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LETTERE DA COPENAGHEN – XXXVI UNO SCARICATORE DI PORTO

By 3 Dicembre 2008Giugno 28th, 2021No Comments

Africa Coloniale Tedesca, 5 gennaio 1918.

I tempi del quartiere a luci rosse erano felici. Passeggiando lungo uno di quei viottoli, potevate incontrare un’allegra ragazza da bordello, che chiacchierava e scherzava con un saltimbanco. Quelle giovani erano pronte ad amoreggiare con chiunque, erano così ben vestite e ben pettinate! Dei lunghi boccoli biondi, rossi o castani ricoprivano le loro spalle.
Fu durante una fredda notte che incontrai nuovamente il mio Friedrich. Ci riabbracciammo sotto un cielo terso, turchino, pieno di stelle d’argento, la luna era così grande e bianca’ Brillava in tutto il suo splendore, perché c’era il plenilunio. L’astro notturno era sopra di noi, sembrava che baciasse i miei lunghi capelli ed il bel volto del mio uomo.
– Io ti farò ingelosire ancora, ancora e ancora ‘ gli giurai, sussurrando appassionatamente.
– Ed io ti darò uno schiaffo, per punirti ‘ mi promise lui. ‘ Ma non una lacrima toccherà la tenerezza delle tue belle guance.
Allora, presi a cantargli una vecchia romanza in tedesco, che narrava di amori perduti e spezzati, di lusinghe, di carezze affettuose, di felicità ritrovate attraverso l’amore.
I marinai ci guardavano e sorridevano, mentre passava accanto a noi una folla di ragazzacci, vestiti con delle divise da scolari, di colore blu, ornate di fiocchi bianchi. E ridevano, cantavano, bisticciavano, perché avevano appena avuto la loro prima esperienza sessuale nel vicino bordello, con le meretrici russe, dalle trecce lunghe.
Ricordo che, un pomeriggio, io e Friedrich ci rincorrevamo, travolti dalla gelosia. Io ero davanti e lui dietro. Faceva l’impossibile per afferrare i miei lunghi capelli, che svolazzavano. Tendeva le mani verso di me, avevamo oltrepassato la Locanda delle Ancore, io presi a salire una scalinata bianca e’
– Mirabelle! Mirabelle! ‘ così mi chiamava il mio tesoro.
E giurava di uccidermi di baci, di punirmi con degli accoppiamenti sessuali violenti, di afferrarmi, gettarmi per terra, ruzzolare con me, stringendo entrambe le mie mani, tenendomi sotto di sé.
– Sei così geloso, protettivo’ – trovai il modo di dirgli, ansimando per la corsa. ‘ Adesso guarda cosa ti combino!
Da una taverna per marinai usciva proprio in quel momento un uomo alquanto pittoresco, con la pipa in bocca, le braccia grosse e nerborute ed un cappello da marinaio in testa. Aveva una sciarpa bianca attorno al collo e portava una giubba color blu di Prussia, dai bottoni d’argento. Poteva essere il nostromo di qualche grande bastimento, pronto a salpare dal porto di Amburgo.
Siccome correvo forte, non riuscii a fermarmi e lo urtai all’improvviso.
– Ehi! Che modi! ‘ borbottò quell’energumeno.
– Vi prego, signore, aiutatemi! ‘ gli gridai, fingendomi disperata e portandomi le mani nei capelli, come per strapparmeli. ‘ Quest’uomo mi sta inseguendo e vuole farmi del male! Vuole picchiarmi e stuprarmi! Vuole torturarmi! E’ per colpa sua che vi ho urtato. Salvatemi, vi supplico!
– Signorina, sono uno scaricatore di porto e le forze non mi mancano. Se volete che gli dia una lezione, non avete che da dirmelo!
– Fatelo, allora, ma non permettetegli di mettermi le mani addosso! Mi ha minacciata! Se solo sapeste che brutte parole mi ha detto!
A quel punto, puntai il dito indice in direzione di Friedrich, stando al fianco di quell’omaccione. Poi scoppiai a ridere fragorosamente e, saltellando, esclamai, rivolta al mio amico del cuore:
– Così impari! Adesso te la farà vedere lui!
Gli avevo giocato un gran bello scherzo.
– Vieni qui, amico ‘ gli disse lo scaricatore di porto, prendendolo per un orecchio. ‘ Devi smetterla di dare fastidio alla signorina!
– Non conciatelo troppo male! ‘ mi raccomandai, scappando a gambe levate.
In seguito ebbi modo di sapere che il mio amore aveva trovato la maniera di fuggire da quell’energumeno e se l’era cavata con qualche ammaccatura. Udendo ciò, sorrisi, consolata, facendo luccicare i miei denti bianchissimi.
Molte delle mie compagne di letto avevano sempre desiderato avere rapporti con degli scaricatori di porto. Mi raccontavano i loro sogni erotici sussurrandomi negli orecchi, in mezzo al fumo magico che riempiva il salotto, davanti agli specchi dalle cornici dorate, ai mobiletti d’ebano, dove parrucche d’ogni sorta giacevano dimenticate e si avveravano fantasie di passione.
Nelle lontane sere d’estate, alcune delle venditrici d’amore uscivano nei terrazzi e, appoggiandosi alle ringhiere di ferro battuto, sorridevano ai passanti, facendo piovere su di loro nuvole di fiori dai petali colorati. Erano così felici, innamorate, liete, che’ Oh!
I borghesi più ricchi andavano da loro in carrozza o con le vetture automobili più fiammanti che le fabbriche dell’epoca sapessero produrre.
La padrona era ricca, immensamente ricca, anche se talvolta fingeva di non esserlo. Avevamo fatto pace a tutti gli effetti e lei mi aveva detto, facendomi un gesto che sarebbe stato uno schiaffo se non l’avesse trasformato in una carezza:
– Sei una brava bambina, in fondo!
Ma io non ero piccola, ero una donna fatta e non avevo paura di amare e di godere.
– Spaccatemi, rodetemi la pelle, bruciatemi ‘ dicevo ai miei clienti.
A volte, ero io a roderli, con i miei denti femminili e dolci; mi divertivo a stringere i peli dei maschi tra le mie labbra e a tirare, tirare, tirare. I peli del pube erano lunghi, così lunghi, che’ Capitava persino che mi divertissi a prendere una candela accesa e ad avvicinare la sua fiamma agli ombelichi, ai ventri piatti e attraenti, agli organi sessuali bollenti.
Nel quartiere a luci rosse accadeva di tutto. Si incontravano degli amanti in ogni dove. Ci si abbracciava seduti sulle scalinate, sotto le tettoie, durante le nevicate tristi, nelle taverne e persino davanti alle fioraie commosse, che portavano delle cuffie bianche, all’olandese, vendevano ogni genere di tulipani ed avevano il volto baciato dall’affetto. I gendarmi non davano mai fastidio a nessuno. Raramente l’ordine pubblico veniva infranto. Quando accadeva, erano casi isolati e le nubi facevano presto a dissolversi, nell’aurora dei sensi.
Nel quartiere a luci rosse i baci sulla bocca erano più ardenti e gli abbracci più dolci che in qualsiasi altro angolo di Amburgo. Poteva succedere che qualche giovane donna svenisse tra le braccia del suo amato, rapita dall’estasi dell’innamoramento, sotto il manto del cielo stellato.

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