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Grazie a tutti per la lettura, per info e commenti scrivetemi pure :)

raccontami_lu@yahoo.com


Era autunno inoltrato dell’anno scorso, lo ricordo ancora bene. Un’aria frizzante riempiva le strade della città grazie al vento dei giorni prima. 

 

Ripensavo a Luca e Giovanna dall’altra parte del tavolo, una coppia che ormai stava insieme da sei anni e che sembravano essere rodati e pronti ad affrontare qualsiasi cosa il futuro gli avesse messo davanti per ostacolarli. Sai quelle coppie che sembrano fatte proprio per stare insieme fino alla fine, che affrontano tutto in un modo incredibilmente pacato e razionale? Ecco, loro. 

Dall’altra parte c’erano invece Paola e Mike, discorso un po’ diverso, una coppia di un’anno e mezzo fatta da due persone impulsive, orgogliose, poco inclini al dialogo quando le cose non vanno bene, ma caratterizzati da un brio che gli invidiavo da quando si erano messi insieme. 

 

Io e Mike siamo sempre stati grandi amici e sin da quando si era messo con Paola mi raccontava di discussioni, scenate e gelosie, sembravano essere una coppia di ventenni. 

Tuttavia quando erano insieme agli amici, avevano il buon cuore di andare d’accordo e di evitare di scontrarsi anche se venivano fuori degli attriti. 

 

Un altro aspetto per il quale ho sempre un po’ invidiato la posizione di Mike è relativamente al comportamento che racconta di Paola, spigliata, giocosa, eroticamente curiosa. E’ una alla quale piace il rischio, che si cimenta e le piacciono le cose in pubblico, ma sai.. quando uno racconta della propria fidanzata al proprio amico vai a capire quanto di ciò che dice è vero.. ormai Mike lo conoscevo da una decina d’anni, e di donne lungo le nostre strade ne erano passate un po’.. lo conoscevo bene.

 

Non sono mai stato un tipo invidioso delle ragazze altrui anzi, ero capacissimo di far apparire la ragazza del mio amico come un essere totalmente asessuato che non mi suscitasse alcun tipo di pulsione. Paola non era da meno, quella ragazza era davvero ben fatta, anche se aveva gli occhi leggermente troppo vicini tra di loro, le curve che caratterizzavano il viaggiare dell’occhio sui contorni della sua figura erano una pura danza. Ciò nonostante ero diventato bravo a depennare dalla lista delle “potenziali scopate” le ragazze dei miei amici, anche lei. 

 

Comunque, per tornare a quella sera.. mi ricordo benissimo le sensazioni che mi attraversarono il corpo.. ricordo che arrivai prima di tutti, e mi sedetti in quell’angolino del pub di Porta Romana per gustare il caldo irradiato dalle pareti in legno in classico stile Irish. 

Mi tolsi la sciarpa e il giubbotto e rimasi in maglioncino, fortunatamente era un giorno infrasettimanale in cui non c’erano partite di calcio, quindi non c’era né bolgia né frastuono nel locale, si poteva amabilmente sorseggiare una birra parlando con la gente mantenendo dei volumi di voce da conversazione normale.

 

Poco dopo arrivarono Paola e Mike, i due fiammiferi come li chiamavo solitamente tra me e me. 

Passarono i classici convenevoli e ci sedemmo insieme, io da una parte, Mike a sinistra e Paola davanti a me. Gli altri due posti liberi sulla destra sarebbero stati destinati a Luca e Giovanna. 

Passarono i primi minuti di conversazione e mi resi conto che il modo in cui quei due sembravano essere complici sia nelle parole sia negli sguardi, sembrava proprio il classico post-discussione e chiarimento, quello di quando si appianano le divergenze e viene fuori il meglio da parte di entrambi. Solitamente da quei momenti saltano fuori anche le cose più erotiche. 

 

Cercai di non farci caso, anche se non potei fare a meno di notare che Paola lanciava delle occhiate davvero disarmanti al mio amico, e sembrava non curarsi minimamente del fatto che potessi vederla, ma soprattutto capirla. Non ci voleva un genio per capire che la ragazza aveva una discreta voglia di sesso. Dopo qualche minuto di conversazione e nell’attesa che gli altri due arrivassero per ordinare, Paola chiese dove fosse il bagno e io, che ero abbastanza abitudinario in quel posto, le indicai il mini corridoietto sulla mia destra che dopo 1m sulla sinistra aveva la porta per il bagno. 

Quel bagno era caratterizzato da un ingresso con lavandino, asciugamani, specchio e una curiosa piantina morta da anni nell’angolo, poi a sinistra c’era il bagno maschile, a destra quello femminile. Mi piaceva molto perché a volte mentre bevevo con amici ci lanciavo un’occhiata dentro e se ero fortunato beccavo il momento in cui entrambe le porte erano aperte e vedevo le ragazze uscire che ancora si stavano un sistemando. Vai a capire poi che cosa mi piacesse di quel rituale femminile, a volte le ragazze quando si sistemano, soprattutto i pantaloni attillati, fanno dei movimenti che sono la cosa più anti-sesso di questo mondo.. eppure così tanto umana.. boh insomma, mi piaceva e mi incuriosiva. 

 

Quando Paola si alzò per andare in bagno lasciò scorrere la sua mano lungo il braccio e la spalla di Mike, dirigendosi poi verso il corridoietto. 

Nel mentre io e lui continuavamo a parlare e raccontarci di quanto succedesse in quel periodo nei nostri rispettivi lavori. Fu dopo un minuto d’orologio che vidi Mike parlare in modo disconnesso, abbozzare e sgranare gli occhi verso i bagni, e notai che Paola aveva lasciato la porta d’ingresso aperta, e quello del suo bagno socchiusa, in modo tale si potesse vedere dal nostro tavolo la figura sinuosa del suo corpo ondeggiare in un lento ballo, mentre le sue mani scorrevano lungo i fianchi e si infilavano sotto all’abitino felpato nero che nel frattempo si era alzato fino all’altezza delle natiche per lasciar cadere poi di qualche centimetro i collant che fasciavano quelle gambe quasi chilometriche. 

 

Continuai a parlare a Mike rendendomi conto che ormai non mi stava più ascoltando, e la sua distrazione mi tornava comoda per poter buttare di tanto in tanto l’occhio nella direzione del bagno e poter saggiare anche io un po’ di quello spettacolo. Paola era tremendamente sensuale, per quanto la mia sana morale da amico mi impedisse di vederla con gli occhi di un uomo e gli istinti che a tal concetto ne vanno al seguito, non potei negarmi una fetta di quel film che era rivolto al mio amico. Fu nel mezzo di quei pensieri che vidi lo sguardo della ragazza incrociarsi col mio.

Un brivido mi corse lungo la schiena, mentre nella testa una paura istantanea mi pietrificò al pensiero che Paola si fosse resa conto del mio ficcanasare in quello spettacolo apparentemente privato, fu proprio allora che vidi nel suo volto un sorriso. La ragazza sapeva della mia presenza in quel gioco di sguardi, e sembrava quasi che la mia presenza non la disturbasse, anzi.. fu proprio dopo quell’incrocio di sguardi che Paola si girò di spalle, lasciò correre nuovamente le sue mani lungo i fianchi, e piegando leggermente la schiena in avanti ci lasciò godere del suo fondo schiena perfetto.. Sentivo nei pantaloni la mia eccitazione farsi strada e trovare la costrizione delle mutande, mai tanto odiata quanto in quel momento. Paola ci stava prendendo per la gola ad entrambi e coscientemente ci aveva calamitato lo sguardo sul suo corpo, rendendoci schiavi di quei movimenti ipnotici.. Il colpo di grazia arrivò poco dopo, quando quelle mani giunsero al bordo inferiore del vestito, lo alzarono lasciando che la pelle nuda del suo culo tanto perfetto da sembrare scolpito da un Dio, si palesasse in tutto il suo splendore, scoprendo un corpo senza alcun velo. Paola non portava le mutande, nemmeno un perizoma. Era nuda sotto il vestito e quell’immagine ci lasciò godere della sua intimità per qualche istante, prima che Luca e Giovanna arrivassero a riportarci con i piedi per terra.

 

La serata proseguì normalmente dopo che gli altri due nostri amici arrivarono, rompendo quel momento quasi catartico. Paola si rese conto del cambio di attenzione e intravide Giovanna salutarci, così chiuse la porta, si sistemò e tornò al tavolo per i ripetuti convenevoli e l’ordinazione delle birre. 

Ricordo che durante tutta la serata non riuscii a fare a meno di cercare nuovamente l’incrocio degli sguardi tra me e Paola, sperando di godere nuovamente di quel clima di intesa che poco prima mi aveva fatto svegliare ed eccitare a tal punto da rischiare di esplodere nei pantaloni senza nemmeno sbottonarli.. Dovetti sforzarmi di pensare ad altro e di ascoltare i dialoghi noiosi dei capelli e le tinte di Giovanna, che nel frattempo aveva assorbito tutte le attenzioni dell’amica, distogliendola dalle mie speranze di rincrociare i nostri sguardi. 

 

Passarono le ore, la serata proseguì tranquilla e per il meglio. Io ero riuscito a distrarmi e a ritornare in me, Mike e Paola anche. Sembrò che nulla fosse successo e ci godemmo il buon clima di una classica serata d’autunno a bere birra riscaldati dal caldo tepore del pub e delle persone che lo riempivano. Era magica l’atmosfera di quel posto, qualche risata d’amici nei tavoli affianco, qualcuno che alzava la voce per mettere in risalto la sua battuta e le tavolate affianco che prendevano parte alle risate collettive. Sembrava di celebrare ogni volta un Natale. 

 

Una volta finito di bere il terzo giro, decidemmo che era giunta l’ora di rientrare tutti nelle proprie case, del resto eravamo nel pieno della settimana lavorativa e nessuno voleva osare troppo, del resto era già l’una e mezza di notte. 

Ci salutammo tutti fra di noi, e Paola fu l’ultima che venne ad augurarmi la buona notte. Mi diede i classici due baci, ma al secondo poggiò la sua guancia alla mia e all’orecchio mi sussurrò “so che mi hai vista.. so che ti è piaciuto, voglio che mentre torni a casa questa sera ti slacci i pantaloni e ti fai una sega pensandomi, e voglio che quando vieni imbratti tutta l’auto e ti filmi.. aspetto un video da parte tua..”. 

E dopo avermi mollato questa bomba si voltò verso Mike, gli prese la mano, e si avviarono verso la loro macchina mentre io ero fermo, impietrito che guardavo la coppia allontanarsi. Pochi metri dopo Paola si girò e mi fece un occhiolino, prima di voltarsi definitivamente e sparire dietro l’angolo col mio amico Mike, ignaro di tutto.

 

Ero rimasto attonito nel bel mezzo del marciapiede, di fronte al locale e alle persone fuori che continuavano a sorseggiare e a fumare. Ricordo che rimasi lì per un minuto o due, a cercare di capire se ciò che avevo sentito me lo fossi inventato o se fosse tutto reale. Poco dopo ripresi cognizione di dov’ero, chi ero e cosa ci facevo lì. Mi sforzai di ricordare dove avessi lasciato l’auto e poco dopo, quando la memoria riuscì a vincere l’alcol, mi incamminai nella direzione del parcheggio. Faceva freddo, c’era ancora qualche brezza di vento, i vicoli di Milano mi accompagnavano silenziosi in quei 10 minuti di passeggiata. Avevo le mani in tasca per cercare di tenerle al caldo e osservavo con gli occhi il fumo uscirmi dalla bocca. Nella via riecheggiava solamente l’alternarsi dei miei passi. C’era qualcosa di magnifico in quell’ora e in quell’atmosfera. Un velo di nebbia si posava in fondo alle vie, offuscando e amalgamando le luci dei lampioni mentre il rumore e il caos che caratterizzavano la città durante le ore del giorno avevano ormai del tutto ceduto il passo ad un profondo silenzio, interrotto soltanto dal mio camminare.

 

Tutto quel silenzio e buio accompagnavano i miei pensieri, il mio rimuginare su quanto appena successo e il tutto culminava in un’unica e sola domanda.. che diavolo faccio?? Spesi gli ultimi minuti di passeggiata per mettere sulla bilancia da una parte i miei istinti e voglia di trasgredire e giocare con Paola rendendola mia perfetta complice, dall’altra la mia morale di fedele amico ed uomo di principi. 

 

Non ne giunsi a capo, ma nel frattempo l’auto si era palesata davanti a me. Osservavo i contorni umidi della carrozzeria pensando a che cosa diavolo avrei dovuto, o meglio, a che cosa diavolo avrei voluto fare. C’erano trenta minuti di strada per arrivare a casa mia, ben oltre il necessario per poter esaudire i desideri di Paola. Inoltre quei trenta minuti erano tremendamente difficili da affrontare con questa lotta interiore fra il “me buono” e il “me cattivo” che abitavano la mia testa e nel mentre se le stavano dando di santa ragione. 

Decisi di mettermi in marcia, fare spallucce e accendere il motore per avviarmi.. quello che sarebbe successo l’avrei scoperto una volta giunto in tangenziale.

 

Le luci scorrevano lungo la strada come i contorni di una cartolina, stranamente decisi di non mettere musica nonostante fossi solito viaggiare sempre con un sottofondo musicale. Ero a tu per tu con i miei pensieri e sentivo un’eccitazione mostruosa volersi far strada nelle mie mutande. Arrivai a Piazzale Corvetto, semaforo rosso. Mi fermai e mi misi ad osservare il piazzale, dall’altra parte iniziava la tangenziale, il che voleva dire marcia fissa, cruise control e libertà assoluta di poter lasciare libera una mano di prendere possesso del mio corpo… pensai a Mike e all’amicizia sincera che vi era fra noi, a tutti gli anni passati insieme e alle mille peripezie fatte insieme, un moto di disapprovazione verso me stesso cresceva di pari passo con l’eccitazione e sentivo una lotta terribile fra il desiderio di lasciarmi andare e la mia morale ferrea che mi stava crocifiggendo già solo per il fatto che ero ancora lì a pensare se farlo o meno. 

 

Non mi resi conto che fosse diventato verde e a riportarmi coi piedi per terra, per così dire, fu la macchina dietro che mi diede un colpo di abbaglianti.

Misi la marcia e ripartii attraversando la piazza e imboccando la tangenziale. 

Nella mia testa era rimasta stampata a caratteri indelebili la figura del corpo di Paola che ondeggiava dentro al bagno del pub, delle sue mani che scorrevano lungo quei fianchi che sembravano essere modellati come uno Stradivari. Mi arrivò una foto da Paola su whatsapp, il telefono era all’interno del suo supporto affianco alla radio, la aprii e vidi le sue gambe incrociate sul sedile del passeggero di una macchina, potevo riconoscere da quei pochi dettagli dell’auto che era ancora con Mike.. Mi stava uccidendo la vista di quelle splendide gambe, slanciate, affusolate, contornate da un sottile velo di collant che le fasciava. Poco dopo me ne arrivò un’altra.. stessa scena, ma le gambe adesso erano aperte fintanto che i bordi del vestito non ne impedivano altri movimenti.. sotto un messaggio: “fallo..”

 

Vidi dalla chat che non era più online e capii che Paola aveva bene a mente che tipo di persona fossi e sapeva che non l’avrei fatto. 

Pensai che quel messaggio fosse il modo con il quale voleva assicurarsi di farmi cedere totalmente alla sua richiesta, del resto sapeva bene che fosse impossibile passare inosservata con quel fisico da dea che si ritrovava. Sapeva esattamente che cosa voleva, e quelle foto erano il modo di rimarcare il fatto che sapeva anche come ottenerlo. Mi sentii bruciare dentro, quel pezzetto di corpo coperto dai vestiti celava dietro di sé un gioco di complicità che era ben più intimo di qualsiasi nudità. C’era un filo invisibile che ci connetteva in quell’istante.. e il pensare che Paola fosse in auto con Mike affianco e che al contempo pensasse a me e a quel gioco che lei stessa aveva così esplicitamente architettato non faceva altro che gettare benzina sul fuoco già divampante della mia eccitazione. 

 

Non feci in tempo a rendermene conto che la mia mano aveva già sbottonato i pantaloni e tirato giù la zip.. sentire la mia mano accarezzare da sopra le mutande il mio membro pienamente eretto era già un sollievo enorme, e quella sensazione già mi stava regalando delle scosse di piacere i quali apici sembravano essere i medesimi di quelli che avrei potuto soltanto provare con una donna al mio fianco. Era di fatti come se a toccarmi e accarezzarmi fosse Paola, la mia mano era un tramite della sua persona in quel gioco, e nel pensarlo mi abbassai anche le mutande lasciando che il mio cazzo svettasse finalmente libero fuori dalla costrizione degli indumenti. Decisi che volevo giocare, dandole la soddisfazione di vedermi totalmente alla mercé delle sue parole di poco prima. Presi il telefono e feci una foto al mio cazzo, totalmente eretto e duro come la pietra per lei, e glie la mandai.

Seguì qualche istante, tornò online e passarono un’altra manciata di secondi: “Paola sta scrivendo…” e poco dopo soltanto “online”. 

Mi aspettavo un messaggio, ma non arrivò.. arrivò invece una gif.. era tornata con le gambe incrociate, la sua mano sulla coscia che risaliva e tirava su il bordo dell’abito.. poco dopo le gambe si aprirono e la sua mano sompariva sotto l’abito incuneandosi nel mezzo e subito dopo si richiudevano, dandomi l’idea che avesse appena avuto una scossa di piacere.. Avvampai

 

La mia mano prese a muoversi sul cazzo ritmicamente, piano nei primi secondi, ma poi accelerando subito. Avrei voluto prolungare il più possibile quell’agonia, ma mi resi conto che avevo solamente voglia di venire. Mi si illuminò nuovamente il telefono. Un messaggio di Paola “quindi? che cosa stai facendo?”, risposi “secondo te?”.. Seguì qualche istante e Paola rispose “spero tu ti stia segando, io sono un lago, quando sarò a casa scoperò Mike pensando però di avere dentro quel bel cazzo che mi hai mandato..”. 

Mi stava uccidendo.. quell’essere così esplicita mi stava facendo cadere in un oblio di sensazioni e godimenti meravigliosi e intensi come poche altre cose avessi provato in passato. Un altro messaggio da Paola “voglio che vieni quando te lo dico io… adesso conterò alla rovescia, quando sarò arrivata a 0 voglio che tu esploda e ti riprenda.. voglio che ti bagni come lo sono io, voglio che mi fai vedere i tuoi fiotti riversarsi su di te e sull’auto, voglio immaginarli mentre mi riempiono… 10..”. 

Mi sforzai di tenere d’occhio anche la strada che nel mentre avanzava inesorabile sotto di me come il piacere che stava ben presto per culminare nell’orgasmo. “9..”. 

Decisi di ridurre la velocità a 80 all’ora e mettermi in prima corsia, per godere ed assaporarmi qualsiasi sensazione quel momento mi stesse regalando. “8..”. 

Presi il telefono in mano e le scrissi “non sto resistendo..”.

Paola lesse il messaggio e rispose dopo qualche istante “3..” 

Oddio stava davvero succedendo, Paola aveva capito bene quanto quel gioco mi stesse facendo godere, e decise di venirmi in contro togliendo qualche secondo a quella tortura che ormai mi stava lasciando ansimare nel buio dell’auto.

“2.. ti voglio dentro..”

La mia voce rotta scandiva con precisione le fitte di piacere che mi stavano rendendo la guida terribilmente difficile, ero pronto e volevo venire.. fanculo a Mike e a tutti gli altri, fanculo la morale.. ero un animale intenzionato soltanto a venire, e non c’era alcun principio o amicizia che tenesse in quell’istante, Paola in qualche minuto mi aveva appena dimostrato che di me poteva fare qualsiasi cosa, iniziai a pensare che quel gioco nel bagno del pub fosse stato architettato e pensato più per me che per il suo fidanzato.

“1.. come mi sto sentendo troia in questo momento..”

Non sono mai stato un estimatore della volgarità, ma per diavolo, in quell’esatto momento Paola poteva dirmi qualsiasi cosa che ai miei occhi sarebbe suonata come la cosa più eccitante del mondo. La ragazza sapeva esattamente che cosa fare e che cosa dire, sin dal primo momento in cui mi aveva sussurrato nell’orecchio ciò che avrebbe voluto da me quella sera poco prima di salutarmi.

“VIENI!” 

 

Non aspettavo altro, la mia mano accese la fotocamera del telefono incastonato nella bocchetta dell’aria condizionata, lo girai verso di me in modo tale che si potesse vedere il mio corpo e il mio cazzo svettare fuori dai pantaloni, ripresi possesso di me e accelerai, lasciando che l’orgasmo esplodesse libero e copioso da qualsiasi parte. Vidi e sentii i fiotti ricadere sui miei vestiti, sul volante e sulle mie gambe, era un’orgasmo di un’intensità tale che le scosse divoravano i miei muscoli facendoli contrarre in tremendi spasmi di piacere. Sentivo la sborra ricadermi tutta addosso e godevo del fatto che il telefono stesse riprendendo tutto ciò per lei. Sapevo che l’avrei fatta godere anche io, mi sentivo il suo oggetto del piacere e mi piaceva tremendamente l’idea che quella notte avrebbe goduto come non mai immaginando me e ciò che stavo riprendendo mentre Mike l’avrebbe scopata. 

Cercai di riprendermi, lasciai il telefono acceso per qualche istante ancora mentre la sborra iniziava a gocciolare lungo le gambe e giù dalla maglietta. Spensi il video e glie lo mandai prima di fermarmi in una piazzola d’emergenza per cercare di ricompormi e pulirmi. 

Fermai l’auto, feci qualche sospiro rimanendo immobile, ero ancora in preda al piacere dirompente di quell’orgasmo senza eguali. Poco dopo presi un fazzoletto ed iniziai a pulire il tutto. Nella testa avevo solamente l’immagine di ciò che era appena successo, non mi sfiorava alcun tipo di senso di colpa verso Mike, e questo mi lasciava perplesso e in un certo qual senso deluso verso me stesso.. avevo appena disatteso tutto ciò in cui confidavo e non riuscivo minimamente a colpevolizzarmi per questo. 

 

Si accese il telefono, un nuovo messaggio di Paola, lo aprii: “Sono venuta solamente stringendo le gambe e guardando in muto il tuo video.. non finisce qui”.

 

Grazie a tutti per la lettura, per info e commenti scrivetemi pure :)

raccontami_lu@yahoo.com

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