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perché non sono rimasto a casa – capitolo II

By 17 Luglio 2022One Comment

Dalla mia umiliazione in autostrada (vedi “perché non sono rimasto a casa”) erano passate quasi tre settimane.
Ogni volta che vedevo la ragazza, la sorella o i suoi genitori, mi si raggelava il sangue nelle vene.
Il mio terrore era dato dal fatto che non ero così certo lei non avesse pubblicato o fatto vedere a qualcuno il filmato. A questo aggiungiamoci che solo dopo qualche tempo ebbi la certezza che lei (e le ragazze che erano con lei), al momento del fattaccio, era già maggiorenne. Ero sicuro che la sorella lo fosse, ma le e le sue amiche sul pullman…
Guido (suo padre) mi aveva invitato a cena da loro un paio di volte.
“Sono tre anni che abitiamo uno in fianco all’altro e non so nemmeno quasi come ti chiami.”
Entrambe le volte avevo declinato inventando scuse più o meno plausibili.
Cosa avrei fatto se avessi incrociato lo sguardo di quella ragazza, di cui, tra l’altro nemmeno conoscevo il nome?
E se lei, nel bel mezzo della cena, avesse mostrato il video o mi avesse chiesto cose assurde, sotto la minaccia di quel filmato? Meglio evitare.
Però mi stavo rendendo conto che quella situazione non poteva andare avanti ancora per molto. Dovevo trovare il modo di affrontare quella ragazza e definire la questione una volta per tutte. Il problema era capire cosa volesse. Mi sarei aspettato una richiesta di soldi o qualcosa. Invece nulla. Semplicemente non si era più fatta vedere o sentire.
Passarono altri dieci/quindici giorni quando, improvvisamente, un pomeriggio, me la ritrovai alla porta di casa.
“Ciao vicino. Lei è la mia amica, Francesca. Possiamo entrare ho bisogno di un grandissimo favore.”
Dopo un attimo di smarrimento le feci entrare.
Pensavo che se le avessi fatto il favore di cui lei aveva bisogno, forse potevamo accordarci e il mio tormento sarebbe finito.
Una vola entrata in casa, rifece le presentazioni.
“Lei è Francesca. La mia amica.”
“Salve, sono Sergio”.
“Piacere.”
“In realtà lei è più di un’amica”, mi fece l’occhiolino, “Domani parte per lavoro e non so quando ci rivedremo. Avevamo organizzato una festa d’addio”, fece di nuovo l’occhiolino, “ma i miei hanno cambiato programmi”, stavolta fece una smorfia, “e.. siamo rimaste fregate. Così ho pensato: vuoi vedere che quel mio fantastico, simpaticissimo e disponibilissimo vicino di casa, visto che lavora in smart working, si può chiudere in una stanza e ci permette di salutarci a dovere?”
Cosa cazzo stava dicendo?
“Salutarvi a dovere?”
“Si, mamma mia, vicino! Ma ci fai o ci sei?”
“Come?”
“Si, vogliamo scoparci per un’ultima volta!”
“Ma.. i motel….”
“Vicino! Dai!! I motel costano, e tu mi devi un favore, lo sai…”
Eccola. La non troppo minaccia del filmato.
Mi stava chiedendo, anzi, praticamente era un ordine, di chiudermi nel mio studio-ufficio per poterle lasciare scopare per tutto il tempo che volevano?
Credo di aver avuto un’espressione tra lo stupito, l’allucinato e lo spaventato.
“Tranquillo!! Siamo maggiorenni!!”
Cercai dento di me di trovare una scusa per dire di no: “Ma se per caso i tuoi vengono qui..”
Mi vergognai della stupidità dell’obiezione.
“Dai.. Non dire cazzate. In tre anni non siamo mai stati da te, perché dovrebbero venire proprio oggi?”
Mi guardò con aria complice.
“O ti stai trombando mia madre? Porcellino…”
Mi fissò la patta.
“Certo, secondo me a lei piacerebbe..”
Risero.
Io troncai il discorso: “Va bene, va bene.”
“Grazie”
Illustrai la casa: “Lì la cucina, di là il bagno con la doccia e la vasca idro, questo è il salotto, di sopra c’è anche la stanza degli ospiti.”
Poi aggiunsi una enorme cazzata: “Se avete bisogno di qualcosa, io sono nello studio.”
Mi resi conto dell’ambiguità della frase solo dopo averla detta.
“Uhm.. interessante… vediamo”
Si girò verso Francesca ed insieme scoppiarono in una intensa risata.
Mentre iniziavano a baciarsi, raccolsi in fretta ciò che mi serviva e sparii nello studio, maledicendo tutti i sessantasette giorni nei quali non avevo chiamato il falegname per riparare la porta.
Per una mezz’oretta buona, un po’ l’essere concentrato su ciò che stavo facendo, un po’ il fatto che non sentivo nessun rumore, riuscii a non pensare ad altro che al mio lavoro, tant’è che lo terminati ben prima dei miei calcoli.
Così iniziai a cazzeggiare sui social, ma la mancanza di concentrazione, adesso, non mi impediva di pensare a quelle due ragazze che … chissà cosa stavano facendo.
Stavo iniziando ad eccitarmi ed avrei voluto masturbarmi. Ma l’impossibilità di chiudere la mia porta a chiave (il falegname, porca troia, chiamalo!) mi fece tornare alla mente le esperienze precedenti. Quindi decisi che sarei stato buono.
Iniziai anche a sentirle mentre più o meno a voce bassa si incitavano, si eccitavano, si chiedevano a vicenda di fare questo o quello. Che peccato non avere una telecamera e poterle vedere!
“Siiii, Franciiii, siiiiiiiiiiii!!!! Cazzo, Franci.. io son venuta.”
“ELENAAAAA!! Zitta e lecca. Vengo anche io!!!!!”
Questo l’avevano urlato. Non potevo non sentirle. Se ne accorsero anche loro.
“Scusa vicino! Ma la Franci è spettacolare con la lingua..”
“Anche Elena non scherza!”
“Troie”, pensai.
Le sentii ridere e, pochi istanti dopo, sentii scorrere l’acqua della vasca idro.
Sono un coglione.
“Vi serve una mano o ve la cavate da sole?”
“Mmmmh, vicino porcellino. La mano ce l’abbiamo anche noi!! Tu però hai qualcosa che potrebbe far felici due bellissime ragazze come noi!
Sul “bellissime” non potevo darle torto.
Cambiai argomento: “Nel mobile ci sono degli accappatoi in microfibra, quando uscite, usate quelli.”
Sentivo che ridevano.
Quando la vasca raggiunse il livello desiderato, chiusero il rubinetto dell’acqua e, dopo una rapida consultazione, sentii il motore della vasca mettersi in moto.
Avevo iniziato a massaggiarmi il membro, senza estrarlo dai pantaloncini.
Stavo cercando di masturbarmi ma farlo così, in quel modo.. Non riuscivo a raggiungere l’orgasmo.
Avevo paura di quella ragazza. Temevo che se avessi estratto il mio cazzo per farmi una sega, lei sarebbe comparsa alla porta con il telefono ed avrebbe filmato anche questo.
Mi loggai al sito aziendale ed iniziai ad emettere le fatture dei lavori fatti in settimana.
Dopo un po’, non riesco a stabilire quanto tempo trascorse, sentii il motore spegnersi, poi, subito dopo, potei udire loro che uscivano dalla vasca.
Sperai che la mia tortura fosse finita e che presto sarebbero uscite dalla mia casa.
Viste l’ora e la mia eccitazione, sarei ancora stato in tempo per chiamare una escort ed organizzare in modo interessante e soddisfacente la serata.
In mezzo a questi pensieri, qualcuno bussò alla mia porta.
La serratura era rotta (ci sarebbe sempre da chiamare il falegname) e la porta si aprì.
PER FORTUNA, non stavo facendo nulla.
Si presentarono davanti a me in accappatoio semi aperto (son convito volutamente semi aperto!) per permettermi di ammirare l’intimo che indossavano sotto.
“Caro vicino. Ho pensato a quello che ci hai detto prima: ‘se avete bisogno’. Ho fatto vedere il tuo cazzo alla mia amica ed abbiamo deciso, insieme, che abbiamo molto bisogno.”
Rimasi di sasso.
Francesca entrò, allontanò dalla scrivania la sedia con le ruote sulla quale ero seduto, e mise una mano sulla mia patta.
Si accorse subito che ero eccitato.
“Il giocattolo sarebbe già pronto”, esclamò.
Non sapevo cosa fare. “Le ho fatto vedere il tuo cazzo, le ho fatto vedere come sei bravo a farti delle seghe davanti a delle diciottenni arrapate.”. Quindi non aveva cancellato nulla. Quindi mi stava velatamente minacciando.
Mi portarono di sotto, in salotto e mi spinsero sul divano.
Iniziarono a giocare tra di loro.
Francesca tolse l’accappatoio ed Elena che ricambiò la cortesia.
Porca vacca!
Non lo esclamai, ma feci fatica a trattenermi.
Le stavo ammirando.
Elena, capelli rossastri (probabilmente tinti, visto che me li ricordavo più scuri), un completino intimo nero, di cotone di Sloggy, niente di particolarmente sexy, ma che su di lei facevano impazzire. Abbracciavano le sue forme in modo perfetto.
I suoi capezzoli spingevano nel mezzo delle coppe del reggiseno, mentre il perizoma separava e rendeva eccitantissime e invitantissime le forme del suo culetto.
Francesca era decisamente più sexy. Il suo completino, rosso, era di un tessuto semitrasparente che faceva quell’effetto vedo-non-vedo che diventa eccitante se la ragazza che lo indossa è una fica di prima categoria come lei.
I suoi capelli neri arrivavano fino a poco sotto le spalle.
Alte (poco dopo avrei scoperto che entrambe giocavano a volley), con fisici da sballo.
Erano diventate serie, non ridevano più.
Avevano sguardi da troiette in calore (diciamo più o meno come me, che stavo quasi sbavando…) e si stavano esibendo in un sensualissimo ed eccitantissimo strip. Solo per me.
Rimasero entrambe con solo con il perizoma e si sedettero una alla mia destra ed una alla mia sinistra.
Francesca mise una mano sulla mia patta, poi iniziarono a baciarsi a pochi centimetri tra me.
Dopo poco mi trovai coinvolto in uno scambio di lingue, era diventato un gioco molto eccitante ed interessante.
Elena si staccò: “Franci, aspetta, guardalo dal vivo.”
Così dicendo abbassò i miei slip e fece uscire il mio cazzo già duro (da un pezzo).
Lo prese in mano e dolcemente fece arretrare la pelle e mise in mostra la mia cappella violacea e gonfia di voglia.
Francesca si chinò sul membro, diede qualche colpo di lingua come se stesse mangiando il miglior gelato della sua vita e poi lo prese in bocca.
Lo bagnò per bene, poi lo fece uscire.
Iniziò a masturbarmi, facendo scorrere dolcemente e delicatamente la mano anche sul glande tenuto scoperto da Elena.
“Ragazze….”
“Non provare nemmeno a pensare di sborrare adesso, perché te la faccio bere tutta!”.
Anche Francesca mi chiedeva di resistere.
“Si, dai.. non sborrare subito, lo voglio dentro di me, dappertutto!”
Se una persona che fa quel che vuole e non ascolta gli altri viene definita “testa di cazzo” ci sarà pure una ragione.
E, a dimostrazione che il termine ha un suo riscontro nella realtà, il mio cazzo decise che non ne voleva sapere di aspettare. La sborrata arrivò improvvisa ed incontrollata, producendo uno schizzo tanto alto quanto corposo.
“Cazzo!”
Esclamò tra il sorpreso, l’incazzato e l’ammirato Francesca.
“Ti avevamo detto di non sborrare subito!”
“Non è così semplice. Ero troppo eccitat.. AAAAARGH!”
Elisa mi aveva preso in mano le palle e le stava spremendo come due limoni.
Francesca si era messa a pulirmi l’uccello con la lingua e prendendolo in bocca.
SI avvicinò a me e fece per baciarmi.
Cercai di allontanarmi.
Nel frattempo, Elisa ricominciò a masturbarmi, stuzzicando e schiacciando leggermente il glande, provocandomi dolori intensi e poco sopportabili.
“Baciala e mi fermo.”
Non feci a tempo a rispondere, perché sfruttando questa mia indecisione, Francesca mi aveva già messo la sua lingua piena del mio sperma nella mia bocca e mi stava passando tutta la sborra che aveva raccolto pulendomi il cazzo.
Contrariamente alle promesse fatte, Elena non si fermò ed il dolore continuò per un po’.
Lei non smise di masturbarmi, ma il dolore passo.
Francesca passò dalla mia bocca ai miei capezzoli, alle mie orecchie, di nuovo alla mia bocca.
Adesso Elena mi stava massaggiando ora il cazzo, ora le palle, ora l’interno cosce.
Francesca si mise sopra di me a cavalcioni, facendo attenzione a lasciare ampio spazio di manovra alla sua amica e portò i suoi capezzoli all’altezza delle mie labbra.
Mi spinse, mi fece scivolare, fino a quando non mi trovai coricato sul divano.
Mi guardò sorridente, poi ricominciò a baciarmi, passandomi anche le ultimissime gocce del mio sperma. Poi, di nuovo si occupò dei miei capezzoli. La cosa andò avanti qualche minuto, fino a quando Elisa, trionfante, comunicò che “Sta tornando duro”.
A quel punto, Francesca abbandonò i miei capezzoli, mi baciò e poi si accomodò sul mio viso, mettendomi a disposizione la sua fica.
Era vero: il mio cazzo stava già di nuovo tornando duro.
Inizia leccarle la fica come se fosse l’ultima cosa che avrei fatto al mondo.
Credo che a lei piacesse, perché oltre ad incitarmi, mi aveva preso in mano i capelli e provava a dirigere le operazioni.
Dopo aver goduto dei piaceri che la mia lingua dentro e su di lei le provocavano per un bel po’, allungò una mano all’indietro fino a raggiungere il mio membro e lo tastò per controllarne la rigidità.
Evidentemente decise che per lei era abbastanza duro, perché si sollevò dalla mia bocca e scivolò velocemente verso il mio basso ventre.
Aiutata dalle mani di Elisa, fece scivolare il mio grosso cazzo dentro di lei.
La guardai con occhi sbarrati: “Così? Senza nulla?”
“Tranquillo. Prendo la pillola.”
“Si, ma…”
Non riuscii a terminare la frase perché mi baciò.
“Stai zitto. Non discutere. Mi devo concentrare. Mi sono concessa a pochissimi uomini e ad ancora meno con un arnese così..”
In realtà, non mi sono mai vantato delle dimensioni del mio cazzo. In palestra (almeno in posizione di riposo…) non era certo tra i più grossi, anzi. Ma non mi sembrava il caso di metterla al corrente della cosa.
Probabilmente la fatica che il mio membro faceva ad entrare in lei, era dovuta davvero al fatto che lei fosse stata davvero con pochi uomini e che la sua fica fosse abbastanza stretta.
Alzò il busto e iniziò a far entrare in lei il mio cazzo, dolcemente, lentamente.
L’eccitazione e la voglia che avevo di scoparla mi portò ad inarcare leggermente la schiena, così da spingere il mio cazzo dentro di lei. Francesca fece una smorfia a metà tra dolore e godimento, Elena mi strinse le palle e mi guardò negli occhi facendomi segno “no” con la testa.
Dopo questo “disguido”, Francesca riprese ad accogliermi sempre più dentro di lei. Adesso non era solo un movimento in un solo senso verso il suo interno, ma iniziava a muoversi su e giù.
Tolse le mani dal mio petto, si inarcò leggermente all’indietro e mi afferrò le ginocchia, reclinando leggermente il capo all’indietro.
La vedevo in tutto il suo splendore. I suoi seni con i capezzoli orgogliosi e diritti, le labbra della sua fica che accoglievano il mio cazzo. Eccitantissimo.
Quando mi accorsi che, finalmente, il mio cazzo era completamente in lei e i suoi movimenti non erano concentrati nell’accogliere il mio membra ma adesso erano per provocarsi piacere, le chiesi: “Guardami negli occhi, per favore..”
Lasciò le mie ginocchia e rimise le mani sul petto. Iniziò a guardarmi, iniziammo a guardarci, senza più nessuna vergogna (che almeno da parte mia c’era stata all’inizio) di mostrare all’altro il nostro piacere.
Alternava movimenti verticali a movimenti orizzontali durante i quali strusciava il clitoride sulla mia pancia.
Iniziammo a parlarci.
“Ti piace?”
“Si, era da tanto che non avevo un uomo.”
“Sei bellissima.”
“Mi piace. Da morire”
Si chinò su di me.
Riuscì in qualche modo a far passare le sue braccia sotto di me, raggiunse le scapole con le mani e mi strinse forte a lei.
Sentii le sue gambe tremare.
Lei mi baciò intensamente.
“Sono venuta.”
Ero orgoglioso. Sicuramente il fatto di aver già sborrato una volta e la posizione della scopata mi avevano aiutato, ma ero contento di essere riuscito a farla godere.
“Mi fai un pompino per farmi sborrare?”
Elena mi interruppe.
“Ehi!! Vicino!! E a me chi ci pensa? È mezz’ora che mi tocco, adesso voglio quel cazzo!”
Francesca, che nel frattempo si era alzata rise e si rivolse a me.
“Ha ragione…”
Rimasi coricato, pronto a “subire” un’altra cavalcata.
“Che fai?”
Mi disse Elena.
“Non so.. dimmi tu…”
“Alzati… io lo voglio alla pecorina.”
Mi alzai, mentre lei si inginocchiò sul divano ed appoggiò le mani allo schienale.
Appoggiai il cazzo alla sua fica.
“Aspetta!! Prima leccami.”
Mi misi in ginocchio e le leccai la fica. Vista la posizione, ogni tanto il mio naso finiva molto parzialmente dentro di lei. Cazzo … che profumo, che voglia!!!
“Leccami anche il buco del culo.”
Mi alzai leggermente ed iniziai ad esaudire i suoi desideri.
Nel frattempo Francesca era riuscita, con mossa da contorsionista, a posizionare la sua testa fra le gambe di Elena e continuò ciò che io avevo interrotto.
“Siiiii, cazzo, che bellooooo”
Andammo avanti per qualche minuto.
“Adesso dammelo. Dentro. Scopami, troia!”
Non lo so perché.
“Si, mia padrona.”
“Bene, così mi piaci. Sbattimi quel cazzo nella fica e fammi godere.”
“Si.”
Francesca mi strinse le palle e disse: “Si, cosa?”
“Si, mia padrona.”
Appoggiai il glande alla sua fica.
“Dai, frocio di merda, infilalo!”
Evidentemente, anche se più giovane, aveva conosciuto molti più cazzi rispetto a Francesca, perché entrai senza tante difficoltà.
“Siii. Fino in fondo, dai troia, scopami!”
Iniziai a scoparla prima lentamente, poi, seguendo i suoi ordini, più velocemente e con più violenza.
La scopavo con una foga mai usata in precedenza. Il suo culetto era uno spettacolo, ma ne avevo visti anche di meglio. Lei era bellissima, ma ne avevo scopate anche di più belle. Era una troia, ma sicuramente non la più porca che avessi mai conosciuto.
Forse era la situazione, forse il fatto che stavo scopando la troia che mi ricattava.. ma.. e chi lo sa? Sta di fatto che ce l’avevo davvero duro.
Le sue natiche tremavano ed i suoi gomiti si piegavano quando affondavo con particolare violenza il mio cazzo dentro di lei, spingendolo il più possibile all’interno.
“Ti piace scoparmi, troia?”
“Si!! Sei proprio una cagna in calore.”
“Ti piace il mio culo?”
“Si, cazzo, sii!!”
“Cosa vorresti fare? Sfondarmelo?”
“Siiii!!! Ti infilerei il mio cazzo bello duro fino in fondo, fino a quando non mi implorerai di fermarmi.”
“Troia. È questo che mi faresti?”
“SIIIIII!!!!”
Sentii le mani di Francesca sui miei fianchi.
Me li accarezzavano.
Rallentai il ritmo per permetterle di toccarmi meglio e per sentire meglio il tocco delle sue mani.
Improvvisamente, sentii qualcosa di umido appoggiarsi al mio buchino.
Non era un dito: era più grosso. E poi sentivo la sua superficie più uniforme, più liscia.
Cazzo! Un vibratore!
Me ne accorsi quando fece scorrere il fallo tra le mie natiche.
Poi appoggiò di nuovo il glande di lattice al mio buchino, e prima che io potessi dire qualcosa, sentii quel coso farsi strada dentro di me.
“Noooo… il culo noooo..!!!”
“Zitta, troietta!!! Tu volevi sfondare il culo ad Elena, ma non vuoi che qualcuno lo rompa a te?”
Stavo cercando di divincolarmi, ma tra Francesca che si dimostrava più forte di quel che sembrava ed il cazzo duro dentro Elena, non riuscivo a sfuggire alla penetrazione.
Iniziò a spingere e sentii il glande farsi strada, sentivo il mio buchino che provava ad allargarsi per accogliere quel cazzo. La situazione era difficile. Francesca spingeva, io cercavo di ritrarmi spingendo a mia volta il mio cazzo dentro Elena, ma arrivato ad un certo punto non potevo più fuggire e sentivo ogni millimetro di quel coso che mi stava sfondando.
“Ti prego, fermati… Sono vergine, brucia!!!”
Erano entrambe cose vero, nel senso che non l’avevo mai preso nel culo e la situazione stava diventando dolorosa.
Elena si stava innervosendo perché non la stavo più scopando, mentre Francesca rideva e spingeva.
“Zitto, zitto!! Adesso vedrai che passa.”
Non era vero, non passava, mi sembrava di avere un carbone proprio sull’orifizio.
“Ti prego, fermati…”
Quasi piangevo.
“E piantala.”
Lo disse mentre diede un colpo secco e violento e mi trovai tutto il cazzo di lattice nel culo.
“AAAAARRRGHHHHH!!!”
Sentivo il suo ventre appoggiato alle mie natiche.
Diede un’ulteriore spinta.
“Tieni troia.”
“MMMPPF”
Non urali, ma cerca di strozzare l’urlo che stava per uscire.
Diede ancora due colpi così, entrando dentro di me di pochi millimetri.
“Per fortuna eri vergine. Quasi 21 cm di cazzo nel culo. In pochi secondi. Che troia.”
Ed iniziò a scoparmi, prima lentamente, poi con violenza, abusando di me e fregandosene dei miei lamenti. Anzi, più io mi lamentavo e più lei usava violenza sia nella velocità che nella profondità della penetrazione.
Elena si divincolò da me, si girò e mi offrì la sua fichetta semidepilata.
“Lecca. Quando io raggiungo l’orgasmo, lei smette.”
Inizia a leccarla.
Lei accompagnava i miei movimenti con una mano sul capo; a volte mi premeva la testa contro di lei, a volte inarcava il bacino per farmi leccare ora il clitoride, ora le grandi labbra, ora per far si che io potessi infilare la mia lingua dentro di lei.
“Dai troia, lecca… Siiiiii”
Finalmente raggiunse l’orgasmo.
Mi aspettavo che Francesca uscisse da me, invece “Ho cambiato idea, voglio che ti fai una sega mentre lo prendi nel culo.”.
Scivolò sotto di me, in modo che il mio cazzo fosse all’altezza del suo seno.
Inizia a masturbarmi.
Il dolore dovuto alla mia sodomizzazione stava lasciando il posto al piacere. Francesca aveva iniziato a penetrarmi dolcemente, ma ogni tanto mi ricordava il mio ruolo e, improvvisamente, affondava il colpo con violenza, provocandomi dolore, facendomi inarcare la schiena e obbligandomi a piccole urla di dolore non sempre trattenute.
Questo provocava in loro soddisfazione che non si occupavano di nascondere sottolineando le mie pene con risate più o meno fragorose a seconda dell’intensità.
Finalmente raggiunsi l’orgasmo.
“Sborroooooooo”
Quando vide il primo schizzo, Francesca estrasse velocemente e con un colpo secco il membro che spingeva dentro di me, provocandomi più dolore di quando l’aveva forzosamente inserito.
La mia cappella era all’altezza dei capezzoli di Elena, il primo schizzo, copioso nonostante fosse un bis, la raggiunse sulla bocca. Il reso dello sperma finì tra i suoi seni e iniziava a scivolare verso la gola.
Non me lo feci dire.
Baciai e ripulii la bocca di Elena dal mio sperma, poi, mi occupai del resto del corpo.
Quando ebbi finito mi alzai.
Francesca si occupò di ripulirmi bene il cazzo, Elena riprese a baciarmi e volle provare il gusto del mio sperma.
Ce lo dividemmo ed ognuno di noi deglutì la sua parte.
Ero sfinito.
Non ero più abituato a sborrare due volte in così poco tempo.
Mi sembrava che anche loro fossero soddisfatte.
“Idro?”
Io ed Elena guardammo Francesca.
Effettivamente, eravamo abbastanza sudati e nessuno di noi avrebbe dovuto e voluto lasciare la casa in quelle condizioni.
Ci recammo in bagno, attesi che l’acqua assumesse la temperatura desiderata, poi iniziai a riempire la grossa vasca.
“Vicino!! Tutto bene?”
“Non ho più vent’anni…”
“Meno male che hai ancora i tuoi venti centimetri!”
Francesca lo disse mentre dava un leggere ceffone al mio membro.
Risero.
Finalmente potemmo entrare nella vasca idromassaggio.
Era circolare e molto grande. Era realizzata per ospitare fino a sei persone, per ognuna delle quali era ricavata una specie di conchiglia nella quale erano sistemati ugelli e soffioni. Ogni postazione aveva i propri controlli così che ciascuno potesse decidere, una volta accesi i due motori comuni, se utilizzare i massaggi ad acqua o ad aria.
Ci immergemmo in silenzio, rotto, dopo qualche minuto, da Elena.
“Questa è una vasca da film porno: bella, spaziosa, accogliente. CI fai porcate con le ragazze che ogni tanto vedo arrivare qui da te?”
“Si!”, avrei voluto rispondere, invece dissi: “Quali ragazze?”
“Vicino porcellino… Le vedo quelle strafiche more che vengono qui da te, quelle che fai parcheggiare nel cortile e quelle che porti a casa tu. Ce ne sono un paio che mi piacerebbe conoscere.”, concluse sorridendo a Francesca.
La guardai un po’ perplesso.
“Non preoccuparti, scherzo!”
Francesca rise, poi disse: “Certo che questa vasca è eccitante. Soprattutto ci sono questi getti che puoi indirizzare al culetto e tra le gambe che mi eccitano da morire.”
Erano stati fatti per quello. C’erano alcuni getti, sul fondo della vasca che se indirizzati correttamente e, soprattutto, se ci si posizionava in un determinato modo, massaggiavano l’ano e le parti intime. Alcune volte, anche da solo, li azionavo per farmi delle seghe spettacolari.
Immaginando che la vasca fosse un orologio e che le conchiglie fossero le ore, io ero posizionato sulle sei, mentre le due ragazze erano sulle dieci e sulle due.
Quando, dopo aver messo in funzione i getti, iniziarono a toccarsi e poi a masturbarsi a vicenda, io le potevo vedere perfettamente.
Vedevo le dita di Elena che stuzzicavano le grandi labbra della fica di Francesca, poi toccavano il clitoride, infine entravano in lei provocandole smorfie di piacere.
Francesca faceva altrettanto con Elena.
Improvvisamente cambiarono posizione.
Elena si accomodò nella conchiglia davanti a me e allargò le gambe per permettere a Francesca di sedersi tra le sue cosce.
Subito iniziò a baciare l’amica sul collo, poi a stuzzicarle i capezzoli, poi le prendeva in mano i seni schiacciandoli dolcemente. Poi, mentre la mano sinistra continuava nella sua opera con il seno, la destra scese lentamente, sfiorando il fianco di Francesca, fino a raggiungerle il sesso, ricominciando a masturbarla.
A francesca quel servizio piaceva, la vedevo che aveva un’espressione contenta, ogni tanto chiudeva gli occhi e reclinava leggermente la testa all’indietro, si mordeva il labbro, oppure mi fissava intensamente, cercando quasi di trasmettermi il suo godimento.
Fu proprio Francesca che, tra un gridolino e l’altro mi disse: “Dai, cazzo fatti una sega!”
Avevo abbastanza paura, anzi, a dir la verità ne ero quasi certo, che non sarei riuscito a sborrare ancora. L’ultima volta che ero riuscito a raggiungere l’orgasmo più di due volte, era stato con una bellissima bionda, ma eravamo stati insieme quasi una giornata intera e avevo quasi cinque anni di meno.
“Dai fatti una sega!”
Il cazzo diventò duro abbastanza velocemente.
Iniziai a masturbami lentamente, facendo scorrere la mano lungo tutta l’asta, avendo cura di mostrare bene a loro sia le mie azioni sia il mio cazzo duro e scappellato.
Francesca iniziava a godere più intensamente, io mi eccitavo e la mia sega diventava sempre più veloce.
Le tremarono le gambe, si inarcò all’indietro ed urlò “SIIIIIIII!!!”
Aveva raggiunto ancora l’orgasmo. Forse fu proprio quella vista, fatto sta che subito dopo anche io raggiunsi l’orgasmo. Questa volta la quantità di sperma che uscì dal mio membro u davvero esigua.
Francesca mi si avvicinò e mi diede un lungo bacio, poi fece la stessa cosa con Elena.
Rimanemmo nella vasca ancora una decina di minuti, durante i quali conobbi meglio le due ragazze.
Mi spiegarono che non erano proprio fidanzate, ma si piacevano e piaceva ad entrambe, ogni tanto, incontrarsi e passare qualche ora insieme. Solitamente lo facevano da sole, ma qualche volta non disdegnavano qualche cazzo di carne. Mi confessarono anche che la storia di Francesca che doveva partire era tutta una montatura, ma erano venute da me con lo scopo di scoparmi. Solo che non si aspettavano che io le avessi lasciate da sole e non fossi intervenuto prima. Francesca era una delle due persone, oltre alle ragazze dell’autogrill, alle quali Elena aveva mostrato i filmati ed avevano deciso insieme di passare un po’ di tempo con me. Si erano divertite, soprattutto nei momenti di mia sottomissione, e non escludevano di tornare a trovarmi. In tutta sincerità questa cosa mi fece piacere: erano due belle ragazze senza troppe inibizioni con le quali mi sarei divertito sicuramente anche io.
Erano quasi le sei di sera quando mi salutarono e mi lasciarono solo.
Si, ma, chi era l’altra persona a cui aveva fatto vedere il filmato?

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