sfidarlo, bensì per accondiscendere, ed arretrò fino a disporsi in ginocchio tra le Sue gambe, e seguì remissivamente e silenziosamente quelle due dita che la guidavano a prendere in bocca quell’uccello bagnato e dall’odore pungente di sesso femminile.
La salivazione le aumentò all’istante ed in breve il sesso del Padrone ne era inondato. ‘Risucchia tutto con cura, schiava! Non puoi sprecare nulla del tuo Padrone!’
Ed ubbidì, all’inizio in modo un po’ incerto, poi con molta più convinzione’ e con divertenti rumori.
La bocca e la lingua di Sonia vezzeggiavano e massaggiavano ed ingoiavano e risucchiavano il membro del Padrone attraverso l’anello che le bloccava aperta la bocca senza smettere un solo istante, mentre le sue mani sfruttavano quel poco di movimento che era loro concesso per massaggiargli delicatamente sia il membro che i testicoli ‘ Ecco dunque spiegato perché gliele avesse incatenate davanti al collare’ Lui predisponeva tutto ! Sonia si sentì ancor di più in Suo potere. E quel senso di fame che provava da due giorni rendeva la sua azione convulsa e possessiva’ quasi’ perfetta.
‘SSSìììì`’ braaaaavaaa schiavaaaa, non ti fermareeee’ Non osare fermarti neanche in istanteeee’ E bada bene’ Non deve diventare una sega, devi farmi venire con la bocca e la lingua’ E voglio venirti in gola’ Se sciupi tutto ti scuoio viva, Sonia’ Vai avanti cosiii”.
E giù altre sculacciate col cuoio nero della paletta, cadenzate e meno forti di poco prima ma comunque dolorose, per incoraggiarla a dare il meglio o per punirla proprio perché lo stava già dando!
Ma non ci sarebbe stato bisogno’ Sonia a quel punto si stava impegnando come un’invasata: VOLEVA che il suo Padrone godesse. DESIDERAVA che Lui ricevesse piacere da lei, desiderava il sapore della pelle del suo Padrone’ Ma perché ? Era intimamente spaventata’ Era terrorizzata dall’idea di quello che il suo Padrone poteva arrivare a farle, e lei non aveva altro modo di proteggere se stessa ed ognuna di quelle sonore palettate sul culo non faceva che rafforzare questa verità’ Il problema era che Sonia sentiva che quei pensieri, quegli atteggiamenti, da imposti che inizialmente erano, adesso stavano diventando spontanei’ E non poteva farci nulla, il lavaggio del cervello sul cavalletto stava già dando i suoi frutti? Cosi presto ?
Sonia non riusciva a spiegare a se stessa il trasporto con cui stava servendo il suo Padrone’ Ma una cosa le era chiara: nonostante i sobbalzi ed i gemiti di dolore, più Lui la sculacciava con quella paletta crudele, più Sonia si sentiva rilassata ed appagata da ciò che stava facendo e più si impegnava’ Perché Lui la stava punendo ! Sì ! Lui la puniva per quel suo comportamento da troia, o almeno così era per Sonia, e quanto più Egli la puniva tanto più Sonia si sentiva espiata e libera!
In quelle condizioni, con la bocca bloccata aperta e col Padrone che continuamente la interrompeva per poterla frugare, farla tornare cavalcioni ad auto-stuprarsi su di Lui, dover gustare il proprio sapore dal membro turgido, essere assaggiata dappertutto ed essere punita con quelle palettate severe, ci volle molto tempo. Passarono più di due ore prima che Lui le venisse in bocca. Ma anche Sonia non era rimasta a ‘bocca asciutta’, perché nell’ultima mezz’ora Lui si era sdraiato supino sul materasso e l’aveva guidata a mettersi a cavalcioni su di Se, a 69, e dopo aver usato di nuovo l’asciugameno bagnato per pulirle tutto il cavallo, si era messo a ciucciarle avidamente la passera dolorante.
La Sua non era un’azione diretta a ricercare il piacere di Sonia, ma piuttosto Lui se la stava assaporando. In qualità di Sua proprietà quel Maniaco stava godendo del sapore di Sonia, del sapore della sua schiava! Qualche morso ogni tanto glielo aveva affibbiato, certo, e non si contano i pizzicotti dappertutto, e non si contavano le palettate d’incoraggiamento sulla schiena e specialmente sulle natiche già in fiamme, sebbene con sempre meno ferocia man mano che si avvicinava al Suo orgasmo, ma più che altro Lui era impegnato a ciucciarla, ad ispezionarla, a risucchiarla, a misurarla, ad assaporarla, a gustarsela ‘ E Sonia, incredibilmente, trovava tutti questi atteggiamenti ed i relativi tormenti’ contestuali! Ed in quella follia Sonia era perfino venuta’ Sì, aveva avuto un orgasmo, forte, proprio mentre aveva la testa del suo Stupratore infilata tra le cosce ! E Sonia si era persa così profondamente in quello squarcio di sollievo che neppure aveva tentato di non agitarglisi in faccia, neppure aveva tentato di frenare l’impulso di ritmare convulsamente i movimenti della sua fica su e giù su quella lingua usurpatrice, e mentre ritmava il proprio piacere si era inarcata con la schiena gettando il collo all’indietro, perdendo il contatto col membro ingordo del Padrone. Più volte, con la mano destra, Lui aveva dovuto guidarle nuovamente giù il viso, al proprio dovere, ed aveva anche dovuto avvolgerle le anche impazzite con l’avambraccio sinistro per non farla sfuggire, per prolungare quel momento di trionfo sulla sua preda che con quell’orgasmo dichiarava la resa incondizionata al suo Stupratore, al suo Torturatore, dopo appena un paio di giorni di cattività!
E purtroppo per Sonia, sebbene fosse innegabilmente venuta con l’istigazione del Padrone, era venuta senza il Suo esplicito permesso! ‘
Tra le tante regole che Sonia aveva imparato sul cavalletto c’era anche quell’ennesimo delirio: una schiava non deve osare godere se non ha il permesso: Speriamo che non ci abbia fatto caso ! ‘ ?
Per fortuna quelle dita artigliate alle cinghie che le imprigionavano la testa, avevano guidato Sonia a continuare a vezzeggiare il membro del Padrone nonostante il trasporto di quell’orgasmo ingrato. E così più tardi, Sonia si sentì tranquillizzata udendo finalmente il suo Padrone grugnire pesantemente di piacere sotto di lei, mentre il Suo seme le si versava alla base della lingua. E Sonia ne ingoiava quanto più poteva, sebbene non avesse il pieno controllo della propria bocca per via dell’anello intrappolato tra i suoi denti. E la sensazione continua di fame le fece provare perfino un certo appagamento mentre l’essenza del Padrone la alimentava. Avrebbe voluto succhiarglielo con forza, per dargli di più e per averne di più, ma con quell’anello tra i denti non ci riusciva’ Ma cosa le stava accadendo? Ma era impazzita? Quello era il suo Rapitore, il suo Torturatore, il suo Stupratore!!! Sonia, ma sei rimbecillita ??? Ma non poteva farci nulla’ Era già riuscito a farle il lavaggio del cervello, sindrome di Stoccolma, o forse era solo una reazione di autodifesa, o alla paura: più il suo Torturatore avesse goduto, meno le avrebbe fatto del male’ O forse erano solo scuse, raccontate a se stessa’
‘Beeeeneee Soniaaaa ! Sei stata bravissima!’ le disse mentre si puliva il viso con l’asciugamano ‘Peccato solo che tu non sia riuscita a non infrangere qualche regola, vero ? Sei venuta senza permesso! ‘
Sì, certo io ho fatto di tutto per farti venire, Sonia, e sono contento che tu sia venuta, e che orgasmo potente hai avuto! Ma avresti dovuto chiedermi il permesso prima di godere’ ‘Chiedere’ in effetti non sarebbe stato sufficiente, ti avrei lasciata implorare un po’, ma se tu mi avessi supplicato abbastanza, alla fine ti avrei dato il permesso’ Adesso invece ‘ Sarai punita ovviamente’ Adesso stai ferma così’.
Carponi sul letto, schiena inarcata e culo ben in alto, pronto per i comodi del suo Padrone, Sonia stupidamente si godeva una sensazione di piacere mentre il Padrone le passava l’asciugamano bagnato sul viso e su tutto il corpo. Faceva grossi respiri di soddisfazione’ non si rendeva conto di venire strigliata come un cagnolino, o forse ‘ le piaceva proprio quello.
Poi si sentì lubrificare e poi una cosa fredda premuta contro il suo ingresso posteriore cominciò a farsi pian piano strada dentro di lei.
Le venne istintivo avanzare per sottrarsi a quella dolorosa intrusione, ma fu afferrata per la catena del collare e quel coso freddo continuò ad avanzare dolorosamente ed a farsi strada. E tra i lamenti, finalmente la grossa protuberanza le sgusciò tutta dentro, mentre il suo delicato anellino subito si adattò allo stelo dell’intruso, un poco meno spesso, ma comunque ancora abbastanza grosso da risultare doloroso per lei che non era abituata. Sonia sentiva come dei crini pendere dalla base di quel coso ficcatole dentro e sfiorarle le cosce: che umiliazione, dal culo le spuntava una coda!
Poi Lo sentì armeggiare ancora tra le sue cosce, ed una cintura le si strinse alla vita ed infine delle fettucce di cuoio entrarono in tensione: due sul davanti, collegate tra la cintura in vita e la base dell’inserto anale, correvano di lato alla sua passera allargandosi a V verso l’alto. Una terza sul dietro correva invece infilata tra le sue natiche. ‘Adesso non scappa più !’.
‘Ora ti rimetto nella tua branda, a gambe larghe come ieri notte, altrimenti non ce la fai mica a resistere da stimolartela un po’, ripensando al sapore del mio uccello, brutta maialina, sei tutta bagnata!’ E quella risata trionfante’ Sonia la odiava!
Ma perché si era fermato? Perché non se la sbatteva come si deve ? si chiedeva Sonia, temendo che il Calcolatore non stesse agendo a caso, come al Suo solito.
‘Vai adesso, Sonia, aspettami in piedi nella tua cella, e cammina come si deve!’
Mentre il carrello della catena a soffitto col suo fruscio metallico sanciva la sua impotenza, Sonia cercava di camminare il più elegantemente che le fosse possibile, perché sentiva gli occhi inquisitori del suo Padrone su di se.
Ma fu per lei una nuova e stranissima sensazione: al dolore che la affliggeva per le frustate, le palettate ed il cavalletto, si era aggiunta quella strana sensazione di irriverente invasione al culo per via dell’inserto metallico intrappolato dentro di lei e di avvolgimento delle cinghie che la intrappolavano come una mini-prigione portatile. E ad ogni passo la sua nuova coda le solleticava piacevolmente le cosce, mentre le cinghie alla vita e all’inguine le procuravano un tanto strano quanto effimero senso di protezione’ o meglio di appartenenza’ Sonia cominciava a non distinguere già più queste due sensazioni l’una dall’altra.
La legò alla branda, sempre con le ginocchia allargate, ma a pancia sopra questa volta, e le lasciò le mani com’erano, davanti, incatenate vicino al collare, ad abbracciarsi i grossi seni.
Prima che Sonia si sdraiasse Lui aveva ripiegato il materassino superiore, quello con i fori per le tette di Sonia e lo aveva infilato sotto la branda.
‘Domani sarà una gran brutta giornata per te Sonia, voglio che tu riposi stanotte. Imposterò il temporizzatore solo per un paio d’ore, poi potrai dormire’.
Ma cosa vorrà farmi domani ? E cos’altro adesso ‘ due ore? Non basta questo tormento al mio povero sedere ? ‘Ti tolgo l’anello dalla bocca e ti metto il bavaglio con l’inserto di gomma, Sonia, lo so che ti piace succhiare qualcosa prima di addormentarti !’ Quella risaaataaaa, per Sonia era come essere accoltellata! ‘no, non ti darò da bere stasera, perché voglio che tu mantenga con te il mio sapore in bocca tutta la notte’ Voglio che tu diventi assuefatta al mio sapore, anzi, dipendente !’. Lasciò però aperto il foro dell’inserto di caucciù, come la notte precedente, così se a Sonia si fosse tappato il naso durante la notte, non sarebbe soffocata.
La solita palpatina qua e là’ Sonia, suo malgrado, insieme al terrore per quelle mani portatrici di tormenti provò anche uno strano senso di rassicurazione, nonostante la toccatina fosse sempre accompagnata da una buona dose di generosi pizzicotti. E Sonia odiava se stessa nel provare addirittura orgoglio di fronte all’evidente piacere del suo Padrone che giocava rapito con quei capezzoli indifesi e sensibilissimi e con quelle grosse tette tanto delicate e così oscenamente esposte.
Per un po’ giocherellò divertito anche con la sua nuova coda, ma poi Sonia vide il suo Padrone armeggiare con un filo che fuoriusciva dalla base dell’inserto anale, confuso tra i crini della coda. E lo vide armeggiare ad uno strano apparecchio che era andato a prendere da qualche parte ed aveva sistemato vicino alla branda.
‘La prossima volta che ti viene voglia di godere senza permesso ricordati chi &egrave il Proprietario delle tue emozioni, che si tratti di dolore e sofferenza oppure di gioia e piacere. Mi devi implorare e ‘ sperare nel mio buon cuore!’. ‘Mentre ti godi queste due ore di divertimento anch’io me ne vado a divertirmi un po` fuori’ Buona notte Sonia’!’. La baciò sulla fronte mentre gli occhi di Sonia lo interrogavano terrorizzati, poi premette un interruttore sullo strano apparecchio ed uscì chiudendosi dietro la grata della cella.
Sonia non aveva neppure il coraggio di respirare, ma non accadeva nulla. Passarono quattordici minuti, poi Sonia avvertì uno strano formicolio proveniente da quell’aggeggio intrappolato dentro la sua pancia, poi il formicolio pian piano aumentò di intensità fino a diventare un dolore pervadente ‘ : Quel coso infilato nel culo le stava dando la scossa’ dentro ! E cresceva, ed era sempre più doloroso ed insopportabile. A Sonia sembrò che le budella le si strizzassero in pancia, ma la corrente continuava ad aumentare, inesorabilmente. Urlò e si dimenò. Urlava di paura e di dolore. Gridava aiuto, povera Sonia, gridava attorno al caucciù forzato dentro la sua bocca, ma nessuno la poteva sentire.
Sonia pensò che stava per morire’ Sperò di morire ancora una volta, ma ancora una volta non succedeva! Poi La corrente aumentò ancora, e Sonia pensò di nuovo che sarebbe senz’altro morta allora’ Ma niente! Sonia si dibatteva disperata tra le catene e le cinghie, ma la corrente aumentò ancora, insopportabile, contorcendole tutto l’intestino. Ma lei non riusciva a respirare, né a svenire né a morire: non c’era scampo da quel Pazzo! E poi l’intensità aumentò ancora e Sonia si divincolava sempre di più tra le cinghie che la trattenevano crudeli al suo supplizio’ E quando per l’ennesima volta pensò, sperò, pregò di morire, improvvisamente la corrente cessò, e Sonia poté finalmente ricominciare a respirare, felice che quella punizione fosse finalmente terminata’
Ma si illudeva! Due ore aveva detto! E dopo altri quattordici minuti il formicolio ricominciò, 10 secondi, poi un incremento, 10 secondi poi ancora su e via e via per 5 volte’ Un infinito minuto di sofferenza!… ‘Fadroneeee’. Fadroneeeee fi fvreeeeego ferdonamiiii ferdonaaaamiiii’.’.
Ma Sonia sapeva che in realtà le sue preghiere non servivano a nulla: due ore aveva detto e due ore sarebbero state’ Mi uccideraaaaà Mi ucciderà lentamente, piano piano!!!
Finalmente, dopo le due ore di punizione le fu permesso di addormentarsi, esausta, pensando con terrore a cosa Egli potesse avere ancora in serbo per lei l’indomani, e senza neppure potersi consolare stringendosi un po` la passera tra i muscoli delle cosce’: Il suo Padrone la capiva e la preveniva, in tutto ! Sonia sentì nuovamente chiara quella certezza affiorarle di nuovo nell’animo: Lui la possedeva. Inesorabilmente.

4 Devozione

(M/f, NC, Slavery, ChastityBelt, Chains, Abuse, Tort)
By Kray Kray0020@gmail.com

La svegliò il dolore di una frustata secca sull’interno della coscia sinistra. Urlò dietro il bavaglio.
Il Padrone cominciò a liberarle la bocca, ma Sonia non ebbe modo di pronunciare neppure una sillaba ‘Se dici una sola parola invece di slegarti ri-avvio il temporizzatore delle scariche elettriche per un altro paio d’ore !’.
Una bella palpata a due mani dappertutto delle Sue proprietà, poi le slacciò la cintura dalla vita e si divertì a sfilarle piano piano l’elettrodo da dentro, tirandolo piano piano per la coda, per poi lascialo riscivolare dentro’ e poi lo tirava di nuovo quasi fuori ‘ ‘L’hai cullato tutta la notte’ ti &egrave piaciuto vero ?’. Si divertì una decina di minuti a far gemere e sussultare la povera Sonia prima di tirarlo finalmente fuori del tutto.
Infine la slegò dalla branda : ‘Vai in bagno, Sonia. fai i tuoi bisogni. Poi lavati e preparati per me !’.
Le tolse il lucchetto dalla catena dei polsi, e di nuovo Sonia poteva farla scorrere attraverso l’anello centrale del suo collare, poteva di nuovo usare una mano alla volta.
‘Fai con calma, ti darò tutto il tempo prima di venirti a prendere” La sua voce si fece minacciosa e Sonia rabbrividì ‘ E non fare stronzate Sonia’ Non immagini cosa posso farti se mi fai incazzare’ Non hai ancora provato nulla !’.
Sonia mosse i primi passi e provò di nuovo quella sensazione d’impotenza mentre il collare metallico metteva in tensione la catena a soffitto, innescando il movimento del carrello, col suo fruscio metallico’ Il suono inesorabile della sua appartenenza al suo Rapitore.
Mentre Sonia usciva dalla cella Lui le si rivolse di nuovo ‘In bagno puoi bere dell’acqua se vuoi, ma al solito, non puoi sederti se non per espletare le attività fisiologiche o di cura di te stessa: non stare seduta se non &egrave necessario e quando finisci stai in piedi ed aspetta, eretta e composta, come piace a me, anche se io non ci sono! Usa tutto quello che ritieni necessario per preparare te stessa per il piacere del tuo Padrone: doccia, vasca, olii, saponi, decidi tu’ &egrave tutto a tua disposizione’ Ma non farti venire strane idee’ tutto &egrave calcolato in modo che non sia utilizzabile per un suicidio, neanche se ti ingoi tutto quanto. Anche le limette sono di tipo in carta, ed anche tutto il resto &egrave strettamente anti infortunio’ Non mi scappi Sonia!’, ” Ah ! E se non &egrave abbastanza chiaro: non ti titillare la passera: &egrave mia !’.
La andò a riprendere in bagno dopo oltre tre ore. Sonia era pronta, in piedi al centro della stanza, nuda se si esclude l’acciaio ai polsi, al collo ed alle caviglie, dolorante dappertutto, eretta ma a testa bassa. Lavata, pettinata, truccata, profumata e’ sconfitta.
Le si avvicinò e le riattaccò il lucchetto alla catena dei polsi, costringendole di nuovo entrambe le mani sotto la gola, come il giorno precedente quando l’aveva presa nel Suo letto. Poi, girandole attorno le parlò, mentre le Sue mani ricominciavano avide ad esplorarla:
‘Adesso cammina verso la sala dei giochi, lì ti legherò alla sedia ginecologica e faremo le modifiche necessarie per la tua schiavitù’ Per lo più sono dei piercings, molti direi, un po’ dappertutto’ Io ne vado pazzo e sono certo che piaceranno anche a te, una volta fatti’ ‘ Sonia ebbe un fremito di paura e disgusto, ma sentiva che non era quella la cosa peggiore a cui il suo padrone alludeva i giorni precedenti, ed infatti… ‘poi ovviamente ti farò un piccolo marchio, perché la tua appartenenza a me deve essere decretata irreversibilmente” Sonia provò un profondo raccapriccio all’idea di venir marchiata come una mucca, ma non ebbe il tempo di preoccuparsene troppo’ ”E poi’ purtroppo” Ecco, pensò Sonia, arrivava la parte peggiore ” questa &egrave una cosa che non mi piace fare ma &egrave necessaria per la mia sicurezza, devo toglierti l’unica arma che puoi usare contro di me’ Ti estrarrò i denti, in modo che la tua bocca diventi solo uno strumento per il mio piacere, non voglio dover sempre usare l’anello, come ieri” ‘ Sonia sapeva che quel pazzo lo avrebbe fatto, e sapeva di non avere nessuna possibilità di opporsi’ Si sentì gelare il sangue! Voleva morire, si sentiva svenire ma non ci riusciva, e nonostante ci stesse provando non riusciva neppure ad implorare pietà’ Un brivido gelido la traversò e le ginocchia le cedettero e scivolò lentamente verso il pavimento, lungo il corpo del Padrone che non aveva mai smesso di palparla con la Sua usuale arroganza.
Divertito da quella scena, Lui lasciò che Sonia continuasse quella lenta caduta. Non le aveva ancora scorciato la catena a soffitto, quindi Sonia avrebbe potuto arrivare quasi fino a terra.
Lentamente, Sonia arrivò in ginocchio, ancora incapace di ogni reazione, poi si rese conto di essere arrivata proprio di fronte al sesso del suo Padrone e d’improvviso, con quel poco di libertà permesso alle sue mani costrette vicino al collare, in un unico movimento abbassò i pantaloni della tuta ginnica del Padrone e gli afferrò i testicoli con una mano ed il pene semieretto con l’altra.
Il Padrone ebbe un sussulto e cominciò ad urlarle ordini ed a colpirla col frustino, e sebbene avesse istintivamente arretrato, Sonia gli era immediatamente andata dietro, senza mollare la presa. E comunque Sonia non gli stava facendo male per il momento, ma anzi, già lo stava baciando dappertutto con grande foga, ignorando sia gli ordini che il frustino, continuando a seguire il suo Padrone che cercava di sottrarsi, mentre il Suo membro nella concitazione di quanto stava accadendo aveva raggiunto in un istante l’erezione completa e pulsava di eccitazione.
Sonia continuava a cercare il piacere del suo Padrone, disperatamente, convulsamente. Finalmente senza l’anello ad impacciarle la bocca, Sonia succhiava con forza il suo Padrone, lo leccava e lo massaggiava con le dita sottili e le labbra, e lo solleticava senza sosta, senza inibizioni, senza limiti.
Ed infine il Padrone cedette, smise di protestare e cominciò a godersi le ferventi cure della sua schiava.
Le sensazioni erano così intense che anche le ginocchia del Padrone cedevano, e per riuscire a mantenersi in piedi dovette spostarsi lentamente verso la parete per appoggiarsi almeno con una mano, mentre la sua schiava, in ginocchio, lo seguiva senza smettere un istante di servirlo con tutto l’impegno che una schiava devota e terrorizzata può esprimere.
Senza interrompere l’azione frenetica della sua bocca e delle sue mani, adesso con anche la cooperazione del suo Padrone, Sonia riuscì a sfilargli i pantaloni. Lo baciava e lo stuzzicava dappertutto. Si infilava tra le sue gambe, sotto, quanto più poteva. Mentre con una mano continuava a massaggiargli il pene, la sua lingua cercava tra i testicoli, oppure ancor più sotto, alla loro base. Tentava di arrivare anche fin dietro al suo Padrone. Poi tornava a lubrificargli il membro ed a succhiarglielo con forza. E così via, sgusciandogli tra le gambe, avanti e dietro, mentre i suoi capelli gli accarezzavano le gambe e la sua bocca che lo saziava, con trasporto e ‘ Sentimento !
Non ci volle molto, a quel ritmo, sveglio da poco, in apice ormonale, il Padrone venne in meno di dieci minuti. Dopodiché si dovette sedere per terra, a gambe larghe, con la sua schiava inginocchiata, singhiozzante, in lacrime ed a testa bassa, ancora in mezzo alle sue ginocchia.
Il Padrone era rimasto piuttosto soddisfatto da quel pompino. Aveva fatto proprio bene a non dargli ancora cibo solido’ Sonia era sempre più vorace nel fare sesso’
Sebbene la catena a soffitto fosse regolata sufficiente lunga da permettere a Sonia di arrivare quasi a terra, adesso che il Padrone era seduto sul pavimento, era comunque ancora troppo corta e Sonia non poteva più raggiungere liberamente il cavallo del suo Padrone senza che Lui glielo porgesse, poteva solo raggiungere le parti più alte, che adesso erano in rapido calo’ poteva solo continuare a fare del suo meglio, e con le sue mani delicate massaggiava delicatamente il sesso del Padrone.
” Avevi intenzione di dirmi qualcosa, Sonia?’
‘P’ Padrone’ Ti prego Padrone’ Non strapparmi i denti, Padrone’ Non ‘ Non ti morderei mai Padrone’ in nessun caso’ Ho troppa paura di te’ Di quello che potresti farmi’ Padrone’ Ti prego’ Mai’ Mai ti morderei, mai e poi mai, qualunque cosa accada’ qualunque cosa tu mi faccia’ Padrone’ vedi ?’
‘Ci penserò sopra Sonia’ ‘ ”Padrone’ Ti prego Padrone”.
” Adesso dimmi Sonia: tu sai che ti punirò per ciò che hai fatto, e penso che sarò severo’ Sai perché, vero? RISPONDI !’.
” Io ‘ Io volevo solo convincerti che ‘ che’ ‘
Le arrivò uno schiaffo pieno e sonoro sulla guancia sinistra prima che potesse continuare il suo balbettio. ‘NON SONO STUPIDO!, ho capito perché l’hai fatto! Voglio che tu mi dica perché sarai severamente punita!…’ ‘Ho ‘ ho fatto qualcosa senza permesso”. ‘Meglio! Ma non esatto e non completo: ti &egrave concesso di prendere iniziative che portino piacere al tuo Padrone, il problema &egrave che in questo caso hai commesso molti errori:
Io ti ordinavo di fermati e tu non lo hai fatto! Una schiava deve obbedire senza esitare ad un ordine diretto. Inoltre hai agito di forza, trattenendomi per i testicoli, col rischio di farmi male, e questo aggrava la disubbidienza. Ma per queste due mancanze potrei essere clemente perche erano finalizzate.
La cosa veramente imperdonabile &egrave che non hai fatto un lavoro soddisfacente: Il pompino che mi hai fatto &egrave durato troppo poco, hai lavorato con foga, pensando solo a farmi venire, non pensavi a darmi quanto più piacere possibile. DARE PIACERE AL TUO PADRONE, QUANTO PIù POSSIBILE QUANTO PIù A LUNGO POSSIBILE’ Deve diventare la tua unica preoccupazione, la tua ragione di vita, niente altro! Non esiste più nient’altro per te Sonia: Tu ti sei buttata via, ricordi ? Ed adesso per te esisto solo Io: di te stessa non esiste più nulla!
Ed infine c’&egrave il mio seme sparso dappertutto qua! Quando ad una misera schiava come te viene concesso di prendere in bocca il proprio Padrone, non deve lasciar cadere neanche una goccia, qualunque cosa ne tiri fuori !’.
Senza aggiungere altro il Padrone si alzò e cominciò a frustarla col frustino dappertutto. Con le mani costrette sotto il collo Sonia non poteva proteggersi e poteva solo ruotare il suo corpo per tentare di dirigere i colpi dove non le dolesse già troppo’ Ma in realtà era una vana illusione’ le doleva già tutto il corpo, per le precedenti frustate e le torture.
Fortunatamente il Padrone fu cruento ma veloce, si fermò dopo un’unica lunga serie di colpi amministrati senza troppo criterio’ Senz’altro aveva in mente qualcosa di più interessante da fare.
Le armeggiò dietro al collo e Sonia sentì che la catena a soffitto adesso era più lunga, e le fu finalmente possibile collassare di fianco arrivando con la testa fino a terra.
‘Tirati in ginocchio stupida schiava!’ La issò sgarbatamente in ginocchio tirandola per il collare ‘Adesso comincia a ripulire il tuo Padrone con la lingua, e quando sarò perfettamente pulito leccherai anche tutto il pavimento, finché non avrai rimediato almeno ad uno dei tuoi errori!’. Si sfilò rapidamente i pantaloni della tuta per permettere a Sonia di lavorare come si deve.
Durò un’eternità! Ma al contrario del pavimento, che per Sonia fu una vera agonia sia per l’umiliazione che per qualche frustata occasionale sul culo troppo esposto per essere risparmiato, quando invece ripuliva il suo Padrone, Sonia si rese conto che questo compito non le pesava un granché. Leccava il corpo del suo Padrone dappertutto, e doveva e voleva farlo con impegno. Di nuovo Sonia si muoveva in ginocchio tra le gambe del Padrone, il quale in piedi sopra di lei a volte stentava a mantenere l’equilibrio. La lingua di Sonia raggiungeva tutto il Suo cavallo, fin dietro, dove era colato lo sperma misto alla sua stessa saliva ed al sudore, Sonia avvertiva la soddisfazione del suo Padrone, e questo le dava un senso di sicurezza e di tranquillità che le facevano quasi dimenticare il dolore del piercing alla lingua. E’ ed il sapore del suo Padrone’ in fin dei conti’ Forse non poteva ammettere che le piacesse’ ma la verità &egrave che a Sonia leccare il proprio Padrone non pesava affatto, di sicuro non le dispiaceva !
E mentre lei indugiava con la lingua infilata tra le natiche del suo Padrone, sentiva che a Lui piaceva, lo sentiva accomodare la sua posizione per permetterle di lavorare meglio, lo sentiva vacillare a volte, senz’altro per i piacevoli fremiti che Sonia gli procurava. E Sonia si rendeva anche conto che stava pensando esattamente come il suo Padrone voleva da lei: pensava solo a dare piacere al Padrone! Ma a Sonia in quel momento non interessava, era atterrita da quel Pazzo, era sconvolta dall’idea di perdere i denti, inoltre immaginava che non la avrebbe certo anestetizzata’ . Sonia aveva oramai assimilato che Lui non si sarebbe fermato davanti a nulla. Se lei non avesse impegnato tutto il suo essere nell’accontentarlo in tutto, Lui poteva arrivare a farle cose orribili. Alla mente di Sonia arrivavano dei flash di immagini di film dell’orrore che le era capitato di vedere, in cui vengono perpetrate delle atrocità impensabili su vittime innocenti. Davanti alle sequenze più orrende di film del genere ciascuno si conforta nel proprio intimo pensando che tanto nella realtà certe cose non sono possibili’ Ma non &egrave così. Sono cose atroci ma possibili, che diventano realistiche non appena un pazzo assume il pieno potere su una vittima’ esattamente come adesso Sonia era in pieno potere del suo Padrone. La avrebbe fatta a pezzi se lei non avesse collaborato al meglio!
Si sentì tirare per la catena mentre era ancora china a pulire il pavimento, e si tirò su docilmente. ‘Adesso seguimi senza fare storie, in silenzio !’.
Non le aveva scorciato la catena a soffitto, quindi Sonia fece qualche passo prima che il carrello nella rotaia al soffitto cominciasse a seguirla col suo solito fruscio. Era sempre più dolorante, ed il suo unico desiderio era di poter cadere a terra. Invece doveva sforzarsi di camminare il più composta ed elegantemente possibile, perché sapeva che questo era il volere del Padrone, e non si discute con quel Folle!
Quando però cominciarono ad avvicinarsi alla sedia ginecologica le gambe di Sonia cominciarono nuovamente a tradirla e dovette esitare. Il Padrone era dietro di lei e si divertiva così tanto a quella scena che non fece intervenire il frustino che teneva in mano, si divertì invece a schernirla quando erano oramai a pochi passi da quell’attrezzo inquietante, con cinghie di cuoio ovunque, e quelle due staffe per le gambe tanto robuste e così lontane l’una dall’altra ‘Ti piace vero? Lì sopra la tua fica sarà così esposta ed indifesa che mi verranno in mente un’infinità di giochini divertentissimi’ Il respiro di Sonia divenne affannoso e irregolare, cadde in ginocchio, la bocca aperta ma incapace di emettere una singola sillaba. ‘Sì, vedo che hai proprio bisogno di sdraiarti ‘ Forza, sopra il lettino ! Fallo da sola, o ti ci metto io!’. Tra le lacrime ed i singhiozzi Sonia si sforzò di arrivare al sedile e si collocò tremante tra le due staffe. Il Padrone la condusse a sdraiarsi sulla schiena, e subito agganciò i due anelli laterali del suo collare a due moschettoni che venivano dallo schienale. Era la prima volta che utilizzava i due anelli laterali del collare: lo scatto metallico del moschettone così vicino prima all’orecchio destro e poi al sinistro risuonò categorico nella mente di Sonia facendola sobbalzare entrambe le volte. Le liberò le mani dall’anello frontale del collare giusto il tempo necessario a riagganciarle tra loro con la stessa catenella. Le sollevò con calma le mani sopra la testa e gliele distese in alto sullo schienale, dove agganciò la catenella ad un altro moschettone’ irraggiungibile per le mani di Sonia ora che il suo collo era agganciato al lettino.
Sonia aveva cominciato ad emettere dei lamenti sommessi quando il Padrone le fece passare una robusta cinghia attorno al bacino e la agganciò tesa sotto al lettino. Poi si chinò a raggiungere i piedi di Sonia che ancora cercavano disperatamente di raggiungere il pavimento, come per fuggire poi da soli. Liberò la catenella tra le cavigliere così da poterle sollevare una per una e disporle sulle staffe del lettino, dove le agganciò con altri moschettoni alle cavigliere metalliche e con robuste cinghie sopra le ginocchia a sopra le cosce. Le gambe affusolate di Sonia erano assicurate ad un ineluttabile ed ignoto destino.
Sonia, atterrita, percepiva che la sua povera passerina rosa, già dolorante, esposta semiaperta invitante ed indifesa non poteva se non attirare l’attenzione di chiunque fosse nei paraggi, e viveva con angoscia l’anticipazione di ciò che poteva accaderle. Fremiti le percorrevano incessanti tutto il ventre e non riusciva a controllare il respiro sempre più affannato e corto.
Sentire a quel punto la mano tiepida del suo Padrone che gliela frugava delicatamente fu addirittura un rassicurante sollievo, nonostante fosse ovviamente solo futile illusione.
‘Accidenti Sonia, sembra che tutto questo ti piaccia un mondo: sei tutta bagnata! Brava!’.
E Sonia non riusciva neppure a smettere di provare quel senso di appagamento per aver appena compiaciuto il suo Padrone’ Lui la stava trasformando! Sonia stava diventando la schiava che Lui voleva che lei fosse’ Che Lui esigeva che lei fosse’ Povera Sonia, si abbandonava sempre di più alla propria sottomissione.
‘Adesso voglio anche che tu goda Sonia! Abbandonati! Dimostrami quello che sei: tu sei la Mia schiava! Io lo pretendo!’.
Mentre la mano alla passera continuava a stimolarla, con l’altra mano il Padrone continuava a percorrerle tutto il corpo, nudo ed immobilizzato sul lettino ginecologico. La palpava con calma ed autorità. Spesso le pizzicava un lembo di carne o un capezzolo eretto ed indifeso, quando con gentilezza quando con un poco di crudeltà, senza esagerare’ Ed in pochissimi minuti il corpo di Sonia cominciò a scuotersi tra le cinghie e le catene in un orgasmo potente, dirompente, liberatorio, imposto ma irrinunciabile ! Provocato dal profondo stato confusionale e dall’incessante frustrazione.
Sonia era troppo persa in quell’estasi per accorgersi che il Padrone stava organizzandosi per fare qualcosa, ed era ancora nella scia di quell’estasi quando sentì qualcosa morderle improvvisamente il delicato strumento del suo piacere, la sua amata, delicata, preziosa clitoride, turgida di orgasmo, era già preda di qualcosa di impietoso:
Il Padrone aveva serrato una pinza a scatto da piercing proprio nelle carni più sensibili di Sonia e già aveva in mano l’ago!
Urla inutili! Con tutta calma le piantò due aghi nella clitoride, uno la attraversava alla base della parte esposta mentre l’altro, 2 cm più in alto, attraversava la pelle di protezione e trafiggeva il corpo della clitoride all’interno per poi fuoriuscire dall’altra parte.
Tolse la pinza a scatto ma lasciò gli aghi in posizione per dedicarsi ad altri bersagli.
‘Qui ci torniamo dopo, tanto oramai la nostra preziosa preda &egrave catturata e non mi scappa più!’.
Durò a lungo. Sia perché le praticò molti piercing, sia perché gli piaceva farlo lentamente per farle assaporare più sofferenza possibile ‘Hai goduto Sonia? Adesso devi pagare! E qui le schiave pagano con la sofferenza!’.
Prima intrappolava il lembo di carne con una dolorosissima pinza da piercing a scatto; poi la forava con uno spesso ago; toglieva la pinza e lasciava l’ago lì, per andarne a piantare qualcuno altrove. Dopo un po’ ritornava al primo ago per inserire l’anello in quella carne ritornata sensibile e dolorante. &egrave Pazzo! Pazzo, Sadico e Pericoloso!
Arrivò anche il turno della lingua.
Prima sistemò dei supporti dello schienale ai lati delle sue tempie, tra i quali le fissò la testa con una cinghia, in modo che Sonia non potesse più muoverla. ‘Da brava Sonia, apri la bocca!’ ‘Ti prego Padrone” ‘APRI SUBITO LA BOCCA !’. Ubbidì, che altro poteva fare?
Le infilò in bocca una specie di tagliola che lavorava però al contrario; aveva dei fermi, e quando la regolò, Sonia si accorse che non poteva più né sputarla, né chiudere la bocca.
Sonia osservò con terrore le pinze d’acciaio lucente entrarle in bocca, ma non poteva fare altro che gemere di terrore implorando il suo Padrone con gli occhi. E quando sentì che la pinza le aveva afferrato la lingua ne fu sollevata’: i suoi denti per il momento erano salvi.
Il Padrone le fece altri due fori al centro della lingua, uno più interno alla bocca ed uno un po` più esterno e vi inserì un nuovo anello che passava per entrambi. La lingua di Sonia portava ora due anelli, uno in punta, che Lui prediligeva usare con il bavaglio, ed uno al centro: ‘Questo anello &egrave per carichi più pesanti, Sonia, oltre che per farmi godere di più quando me lo succhi’ ti insegnerò come usarlo’ ‘
Le tolse dalla bocca il divaricatore dalla bocca, ma le lasciò la testa imprigionata dai cuscini, e riprese il lento strazio.
Erano tutti anelli di lucido acciaio medicale con cui le imprigionò tutte le parti più intime, garantendole al possesso del loro unico Proprietario.
Il più umiliante di tutti era quello che le attraversava il setto nasale. Sonia aveva potuto dargli solo un’occhiata veloce mentre il Padrone lo sceglieva dal vassoio metallico pescandolo in mezzo a tutti gli altri anelli e tutti gli strumenti da piercing, poi non aveva più avuto modo di vederlo, nascosto alla sua vista dal suo stesso naso, oramai prigioniero del Padrone, come tutto il resto di se. Sonia poteva sentire il peso della parte inferiore di quell’anello poggiarle sul bordo del labbro superiore, che le faceva capire come quello fosse senz’altro un anello di discreto spessore rispetto agli altri che le erano stati imposti. Quelli che aveva ricevuto ad ognuno dei capezzoli erano di metallo più sottile, ma di maggior diametro, il Padrone si era dilettato più volte nell’infilarci con voluttà l’uno o l’altro dito’ L’anello all’ombelico era di nuovo dello stesso diametro di quello al naso, il Padrone poteva agilmente pizzicarlo tra pollice ed indice, ma la dimensione non permetteva il passaggio delle sue dita. Sonia aveva creduto di svenire per il dolore e per la paura quando il Maniaco le aveva inserito i due anelli nella clitoride. Dei due, uno era molto sottile e leggero, quello che la trafiggeva alla base del glande clitorideo, mentre quello più in alto che trafiggeva il corpo della clitoride di Sonia dopo aver attraversato il prepuzio da parte a parte, era uguale a quello dell’ombelico. Altri due anelli uguali a questo erano fissati uno ad ognuna delle grandi labbra, ed altri due delle stesse dimensioni erano attaccati alla carne di Sonia all’interno di ogni natica, a 2 cm di distanza dall’ano. Infine, ancora, uno per ogni interno coscia, a 5 cm di distanza dalla passera, questi di metallo robusto, come quello al naso, ed ampi come quelli ai capezzoli, ed inoltre piantati in modo da stare per 1 terzo della circonferenza immersi nella carne di Sonia, ovviamente senza intaccarne il muscolo ‘ ‘Questi ultimi due piercings sull’interno coscia sono stati un poco più invasivi degli altri, ho dovuto usare la tecnica del Punch & Taper, quindi ti ho applicato un poco di crema anestetica, Sonia, ma non ci fare l’abitudine, questa &egrave stata un’eccezione! ” ‘Ed adesso sei mia completamente, non c’&egrave alcun dubbio!’. I lobi delle orecchie di Sonia erano già perforati, con Suo rammarico, ma far passare i nuovi ‘orecchini’ di spesso acciaio da quei forellini sottili sottili gli procurò comunque una discreta gioia, grazie ai lamenti della Sua schiava’
Ci volle qualche ora, durante le quali Sonia aveva squillato e trasalito e pianto ed ululato penosamente quasi continuamente. Il Padrone oltre a lavorare lentamente faceva molte pause, quando per riposarsi, quando per aggiustare l’altezza e l’inclinazione del lettino, quando per disinfettare con cura la propria schiava, quando per aggiustarsi i tappi antirumore nelle orecchie.
Ci fu tempo anche per farle bere un po’ di soluzione liquida. Sonia viveva nella fame da quando era arrivata, ma sentiva che in qualche modo non era indebolita. Il suo Padrone stava attento alla sua salute’ Chissà cosa c’era in quella brodaglia che le faceva bere’ Dal sapore Sonia non riusciva a capirlo. Sentiva che era più che un dissetante. A volte era un poco più densa, a volte era più liquida. Non era mai del tutto salata e mai del tutto dolce’ Faceva abbastanza schifo! Ma con la fame che la attanagliava costantemente, per Sonia quell’intruglio era comunque un gradito sollievo.
Il Padrone allontanò il carrello con gli strumenti per il piercing e Sonia capì che si sarebbe passati a qualcos’altro, quando Lo vide avvicinare al lettino un altro carrello di strani strumenti.
‘Il Corpo di una donna &egrave un piccolo mondo di tante meraviglie”. Nonostante il dolore dappertutto e la paura e la disperazione, Sonia fu colpita da quella frase, che inizialmente appariva completamente fuori posto’ ”&egrave per questo che a noi uomini piace tanto baciarvi dappertutto, e nel mio caso mordervi e torturarvi ovunque. &egrave flessuoso, morbido, elegante, ed ha un buon sapore, anzi ha molti buoni sapori. Ogni centimetro della vostra pelle &egrave una nuova scoperta, ed ognuno ha una sua peculiarità unica. Le tette sono un esempio scontato’ ‘ Parlando, il Padrone sfiorava con le mani la pelle della mammella destra di Sonia, all’attaccatura di questa col torace, in basso, dove le due tette cominciano ad allontanarsi l’una dall’altra ” ma questo punto per esempio, &egrave meraviglioso: la mammella, stupenda, nasce qui dal torace e si espone orgogliosa e altera, e seguendone la curva, sia in fuori che in alto ‘ ‘ Il Suo dito percorreva la distanza verso il capezzolo, appena catturato dal piercing ”ecco che si raggiunge un’altra meraviglia, l’areola! Delicata, sensibile, che sembra essere lì solo a fare da bersaglio per una delle più belle invenzioni della natura: il capezzolo’ ‘ Il Suo tocco sull’anello metallico era delicatissimo, ma il piercing fresco attraverso la base del capezzolo le fece comunque sobbalzare leggermente il respiro per la fitta ” Fonte di incontenibile desiderio’ che io ho appena catturato ed incatenato” sebbene ancora molto delicatamente, il Padrone aveva sottolineato (e dimostrato) quell’ultima frase con una leggerissima tiratina al piercing, che fece squittire Sonia. ” Ma ci sono altri posti che attirano gli uomini, e non posso mettere un piercing per ognuno, altrimenti ti ricoprirei di anelli! ‘ Sonia inspiegabilmente si sentì adulata dalle parole del suo Padrone, e se le ascoltava rapita, sebbene ancora non riuscisse a comprendere se avrebbero portato o meno a qualche tipo di dolorosa conclusione.
Poi il Padrone liberò la catena tra i polsi di Sonia dal moschettone sopra la sua testa e le condusse le braccia a distendersi lungo il corpo intrappolato sul lettino, assicurandone poi la catena ad una delle cinghie che bloccavano Sonia all’altezza del bacino. E tornò a parlarle, nello stesso tono di poco prima.
‘Qui per esempio ‘ ‘ Il Padrone la baciò delicatamente tra la spalla sinistra ed il torace, quasi all’attaccatura, ma un paio di centimetri più verso il torace, poco sotto la clavicola ” anche questo &egrave un punto molto attraente’ erotico a suo modo. Qui finisce la discesa elegante del collo, comincia l’ascella e la spalla ed &egrave la parte più alta della mammella ed &egrave vicino al cuore’ &egrave ‘ un punto che da solo simboleggia tutta la tua femminilità’ed &egrave qui che intendo mettere il mio marchio!’
Prima che Sonia potesse reagire le appoggiò delicatamente le dita sulle labbra ‘Silenzio ! Non sarà deturpante, sarà un marchio piccolo, sottile e leggero: eccolo qui !’. Le mostrò una specie di timbro che aveva preso da uno dei carrelli degli strumenti. Il timbro aveva un filo elettrico collegato, al posto della gomma c’era una sagoma metallica che disegnava la lettera S (speculare ovviamente), sottile, della dimensione di 2 centimetri in tutto. Effettivamente quella specie di timbro non aveva un aspetto molto allarmante’ Almeno finché il Padrone non premette il pulsante sul fianco del manico: La S speculare cominciò ad illuminarsi prima di viola-rosso al centro di un cerchio anch’esso divenuto incandescente come la S. ed in pochi secondi arrivarono ad un rosso intenso. Sonia tentò di ritirarsi spaventata, ma ‘Calmati Sonia ! Questo &egrave il Mio marchio, col quale decreterò definitivamente la tua appartenenza a Me ! Vedi, il collare sebbene non sia rimovibile dal tuo collo, con delle potenti cesoie può essere tranciato via. Ed anche tutti i piercing che ti ho appena fatto possono essere tagliati via, i fori da soli non si noterebbero neppure e la maggior marte di loro si riassorbirebbero col tempo. Ma questo marchio sarà sempre in vista per chiunque, anche per te ! Ogni volta che ti guarderai allo specchio vedrai questa S, e saprai una volta di più che sei una Schiava, per sempre !’.
‘Sonia, ho una sola possibilità per fartelo, quindi voglio che tu stia ferma, che tu respiri regolarmente e lentamente, in modo che venga bene’ Te lo farò comunque, non puoi far nulla per impedirlo’ tanto vale che venga bene’ e sai anche che se non ubbidisci ne subirai le conseguenze’ ‘.
Era vero! Il Calcolatore aveva ragione! Sonia si sforzò di abbandonarsi sul lettino e di riprendere una respirazione regolare’ Stava imparando che era sempre meglio non contraddirlo.
Il Padrone nel frattempo collegò una specie di estensione metallica al timbro, con cui poteva determinare correttamente l’angolazione e la posizione del marchio. Poi premette di nuovo il pulsante di accensione ed attese che la S metallica ed il cerchio attorno tornassero di colore rosso acceso e facendo attenzione al perfetto posizionamento lo appoggiò nel punto stabilito del torace di Sonia.
Sonia voltò istintivamente lo sguardo dalla parte opposta, emettendo un lungo gemito di dolore, ma non mosse il resto del corpo.
‘Mille e uno, mille e due, mille e tre, mille e quattro, mille e cinque, Fatto !’ Finalmente il Padrone allontanò il timbro dal corpo di Sonia e’ ‘Perfetto! &egrave venuto proprio bene !’.
L’acre odore di carne strinata durò pochi secondi.
Visibilmente soddisfatto il Padrone prese un tubetto di pomata da sopra il carrello degli strumenti da marchiatura e ne applicò un poco sul marchio fresco sul torace di Sonia, e sopra applicò un largo cerotto, che copriva la ferita e la crema. L’odore di mandorle rassicurò Sonia che come al solito il suo Padrone si stava prendendo cura di lei, ma la cosa che veramente terrorizzava la povera Sonia doveva ancora arrivare’ ed era infine tempo di farci i conti:
Il Padrone aveva allontanato il carrello della marchiatura e ne aveva avvicinato un altro alla sedia ginecologica, con sopra tutta una serie di strumenti dentistici, e lo aveva messo dove Sonia potesse vederlo bene.
Sonia cadde nella disperazione più profonda e ricominciò a supplicare il suo Padrone di non farlo. Cercava di convincerlo che non ce ne era minimamente alcun bisogno, che mai e poi mai lei avrebbe osato mordere il suo Padrone’
Ma Lui continuava a prepararla incurante: le re-infilò il divaricatore in bocca e le fermò nuovamente la bocca aperta come aveva fatto poco prima per i piercings alla lingua. Poi assicurò nuovamente i supporti ai lati della testa di Sonia, due specie di cuscini molto rigidi, e nuovamente bloccò la testa di Sonia con la cinghia attorno alla fronte.
Infine il Padrone cominciò a selezionare gli strumenti, scelse una pinza da estrazione e la avvicinò alla bocca di Sonia, provocando in lei una reazione quasi parossistica. Sonia, oramai certa dell’inevitabile, non strillava, ma emetteva dei gemiti lunghissimi e pietosissimi, piangendo a dirotto.
Ed a quel punto il Padrone si fermò e gettò sguaiatamente la pinza sul carrello.
I frastuono forte della pesante pinza sul vassoio metallico scosse Sonia, che ammutolì di colpo.
E si rivolse ala Sua schiava: ‘Va bene Sonia: Non lo farò! Col servizio che mi hai fatto prima, ma soprattutto dalla devozione con cui mi hai ripulito con la lingua e la bocca e da come hai accettato il marchio, ho capito che ti stai sottomettendo a me più profondamente e più velocemente di quanto supponevo, e la cosa mi piace’ e cosa più importante, sembra che tutto questo cominci a piacere anche a te’non &egrave vero ? Ma adesso per te ci sarà più da fare, mia cara: se per qualche motivo mi accorgo che non fai i progressi che adesso mi aspetto, nei tempi che adesso mi aspetto, ti strapperò tutti i denti solo per punirti per aver tentato di imbrogliarmi’ D’accordo?’
Certo che sì, che altro?
‘ ‘ E’ Sonia, non ti dico nemmeno cosa ti capiterebbe se mai provassi a mordermi’ Nessun uomo vorrebbe mai più avvicinarsi a te’ ‘.
Da metodico pazzo quale era il suo Padrone, aveva eseguito tutte le operazioni di quel terribile giorno con la necessaria attenzione alla parte igienica, ed al termine, prima di liberarla da quell’odiato lettino ginecologico, la disinfettò ancora volta con cura, dappertutto.
Poi andò a prendere un paio di scarpe a tacchi alti, 10 cm, e sottili, di pelle lucida nera, classiche, sexy, senza plateau, comprate apposta per la Sua schiava. Gliele infilò ai piedi con voluttà, godendosi ogni istante di quell’atto tanto semplice quanto sensuale e simbolico. Le carezzava con una mano la caviglia imprigionata mentre con l’altra le aggiustava la scarpa sul piede nudo.
Poi le allacciò delle strisce di pelle morbida che avvolgevano la scarpa ed il collo del piede in modo che non potesse sfilarsi.
‘Adesso sei pronta per servire il tuo Padrone come si deve cara Sonia, vediamo se sei veramente brava come vuoi farmi credere o se era solo una messinscena per salvarti i denti ‘.
Poco dopo Sonia era in piedi, tremante ed instabile, con la mani di nuovo appese al collare, spiacevolmente costrette in alto dietro la schiena, con una fascia di pelle morbida che le avvolgeva entrambe le braccia sopra i gomiti per sgravarne il peso dal collo. Il Padrone non le aveva messo però la catena tra le caviglie. La catena a soffitto era stata allungata, e Sonia avrebbe potuto inginocchiarsi ed arrivare con la testa fino al pavimento.
I tacchi alti rendevano la figura nuda incatenata ed indifesa di Sonia incredibilmente eccitante, mentre i grossi seni sobbalzavano ad ogni singulto del suo respiro incerto.
Si godeva quello spettacolo mentre le agganciava un guinzaglio al collare e sotto gli occhi stupiti di Sonia, il Padrone si spogliò, prese il suo posto sul lettino ginecologico e sollevò le proprie gambe sulle staffe’
Con un telecomando il Padrone aggiustò la posizione e l’altezza del lettino per quanto aveva in mente di li a poco.
Aveva passato la mano sinistra nel cappio del guinzaglio di Sonia e con la stessa mano teneva anche in pugno un frustino. ‘Ti consiglio vivamente di dare il meglio, Sonia’ Se ciò che farai adesso non sarà più che eccellente, per te la prossima settimana sarà un calvario’ Ti voglio non solo servizievole ed efficiente, ma anche spudorata, elegante ed invitante’ Te l’ho già detto, non mi interessa se non mi ami, devi comportarti come se mi amassi alla follia’ DATTI DA FARE!’.
Fu una strana sensazione quella che Sonia provò inizialmente: La certezza di non avere scelta le infondeva un misto di appagamento e rassegnazione, senz’altro un sollievo.
Saggiamente Sonia non si fece ripetere l’ordine: il suo corpo, eretto sui tacchi alti, si mosse con un passo impertinente, e subito si diresse tra le gambe aperte del suo Padrone, ma’ ‘Aspetta, stupida schiava, prima vieni qui e fatti toccare un po`’. Seguendo le indicazioni che Lui le dava col guinzaglio, Sonia si spostò allora di fianco al Padrone in modo che la Sua mano destra potesse prendersi qualche libertà.
Quella mano! Sonia ne era terrorizzata ma nello stesso tempo il suo tocco la confortava: sapeva che finché Lui avesse desiderato così il suo corpo, ne avrebbe anche avuto cura, nonostante le torture, e Sonia si sentiva in qualche modo protetta’ E le venne in mente l’avvertimento che Lui stesso le aveva dato: si sarebbe dovuta preoccupare quando quelle mani usurpatrici non fossero più state attratte da lei !
Ma per il momento Sonia poteva stare decisamente tranquilla: la mano destra del suo Padrone la palpava e penetrava con ingordigia mentre la faceva piroettare lentamente per poterla ammirare ed esplorare a proprio piacimento. A Sonia non rimaneva altro che subire gli ordini di quella mano e squittire quando il dolore non era sopportabile’ Non che servisse a diminuire il tormento che le toccava, Il suo Padrone era indifferente ai suoi lamenti, anzi, semmai lo eccitavano ancora di più, ma Sonia non riusciva ad evitarlo’ ‘Sonia, sei molto bella, e cosa ancora più importante sei anche delicata e molto sensibile’ Ti bagni con niente’ e con un pizzicottino trasalisci subito, e soffri il solletico” finì la frase con una leggera strizzatina ai fianchi di Sonia, che scattò convulsamente, ritraendosi un poco con un accenno di risata ed una serie di implorazioni’ ‘Sei veramente una gran schiava!’.
Sì, Sonia si vergognava molto di bagnarsi ad ogni tocco del suo Seviziatore, ma non poteva evitarlo: Lui eccitava il suo corpo mentre lo torturava, e Sonia non riusciva ad evitarlo.
Aveva provato a ritrarsi qualche volta, ma con l’unico risultato di essere strattonata per il guinzaglio di nuovo in posizione e ogni volta riceveva anche una bella frustata di punizione.
Sonia notò però che il Padrone evitava di utilizzare i piercings per tormentarla, come fosse una forma di rispetto. Ma ovviamente si stava solo illudendo:
‘Non vedo l’ora che questi piercing siano guariti, Sonia’ Ho tanti giochetti divertenti in mente da fare con loro, ma fino ad allora devo resistere, altrimenti non farò che prolungare la mia attesa’.
‘ Come se non bastassero i giochetti a cui già la stava sottoponendo finora’
Lui sapeva bene come indurre Sonia a ritrarsi da Lui, nonostante gli evidenti sforzi che lei faceva per offrirglisi sempre. La faceva allontanare in modo da potersi godere lo spettacolo di quel corpo nudo che scattava d’improvviso, saltellando in equilibrio sui tacchi alti, che si agitava sinuoso sballottando quelle due grosse tette indifese, lottando per mantenere l’equilibrio forzando sui muscoli delle gambe, mostrando le cosce ed i polpacci torniti muoversi concitati in tutto il loro splendore, senza mai potersi aiutare con le braccia crudelmente contorte ed assicurate dietro la schiena. La ammirava allontanarsi e poi piegarsi per seguire il collare ed il guinzaglio che la riportavano dal suo torturatore che già teneva una mano tesa per ri-infilarglisi in mezzo a quelle cosce invitanti per riprendere a tormentarle la passera indifesa e dolorante o qualsiasi altro bersaglio Gli venisse in mente. Lui aveva il completo accesso a qualunque parte di Sonia.
Poi sempre per il collare, la portò a chinarsi su di sé. Il busto di Sonia era disteso sul suo Padrone, con l’inguine contro la Sua spalla destra, la pancia e le tette posate su di Lui e con la bocca Sonia arrivava proprio al membro eretto Suo Padrone.
Incurante di quella mano ingorda che non smetteva mai di tormentarla incessantemente tra le gambe, e dell’altra che aveva ritrovato una bella tetta da palpare e pizzicare e del dolore ai piercings freschi, primi tra tutti quelli alla lingua, Sonia si dedicò nuovamente a ricercare con la propria bocca il piacere del suo Padrone, così come si addice ad una schiava devota.
La lasciò fare per un po’, sia perché Sonia stava facendo un lavoro piacevolissimo, sia perché era evidente che lo stava facendo con un trasporto totale, e che per potersi comportare così, Sonia senz’altro stava proiettando, proprio come Lui voleva che facesse!
Si fece vezzeggiare così per molti piacevolissimi minuti, durante i quali l’erezione del Suo membro pulsava sempre più incalzante. Fremente di voglia, la fece rialzare affinché la Sua schiava si spostasse in posizione migliore. Sonia, inspiegabilmente orgogliosa del desiderio furente che era riuscita ad accendere nel suo Padrone, eretta sui tacchi alti, camminò con impudente lentezza attorno al lettino ginecologico, allontanandosene di tutta la lunghezza che il guinzaglio ed il braccio del suo Padrone le concedevano e descrivendo un ampio semicerchio attorno a Lui.
Voleva farsi ammirare, mentre sensuale e con un innegabile accenno di sorriso percorreva il tragitto per andare a disporsi tra le gambe del suo Padrone.
E Lui la guidò col guinzaglio lungo tutto il percorso attorno a sé, inebriato dal senso di totale controllo su di lei, portata come la schiava che innegabilmente era, a disporsi tra le Sue gambe, dove docilmente si chinò per accogliere nuovamente il Suo membro impaziente in un bacio appassionato.
Le grosse tette, indifese, dondolavano sfrontate come frutti maturi al ritmo dei suoi su e giù. Lui le ammirava ondeggiare, e sapeva che erano Sue !
Mentre glielo succhiava con forza, per richiamare più sangue possibile, Sonia poteva anche sfregare i piercing alla lingua sulla parte inferiore del membro del Padrone, più sensibile, per farlo fremere di piacere, cercando di mantenere il risucchio sempre al massimo.
Con quella vista, con quel godimento totale, Egli era al settimo cielo, tanto che il calcolatore che era in Lui non riusciva più a nasconderlo! Talvolta la tirava leggermente per il guinzaglio, non per spostarla, ma solo per sentire che all’altra estremità c’era incatenata la sua schiava, e per far sentire alla sua schiava che per lei non c’era alcuna speranza di sottrarsi al Suo volere.
Ma Sonia era ben lontana dal tentare di sottrarsi. Stava vezzeggiando l’inguine del Padrone come un’amante impazzita.
Lui si godeva sia il piacere fisico sia lo spettacolo della sua bella schiava che ondeggiava china sul sesso del suo Padrone, sia lo spettacolo di quelle povere braccia delicate, così crudelmente ripiegate dietro la schiena, imprigionate dalle catene e dall’acciaio, da cui emergevano quelle due mani sottili, abbandonate inermi a testimonianza del suo totale asservimento.
La fame induceva in Sonia un’azione vorace, con abbondante salivazione che migliorava la lubrificazione e divertiva il Padrone mentre Sua schiava era costretta a risucchiare ed ingoiare convulsamente la propria saliva mista al sapore del Suo membro, pena il rischio di far arrabbiare il Folle.
Sonia d’altro canto stava usando tutta se stessa: talvolta le sue labbra baciavano delicatamente il corpo del Padrone, oppure la sua lingua si infilava furtiva da qualche parte tra i Suoi testicoli, magari per ripulirlo di un rivolo di saliva che le era sfuggito dall’angolo della bocca. Talvolta invece Sonia esercitava sul membro del Padrone quanto più risucchio poteva dopo averlo avvolto con le labbra, richiamandone il piacere con la forza. L’azione di Sonia era di puro istinto ed abbandono. Ogni volta che poteva sfregava le sue guance sulle cosce del Padrone oppure usava le proprie tette per massaggiargli le cosce’ Il piacere del suo Padrone era un concetto totalmente estraneo ed ostile che però si stava facendo strada nella sua mente come un serpente nel nido di un uccellino.
‘Fammi sentire un po` di passera adesso, schiava, non ce la faccio più !’. Dicendo queste parole il Padrone col telecomando fece abbassare ancora il lettino ginecologico.
Sonia allora si alzò eretta, e nell’evidente consapevolezza della propria impotenza, nuda ed incatenata, le mani il collo e le caviglie imbrigliate dal metallo lucente, con quelle povere braccia impietosamente appese dietro la schiena, le pesanti tette esposte al pubblico ludibrio, i piercings lucenti che le spuntavano dal corpo, assunse un’aria di sfida che elettrizzò il Padrone e nell’onda di quella pulsione Sonia subito, bilanciando il proprio peso ruotando sulle anche, scavalcò con la propria gamba destra quella sinistra del suo Padrone, come se volesse cavalcargliela. La visione di quella gamba tornita, nuda, adornata da un piercing nella carne più sensibile, vestita solo di quella scarpa di pelle nera lucida, catturata dalla cavigliera costrittiva, marcata dai segni delle Sue frustate, quasi fecero avere al Torturatore un giramento di testa per l’euforia. Ma non ebbe neppure il tempo di sospirare che subito Sonia gli replicò lo spettacolo con l’altra gamba, fino a disporsi a cavalcioni del Padrone, con la passera a totale disposizione del Pazzo. Mentre continuavano a sfidarsi guardandosi dritti negli occhi, Lui col telecomando fece ravvicinare le staffe del lettino, e quando le Sue gambe furono vicine, Sonia, a gambe larghe sopra d Lui, si sollevò e dondolando un po` goffamente il peso da una gamba all’altra, facendo ticchettare i tacchi alti sul pavimento, aggiustò la propria posizione, e precisa si calò lentamente sul membro eretto del suo Padrone baciandone il glande con la fessura umida della passera semiaperta. A quel contatto di sessi eccitati, entrambi ebbero un sussulto e subito Lui, al limite della tensione, estasiato dalla vista di quelle cosce allargate e sotto sforzo, di quelle caviglie che spingevano sui tacchi alti, di quel collo imprigionato che dal piacere si spingeva all’indietro contro il metallo del collare, con una mano si guidò dentro la propria schiava.
Godeva entusiasta della calda e bagnata accoglienza di Sonia che con la spinta delle cosce e l’ondeggiamento del bacino si scopava con ardore il proprio Padrone assoluto al suono della catena a soffitto che tintinnava ad ogni onda.
Quelle tettone voluttuose gli ondeggiavano davanti indifese, e giocare a pizzicarle al volo era la realizzazione a colori vivi di un Suo sogno erotico di vecchia data che adesso appariva a tinte sbiadite al confronto con la realtà tanto vivida che Egli era riuscito a realizzare.
La profonda soddisfazione del Padrone era palese anche a Sonia, che in preda al confuso stato mentale in cui era stata indotta suo malgrado, accoglieva quei dolorosi pizzicotti come premi del proprio impegno, e più Lui le tormentava le carni, più lei si sentiva in dovere di dedicarsi con maggiore impegno.
Dopo un po` la Sua mano sinistra scivolò a palparle con arroganza la natica destra, e pian piano, pizzicotto dopo pizzicotto si fece strada fino all’anellino anale. Una volta presone il controllo con un dito ben ficcato dentro, cominciò a condurre il ritmo delle spinte di Sonia… Il controllo e l’estasi erano completi !
Ma non era abbastanza’ adesso voleva annichilire anche la sua anima:
‘Come vedi Sonia, tutto sommato questa tua nuova vita non ti dispiace, lo so e lo sento da quanto sei bagnata’ Perché paradossalmente questa per te &egrave una vita facile: non ci sono decisioni da prendere e per tutto ciò che fai ti senti incolpevole, perché sei obbligata a farlo’ Sì, &egrave vero, sei obbligata a fare tutto quello che Io desidero, verissimo! Ma ricordati bene Sonia, sei una vittima tutt’altro che innocente: la tua colpa, la tua grande colpa, &egrave che tutto questo a te va bene !’. Sonia lo ascoltava senza smettere di far sgusciare dentro di sé quel membro invasore e realizzò che il suo ventre stava gioendo sia di quell’atto che di quelle parole spietate, ed i suoi occhi cominciarono a piangere, e dato che non c’era altro modo di nascondersi, si adagiò col busto su quello del Padrone ed appoggiò la sua bocca sul lato destro del Suo collo. E, piangendo, cominciò a baciarlo e vezzeggiarlo come si addice ad una schiava, mentre il suo culo continuava ad ondeggiare col ritmo imposto dal dito del Padrone.
‘Sì, Sonia, brava’ continua’ E stai tranquilla’ Sei colpevole, &egrave vero, ma ci penserò io a farti espiare le tue colpe, perché ti punirò! Ti punirò severamente, spietatamente, tutti i giorni, senza bisogno di pretesti’ La tua esistenza qui con me sarà un interminabile supplizio, col quale espierai tutte le tue colpe, qualunque esse siano e siano state’ E per quanto incredibile’ da schiava quale finalmente adesso sei, ti sentirai finalmente libera!’.
I movimenti del bacino di Sonia diventavano sempre più rapidi e ‘ profondi’ il dito del Padrone era diventato un gradito passeggero del suo culo, e le sue labbra sembravano voler mangiare il collo e la bocca del suo Padrone, e la fame era confusa col desiderio, e la disperazione con la voglia, e la paura con la devozione, e le venne in mente che forse avrebbe potuto ingraziarsi un po` il suo Aguzzino: ‘P’ Padrone’ Ti prego Padrone’ Permettimi di godere Padrone!’.
Ma il Padrone era tutt’altro che uno sprovveduto e comprese immediatamente la molteplice intenzione di Sonia. D’improvviso Sonia si sentì tirare la testa all’indietro con una gran fitta di dolore, mentre il Padrone le torceva indietro la testa per i capelli’
‘Qual &egrave il tuo unico scopo cretina?’ ” I’ Il Tuo piacere.. Padrone” ‘Brutta idiota, e ti sembra che tu stia pensando al mio piacere ? Vorresti il permesso di godere dopo nemmeno 10 minuti di rapporto ? Pensi di poterti comportare come una puttana col proprio cliente? ‘Lo faccio venire alla svelta che così me ne vado? Non hai ancora capito un cazzo! ALZATI ! TIRATI SU !’ ‘Perdon” ma una sberla le bloccò la frase ‘STAI ZITTA ! E tirati su !’.
In realtà la aveva già spinta con forza, tanto che Sonia era scavalcata a destra del Padrone ed arretrò di mezzo passo per riprendere l’equilibrio’ Ci mancava solo che cadesse sul suo Padrone’ Ma fortunatamente nonostante le braccia contorte dietro la schiena ed i tacchi alti, Sonia riuscì a riprendere l’equilibrio.
Ed arretrò ancora, terrorizzata.
Il membro di Lui era molto eccitato, un po` dal sesso un po`dalla rabbia e Sonia sapeva che l’averlo interrotto poco prima del coito le avrebbe procurato molta sofferenza in più’ Ma era tardi’ Che fare?
Provò ad inginocchiarglisi di fronte, ma con l’unico risultato che il secondo ceffone fu ancora più schietto del primo, e la fece cadere sulla schiena.
‘Hai bisogno di una bella punizione, Sonia! Che ti faccia capire una volta per tutte quale &egrave la tua reale posizione! Sarà anche divertente, vedrai, io almeno, mi divertirò un mondo!’.
Afferrò la catena dei polsi e la sollevò, mentre Sonia lo seguiva verso l’alto quanto più velocemente per lenire il dolore lancinante alle spalle.
Scorciò la catena a soffitto in modo da costringerla in piedi, tesa, e pochi istanti dopo Sonia sentì lo schiocco secco di una canna percuoterle violentemente la coscia destra.
Il lampo di dolore che ne seguì lasciò Sonia senza fiato e con la mente piena solo di flash luminosi. Ma Sonia sentì un altro schiocco uguale al primo e poi un altro ed un altro ancora, in rapida successione, senza alcun metodo, solo con furia cieca.
Per la prima volta il Padrone sembrava aver perso il controllo: le girava intorno colpendola ferocemente con la canna, mentre Sonia non poteva che urlare disperata e dibattersi mentre la catena a soffitto la manteneva crudelmente a totale disposizione del suo Torturatore.
Fortunatamente per Sonia il dibattersi in agonia di un corpo sinuoso come il suo era irresistibile per un Dominatore come il suo Padrone, in debito di un coito, il quale, al culmine dell’eccitazione gettò la canna e si avventò sulla sua schiava.
Le sollevò una gamba, passandole il braccio destro sotto il ginocchio, e immediatamente le infilò il membro durissimo nella passera semiaperta ed indifesa.
Mentre se la scopava in quella posizione precaria, liberò il moschettone che scorciava la catena a soffitto da dietro il collare di Sonia ed entrambi, schiava e Padrone, quasi caddero sul pavimento dove Lui continuò con rabbia ad usare la sua schiava nella stessa posizione, con il suo braccio destro che le teneva sollevata la gamba sinistra, perseguendo unicamente il proprio piacere, infierendo senza sosta su quella povera fica esposta ed indifesa, fino a venirle dentro, mentre Sonia era imprigionata tra il corpo del Padrone, le proprie braccia contorte dietro di sé, il pavimento ed il proprio ginocchio sollevato. La sua vulnerabilità era completa, mentre i segni della canna, in fiamme, le ricordavano di non essere null’altro più che il giocattolo di un Pazzo Sadico Squilibrato.
Appena venutole dentro, si tirò indietro, a sedere, e la strattonò per i capelli fino a trascinarle la testa di fronte al proprio sesso’ : ‘AVANTI !’.
Anche volendosi opporre, Sonia non ne avrebbe avuto la forza, ma in ogni caso nella sua mente risuonava un’unica direttiva: ‘ compiacere il Padrone per minimizzare la sofferenza, quanto mai adesso che &egrave inferocito.
Senza badare ai fluidi di cui era rilucente, lo leccò e lo succhiò, come una brava schiava deve fare. E lo fece così bene che dopo una decina di minuti il Padrone era di nuovo nel pieno controllo di se, sembrava quasi rilassato’ sembrava’ .
Improvvisamente si alzò in piedi, sottraendo il proprio membro nuovamente turgido di voglia dalle amorevoli cure della lingua di Sonia, e si diresse verso uno strano aggeggio di legno. ‘Vieni qui! Non ti alzare, vieni strisciando in ginocchio’. Con le mani costrette dietro la schiena, Sonia si tirò in ginocchio e goffamente raggiunse il Padrone vicino quella specie di bassa panchina di legno incastonata tra due pali metallici che salivano dal pavimento.
Il Padrone allora sganciò i fermi laterali e la panchina si aprì in due parti. Era una gogna, tenuta dai due supporti metallici che salivano dal pavimento. Sonia alzò istintivamente lo sguardo per seguire le colonnine metalliche che continuavano a salire semilucide verso l’alto e vide che queste mantenevano anche una seconda gogna di legno, circa all’altezza del collo della vittima predestinata.
‘No Sonia, useremo solo la gogna bassa oggi” le disse mentre regolava l’altezza da terra della gogna bassa ‘sdraiati pancia a terra ed appoggia le tue caviglie nella gogna’. Sonia fu rincuorata nel vedere che si sarebbe sdraiata su un materassino, ma sapeva bene che quel piccolo conforto era il preludio a qualcos’altro di molto doloroso: era chiaro: ogni volta il Pazzo decideva come lei doveva soffrire, e lei avrebbe sofferto di quello, molto, ma non di altro’ Lui voleva che la Sua schiava si ‘concentrasse’ su quanto Egli stabiliva, senza distrazioni ! ‘Brava, ferma così !’.
Dopo aver rimosso le fasce due di pelle morbida da attorno il collo dei piedi, le sfilò le scarpe, regolò alcuni registri del Suo nuovo giocattolo, e Sonia si ritrovò sdraiata con la pancia e le tette sul materassino, le ginocchia piegate di 90 gradi e le sue caviglie saldamente mantenute in verticale dalla gogna, e ben distanziate.
Il legno della gogna imprigionava le caviglie di Sonia facendosi spazio tra i suoi piedi e le cavigliere costrittive, che il Padrone non le aveva slacciato. In questo modo i suoi piedi praticamente non potevano muoversi per nulla. Fortunatamente c’erano delle smussature sagomate nel legno che rendevano comodo l’alloggio di piede e tallone di Sonia.
Sonia rabbrividì realizzando quanto le sue delicate piante dei piedi fossero esposte in quel momento, ed alla consapevolezza di quanto dolore il Padrone fosse capace di infliggerle lì, le scappò un lungo gemito di rassegnato terrore. Col membro eretto in anticipazione, il Padrone si dilettava a limitarle ulteriormente la libertà di movimento tendendo degli spaghi tra i suoi alluci e mignoli ed alcuni occhielli infissi nel solido legno della gogna, confermando così tutti i peggiori timori di Sonia.
‘Questo gioco, oltre ad essere divertentissimo, ci permetterà di scoprire se ci sono margini di miglioramento nelle tue capacità di sesso orale. Ammetto che sei piuttosto brava a succhiarmi l’uccello, ma proprio per questo penso tu possa fare ancora di meglio, e come tuo Padrone ho il diritto di ricevere solo il meglio da te!’.
Il Materassino su cui Sonia era prona era comodo e sagomato in modo da sollevarle il torace e terminava all’altezza delle sue tette. Il Padrone si era seduto su una specie di basso sedile quasi a pavimento, le Sue gambe allargate attorno a Sonia: il sesso del Padrone era a completa disposizione di Sonia, la quale senza esitare se lo prese in bocca per servirlo, terrorizzata alla vista del frustino da cavalli che il Padrone teneva in una mano. ‘Piano Sonia’ PIANO HO DETTO !’. Le assestò la prima frustata sulla pianta del piede sinistro con tutta forza, seguita subito da un’altra uguale su destro. Le aveva già frustato le piante dei piedi il primo giorno di prigionia, ed ancora Sonia ne pativa le conseguenze, ma adesso i delicati piedi di Sonia erano spietatamente tenuti in posizione per essere abusati con crudele determinazione, i colpi erano più forti ed il frustino era stato scelto per lo scopo specifico. Sonia inarcò la schiena urlando sgomenta, poi calò di nuovo giù, quasi urtando il membro del Padrone, ma spostandosi di lato riuscì ad andare con la guancia sulla Sua coscia destra; rotolò di fianco e si appoggiò su quella sinistra’ ‘Nnnhoooohh’ Ti prego Padrone nnnhhooo’. ‘.
Ma la reazione fu una seconda doppietta di frustate, esattamente come le prime due. Sonia si rotolò fino ad urtare un ginocchio del Padrone, mentre la catena a soffitto ondeggiava tintinnando.
Non c’era fuga ! Non c’era modo di sfuggire e neppure di lenire quell’agonia’ Ma c’era una cosa da tentare, quella sì, andava tentata, ad ogni costo: Combattendo contro quel dolore lancinante che le invadeva il cervello, Sonia cominciò a baciare il membro eretto e sempre più eccitato del suo Padrone.
Il rischio era grande: se lo avesse urtato o peggio graffiato coi denti le conseguenze sarebbero state impensabili, ma Sonia doveva tentare, doveva calmare la furia sadica del suo Padrone, a qualunque costo.
Cominciò allora a leccarlo, usando la propria lingua per proteggerlo, oltre che servirlo’
‘Hooooh’ Bene schiava ! Vedo che la frusta sulle piante dei piedi ha un ottimo effetto su di te’ hooooooh ‘ dovremo alternare le lezioni sul cavalletto con queste quaaaaahh ‘ Ed i piercing sulla tua lingua’ sono perfetti !… braaaavaaaa’ ‘.
Sonia aveva trovato il ritmo giusto per il suo Padrone, Lo sentiva fremere ad ogni pompata, ma aveva anche imparato a non diventare mai monotona, quindi dopo un po` tornava a leccargli i testicoli o tutto attorno. Istintivamente aveva capito come sfruttare al meglio il massaggio con i piercing che Lui le aveva inserito nella lingua. Sonia sentiva di andare al meglio dal punto di vista della prestazione, ma c’erano due grossi problemi’
Lo aveva fatto incazzare, ed inoltre Lui era appena venuto, e farlo venire ancora non sarebbe stato cosa rapida. Sonia aveva molte frustate davanti a sé… Sempre ammesso che una volta venuto Lui si fermasse: che cosa gli impediva di continuare a frustarla?
Da buon calcolatore, Lui stava amministrando le frustate sulle povere piante dei piedi di Sonia con grande attenzione ed a ritmo impietosamente costante, una ogni minuto circa, alternandole sui due piedi. Lui sapeva che quella era una tortura che toglie il controllo alla mente e non voleva certo che Sonia lo ferisse, quindi faceva in modo che Sonia fosse pronta ad ogni colpo.
Sonia era in preda ad un’agonia asfissiante. Era come se ogni colpo le tuonasse nel cervello. In quegli istanti aveva trovato istintivo ed opportuno reagire alla frustata sollevandosi inarcando la schiena. Doveva fare attenzione a non graffiare il membro del Padrone, o era morta’ anzi’ peggio !
Durò un tempo infinito. Sonia si era già presa una 40ina di frustate almeno, e sebbene fossero suddivise equamente su entrambi i piedi, le piante di Sonia erano gonfie e livide, sebbene non ferite a sangue.
Fu un sollievo immenso quando lo sentì ‘Soniaaaa sono molto vicino’ adesso concentrati e finisci’ non perdere nemmeno una goccia questa volta’ devi ingoiare tutto quello che ne tiri fuori’ e vedi di tirarne fuori il più possibileeee’ Sìììììì`”.
Ohhh sìììì, certoooo ! Sonia succhiò come non mai ! Ignorando il dolore ai piedi e le nuove frustate, ignorando la stanchezza ed i crampi che per lo sforzo prolungato le affliggevano i muscoli della schiena e delle gambe. Estrasse dal suo Padrone quanto più seme poteva ! E man mano che Lui veniva, lei ingoiava ingorda’ Spaventata’ Affamata !
Il Padrone collassò all’indietro, sul Suo sgabello. Era soddisfatto ed appagato, e richiedeva solo di riposarsi. Quindi con una mano spinse dolcemente la testa di Sonia di lato. Solo allora Sonia, in un bagno di sudore, smise di servirgli il sesso.
Rimase lì così, ansimante per almeno 15 minuti, con la guancia della sua schiava appoggiata su una coscia.
Sonia era distrutta. Il dolore ai piedi era ancora insopportabile, sebbene adesso fosse nulla comparato con quello patito durante i colpi, e Sonia non poteva che piangere, tremare e singhiozzare lì dov’era.
Infine, lentamente, Lui si alzò e si allontanò.
Sonia sobbalzò ed emise un mezzo strillo quando si sentì toccare i piedi doloranti, ma subito si rese conto che il Padrone le stava applicando un qualche unguento sulle piante devastate, delicatamente.
Poi sentì le dita che venivano liberate dai legacci e la gogna di legno aprirsi attorno alle sue caviglie’ Era finita ! Sembrava impossibile !
La afferrò per le spalle e la guidò ad alzarsi sulle ginocchia. Sonia non riusciva a muoversi, ma il Padrone non conosceva pietà per una schiava colpevole come lei. La afferrò per la catena dei polsi, ancora incatenati dietro la schiena e senza troppe cerimonie, la condusse, in ginocchio, tremante e piangente, verso una gabbia in un angolo della sala, tanto piccola che Sonia ci sarebbe potuta entrare solo accucciata’ ed infatti : ‘Giù, cretina! Accucciati ed entra ! No ! devi entrare indietreggiano STUPIDA!’. La grata mobile della gabbia aveva un’asola che permetteva il passaggio della catena a soffitto, così che Sonia non fosse mai libera, neanche un singolo istante, neanche una volta rinchiusa a chiave dentro una piccola gabbia d’acciaio.
Il fondo della gabbia aveva fortunatamente delle imbottiture su cui poggiare le ginocchia e le caviglie, ma ben presto Sonia si sarebbe resa conto di quanto effimera fosse quella protezione.
Dopo le prime 24 ore Sonia era in agonia completa e si sentiva così già da parecchie ore. I crampi la tormentavano ed i dolori alle giunture non erano da meno. Inoltre il Padrone non le aveva neppure rilasciato le braccia da dietro la schiena, e per Sonia non c’era neppure una posizione con cui potersi concedere un po`di sonno.
Poi, dopo un tempo infinito, dal profondo della sua agonia Sonia sentì armeggiare alla sua schiena. Appena le ebbe liberato i polsi, le braccia insensibili le caddero di fianco, dove poi lentamente cominciarono a gridare il loro risveglio.
Ma ovviamente Lui non le avrebbe mai concesso né di potersi consolare carezzandosi, né di illudersi di poterlo fare, e nel giro di pochi minuti nuove catene le assicuravano i polsi alle sbarre laterali della gabbia, all’altezza del viso.
Ed arrivò il suo primo pasto’ quasi pasto, sarebbe meglio dire. Sonia poteva succhiare una specie di minestra finalmente quasi densa da una tettarella di gomma morbida, ad umiliante forma di fallo, fissata alle sbarre davanti a sé, ma Sonia non se ne curò, tanta era la fame che aveva e tanta era la disperazione che la pervadeva nel fisico e nello spirito: succhiava avida dal fallo-tettarella, mugolando ad ogni boccone. Solo il fatto di rompere quella terribile solitudine, di ingannare i suoi sensi per distrarla dal dolore della postura e dei segni delle frustate, e poi il sapore di quella minestra le sembrò intenso e pieno’ Un po`di sollievo da quella fame che la angosciava da giorni, un po`di sollievo da quella disperazione, da quella follia’
La lasciò digerire prima di afferrarle una alla volta le braccia attraverso le sbarre della piccola gabbia per ri-costringergliele dietro la schiena in preghiera invertita, come piaceva a Lui, incurante della sua sofferenza né delle sue suppliche.
Durante le successive infinite ore di prigionia in quella gabbia, di tanto in tanto Sonia sentiva le mani del padrone che si infilavano per disinfettarle i piercings e per metterle degli unguenti sui tanti segni di frusta e di canna su tutto il suo povero corpo di schiava, oppure si sentiva investita da un intenso getto d’acqua tiepida che riportava il livello d’igene entro i limiti della decenza.
Al quarto giorno, quando tra i fumi dell’agonia Lo sentì vicino alla gabbia, infrangendo le regole si rivolse al suo Padrone con una supplica struggente. Lo pregò, Lo pregò di perdonarla.
” e ‘. permettimi Padrone di darti un po`del piacere per il quale mi hai rapita e portata qui’ Non ho alcuno scopo altrimenti’ Uccidimi altrimenti’ Padrone’ ‘.
Sentì le braccia caderle di nuovo a fianco e la grata mobile della gabbia si aprì.
Lui si allontanò senza rivolgerle neppure una parola.
Lentamente, Sonia si sfilò fuori da quello che si era rivelato senza dubbio lo strumento di tortura più crudele provato fino ad allora.
Si rese conto che il Padrone le aveva messo di nuovo una catena tra le caviglie ed una tra i polsi… chissà quando lo aveva fatto’ Quella tra i polsi passava attraverso l’anello anteriore del suo collare. Ed ovviamente la catena a soffitto era ancora collegata al collare’ del resto, non avrebbe potuto essere disconnessa in alcun modo ‘ .
Mai Sonia si era sentita più impotente e condannata come in quel momento, perché adesso era definitivamente consapevole che lei aveva un Padrone da supplicare!
Un Padrone esigente ed inflessibile che non le avrebbe mai concesso alcun tipo di libero arbitrio. La sua vita era quella adesso, e Sonia sentì questa agghiacciante certezza pervadere il proprio essere.
Piangendo, con le poche lacrime che le erano rimaste, lentamente, prima carponi e poi alzandosi traballante in piedi, a testa china, Sonia si diresse claudicante verso il bagno e lì esitò sul da farsi.
Ma il suo Padrone comparve dietro di lei e la Sua voce le risuonò severa nelle orecchie ‘Prepara te stessa per ME ! Fallo al meglio !’ Sonia si era nel frattempo voltata verso di Lui ed automaticamente gli si era inginocchiata di fronte, con movimento lento ma fluido, come se fosse un’usanza antica, appresa fin da bambina, come le sembrava opportuno per una schiava di fronte al proprio Padrone’ ‘Io intanto pulirò lo schifo che hai fatto nella gabbia, perché adoro prendermi cura dei miei giocattoli’ Hai moltissimo tempo a disposizione, fai con calma, ma datti da fare’ Ti consiglio di non contrariarmi ulteriormente, non &egrave difficile: non puoi sbagliare se pensi UNICAMENTE a compiacere il tuo Padrone, che il Mio piacere &egrave l’unica cosa che conta per te !’ E ricordati, non &egrave detto che la prossima volta che ti metterò in una delle mie gabbia ti conceda ancora le imbottiture sotto le ginocchia : le hai viste le altre gabbie? Sono molto, molto più eccitanti’ per chi sta fuori a guardare ed ascoltare!’.
Prima di uscire il Padrone si diresse alla vasca da bagno ed aprì l’acqua calda, poi fece lo stesso nella doccia. ‘Fai quel che devi fare, poi lavati i denti, sciacquati nella doccia e infilati nella vasca, ti riattiverà la circolazione’ Puoi bere se hai sete’ Sonia, sai che puoi toccarti la passera solo lo stretto indispensabile per prendertene cura in quanto mia proprietà: non osare titillarti, o ti infibulo… Lentamente !’.
A quelle parole Sonia fu attraversata da un brivido freddo. Sapeva che Lui non scherzava, ma lei non avrebbe comunque osato tanto, ed in ogni caso aveva altro per la testa’ non riusciva neppure a smettere di piangere.
L’unica buona notizia era che i piercings stavano molto meglio dopo i quattro giorni di riposo nella gabbia.
Sonia cominciò a calmarsi solo dopo 20 minuti che era immersa nella vasca piena di acqua calda, nella quale il Padrone aveva anche sciolto dei sali’ La voleva al meglio il più presto possibile!
Non si può dire che si addormentò: Sonia collassò, e sarebbe senz’altro affogata in quel paradiso caldo e languido, se non fosse che’ se non fosse che il suo Padrone era un pazzo maniaco calcolatore, ed aveva regolato la lunghezza e la posizione della catena a soffitto connessa al collare di Sonia in modo che a Sonia quella dolce via di fuga fosse negata: Sonia era Sua, e Lui la voleva per sé, sana e totalmente sottomessa.
Lo spirito di Sonia si stava irreversibilmente piegando al suo Padrone: il dolore, la sofferenza, le umiliazioni, le catene che la controllavano ogni istante, la stanchezza e ‘ la dura realtà, stavano avendo la meglio.
La aiutò ad uscire dalla vasca, la asciugò con delicatezza e la condusse alla cella, dove la legò supina sulla branda, con le mani costrette sotto il mento da una catena cortissima e le cosce allargate da due cinghie, in modo che Sonia non potesse in alcun modo auto-consolarsi’ né proteggersi: ‘Volevi venire Sonia? Beh, quattro giorni fa’ non ti era permesso, adesso ti &egrave richiesto, Sonia’ ora Io voglio che tu abbia un orgasmo, perché sarà un orgasmo di umiliazione e sottomissione ed io ne godrò profondamente. Voglio sentire il piacere contrarti la passera mentre ti prendo’ E per ora &egrave meglio che non ti dica cosa ti succederà se non sarò soddisfatto di te”.
Sonia era in preda al terrore per quella richiesta. Le minacce non erano necessarie, non più.
Nudo, con la gamba sinistra la scavalcò, presentandole il proprio sesso vicino al viso, e la brava Sonia, sebbene il collare la trattenesse, cominciò subito a leccarglielo e vezzeggiarglielo con le labbra, la lingua e le punte delle dita.
‘Brava schiava, eccitami a dovere, bagnalo bene’ Sììì’ ‘, e mentre Sonia accudiva ai suoi doveri il Padrone col torace ruotato di fianco si intratteneva scorrendole una mano su tutto il corpo. ‘Come ti stanno bene i piercings, Sonia, sei più arrapante che mai’ Non vedo l’ora che siano perfettamente guariti per poterli tirare”. La Sua mano si divertiva a stuzzicarle alternativamente la fica indifesa ed oscenamente esposta ed a tormentarle quelle belle tettone sotto di sé senza la minima pietà. Gliele strizzava fino a toglierle il fiato, oppure ne tirava un capezzolo fino a sollevarle il torace dalla branda’ In effetti Sonia tentava istintivamente di seguire col torace quella mano crudele per tentare di lenire la tensione, ma era una lotta inutile: non poteva certo riuscire a sollevare il corpo del Padrone che incombeva su di lei. Nonostante i tormenti, Sonia saggiamente non smetteva mai di servire il sesso del Padrone, leccandolo, succhiandolo e massaggiandolo e … forse per la sindrome di Stoccolma, forse chissà perché, ma’ ‘Sooooniaaa, ti sei tutta bagnaaaataa! Ti piace essere la mia schiava! Beeeneee’.
Le si accomodò tra le gambe e senza cerimonie con la mano si guidò il membro eretto e bagnato della saliva di Sonia all’ingresso della sua passera indifesa e le penetrò dentro, poi le si sdraiò sopra e mentre la Sua mano sinistra continuava a giocare sadicamente con la tetta destra di Sonia, con la destra le controllava la testa afferrata saldamente per i capelli e la baciava con autorità, mentre Sonia non poteva che contraccambiare con tutta la passione che poteva.
Con ancora più autorità cominciò a spingersi dentro la Sua schiava, e la Sua soddisfazione era evidente.
Forse era l’effetto di quel desolante senso d’impotenza, forse era per il disperato bisogno di un poco di sollievo dopo tutte quelle sofferenze, forse era l’effetto del terrore che quel Pazzo riusciva ad incuterle, ma dentro di lei, le sensazioni confuse, contraddittorie e fortissime si stavano tutte dibattendo impetuose. Sonia fu felice nel sentire che un turbine di piacere le stava montando dal ventre, avrebbe evitato la terribile punizione che il Padrone le avrebbe riservato in caso contrario, e questa era la cosa che le interessava di più. Ma c’era dell’altro, quelle strane sensazioni che la spingevano a ricercare e a desiderare il compiacimento del Padrone’ Sonia era più semplicemente felice di offrire al Padrone l’orgasmo che le era stato ordinato. E mentre il Padrone le si spingeva dentro, Sonia istintivamente si muoveva sotto di Lui seguendone il ritmo, lottando contro cinghie e catene per offrirsi ancor più di quanto già non lo fosse, come se non fosse mai abbastanza. Ed il suo ventre faceva la stessa cosa, in preda a convulse contrazioni attorno all’arrogante sesso del Padrone : ‘Soniaaaa’. Ti sentoooo’ Sento il tuo piacereeeee’ Il calore del tuo orgasmo’ Braaavaaa’ Brava schiavaaaaa’ Goooodiii ‘ Sììììì`”.
Lui venne dentro di lei spingendosi con forza mentre continuava a tormentarle i grossi seni e pizzicarle con le dita quanta più carne fosse possibile, e di riflesso al dolore, alla paura, all’impotenza, all’umiliazione, alla disperazione, in Sonia sbocciò un orgasmo fortissimo, mai provato prima, rafforzato dal senso di sollievo per non aver mancato alla richiesta ed accompagnato da un repellente senso di orgoglio per aver zelantemente adempiuto agli ordini del suo Padrone, orgoglio seguito immediatamente dopo da un terribile senso di vergogna e di forte rimorso.
Ma non c’era via fuga! Poteva solo piangere di fronte al suo Padrone, mentre Questi, nella scia di un orgasmo memorabile, ancora si stava cullando sgusciando lentamente dentro e fuori della Sua schiava, dolcemente, mentre il suo membro ancora non voleva cedere al rilassamento. Le prese il mento e le tenne il viso in modo che lei Lo guardasse negli occhi mentre piangeva ‘Andiamo bene, Sonia’ Presto smetterai anche di sentirti in colpa per aver goduto durante i miei stupri’ Presto piangerai solo se io lo vorrò’ ‘, ‘ Mi hai fatto aspettare quattro giorni, ma credo che la gabbia abbia fatto crollare le ultime illusioni dentro di te, e se mi sbagliassi ho ancora molte opzioni per farti accettare il fatto che oramai sei una schiava senza speranze! Ma ammetto che per essere agli inizi vai abbastanza bene: godi quasi a comando e questo non &egrave poco’ Brava! Ti sei risparmiata un bel po`di torture’ Dormi adesso’ Dormi pensando a me, Sonia’ ed anche al cavalletto, che domani ti aspetta per fare un ripassino delle regole’Sono quattro giorni che non studi’ Buonanotte fannullona!’.

4 Full Service

(M/f, NC, Slavery, ChastityBelt, Chains, Abuse, Tort)
By Kray Kray0020@gmail.com

‘Finalmente I Piercings sono guariti, Sonia, possiamo cominciare ad utilizzarli !’.
Era la prima volta che il Padrone non svegliava Sonia con una frustata.
Già dopo quelle poche settimane trascorse in potere di quel Pazzo, Sonia stessa doveva convenire che il Padrone aveva ragione a definirla ‘La sua nuova vita’, così diversa e lontana dalla precedente.
Generalmente cominciava appunto con un doloroso risveglio a colpi di frustino, e poi poteva continuare in modi molto diversi tra loro, ma tutti con delle costanti irrinunciabili: catene ovunque; costrizioni; paura; asservimento; ubbidienza; totale dis appartenenza a se stessa; assuefazione; vergogna.
C’erano giornate terribili, ricolme di dolore fisico, quelle dedicate all’apprendimento delle regole della casa sotto tortura, ripetute all’infinito in infinita agonia. Sonia era presto diventata brava negli studi, declamava le regole con impegno e con sempre più convinzione. Ma era chiaro che il Pazzo la sottoponeva alle sedute di studio non tanto per addestrarla, ma piuttosto per godere del piacere perverso di torturarla per ore.
Se il Padrone non aveva pianificato sessioni di studio, per quel giorno Sonia poteva anche starsene rinchiusa in cella, semplicemente ad aspettare, talvolta incatenata in modo tale da non poter fare altro che stare in piedi fino al ritorno del proprio Padrone, morendo di noia’
Scorrevano molto meglio invece quelle giornate in cui il Padrone le ordinava di fare le pulizie in questa o quell’area della prigione, o di fare un bucato o altre faccende casalinghe. Non le imponeva alcun limite di tempo, anzi, ce n’era sempre d’avanzo, ma piuttosto che stare ferma in piedi ad aspettare, eretta e composta come si addice ad una schiava, Sonia preferiva ripetere nuovamente qualche faccenda già fatta.
Qualche volta il Padrone le ordinava di pulire nella sala delle torture, anche se generalmente era una cosa di cui adorava prendersi cura da Solo e le volte che Sonia era chiamata a lavorare in quella sala, era perché anche Lui era lì, occupato a regolare o riparare o migliorare qualcuno dei Suoi adorati macchinari infernali. Ed ovviamente la presenza di Sonia non era casuale’
‘Sonia ! Lascia perdere un momento e vieni subito qui ‘ sdraiati qui, da brava’ devo prendere delle misure !’ il respiro di Sonia diventava immediatamente corto e sbiancava di paura, ma che Lui fosse completamente Deviato oramai avrebbe dovuto esserle stato chiaro: ‘Sì’ bene, direi che così &egrave perfettamente regolato sulle tue misure, nei prossimi giorni penso che ci giocheremo’ Ti piacerà, ne sono sicuro: urlerai’ urlerai per ore’ ma non ancora’ per ora preferisco che tu fantastichi su quando verremo qui per giocare’ Immagina’ Immagina cosa ti farò ! Non essere impaziente! Adesso torna a fare ciò che ti ho ordinato prima, corri !’.
Il Pazzo era così: Sonia doveva concentrarsi esclusivamente su quanto Lui aveva deciso. Avrebbe dovuto soffrire di quanto Lui aveva stabilito, nel momento e nei modi stabiliti, senza sconti e solo di quello’ E del resto’ era comunque Lui che definiva il quando, il cosa ed il come’ E poteva farlo a Suo piacimento!
Certo &egrave che quando era una giornata dedicata ad una sessione di studio, Sonia era effettivamente molto impegnata a soffrire come il Suo Padrone imponeva, ed urlava, urlava e pregava il Suo Padrone per tutto il tempo, esaltando il Suo senso di potere !
Per fare le pulizie Sonia doveva sempre indossare dei guanti. Li sceglieva il suo Padrone, a seconda del lavoro da svolgere, ma quasi sempre erano del tipo in gomma fuori e morbido cotone dentro, affinché la pelle delle mani della sua bella schiava non si rovinasse. Non era un grosso fastidio, le facevano caldo, le sue mani delicate sudavano molto, e per certe cose erano più d’impaccio che d’aiuto, ma non osava toglierseli mai fino a lavoro ultimato, se non per metterli ad asciugare ed indossare subito quelli di riserva. Non osava immaginare cosa le avrebbe fatto quel Pazzo Maniaco se per caso le si fosse danneggiata un’unghia, ora che cominciavano ad avere un aspetto quasi accettabile, da quando non le era più permesso di smangiucchiarsele.
Era invece molto più fastidioso dover sempre indossare le scarpe a tacchi alti e soprattutto la cintura di castità, realizzata in rigida fibra di vetro, che le irritava la pelle sensibile, ma come per i bracciali ai polsi ed alle caviglie, solo il Padrone aveva le chiavi di quella prigione portatile per passere, e solo Lui poteva liberare l’inguine delle Sua schiava. A Sonia però era permesso di interrompere brevemente i compiti assegnati per andare nella grande sala da bagno ad applicarsi qualcuno degli unguenti e creme a sua disposizione sui bordi di contatto ogni qualvolta lo ritenesse opportuno per preservare al meglio la proprietà del Padrone.
Sonia era perplessa e colpita da questa bipolarità dell’atteggiamento del suo Padrone nei suoi confronti: da un lato la puniva e la torturava crudelmente e la umiliava continuamente, dall’altro stava attento a che la Sua schiava stesse sempre al caldo, non durasse troppa fatica, le curava le ferite che Egli stesso le infliggeva, le permetteva e la obbligava a prendersi cura del suo corpo al meglio, con i migliori prodotti sul mercato’
Il reggiseno era un altro esempio evidente di questo atteggiamento apparentemente contraddittorio. Avrebbe potuto godersi la vista di quei bei seni nudi tutto il giorno, invece le aveva fornito ogni tipo di reggiseno per ogni occasione: a balconcino che di solito le faceva indossare quando intendeva usarla sessualmente; uno alquanto strano fatto a rete che Sonia doveva indossare quando attendeva il ritorno del suo Padrone per ore ed ore chiusa nella sua cella, sempre conscia così del fatto che quelle tette imprigionate non appartenevano a lei; pesante ed elasticizzato da attività sportiva per i lavori di pulizia domestica’ Sonia era costretta ad indossarne uno anche la notte, il tipo in pizzo trasparente quando non diversamente specificato.
Il Calcolatore non voleva che Sonia si sciupasse, era il suo giocattolo più bello e di sicuro quello che gli dava più piacere di tutti.
Sebbene tutto ciò fosse molto rassicurante per Sonia, che aveva se non altro continue conferme del fatto che il Padrone non intendesse sfigurarla, poneva un altro inquietante interrogativo: Ma quanto mi ci vuole tenere in questo manicomio ??? Ed a giudicare dall’attrazione che dimostrava per quelle tette, la risposta certamente non era tra le più auspicabili’
Lui le adorava ! Le concupiva continuamente! Continuamente si avvicinava Sonia da dietro e dopo qualche carezza sparsa, subito le Sue mani avide salivano a misurargliele e sollevarle e carezzarle e massaggiarle a giocare con i piercings dei capezzoli ed impastarle e pizzicarle’ magnifiche fonti di godimento fin dal primo giorno di prigionia della Sua schiava. Sonia sentiva quelle mani scorrerle sul corpo ed infilarsi sotto il reggiseno con la loro solita prepotenza ed a volte non attendevano neppure che venisse slacciato, lo strappavano con urgenza, per poter continuare il loro abuso gratuito e violento.
In quei momenti, mentre le manipolava con foga le tette e le forzava il torace contro la schiena, Sonia poteva sentire il cuore del Padrone aumentare i battiti, e sentiva la Sua euforia e sentiva la Sua eccitazione immancabilmente ingrossarglisi tra le gambe e spingersi contro le sue natiche’ Questo era l’effetto che avevano le sue tette sul Padrone. E’nel profondo, sotto una coltre di negazioni e scusanti, Sonia non riusciva ad impedirsi di sentirsene in qualche modo stupidamente lusingata !
Che fascino esercitavano su quel Maniaco! A volte semplicemente le ammirava rapito per interi quarti d’ora senza dire una sola parola, assorto, o meglio assorbito in un profondo senso di appagazione. Un’ottima occasione era appunto quando si appoggiava alle sbarre della cella di Sonia ad osservarla, lei costretta dalle catene a stare in piedi per ore rinchiusa dentro, ad attendere il volere del proprio Padrone, immancabilmente a busto eretto, con quei due orgogli che le palpitavano colpevoli sul torace, incatenati dai piercing di acciaio che le trafiggevano i capezzoli arroganti.
Ma uno spettacolo ancora più eccitante era quando la povera Sonia era costretta a fare lezione sul cavalletto.
Lui prediligeva fare lezione sul cavalletto, forse proprio perché Sonia ne era palesemente terrorizzata, o forse perché l’agonia di una vittima bella come Sonia su quell’attrezzo era uno spettacolo incredibilmente eccitante, o forse perché su quell’attrezzo le tette di Sonia erano ancora più esposte al Suo potere. Costretta a subire e soffrire sforzandosi di mantenere sempre le gambe ben distese verso il basso per evitare di tendere la catena alle caviglie, ed il busto il più eretto e fermo possibile per non aggravare la tortura all’inguine, su quell’attrezzo il tormento di Sonia poteva esprimersi solo attraverso le lacrime, i lamenti disperati, il movimento convulso dei piedi delicati, sempre alla tanto spasmodica quanto vana ricerca del pavimento per anche un solo unico istante di sollievo, ed il sobbalzare, col respiro, delle tette voluttuose…
A nulla servivano le sue suppliche disperate per evitare quel tormento, anzi, Sonia sapeva bene che più lei Lo pregava di risparmiarle un supplizio, più Lui si eccitava e godeva nel tenercela sopra. Ma nonostante la consapevolezza che non sarebbe servito ad altro che eccitare di più il suo Aguzzino ed a prolungare il tormento, Sonia non riusciva a trattenersi dal supplicarlo ogni volta, atterrita dalla terribile, lunga sofferenza che la attendeva di li a pochi minuti, perché anche solo quella piccola pausa, quel piccolo ritardo che il Padrone le concedeva per godersi la vana supplica della Sua schiava, per Sonia era comunque un risultato, tanta era la sofferenza che la attendeva. Qualche volta era riuscita a rimandare lo strazio anche più a lungo del tempo della supplica, inginocchiata ai piedi del suo Padrone, servendogli al meglio il sesso in erezione mattutina, immancabilmente bevendo avidamente tutto ciò che ne spremeva fuori. Ma poi, sebbene soddisfatto dalla totale sottomissione della Sua schiava, comunque, il Padrone puntualmente e spietatamente la metteva sul giocattolo scelto per la sessione di studio di quel giorno; poteva essere con più frequenza sul cavalletto, ma anche sulla X per la canna di bambù, o sulla sedia ginecologica per gli elettrodi, oppure sul banco per i giochi con l’acqua… o altro’
La crudeltà di ciascuno di quei supplizi era annichilente, ma nonostante il terrore per quelle torture non accennasse a placarsi dentro di Sonia, il suo atteggiamento era oramai di totale rassegnazione. Lui la svegliava con una frustata e la informava del programma che l’attendeva per la giornata. Poi la andava a riprendere dopo un po’ in bagno o nella sua cella, la liberava dalla cintura di castità o dalle catene che riteneva non adatte, le intimava di indossare questo o quel paio di scarpe, questo o quel capo di biancheria intima, talvolta un tanto eccitante quanto osceno body a rete che inguainava completamente il corpo di Sonia dai piedi fino al collo, ma con delle aperture che lasciavano fuoriuscire le tette, il culo e la fica, un invito al libero accesso. Le imbrigliava quando la testa quando il corpo, quando entrambi, con bizzarri armenti di strisce di cuoio per intrappolarle in bocca o nel culo, o in entrambi, un qualche inserto. Solo quando secondo Lui Sonia era pronta, allora le ordinava di andarsi a disporre sul giocattolo scelto per una lunga e dolorosa sessione di studio in quella nuova giornata di schiavitù. Puntualmente, piangendo a testa bassa, dopo aver fatto di tutto per rimandare anche di un solo minuto l’inevitabile, remissiva e tremante Sonia si dirigeva da sola verso il luogo del suo supplizio, accompagnata dal fruscio del carrello della catena a soffitto, ed attendeva lì che il Padrone la assicurasse allo strumento prescelto e che poi che la lezione cominciasse’ per non finire mai…
Tutte quelle regole, da declamare a voce alta, con convinzione nonostante il caucciù imprigionato in bocca oppure con i piercings della lingua incatenati da qualche parte per rendere più faticosa la lezione, enfatizzata dal dolore, dall’impotenza e dalle sofferenze, martellavano nella mente di Sonia scacciando pian piano ogni altra cosa’ ‘Tu ami servire il tuo Padrone’ tu esisti solo per servire il tuo Padrone’ Tu farai qualunque cosa il tuo Padrone ti ordinerà ‘ Il piacere del tuo Padrone &egrave il tuo unico motivo di esistenza’ RIPETILO IN PRIMA PERSONA ! ‘ ‘ ‘ ‘IOM AMUO FERVUIVE IV MUIO FADRONE’ IOM FAVò FUAVUNQVUE COFA IV MUIO FADRONE MUI OVDINEVà”.
Le sessioni di studio erano per Sonia sofferenza ed umiliazione pura, non esisteva alcun barlume di consolazione a cui Sonia potesse aggrapparsi durante quelle interminabili ore’
Con un’unica eccezione’
La più semplice di quelle torture era l’unica in cui Sonia aveva cominciato a trovare un qualche lato positivo. Mista alla naturale paura per l’incombente strazio, quando il Padrone le ordinava di prepararsi indossando il body a rete per una sessione di frusta, Sonia aveva cominciato a provare anche uno strano ed irrefrenabile fermento. Quella era infatti la mise preferita dal Padrone per la sessione di gatto a nove code. In realtà si trattava di una versione di frusta un poco meno crudele di quella medioevale, realizzata con strisce piatte di pelle nera anziché code di pelle intrecciata, ma comunque molto dolorosa se usata con forza, come per l’appunto la utilizzava il Padrone, come Sonia ben sapeva.
Con calma il Padrone faceva scattare le serrature ed apriva i bracciali metallici ai polsi di Sonia e li sostituiva con bracciali in pelle sagomati per sostenere il peso della vittima senza fare danni. Poi i due bracciali di pelle venivano agganciati ad un verricello e le braccia le venivano sollevate in alto sopra la testa, fino a lasciare Sonia sule punte dei piedi, coi talloni ben sollevati.
Il Padrone cominciava a frustarla, lentamente, crudelmente ed inesorabilmente, per ore ed ore, intervallando molte pause di riposo, dove a Sonia era permesso riposare in ginocchio sul pavimento.
Ma quando era appesa in quel modo, completamente distesa, esposta ed offerta, Sonia, bellissima, era irresistibile ed il Padrone continuamente sospendeva le frustate, anche al di fuori delle pause di riposo, quando per afferrarle le grosse tette ancora dondolanti fuori dalla rete del body, quando per abbracciarla con calore ed esigere di essere baciato amorevolmente, mentre le Sue mani le si infilavano ovunque con la solita prepotenza ed autorità.
Sonia non voleva confessare a se stessa che si sentiva profondamente appagata quando il Padrone non resistendo più all’impulso irrefrenabile, gettava la frusta per afferrarla e baciarla, guidandole la testa con una mano mentre con l’altra le artigliava con forza una natica, con le dita avvinghiate ad uno dei piercing anali, a forzarle la sua rassegnata entrata posteriore a deformarsi fino a dischiudersi di lato.
Gli piaceva un mondo anche infilarle dentro il dito medio e tenere la Sua schiava agganciata così per tutta la durata di quel bacio forzato, di cui però Sonia era nonostante tutto lieta, e a cui partecipava appassionatamente.
In quei momenti poco le importava la consapevolezza che di lì a poco la frusta avrebbe ricominciato a morderla ovunque fino a strapparle tutte le maglie del body, anzi, dopo ognuno di quei baci appassionati, Sonia rispondeva alla lezione delle regole della casa con impegno rinnovato e visibilmente sincero. Il tono della voce di Sonia si faceva condiscendente oltre che sottomesso’ Il coinvolgimento e l’impegno di Sonia in quei momenti era tale che sembrava perfino concordare col Padrone su quanto le stava facendo, sull’averla rapita e sull’averla schiavizzata.
Quasi Sonia pagava volentieri il tributo in sofferenza sotto i morsi della frusta pur di provare la sensazione di quelle mani su di se che la palpavano, apprezzavano, esploravano dappertutto, senza limitazioni; del calore di quelle labbra che la assaggiavano, di quei pizzicotti arroganti e crudeli che la stropicciavano, di quelle dita cattive che cercavano ogni piercing, uno ad uno per tirarglielo e torcerglielo, con l’unico proposito di palesare ed esercitare il possesso su quel corpo incatenato appeso disteso ed abbandonato.
A Sonia piaceva ! E si odiava per questo’ Ma non riusciva ad imporsi di non desiderarlo e di non goderne e di non dimostrarlo suo malgrado ! ‘Lo so Sonia, lo so ! La mia schiava adora essere torturata così! Ogni volta ti bagni prima ancora di cominciare e più ti sevizio più ti bagni… Devo fare molta attenzione per evitare che tu venga, parch&egrave con o senza il mio permesso, quando sei appesa qui, se non sto attento tu mi vieni sulle dita !’.
Era vero ! Appesa lì, indossando quel body a rete che le imprigionava e accarezzava il corpo, lasciando oscenamente scoperte le grosse tette, l’inguine e le natiche, alla mercé delle mani, della frusta, della bocca e dei denti del Suo Padrone che la percorrevano dappertutto, Sonia era sempre sull’orlo di un orgasmo, ma era anche vero che quel Maniaco riusciva a non farla venire per nulla, per tutto il tempo della sessione. E puntualmente, quando anche il Padrone dopo ore di godimento dal frustare e seviziare la Sua schiava aveva bisogno di un orgasmo Egli stesso, se la faceva inginocchiare davanti per usarne la bocca, avendo sempre cura di assicurarle le ginocchia larghe o di rinchiuderla prima nella sua cintura di castità, per evitare che Sonia potesse darsi qualsiasi sollievo stringendosi tra le cosce, sia mentre serviva il Padrone, sia più tardi, durante la notte quando veniva rinchiusa da sola nella sua cella, ben incatenata alla branda, come sempre.
Sonia aveva oramai imparato che nel giorno della sessione del gatto a nove code, le sarebbe stato impedito di avere orgasmi’
E questa consapevolezza non faceva che tenerla ancor più eccitata durante tutta la sessione di tortura, e deliziosamente frustrata quando poi in ginocchio doveva dare piacere al proprio Padrone infuocato da ore ed ore del suo supplizio. Ed infine profondamente appagata quando si ritrovava da sola al buio incatenata a gambe larghe alla branda senza alcuna possibilità di sfogo, aspettando e sognando il ritorno del Suo Padrone !
Dopo i primissimi giorni di apprendimento più intensivo, in cui le lezioni erano state quotidiane, le sessioni di indottrinamento si erano via via diradate, dando a Sonia sempre più tempo per recuperare. Quando non c’era lezione e non doveva svolgere altri compiti, come pulire questa o quella stanza o soddisfare la lussuria del Padrone, Sonia poteva starsene da sola nella sua cella, sempre incatenata e sempre con la catena a soffitto regolata in modo che non potesse sdraiarsi. Spesso Sonia poteva arrivare a sedersi sulla branda, ma c’erano giorni in cui il Padrone regolava la catena ancora più corta, così da obbligare Sonia a stare in piedi per ore e ore’ A desiderare il Suo ritorno.
Nella cella di Sonia inserito nella parete, dietro un vetro di protezione c’era uno specchio, largo solo 30 cm, ma a tutta altezza, che Lui aveva messo lì affinché Sonia, vedendosi sempre incatenata fosse sempre cosciente della propria impotenza, ma ‘ quello specchio era lì anche per permettere a Sonia di ammirare la perfezione del proprio asservimento.
A Sonia tornavano in mente quelle foto di bellissime modelle inguainate con finimenti di cuoio e pellicole aderenti che le era capitato di vedere casualmente su alcune riviste o sul PC. Erano indubbiamente eccitanti, anche se era una chiara messa in scena, anzi Sonia le aveva trovate belle proprio in virtù dell’evidente messinscena. Modelle truccate di tutto punto, costrette da legacci volutamente lenti, che avrebbero potuto sfilarsi senza alcuno sforzo in qualunque momento. Ma quella figura nello specchio che adesso poteva e doveva osservare ed ammirare per giornate intere no! Lei non poteva sfilarsi le cinghie, né il metallo o la vetroresina che le imprigionavano il corpo con grande fastidio.
Quella povera ragazza nello specchio, truccata e profumata con perizia e gusto, quella povera ragazza non poteva scegliere se non di stare lì, appesa alla catena che calava implacabile dal soffitto della cella, per tutto il tempo che piaceva al suo Padrone. La sua figura non era semplicemente esaltata da quelle cinghie di cuoio nero, da tutte quelle borchie e lucchetti luccicanti, dai tacchi alti, come era per le modelle delle foto. No: le cinghie nello specchio erano tese, tese su quel corpo imprigionato, e ne contorcevano le braccia, ne costringevano le gambe, ne opprimevano l’intero inguine, tentavano di affondare nella carne indifesa, rimodellandone le forme, sollevandole, esponendole. E tutti quei piercings erano profondi, pensati per controllarla, non per adornarla, specialmente quello al naso, che faceva sentire Sonia come una mucca nel recinto, ed a cui il Padrone adorava talvolta appendere un penerino colore rosso acceso che oscillava sulle labbra di Sonia per intere giornate e che risaltava in quello specchio come un fanalino. E Sonia, sola per interminabili ore davanti a quello spettacolo, non poteva più smettere di pensare che quelle cinghie crudeli migliorassero quella figura nello specchio, rendendola più sexy di tutte quelle ragazze delle foto, che forse in assoluto erano anche ragazze più belle di lei, ma che per certo erano anche meno vere, meno impotenti, meno libere di obbedire, e senza un vero Padrone. ‘ Sto IMPAZZENDO !!!! Mi sta facendo impazzire !!!
Nella cella c’erano anche un piccolo Water ed un piccolo lavabo, che Sonia poteva usare anche indossando la cintura di castità, o con le mani incatenate, grazie a speciali comandi al pavimento che potevano essere attivati con i piedi. Ma per ripulirsi per bene Sonia doveva attendere l’accesso alla sala da bagno.
L’unico altro suppellettile nella cella, a parte la branda equipaggiata per schiave, era una mensola con una buona collezione di libri, quasi tutti di letteratura BDSM, e quando le catene glielo permettevano, Sonia era libera di leggere. Avrebbe letto qualunque cosa pur di combattere la noia delle interminabili giornate da sola rinchiusa in quella cella senza nulla da fare, anche se ovviamente lo preferiva di gran lunga rispetto a passare il tempo in sala tortura.
C’era in realtà anche uno schermo video, anche questo inserito nella parete, dietro un vetro di protezione, ma Sonia non l’aveva mai visto acceso.
Sonia non si era mai avvicinata a letture simili prima, erano sempre state completamente al di fuori del suo interesse, fino al giorno del suo rapimento. Adesso leggeva quelle storie di sottomissione, di abusi e torture, di sesso ed orgasmi, ed anche se il suo orientamento sessuale non era mai stato incline al sadomasochismo, non poteva non eccitarsi a quei racconti.
Ore ed ore di eccitamento solitario, rinchiusa nella sua cintura di castità, senza alcuna possibilità di sfogo : ” Sonia, la tua fica &egrave di mia esclusiva proprietà e non vogliamo rischiare che tu te la tocchi senza autorizzazione vero ? Se ti annoi tutto il giorno da sola nella tua cella, puoi fantasticare su qualche modo per compiacere il tuo Padrone, ma di titillarti non se ne parla”.
Quando la lasciava sola le faceva sempre indossare la cintura di castità, del tipo in fibra di vetro, con conchiglia a protezione dell’inguine ‘ ” non voglio correre rischi, Sonia, voglio che non ci sia nulla che possa andarti a contatto con la passera. Non voglio che tu abbia la possibilità di titillarti strusciandoti contro qualcosa o contro la cintura di castità stessa’ Questo modello di cintura di castità forse &egrave un poco più scomodo degli altri, ma la conchiglia che ti protegge la fica impedisce qualunque contatto ed inoltre ti impedisce di sfregartela strusciando le cosce tra loro’ Potresti comunque arrivare alla passera , perché la tua cintura di castità non potrebbe impedire a queste belle ditina sottili ed affusolate di intrufolarsi e andare a fare brutte cose mentre il tuo Padrone &egrave assente’, ma a questo rimediamo in altro modo”
Se in quelle occasioni Sonia fosse stata autorizzata a parlare avrebbe rassicurato il Padrone di temerlo così tanto che un Suo ordine era più che sufficiente per impedirle di masturbarsi, ma la verità era che il Padrone adorava incatenare la sua schiava, costringerla tra acciaio, fibra di vetro, gomma, cuoio, e poi godersi lo spettacolo. A volte la spiava dalle telecamere, a volte passando casualmente davanti alla cella si appoggiava alle sbarre e fissava negli occhi imploranti ed impauriti la Sua schiava imprigionata all’interno, mentre lei nel frattempo subito si disponeva in ginocchio di fronte a Lui, o in piedi eretta ed a testa bassa quando la catena a soffitto era regolata più corta, oppure abbassando solo lo sguardo se Lui le aveva imposto anche un collare costrittivo addizionale che le forzava la testa in posizione eretta.
A quello spettacolo il Suo senso di controllo toccava l’apice. Il vedere le catene costringere la sua schiava Gli dava una sensazione di forte euforia ed al contempo di profondo rilassamento: sentiva che il Suo giocattolo era lì a Sua totale disposizione, che pensava solo a Lui, solo al suo Padrone. Sentiva che non c’era fretta, che non c’erano limiti, sentiva che tutto era perfetto, un vero delirio di onnipotenza!
Non sapeva neppure Lui quale tra tutte quelle catene fosse la sua preferita. Se quella che teneva la Sua schiava con le mani contorte in alto dietro la schiena, che era quella che sanciva l’assoluta indifendibilità di se stessa, esponendole tutto il corpo ed impacciando ogni pensabile ipotesi di reazione. Oppure se preferiva quella che le imprigionava i polsi davanti, vicino al collo, che sebbene permettesse alla vittima di proteggersi un poco le tette con le braccia, aveva la duplice funzione di permettere alle mani di Sonia di percorrere la strada verso l’auto conforto solo fino a metà, senza possibilità di raggiungerlo, e d’altro canto essere un costante irresistibile invito per il Padrone a farsi servire in qualunque momento il sesso turgido ed i testicoli dalla bocca e dalle amorevoli mani della propria schiava.
Oppure quella tra le caviglie, che, a parte quando Sonia era sul cavalletto, funzionalmente era quasi completamente inutile, se non per dimostrare che non c’erano limiti alle costrizioni che il Padrone poteva imporre alla propria schiava, ed anche una delle più divertenti, quando Lui decideva di tenergliela corta 10 cm e la costringeva a camminare a passettini corti corti come una geisha giapponese avanti e indietro per tutte le stanze della prigione. Ma forse la catena che lo inebriava più di tutte era la catena a soffitto, quella che Lui sapeva essere inamovibile, come il collare, e che decretava l’appartenenza di Sonia alla Sua casa, e di conseguenza l’appartenenza di Sonia a Lui.
E l’asservimento della Sua schiava si esprimeva anche col potere di farla godere a comando.
Sonia si odiava per questo, ma la realtà oramai era che, mista al terrore per quel Folle che la torturava e seviziava continuamente, lei non riusciva a non provare una continua eccitazione sessuale per la propria condizione.
A volte si convinceva che fosse solo una reazione istintiva di autoconservazione, di fatto in una certa antitesi col suo passato di pluri tentata suicida, ma il più delle volte provava una profonda vergogna e ribrezzo per se stessa, molto più in linea con la sua indole nella sua vita precedente.
Neppure il Pazzo Calcolatore avrebbe mai potuto sperare in una simile reazione spontanea da parte della sua vittima quando pianificava di rapire Sonia, e ne era ovviamente oltremodo entusiasta.
Abusare di Sonia non era un mero stupro, un atto fisico: era una completa capitolazione!
Sebbene il Pazzo fosse sempre in pieno autocontrollo, e costantemente si misurasse nell’abusare della la Sua schiava in modo da poter sfruttare la spinta della propria incessante eccitazione sessuale per esercitare al massimo il dominio sulla Sua vittima, Sonia era stata rapita per essere abusata e violentata a piacimento, e di certo il Depravato non se lo faceva mancare: La prendeva, quando e come voleva.
Il più delle volte Gli piaceva prendere Sonia in modo molto cerimonioso, preparando prima tutta la scena con cura maniacale, precedendo l’atto sessuale stesso con lunghi preliminari molto dolorosi o molto umilianti. Ma all’inizio era capitato anche che fosse stato molto più sbrigativo e animalesco, e questa cosa a Sonia non era andata a genio. Era capitato per esempio che Sonia si svegliasse di soprassalto per scoprire che il suo Padrone era entrato nottetempo nudo nella sua cella e senza alcun riguardo le si fosse accomodato tra le gambe legate alle sbarre laterali della branda e semplicemente se la scopasse, tanto animalescamente quanto irriverentemente, perseguendo unicamente il Proprio orgasmo.
E sebbene i primi giorni Sonia auspicasse proprio e solo a questo tipo di rapporto ‘..Veloce ed impersonale, ora ti sfoghi e poi mi lasci in pace, Maledetto Bastardo !’, col passare dei giorni in quel manicomio, l’atteggiamento di Sonia era radicalmente cambiato, senza che lei neanche se ne fossa resa conto. Sonia provava una mortificazione profonda quando il Padrone la usava in modo tanto distaccato.
Povera stupida, si illudeva che la sua indignazione derivasse dall’essere trattata come un oggetto da un Rapitore ed era felice di provare finalmente genuini sentimenti di pura ostilità verso il Suo Aguzzino. Non si era fatta circuire da quel Porco! Lei lo odiava! Senza appello ! Le sensazioni contraddittorie che talvolta provava erano solo reazioni dettate dall’istinto di sopravvivenza! E ciò che stava provando adesso ne era la prova !
Ma non era esattamente questo che traspariva dalla sua espressione mentre il Calcolatore se la scopava con noncuranza.
Sonia era visibilmente scombussolata da quegli atti animali e non aveva la minima idea di come reagire, finché, una di quelle orribili notti in cui il Padrone semplicemente era entrato nella cella a montare la Sua schiava, sopraffatta dall’umiliazione, Sonia cominciò a piangere silenziosamente calde lacrime, guardando fisso negli occhi il suo Stupratore per la prima volta.
Sonia senza nemmeno comprenderlo a pieno Lo stava implorando! Sonia non voleva essere un oggetto ! E si illudeva che questo sentimento fosse ovvio!
‘Sooooniaaaa ! Braaaavaaa ! Non vuoi! Non vuoi che ti tratti come un oggetto! Non vuoi che Io ti usi come se tu non esistessi” Sonia odiava quando il Padrone rideva così di lei! ‘Puoi accettare di essere una schiava, puoi accettare di essere stata rapita ed incatenata, di essere torturata, di sottostare alle mie voglie, alle mie violenze, alle mie torture, ma non puoi accettare di non esistere! Tu vuoi esistere! Anche se solo per il tuo Padrone ! Braaavaaa!’ ‘ ‘Allora direi’ Esisti schiava!’.
Sonia era così persa nella desolazione di aver sbagliato tutto che non si rese neppure conto che il Maniaco si era sollevato per inginocchiarsi tra le sue gambe intrappolate alle sbarre’ e certamente aveva in mente qualcosa!.
Con noncuranza, mentre Sonia era ancora confusa nei suoi pensieri non si sa da dove, prese un oggetto che la Sua schiava già conosceva, il vibratore con la coda di cavallo. Il Padrone lubrificò l’inserto anale e tra i lamenti di Sonia glielo infilò lentamente nel culo ‘Non ti lamentare adesso Sonia! Sappiamo entrambi che portare la coda ti eccita da morire!’. Con la pompetta le bloccò l’inserto dentro il corpo e senza cerimonie avviò la vibrazione.
Sonia ebbe un sussulto, e le si arrestò il respiro per qualche secondo!
Lui euforico con le dita pettinò i peneri della coda e li sollevò per farli ricadere tra le cosce di Sonia. Alla sensazione di quei crini che le solleticavano l’interno delle cosce, lei ebbe un nuovo sussulto, entrando in debito d’ossigeno, e la cella le girò attorno.
Il Bastardo intanto, con un sorriso soddisfatto stampato in volto si riadagiò tra le accoglienti cosce della Sua schiava. Con una mano si indirizzò l’uccello alla passera di Sonia e riprese a scoparla come poco prima.
‘&egrave mia Sonia! Questa passera &egrave di mia proprietà ed io la prendo come quando e quanto voglio ! E solamente Io ne dispongo !!!’
Dopo solo pochi secondi in Sonia scattò qualcosa dentro, ed odiandosi sentì che il suo corpo stava accogliendo quell’intruso. E la mortificazione di Sonia si impennò sentendo il Padrone ridacchiare soddisfatto mentre continuando noncurante a spingersi dentro di lei sentiva la lubrificazione aumentare sempre di più. Non ci volle molto, a dispetto dei suoi disperati tentativi di trattenersi, il vibratore che le irradiava il ventre, il membro del Padrone che usciva ed entrava con sempre più arroganza, l’immagine di se stessa con la coda che spunta da dietro’ Sonia ben presto, nonostante tutto il suo essere senziente fosse furente contro quello Stupratore sopra e dentro di lei, era costretta dal proprio inconscio ad annullarsi di fronte a quel Farabutto: ‘Padrone’ Padrone ti prego’ non riesco’ non riesco a trattenermi’ permettimi di venire, Padrone, ti prego”. La risposta era scontata, ‘No schiava, devi aspettare ancora, forse tra un po’ … se vieni senza permesso domani facciamo un ripasso delle regole col gatto a nove code”.
La minaccia passò attraverso la mente di Sonia come vento che alimenta la fiamma: Sonia scoppiò istantaneamente in un orgasmo irrefrenabile, e senza controllo, tanto da non riuscire ad impedirsi di annunciarlo ad alta voce ‘Vengo’. Vengo, Padrone, vengo !!!!!”.
Per Lui il godimento era multiplo ed incontenibile: l’atto stesso, il farlo sulla propria schiava, legata, impalata, in estasi involontaria, colpevole ed in attesa di punizione.
‘Sei un giocattolo meraviglioso, Sonia ! Sei nata per appartenermi ! Ti ho presa, e ti tengo ‘ Stretta !!!’

Tra sessioni di indottrinamento, palpeggiamenti gratuiti, confinamenti in cella incatenata ed imbrigliata di tutto punto ad osservarsi allo specchio per ore ed ore, servizi sessuali, abusi, letture di libri su altre schiave sottoposte ad altre torture e le frequenti punizioni varie, servizi di pulizia nelle stanze e celle della prigione, le concessioni per avere orgasmi, le punizioni per essere venuta senza averle ottenute, il suo Padrone era di fatto oramai al centro del mondo e dei pensieri di Sonia, sempre. Ed a nulla sembravano valere i tentativi di Sonia di concentrarsi ad odiarlo, perché tanto anche il venire odiato era un espediente per impadronirsi sempre più della mente di Sonia.
Anche i pasti di Sonia non erano mai completi, sebbene il Pazzo avesse cominciato a permettergli di fare qualche pasto solido, dopo tutte quelle brodaglie liquide dei primi giorni, erano sempre pasti molto leggeri. Sonia aveva perso un po’ di peso in quelle prime settimane, e come tutto il resto, non era accaduto per caso: ‘Ti sei asciugata Sonia, non che prima tu fossi grassa, per nulla, ma adesso la tua silhouette &egrave veramente fenomenale! Nelle mie mani sei diventata un vero schianto ! Un fisico così asciutto con questo bel paio di tettone ‘ sei il sogno di qualunque maschio’ ‘Ti voglio così ! Non ti permetterò di prendere più neppure un etto’ non ti preoccupare, ci penso io, in questa nuova vita che ti ho procurato tu non devi avere altra preoccupazione che non compiacere il tuo Padrone, per tutto il resto penso io per te!” ‘Visto che fai poco moto, dovrò continuare a darti poco da mangiare, ma questo &egrave un vantaggio, vero Sonia? Tu sei molto più brava a fare sesso quando sei affamata’ la tua salivazione &egrave più abbondante, assapori meglio il tuo Padrone quando lo baci, mi succhi l’uccello con molta più forza e sei felice di ingoiare quello che ne ricavi’ Affamata sei la schiava perfetta !’
Era tutto drammaticamente vero ! E Sonia non poteva che disprezzarsi sempre più quando il Padrone le sbatteva in faccia la dura realtà.
‘E come godi, puttanella ! ‘ Dì la verità, Sonia, avevi mai avuto orgasmi così forti prima, nella tua misera vita precedente ? .. Sono sicuro di no ! Lo so per certo, lo vedo dalla tua espressione attonita tutte le volte, subito dopo che sei venuta ‘ &egrave Veeerooo .. ma come fa Questo Maledetto Maniaco a saperlo ???
Sonia non era abituata a ricevere simili sensazioni dal proprio corpo, che invece, mortificato e seviziato in quel modo da quel Pazzo, reagiva regalandole orgasmi fortissimi che la stordivano ogni volta.
Il Padrone peraltro trovava la cosa molto appagante. Certo, mai ed in alcun modo a Sonia era permesso di auto stimolarsi perché Lui esigeva l’esclusiva sulle sue sensazioni, ma d’altro canto si inebriava nel vederla smarrita nel piacere che Lui era in grado di imporle nonostante i futili tentativi di resistergli.
Trovava irresistibile giocare a negarle il permesso di avere quell’orgasmo che Egli stesso faceva di tutto per indurle. Ogni volta Sonia, sentendo di non riuscire ad impedirsi di godere, al culmine della vergogna, pregava il suo Padrone di darle il permesso di venire, così come le imponevano le regole dolorosamente apprese sul cavalletto di legno. E puntualmente Lui la faceva implorare ed implorare, senza concederlo quasi mai, e minacciandola di punirla se avesse disobbedito. Ma era evidente che questo non faceva che provocare in Sonia la reazione contraria. Sonia era infatti libera di abbandonarsi a quell’orgasmo spregevole, perché il suo subconscio sapeva che quell’ignominia sarebbe stata punita severamente.
Stupri, orgasmi involontari, punizioni, sevizie, fame, umiliazioni, torture, ore ed ore di attesa incatenata in ogni modo, non c’era pace nella nuova vita di Sonia. L’unico momento di tregua nella nuova vita di Sonia erano le lunghe e frequenti pause in sala da bagno, durante le quali Sonia poteva lavarsi, curarsi le ferite e finalmente rilassarsi un poco, a patto che alla fine fosse pronta di tutto punto per il piacere del suo esigentissimo Padrone.
Consapevole di poter fare solo come voleva Lui, a Sonia non rimaneva che godere del poco che le veniva concesso, ed in quella sala da bagno, per una giovane e bella donna come lei, qualche giocattolo c’era: Il Padrone aveva riempito le mensole e gli armadietti con tutti i migliori prodotti che aveva potuto trovare in profumeria’ o meglio nei negozi online. Le migliori creme, le migliori essenze, e Sonia era libera di scegliere quale annusare, quale provare quel giorno, gioire dell’effetto che avevano sulla sua pelle, sui suoi capelli, sulle sue unghie’
Se un colore o un profumo addosso a Sonia non era congeniale al Padrone, Questi semplicemente ordinava a Sonia di indicarglielo sulla mensola e lo requisiva. Quella marca o quel colore non sarebbero più comparsi all’interno della prigione, ma dopo qualche giorno Sonia notava che compariva al suo posto un prodotto nuovo, che per lei significava un nuovo piccolo momento di svago!
Aveva imparato a curarsi i capelli da sola, ed era anche brava, considerando che non aveva a disposizione strumenti elettrici convenzionali, ma solo ad aria calda oppure a basso voltaggio. Lui non le permetteva di accedere agli elettrodomestici elettrici a 230V se non era presente, e quindi aveva installato tutta una serie di soffiatori di aria calda, che fungevano da asciugacapelli, oppure erano collegati ad un casco per la messa in piega o al crogiuolo per scaldare la ceretta.
Sonia dovette adattarsi ad usare la ceretta molto più spesso di quanto non facesse quando era una donna libera, perché raramente le era concesso l’uso del rasoio.
Certo, la catena a soffitto non la lasciava mai, e di solito quel Deviato, per il puro gusto di mortificarla, le lasciava anche la catena tra i polsi, passante attraverso l’anello frontale del collare, regolata in modo che per allungare un braccio, l’altro dovesse ritrarsi sotto la gola, ma nonostante ciò per Sonia quella stanza era comunque un piccolo paradiso, perché solo lì poteva avere qualche raro scampolo di libertà di movimento e parziale intimità, gli unici momenti in cui Sonia aveva nuovamente il controllo sul proprio intero corpo, sebbene con delle limitazioni: oltre alle catene vigeva sempre la regola imperativa, che lei già conosceva molto bene, ma che Lui si eccitava a ricordargli in continuazione: ‘Sonia’qui in questa sala &egrave l’unico posto in cui ti viene concessa la facoltà di toccarti in tutto il corpo: guai a te se tenti di titillarti durante queste ore di licenza’ Sarebbe un tradimento della mia fiducia: saresti punita in modo atroce’ Fai in modo che non mi venga neppure il lontano sospetto che tu possa approfittare di queste pause, non tenere mai le mani vicino alla fica se non &egrave necessario’ Il tuo corpo &egrave mio, la tua sofferenza &egrave mia ed il tuo piacere &egrave mio !’
Riavere l’accesso alle proprie parti intime nell’intimità della sala da bagno procurava a Sonia una gioia interiore. Poteva toccarsi finalmente! Non le importava se poteva farlo solo con una mano alla volta a causa della catena tra i polsi che doveva scorrere nell’anello frontale del suo collare, non le importava se poteva farlo solo per il tempo minimo necessario a prendersi cura di sé, a lavarsi, a disinfettarsi, a depilarsi. Sonia si illudeva di poter fingere per pochi istanti di essere rientrata in possesso di se stessa, ma la realtà che Sonia percepiva chiaramente e che non voleva ammettere era esattamente l’opposto: in quei pochi istanti in cui le era di nuovo consentito l’ accesso al proprio corpo, Sonia percepiva il contatto con le sue parti intime come un evento, come una novità, un’eccezione alla routine, ed in quanto tale quindi, come una conferma del fatto che quelle parti intime, naturalmente sue dalla nascita, centro della propria femminilità e di tutto il suo essere, adesso non le appartenevano più! Appartenevano a qualcun altro, innegabilmente!
Le accordava tutto il tempo che le serviva, ore ed ore, giornate intere, purché alla fine fosse truccata, profumata, ben depilata dappertutto come piaceva a Lui, mantenendo solo quel bel ciuffo di peli sul Monte di Venere che Lui adorava tirare in tutte le direzioni. Capelli in ordine, unghie ben curate e smaltate sempre in tonalità di rosso, sia per le unghie delle mani che dei piedi, e tutti i mille accorgimenti per i quali gli uomini sono ben felici di attendere le loro donne.
Quelle preziosissime ore di relax permettevano a Sonia di distrarsi un po’ da una vita che le stava riservando esclusivamente tormenti e privazioni, ma allo stesso tempo l’impegno di Sonia nel prepararsi le induceva uno stato di crescente aspettativa di compiacimento: il piacere naturale di prendersi cura del proprio corpo e del proprio aspetto appannava giocoforza il disappunto di essere costretta a farlo, ed alla fine la sensazione risultante era quella di preparare con piacere se stessa per il piacere del suo Padrone. In quella sala, anche la mente di Sonia veniva lentamente manipolata.
E così sempre più Sonia cercava e desiderava l’approvazione del Suo Padrone e si ritrovava ad assumere la posizione più sexy, oppure si muoveva col passo più seducente, mostrandosi, invitando ed esponendosi al giudizio del Padrone, badando bene di non mostrare nessun’ombra di alterigia, che le sarebbe venuta costare molto cara.

5 Come si Deve
(M/f, NC, Slavery, ChastityBelt, Chains, Abuse, Tort)
By Kray Kray0020@gmail.com

‘Sei decisamente sexy oggi Sonia, sono molto eccitato…’ le disse entrando nella sala da bagno quando la andò a riprendere. Lei come al solito si era preparata per ore, per Lui, ed ingenuamente contenta dell’apprezzamento gli cadde davanti in ginocchio per servirlo, ma ‘ ‘No Sonia, oggi voglio godermi la mia schiava come si deve, e sarà meglio per te che alla fine Io ne sia più che soddisfatto, o torni sul cavalletto!’. ‘Adesso alzati, che ti incateno come piaci a me!’.
Sganciò dal bracciale destro di Sonia la catena tra i polsi, la sfilò dall’anello anteriore del collare e lasciò cadere l’estremità libera.
Sonia sapeva che quando non aveva altre costrizioni, la postura da assumere di fronte al suo Padrone era ben eretta, leggermente impettita ma senza ombra di orgoglio, doveva solo offrire i seni, stando a gambe ben distese ma non accostate, con due pugni di distanza tra le ginocchia e mani distese lungo i fianchi.
Le girò lentamente attorno un paio di volte, inebriandosi dello spettacolo della Sua schiava profumata che, nuda, in postura perfetta, con la catena dei polsi che le pendeva lungo la gamba sinistra, perennemente assicurata al soffitto dal collare, incerta ed impaurita, con apprensione tentava di indovinare di quale umore fosse quel giorno il proprio Aguzzino e Padrone e cosa ci sarebbe stato in serbo per lei.
Dopo che le braccia le furono costrette dietro la schiena in preghiera invertita, oramai diventata una posizione quasi naturale per Sonia, il Padrone le si chinò di fronte per fasciarle il collo dei piedi con cinghie di pelle morbida in modo che le eleganti scarpe di pelle nera immancabilmente a tacco alto e sottile non potessero sfilarsi accidentalmente.
Un fremito aveva invaso la povera Sonia proprio nel momento in cui il Padrone, di fronte a lei, le si era chinato davanti. La forte anticipazione che quella situazione di attesa ed incertezza e paura aveva creato, unita al persistere del tepore della doccia calda di poco prima, la aveva resa ipersensibile, tanto da farle avvertire come uno scroscio d’acqua fredda quella brezza leggera che la aveva investita dal collo fino alle caviglie a seguito di quel semplice movimento del Padrone.
Fu come un effetto domino, Sonia ebbe quasi un mancamento alla disarmante sensazione di vulnerabilità da cui fu sopraffatta: era lì, forzata a stare in piedi nuda, senza potersi proteggere in alcun modo, con tutti i punti più sensibili e segreti del proprio corpo trafitti da anelli metallici che luccicando maliziosi facevano sfoggio ciascuno del proprio delicato e timido prigioniero. Ogni suo orifizio era alla completa mercé del suo Padrone. Egli poteva negarle il cibo, oppure imporle di ingoiare qualunque cosa decidesse; poteva in qualunque momento decidere di affondarle le dita o un oggetto tra le natiche, o nel sesso; oppure poteva tapparle la bocca con un bavaglio o un inserto, come anche sigillarle la fica dentro la cintura di castità’ Quella brezza leggera che le aveva investito il corpo e vibrato sulla pelle le rivelò d’un tratto quanto quel Pazzo Maniaco chinato di fronte a lei la possedesse in modo assoluto.
E Lui, ovviamente si accorse subito che la Sua schiava aveva trasalito, e subito con una mano le avvolse una caviglia, col palmo sulla parte interna, subito sopra il metallo della cavigliera, e la fece scorrere lentamente verso l’alto, in una lunga delicata carezza, fino ad arrivare all’interno della coscia di Sonia, sopra il grosso piercing, e ancora più su, fino a far arrivare indice e pollice ad avvolgerle il cavallo. Sonia gioì di quella carezza, ma nel contempo sussultò al contatto della mano del Padrone con i piercings alla passera e quelli tra le natiche: in qualunque momento Egli avrebbe potuto afferrare uno qualunque di quei piccoli carcerieri di metallo e fare impunemente al suo corpo indifeso qualche terribile nefandezza ‘Calmati Sonia, vedrai, ti torturerò con moltissima attenzione !” Lui come al solito aveva capito cosa la Sua schiava stesse provando !
E nella follia di quella situazione’ quella era la rassicurazione migliore in cui Sonia avrebbe potuto sperare.
Con tutta calma il Pazzo selezionò dai suoi armadietti il Suo frustino da cavalli preferito, una inquietante paletta in robusto cuoio nero per sculacciare, una scatola di cui Sonia non conosceva il contenuto, i lubrificanti, ed una serie di cavetti sottili con dei piccolissimi moschettoni alle estremità, realizzati con lenza da pesca d’altura, del tutto simili a quello che usava per distenderle la lingua sotto l’inserto di caucciù quando la imbavagliava. Alcuni di questi nuovi cavetti erano anche inframmezzati da anelli metallici. Infine si gettò sulla spalla un asciugamano bagnato, alla vista del quale Sonia ebbe un’ulteriore conferma che sebbene quel giorno lei avrebbe senz’altro urlato, avrebbe anche goduto di quelle attenzioni uniche che il suo Padrone era in grado di rivolgerle nel Suo letto.
‘Andiamo Sonia, e vediamo se ti guadagni qualche bella punizione oggi’.
Al centro dell’ampia stanza dove spesso il Padrone passava la notte c’era un grande letto, circondato e sormontato da ringhiere in solido legno e metallo, piene di anelli e di fermi a cui potevano essere agganciate catene, moschettoni o corde, per ogni tipo di divertimento.
Ma dovunque si trovassero, che fosse nel Suo letto, che fosse in sala torture o nelle gabbie, che Sonia fosse legata o incatenata in qualunque modo, sempre il suo collare era implacabilmente collegato ai binari che correvano sul soffitto di quel manicomio. Ed anche in quell’occasione, il Padrone mise la Sua solita attenzione nel regolare la lunghezza della catena, e questa volta agì anche sulle regolazioni del movimento sui binari a soffitto, bloccando con un telecomando lo scorrimento del carrello sopra il centro del letto: alla fine Sonia era imprigionata in uno spazio ben definito, con al centro il letto del suo Padrone’ Il suo piccolo universo !
‘Bene Sonia, adesso inginocchiati qui al centro ma stai sollevata ed a ginocchia larghe che ti attacco qualche cavetto di controllo’ Ti piaceranno, ne sono sicuro !’ ‘ ?.
Sebbene Sonia sapesse bene che il tutto sarebbe risultato in umiliazione ed urla di dolore, comunque non poteva che ubbidire e tremare, mentre il Padrone, eccitato da quel corpo indifeso, nudo e sussultante, con cura, agganciava alcuni sottili cavetti ai piercings impietosi tramite i piccolissimi moschettoni.
A Sonia non poteva sfuggire la cura e la delicatezza con cui il suo Padrone stava armeggiando al suo corpo. Le Sue mani si muovevano fluide e senza fretta. Faceva attenzione a non tirare o graffiare, e continuamente, quasi ad ogni movimento, il dorso delle Sue dita carezzava la pelle candida e vellutata di Sonia, in molti punti striata dalle frustate dei giorni precedenti. A volte una di quelle mani la afferrava con amabile autorità per guidarla a muoversi come serviva a Lui oppure per farla stare immobile, e poi, lasciando andare la presa, quella mano scorreva fino a carezzarle delicatamente qualche punto sensibile, un seno, un capezzolo, nell’umidità racchiusa dalle grandi labbra, tra le labbra della bocca, come a premiarla di aver collaborato.
Sonia si abbandonò a quella dolcezza, si lasciava guidare, e si lasciava sfiorare, godendo di quelle attenzioni.. che altro avrebbe potuto fare ?
Poco dopo Sonia si ritrovò con ciascun capezzolo delicato appeso all’anello frontale del proprio collare. La tensione dei cavetti ai piercings dei capezzoli non era eccessiva, ma comunque sufficiente a sollevarle leggermente l’intera mammella. Al momento non era molto doloroso, ma Sonia considerò che una delle solite energiche palpate alle tette che il Padrone adorava darle per interminabili minuti, sarebbe risultata in un tormento molto più intenso del solito, insopportabile adesso’ E già sapeva anche che non le sarebbe stato risparmiato, nonostante quel preludio dolcissimo !
Più difficile da valutare era l’effetto che avrebbe avuto il cavetto che il Padrone le stava attaccando alla clitoride. Il cavetto era agganciato all’anello più grosso, quello che trapassava Sonia attraverso la pelle di protezione, mentre l’anellino d’orato, sottile sottile che imprigionava ed esponeva l’apice della clitoride di Sonia rimaneva libero. Il cavetto poi saliva ed era agganciato al piercing all’ombelico di Sonia. Questo cavetto inoltre portava un proprio anello, come a segnarne la metà. Certo era che Sonia non si era mai sentita tanto imprigionata come in quel momento’ e si sforzava di illudersi che lo scopo di quel cavetto potesse essere solo quello di farla sentire completamente imprigionata.
Fu poi la volta dei due piercings vicino all’anellino anale’ ‘Giù in avanti Sonia ! Esponimi il culo, da brava ‘ che qui abbiamo da fare” ‘ !
Con la faccia sul materasso, le braccia costrette dietro la schiena ed il sedere all’insù, aperto ed indifeso, Sonia, depredata di ogni personalità, era l’oggetto del suo Padrone. In quella posizione i cavetti le tiravano i capezzoli così forte che Sonia pensò che si sarebbero strappati, ma nulla sfuggiva al suo Padrone. Le cinse infatti la vita da dietro e con voluttà fece scorrere le mani dalla vita alla pancia, al torace, su su, fino ad arrivare a quelle belle tettone un po’ schiacciate sul materasso, una per ogni mano, e con fare esperto gliele sospinse in alto, allentando la tensione dei cavetti sui capezzoli doloranti. Ancora, Sonia provò un malriposto senso di sollievo e sicurezza.
Quindi Lui le si spostò dietro e cominciò ad armeggiarle tra le natiche.
Lavorando con la sua solita perizia, il Pazzo prima le passò due cavetti attraverso gli anelli vicini all’ano, poi Sonia Lo sentì aprire la scatola misteriosa e riuscì a vederlo mentre lubrificava un lungo vibratore di gomma trasparente con una forma a zipolo, più stretto in punta e che si ispessiva con la lunghezza, simile ad una lunga carota ‘Adesso non farmi innervosire, o ne vado a prendere uno molto più grosso !’.
Si divertiva, era evidente! Lo infilava pochi millimetri, solo la punta, solo per aprire un po` la povera Sonia, e subito lo ritirava, un po` di lubrificante fresco, e poi di nuovo, un po’ più giù. Per Sonia era sempre più doloroso, il suo povero culetto non era abituato ad essere invaso. Nella sua vita precedente Sonia non aveva mai concesso a nessuno neppure di toccarlo, adesso invece era costretta a subire che un Depravato potesse infilarci cosa gli pareva.
Poteva strillare, sì, a Lui piaceva sentire i suoi lamenti, e così squillava ! Mentre il Padrone le infilava a poco a poco quel vibratore sempre più in profondità, e più entrava e più allargava quel povero culo innocente.
‘Non fare tante storie, &egrave tra i più piccoli che ho ! E poi vedrai, appena lo accenderò cambierai subito idea e mi chiederai la misura più grossa !!!” Sonia odiava quella risata, era oramai l’unica cosa che non riusciva a sopportare del suo Padrone’ tutto il resto, suo malgrado, lo stava metabolizzando’ per poter sopravvivere’ Che poi, per una tentata suicida recidiva come lei, lottare per sopravvivere era una follia, come tutto, in quel manicomio.
In effetti, tutto considerato, non era molto grosso, partiva molto sottile, anche se poi per contro era piuttosto lungo e Sonia si sentiva invadere sempre più in profondità, dentro la pancia, e si sentiva lentamente allargare, sempre di più, sempre più dolorosamente’ ma poteva solo sperare che finisse, nient’altro che sperare e lasciare che il suo Padrone facesse come gli pareva.
Quel vibratore era suddiviso in due sezioni, una lunga, fatta per penetrare in profondità dentro il corpo ed allargare pian piano l’ingresso della vittima, e l’altra fatta per essere impugnata, e adesso questa spuntava dal sedere di Sonia. Alla base dell’impugnatura il Padrone agganciò i moscettoncini dei cavetti che già aveva infilato nei piercings lì vicino. Poi il Padrone agganciò le estremità libere dei cavetti ai piecings nell’interno coscia di Sonia, quelli a circa 10 cm dal cavallo’
‘Ad ogni movimento i piercing delle cosce tireranno i cavetti, che scorreranno e tireranno attraverso i piercing tra le chiappe spingendo il vibratore dentro di te. E viceversa, ogni volta che tu tenterai di espellere o stringere il vibratore, questo metterà in tensione i cavetti tirando tutti e quattro i piercings’ ti piacerà un mondo, vedrai!’.
Completamente Pazzo’ Pazzo e Lucido’: Aveva ragione ! Sonia constatò immediatamente quanto aveva ragione. Per una contrazione, il vibratore ben lubrificato si mosse, ed i quattro piercings entrarono immediatamente in tensione, e quel dolore era destinato a non cessare mai, per tutto il tempo che il Padrone avesse voluto protrarre quella sessione di giochi, e più Sonia avesse tentato di opporsi a quell’invasore in gomma semirigida, anche solo stringendo il culetto, quanto più questo la avrebbe torturata con crudeltà.
Ma non era certo finita lì. La afferrò per il collare e la tirò di nuovo in ginocchio davanti a sé, ‘Tirati su schiava, che mettiamo il guinzaglio’.
Il cambio di posizione comportò ovviamente una fitta di dolore ai piercing che di reazione impressero anche una spinta al vibratore.
Il guinzaglio, di cuoio intrecciato, per cani di mezza taglia’ pesante, aveva un piccolo moschettone ad entrambe le estremità. Un’estremità fu agganciata, ovviamente, all’anello che imprigionava il setto nasale di Sonia, mentre l’altra estremità fu agganciata al cavetto che allacciava clitoride con ombelico, a metà lunghezza, dove c’era un anello metallico.
Il guinzaglio era lungo abbastanza da scendere dal naso fino a sotto il cavallo di Sonia, poi risaliva fino all’anello del cavetto. Per il momento il suo peso era sostenuto senza dolore in parte dall’anello al naso ed in parte dal piering all’ombelico, ma era anche pericolosamente collegato al piercing alla clitoride, e Sonia non poteva smettere di fremere in anticipazione.
Povera Sonia, ad ogni oscillazione sentiva quel guinzaglio sfiorarle il corpo e pesarle su parti talmente delicate’ Era diventata un burattino, ed il suo crudele Burattinaio le era accanto. Le lacrime ripresero a scorrerle sul viso, silenziose e calde.
‘Ora sì che sei ben preparata per ubbidire Sonia ! Incondizionatamente’ vero ?’
” S’ Sì ‘ Padrone”.
‘Bene, allora cominciamo ! Scendi dal letto e mettiti in posizione per una bella sculacciata, quando sarò sazio accenderemo il vibratore’ Devi pagare, Sonia, per avere il vibratore acceso’ lo capisci ?’ ‘ ” Sì, Padrone’ certo !’. Sonia sapeva che pregarlo di risparmiarla non sarebbe servito ad altro che peggiorare la situazione, quindi lentamente, con molta cautela per non strappare qualche piercing, oscillando goffamente sulle ginocchia, combattendo contro il dolore ai piercing in tensione ed al culo violentato dal vibratore, si avvicinò al bordo del letto, si voltò col sedere verso l’esterno del bordo del letto e poi sgusciò con i piedi sul pavimento, uno alla volta, scanditi dal ticchettio dei tacchi alti sul pavimento, mantenendo sempre la testa protesa verso il materasso, così come imponeva la catena a soffitto. Quindi si adagiò prona sul materasso, esponendo le natiche sul bordo del letto.
Mentre il Padrone assicurava il collare anche ad una cinghia agganciata all’altro lato del letto, Sonia sentiva il vibratore affondato nell’intestino divincolarglisi nella pancia ad ogni movimento. E lo sentiva spuntarle dal sedere, come ad invitare chiunque da quelle parti a divertirsi un po` a stuzzicarlo. Sentiva come fosse esposta la sua povera passerina, catturata dai piercings, preda inerme di un Pazzo, e la sensazione del cuoio del guinzaglio intrappolato sotto il corpo le provocava un brivido sinistro.
Il Padrone collegò allora un’altra cinghia al fianco del letto e gliela passò dietro le ginocchia, imprigionando Sonia lì dov’era’ Lui poteva farle cosa voleva, quanto a lungo desiderava e la sua schiava poteva solo subirlo inerme.
La paura unita a tutte quelle strane sensazioni immersero Sonia in uno stato euforico, dal quale non riusciva a scuotersi. E Lui ovviamente si accorse subito di cosa stava accadendo ‘ ‘Ti sei bagnata Sonia ! Brava, Così mi piaci !’ Si leccò il dito bagnato in modo che lei lo vedesse ‘Esposta, umiliata, senza speranza di evitare le mie imminenti torture tu ti ecciti ! Probabilmente era proprio questo che non riuscivi a trovare quando eri libera’ Meno male che ti ho trovata prima che tu riuscissi ad ammazzarti’ Con me avrai ciò che ti serve’ Ti darò una vita piena!!!’.
Sonia fu attraversata dal dubbio che Egli avesse ragione, ma non ebbe il tempo per elaborar ulteriormente, perché la sua mente fu investita da un’ondata di dolore.
Il Padrone non usava la paletta per sculacciare come un giocattolo, ma come un vero strumento punitivo. I suoi colpi erano piatti e forti. La carne delle natiche di Sonia suonava sotto il cuoio nero della paletta e ad ogni colpo dolore fresco si sommava al dolore del colpo precedente, senza soluzione.
Urlava, urlava e pregava il suo Padrone di smettere, di darle almeno un istante di sosta, ma ovviamente Lui avrebbe continuato incurante ciò che aveva iniziato fino in fondo.
Cinque, sei, sette’ 15, 16 ‘ forse 20 colpi, forse di più.
Ma sebbene ogni colpo le portasse un dolore insopportabile, questo provocava anche una convulsione e ad ogni movimento il guinzaglio di cuoio e tutti quei cavetti agganciati al suo corpo le procuravano di rimando sensazioni di indescrivibile disappartenenza a se stessa e di nuovo un inaspettato senso di protezione. Il corpo di Sonia era di qualcun altro. Sonia sentiva di appartenere al Proprietario dei cavetti e del guinzaglio di cuoio e delle cinghie e delle catene e del dolore. Qualcun altro si stava prendendo cura del corpo di Sonia, e lo teneva stretto, stretto tra catene, cinghie, cavetti e moschettoni, binari a soffitto, pareti senza finestre’ e Sonia si sentì al sicuro per la prima volta nella sua vita, anzi nelle sue due vite’ Doveva essere impazzita !
Le natiche di Sonia erano rosse in fiamme e gonfie quando Lui finalmente decise di fermarsi’ solo per poco’
‘Adesso le chiappe sono cotte a puntino, te la sei goduta Sonia ?’ Il solito dito irriverente le sgusciò nella passera per uscirne di nuovo completamente bagnato
‘Sììììììì ! Brava ! Allora continuiamo !’.
Mentre il Padrone prese a colpirla più in basso, sulla parte posteriore delle cosce, Sonia poteva solo continuare a premere il viso sul materasso e continuare a piangere ed urlare, disperata per il dolore e per le assurde e contrastanti sensazioni che stava provando.
Ancora una ventina di colpi, ancora la carne rossa ed in fiamme. Ancora movimenti convulsi, ancora il suo corpo che appartiene al Padrone, ancora quel forte senso di protezione.
Sonia riemerse dallo stato confusionale nel quale era affondata guidata da una forte sensazione di piacere: il Padrone le stava carezzando la schiena con una mano mentre con le dita dell’altra mano le titillava sapientemente la passera indifesa e bagnata. Sonia dovette ammettere a se stessa che amava quelle dita usurpatrici che la penetravano senza permesso, che la esploravano prepotenti, che giocherellavano a turno con i piercings che le imbrigliavano la fica, i due alle grandi labbra, poi quello che le trapassava il prepuzio e soprattutto quello più sottile e spietato di tutti, che catturava la punta della clitoride per metterla alla mercé del Pazzo e che le regalava una scarica di piacere convulso ad ogni tocco.
Di tanto in tanto col polso o con l’avambraccio il Padrone urtava il manico del vibratore, il quale, sebbene ancora spento produceva in Sonia ondate di altre sensazioni strane.
‘Questa povera passerina, Sonia’ Quante ne sta vedendo in questi ultimi giorni ? Ed &egrave tutta mia, Sonia. Questa passera &egrave mia e ci farò tutto quello che voglio! Ed adesso gli concedo il permesso di godere, Sonia, anzi voglio che tu venga’ avanti, godi ! Godi per ordine del tuo Padrone !’
Sonia era già persa in un piacere morbido quando l’invasore intrappolato in profondità nella sua pancia cominciò a vibrare, ed a quel punto un orgasmo le sbocciò dal profondo, incalzato dal movimento ritmico delle dita del Padrone che continuavano a stimolarla con grande competenza.
Venne! Come il Padrone le aveva ordinato! E si godette quel piacere con gusto, mugolando e guaendo di piacere con la bocca semiaperta e la guancia premuta contro il materasso.
Sonia riaffiorò da quell’orgasmo mentre veniva liberata dalle cinghie che la fermavano al bordo del letto.
Il Padrone si sedette sul letto di fronte a lei col frustino in mano e la condusse ad inginocchiarglisi davanti, con il viso a pochi cm del suo membro eccitato.
Senza bisogno di inviti, Sonia cominciò subito a baciarglielo delicatamente e ripetutamente, con trasporto.
Lo prese delicatamente in bocca come la cosa più preziosa del mondo e dette le due prime pompate. Nella posizione in cui era, e con le mani costrette in alto dietro la schiena, per pompare il membro del Padrone, Sonia doveva muoversi su e giù con tutto il corpo, e per non rischiare di perderlo neanche un istante doveva continuare a succhiarlo con forza. La sua posizione era quanto di più sexy si potesse sperare. I piedi, a terra, imprigionati nelle scarpe a tacco alto le modellavano i polpacci, le gambe erano flesse, cosce quasi orizzontali, con le ginocchia larghe. Sonia doveva forzare molto sulle ginocchia per spingere il tronco su e giù, i muscoli delle cosce e dei polpacci erano in tensione e l’unico aiuto le veniva dal poter forzare le ginocchia contro il bordo del materasso.
La catena a soffitto, al limite della lunghezza, la trascinava implacabile verso il sesso del suo Padrone, intimandole di succhiarlo senza sosta. Ad ogni spinta tutti i cavetti pesavano sui suoi punti più sensibili, le grosse tette penzolavano coi capezzoli appesi al collare ed ogni onda si risolveva in fitte di dolore, il guinzaglio oscillava sotto di lei attaccato al naso in alto, urtato dal membro del Padrone ed in basso, oscillando, il movimento veniva trasferito delicatamente alla clitoride, lasciata totalmente indifesa dalla fica semiaperta per via della posizione oscena.
Sonia si sentiva incredibilmente esposta ed indifesa’ e di fatto, lo era’
Anche dal sedere, arresosi oramai all’invasore, le arrivavano sensazioni sempre più contrastanti: Appena assunta quella posizione i cavetti del vibratore erano inizialmente entrati in forte tensione, causandole fitte di dolore sia ai piercings alle cosce che soprattutto a quelli nell’interno delle natiche. L’angoscia e la paura che si strappassero avevano indotto Sonia a sforzarsi a rilassare completamente il basso ventre, come se volesse defecare, nonostante il dolore che il vibratore le stava infliggendo all’anello anale, e grazie al lubrificante il vibratore era sgusciato un poco più dentro di lei, allentando la tensione sui piercings.
In quella resa totale, grazie anche all’azione delle vibrazioni, tutto il corpo di Sonia si stava godendo quel pompino tanto quanto il suo Stupratore, e Sonia non poté che arrendersi a quel piacere’ ‘Sembrerebbe proprio che questa posizione ti sia congeniale Sonia, oggi mi stai facendo un pompino eccellente ! Mi stai veramente eccitando sempre di più !!! E sembra che tu abbia anche già imparato ad usare molto bene i piercings alla lingua” Sonia infatti, persa nell’estasi di quel mare di sensazioni, stava massaggiando l’uccello del Padrone con la lingua come per estrarne più sapore possibile e così facendo massimizzava l’effetto dei piercings alla lingua.
Dopo una decina di minuti un colpo di frustino sulla schiena interruppe l’estasi di Sonia ‘Presto adesso, sdraiati sul letto e allarga le gambe ! ‘.
Dicendo questa frase il Padrone aveva afferrato il guinzaglio di Sonia e lo manteneva teso verso l’alto, senza strattoni, ma con decisione. Il cavetto attaccato alla clitoride di Sonia entrò quindi in tensione, causando una specie di mini impennata della clitoride inturgidita di Sonia. Il dolore fu ampiamente superato dall’ondata di piacere che lo accompagnò, elevato all’ennesima potenza da una sensazione di ineluttabile impotenza, più forte che mai, come Sonia non immaginava possibile, che spazzò via per un istante qualunque residuo di orgoglio o di vergogna o di rimorso o di remora dalla sua mente, che rimase invasa solamente da un’irrefrenabile desiderio di accondiscendere con qualunque voglia del suo Padrone!
‘Scopami Padrone, ti prego !’.
‘Certo, piccola troietta ! ti accontento subito ! ‘.
Lo accolse tra le sue gambe frementi e si espose quanto più possibile mentre il membro di Lui stava cercando febbrilmente la calda entrata della sua schiava. Quando finalmente la trovò, la invase con autorità, mentre Sonia gemette di tutte le sensazioni che la stavano travolgendo. Le sue braccia erano spiacevolmente contorte ed intrappolate sotto la sua schiena. Il torace di Lui le premeva sui seni tirandole dolorosamente i capezzoli attaccati al collare coi cavetti. Il manico del vibratore a contrasto col materasso le puniva da dentro il sedere frustato di fresco. Il Padrone stringeva saldamente in mano il guinzaglio tenendole sotto ricatto il naso delicato e la clitoride eccitata. Le vibrazioni da dentro la pancia le si irradiavano in tutto il ventre. Il membro arrogante del suo Padrone la possedeva in senso biblico, mentre il Padrone sopra di lei la possedeva in tutti i sensi. Sonia era Sua, ma se non le fosse stato ancora sufficientemente chiaro, le natiche ancora doloranti per la forte sculacciata, a contrasto col materasso la tenevano costantemente avvertita di cosa la aspettava se avesse deluso le aspettative’
‘Sì ! Sì ! Padrone ! Sì Padrone ! Ti prego ! Ti Prego ! Vengo ! Vengo ! Vengooo !’ Quella voce gutturale non le era mai appartenuta prima, le risaliva da dentro, dal profondo piacere che la pervadeva. Fu così intenso che nella sua mente spazzò via tutti i pensieri, le reticenze, le convinzioni con cui Sonia proteggeva ciò che rimaneva della sua autodeterminazione.
Vennero insieme. Due orgasmi potenti e travolgenti.
E quando Lui crudele le sussurrò in un orecchio ‘Non solo non ti avevo dato il permesso di venire schiava, ma non lo hai neppure chiesto !’, lei rispose sincera ‘Puniscimi! Puniscimi ancora! Puniscimi ancora come sai fare tu Padrone’ Ti prego !’

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