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Nel cesso dell’autogrill

By 29 Settembre 2020Novembre 13th, 2020No Comments

CAPITOLO I

Sono in macchina da ore ormai, traffico a perdita d’occhio, un incidente ha bloccato l’autostrada. Quando finalmente mi libero dall’ingorgo vedo il cartello per un autogrill e mi fermo per un caffè.

Quando esco dall’auto e il caldo mi assale ma subito entro nel bar e l’aria condizionata mi rinfresca, così tanto che sale un brivido dietro la schiena, ho una tutina leggera, non ho neanche il reggiseno per stare più comoda.

Mi avvicino alla cassa e mi metto in fila, davanti a me tre bambini non sanno quale gelato prendere. Quando viene il mio turno per pagare il caffè un signore si infila dietro di me e allunga la mano per prendere il giornale sul bancone, nel farlo mi sfiora. Io intanto ho preso il mio scontrino e mi avvicino al bar.

‘schiumato il vetro’ come sempre.

Bevo il caffè e faccio un giro nel negozio. Guardo qua e là, sfoglio libri e riviste.

Il signore con il giornale mi guarda, da dietro i suoi occhiali specchiati, è un uomo sulla 50ina, forse di meno, forse di più, mi guarda e sorride. Poi si allontana in bagno.

Sono un po’ perplessa, forse non guardava me, con tutta la gente che c’è qua dentro.

Comunque continuo il mio giro, e vado in bagno. il bagno delle donne è guasto così il ragazzo che sta fuori mi dice che posso andare in quello dei maschi che è libero.

Entro e l’odore nauseante del disinfettante misto alla solita puzza mi invade e arriccio il naso.

Mi sciacquo la faccia e aggiusto il trucco, mi sistemo il vestito e vado in bagno, poi mi lavo le mani. A quel punto, dallo specchio noto due piedi dentro un gabbiotto del bagno. la porta non è chiusa a chiave, è appoggiata allo stipite e dentro l’uomo che mi guardava prima.

Ha il cazzo di fuori e se lo sta menando con una mano, mentre l’altra tiene il giornale che sta leggendo con disinvoltura, lo guardo tra lo shock e l’imbarazzo per la situazione. Lui mi vede e sorride lascivo, ha ancora gli occhiali a specchio e dal sorriso noto che gli mancano dei denti. Indietreggio e mi avvicino all’uscita del bagno, inorridita.

In quei brevi passi che mi separano dall’uscita mi assalgono mille pensieri, i primi di sdegno e schifo, seguiti dalla ”comicità della scena” per poi ritrovarmi ferma, con il piede destro volto a cambiare direzione pensando alle cose più sconce.

Mi giro sorridendo, non mi stupisco dei miei pensieri, sono molto aperta da questo punto di vista, penso quello che voglio e non me ne vergogno.

Mi avvicino lentamente alla porta, lui con un piede la apre e mi blocco di colpo, lo sento ridere da dentro mi affaccio nel gabbiotto, il cazzo sempre dritto tra la sua mano.

Il sorriso lascivo è diventato un ghigno nauseante, eppure mi affascina.

Mi appoggio al lavello mentre lui, guardandomi da dietro gli occhiali (almeno credo) alza il giornale a coprirgli il viso, l’altra mano sempre sul suo uccello.

Così mi soffermo a guardarlo, non è molto lungo, anzi forse è il più corto che ho mai visto ma è larghissimo, non spesso, ma è largo.

La cappella che appare e scompare nella sua mano è strana, non so spiegare come ma è diversa dalle altre. Mi sorprendo a mordermi il labbro inferiore nascondendo un sorriso un po’ maligno, mille pensieri mi invadono, mille immagini mi affollano la mente, una peggio dell’altra.

Sono eccitata. Da morire.

Mi avvicino piano, mi appoggio all’uscio della porta e mi fermo, un piede dietro l’altro, mentre con un dito mi torturo l’unghia del pollice, sorridendo.

La sua mano continua ad andare su e giù sul suo cazzo, pollice e indice lo segano, le punte delle dita non si toccano tanto che è largo.

Mi avvicino, prendo tutto il coraggio che ho e nascondo la mia dignità in un cassetto della mia mente che uso molto spesso per queste occasioni.

Faccio un altro passo avanti, ma lui non si muove, sempre il giornale a nascondere la faccia, e sempre a segarsi l’uccello. Sono estasiata, eccitata e mille altre cose. Lo guardo con desiderio e lo voglio assolutamente, e so anche come.

Un cazzo così non è fatto per i soliti pompini e cose varie, merita di essere trattato come un raro strumento di piacere.

Avanzo ancora e chiudo la porta dietro di me, a chiave.

Mi abbasso le spalline della tuta e subito cade a terra, sul pavimento sporco e bagnato e con il piede la caccio indietro. Tolgo anche le mutande che fanno la stessa fine.

Ho solo le converse addosso. Lui ancora non guarda, la cosa un po’ mi infastidisce e un po’ mi eccita. Mi inginocchio, con le cosce sguaiatamente aperte davanti al cesso del bagno, davanti al suo uccello così bello.

Fermo la sua mano per guardarlo meglio, mi avvicino a lui, caccio la lingua da fuori e lo lecco dalle palle fino alla cappella in un’unica lenta leccata. Quando arrivo alla cappella la bacio, ridendo.

Lui continua ad ignorarmi. Ora mi infastidisce.

Così mi alzo, mi avvicino a lui, mi giro sollevando una gamba e poi mi siedo su di lui, tra il cazzo e la pancia, e lui mi facilita il compito slittando un po’ più giù. Ora la mia figa è attaccata al suo uccello.

Sento la sua forma su di me, è veramente largo, quanto tutto il mio pube..

Lo voglio assolutamente, sto ansimando.

Inizio a toccarmi, e sono bagnatissima, ho la figa aperta, pronta ad accogliere questa mazza che ho davanti. Ho la bocca aperta e il fiatone.

Con la mano ancora bagnata lo prendo e lo sego.. è veramente piccolo, me ne accorgo ancora di più ora, e allo stesso tempo è larghissimo. Ansimo sempre più rumorosamente, e sempre più veloce.

La voglia sale con l’eccitazione, così avvicino la mia figa e inizio a sfregarla con il suo cazzo, apro le mie labbra e lo accolgo, ho un labbro esterno molto lungo ed elastico, e lo avvolge quasi del tutto, è estasiante.

Il mio bacino si muove a ritmo e inizio a gemere, afferro il cazzo, scopro bene la cappella e la punto sul mio clitoride, poi inizio a muovere velocemente.. sempre più veloce e sempre più forte, ci giro intorno e premo sopra, allontano il cazzo e lo bagno con la mia saliva.

Continuo così mentre lui continua a leggere il giornale, la mano che prima stringeva il suo uccello ora è semplicemente appoggiata sulla mia gamba, per un secondo mi ha stretto, mentre spingevo la cappella sul mio clitoride, poi piano piano sale.

Mi sfiora lentamente la gamba, quasi con dolcezza, poi di scatto si fionda sulla mia figa bagnata e inizia a toccarmi quasi con violenza, è sublime, sento il rumore che creano i miei umori tra le sue dita veloci e respiro sempre più velocemente, il suo cazzo sempre tra le cosce.

Con una mano continuo a segargli il cazzo, a stringergli le palle, aprendo la mano nel modo giusto posso farlo contemporaneamente, palle e cazzo insieme’

Continuo velocemente, lo punto sempre alla figa e sento l’orgasmo che sale, inizio a gemere e lui continua velocemente a torturarmi, sono assolutamente in paradiso, gli occhi chiusi e la bocca aperta.. l’orgasmo sale sempre più velocemente e i gemiti diventano quasi urla.

Sono arrivata al limite, e come se lui lo capisse, butta il giornale a terra, mi ficca la mano di prima in bocca, me la passa su tutto il muso, mi fa sentire il mio odore e il mio sapore.

è sublime.

Possono entrare da un momento all’altro ed è sicuramente la cosa più eccitante che ho mai fatto in vita mia.

Mi sento così bene, una puttana, la parte di me che regola il pudore è chiaramente morta e sono ancora più felice per questo.

Vengo velocemente, e muovo sempre più freneticamente i fianchi, mentre i miei gemiti sono soffocati dalle sue dita che arrivano sempre più giù nella gola’ tutta la saliva mi cola dalle labbra e mi bagna il viso e lui me la spalma ovunque.

Sono estasiata, provo una marea di sensazioni diverse e tutte discordanti, ho paura e sono stupita di cosa sto facendo, mi faccio schifo e allo stesso tempo non sono mai stata più felice finora.

Quando mi riprendo dall’orgasmo mi alzo e mi giro, mi scosto i capelli tutti bagnati dal sudore da un lato, mi accovaccio su di lui e mi punto il cazzo alla figa, lentamente mi siedo, sento perfettamente quanto è corto ma anche quanto è largo, è una sensazione stranissima e nuova.

Pian piano anche il solito stimolo che cresce, caccio sempre acqua dopo essere venuta, non so come mai ma mi piace sentire questo liquido sulle mani.

Così impalata lui mi inizia a toccare le tette, mi alzo di botto, sento a malapena il suo cazzo che esce e mi porto le sue mani alla figa, le bagno per bene con i miei umori e me le porto alle tette, lui ha aperto la bocca stupito, poi si è assaggiato un dito e poi lo ha fatto provare a me e infine, ridendo, è tornato a toccarmi le tette. ‘sei una troia’ sussurra.

Sono impietrita, nessuno mi aveva mai chiamata così e istintivamente indietreggio con lo sguardo perplessa, ma in una frazione di secondo la perplessità nel mio sguardo si trasforma in gioia, è bello sentirselo dire, nel vero senso della parola.

Quando ti sfottono gli amici è come se perdesse importanza, stronza, troia, diventano quasi aggettivi simpatici. Ma sentirsi dire così mentre fai veramente la puttana ha tutto un’altro effetto.

Mi ha spinta al peggio, mi ha creato un vero e proprio obiettivo

. Mi ha aperto gli occhi quindi, ridendo, mi risiedo su di lui e inizio a scopare il suo cazzo, perché a scoparlo sono io, mi muovo veloce, le sue mani sulle tette e la mia lingua intrecciata alla sua, mi lecca tutta la bocca, poi passa al viso.

Quando arriva a leccarmi il collo gli grido di continuare, lo prego quasi. Lui capisce e inizia a dirmi quello che volevo sentire.. con la sua voce bruta, cupa e grigia inizia ad insultarmi:’ sei una troia, una puttana!’ sussurra nel mio orecchio- ‘ti piace il mio cazzo? Le tue tette mi fanno impazzire e la tua figa da troia mi sta stringendo tutto il cazzo’ più parlava più sorridevo, ero contentissima. continuavo a muovermi avanti e indietro, il suo piccolo cazzo si faceva sentire bene nonostante la lunghezza.. andavo sempre più veloce e con una mano mi stuzzicavo, venni ancora ma rimanemmo così. lui dentro di me a respirare i nostri respiri, puzzava incredibilmente di sigaretta, era terribile, la barba corta era tutta piena di sudore, iniziai a leccargli il viso, richiamata dal suo corpo in tutti i modi, con una mano appoggiata sul suo petto e l’altra che gli spremeva le palle, erano grandissime, in confronto al cazzo.. erano pelose al punto giusto, non troppo, ma mantenevano un odore di piscio stantio che amavo odorare, intanto cresceva ancora lo stimolo, e frenai ogni inibizione e lasciai che il liquido uscisse, bagnai tutto, anche se era poco rispetto a prima.

Lui mi guardava ridendo, una risata veramente da maniaco, non aveva neanche tutti i denti, ma per qualche strano motivo mi piaceva, mentre pisciavo, continuavo a baciarlo e lui continuava a toccarmi le tette, era tutto bellissimo, mi sentivo una vera puttana da strada… una troia Non mi diede neanche il tempo di riprendermi, faceva troppo caldo, iniziavo a sudare, così mi alzai, mi legai i capelli dietro la testa in una coda alta, ma comunque mi scendevano lungo la schiena nuda, la figa era completamente bagnata e così le gambe, se stringevo le cosce sentivo la sensazione densa dei miei umori tra le gambe..

‘sei una troia esagerata, ti devo sborrare ovunque, se potessi caccerei litri e litri di sborra per vederti tutta ricoperta, tutta bagnata’ una voce veramente rude, il sorriso da maniaco.. mi sentivo un fuoco dentro avvampare, volevo essere ricoperta dalla sua sborra, mi immaginavo in una vasca, lui che sborrava e io che mi lavavo.. era troppo allettante e seppure non potevo arrivare a tanto, avrei voluto comunque bere il suo succo caldo, così preso il giornale appallottolato da un lato, era tutto bagnato, bagnato di me.

Mi inginocchiai e lo stesi bene a terra, aprii le gambe e si vedeva tutto, colava ancora qualche goccia dalle mie labbra … era superbo.

Lui si sistemò sul cesso e io mi inginocchiai a suoi piedi, il cazzo era moscio, appoggiato di lato e le palle ben strette tra la toppa del pantalone, iniziai con il prenderlo in mano, e pian piano sentivo che si rinvigoriva, le vene tese e sembrava quasi che il cazzo pulsasse.

Lo segai per pochi secondi, una mano sul cazzo e una tra le palle, poi entrambe sul cazzo, puntato alla mia bocca e in un attimo, era nella mia gola. Con la lingua da fuori lo succhio, lo spinsi sempre più in fondo, non arrivò molto giù ma mi allargava la bocca, in compenso, la scarsa lunghezza mi permise di riuscire, dopo un po’ di sforzo a leccargli le palle, quasi a succhiarle.

Lo succhiavo, sempre più avidamente, poi passavo alle palle, poi ancora al cazzo, mi trattenni con tutto il suo uccello in bocca per più di dieci secondi, fino al conato di vomito, continuavo a guardarlo, poi lo tolsi dalla mia bocca, e con il muso tutto bagnato lo guardavo, si accovaccia per baciarmi, io lo fermai e mi spalmai la saliva sul viso con il suo cazzo, poi continuai a succhiarlo, e ancora e ancora, lo sentivo tra le pareti della gola, era assolutamente bellissimo, alzai gli occhi per guardarlo, e lui mi fermò la testa con le mani, si alzò e iniziò a scoparmi la bocca, io lo guardavo ma presto mi ritrovai con gli occhi alzati al cielo, non sentivo niente, solo il rumore del suo cazzo nella gola e i conati che salivano, e il rumore delle palle sul mio mento, con le mani le massaggiavo e cercavo di ficcarmi anche quelle dentro.

Quando venne non me ne accorsi, ero talmente persa che sentivo solo il mio respiro, ero in estasi, poi all’improvviso un fiotto mi finì in gola, mi avvolse la bocca, lui allora uscì e mi venne in faccia, gemendo.

Cacciò ben quattro fiotti caldi, tutti su di me, poi lo presi a segare per far uscire fino all’ultima goccia. Strinsi le labbra e strofinai la cappella bagnata sulle labbra, continuavo a guardarlo, lui aveva la testa tirata indietro le mani sui fianchi, su quella pancia da birra appena pelosa sa sotto la polo bagnata di sudore.

Poi si sedette sul cesso, ma io ero stanca, lo volevo ancora dentro così mi giro, alzo le braccia fino ad appendermi con le mani alla porta, faccio qualche passo indietro così da avere il culo perfettamente in vista, lasciai una mano e iniziai a toccarmi, sempre fissandolo. Si era alzato tenendosi il cazzo con la mano quando la porta del cesso inizia a cigolare, sentì i passi di un uomo, entrò nel cesso accanto al nostro, io mi girai a guardarlo e lui rideva, il cazzo ancora da fuori, però era tranquillo, io invece ero agitata, se ci avesse scoperto avrei fatto una figura pessima.

CAPITOLO II

Si abbassa la zip, e inizia a pisciare, mi rigiro per staccarmi ma non ne ebbi il tempo, una mano mi tappò la bocca, un’altra mi spinse a terra, inciampai e caddi, il culo all’aria, le braccia non mi sorressero e mi ritrovai stesa, le tette e il viso erano sul pavimento sporco di quel cesso tutto bagnato di piscio. Era una situazione surreale, urlai cadendo e vedevo i piedi dell’uomo accanto, mi tappai la bocca con la mano, e la morsi quando il suo cazzo mi entrò nel culo, ero vergine, nessuno ci aveva mai provato e io avevo bloccato ogni tentativo di ‘accesso’. Sentì prima il suo sputo poi il cazzo entrò, una botta, un dolore lancinante mi avvolse e non riuscivo a muovermi, quando entrò gemetti, anzi soffocai un urlo mordendomi la mano più a fondo. Il signore accanto se ne accorse e si abbassò per vedere.

Quando mi vide il suo sguardo era allucinato, mi guardò in faccia per un momento, un momento interminabile, era sconvolto, la bocca aperta e gli occhiali sul naso, era vecchio, molto molto vecchio, almeno visto dal basso. Poi la sua bocca si trasformò in un sorriso. In quel momento ebbi paura.

Poi passò a guardarmi le tette, schiacciate sul pavimento sporco e bagnato, quello sguardo mi raggelò e mi dimenticai di avere un cazzo nel culo, ma non ci misi molto a ricordarmelo perché lui si iniziò a muovere e io iniziai ad urlare, ormai ero stata scoperta. Il signore accanto iniziò ad ansimare, ridendo. Vidi che salì sul cesso e si affacciò nel gabbiotto, l’uomo dietro di me lo vide e iniziò a ridere ‘ecco troia, quello che ti meriti!’ un uomo che ti filmi mentre ti rompo il culo. Poi sentì solo dolore, iniziò a muoversi sempre più veloce, iniziò ad urlare e io con lui, sconvolta e bagnata. Ero bagnata ovunque.

Passò un tempo indeterminato, sembrava infinito ma alla fine il dolore si trasformò in piacere, mi liberai la bocca dalle mani e mi alzai con le braccia, ero a novanta, riuscì anche a girare la testa, guardando in alto vedevo il mio uomo con la faccia rossa che mi scopava, guardava assatanato il mio culo, gli occhiali specchiati erano a terra, e dietro di lui il vicino che mi filmava con il telefono. Ero estasiata, iniziai subito a toccarmi e a gemere a ritmo con le spinte nel culo che mi dava quel porco che avevo dentro.

Ogni tanto sputava sul mio buco, usciva si sputava sul cazzo e poi me lo ficcava dentro, con violenza. Andammo avanti così, sentivo il culo veramente aperto in due, il cazzo era troppo grosso, per fortuna non scendeva molto in fondo e immaginai cosa significava avere un cazzo lungo nel culo, la sensazione inizialmente mi fece paura, poi iniziai a sentirmi affascinata da questa idea e il piacere divenne desiderio. Iniziai a toccarmi la figa, a torturarmi il clitoride, riuscivo anche a toccargli le palle e spremerle e a spingermele verso la figa, lui mi accontentò, però fece uscire il cazzo dal culo, velocemente.

Inaspettatamente sentì come un vuoto dentro, mi mancava qualcosa, poi iniziò a masturbarmi con le palle, poi mi allargò la figa con una, due e tre dita per poi infilarci le palle, una alla volta. Si dovette quasi inginocchiare, mi stese il cazzo tra la figa e il culo ma simulò comunque la scopata, mi strinse i fianchi sempre più forte e mi scopava, il tizio continuava a filmarmi ma adesso aveva solo una mano in vista, riuscivo ad immaginare facilmente cosa stava facendo, così mi abbassai da sotto il gabbiotto e sbirciai affianco, era con il cazzo in mano, si stava segando anche lui.

Lo guardai gemendo. ‘lo voglio, dammelo, lo voglio, ti prego!’- dissi, sorpresa persino di me stessa. ‘oddio ti sta implorando per un po’ di minchia in più, che puttana che sei, sei una troia, una troia assurda, una puttana, sei troppo troia !’

Mentre parlava continuava a scoparmi con le palle, il cazzo sbatteva sul mio culo e mentre continuava ad insultarmi sentì salire l’orgasmo. ‘ sto venendo!! Continua continuaaa!’ ma lui si fermò, mi sfilò le palle dalla figa, un per una quando uscì la forza mi venne a mancare e le braccia cedettero. Mi accasciai a terra, anche la figa toccava appena il pavimento lurido di quel cesso, i due uomini continuavano ad insultarmi, mi sputarono addosso mentre urlavano i peggiori insulti, non lo sentivo. Io stavo ridendo.

Mi rialzai, mi rimisi a pecora e mi girai, le tette erano marroni, era uno schifo quel cesso, ormai c’era di tutto a terra, piscio, sborra, i miei liquidi, sudore e saliva colata. Era un troiaio, il posto adatto a me.

Mi fiondai sul suo cazzo, l’odore era afrodisiaco. Era ancora duro, e mi stavo toccando, così mi strattonò e mi fece alzare in piedi, mi fede salire sul cesso e il signore accanto mi iniziò a baciare, mi leccò tutta la faccia e con la mano, libera dal cazzo, provava a strizzarmi le tette, mi iniziò a schiaffeggiare e lo fece anche quel porco accanto a me, mi aprì le gambe e mi schiaffeggiò la figa bagnata, non sentivo dolore, solo il rumore e gli schizzi che venivano dalla mia figa.

Le sua mani si bagnarono in fretta e se la passò sul cazzo per poi spalmarmele in faccia. Poi in bocca, mi iniziò a scopare la bocca con le mani, prima tre dita, poi divennero quattro, si intromise anche il tizio accanto, la bocca mi faceva malissimo, la saliva mi colava ovunque, con una mano stavo per toccarmi quando il porco accanto a me mi fermò mi prese la gambe con le braccia e mi infilò il cazzo in figa.

Mi appoggiai alle sue spalle possenti, sentivo la sua pancia grassa accanto alla mia, le mie tette battevano sul suo petto, la mano del vicino sempre nella bocca, quando mi saliva il vomito la toglieva e mi spalmava il viso, avevo le lacrime, il trucco sciolto sporcava la polo di quel maiale. Il mio maiale. Mi fece saltare sul suo cazzo, sentivo il suo fiato sul collo. Mi stava trombando come non avrei potuto mai immaginare, il tizio filmava, io lo guardai negli occhi. ‘sono una troia!’- dissi ridendo. ‘una vera PUTTANA’ marcai le T nel pronunciare la parola. Il tizio acconsentì, annuì con la testa, la bocca spalancata e ansimante.

L’orgasmo arrivò veloce, era una cosa allucinante, lo sentii per tutto il mio corpo. se ripenso a quella straordinaria esperienza mi ritrovo ancora bagnata e affamata di cazzo. Iniziai a tremare, mi appoggiai al muro freddo dietro di me, e con una mano strinsi il braccio del mio vicino che iniziò ad ansimare, ‘ vengo, aiutami, oddiooo oddioo è straordinario. Ancora ANCORA!!!!!’ urlai venendo.

Avevo gli occhi sbarrati, la bocca aperta, la testa pendeva da un lato e la lingua con lei, e la saliva scendeva.

Fu talmente travolgente che squirtai, non me ne accorsi, sentivo solo quel maiale urlarlo, urlava quanto ero troia, tutti e due me lo stavano dicendo, con il fiatone entrambi e poi, poi il porco venne, dentro di me.

Nessuno mi era mai venuto dentro, sentivo solo la sborra riempirmi, tuttora non ho parole per descrivere quella sensazione, credo che solo le donne possano capirmi. Quando venne appoggiò la sia testa tra le mie tette sporche e io lo accolsi, gli accarezzai i capelli, tutti sudati e sporchi, avevano un pessimo odore ma non per me.

Non per la puttana che sono.

Non mi lasciò neanche il tempo di riprendere fiato che mi fece scendere da dosso.

Mi appoggiò sulla tazza, ero nuda, tutta grondante ed ero appoggiata su un cesso sporchissimo, quel porco del vicino che mi guardava dall’alto e l’altro maiale che mi puntava il cazzo in faccia, guardavo entrambi ridendo, ero fiera di me, una puttana.

Così afferro i fianchi del maiale e inizio a scopargli il cazzo con la bocca. In un attimo mi afferra la coda, se la rigira sulle mani e mi pompa fortissimo la testa verso il tuo cazzo, i peli del pube mi solleticano il naso, sono fastidiosissimi, era la prima volta che qualcuno mi scopava con un cazzo peloso, ma era bellissimo perché i peli trattenevano tutti gli odori della mia figa, e della mia piscia di prima. Era allo stesso nauseante e afrodisiaco, un odore che non ho mai dimenticato.

Distolgo l’attenzione dall’odore quando il vicino inizia ad urlare, ulula il mio nome e capisco che vi sta segando, sento un rumore costante sulla porta, sempre più veloce, un ticchettio fastidiosissimo che però mi fa capire che si sta segando quel cazzetto piccolo che si ritrova.

Quando viene si appoggia con un braccio al muro, i suoi occhiali cadono a terra, lo guardo in faccia per quanto posso, è tutto rosso. Ha la bocca aperta e la saliva cola.

Quando viene dice più volte il nome di una persona, chiama una certa Monica, la cosa mi infastidisce moltissimo.

Mi allontano dal cazzo del mio maiale che avevo ancora piantato in bocca.

Mi alzo, apro la porta a stento, ho le mani tutte sudate, e solo quando sono nell’atrio’ del cesso realizzo che nessuno è entrato nonostante l’autogrill fosse pieno di gente in sosta. Mi sembra strano.

Noto che la porta è chiusa mentre prima era aperta e anche questo mi suona strano.

Mi avvicino alla porta del vicino e busso forte, quando il tizio la apre mi accorgo che anche il maiale che era con me sta guardando, è appoggiato all’uscio della nostra porta, il cazzo da fuori è ancora duro, lo guardo dall’alto in basso sorridendo mentre il vicino apre la porta.

La apre e finalmente ammiro il nostro spettatore, è un omino bassino, più basso di me, vecchiotto. Anche lui aveva il cazzo da fuori, era piccolissimo e ci rimasi anche un po’ male a guardarlo, ma poi pensai che così potevo facilmente prendere cazzo e palle insieme e mi rallegrai. Il cazzettino era moscio infatti sulla parete c’erano un paio di schizzi di sborra che colava.

Luce per i miei occhi.

Mollai un ceffone a quel maiale per aver fatto il nome di questa Monica.

Poi mi siedo sul cesso, notai subito le impronte nere che avevano lasciato le scarpe di quel porco, iniziai a guardare la sborra che colava sul muro, anche il mio maiale si era avvicinato, si stava segando, anche il vecchio lo stava facendo, con due dita sole, che tenero, anche se il cazzo era ancora moscio.

”Chi è questa Monica?’ dissi, ‘è forse più troia di me?’ continuai. Il maiale rideva e annuiva, il vecchio al contrario disse di no, ‘Scusami Silvia, non l’ho fatto di proposito. Monica è mia nipote e me la ricordi molto, vorrei scoparla come ti sei fatta scopare tu da anni, scusami!’

Non lo perdonai facilmente, glielo feci sudare il mio perdono’.

Quel porco invece continuava ad annuire e anche questo mi infastidì così mi alzai. Iniziai a strusciarmi contro la parete colante di sborra, la leccai, ci passai tutto il viso, poi le tette. Le bagnai tutte con quel succo fresco.

‘Adesso che dici, sono più troia io di quella stronza di Monica?’ dissi, continuavo a fissarlo negli occhi mentre mi sbatte al muro, iniziai a sbattermi contro il muro come se ci fosse veramente un cazzo che mi scopava da dietro.

Continuai mentre con una mano iniziai a massaggiarmi la figa, era apertissima, sentivo bene il buco aperto da quel cazzone.

Quel maiale continuava ad infastidirmi dicendo che ancora non ero ai livelli di Monica, quell’altro iniziò ad assecondarlo, era comparso quel ghigno che avevo visto prima dal pavimento del cesso sulla sua faccia, ero di nuovo spaventata, entrambi mi fissavano, ridendo e dandomi della suora in confronto al troione di Monica, dicevano che non ero nessuno in confronto a quella troia da monta della nipote, iniziarono a dire che Monica era più brava, succhiava meglio, aveva le tette più grosse, i capezzoli enormi che accoglievano quei cazzi che avevo davanti.

Infierivano dicendo che il culo di Monica era sfondato, era più rotto del mio. Ero furiosa, iniziai a sfregarmi fortissimo la figa, ancora più forte ad ogni accenno a quella stronza.

L’orgasmo salì rapido, fu travolgente, quei maiali continuavano ad urlare il nome di Monica.

Ero nervosissima, fu un orgasmo diverso dagli altri, ero furiosa e iniziai a ringhiare mentre quei due maiali ridevano beati al mio cospetto.

Vi prego, sentitevi liberi di commentare, o lasciare un messaggio al mio indirizzo email aivlismilu@gmail.com

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