Skip to main content

Ciao a tutti, io sono Michela, è ormai qualche anno che mi diverto a scrivere racconti erotici. I primi che ho scritto erano basati esclusivamente su esperienze personali (mi trovate con lo stesso Nick, su amaporn). Ora ho iniziato a variare un po’, questo è completamente di fantasia, spero vi piaccia!!

Mi chiamo Samantha e voglio narrarvi alcuni episodi della mia vita. Ho trentotto anni e sono sposata con Luca da quasi un decennio. Prima di iniziare, vi racconto le persone imoportanti della mia vita. Luca, come vi ho già detto, è mio marito, ci conosciamo da quando avevamo vent’anni e abbiamo girato il mondo insieme (cosa che stiamo continuando a fare). Laura e Marta sono le mie migliori amiche, non ci siamo mai divise per alcun motivo, siamo una vera e propria squadra.

Per riportare a casa il pane, sono professoressa di italiano alle scuole medie… è veramente una faticaccia! Mio marito è sommerso dai numeri in uno studio commerciale. Marta ha fatto il mio stesso persorso, solo che ora è professoressa alle superiori, beata lei! Laura invece possiede un piccolo studio fotografico di famiglia.

Ora, per darvi un’idea un po’ più chiara di noi, vi concedo qualche descrizione. Non sono molto alta, anzi, tra le mie amiche sono la più bassa, ma anche la più magra. Non ho un seno prominente. Tengo, ormai da qualche anno, i capelli corti, a volte con una frangetta, altre volte a caschetto.

Laura è il mio esatto opposto: alta, formosa, capelli rossi e lentiggini. È sposata con Mario, un bell’uomo di poco più di quarant’anni, biondiccio e con il fisico di uno che evidentemente ha fatto palestra per molto tempo.

Marta è di alteza media, bionda con capelli fluenti e un po’ in carne, forse un po’ troppo. Ha il didietro e il seno più importanti tra di noi. Inoltre, Marta è mamma di un bimbo carinissimo di tre anni ed è sposata con Paolo, alto più o meno come lei e anch’egli leggermente su di chili.

La scorsa estate decidemmo, alle spalle dei nostri mariti, di organizzare una vacanza di gruppo, con le nostre rispettive metà. Eravamo entusiaste, poiché erano anni che non facevamo niente assieme, ma allo stesso tempo non potevamo partire da noi, quindi organizzammo questo viaggetto fuori porta. Prenotammo un residence con piccole camere separate per non stare lontani, ma con privacy. I maggiori problemi erano dati da Marta, la quale, avendo un figlio, doveva organizzarsi bene. Poiché il nostro paese organizzava dei corsi estivi abbastanza intensi d’estate, decise di lasciarlo dai nonni e partire per quei pochi giorni da sola con suo marito Paolo. Riuscimmo a trovare ottimi prezzi e i nostri mariti furono entusiasti, dopotutto ci conoscevamo tutti da tanto tempo e sarebbe stata una bella vacanza. Partimmo a inizio luglio, per non trovare il caos di agosto. Avevamo il traghetto da Civitavecchia per la Sardegna: posti incantevoli ci stavano aspettando.

In nave, Luca, Mario e Paolo, passarono praticamente tutto il tempo insieme, mentre noi donne combattevamo con il mal di mare, cosa che  non avevamo minimamente preso in considerazione. Per fortuna il viaggiò fu meno lungo di quello che ci aspettavamo e arrivammo subito carichi per giornate di mare. Tuttavia, nei giorni successivi, l’umore generale del gruppo non fu dei migliori. Non ci trovammo quasi mai d’accordo su cosa fare, tanto che il secondo giorno decidemmo di dividerci. Marta e Paolo avevano preso una scottatura il pomeriggio precedente e non avevano intenzione di andare al mare, ma, a mio parere, visitare una città di giorno con quel caldo, sarebbe stato da matti, così ci separammo. Il giorno seguente non fu da meno, l’intera componente maschile del gruppo iniziò a lamentarsi: non avevano la minima intenzione di alzarsi “presto” (le 9 di mattina) per raggiungere (in macchina!) una delle spiagge più belle delle vicinanze, pertanto ci andammo solo noi ragazze. Ovviamente il nostro umore migliorò drasticamente, ci ritrovammo unite e perdemmo completamente la cognizione del tempo. Vedemmo arrivare i nostri mariti con zaini colmi di cose da mangiare, evidentemente era arrivata l’ora di pranzo e avevano deciso di degnarci della loro presenza. Fu la prima vera giornata di vacanza, ci divertimmo tutti quanti e tornammo a casa che il sole era già calato da un pezzo. Accusammo anche noi ragazze la stanchezza, così, poco prima di andare a letto, decidemmo il percorso del giorno successivo per poi crollare ognuno sul suo letto.

La mattina seguente ero pronta per un’altra giornata spensierata come quella precedente, ma i miei sogni s’infransero nuovamente. Scoprii che i ragazzi erano acciaccati, Luca era a pezzi e aveva chiesto di rimandare al pomeriggio la gita in spiaggia, ma io avevo replicato dicendo che in quel modo avremmo perso tutto il giorno. Mario e Paolo non erano da meno, così ci trovammo allo stesso punto di pochi giorni prima.

Luca, avendo compreso il malumore generale, tirò fuori il cellulare e ci mostrò una spiaggia più vicina di quella decisa da tutti la sera precedente, dicendo che sarebbe stato meno faticoso arrivarci. I mariti delle mie amiche esultarono, mentre noi ragazze, dopo uno sguardo fugace e demotivato, ci accontentammo della loro scelta.

In macchina rimasi in silenzio, ero arrabbiata, perché non volevamo mica scalare l’Everest, semplicemente ci sarebbe piaciuto fare un’uscita un po’ più lunga del normale. Tuttavia, scesa dall’auto, dovetti ricredermi. La spiaggia era deserta, nonostante fossero le dieci passate. Io e Marta ci guardammo sbalordite.

– Siamo sicuri che si possa stare qui? – Chiesi.

– Certo, c’è anche su internet questo luogo – rispose Mario – C’è scritto che è una spiaggia molto lunga, forse è per questo che si trova poca gente – 

– Meglio così! – Gridò Laura buttando lo zaino a terra e correndo verso l’acqua. 

In fretta e furia io e Marta togliemo infradito e magliette e la raggiungemmo; i ragazzi montarono gli ombrelloni, ma non ci raggiunsero, rimasero all’ombra, spiaggiati come balene.

Per carità, io Laura e Marta potremmo stare anche sulla Luna e troveremmo lo stesso il tempo di divertirci, ma ci sarebbe piaciuto fare qualcosa come il giorno precedente: giocare a palla tutti insieme, tuffarci dagli scogli… ma niente. Tanto meglio, decidemmo di fare due passi sulla battigia e per un bel po’ non incontrammo nessuno. Solo dopo venti minuti, osservammo un vecchietto seduto su una piccola sedia sdraio. Si accorse della nostra presenza, ma continuò a leggere il suo libro. gli camminammo di fronte e Marta si mise a ridere cercando di nascondere il volto con una mano. 

– Ma che hai? – Chiedemmo io e Laura con il sorriso. 

– Mi sa che abbiamo disturbato il signore – sussurrò – non ha il costume! – 

Ci girammo e vedemmo il grinzoso vecchietto come mamma lo aveva fatto. Ridemmo. Per fortuna le onde del mare si infrangevano sugli scogli e coprivano le nostre risate soffocate. Decidemmo di tornare indietro. Erano circa le undici quando stavamo ripercorrendo i nosrtri passi per tornare agli ombrelloni, quando ci accorgemmo che la spiaggia, anche se di poco, si stava popolando. Non ci facemmo molto caso, parlavamo e guardavamo spesso i gabbiani e le navi verso l’orizzonte, gli occhiali da sole rendevano il tutto di un bel color ambra. Eravamo quasi arrivati, quando ci accorgemmo che c’era qualcosa che non quadrava. Come vi dicevo, dopo una bella camminata priva di individui, ora si scorgevano qua e là teli e ombrelloni colorati con signori e, di rado, signore attempate, pelli ruguse, fisici rigonfi e capelli canuti. Ma ciò che ci aveva colpito non era questo. Le persone semplicemente non indossavano costumi. Erano tutti nudi.

Dopo un momento di imbarazzo relativamente lungo, scoppiammo a ridere. A quel punto né le onde, né gli occhiali riuscirono a mascherare la nostra ilarità. Ci incamminammo di nuon passo, poché ci sentivamo osservate: dopotutto, con i costumi addosso e il chiasso che facevamo, eravamo sotto lo sguardo di tutti. Arrivammo abbastanza di corsa ai nostri teli, dove, ovviamente, i nostri maritini dormivano beati all’ombra. Fortunatamente attorno a noi non c’erano persone, solo una coppia di signori anziani poteva scorgerci di poco da dietro uno scoglio, ma non sembravano interessati.

Svegliammo tutti quanti.

– Sveglia dormiglioni – Dicemmo in coro io Marta e Laura. 

Inizammo a punzecchiarli e tirrammo loro anche dell’acqua. Finalmente si svegliarono.

Non facemmo in tempo a raccontare loro dove eravamo finiti che sentimmo una voce dietro di noi.

– Scusate! – 

Ci girammo, noi ragazze eravamo in piedi di fronte ai ragazzi, pertanto non riuscirono a vedere il signore pelato, nudo, con indosso solo un marsupio sulla vita e un paio di occhiali da solo che si stava dirigendo verso di noi.

– Non potete stare qui. – Disse a voce alta. 

Laura, che è una testa calda, fece un passo avanti e rispose: – Come mai? – 

Il signore sembrava lontano, troppo vicino al mare per aver sentito. Chinò la testa e avanzò verso di noi. Nel frattempo mi voltai e i ragazzi, ancora allampanati dal sonno, si stavano alzando.

– Scusate, dicevo, non potete stare qui, è una spiaggia privata. – Disse il signore ormai di fronte a Laura. 

La situazione era abbastanza comica. Come vi ho accennato, Laura è piuttosto alta e formosa, molto dedita allo sport, cosa che le ha fatto ottenre un paio di spalle piuttosto larghe. Quel tipo, che avrà avuto cinquant’anni, era completamente nudo ad eccezione del marsupio. Mentre avanzava verso noi, proprio il marsupio sembrava cadere piano piano dalla vita in giù, adagiandosi proprio sopra… avete capito, no?  

– Come fa a essere privata? Non c’è alcun segnale e poi l’abbiamo trovata su internet. – Rispose Laura tutt’altro che intimidita. 

Ora devo fare una piccola digressione. A quarant’anni non c’è niente che non abbia già visto, ma parlare di frone a una persona completamente nuda non è affatto semplice e non so come abbia fatto Laura a mantenere una certa tempra. Io, nonostante il disgusto che mi faceva, non riuscivo a localizzare gli occhi esclusivamente sul viso di quel tipo e inevitabilmente gli occhi cadevano sempre giù… Fortuna gli occhiali da sole!

– Mi scusi, cosa è successo? – Intervenne Mario in difesa della moglie. Si accorse del singolare vestiario e continuò quasi aggressivo: – Si allontani! Non si permetta! – 

Laura prese a ridere, poi afferrò il polso di Mario e gli disse: – Guarda che è una spiaggia per nudisti – 
Mario cambiò espressione, stava per dire qualcosa ma il signore pelato prese parola: – No, guardate, semplicemente non potete stare qui, è una spiaggia privata, dovete andarvene – 

Quelle parole mi colpirono dritte in faccia. Non era neanche mezzogiorno e sarebbe stato impossibile trovare non una spiaggia, ma un metro quadro in una spiaggia in cui appoggiarsi. Saremmo dovuti rientrare a casa e trascorrere il resto della giornata lì. Per la felicità dei ragazzi. No, non lo avrei accettato.

Iniziarono tutti a farfugliare qualcosa, Luca e Paolo iniziarono già a raccogliere le cose. 

– No, la prego, qui non c’è nessuno al momento, se dovesse arrivare qualcuno ce ne andiamo – Disse Mario.

– No no, impossibile, questa spiaggia è presa in gestione da una struttura residenziale poco distante, non potete assolutamente rimanere – Il signore non sentiva ragioni. 

– Guardi, non sappiamo dove andare, dobbiamo rientrare a casa e perderemmo una giornata, possiamo pagarvi, sembra molto bella questa spiaggia… – Dissi con voce sconsolata. 

Ne seguì una discussione che sembrava irremovibile, eravamo tutti di fronte a lui, cercando di convincerlo in ogni manierea. Quando ormai eravamo pronti a lasciare perdere, si accese una speranza.

– Guardate, vi faccio rimanere, però dovete stare assolutamente alle regole della spiaggia, perché abbiamo già ricevuto lamentele – Ci avvisò. 

– Ok, va bene, quali sarebbero? – Si intromise Paolo. 

– È una spiaggia nudista, quindi dovete togliervi i costumi, poi niente schiamazzi e soprattutto niente sporcizia, se avete bisogno di qualche servizio, non lo troverete qui, più avanti c’è un bar, oppure poco fuori nella radura a circa duecento metri In ogni caso dite che avete parlato con Alfredo. – Ci spiegò. 

Rimanemmo interdetti. Per noi non era normale spogliarci e stare nudi all’aria aperta. Specialmente tra noi. Era molto strano. D’altra parte avremmo dovuto ricaricare le auto e tornarcene a casa.
Luca Iniziò a fare no con la testa, Marco aveva girato i tacchi, eravamo in procinto di andarcene. Io, Marta e Laura ci guardammo. Loro fecero spallucce, non sembravano riluttanti all’idea. Alfredo stava aspettando.
A me non piaceva quell’idea, in un primo momento noi ragazze ci arrabbiammo con i nostri mariti per dove ci avevano portato. I piani iniziali erano altri e loro avevano voluto stravolgerli. Ne discutemmo animatamente per qualche minuto, finche Laura non ruppe il ghiaccio: – Se non c’è alternativa, non ho problemi. – 

– Neanche io. – Seguì Marta.

Paolo e Mario, che avevano rimesso la maglietta, sembravano completamente contrariati.
Io decisi di prendere posizione e accettai, se non altro per non darla vinta a Luca.
I tre maritini non poterono fare altro che rimanere. Io non ero molto a mio agio, ma mi adeguai.
Io, Laura e Marta ci togliemmo prima il petto, poi la parte di sotto.
Io non sono depilata, ho un ciuffetto nero esattamente sopra la vulva. Laura ha una teoria tutta sua a riguardo: essendo rossa, si lascia un vero e proprio cespuglio di peli rossicci, già ben visibili con indosso il costume. Anche marta non è completamente depilata, ha una striscia verticale di peli biondo fragola sul pube.
Ci scambiammo un risolino e ci mettemmo a prendere il sole a pancia in giù, ignorando completamente i ragazzi. I quali lasciarono il costume tra gli zaini e andarono a fare il bagno.
Alfredo, soddisfatto, andò via.
Non so per quanto tempo presi il sole, mi interruppe solo Laura che disse: – Si è fatta l’una e mezzo, mangiamo? – 

– Sì dai, chiama i ragazzi. – Rispose Marta. 

– Vai tu, Sam? – Si rivolse a me. 

– Certo – Risposi, mentre mi alzai. Non mi disturbava più la nudità, probabilmente mi ero assopita mentre prendevo il sole e mi passò di mente. Andai davanti all’acqua e gridai: – Ragazzi!! Mangiamo, uscite! – 

Ricevetti un “VABENE” generale, così tornai a sedere sul telo.

Eravamo con tutte e tre con le tette al vento e con indosso solo gli occhiali da sole. Vedemmo i ragazzi uscire dall’acqua, prima il petto, poi l’addome infine i piedi. Sentii Laura generale un risolino, io e Marta la seguimmo. Ci faceva ridere vedere i nostri mariti nudi. Devo dire che Mario e Paolo erano messi leggermente meglio di Luca. A prima vista i loro peni erano veramente tutti uguali, forse quello di Paolo si distingueva un po’ più rispetto agli altri, dato che era circonciso e completamente rasato. Il pisello di Luca, mio marito, era un po’ più sottile e corto degli altri due.
Mangiammo, chiacchierammo e ridemmo molto, il disagio era completamente sparito. Si erano fatte circa le due e mezzo, quando i ragazzi decisero di fare due passaggi a con la palla sotto l’ombra di alcuni alberi, così noi ragazze rimanemmo sole.

Laura ci colse di sorpresa: – Certo che i piselli dei ragazzi sono tutti uguali. – 

– Ma… – Io e Marta ci guardammo incredule.

– Ascoltate, non ditemi che non avete guardato il pisello di Mario – suo marito –  perché non vi credo ahahah – Disse ridendo. 

Marta le rispose a fatica dalle risate: – Io è il primo che ho guardato! – 

Ridemmo in coro tutte e tre, poi Marta ricominciò: – Comunque come fai a dire che sono tutti uguali, dai… – 

– Eh, che ti devo dire, non è che sono stata con il righello e il goniometro, ma a occhio mi sembrano uguali! – Rispose Laura. 

– Va be’, all’incirca sono uguali, poi ognuno ha le sue differenze – Cercai di mediare io. 

Rimanemmo in silenzio per un po’.

– Comunque Marta hai ragione, non sono tutti uguali – Riprese Laura – Quello di Paolo è più grosso ahahah. –

– Ma stai zitta!! Ahahah e smetti di guardare il pisello di mio marito – La sgridò Marta. 

– Invece il più piccolino è quello di Luca – Rise Laura. 

– Stronza!! – Le dissi ridendo. 

– Devo dire che per come sono fatta, il pisello di Paolo mi farebbe male, mi sembra troppo largo – Continuò Laura 

Marta rideva.

– Secondo me sembra più grande di quello che è, dato che è rasato completamente – Ragionai io. 

– Sì, forse hai ragione. – Risposero.

Continuammo questa interessante discussione sui peni per circa mezz’ora. I ragazzi non si vedevano ma si sentivano: alternavano colpi al pallone con tuffi in acqua, mentre noi ci arrostivamo come sirenette al sole. Decidemmo di rinfrescarci e poi di fare quattro passi. Iniziammo a camminare sul bagnoasciuga, ormai aveevamo combattuto la vergogna, in più saremmo sparite pochi giorni dopo.
Perdemmo la cognizione del tempo, ridevamo, sghignazzavamo nel vedere gli anziani nudi che ci salutavano e altri che si toccavano mentre passavamo noi. Poi arrivammo a un’altra entrata della spiaggia. Era particolare, c’era una divisione netta tra la sabbia della spiaggia e la strada ricoperta di mattonelle. Probabilmente era una piccola via che conduceva alla struttura di cui ci parlava Alfredo. Evidentemente c’era qualcuno che era riuscito a sfuggire dal controllo spietato dello pseudobagnino, poché sentivamo schiamazzi, grida e risate sguaiate di ogni genere. Ci avvicinammo al rumore. Erano urla di ragazzi, ed erano circa una dozzina. Non capimmo bene che età potessero avere avuto, eravamo troppo lontane, tuttavia non demmo loro troppe attenzioni, vedemmo il bar e decidemmo di prenderci qualcusina di rinfrescante. Al bancone valevano le stesse regole della spiaggia, ma vi era anche lo stesso tipo di persone: anziani nudi. Io presi un cocktail analcolico, Laura un Sex on the Beach e Marta un Aperol Spriz. Ci sedemmo a un tavolo che dava sull’intera spiaggia. Di fronte a noi vi era un campo da beach volley.
Avevamo ormai finito i drink ed eravamo in procinto di tronare ai nostri ombrelloni, quando alcuni dei ragazzi che avevamo scorto in precedenza iniziarono a giocare a pallavolo. Erano tre ragazzi e una ragazza e, ovviamente, nudi.
Io e Laura eravamo partite in direzione mariti, ma Marta ci prese per un braccio dicendo: – Cosa dicevate riguardo i piselli poco fa? – 
Non capimmo cosa volesse dirci, così ci guardammo con aria interrogativa.

– Guardate quelli che giocano! – Urlo a bassa voce indicando il campo da beach volley. 

– Cazzo ahahahah – Gridò Laura portandosi le mani alla bocca.

Io semplicemente scoppiai a ridere.

Un ragazzo aveva un pene particolarmente grosso, ma ciò che faceva ridere è che mentre giocava gli sbatteva a destra e a sinistra, sembrava veramente impossibile riuscire a giocare con quel coso tra le gambe.

– No, va be’, guardate anche gli altri! – Marta era incredula, poi capii cosa stava dicendo, oltre a quel ragazzo, anche gli altri giocatori erano ben messi. 

Tuttavia, riuscivano a giocare come se niente fosse, anzi, come se fossero in un campo normalissimo. Insieme a loro c’era anche una ragazza! Devo dire che mi sembravano anche molto bravi.

– Niente da fare, le nuove generazioni hanno una marcia in più – Disse Laura

– Sì, la marcia e tutto il freno a mano ahah – Putualizzò Marta. 

– Chissà quanti anni hanno, è strano trovare dei ragazzi in un posto del genere. – Dissi. 

– Mah, secondo me una trantina dai, anche la ragazza. – Disse Laura.

Evidentemente rimanemmo lì per un tempo particolarmente lungo o magari qualcuno si era accorto che stavamo fissando in maniera creepy quei ragazzi, poiché arrivò di corsa un tipo con gli cchiali da sole che ci disse: – Se giocate anche voi facciamo quattro contro quattro! – 

– No no, grazie, dobbiamo torn.. – Cercai di rispondere ma fui interrotta dal ragazzo che urlò ai giocatori: – Raga’, ne ho trovate tre che vogliono giocare!! – 

Seguirono urla di approvazione da parte dei giocatori.

Prima che qualcuna di noi potesse replicare, questo ragazzo mi prese per il polso e mi fece correre fino al campo da beach, dietro di me Laura e Marta mi raggiunsero a gambe levate.

Ormai eravamo in gioco, tanto valeva giocare.

Laura era in squadra con Cristian e Ambra, mentre io e Marta stavamo con Giacomo e Simone. Era da molto tempo che non giocavo a pallavolo, ma il problema principale era non scoppiare a ridere nel guardare Laura e soprattutto non fissare lo sguardo sotto l’ombelico di qualcuno.
L’ilarità del momento iniziò a svanire quando capimmo di non avere più il fisico per giocare sotto il sole. Terminato il primo set, che non saprei dire a vantaggio di chi fosse, proposi di andare a bere qualcosa al bar. Cristian, Giacomo e Simone accettarono con uno strepitante – SI -. 

Io Marta e Laura arrancammo sudate e basculanti prima al bancone, poi intorno a un tavolo insieme ai nostri nuovi amici. L’unica che non ci seguì fu la ragazza, Ambra. Chissà perché…

– Che ci fate qui? In una settimana abbiamo incontrato solo over settanta – Ci chiese Cristian. 

– Siamo capitate per caso, è una storia lunga, ma tra poco dobbiamo ripartire. – Dissi. 

– Invece voi? – Chiese Laura. 

– Abbiamo trovato un alloggio che costava poco qui intorno, poi abbiamo scoperto che si deve stare nudi, ma non ci siamo fatti troppi problemi. – Rispose Giacomo. 

– Una storia già sentita ahah – Rispose Marta rivolta verso di noi. 
Laura mi fece l’occhiolino, le vidi in viso la sua tipica espressione di quando trama qualcosa: – Sapete, questa è la prima volta che stiamo in una spiaggia nudista, ci è capitato per caso e abbiamo visto per la prima volta i nostri mariti senza vestiti – E scoppiò a ridere. 
Io e Marta aprimmo la bocca dallo sconcerto, poi inevitabilmente ridemmo e risero anche i tre ragazzi.

– Be’, immagino che, essendo vostri mariti, non sia stata una sorpresa vederli nudi – Rispose, ridacchiando, Simone. 

– Certo – aggiunse Laura con tono scherzoso – ma vedere gli uccelli degli altri due, sì! Solo che secondo me sono tutti uguali – 

I ragazzi risero e uno di loro disse: – Quindi i vostri mariti hanno i piselli tutti uguali? – 

La conversazione proseguì a stento tra le risate e i momenti di ilarità, finché Laura terminò: – Basta, l’ho già detto prima, gli uccelli dei ragazzi sono tutti uguali –
I tre ragazzi, i quali temevano una nostra fuga, continuarono con le battute, e uno di loro, Simone, chiese: – Quindi i vostri mariti hanno il pisello uguale al nostro? – 
Scoppiammo a ridere e solo Laura, che ormai avete capito com’è, riusci a proferire parola: – Non so, i vostri non li conosciamo! – Ovviamente mentiva, prima e durante la partita li avevamo studiati per bene, era difficile catalizzare l’attenzione su qualcos’altro!
I ragazzi si guardarono sghignazzando, uno di loro fece per alzarsi in piedi e gli altri due lo seguirono, mettendo bene in mostra la loro attrezzatura, a pochissimi passi dai nostri visi. Fortunatamente avevamo ancora gli occhiali da sole.
Simone aveva il pisello decisamente più consistente, scendeva dal bacino e arrivava circa a metà coscia, allo stesso tempo era molto curato: non aveva neanche un pelo tra pene e scroto. Pensavo tra me e me che era fortunato ad aver trovato una spiaggia nudista, dentro un costume sicuramente sarebbe stato scomodo. Se dovessi dargli una taglia, sarebbe stato una XL, o forse una XXL, non saprei, non avevo mai visto un pene così prima d’allora.
Giacomo in mezzo alle gambe aveva una via di mezzo rispetto agli altri due. Leggermente curvo a sinistra, era più armonico, e, al contrario di Simone, non era rasato. Il suo era di certo una L.
Cristian aveva letteralmente un cespuglio, lì in mezzo sembrava averlo di lunghezza normale, ma era talmente cicciotto che sembrava una lattina di birra. La sua taglia forse era la più difficile da definire, di lunghezza una M, ma di spessore una XL!
Mi aspettavo un commento di Laura, ma vederli ravvicinati così la aveva ammutolita. Rimanemmo tipo “WOW”, per fortuna avevamo gli occhiali da sole.

– No, hanno ragione – Ruppi il silenzio – Cristian ce l’ha più corto rispetto agli altri due. – 

I tre si misero a ridere, poi Marta aggiunse: – Lei fa l’esperta, ma suo marito ce l’ha più piccolo del nostro ahah- 

– Stronza!! Ahahahah – Ridemmo tutti insieme. 

– Ma dove sono i vostri mariti? – Chiese Giacomo.

– Stanno giocando a calcetto. – Dissi. 

– Sono in tre, possiamo giocare contro di loro! – Propose ingenuamente Simone. 

– Meglio di no ahahahahah – Scoppiò a ridere Laura. 

– Come mai? – Chiese Giacomo 

– Li demotivereste – Rise Laura

– Sì esatto, uccedereste la loro autostima – Disse Marta.

Mi limitai a ridacchiare e avvicinai il pollice e l’indice per far capire che i nostri mariti erano meno dotati.

– Addirittura… Ci dispiace! – Dissero con sarcasmo. 

– Ma dai, non credo che la situazione sia così drammatica! – Disse incredulo Simone. 

– Io parlo per me, vi dico che il pisello di Paolo, mio marito, da ritto è più piccolo del vostro da moscio ahahah – Disse Laura. Marta confermò: – Penso di sì, forse a questi livelli no, Mario non è messo così male dai. –

– No no infatti, ma quelli di Paolo e Luca neanche si avvicinano a questi! – Confermai anche io.

I tre tornarono seduti e continuammo a chiacchierare del più e del meno. Scoprimmo che erano un gruppo eterogeneo di una decina di persone e tra loro c’erano tre ragazze, le quali erano fidanzate con ragazzi presenti in spiaggia. Non nascondo che mi sarebbe piaciuto dare una sbirciatina anche a loro.

– Quanti anni avete? – Chiesi poi, per curiosità. 

Simone stava per rispondere, ma Cristian lo interruppe, dicendo: – Aspetta, diteci quanti ce ne dareste voi, poi proviamo a indovinare noi la vostra età! –
Ridacchiammo nuovamente e iniziammo a ragionare. Dopo minuti interminabili di concentrazione, decidemmo che Cristian era il più grande e aveva circa trentacinque anni. Avevi i capelli ricci e scompigliati, un volto pieno e un fisico non proprio scolpito. Giacomo era il più alto, aveva un viso giovanile senza barba e i capelli biondicci. Gli demmo ventinove anni. Simone, con capelli corti e barbetta sparsa nel viso, secondo noi aveva poco più di trent’anni.
Si misero tutti a ridere, evidentemente non avevamo indovinato.

– Noi tre abbiamo ventidue anni – Dissero praticamente in coro – mentre degli altri in spiaggia, qualcuno è più grande e due persone hanno vent’anni –

Inutile dire che scoppiammo a ridere. Anzi, era un mix tra ilarità e shock.

– Cosa?! Ci prendete in giro dai – Disse Marta.

Non capirono la nostra euforia. 

– Non… non è possibile, siete piccolini dai ahahah – Continuò Laura.

– Ma perché?? – Si chiesero.

A noi tre non sembrava vero che degli sbarbatelli avessero quei cosi in mezzo alle gambe. Ancora dovevano finire lo sviluppo e sembravano degli uomini fatti e finiti.

– Scusate, ma secondo voi quanti anni abbiamo noi? – Chiesi spontanea.

Inutile dire che spararono le cifre più assurde, per fortuna ce ne dettero meno di quanti ne avevamo realmente.

– Ne abbiamo quasi il doppio di voi ahah, abbiamo trentasei anni! – Rivelammo.

Ci furono nuovamente risate varie.

– Be’, siete delle milf ahahah – Disse Giacomo.

Lo prendemmo come un complimento.

A quel punto, la stanchezza e l’affanno della partita iniziarono a placarsi, mi resi conto di essere sudata fradicia e il sole non era più l’unico responsabile di tutto quel caldo.

– Ragazzi, per caso c’è una doccia da queste parti? – Chiesi. 

– Be’, ce ne stanno un paio dietro il bar. – Rispose Cristian. 

– Brava, bella idea, sono piena di sabbia e sale, ho bisogno di rinfrescarmi per bene. – Aggiunse Laura.

Io e Laura andammo dietro il bar, ma scoprimmo che le docce non funzionavano dalla mattina stessa. 

– Peccato, ne avevo veramente bisogno. – Mi lamentai 

Nel tornare indietro incontrammo Simone e Cristian. 

– Che succede, non avete trovato le docce? – Ci chiesero. 

– Non funzionano, sono rotte, accidenti. – Spiegò Laura

– Fino a ieri funzionavano, strano! – Disse Simone

– Ascoltate – Proseguì Cristian – So che può sembrare strano, ma se volete darvi una sistemata veloce potete fare una doccia da noi, vi apriamo e vi aspettiamo fuori. – 

Io e Laura ci guardammo, non sembrava una buna idea, non conoscevamo questa gente e infilarci nude a casa loro non rientrava nei piani. Tuttavia eravamo veramente messe male, sudate fradice e piene i sabbia, rifare l’intera spiaggia al contrario sotto il sole sembrava impossibile. Decidemmo di accettare

– Va bene, ci facciamo una doccia veloce, non vogliamo disturbare. – Dicemmo. 

– Tranquille nessun problema. – Disse Cristian. 

Andammo da Marta e le chiedemmo se voleva venire con noi, stranamente rifiutò e disse che ci avrebbe aspettato lì, non aveva bisogno di fare la doccia. Meglio così, avevamo una persona che avrebbe potuto ricercarci in caso quelle persone fossero risultate malintenzionate. 

Per fortuna non uscimmo al di fuori dei confini della spiaggia, poiché eravamo completamente nudi e le loro stanze si trovavano in una casa all’interno di un insieme di strutture vicine tra loro ma isolate, per avere più privacy. Avevano tre bagni in casa (erano un gruppo di amici di dieci persone) e Cristian mostrò a Laura quello al piano terra, mentre Simone mi accompagnò al primo piano. Girai la manopola della temperatura completamente a destra, volevo acqua fredda. Ci misi poco, dovevo solo mandare via la salsedine e la sabbia, Così mi asciugai con un asciugamano che mi aveva lasciato Simone e uscii dal bagno. Trovai Simone in camera che si era messo un costume a mutanda e lo trovai singolare. 

– Se ti occorre una maglietta o qualcosa per coprirti ne siamo pieni, non credo che Ambra o Serena o Martina ne sentano la mancanza. – 

– Grazie mille, tanto ormai sono stata nuda tutto il giorno, resisterò altre due ore. Posso chiederti un paio di cose? – Chiesi.

– Certo, spara. – Rispose. 

– È strano che un gruppo di amici come voi venga in una spiaggia nudista come se niente fosse. Come mai? – Chiesi. 

– Be’, ci conosciamo da una vita, è come se fossimo tutti fratelli, non ci interessa nulla. Poi Ambra, Serena e Martina sono fidanzate con alcuni ragazzi in spiaggia, non importa niente neanche a loro. – 

– Capito, siete persone a posto. – Aggiunsi. 

– Qual era l’altra cosa? – Chiese. 

– Come? – Non capii. 

– Avevi detto “un paio di cose”, ma me ne hai chiesta solo una. – Disse. 

– Ah sì, ti sei rimesso il costume, come mai? – Domandai. 

– Pensavo ti desse fastidio, dato che sei sposata. – Rispose. 

Rimasi in silenzio 

– Se preferisci, lo tolgo eh, ahahah – Sorrise. 

– Be’, io sono nuda – risi – Poi non è che cambi molto, poi ti si vede tutto lo stesso ahahah. – Aggiunsi. 

Rise, ed io con lui. Eravamo pronti per tornare alla spiaggia, quando mi accorsi che non avevo più gli occhiali da sole, tornai a vedere al bagno, per fortuna erano lì, li indossai. Simone era ancora in camera e lo raggiunsi. Sentii un rumore strano. 

– Cos’è questo suono? –  Chiesi. Era soffocato, a volte si faceva più forte. A volte si placava, per riaumentare subito dopo. Mi sedetti, ingenuamente, sul letto per ascoltare meglio. Colpi regolari ed erano ben udibili: “TUM TUM TUM TUM”. Sotto questo caos sembrava piangesse un bambino.

– Lo senti? – Chiesi a Simone.

Lui sorrise: – Be’.. Potrebbe essere Alessandro… –

– è un vostro amico? Che sta facendo? – Chiesi sempre ingenuamente.

– Alessandro è il fidanzato di Serena ed erano tornati prima di noi dalla Spiaggia… –

Spalancai la bocca e ci misi davanti il palmo della mano. Poi scoppiai a ridere. Evidentemente i due ci stavano dando dentro di brutto, perché i colpi erano diventati veramente insistenti e quello che sembrava essere il pianto di un neonato in lontananza erano diventate vere e proprie urla di piacere.

Simone, che nel frattempo si era seduto accanto a me, ruppe il ghiaccio: – Sarà ora di tornare in spiaggia, che dici? – Disse mentre si toglieva le mutande appena indossate.

Non so che mi prese. L’istinto più animalesco dell’uomo usci fuori. Sentire quella ragazzina venire scopata in quel modo mi eccitò da morire. Appena Simone tirò fuori l’uccello dalle mutande, ci lasciai scivolare la mia mano sopra. Lui sussultò, non se lo aspettava. Lo toccai, lo accarezzai e lo strinsi.

– Quanto è grosso – Sussurrai tra me e me.

Con la mia mano lo strinsi e iniziai a spostarla su e giù, per tutta la lunghezza dell’asta. Sentivo il suo piacere. Il pisello si muoveva da solo, si gonfiava leggermente.

– Ti piace l’idea di scoparti una quarantenne? – Chiesi sporca.

– Sì, non ti fermare… – Sussurrò con un filo di voce.

Ancora eravamo seduti l’uno accanto all’altra e afferrai il pisello con entrambe le mani. Lo studiai un momento, se lo stringevo sia con la sinistra che con la destra, rimaneva fuori la punta del glande. Ed era ancora moscio.

Presi l’iniziativa ancora una volta, mi alzai e mi misi in ginocchio di fronte a lui.

Non temporeggiai neanche un secondo. Aprii la bocca e mi infilai quanto più cazzo riuscivo dentro di me. Non ero affatto abituata. Era come infilarsi un cornetto per colazione tutto in bocca.

Lasciai uscire un “Mmm!” soffocato. Era caldo, moscio e sudato. Lo accarezzavo con la lingua per tutta la lunghezza dell’asta, cominciai a divertirmi, lo muovevo, lo guardavo, ci sputao sopra e lo leccavo come fosse un gelato che si stava sciogliendo al sole.

– Wow… Sei bravahhh.. – Trasalì Simone.

Tirai il suo cazzo gonfio fuori dalla mia bocca e dissi ridendo: – Ho quindici anni più di te, ho fatto pratica nel frattempo. –

Simone rise. Non avevo mai smesso di segarlo con entrambe le mani, ma più che una sega sembrava una mungitura, le braccia iniziavano a duolermi. Solo quando decisi di infilarmelo nuovamente in bocca mi resi conto che l’uccello era diventato completamente duro. Mi entrò in bocca solo la punta, rimasi interdetta, non me lo aspettavo, non mi ero mai trovata in una situazione simile.

– Aaah… Attenta con i denti.. – Sussurrò Simone.

Chiesi scusa mentre avevo il suo glande in bocca, ma uscì il solito mugolio di quando hai un pisello in bocca. Spalancai la bocca a più non posso, fino a farmi duolere la mascella.

– Basta – dissi, sputandolo fuori – ce l’hai troppo grosso, non mi entra in bocca. –

– Proviamo qualcos’altro? – Chiese timidamente Simone.

Mi alzai per stendermi sul letto, allargai le gambe e rispsi: – Sì, ma prima leccamela, che per farlo entrare ne ho bisogno –

Vidi il volto di Simone scomparire tra le mie cosce e sentii la sua lingua accarezzarmi le labbra.

– Siihhh… – Sospirai.

Devi dire che Simone era un po’ impacciato, capii che ancora non aveva l’esperienza che può avere un marito come Mario dopo anni e anni di leccate di passera. Così presi iniziativa, gli afferrai i capelli e presi a muovere il bacino avanti e indietro, su e giù.

– Oh sìì… Proprio lì, continua… – Mugolavo.

Controllavo la sua testa e la sua faccia, come un pilota d’aereo con i propri comandi. Inarcai la schiena, avevo le mani salde tra i suoi capelli, non li avrei lasciati per nulla al mondo. In preda all’eccitazione pensai di spingere la sua boccuccia verso il culo, ma decisi di non esagerare. Prima di lasciarlo libero mi lasciai andare un liberatorio “SI CAZZO” e mollai la presa. Respirai a fondo due, tre, quattro volte, poi aprii gli occhi: – Vieni qui, dai! –

Vidi che il pisello di Simone era leggermente calato, non era più duro come quando ce l’avevo in bocca fino a poco prima, ma non gli detti importanza: con quella taglia si sarebbe fatto spazio anche da moscio.

– Aspetta, prendo un preservativo – Disse con voce affannosa e tremolante.

– No, prendo la pillola, fammelo sentire così – Insistetti.

Non se lo fece ripetere due volte, Simone si avvicinò, finché non sentii la cappella toccarmi la fica.

Iniziai ad ansimare, gli afferrai il pisello con la mano destra e me lo infilai dentro.

Continua…

11
32

Leave a Reply