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High Utility

Episodio 4

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Giada si chiedeva ormai da tempo come facesse Alessio a divertirsi tanto. Annoiata, nuda, odiava la sensazione che le provocava avere la sua passerina riempita dal picio di quello che tutti consideravano il suo fidanzato. Erano ormai diversi minuti che stava seduta sull’inguine del ragazzo, impegnandosi a sobbalzare perché le pareti del suo utero massaggiassero a sufficienza quel pezzo di carne che sembrava dovesse essere in tiro in continuazione fino a quando avrebbe pisciato bega dentro di lei, donando a lui il piacere di un orgasmo e a lei solo lo stimolo del vomito.
Lui palpeggiò le sue maestose bombe, stringendole con una soddisfazione che era ad un solo senso. Lei nascose il desiderio di prenderlo a schiaffi dietro ad un sorriso appena decente. – Ti piacciono, amore?
– Le tue bocce mi fanno impazzire, bimba! – rispose, sebbene lo sguardo trasognato sarebbe bastato a descrivere il suo apprezzamento nei riguardi della terza abbondante della bionda.
– Vienimi dentro, Ale – le disse lei, sebbene pregasse nel suo cuore perché si sbrigasse e la finissero il prima possibile. I cinque minuti di preliminari si erano praticamente limitati ad un paio di palpate di lui alle sue forme perfette, dimostrando una certa predilezione per il suo culo muscoloso, e a una sega fatta da Giada al suo cazzo che, in realtà, non era nemmeno da biasimare in quanto a dimensioni.
Quel pensiero la portò ad un altro, che spesso le sorgeva nella mente: com’era messo in mezzo alle gambe Luca. Era meglio dello stronzo che la stava scopando? E a livello di tecnica? Beh, onestamente, anche il gatto randagio senza un orecchio che aveva azzannato alla collottola la sua siamese e montata con violenza avrebbe potuto dare qualche consiglio ad Alessio.
Di tanto in tanto, quando pagava il pegno per essere considerata la fidanzata di Alessio e poter stare vicino al ragazzo di cui era innamorata, provava ad immaginare che, al posto di quello stronzo, ci fosse invece Luca. Cercava di fingere che il cazzo che le stantuffava dentro fosse il suo, che la sborra che la insudiciava provenisse dalle palle del ragazzo biondo. Allora si metteva sopra Alessio, faceva scivolare la sua cappella tra le labbra del suo bocciolo, tratteneva il fiato mentre sprofondava nel suo utero, appoggiava una mano sul petto del suo amante e cominciava a pizzicarsi la perla in cima tra i petali del suo fiore, ansimando, pronunciando mentalmente il nome di Luca, bagnando i pendenti di Alessio più di quanto il suo lurido succo potesse insozzarla.
Poi si accoccolava sul corpo di Alessio, chiudendo gli occhi e immaginando quello stronzo che, il giorno dopo, raccontava a Luca quanto fosse brava a letto nel farlo godere, il ragazzo che si ingelosiva, picchiava il suo fidanzato e la prendeva con sé… Sorrise all’idea di essere finalmente sua.
– Ti piace quando ti vengo dentro, eh, bella fighetta? – la provocò Alessio, equivocando la felicità della ragazza, la sua voce resa roca dall’orgasmo che aveva appena goduto.
L’espressione di piacere di Giada perse una punta di smalto quando si rese conto del liquido caldo che aveva bagnato il suo utero. Non rispose o le sarebbe stato impossibile nascondere il disgusto nella sua voce. Si sollevò, scavalcando il ragazzo e sdraiandosi al suo fianco; iniziò a spingere segretamente con i muscoli del pavimento pelvico: Alessio era stato il suo primo amante “ufficiale”, se si volevano escludere un paio di ragazzi bellocci che si era concessa nei mesi precedenti, ma con lui sentiva il bisogno di spurgare quanto prima il piscio bianco che gli inoculava dentro, ritrovandosi, involontariamente, con una tecnica che avrebbe potuto rivaleggiare con le puttane dei film porno. La cosa che la faceva infuriare dentro di sé era il fatto che vedere la propria sborra colare copiosamente dalla figa che aveva appena scopato eccitava ulteriormente lo stronzo, spingendolo a palpeggiarla di nuovo.
E, infatti, sentì una mano di Alessio scivolare lungo il solco dei suoi grossi glutei e accarezzarle la rosellina con la punta di un dito. Quasi come una risposta automatica, lei la serrò con più forza possibile.
– Dai, Giada, dammi il culo – le propose, ripetitivo, caparbio, ostinato, lui.
– No, – rispose lei, fingendosi a disagio. Gli aveva detto già diverse volte che non era pronta per qualcosa di definitivo come la perdita della sua verginità anale, sostenendo che fosse un passo importante, e che un giorno… Ma quel giorno sarebbe stato anche dieci minuti dopo, se a sprofondare nel suo retto fosse stato il cazzo di Luca…
Il suo pensiero volò al dildo che teneva nascosto nel cassetto in camera sua, che usava per incularsi da sola, preparandosi per il giorno che il suo amato l’avrebbe sdraiata su un letto o spianta contro un muro, stretto le sue grosse bombe e posseduto la sua rosellina, trovando, e donandole, il piacere nel suo retto.
Alessio si sdraiò su un fianco, il cazzo non più nel suo massimo splendore, pendendo sotto l’azione della gravità che batteva quella della pressione del sangue, bagnato dell’umore di entrambi loro, mettendo una mano su un seno della ragazza, facendole sorgere un moto di fastidio e disgusto.
– Alessio, senti… – si lamentò Giada, pronta ad inventarsi una scusa per concludere quell’ennesima, squallida scopata, quando lo Xiaomi del ragazzo iniziò a squillare.
Riconoscendo la suoneria personalizzata, Alessio sembrò dimenticare all’istante l’esistenza della ragazza e si voltò, dandole la schiena e allungando la mano, passando dalla bomba al cellulare con una velocità e naturalezza che, Giada non volle riconoscere, ferì la ragazza.
Lei sollevò lo sguardo, cercando di non pensarci, fissando l’attenzione sul tratto di muro della camera di Alessio in cui, fino a poche settimane prima, campeggiava il poster di Playboy dove appariva nuda Elisa Mazzoleni, la zoccola che aveva lavorato nel telegiornale della tv locale di Caregan fino a qualche tempo prima e che, dopo essersi rifatta le tette e, probabilmente, scopata qualche stronzo, era finita prima a condurre una trasmissione sportiva in una rete nazionale, e poi comparsa in un porno amatoriale che ne aveva aumentato ulteriormente la sua popolarità. Non che a Giada importasse molto della sgualdrina, ma non voleva che un ragazzo che stava con lei si prendesse certe libertà: Alessio aveva dovuto scegliere se venire dentro di lei, o segarsi guardando le tette rifatte della Mazzoleni; il ragazzo aveva cercato di farla ragionare, si era lamentato, aveva strepitato, ma Giada sapeva che il suo corpo le permetteva di avere la soddisfazione di vedere Alessio strappare, sebbene con la morte nel cuore, il poster della sgualdrina a pezzetti e poi bruciarlo. La sensazione che sperimentò quando il vento portò via la cenere del poster fu maggiore, molto maggiore, di quanto avesse provato da quando era entrata nel letto di Alessio per pagare il dazio, come ormai lo chiamava.
La sua attenzione, però, venne presto calamitata da ben altro quando sentì Alessio rispondere al telefono con un “Ehi, mitico Luca! Come va?”. La ragazza si voltò su un fianco, i grossi seni che si appoggiavano uno sull’altro e sul materasso, la sborra che colava sul letto.
– È Luca? – domandò con un tono di voce che lasciava indovinare un piacere ancora superiore a quello dello spettacolo del ballo della cenere nel vento. – Salutamelo! – La ragazza allungò una mano, prendendo il cazzo di Alessio e massaggiandolo quando lui le fece segno di aspettare, ascoltando con stupore. – Dai, digli che lo saluto – ripeté, aumentando la velocità con sui scappellava il fidanzato.
Alessio sembrò infastidito dalla richiesta della bionda. – Ti saluta Giada – disse, interrompendo evidentemente le parole dell’amico. Lanciò poi un’occhiata alla fidanzata: – Ti saluta anche lui – poi tornò ad immergersi nella telefonata, interrompendola, di tanto in tanto, con esclamazioni di sorpresa e stupore. – Non ci credo!
– Chiedigli come sta, dai – riprese la ragazza, aumentando ancora la velocità della mano – Dai, digli che voglio sapere come sta.
Alessio, senza distogliere l’attenzione dalle parole che uscivano dal telefonino, infilò un braccio sotto quello della ragazza e, con un movimento, la scacciò dalla sega che gli stava eseguendo. – Non distrarmi – le sussurrò.
Giada aprì la bocca, sconvolta che Alessio fosse più interessato dalla telefonata che al suo sacrificio di menargli il suo squallido cazzo. Fu sul punto di dare voce alla sua indignazione, quando il ragazzo le fornì la motivazione per esserlo ancora di più, coprendo con una mano il ricevitore ed esclamando, con una gioia ed eccitazione nemmeno fosse accaduto a lui stesso: – Sam ha provato a scoparsi Luca!
In realtà, l’indignazione della ragazza dovette attendere prima che Giada comprendesse le parole apparentemente insensate di Alessio, poi ricordarsi chi fosse la sgualdrina. – Cosa? – gridò – La madre di quella zoccola di Flavia ha cercato di scoparsi… – per sua fortuna, “il mio amato Luca” riuscì a trattenerlo in gola all’ultimo istante.
Il fidanzato le scagliò un’occhiata corrucciata. Non era difficile comprendere che non gli era possibile capire perché Luca, o qualsiasi uomo, dovesse lasciarsi sfuggire la possibilità di approfittare di qualsiasi lurida aprisse le gambe, magari con le bombe grosse. Il pensiero che potessero essere ancora più grosse delle sue le fece calare un’ombra di dolore sugli occhi che si tramutò in puro odio, come nel caso di quella sgualdrina.
– Ha il doppio dei suoi anni – disse, tornando all’attacco, disgustata.
– Cazzo, stai scherzando? – liquidò la questione Alessio, lanciandole un’occhiata che lasciava comprendere quanto fosse folle quanto appena uscito dalla bocca della fidanzata, – Farti scopare da una figa con tutta quell’esperienza… voglio dire! – poi tornò a prestare la sua completa attenzione alla telefonata: – Cazzo, Luca, devi raccontarmi tutto, e non tralasciare mezzo dettaglio! Anzi, no, aspetta: com’era vestita Sam? Come, “quasi nuda”? – esclamò con la voce di un bambino che ha appena scartato il suo regalo di Natale.
Giada non riuscì a trattenere una smorfia di disgusto. Che razza di stronzi, quei due! Specialmente Luca, che preferirebbe farsi scopare da una vecchia con le bombe cadenti e la cellulite che passare le notti a fare l’amore con una dea come lei, con il suo corpo perfetto, con tutta la venerazione che voleva donare a quello splendido ragazzo. E, invece, tutti sembravano impazziti, come dimostrava la telefonata che stava avvenendo davanti a lei…
Indossò i suoi abiti lasciati su una sedia accanto al letto, inchinandosi più del dovuto perché il suo sedere si aprisse e Alessio potesse vedere la rosellina che non avrebbe mai potuto avere. Guardando nel vetro della finestra, però, notò che il ragazzo non la stava nemmeno considerando.
Quando si allacciò i pantaloni, scagliando fulmini con gli occhi, fissò Alessio, eccitato, e non in senso sessuale, scaldarsi nella narrazione che lo stava appassionando. – No, Luca, aspetta – esclamò, improvvisamente, – questa non è una storia da raccontare via telefono. Ne parliamo domani, quando usciamo da scuola!
Un attimo dopo che la telefonata ebbe termine, con la reciproca promessa che si sarebbero “beccati” al solito posto nel piazzale, Alessio si rese conto che quella che credeva fosse la sua fidanzata si era vestita. Un’espressione di stupore si dipinse sul suo volto. – Ma… non abbiamo finito…
Giada si infilò la giacchetta, acquistata appositamente di un paio di taglie piccola perché il seno apparisse ancora più grosso. – Ho una videochat con le mie amiche e non vorrei disturbarti.
– “Non vorrei disturbarti” – ribatté Alessio, come a vendicarsi per la decisione di Giada di concludere la scopata, – nella lingua femminile significa “parleremo di ragazzi e di chi ce l’ha più lungo e non vogliamo farlo scoprire ai maschi”, giusto?
La porta della camera si chiuse sbattendo e troncando l’ultima parola di un “vai a cagare, Alessio!”, seguita da una risata dal marcato tono maschile.

Continua…

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