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Lavoravo in quel negozio di articoli sportivi da un paio di mesi.
La clientela era poca ma con Sara, la mia responsabile, cercavamo di tirare avanti.
Quella sera eravamo quasi in chiusura, affaccendati ognuno nel proprio compito.
Il suono della porta di ingresso richiamò la nostra attenzione.
“Fai tu” mi disse Sara, impegnata nelle operazioni di chiusura.
Mi diressi verso l’ingresso, svogliato.
Volevo andare a casa e Dio solo sa quanto siano pretenziosi i clienti dell’ultimo minuto.
“Posso dare un’occhiata?” Una voce cristallina.
Un cespuglio di capelli riccioli, due occhi color ambra, un sorriso di circostanza ma naturale.
La cliente dell’ultim’ora sembrava avere qualche anno più di me.
Aveva un fisico asciutto, indossava una t-shirt aderente che lasciava trasparire una terza abbondante e dei jeans a vita alta che mettevano in mostra delle gambe ben tornite e un sedere alto e pieno.
“Cercavi qualcosa in particolare?” Chiesi servizievole.
“Qualcosa per la palestra…”
Le diedi una mano, selezionando due reggiseni sportivi e due paia di leggins.
Nel frattempo avevamo scambiato qualche battuta, per sciogliere il ghiaccio.
La accompagnai verso il camerino, il suo sculettio era ipnotizzante.
La tenda lasciava intravedere qualcosa, controllai che Sara, il mio capo, stesse ancora dandomi le spalle prima di iniziare a sbirciare.
Aveva sfilato i jeans e si vedeva una gamba tornita completamente nuda.
Fu un attimo ma mi provocò un’erezione che difficilmente sarei riuscito a dissimulare.
Intravidi un seno mentre si spogliava per provare il primo reggisene.
Cercai di deglutire il groppo che si era formato a bloccare le mie corde vocali.
“Come vanno?” Chiesi.
Uscì dal camerino. Il corpo fasciato dagli abiti da fitness misero in mostra un ventre piatto e il seno gonfio sotto il reggiseno.
Deglutii di nuovo.
“Che ne pensi?” Mi chiese, facendo una piroetta.
Il sedere era ancora più tondo di quanto i jeans facessero trasparire.
Mi girai per controllare di nuovo Sara.
“Ti stanno una meraviglia! Anche la taglia mi sembra giusta.”
Mi sorrise con naturalezza. Sembrò apprezzare il mio sguardo che indugiava sulle sue forme.
Tornò dentro, ma stavolta accostò ancora meno la tenda del camerino.
Sembrava si divertisse a sapersi osservata.
Quando si spogliò riuscii a vedere distintamente il suo sedere e nel riflesso dello specchio il seno generoso. Sembrava che sfidasse la forza di gravità.
Ebbi l’impressione che, attraverso lo specchio avesse cercato il mio sguardo.
Ne ebbi conferma quando le scappò un sorriso.
“Vedo che comunque mi reputi in forma, forse dovrei rinunciare alla palestra.”
Mi aveva beccato. L’erezione era troppo evidente per riuscire a coprirla.
Vidi la sua mano allungarsi attraverso la tenda.
Mi voltai a controllare nuovamente Sara. Una cosa del genere poteva costarmi il posto.
La sua mano indugiò sul mio cavallo dei pantaloni, cercava la zip dei jeans che indossavo.
Mi avvicinai un altro po’.
“Che ne dici se ci divertiamo, tanto la tua collega non ci vede.”
Mi abbassai la zip per facilitarle, il mio pene svettò come una molla.
“Ah però…”
Iniziò a massaggiarlo, sempre nascosta dalla tenda, una lenta sega. Col pollice indugiava sul frenulo mandandomi in estasi.
Ad un certo punto lasciò la presa, si accucciò scostando la tenda.
Con aria ammiccante aprì la bocca, tirò fuori la lingua, passandola lentamente su tutta l’asta.
Non resistevo più, volevo entrare in quell’anfratto caldo e umido.
Infilai la mano tra i suoi riccioli, attirandola verso di me. La sua bocca calda mi avvolse, fu come il Paradiso.
Iniziò a fare avanti e indietro con la testa, il rumore del risucchio coperto dalla musica del negozio.
Sentivo la sua lingua giocare col mio glande, ruotarci intorno.
Mi stava facendo impazzire, mentre con una mano mi massaggiava i testicoli e di tanto in tanto avvicinava il dito al mio foro posteriore senza penetrarlo, ma solo accarezzandolo.
Si accorse che ero vicino al limite.
Si bloccò, si alzò.
Girandosi appoggiò un piede sul panchetto che serviva ai clienti per sedersi nel camerino, dandomi le spalle e allargando il suo sesso.
Mi inginocchiai io stavolta, affondando il viso tra le sue natiche.
Cercai il clitoride con la lingua, le affondai dentro due dita mentre la leccavo con passione.
Sentii i suoi umori inondarmi il palato mentre gemeva piano, per non farsi sentire.
Quando raggiunse l’orgasmo si morse un braccio per soffocare le grida.
Mi alzai, appoggiai il mio membro alle porte della sua cavità e lo inserii in un unico colpo deciso.
La sorpresa le strappò un gemito.
Pompai velocemente, tenendola per i fianchi.
In un momento di impeto l’afferrai per i capelli, facendole fare alla schiena un arco sinuoso.
Sentivo il rumore dei colpi che le stavo infierendo, i miei testicoli che sbattevano contro il suo corpo.
I suoi gemiti stavano portandomi al limite, il calore del suo anfratto faceva il resto.
Venne nuovamente, in silenzio, facendo colare i suoi umori sulla mia asta, lucidandomela.
Ero al limite.
“Sto per venire… “ Le sussurrai all’orecchio, la voce rauca.
Si sfilò rapidamente e si inginocchiò davanti a me.
Con la mano mi fece una sega rapida, con la bocca spalancata davanti al mio piacere.
Venni copiosamente, schizzandole in parte in bocca, in parte sul viso e sui capelli.
Qualche schizzò finì sopra i vestiti che avrebbe dovuto acquistare.
Mi sorrise, si diede una ripulita con delle salviette che tirò fuori dalla borsetta.
“Ottimo lavoro, soldato. Comunque io sono Nadia.”
“Alex.” Sorrisi a mia volta.
“Beh, allora prendo questi due.” Mi disse dopo essersi rivestita.
Sara alzò gli occhi dallo schermo della cassa quando si avvicinò.
Staccheggiò i vestiti, fece pagare Nadia e la salutò.
Fu allora che notai che sulle mani di Sara era rimasto un po’ del mio seme.

Per commenti, chiarimenti, domande, scrivere pure a feniced_arabia@hotmail.it , sarò felice di ascoltarvi.
Buon orgasmo a tutti.

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