Skip to main content
Erotici RaccontiRacconti EroticiRacconti Erotici EteroSensazioni

LETTERE DA COPENAGHEN – XXXIV UN APPUNTAMENTO NEL QUARTIERE A LUCI ROSSE

By 1 Dicembre 2008Giugno 28th, 2021No Comments

Africa Coloniale Tedesca, 2 gennaio 1918.

– Ah, &egrave così? ‘ strillai, avvicinandomi sfacciatamente alla signora. ‘ Vorresti frustarmi? Provaci! Prova solo a toccarmi con un dito e vedrai!
La presi per il lembo della vestaglia e le diedi uno strattone, come per prenderla in giro. Poi, scoppiai a ridere fragorosamente.
– Mirabelle, sei una peste! ‘ disse la padrona. ‘ Se dirai un’altra parola contro di me ti manderò via per sempre dal mio bordello, dalla tua casa!
– Non sarebbe certo una grave perdita, per me ‘ le risposi. ‘ Io sono qui solo per divertirmi. Sì, diciamo che la differenza tra me e le altre consiste nel fatto che le mie compagne stanno qui per lavorare, io, invece, per spassarmela ed avere qualche bella avventura galante!
– Ah, sei tanto bella quanto testarda, devo ammetterlo! Ma ti punirò lo stesso’ Devi capire chi &egrave la più forte! Sono io che comando, qua dentro! Io, soltanto io!
A quel punto, mi misi a fischiettare allegramente un’aria che avevo imparato qualche giorno prima da un marinaio di passaggio. Tirai fuori dalla borsetta la mia piccola lima e presi a regolarmi le unghie, facendo finta di essere distratta.
– Non uscirai da questa stanza finché non avrai ricevuto quello che meriti, insolente! ‘ gridò la signora.
– Tu sei vecchia e io no, &egrave questo il motivo di tanta invidia! Sei invidiosa, ecco tutto! ‘ le dissi, canticchiando. ‘ Guarda, guarda che bei capelli, che belle guance rosee e vellutate, che labbra da baci, che occhi sfavillanti, che corpo da fata, che seni prorompenti! A chi appartengono questi tesori di giovinezza? A chi, se non a me? La differenza fra me e te sta nel fatto che tu sei ricca sfondata, ma ti manca il tesoro più prezioso: la giovinezza. Io, che lo posseggo, non desidero altro! Guarda, padrona dei miei stivali, quanto sono bella!
E mi accarezzavo, mi toccavo, quasi mi denudavo davanti a lei, che, per la rabbia, spezzò il suo frustino tra le sue mani.
– Adesso non potrai più usarlo su di me, sul tuo somaro! Sei contenta? ‘ la canzonai allegramente, battendo le mani, come per applaudirla.
– Sì, Mirabelle, devo ammetterlo, la vita &egrave iniqua ed &egrave stata assai ingiusta sia verso di me che verso di te ‘ fece l’altra. – A te ha dato una bellezza e una giovinezza che non ti meriti, a me ha dato la senescenza e la bruttezza. Te lo ripeto: &egrave come se fossi tua madre e una madre, a volte, ha il dovere di sculacciare a dovere la propria figlia!
A quel punto, l’uscio venne aperto improvvisamente ed entrò una delle ragazze, che teneva fra le mani una lettera per la padrona. Fu un’apparizione provvidenziale, perché in mancanza di essa la maliarda non mi avrebbe lasciata uscire indenne dal suo stanzino, dopo un simile battibecco.
– Cosa fai, scappi? ‘ mi gridò dietro la signora. ‘ Guarda che ti riacchiappo!
Le replicai con un marameo, mentre già uscivo dal suo bordello, forse soltanto per entrare in un altro.
Avrei avuto tutto il tempo per innamorarmi sotto le stelle, nel quartiere a luci rosse, mi dicevo. Per una giovane donna, &egrave possibile essere innamorata di più persone. Quando accade, si prova una sensazione affettuosa e vaga, insieme.
Mentre passeggiavo sotto le luci vermiglie, ero vestita con una lunga gonna scarlatta, dalla quale spuntava la mia sottoveste bianca, portavo indosso due stivaletti neri, lucidi, che s’addicevano ad una principessa; la mia blusa, chiusa sul davanti con stringhe nere, aveva una scollatura vistosa, che mostrava il mio giovane petto e le mie spalle. Ero talmente ben truccata e ben pettinata, che’ Oh! Avevo delle labbra così carnose e dolci, così scarlatte, così da baciare! Passando, salutavo tutti i giovani che incontravo e tiravo dei baci a destra e a manca.
Incontrai nuovamente Friedrich, presso la Locanda delle Ancore. Accadde mentre dal cielo scendeva una neve bianca, così bianca, che’ Bagliori rossastri mi mostrarono il suo volto affettuoso e caro.
– Finalmente, di nuovo insieme! ‘ gli sussurrai, posandogli entrambe le mani sulle guance, con tutta la tenerezza di cui ero capace.
– Sei così profumata e buona! ‘ mi mormorò in un orecchio. ‘ Sei meravigliosa, come questi fiocchi di neve.
– Adesso ti darò un dolce appuntamento’ Vieni verso mezzanotte a ***, in *** Strasse.
Era l’indirizzo della mia casa d’appuntamenti.
– Troverai un battente a forma di cuore, per picchiare all’uscio’ – aggiunsi, sussurrando. ‘ Fallo pensando a me. Poi, chiedi di Mirabelle, di Mirabelle!
Egli si congedò da me baciandomi la bella mano. Le mie dita serbarono a lungo il suo profumo, quella notte: un profumo caro, amato, che si sparse per le vie di Amburgo come un incantesimo.
Feci pace con la padrona, onde poter essere libera di ricevere il mio uomo.
Quando lui venne, gli fu aperto. Mi trovò sola sul mio letto, vicino ad un candelabro che reggeva tre ceri scarlatti, dai quali promanava una luce debole, vaga, appassionata.
– Amico mio, vieni tra le mie braccia ‘ gli dissi, sospirando.
Poi, lo ringraziai per essere venuto all’appuntamento. Fu un ringraziamento di baci, più che di parole. Ebbi altresì modo di chiudere l’uscio a chiave, affinché nessuno disturbasse i due amanti, nel momento della felicità.
Lui mi stuzzicò con la lingua, più e più volte, mi toccò le belle gambe, mi tolse le mutande, lasciandomi indosso soltanto il bel vestitino rosso, dai ricami neri. Poi, volle che mi accomodassi sopra di lui e mi accarezzò i lunghi capelli. Erano così morbidi e dolci!
– Fa’ quello che vuoi di me! Sono tua, ti appartengo! ‘ gli sospirai, vinta dall’affetto.
I lumi fiammeggianti illuminavano i nostri corpi, eternamente giovani e risparmiati da ogni affanno.
Eppure, io sapevo che dietro l’uscio si nascondeva la padrona, che origliava e ci ascoltava. Ella udiva i nostri sospiri, i nostri palpiti amorosi, il rumore del letto e delle lenzuola arruffate, le nostre voci vaghe e frementi, che languivano nella notte, fra le luci rosse.
Ebbi l’impressione di sentirla ridere e sghignazzare allegramente, sotto le stelle, sì, sotto le stelle’ La signora avrebbe voluto essere giovane e bella, come non lo era mai stata.
Mirabelle carezzava le guance del suo Friedrich, ricoperte soltanto da un velo di barba e gli sussurrava languidamente quanto l’amava.

Leave a Reply