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La prima volta di Elena – cap 2

By 23 Dicembre 2020No Comments

Non avrei smesso sino a farlo venire; come Giulio anche Antonio era in mio possesso.

Adesso era scomposto anche nei movimenti, spingeva il bacino in alto verso la mia bocca come a volerci entrare di più, ma dopo la prima volta che mi aveva presi di sorpresa spingendosi dentro e provocandomi quasi un conato avevo stretto meglio il pene con la mano e gli impedivo di spingersi oltre il consentito.

Anche le sue mani si erano mosse; erano sulla mia testa e mentre il bacino andava verso l’alto spingeva la mia testa verso il basso. Ma riuscivo a “contenerlo”.

Finalmente sentii i segnali che preannunciavano l’eiaculazione. Sentii il pene ingrossarsi vibrando nella mia mano. Non volevo potesse passare quel momento e forzai la mia succhiata.

Sentii il fremito del suo sperma salire e sollevai la testa per impedire che mi riempisse la bocca, ma trovai l’ostacolo delle sue mani che rigide spingevano verso il basso con forza e nonostante il mio sforzo di sollevare la testa o almeno di spostare il viso non ci fu nulla da fare, fu tutto troppo veloce.

Lo sperma di Antonio mi invase a fiotti la bocca. Mi riempi fino alle tonsille e per non soffocare aprii la bocca e naturalmente per favorire il respiro deglutii.

Lo sentii bofonchiare, come per non farsi udire, mentre ero impegnata a non soffocare: si, tutto, prendilo tutto.

Deglutii assorbendo lo sperma in gola, una, due, forse tre volte; era tanto. (La mia prima volta)

Mi sentivo più di una maiala; in quel momento avrebbe potuto chiamarmi troia o puttana e l’avrei giustificato.

Avevo un fidanzato a cui non avevo mai fatto nulla del genere.

Mandai tutto giù  Intanto le mani di Riccardo, terminato il raptus godurioso, avevano lasciato libera la mia testa.

Sollevai la testa, la mia bocca recava ancora tracce del suo sperma. Non ci furono parole. Antonio si chinò e incollò le labbra alle mie e con la lingua nella mia bocca mi fece comprendere che non avevo fatto nulla di male o disgustoso. Mi rilassai ed apprezzai quel lungo, gioioso, bacio.

Avevo bevuto il suo sperma; per la prima volta avevo ingoiato lo sperma. Non avevo vomitato, non ero stata male ed in bocca sentivo oltre che una leggera densità un sapore di dolce.

Ci ricomponemmo accompagnati da un silenzioso e riflessivo pensiero.

Trovai sotto i piedi le mutandine, le raccolsi e le indossai a fatica contorcendomi nell’angusto spazio.

Mi accompagnò a casa. Mentre scendevo dall’auto mi diede un affettuoso bacetto di saluto su una guancia. Disse: ci vediamo domani?

Sorpresa dalla domanda gli risposi: certo, perché no?

A domani, ed entrai in casa

Nel mio lettino ripensai a quella serata e a quello che era successo in auto. Al mio pompino, ma anche a quello che lui aveva fatto per me.

Confesso che pensai solo per un attimo al mio fidanzato che ignavo trascorreva le vacanze con gli amici in attesa della sua fidanzata.

Antonio ed io avevamo raggiunto una intimità impensabile da cui sarebbe stato difficile tornare indietro e poi la mia femminilità, la mia voglia di essere donna in quell’estate, forse grazie ad Antonio era esplosa.

Mi ritrovai, pensando a lui ed a quello che era avvenuto quella sera, a toccarmi la vagina alla ricerca, di nuovo, del piacere.

Ci vedemmo in spiaggia la successiva mattina.

Eravamo con gli altri e non sapevo come comportarmi con lui. Non volevo che gli altri avessero potuto capire e non sapevo cosa volesse lui. La mattina trascorse e a differenza del passato non rimanemmo , volutamente, mai da soli. Volevamo questo?

Andai a pranzo perplessa. Nel pomeriggio ci fu un momento che rimanemmo separati dagli altri. A bassa voce mi disse: ti va di vederci anche stasera da soli? Non capivo se dicesse seriamente o meno; anche lui pareva imbarazzato.

Il sollievo mi pervase, la mia risposta fu: Se vuoi? Come faccio a dirlo agli altri? Era un implicito si.

Aveva una risposta pronta per tutto: stasera prima di andare a casa dì alle tue amiche che forse hai preso troppo sole e che è meglio che stasera non esci per riposarti e per non rovinarti le vacanze.

Andò così e la sera alla solita ora lo raggiungevo al solito posto per andare dove eravamo stati la sera precedente. Ero felice e lui rideva e straparlava, quindi era felice anche lui.

Andammo a quello che diventò il “nostro posto” senza nemmeno metterci d’accordo.

Il tempo di “sistemare “l’auto ed eravamo l’una nelle braccia dell’altro.

Limonavamo mentre le nostre mani senza più remore sapevano cosa fare.

La sua era già sotto il mio gonnellino e superata la mutandina era già con le dita nella mia passerina già fradicia di eccitazione che lo aspettava dalla notte precedente.

Ho slacciato io i suoi pantaloni. La mia mano si infilò nei suoi slip portando all’aperto il pene già irto e lo stavo già segando.

Avevamo le bocche appiccicate e ci davamo piacere in quell’ambiente piccolo dove la leva del cambio faceva di tutto per darci fastidio.

Dopo poco ero nella posizione a rana della sera precedente e le sue dita erano nella mia bagnata passerina. Mi piaceva tanto.

Dopo breve, mentre già mi apprestavo a godere, tolse la mano e mi disse: scusa continuo a toccare il cambio e mi sta massacrando il braccio.

Ero ferma, non sapevo che dire mentre continuavo a tenere il suo uccello in mano.

Disse: ho un’idea.

Si tirò indietro sottraendo le dita alla vagina e interrompendo il mio piacere. Dissi che fai?

Uscì dall’auto venendo dalla mia parte, ma prima aprì il portabagagli che poi richiuse.

Venne da me che ancora stavo distesa con la gonnellina parzialmente alzata sulla pancia e le mutandine parzialmente calate. Aprì la portiera e indicandomi il telo che teneva in mano disse: mettiamoci qui che saremo più comodi. Indicava lo spazio erboso di fianco l’auto.

Non era per me una novità distendermi con il mio ragazzo sull’erba, isolati dall’erba da un telo.

La Cinquecento è una macchina fantastica per  andare in giro lo diceva sempre Giulio, ma per farci altro non è comoda soprattutto se chi vorrebbe usarla non è di piccola statura e sia io che Giulio piccoli non siamo. Antonio era persino un po’ più alto di Giulio.

Indi ben volentieri lo aiutai a stendere il telo e poi ci stendemmo e riprendemmo dove avevamo lasciato. La sua mano sulla mia vagina e la mia mano a stringere il suo pene.

Mi sentivo rilassata. Il posto era semibuio, non venivamo visti, ma eravamo vicino alla strada principale per cui il passaggio, anche se non continuo di auto, avrebbe impedito visite pericolose.

E poi si stava bene all’aperto; si soffriva meno il caldo e c’era maggior possibilità di movimento.

Con Giulio passavo delle ore così, palpandoci e baciandoci, terminando come di consuetudine con la seghetta a lui dedicata.

Pensavo al piacere mentre stavo amoreggiando con Antonio e non pensavo che Antonio non fosse Giulio.

Mentre lo bacio e ho in mano il suo pene lo guardo e vedo che a sua volta mi osserva.

Un brivido mi percorre, sento che è diverso dai ragazzi che ho conosciuto amici e non. Sarà che ha più esperienza degli altri, sarà che ha un atteggiamento determinato, quasi autoritario.

Sto stringendo nella mano il suo pene. E’ caldo, duro, grosso e pericoloso. Non dimentico quanto mi abbia fatto faticare ieri sera. Il solo pensiero di ripetere quanto avvenuto mi eccita e mi preoccupa. Chissà cosa starà pensando di me?

Forse pensa: la classica pollastrella di campagna da…I suoi baci e la sua mano mi trasportano in un’altra dimensione e quando con gentilezza mi fa scivolare la mutandina ai piedi e poi allo stesso modo la gonnellina non mi oppongo e nemmeno protesto quando mi alza la magliettina di cotone sulla testa facendomela togliere.

Sono io che mi attorciglio per aiutarlo a togliermi il reggiseno. Voglio essere nuda per appoggiarmi a lui e sentire il suo calore.

Mi dice: lasciati guardare.
Rimango lì, immobile, distesa nuda, mentre lui sollevato, poggiato su un gomito, mi guarda e mi dice: sei bellissima.

Poi con calma si scalza e poi leva la maglietta, i pantaloni, gli slip. Non so cosa fare. Né cosa dire. Attendo.
Non penso, o meglio dovrei pensare al mio fidanzato. Lui non mi ha mai visto nuda, mai mi sono abbracciata come sto facendo con Antonio adesso.

Sento il suo calore ed anche la sua protuberanza contro il pancino
Mi stacco un poco curiosa. Abbasso lo sguardo verso i piedi. Ha il pene alto verso l’ombelico. E’ la prima volta per me essere nuda con un altro nudo, ciò mi affascina e mi attira.

Lui si accorge che il mio sguardo si è soffermato proprio lì. Dice sorridendo: hai visto che effetto mi fai?
Non pensavo proprio a questo, ma…

Mi cinge con un braccio all’altezza della vita mentre con il viso si avvicina al collo che riempie di baci.

Sono come bloccata. Ho riprese in mano il suo pene, lo stringo e non muovo la mano e come se aspettassi qualcosa di sconosciuto
La sua mano risale lentamente. Ora è sulla mia tetta sinistra. Inizia un lento movimento, un misto tra un massaggio e una compressione. Il capezzolo si inturgidisce ancora di più.
L’altra mano riprende a giocare con la mia vagina.

Fino a quel momento era stato cauto, dolce. Mi piaceva la sua lingua in bocca.
Per la prima volta una sua mano mi tocca le tette. La stringe dolcemente, poi mi carezza i capezzoli che sono durissimi e puntati verso il cielo. Ne succhia uno, poi l’altro
Rendendosi conto dell’espressione di piacevole stupore dipinta sul mio viso mi chiede: ti piace?

Si, gli rispondo sinceramente.
Lo guardo negli occhi.
Cosa stavo facendo? Sto per fare quello che pensavo di fare con il mio ragazzo una volta sposata?

Avevamo detto che ci saremmo detti tutto Giulio ed io, ma questo come potevo dirlo? Non avrei potuto dire a Giulio qualunque cosa fosse successa.

Avevo mille pensieri confusi: Giulio. Antonio. Antonio. Giulio. Cosa faccio? Nella mia confusione attendevo passiva. Avevo dubbi o non avevo dubbi?

Ma se avevo dubbi su quello che sarebbe potuto succedere non sarei dovuto uscire ancora sola con lui sapendo che…

Allora volevo?
Ed ora sono qui. Sdraiata su un prato abbracciata nuda ad un altro nudo.

Ho una scossa. Non voglio pensare. Sono qui.

Cancello Giulio e tutto dai miei pensieri. Stringo quel cazzo che ho in mano che mi sembra più duro.
Con l’altra mano gli afferro i testicoli; hanno lo stesso calore del pene. Glieli massaggio, glieli stringo.

Inizio a masturbarlo con delicatezza. Se possibile, lo sento crescere ed indurirsi ancora.
Capisco che gli piace, sono stata brava. Ho una mano sulla sua asta. Lui sulla mia figa.
Mi sento fradicia da aver vergogna Mi stimola la clitoride. Ci sa fare, sto impazzendo.
Mi infila un dito dentro. Che subito diventano due. Il mio corpo vibra, di eccitazione e di piacere.
In profondità inizia a nascere qualcosa. Quel qualcosa cresce velocemente. L’orgasmo arriva da lontano, ma arriva veloce, intenso.
Vengo dico a me stessa e mi lascio andare a quella sensazione celestiale che ti avvolge il cervello.

Ho raggiunto l’orgasmo sulle sue dita. Le sfila dalla mia patata. Sono bagnate dei miei umori. Le mette in bocca, succhia, poi le infila nella mia di bocca. Le lecco, le succhio.
Mi bacia. La sua saliva si mischia con la mia e con i miei umori.
Mi sussurra: hai un sapore delizioso.
Poi con mia sorpresa. Lui si mette sopra di me, al contrario. stando attento a non schiacciarmi.
La sua bocca è sulla mia figa. Il suo uccello è a pochi centimetri dal mio viso.
Sento la sua lingua intrufolarsi nella mia passerina. Mi succhia la clitoride, mi lecca tra le grandi labbra.
Dopo poco sono pronta a godere nuovamente. Spingo il pube contro la sua faccia.
Mi lecca, mi succhia, mi morde.
Questa diversa posizione è il famoso sessantanove di cui avevo sentito parlare? (La mia prima volta)

Mi dà sensazioni nuove e straordinarie Sento un calore enorme avvolgermi. Sento la sua lingua entrare dentro di me. Con le mani mi apre le grandi labbra. So che la mia figa è vicino ai suoi occhi, alla sua bocca, alla sua lingua.
Sto impazzendo. I miei gemiti sono un chiaro segnale della mia eccitazione.
Il suo pene oscilla vicino al mio viso, a volte lo tocca, ma io presa dal piacere non lo considero. E’ lui a richiamarmi: prendilo in bocca.
Fino a quel momento mi ero persa seguendo il mio piacere. Antonio mi ricorda che c’è anche lui e che reclama la sua parte di godimento.
Non ho esperienza, solo la sera prima, ma in quella posizione mi è naturale e facile prenderlo in bocca.

Nella mia mente questo modo di fare l’amore è bellissimo.
Lui con dita e lingua fa scempio della mia figa che sento infiammata e sensibilissima; ad ogni tocco una stilettata di piacere mi giunge al cervello. Mi infilo il suo pene in bocca catturandone più che posso. Lo sento che spinge nella gola. Brava, così, mi dice.

Ci succhiamo e lecchiamo a vicenda.
Mi sto predisponendo al secondo orgasmo.
Ma Antonio smette di leccarmi.
Si alza e si gira. Si stende su me, mette la bocca sulla mia e facendosi spazio si dispone tra le mie gambe con il corpo. Sento il suo pene duro insinuarsi e poggiarsi sulle grandi labbra della vagina. Il contatto mi dà un brivido di piacere; non rifletto su quanto avviene
So che il suo pene potrebbe entrare in me, ma non mi muovo. Sono inerte ed incosciente in tutti i sensi.

Stacco la bocca dalla sua. Dico: no Giulio, no, non dobbiamo.

A fior di labbra mi risponde. Non sono Giulio, sono Antonio.

Lo sento muoversi e mi sento aprire. Il suo uccello scivola tra le grandi labbra, mi irrigidisco, ma entra dentro, vi scivola dentro senza difficoltà. Se c’è stato un ostacolo è stato per un attimo. Lo sento entrare più a fondo Lo sento dentro

Non sono più vergine e il mio pensiero di un attimo. Mi bacia. Sono rigida, ma non ho sentito il dolore della penetrazione che tanto angustiava nei racconti le mie amiche e me.

E’ rimasto qualche secondo fermo disteso su me. Sentivo il suo piolo nella mia carne

Inizia a muoversi prima dolcemente e poi sempre più intensamente. Si muove su e giù e sento la vagina accoglierlo sempre meglio. La mia ansia sta scemando. Ho le mani attaccate alle sue spalle. Non dico nulla, ma i miei silenziati gemiti parlano per me.
Deve aver capito che il più è fatto, che mi piace. Si muove più velocemente. Spinge più forte facendomi sobbalzare. Mi infila la lingua in bocca e ha messo le mani sotto il mio culo. Sento di più la penetrazione.
Ho allargato ancor più le gambe per favorire il suo movimento. Sto impazzendo.

Sono quasi pronta per godere un’altra volta.
Lui mugola: si, si. Sento la vagina che avvolge e stringe il suo uccello. Che bella sensazione.
Ora mi sento felice.
Per un attimo Giulio compare nei miei pensieri. Ricaccio subito quel pensiero.
E’ meraviglioso sentire il piacere che provo. Non voglio fermarlo. Continua a muoversi su e giù in me.
Le sue spinte, quando affonda i colpi, sono forti.
Il suo peso mi schiaccia. Il suo cazzo mi apre e mi riempie. Godo
o proprio sin dall’inizio della penetrazione; provo un senso di abbandono e piacere totale. La sensibilità della mia vagina è altissima e ogni suo movimento mi provoca piacere

Era dentro tutto. Sentivo i testicoli poggiarsi sulla passera.

Questa immagine che pensavo e che non vedevo mi diede ulteriore piacere
Avevo i brividi, ma erano brividi di calore.
Sentirmi tutta riempita, sentire il suo coso andare dentro e fuori sollecitando le pareti della vagina mi fece avere il secondo orgasmo.

Non riuscii a mantenere il silenzio: vengo, vengo. Avrei gridato se la sua bocca non avesse chiuso la mia.

Poi il nirvana mentre continuava a scoparmi. Passò poco che
lo sentii irrigidirsi e allora capii che stava per venire.
Vengo,sborro, lo sentii dire.

Ciò mi risvegliò dal piacere.

Non prendo la pillola, non ne ho avuto mai bisogno.

No, gli grido in faccia. Non venire dentro

Capisce per fortuna.

Mi assesta ancora qualche colpo di bacino, se possibile ancora più forte dei precedenti, poi esce da me e vedo dal suo uccello spruzzi di sperma cadere sul mio pacino sino alle tette.
Smette di eiaculare e si lascia cadere su me. Mi bacia mentre il suo sperma impiastriccia anche lui.
La mia figa è indolenzita, ma è un bel dolce dolore. (La mia prima volta)

Si è sdraiato accanto a me mettendomi un braccio sotto ed avvicinandomi a lui.
Siamo sudatissimi. Ti è piaciuto mi chiede?

Si

Parla, come quasi parlasse a sé stesso: fortuna che sono riuscito ad uscire in tempo. Dobbiamo provvedere.

Poi disse: dammi dieci minuti e ricominciamo.

Io invece riflettevo. Cosa ho fatto? Non dovevo.

Sto in silenzio mentre penso a come ho tradito la fiducia di Giulio. Guardo le stelle che hanno visto la prima volta che ho fatto l’amore. La volta stellare con le sue luci che illuminano il profondo che li circonda è bellissima

Riprese a darmi dolci bacini sulle labbra. Non parliamo. Ci accarezziamo. Mi guarda negli occhi e, mentre appoggia le labbra sulle mie, prende una mia mano e la porta sul suo uccello invitandomi con il gesto a prenderlo in mano.

E’ ancora umido e muovevo lentamente la mano sentivo l’eccitazione di Antonio crescere nella mia mano.  Aveva ragione lui, in pochi minuti l’aveva ancora dritto e duro. All’improvviso mi fermò, mi tirò a sé baciandomi con sempre più passione. Sentivo la sua lingua in gola e le sue mani che carezzavano ogni centimetro del mio corpo. Mi girò a pancia in sotto, in quella che imparai fosse la posizione della pecorina.

La mia passerina era ancora calda,accogliente e ben dilatata. Aspettava solo di essere visitata. Lo sentii entrare e già godevo

Sentivo il suo cazzo muoversi in me come non mai. Mi spingeva schiacciandomi sull’erba. Poi mettendosi quasi in ginocchio mi fece sollevare il culo ed aprire leggermente le gambe per un miglior equilibrio. Si appoggiò sul mio culo tenendosi ai miei fianchi e spingeva, spingeva quasi a farmi cadere in avanti.

Non sentivo male; avevo la sensazione che mi aprisse di più. Quando lasciò i fianchi per attaccarsi sotto alle tette compresi tutto della pecorina. Una posizione animalesca. Da dietro entrava a fondo, da sotto mi straziava il seno e mi piaceva, come mi piaceva. Avevo il suo viso vicino la mia spalla e vedevo il suo sguardo porco e lui di sicuro vedeva la mia bocca aperta ed il mio viso godente.

Mi parlò in un orecchio della sua eccitazione
Fu un dialogo tra arrapati.

Ti piace? Ti piace così, vero?  Lo senti come entra?

Cosa potevo dirgli?  Si mi piace, ma fai piano? No potevo solo dirgli: mi piace.

E quando lui disse devo rallentare?

Mi uscì spontaneo: No, continua così. Non ti fermare. Continua.

Stavo già godendo e dissi: vengo.

Lui: sei fantastica. Vengo anch’io, vengo ancora.

Fu attento. Lo sentii uscire da me e provai la sensazione del suo caldo sperma sulla schiena.

Cademmo stremati una di fianco l’altro. Che piacevolissima stanchezza. Mi aiutò con un fazzoletto di carta a ripulirmi la schiena del suo sperma e ci coccolammo per un po’.

Poi ci siamo rivestiti e mi ha riportato a casa. Quella che scese dalla Cinquecento era una nuova Elena.

A casa mi faccio una bella calda doccia. Ho il corpo che mantiene ancora le sensazioni provate in quella sera. Sono distesa felice nel mio letto e mi addormento con la mano poggiata sulla mia ex vergine patatina.

Il mattino dopo ci incontrammo in spiaggia con gli amici. I nostri sguardi spesso si incrociano e parlano di noi. Gli salterei addosso.

Purtroppo non potevamo uscire tutte le sere da soli. Comunque fosse non volevo pensassero che avevo una “storia” con qualcuno. Nella mia concezione non volevo che pensassero di me come di una troia (traditrice)

Alla sera mi accompagnava a casa con la sua auto, ma ciò era giustificato poiché abitavo in un’altra zona rispetto gli altri Avevo detto che alle dodici ed un quarto dovevo essere a casa e se Antonio si prestava ad accompagnarmi potevo stare con loro sino alle dodici e dieci. In realtà a casa dovevo esserci entro le dodici e trenta; non potevo sgarrare. I miei genitori mi avrebbero punito non facendomi uscire la sera dopo. Rimanevano quindici minuti per noi che passavamo appartati in auto in una zona scura e sicura non lontana da casa dedicandoci a noi ed ai nostri corpi.

Lui mi dava baci e ditalini, io baci, seghe e pompini. Come con Giulio ero diventata bravissima nel fargli le seghe in breve diventai altrettanto brava con lui a fargli i pompini

Gli massaggiavo le palle ed il pene, ma lo facevo venire solo con la bocca. Le mani mi servivano per caricarlo.

Adesso nei quindici minuti a nostra disposizione riuscivo a farmi riempire la bocca del suo sperma che ingoiavo golosamente.

In quegli attimi mi sentivo unica e importante. Ero io che comandavo. Con la bocca esercitavo il mio potere. Era come se gli dicessi: sai che voglio farti venire con la bocca, voglio il tuo sperma e tu non puoi fare nulla, comando io.

Godevo a sentire lo sperma schizzarmi in bocca mentre da brava maialina le mie dita aiutavano le sue nella mia passerina.

Ero così brava che spesso raggiungevo l’orgasmo clitorideo mentre lui veniva nella mia bocca.

A diciassette anni quando gli ormoni si mettono in moto è difficile fermarli. Avevo un calore continuo legato alla voglia del sesso che mi sembrava di avere una seconda pelle che sentiva il bisogno di essere “toccata” in ogni occasione da Antonio

E allora mentre in acqua si giocava mi avvicinavo a lui provocandolo con la mia presenza e facendo attenzione che gli altri non si accorgessero appoggiavo il culetto o la mano sul suo “pacchetto” indugiando sino a sentire la “risposta”. Sorridevo al fatto che in breve gli diventasse duro costringendolo a spostarsi lontano da me per evitare l’imbarazzo con gli amici.

Devo dire che anche lui ricambiava le mie “attenzioni”

Fingendo di giocare sotto acqua mi toccava tra le cosce , ma io non fuggivo , anzi le allargavo  e con indifferenza parlavo con gli altri mentre le sue dita cercavano un peccaminoso punto di accesso. Quello che lui non sapeva è che se avessi potuto mi sarei infilata il suo pene nella passera, proprio lì in acqua in mezzo agli amici, ma ciò non accadde mai.

Per i nostri, forse più miei bollori, alternavamo un paio di sere con gli amici ed una serata per noi, adducendo ciascuno scuse varie che non interessavano a nessuno (con il senno del poi), che trascorrevamo al nostro posto

Il pensiero del suo uccello e la voglia di fare sesso accompagnavano   le mie giornate.

In quelle sere parlammo di come evitare rischi e convenimmo che avremmo utilizzato i preservativi.

Imparai a metterlo io. Ne usavamo almeno due per serata

Lui li comprava in confezione pacchetto. All’inizio mi aiutava a posizionarlo sul glande scoperto facendo attenzione che fosse posizionato nel verso giusto,

Poi ml suggeriva come farlo scendere facendolo scorrere lungo l’asta fino a farlo arrivare alla base del pene, facendo attenzione che non si formassero bolle d’aria.

Le prime volte spesso sbagliavo e dovevamo metterne uno nuovo. M è persino successo di romperne con le unghie.

Ero portata al sesso e ai suoi contorni.

Imparai così in fretta che accettai la proposta che mi fece ridendo: perché non lo metti con la bocca. Non credevo fosse possibile, ma se me lo chiedeva forse si poteva

Fu una sorte di scommessa tra lui e me. Non fu semplicissimo ma con impegno, tante risate e molti preservativi buttati senza essere usati vi riuscii.

Non era semplice, dopo averglielo appoggiato sulla punta, usare solo le labbra per spingerlo fino alla base. Non è facilissimo, è vero ma ne fu felice e più felice ne fui io.

Devo dire che il sapore della gomma in bocca non mi piaceva, ma il risultato che ottenevo ne faceva valere la pena

Mi stavo trasformando da ragazza quasi ingenua a femmina peccaminosa e determinata.

Venne quel momento che non fu più solo lui a menare la danza.

A volte guidavo e gestivo io

Gli infilavo io il preservativo mentre lui era nudo disteso sul telo, le braccia sotto la testa e lo sguardo alle stelle.

Mi mettevo ai suoi piedi tra le gambe, segandolo e spompinandolo gli facevo venire l’asta verticale. Da vicino mi piaceva guardare il pene grosso e irto e se vi fosse il bisogno con alcune profonde succhiate glielo inumidivo per favorire il passaggio del preservativo. Srotolavo il preservativo piano verso il basso aiutandomi con la bocca e con una mano e giunta in fondo non dimenticavo mai di dare la giusta attenzione ai testicoli.

A questo punto il corpo di Antonio si irrigidiva pregustando il seguito.

Soddisfatta gli dicevo: adesso sei pronto. In quelle occasioni quello che facevo mi eccitava così tanto che avevo la passera che perdeva umori.

Mi alzavo portandomi su lui e mi calavo guidando il pene con la mano all’inizio della vagina poi mi lasciavo sedere di colpo. Lo sentivo in un attimo tutto, sino in fondo.

Andavo su e giù senza sosta sino a raggiungere il mio orgasmo.

Lui era bravo a resistere al mio impeto e a non venire prima di me.

Provava a prendermi, a farmi piegare su lui, a raggiungere il viso con il suo. L’unica cosa che gli concedevo era di stringere le tette tra le mani.

Quando sentivo l’orgasmo avvicinarsi cercavo di capire a qual punto fosse lui. Lo incitavo a godere con me e spesso ci riuscimmo. Lo sentivo gonfiarsi nel preservativo e poi spingere, spingere.

Goduta, mi lasciavo cadere su lui e le nostre lingue si univano.

Godeva lui e godevo io

Come ero, in breve, cambiata

Una sera provò a sverginarmi l’altro ingresso, ma pur interessata, lo fermai.

Non voglio; glielo dissi con chiarezza. La mia verginità l’hai presa tu. L’ho data a te.

L’altra mia verginità sarà del mio futuro marito. Chiunque sia.

Rivedo velocemente le posizioni che assumevamo per fare sesso. Ricordo con piacere che quelle che preferivo erano alla pecorina quando mentre mi scopava mi sollecitava la clitoride o mi strizzava tette e quella in cui mettevo le gambe sulle sue spalle e  davanti a me piegato spingeva il cazzo a fondo arrivando a toccare il fondo della vagina facendomi saltare di gioia e dolce dolore.

Il nostro mese di vacanze era ormai terminato. Tutti noi pensavamo al rientro a casa; chi al lavoro, chi alla scuola. Io pensavo anche al mio rivedere Giulio. Sarei riuscita a non fargli cogliere i miei cambiamenti?

 

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