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Nelle puntate precedenti:
Tommaso non riesce a crederlo. È impossibile. Il tarlo del dubbio ha sostituito la depressione che aveva ammantato la sua anima per una settimana: durante la fantastica scopata in montagna, mentre sta possedendo Tania con un vigore ed una violenza che non aveva mai usato e che la ragazza sembra apprezzare fin troppo, quest’ultima, nel bel mezzo di un orgasmo, si lascia sfuggire una frase che blocca Tommaso. Ora il ragazzo è sconvolto dalla paura che la donna che ha amato per un anno abbia organizzato l’orgia anale che ha coinvolto Linda… E forse non solo questo…
E Linda, a casa sua, mentre si prepara a raggiungere il luogo della finale della gara di pompini, scopre che la cosa ha perso completamente ogni importanza. Cosa potrebbe più importarle di vincere se non può avere Tommaso? Solo l’aver dovuto essere sfondata nelle chiappe la spinge a vincere… anzi, no: a far perdere quella stronza di Francesca e prendersi una soddisfazione nella vita, soprattutto perché si è trovata in quella condizione a causa sua. Ma, mentre si dirige attraverso i boschi verso il luogo dove si sta per disputare la finale, ancora non sa che il peggio deve ancora venire, e sempre per colpa delle macchinazioni di Francesca e con l’intervento di Mauro…

Capitolo 24

Tania appoggiò lo zainetto sul tavolo in salotto dopo che lei e Tommaso furono rientrati in casa.
– Vado a farmi una doccia per togliermi di dosso la puzza di sudore – proclamò con una voce piatta, che lasciava capire al ragazzo che una profonda agitazione si muoveva ancora dentro di lei. – Dopo vado al lavoro, ma questa sera dovremo parlare.
Cosa che non avevano fatto per tutto il viaggio di ritorno in auto, considerò il ragazzo. Certo, appena avevano lasciato il parcheggio in montagna Tania aveva provato a dire qualcosa riguardo a ciò che era successo mentre stavano facendo sesso in mezzo ai ruderi e a giustificare il proprio comportamento, ma lui non aveva risposto se non a monosillabi, simili a chiodi da ferrovia piantati nelle frasi di lei perché non portassero da nessuna parte. A Tommaso non interessavano le scuse di Tania, le cazzate che avrebbe sciorinato per intortarlo di nuovo e fargli fare quello che lei voleva.
Perché ora aveva capito, si disse, e finalmente. Era da lungo tempo che Tania lo ammansiva con il sesso e lo riempiva di frottole, facendogli credere che le cose andassero secondo la propria versione, edulcorata per i propri interessi. Chissà che cosa gli nascondeva, quali segreti celava…
Per tutto il tempo che aveva passato seduto sul sedile, quel senso di rabbia che lo aveva pervaso durante la scopata e che lo aveva quasi portato a possedere analmente Tania aveva alimentato i pensieri di Tommaso mentre cercava di capire cosa stesse realmente succedendo, come benzina gettata sul fuoco che faceva bollire le sue idee. Troppe cose succedevano in modi sospetti, in tempi sbagliati da quando stava con Tania, e lui voleva vederci chiaro.
“Ma come?” era stata la vera domanda. Di certo non avrebbe potuto domandare a Tania, la quale probabilmente si sarebbe spalmata contro di lui, il suo grosso seno premuto contro i suoi pettorali, la voce che si abbassava per essere più suadente, le mani che lo sfioravano nei punti giusti, e in breve l’afflusso di sangue che doveva sostenere le sue facoltà mentali sarebbe stato deviato per qualcosa di più primitivo ma che la parte rettiliana della sua mente riteneva più importante e piacevole.
No, doveva chiedere a qualcun altro, magari alle sue amiche o alle colleghe di lavoro, o…
Fu il telefonino stesso di Tania a suggerirgli chi interrogare quando emise un suono per avvertire che un messaggio era stato consegnato, perdendosi nel suono dell’acqua che scrosciava nella doccia. Tommaso riportò alla realtà la sua mente e fissò lo zainetto, da cui era giunto l’allarme. Ricordò che la ragazza, mentre risalivano il sentiero, aveva scattato un paio di foto, poi aveva risposto il cellulare in una tasca esterna, essendo i pantaloncini troppo stretti per infilarlo nelle tasche. Poi doveva averlo dimenticato lì in seguito alla sfuriata.
In un attimo il piccolo computer era nella mano destra di Tommaso, fissando il proprio viso riflesso, scuro, nel piccolo schermo. In altre occasioni non avrebbe osato nemmeno guardare l’immagine della schermata di blocco del telefono della sua trombamica, ma in quel momento…
Non ebbe nemmeno bisogno di pensare che era comunque bloccato da un codice pin e da chissà quali altre diavolerie informatiche: un attimo dopo l’immagine del suo viso era ripresa dalla telecamera del proprio telefono, che si sbloccò. Un paio di colpi di pollice e stabilì una telefonata.
– Ohilà, Tommaso. – salutò la voce di Paolo dal piccolo altoparlante integrato. – Com’è andata la camminata?
Il ragazzo parlò sottovoce e velocemente. – Mi spiace, Paolo, ma è un’urgenza. Hai ancora il codice di sblocco per il telefono di Tania.
Il collega non si dimostrò offeso: anzi, dal tono di voce, sembrò felice della scelta di Tommaso. – Controlla la posta in arrivo. – rispose. – Ah, conosco una rossa che ti piacerà tanto e sostituirà Tania alla perfezione. Ne riparliamo al lavoro. – aggiunse con un tono di soddisfazione nella voce, quindi riagganciò.
Un istante dopo una notifica sullo schermo annunciava l’arrivo di una e-mail, che Tommaso aprì senza perdere un secondo. Il messaggio si limitava a dirgli di inserire il codice nella schermata di blocco usando la tastiera per il pin ed era seguito da una stringa numerica di quindici cifre.
– Vediamo se il tempo che hai passato nel Dark Web è valso la pena, Paolo, o se ti conveniva restare su Youporn a guardare le zoccole… – mormorò Tommaso, alzando lo sguardo verso la porta del bagno, i cui vetri erano offuscati dal vapore della doccia.
Il suo cellulare nella mano sinistra e quello di Tania nella destra, il ragazzo digitò velocemente quanto compariva nella e-mail, sbagliando un paio di volte per la fretta e imprecando quando ricominciava. Quando premette “Ok” dopo aver inserito correttamente il codice, si ritrovò a fissare lo schermo, deluso che non avesse funzionato, maledicendo mentalmente il suo amico Paolo.
Poi gli chiese scusa con il pensiero quando il suo cuore ebbe un sobbalzo nel vedere la schermata di sblocco dissolversi in una serie di icone più o meno familiari.
Senza nemmeno pensarci, Tommaso premette l’icona di WhatsApp, sicuro che quello fosse la fonte migliore per scoprire cosa Tania non voleva che lui sapesse.

***

Le ultime case di Caregan non erano delle villette come ci si sarebbe aspettato, ma un paio di austeri, bassi condomini marroni che, agli occhi di Linda, non potevano competere con la sobria bellezza di quello in cui abitava lei. Non sapeva chi ci vivesse, ma di certo non dovevano essere felici di avere un sentiero che si staccava dalla strada asfaltata e si introduceva tra gli alberi del bosco appena oltre, con turisti ed escursionisti che lo percorrevano per raggiungere le proprie destinazioni, soprattutto per il fatto che dovevano lasciare la propria auto nel piccolo parcheggio nei pressi. Quella domenica, comunque, non sembrava esserci molto traffico, considerando che c’erano solo una Volvo rossa e, di nuovo, la Subaru blu con quell’alettone sul retro.
Non che importasse molto alla ragazza, poiché non aveva ancora nemmeno la patente, e in quel momento, se l’avesse avuta insieme ad un’auto, sarebbe fuggita oltre l’orizzonte pur di non andare a quella dannata gara. Ormai, però, era tardi per ripensarci, e i primi alberi del bosco avevano cominciato a trovarsi oltre le sue spalle.
Aveva indossato una maglia con cappuccio che teneva floscio sulla schiena, e aveva messo le mani nella capiente tascona sul davanti, simile ad un tubo di stoffa, in cui aveva messo le chiavi di casa ed il telefonino. Camminava con la testa bassa, pensierosa, con gli uccelli che le urtavano i nervi con il loro dannato cantare. Le foglie marce sotto i suoi piedi scricchiolavano come se avesse camminato sopra delle patatine fritte cadute da un sacchetto gigantesco.
Un uccello, forse un merlo, lanciò un grido, poi un frullare di ali spaventate attraversò l’aria alle sue spalle. Linda si fermò, voltandosi, sbattendo le palpebre. Se fino ad un attimo fa quel bosco era una cacofonia di suoni, sembrava che all’improvviso avessero tolto l’audio all’ambiente attorno a lei.
La ragazza rimase lì un istante, e nonostante fosse la fine di aprile ed un sole imperioso fosse l’unico protagonista di un cielo azzurro, un brivido le corse lungo la schiena. Spazzò con lo sguardo il bosco attorno a lei, cercando di individuare qualche particolare fuori posto, un’ombra che si muovesse, un rumore sospetto. – C’è qualcuno? – gridò, sperando nel suo cuore che nessuno, realtà, la sentisse.
Restò ferma per dieci o quindici rapidi, interminabili colpi nel suo petto, che rimbombavano nelle sue orecchie, poi si convinse che non c’era nessuno e si voltò, riprendendo la sua strada, nella selva rimasta silenziosa.
– Come se non bastasse tutto, adesso mi immagino pure gli aggressori… – mormorò, tornando ad abbassare la testa sotto il peso della sua depressione.

***

Tommaso lanciò nuovamente un’occhiata alla porta del bagno mentre la schermata di avvio della app di messaggistica immediata occupava il monitor del cellulare di Tania. Quando tornò a fissarlo, gli apparve la lista delle ultime chat della ragazza. Vedere quella con Linda, in quarta posizione, fece balzare il cuore del ragazzo, che al solo leggere il nome gli parve di impazzire di gioia.
Voleva leggere i messaggi che si erano scambiate lei e Tania, ma comprese che, se l’avesse fatto, Tania l’avrebbe intuito, trovandosi in cima alla lista quella della loro ex amante: l’unica soluzione sarebbe stato poi aprire, nell’ordine, quelle che la sovrastavano sullo schermo.
– “Lavoro”, “Mamma” – lesse Tommaso, mandando a memoria la loro disposizione, – ed un certo “Adriano”. – Non aveva idea di chi potesse essere, ma alzò le spalle, indifferente. – Lavoro, mamma, Adriano: ok.
Senza perdere un altro istante, aprì la chat con Linda: il ragazzo notò che erano state cancellati tutti i messaggi se non gli ultimi, risalenti al giovedì precedente, verso le 18.00.

Linda: “Grazie Tania. Mi hanno riaccettata come partecipante alla gara.”
Tania: “Ottimo! Sono sicura che Tommaso ti vorrà ancora con noi se vincerai!”
Linda: “Farò del mio meglio.”

Tommaso alzò le sopracciglia di fronte a quelle parole. Linda era stata esclusa dalla gara? E per quale motivo? Aveva visto lui stesso quel maledetto video e, nonostante tutto il dolore che gli aveva causato, non poteva ammettere che non fosse stata fantastica. E perché mai chiamare Tania per farsi riammettere? E lei che cosa aveva potuto fare? Darle consigli?
– Fantastico, – sussurrò sarcastico, – cercavo risposte e ho più domande di prima.
Era evidente che il telefonino di Tania non sarebbe stato il testimone che lui sperava, e da lì non avrebbe cavato una sola informazione utile. Scuotendo la testa deluso, il ragazzo premette la freccia per tornare alla schermata precedente.
Ora Linda era salita alla posizione superiore, scalzando gli altri tre contatti. Per nascondere la sua intrusione, doveva aprire gli altri, facendoli tornare sopra la ragazza che aveva amato.
Leggere il nome “Lavoro” provocò in Tommaso un moto di fastidio, la sua immaginazione subito invasa da messaggi provenienti dalla direzione del supermercato per avvisare la ragazza che anche quel giorno avrebbe dovuto fare straordinari. Cosa che accadeva in continuazione, dovette ammettere Tommaso.
Aprì la chat senza alcun interesse, pronto a ignorare le scritte che sarebbero apparse e a premere il tasto per tornare alla lista ma, se la sua mente non riconobbe una sola parola, il dito si bloccò ad un centimetro dallo schermo quando una qualche funzione automatica del suo cervello riconobbe la foto di un grosso cazzo.
Tommaso sbattè gli occhi, e il suo primo pensiero fu chiedersi per quale motivo la segretaria di un negozio dovesse spedire la foto, scattata pure male, di quella che sembrava una nerchia scura di venticinque centimetri in parziale erezione. Non poté resistere alla curiosità e si fermò a leggere. Non ci volle molto prima che capisse che quella non era la chat in cui comunicavano a Tania gli orari degli straordinari. Con un paio di colpi di pollice il ragazzo risalì a qualche giorno prima.

Lavoro: “Ei troia ieri sei stata fantastica con quella pompa non riesco a smettere di pensarci”
Tania: “Grazie Salvador adoro succhiare il tuo cazzone e bere la tua sborra”
Lavoro: “ecco 1 foto”

E subito sotto compariva la foto di un grosso pene, che Tommaso non ebbe dubbi fosse sempre lo stesso che aveva visto in fondo alla chat. Poi la comunicazione continuava.

Lavoro: “non capisco xkè stai con quel cazzo piccolo”
Tania: “Lui lecca bene, caro mio. Se imparassi anche tu…”
Lavoro: “ho un cazzo grande, la fica la fotto non la lecco”
Lavoro: “domenica voglio scoparti”
Tania: “D’accordo, ci sarò il pomeriggio, chiamerò al lavoro che non ci vado”
Lavoro: “no, io ti voglio tutto il giorno”
Tania: “Mi spiace ma la mattina no, vado in montagna con Tommaso”
Lavoro: “ma lascia quel coglione”
Tania: “No, adesso che sto per fargli dimenticare la puttana.”
Lavoro: “mandala da me quella puttana che la demolisco poi vediamo se la vuole ancora”
Tania: “Ahahahah”

La mattina stessa, poco dopo essere partiti da casa, ancora in viaggio, una nuova foto del cazzo, quella che aveva catturato lo sguardo di Tommaso, era stata spedita al telefonino di Tania, con i propositi di quel Salvador di sfondare la sua trombamica.
Ma se nelle prime battute il ragazzo era rimasto sconvolto che Tania avesse un amante, fu leggere che lo stava portando in montagna per cercare di fargli dimenticare Linda a colpirlo al cuore. Quindi era tutto già preparato dalla ragazza che, però, non aveva voluto perdersi comunque una scopata con il suo amico superdotato.
– Che lurida… – si lasciò sfuggire Tommaso, tornando indietro alla lista delle chat.
Il contatto successivo di Tania era la madre. Aprì lo scambio di messaggi, chiedendosi cosa avrebbe trovato.
Niente immagini di cazzi, questa volta, ma non ci volle molto per capire che non solo non era la madre quella che comunicava, e non era nemmeno una donna.

Mamma: “Buonasera splendida Tania, quando possiamo vederci?”
Tania: “Buonasera anche a te, dolce Piero. Quando vuoi.”
Mamma: “Mercoledì?”
Tania: “Mi spiace, ma il mio ragazzo è in casa. Possiamo fare da qualche parte”
Mamma: “Il nostro solito albergo va bene?”
Tania: “Perfetto.”
Mamma: “Sempre 100 euro per il tuo splendido culo?”
Tania: “Lo sai che per te è un prezzo speciale”
Mamma: “Ti attendo con trepidazione”
Mamma: “Ciao splendida. Sabato pomeriggio mia moglie non c’è, ti va di fare un salto a casa mia?”
Tania: “Sarò lì alle quattordici. Il mio culo non vede l’ora di essere riempito dal tuo cazzo. Bacio.”

Tommaso guardò allibito la chat e dovette leggerla nuovamente per assicurarsi di non essersela sognata. Era qualcosa di… inaspettato. – Tania fa la puttana? – sbottò, sentendosi preso in giro come mai prima di allora. Non solo non faceva affatto gli straordinari che tanto sembravano darle fastidio, ma tutte le volte che sosteneva di uscire di casa per trovare sua madre si faceva sbattere per soldi.
Ma forse la cosa che lo fece davvero imbestialire fu il fatto che la ragazza non si facesse problemi a dare il culo a tutti tranne che a lui. Lui che glielo leccava, facendola godere con la lingua e che gli era ad accesso vietato, per cento euro o poco più si faceva inculare senza troppa ansia. Quante cazzo di cose gli nascondeva ancora, quella troia?
Il successivo era lo sconosciuto Adriano, e mentre muoveva il pollice per accedere alla chat fu sul punto di scommettere che fosse il suo amico Paolo sotto falso nome che si scopava a sua volta Tania, ma dopo poche righe di lettura la realtà fu ben peggiore.
La chat non era all’ultima frase scritta ma a quelle precedenti, in data giovedì e, notò il ragazzo, precedente di un paio di ore a quella di Linda.

Tania: “Ciao Adriano, ho bisogno di un favore.”
Adriano: “x te ttt mia dea!”
Tania: “Ho saputo che avete buttato fuori Linda dalla gara”
Adriano: “Si”
Tania: “Adesso la mando da te, chiama i tuoi amici e quando arriva ditele che se vuole rientrare deve darvi il culo.”
Adriano: “Il culo? Xk?”
Tania: “Questi sono affari miei. Tu fallo e io te la do.”
Adriano: Emoticon di cuore che batte
Tania: “E dovete fare delle foto mentre la inculate, poi mandatemele.”
Adriano: “ok”
Tania: “Intanto, ti mando questa”

Subito sotto compariva la foto di Tania, presumibilmente completamente nuda, di cui era visibile solo il viso ed il grosso seno, con un cazzo che le usciva dalle labbra e terminava nell’inguine di qualcuno che Tommaso non riconobbe e che, dai tatuaggi che mostrava accanto alla base del pene, non era Salvador. Una mano si appoggiava sulla sua testa, come a impedirle di sfuggire al pompino, e gli occhi castani di Tania fissavano provocanti l’obiettivo della telecamera; una gran quantità di sborra copriva la faccia e le tette della ragazza, e il ragazzo dubitò fosse quella prodotta da un solo uomo. Forse nemmeno da due.
Adriano, a giudicare dalla sfilza di emoticon di cuori che battevano e gocce di acqua che aveva usato come risposta all’immagine, sembrava aver apprezzato molto.
Sconvolto come mai prima di allora, Tommaso proseguì la lettura, con i messaggi che proseguivano un paio di ore dopo.

Adriano: “ekko le foto labbiamo inculata in 3”

Sotto il testo scritto in modo approssimativo compariva un album di foto che il ragazzo non provò nemmeno a guardare, ben sapendo che erano le strazianti immagini della dolce Linda a cui veniva strappata la verginità anale che aveva ricevuto pochi minuti dopo quel messaggio.

Tania: “Perfette. Mandale a questo numero ma non rispondergli”

Mentre la furia cresceva dentro di lui, Tommaso non ebbe difficoltà a riconoscere il proprio numero di telefono.
E a riconoscere il panico sul volto di Tania quando lui alzò lo sguardo sentendo la porta del bagno aprirsi, trovandola con indosso solo un asciugamano a coprirle il busto, i capelli bagnati, i piedi nudi sulle piastrelle.
– Cosa… – cercò di dire. – Io…
Tommaso la fulminò con lo sguardo, il cellulare che sembrava spezzarsi sotto la morsa delle sue dita. – Avrei potuto accettare che vai con altri uomini, avrei anche potuto sorvolare sul fatto che sei una puttana e dai via il culo a pagamento… Ma Linda… non potrò mai perdonarti quello che hai fatto a Linda!
Tania, per quanto possibile, era diventata ancora più bianca. Le sue labbra tremarono mentre stringeva la mano che teneva chiuso l’asciugamano. – Ma… Io l’ho fatto per…
– …per tenermi con te? – continuò per lei Tommaso, con un accento di velenosa ironia nella voce. – Perché sono l’unico coglione che te la lecca bene e ti rispetta mentre gli altri ti sbattono come la vacca che dimostri di essere? Beh, con me hai chiuso.
La ragazza era palesemente nel panico. Lo fissò per un paio di secondi ammutolita, poi fece ciò che Tommaso si sarebbe aspettato: lasciò cadere a terra il panno, mostrandosi nuda e avanzando verso di lui. Aprì le braccia per mostrare meglio il seno, e sotto si era depilata il pube. La sua voce fu simile a quella di una sirena: – Tommaso, non mi vuoi…
– Vestiti e sparisci dalla mia vita, lurida puttana, o giuro che ti sfondo il culo come hai permesso che succedesse alla mia amata Linda, ma a pedate per gettarti fuori da casa mia! – le impose, senza muovere un dito, bloccandola sul posto con lo sguardo e la smorfia di odio che assunse il suo volto, e quelle parole furono più liberatorie di qualunque orgasmo gli avesse mai concesso.

***

Quel bosco sembrava non avere mai fine, come se gli ultimi alberi si specchiassero sull’Oceano Pacifico, e, in un paio di occasioni, Linda fu sul punto di chiedersi se non si fosse persa, sebbene, dopo pochi minuti, ecco ricomparire il cartello con le indicazioni. Riconobbe anche un paio di scorci o particolari che le erano rimasti impressi nella memoria dall’andata e dal ritorno precedenti, in occasione della semifinale.
Gli uccelli, per qualche motivo, sembravano aver smesso di cantare e l’unico suono che la circondava era il frinire delle foglie degli alberi che si muovevano in una leggera brezza, facendo danzare i fasci di luce che fendevano l’ombra del bosco passando per i varchi delle volte arboree. Di tanto in tanto un suono si alzava oltre gli alberi che circondavano il sentiero, e Linda sperava non fosse qualche animale pericoloso.
In effetti, si domandò quali animali pericolosi potessero aggirarsi nei boschi di Caregan. Volpi? No, non lo erano a meno che non fossero con dei gatti e cercassero di truffare qualcuno. Lupi? Che lei sapesse, non se ne vedevano da anni. Cinghiali? Da quanto sentiva in giro, sembrava ce ne fossero parecchi in zona, ma potevano davvero essere pericolosi per una…
La ragazza si bloccò all’improvviso, voltandosi. Qualcosa si era davvero mosso alle sue spalle, a qualche metro di distanza, in mezzo alle felci, spezzando un rametto che doveva essere per terra.
– Cazzo… – sussurrò mentre il suo cuore cominciava a battere all’impazzata e un gran desiderio di correre via di lì iniziò a crescerle nelle gambe. – Spero non sia davvero un cinghiale.
Fissò l’ombra tra le piante, che da quando il sole era stato coperto da una nuvola, era diventato ancora più profonda. Non riusciva a scorgere qualcosa muoversi, magari l’animale era fermo, acquattato nel sottobosco, ancora più spaventato di lei, temendola un predatore.
Rimase qualche istante ferma, lasciando che il suo cuore rallentasse la sua corsa, sperando di riuscire a vedere una bella volpe, o uno scoiattolo particolarmente maldestro che avesse perso una sua ghianda lasciandola cadere a terra. Forse, se lei avesse parlato, l’animale si sarebbe spaventato a sufficienza da farlo fuggire, e vedendolo allontanarsi entrambi avrebbero trovato un po’ di quiete ponendo fine a quello stallo.
Raccolta una boccata d’ossigeno dopo una manciata di coraggio, la ragazza, non trovando nulla di meglio da pronunciare, disse: – C’è qualcuno?
– Sì, bella figa. – sibilò l’animale, facendo balzare in gola il cuore di Linda. Poi, in un fruscio di rami che si muovevano e foglie che venivano pestate, una figura antropomorfa alta e magra si delineò tra gli alberi, emergendo dall’ombra.
Linda si sentì mancare il fiato quando si rese conto che qualcuno l’aveva inseguita nel bosco e non sembrava avere buone intenzioni. Vide quell’individuo muoversi verso di lei, incapace di contrarre un solo muscolo, come se fosse stata incollata a terra, come se, restando ferma, lui non l’avrebbe vista, anche se in mezzo ad un sentiero. E il terrore che l’aveva ghermita crebbe quando comprese chi fosse, mentre la distanza diminuiva.
– Mauro! – strillò.
Una mano spostò il ramo che si poneva davanti al viso dell’uomo, e ancora prima che lui parlasse un raggio di luce colpì il ghigno disgustoso che sembrava essere eternamente stampato su quella faccia confermando il timore di Linda. Se solitamente quella faccia da cavallo dai lineamenti slavati dava l’impressione che Mauro non fosse in grado di profondi ragionamenti, in quel momento svelava come un faro nella notte le sue intenzioni.
– Eh, bella figa… lo sai che è pericoloso camminare nei boschi da soli?
– No! – gridò la ragazza, voltandosi e mettendosi a correre per la propria salvezza.

CONTINUA…

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