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Io e la mia amica in un bagno di discoteca

By 4 Giugno 20202 Comments

Ci mettemmo un po’ ad addormentarci, forse per il caldo, o per quel film molto agitato che avevamo appena finito di vedere. Mentre sentivo lei sempre più preda di Morfeo, io mi giravo e rigiravo, presa da mille pensieri folli e sbagliati, che schizzavano fuori come scintille dalla mia testa e che, forse a causa dell’eccessiva stanchezza, tendevano a tormentare sempre più la mia mente. Ma io imperterrita cercavo di evitare qualsiasi contatto o sguardo eccessivamente prolungato con lei. Era abbastanza evidente che mi piacesse. Chi mi conosceva bene avrebbe giurato che la pensassi giorno e notte ed effettivamente era così, pur se, ancora in quel momento, cercavo di autoconvincermi del contrario. Mi girai a guardarla e, nonostante fosse buio pesto, un esile spiraglio di luce mi permetteva di scorgere i suoi dolci lineamenti. Mentre dormiva era ancora più bella del solito ed emanava attorno a sé un alone di tranquillità e serenità. Contemplarla permetteva alla mia mente di snodare quel forte intreccio di pensieri che aveva precedentemente aggrovigliato tutti insieme, così che non mi ci volle molto per cadere in un sonno profondo, ma sereno.

Fu un bagliore di luce più forte e diretto degli altri a svegliarmi l’indomani mattina. Quando aprì gli occhi mi ritrovai abbracciata a lei. Panico. Cercai di spostarmi lentamente senza svegliarla, ma purtroppo il mio tentativo fallì. Subito dopo pochi secondi anche lei si accorse della posizione alquanto stravagante in cui ci eravamo ritrovate. Non riesco a spiegare cosa successe, ma ci guardammo. Ci guardammo a lungo diritto negli occhi, fino a che io non mi costrinsi a volgere il mio sguardo da tutt’altra parte. “Buongiorno” le dissi e lei ricambiò immediatamente. “Non volevo svegliarti, ma purtroppo non riuscivo a spostarmi” continuai, cercando di non soffermarmi troppo sull’accaduto.

Quella giornata all’università passò molto velocemente. Avevamo tantissime lezioni eppure la mia mente non riusciva a non pensare a quanto era bella quella mattina. Subito dopo esserci alzate, infatti, lei era andata dritta in bagno, ritornando in sole mutande e reggiseno. Quanto era bella, quanto era bella, quanto era bella riecheggiava nella mia testa. Non ero riuscita a staccarle gli occhi di dosso per tutto il tempo. Ok basta, dovevo finirla lì. Lei non era lesbica, anzi al contrario aveva già rifiutato una sua amica, rivendicando la sua convinta eterosessualità.

Quella sera saremmo dovute andare con il nostro gruppo di amiche in una discoteca nota di Milano, per festeggiare la fine degli esami. Ci cambiammo insieme e, in ritardo come sempre, chiamammo un taxi per raggiungere le altre che già ci aspettavano da un pezzo.

Sembrava una serata tranquilla, ballammo tutte scatenandoci, ma sensualmente, cercando di catturare l’attenzione di qualcuno. Ad un certo punto però, si girò lei e, urlando per farsi sentire in mezzo alla musica, mi disse “che ne dici se ci baciamo?”. Io rimasi stupita. Questa richiesta era stata del tutto improvvisa ed inaspettata e mi aveva lasciata di stucco. Le chiesi sempre urlando “perché dovremmo baciarci?”. “Perché fa figo” rispose lei. Se fossimo state sole non me lo sarei fatto ripetere due volte, però c’erano tutte le nostre amiche e in più almeno metà delle persone presenti erano nostri conoscenti. Che cosa mai avrebbero pensato tutti quanti vedendoci baciare? Le dissi che per me andava bene, ma cercai di mostrarle la mia preoccupazione. Lei mi disse “ma dai su è solo un bacio, non significa niente”. Forse per lei non significava niente, ma io con quel bacio dovevo farla innamorare di me.

Si avvicinò e mi abbracciò come si fa tra normali amiche. Mentre ballavamo in quella posizione, ancora nessuno mostrava alcun interesse. Poi però ci guardammo dritte negli occhi e fu li che le nostre labbra si avvicinarono fino a sfiorarsi. Io ero ancora in tempo a tirarmi indietro ed evitare quello che da li a poco sarebbe diventato uno dei gossip preferiti della mia università, ma sapevo che se l’avessi fatto non me lo sarei mai e poi mai perdonato. Allora chiusi gli occhi e la baciai. Non fu come i soliti baci. Le sue labbra erano diverse. Un brivido mi attraversò il corpo e, come una scossa, mi diede l’energia per andare avanti. Le sue labbra erano soffici. Il bacio divenne più intenso e, mentre tutti già ci guardavano, con la sua lingua lei cercò avidamente la mia. Le sue labbra combaciavano perfettamente con le mie. Non riuscivamo a staccarci. Sentivo che era diventato uno di quei baci da film, in cui le teste dei due amanti si spostano da un lato all’altro senza che le loro labbra si stacchino mai. Ci stavamo assaggiando, ci stavamo assaporando.

Non sapevo dire quanto tempo fosse passato da quell’esatto istante in cui le nostre labbra si erano sfiorate, Secondi? Minuti? Ore? Non ero in grado di dirlo. So solo che mentre la baciavo mi sentivo come fossi sott’acqua e lei fosse l’ossigeno puro che mi manteneva in vita. Se fossimo state sole avrei baciato ogni singolo angolo del suo corpo. Fu questo pensiero a risvegliarmi dal sogno che mi sembrava di star vivendo, discostandomi immediatamente da lei. Non potei evitare di guardarmi intorno e notare che tutti ci osservavano a bocca aperta. Tutti, comprese le nostre amiche che non riuscirono a pronunciare mezza parola.

Allora lei mi prese per mano provocando nuovamente in me quella scossa e mi fece segno di seguirla. Nessuna di noi parlava e dopo aver fatto quasi a pugni per passare in mezzo alla gente, notai che ci stavamo dirigendo verso il bagno.

Una porta era aperta e mi condusse dentro. La guardai negli occhi. Aveva uno sguardo diverso. Le sue pupille sembravano dilatate e volermi comunicare qualcosa. Chiuse la porta a chiave e si sedette sul gabinetto. Mi portò sopra di lei. Iniziai a baciarle tutto il collo, lentamente per incrementare il piacere di entrambe. Avevo un buonissimo profumo. Mentre salivo sempre più su, quasi accarezzandola, con le labbra e con la lingua, il suo respiro si faceva sempre più affannoso. Non so se fossi pronta a baciarla di nuovo. Poco prima era stata un’emozione troppo forte che mi aveva quasi tolto il respiro. Però alla fine mi arresi alla passione e mi avventai sulle sue labbra, mordendole e assaporandole con tutta me stessa. Lei infilò la sua lingua nella mia bocca, ma non come prima: ora era più dolce e sensuale. Non riuscivo a staccarmi più dalle sue labbra.

Subito dopo però mi imposi di spostarmi da quel buco nero che mi risucchiava del tutto. Per fortuna quel giorno aveva messo un top molto semplice da sbottonare, che mi facilitò a spogliarla. Lei fece lo stesso con me. Io ero ancora seduta su di lei e accarezzandola tutta condussi le mie mani dietro la sua schiena bollente per slacciarle il reggiseno. Non ero mai riuscita a vederla nuda perché ogni volta si copriva davanti a me. Adesso però mi ritrovai il suo seno davanti e notai con mio grande piacere che aveva i capezzoli induriti. Condussi la mia lingua su uno dei due e inizia a succhiarlo e morderlo fino a che non iniziò ad avere il respiro affannoso. Allora continuando con una mano ad accarezzarle quel seno, con la lingua mi spostai sull’altro, questa volta compiendo dei movimenti circolari. Cazzo quanto le piaceva. Potevo avvertirlo guardandola negli occhi che mi imploravano di continuare. Era come se nessuno l’avesse mai toccata in quel modo. Ma non poteva bastare, dovevo fare di più.

Tornai a baciarla sule labbra e sul collo e la alzai dal gabinetto. Le mie mani scivolarono sui suoi fianchi, coperti da una sola esile gonna. Tutto d’un tratto lei si discostò e si allontanò. Mi sorprese: iniziò a sfilarsi la gonna sensualmente guardandomi con un quello sguardo che mi aveva fatto innamorare di lei, misto tra sensualità e complicità. Cazzo quanto mi piaceva. Non mi ero mai sentita così tanto eccitata.

Aveva delle mutandine color carne e riuscì a notare subito che era tutta bagnata. I miei ormoni mi imploravano di avventarmi su di lei e scoparla con tutta l’energia che avessi dentro. Ma io non riuscivo a muovermi. Anzi, meglio, non volevo farlo. Era una visione troppo incantevole per porne fine.

Dopo un po’, però, riuscì ad avvicinarmi, la girai e iniziai a baciarla lungo tutta la schiena. Pian piano scendevo verso il basso e nel mentre le mie mani si facevano spazio tra le sue cosce, strofinando ed accarezzando da dietro la sua vagina ormai sempre più bagnata.

Le sfilai le mutandine e mi diressi con la lingua in basso. Il solo contatto con le sue natiche la fece gemere e allora decisi di piegarla a 90 e infilarle due dita, mentre la lingua era ancora impegnata a farla godere da dietro. Non sapendo come le piacesse, iniziai a muovere le dita prima lentamente e pian piano aumentai il ritmo. Iniziò ad ansimare sempre più forte, implorandomi di continuare fino a che non ebbe un primo orgasmo.

Io tuttavia avvertivo che lei aveva ancora voglia di godere ed io volevo dimostrarle di riuscire a farle provare ancora più piacere di un ragazzo. Quindi la girai in avanti e iniziai a morderle il collo e il lobo delle orecchie e così via pian piano scendendo. Mi diressi con la lingua verso il suo punto G che iniziai a leccare e nel mentre la guardavo eccitarsi, chiudere gli occhi, tirare la testa in dietro e la sentivo spingermi la testa sempre più dentro di lei. Volevo accontentarla: le infilai ben 4 dita dentro e, dopo un processo di coordinazione tra lingua e dita, che durò per un tempo che sembrava infinito ma piacevole, raggiunse una serie di orgasmi multipli, alla fine dei quali io potei assaggiare tutto il suo piacere dentro di me.

Alla fine di tutto mi disse di non aver mai goduto così tanto e mi chiese di ripetere, magari in un posto più comodo e riservato del bagno di una discoteca, e io fui felice di accontentarla più e più volte.

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