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Il tuo padrone è qui.

By 1 Ottobre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Era la disperazione che l’aveva spinta ad andare a guardare quelle pagine, se solo qualche anno prima le avessero detto che si sarebbe trovata al lunedì pomeriggio a rispondere ad annunci di quel tipo, probabilmente si sarebbe messa a ridere. Ma questo non era più il momento dei sorrisi, stava navigando tra gli annunci per adulti più per disperazione che non per il piacere.
Aveva deciso di rispondere ad alcuni annunci, uno dei quali citava: ‘Il tuo padrone è qui, preparati a servirlo’. Timidamente aveva scritto: ‘contattami e io ti servirò’.
Lui aveva ricevuto e immediatamente aveva capito che aveva davanti qualcuno con le idee poco chiare sui ruoli, la sua risposta secca fu: ‘Vedi, c’è già un errore di fondo. “Contattami” farebbe presupporre che tu possa dirmi cosa devo fare, e questo non è possibile. Chiamami Padrone, scrivilo con la “P” maiuscola. Dunque credi di essere pronta a servire il tuo Padrone sconosciuto?’.
Che gente pensò lei, ci sono proprio personaggi strani: ‘Si Padrone sconosciuto’.
Adesso lui doveva comprendere se lei era pronta ad assoggettarsi: ‘Mandami tre foto, una del tuo viso, una del tuo corpo nudo intero e una delle tue gambe aperte mentre tieni la figa ben aperta con le dita voglio rendermi conto di quali sono i miei nuovi possedimenti, non voglio sentire lamentele, preparati ad adorarmi e all’umiliazione’.
Due giorni di silenzio, lei non poteva accettare quelle condizioni, erano molto distanti da quello che immaginava, erano molto distanti da quello che riteneva accettabile, dal canto suo il Padrone non era disponibile a cedere neanche di un millimetro, ma siccome sapeva bene cosa stava succedendo decise di mandare una seconda comunicazione: ‘Io sono un Padrone e cerco delle schiave, le schiave non discutono, le schiave non fanno aspettare il proprio Padrone. Eccezionalmente so essere generoso con le mie schiave, quando queste eseguono i miei ordini senza discutere e in modo celere, al momento tu non stai eseguendo i miei ordini e mi stai facendo aspettare’.
Passo ancora qualche giorno e la disperazione arrivò al punto che cedette. Prese la sua macchina fotografica digitale, scattò un primo piano e poi con le lacrime agli occhi davanti allo specchio fotografò il suo corpo e infine stesa sul letto aprì le gambe. Stava ancora piangendo mentre inviava le tre foto. Molto diversa fu l’espressione di lui all’arrivo della e-mail. Non era una modella di primo pelo, ma le sue rotondità e quella figa promettevano piacere e calore. Il cazzo gli divenne subito duro, non poteva aspettare, voleva possederla in tutti i sensi.
‘Brava, hai eseguito il mio ordine e il mio cazzo dice che hai passato la prova. Tra quattro giorni alle 14 vieni al motel ‘La montagna bianca’, stanza 23, troverai la porta aperta, chiudila dietro di te, spogliati, mettiti in testa il cappuccio che troverai sul letto e mettiti a quattro zampe davanti alla porta del bagno dicendo ‘Padrone sono pronta’ niente discussioni, niente ritardi, ricordati quello che ti ho detto’.
Può la disperazione spingere una donna a fare una cosa di questo genere? Si.
Puntuale come un orologio, lei si presentò si preparò come le era stato indicato a causa della maschera che non le permetteva di vedere nulla a fatica riuscì a sistemarsi davanti alla porta del bagno e lì con la voce tremante lo disse, disse: ‘Padrone sono pronta’.
Sentì la porta aprirsi e qualcosa che poteva essere un bastone o forse un frustino correre lungo la sua schiena, quindi un colpo secco e violento sul sedere. Lei non disse nulla, non sapeva se piangere o lasciarsi andare, ma non fece in tempo a pensare che il suo padrone avanzò la prima richiesta: ‘Muoviti a gattoni fino al letto’. Lei a difficoltà si diresse verso il letto e una volta salita sentì che lui stava facendo qualcosa al cappuccio. Ne aveva aperto una parte che liberava la bocca. ‘Prendilo e succhialo’. Lei obbedì, e mentre lo maneggiava, mentre lo leccava, mentre lo succhiava pensava che il sapore non era male e che probabilmente era un bel cazzo. Lui intanto si era sistemato con la faccia fra le sue cosce determinando il più classico dei 69 e le aveva infilato nel culo quell’oggetto con il quale l’aveva precedentemente colpita.
Lei stava iniziando a provare piacere e lui se ne era accorto, questo aveva alimentato la sua erezione al massimo, così decise di sfilarglielo dalla bocca e chiederle:
‘lo vuoi?’
‘Si’
‘pregami’
‘Padrone ti prego lo voglio’
A quelle parole le liberò il culo dalla presenza del frustino, prese il ciuffo di capelli che spuntavano dal cappuccio e iniziò a montarla da dietro con prepotenza, ogni stoccata la avvicinava al piacere, ormai non c’erano più pensieri, c’era solo quel cazzo che si insinuava fra le sue budella. ‘Padrone ancora non ti fermare, Padrone, vi prego, nel culo’. Con una classe fuori dal comune e come se niente fosse passo da un foro all’altro e quando la sentì venire si abbandonò e venne dentro al preservativo. Lo tolse rapidamente, tirò indietro la testa di lei rivolgendola verso l’alto e lo svuotò dentro la sua bocca. ‘Sei stata brava ti meriti un premio, ma prima dimmi chi è la mia schiava?’ ‘Io mio Signore, mio unico Padrone’.

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