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SE LO FAI PER SOLDI, NON È TRADIMENTO – GIORNO 1

By 26 Settembre 2022No Comments

Salve a tutti, mi presento: sono Matteo, un giovane uomo (diciamo così) alla soglia dei 30 anni e questa è la storia, recentemente accaduta, dei cinque giorni più strani della mia giovane vita.
Sessualmente parlando, si intende.
Fino a qualche anno fa vivevo a Napoli ma adesso per lavoro ho come molti della mia generazione fatto i bagagli verso nord: per la precisione Bologna.
Negli anni, nonostante la mia vita napoletana fosse ormai alle spalle, ho continuato a rimanere molto legato alla città nella quale ho trascorso la maggior parte del mio tempo. Certo, le occasioni per tornare non sono più molte, ma quando posso corro volentieri a salutare il mio passato.
Ma quello che è successo durante l’ultimo di questi miei ritorni, è stato così incredibile da spingermi a scriverne per fermare nel tempo l’essenza di quanto accaduto.
Il solo ripensarci mentre ne scrivo, mi fa tremare lo stomaco e spinto dalla curiosità di non rimanere il solo a fare i conti con queste emozioni, ho deciso di condividere le parole e i ricordi che seguono.
Ma partiamo dall’inizio, di questo mio “partire”.
Siamo a fine estate di questo stranissimo anno e le tre settimane di ferie ormai agli sgoccioli, cominciano a fare da preludio al ritorno a casa ed alla vita di tutti i giorni.
Come ogni anno, decido di anticipare di qualche giorno il ritorno per potermi assestare ma diversamente dagli anni scorsi in cui ero solito rientrare direttamente a Bologna, colgo l’occasione dei giorni di anticipo per tornare a Napoli e salutare un po’ di pezzi della mia vita passata.
Come sempre, prima di partire, avverto del mio ritorno un po’ di persone: amici, compagni di università, vicini di casa.
E tra le tante persone che avverto una carissima signora, amica di famiglia e cara amica di mia madre, con la quale negli anni, nonostante la distanza, ero rimasto in contatto: la donna da cui tutto quello che leggerete ha avuto inizio: il suo nome? Daniela…
I puntini sospensivi, nel suo caso, non sono solo un vezzo stilistico di dubbio gusto ma un vero e proprio sospiro lanciato a mezz’aria tra un ricordo d’adolescente e la realtà attuale di un rapporto ormai perlopiù virtuale (per via della lontananza) in cui ogni tanto ritrovo il suo saluto affettuoso.
Donna energica da sempre in carriera, titolare a 46 anni di un affermato studio legale, e decisamente bella; Daniela era stata per tutto il periodo napoletano della nostra vita la più cara amica di mia madre e frequentava spesso casa nostra, visto che una delle sue figlie era molto amica di mia sorella Giada.
Ero sempre stato ammaliato in qualche modo da Daniela, donna che non ti saltava all’occhio tanto perché avesse una bellezza mozzafiato, ma più per la femminilità evidente e mai volgare oltre che per quel fisico asciutto e sensuale che ti calamitava, nonostante fosse ormai mamma di due figlie.
Il suo matrimonio, invece, era purtroppo naufragato da poco. Tradita e ferita dall’uomo cui aveva dedicato tutta se stessa, a volte anche a discapito della propria professione per quanto ne sapevo.
E della fine di quel rapporto ero venuto a sapere da lei stessa, in uno dei tanti messaggi con i quali mi chiedeva come stessi.
Note identificative a parte, quando le dissi del mio ritorno, fu entusiasta e mi invitò a passare da casa per un pranzo, così da salutare la famiglia, o quel che ne restava; e vista la situazione delicata, decisi che sarei passato proprio il primo giorno, appena giunto a Napoli. Giusto il tempo di lasciare i bagagli nell’alloggio che avevo prenotato per quei giorni.
Arrivato di fronte al cancellone del condominio, quasi sempre lasciato aperto dal portiere, salii le scale fino alla porta di casa di Daniela e suonai il campanello.
Daniela mi accolse calorosamente, con uno di quei grossi e lunghi abbracci che era solita darmi ogni volta che tornavo. Era sempre stata una donna molto dolce nonostante portasse addosso, con grazia viva e decisa, l’audacia della donna in carriera.
Eppure quell’abbraccio fu diverso e non sarò mai abbastanza in grado di rendervi, pur muovendomi bene con le parole, la sensualità con cui mi arrivò quel gesto.
D’altronde gli anni passavano, ma la sua femminilità non accennava a sfiorire ed anzi era più che mai vivida ed evidente nonostante tutto e nonostante quell’ultima batosta presa che l’aveva asciugata un po’ in viso senza però deturpare troppo la grande sensualità che aveva sempre avuto.
Era insomma ancora una donna attraente e sensuale, proprio come quando l’avevo vista l’ultima volta e no, le foto che di tanto in tanto sbirciavo nelle stories di whatsapp (probabilmente condivise per mostrare all’ex marito quanto fosse felice nonostante tutto), non mentivano: era ancora in gran forma!
I capelli ricci di colore biondo ramato le incorniciavano gli occhi marroni ed il viso tondo e sfinato, puntinato di piccole lentiggini, portava con delicatezza i segni del tempo; a completare la sua femminilità, un fisico che nonostante le due gravidanze e l’avvicinarsi dei 50, era snello, tonico, ed attraente.
Non era molto alta ma a compensare la statura, c’erano curve sensuali: due seni sodi e ben visibili (ad occhio una terza) sotto cui scendeva il vitino asciutto, cinto delicatamente da quei delicati fianchi che sfociavano in un sedere tonico di giuste proporzioni che Daniela incorniciava spesso con tubini e tailleur un po’ aderenti.
Come ho già detto, era sempre stata una donna particolarmente elegante senza che ciò avesse mai comportato più di tanto il dovere rinunciare alla sua femminilità che non restava mai ingessata nei panni austeri dell’avvocato.
Quel giorno poi, quella femminilità già evidente anni prima, era se possibile anche più potente.
Non so se fosse per via del mio arrivo o per qualche udienza particolare cui aveva partecipato e neanche mi importava indagare il perché, preso com’ero da ciò che vedevo davanti ai miei occhi: lei, con indosso un vestito di cotone bianco, candido e leggero quel tanto che basta per accennare in trasparenza la pelle ben abbronzata e che, nonostante le trasparenze ed il cinturino in cuoio intrecciato stretto sotto il seno a sottolineare i fianchi,le incorniciava dolcemente le forme senza risultare volgare.
Le gambe, lucide d’abbronzatura e scoperte, erano esaltate da un sandalo di cuoio (molto sensuale) allacciato alla caviglia, con tacco abbastanza alto da tirarle gambe ed polpacci e con una fibbia a ridosso delle dita dei piedi che lasciava all’occhio tutta la sensualità dei suoi piedi sfinati, ornati di delizioso smalto rosso acceso, quasi fucsia.
Dopo i convenevoli, ci accomodammo per il pranzo e terminato il pasto, una volta salutate le figlie ormai divenute ragazze piene di impegni, restammo soli e ci spostammo in salotto per il caffè. Fu l’occasione per andare fuori dai discorsi convenevoli di pranzo, dettati anche dalla presenza delle figlie ed entrare un po’ più in conversazioni intime. Da “adulti, diciamo così.
Tuttavia, pur essendo passati su un piano di maggiore intimità, non mancavano gli sguardi affettuosi e risate dolci continuavano a fare da sottofondo a quel pomeriggio insolito per entrambi ed a metà strada tra l’incontro col passato ed un presente quantomai diverso.“Sai Daniela, mi dispiace moltissimo per quello che ti sta capitando. Scusami se lo dico eh, ma che stronzo! Dopo una vita passata insieme, farti una cosa così” – dissi io, con imbarazzo –“..so che la domanda è banale e stupida e che te l’ ho già chiesto via messaggio..ma.. come stai?”
Dopo un breve sospiro, quasi a darsi forza mi rispose: “All’inizio, non è stato facile anzi..le litigate, le bambine ed il colpo preso.. ma va bene così adesso.. mi ha tradita ed io ho solo fatto quello che dovevo. D’altronde cosa potevo fare? Anni ed anni passati a convincere le mie clienti che un rapporto finito non è salutare..ma applicare su di sé ciò che si predica è sempre molto più difficile..no?” -e dopo un ulteriore attimo di riflessione e qualche altro sospiro abbassò lo sguardo e sbottò: “ma ..dico io.. posso capire la noia o la monotonia, posso capire che magari ci si sente attratti da donne più giovani. La crisi di mezza età gli sarà venuta! Ma a me, non ha mai dato segni di noia o malumore all’interno della coppia, nemmeno nell’intimità!”
E proseguì: “E allora una che deve pensare? Chiaro che poi pensi di non valere abbastanza.. e non sai quanto mi senta una sciocca anche solo a pensare queste cose. Come una ragazzina. Dio mi sento una sciocca!!”
Ammetto che non ero il più imparziale dei giudici.
E questo per tutta una serie di motivi e di fantasie che nel corso degli anni, Daniela, aveva suscitato in me. Quando ad esempio veniva a casa qualche anno prima ed io facevo di tutto per mostrarmi più grande ed attraente di quello che ero; o quando in spiaggia mi capitava di fermarmi a guardarla prendere il sole o quando, sempre a casa, mi capitava di provare a cercarle sotto le trasparenze dei vestiti o tra i bottoni della camicetta qualche istantanea da portare con me. E spesso, ci riuscivo senza che lei si accorgesse di nulla.
Così, nonostante l’imbarazzo, le risposi dicendole che non doveva dire sciocchezze e che non era colpa sua ma di un uomo troppo ingordo per meritarla
e che non era certo la mancanza di femminilità che l’aveva portato a farlo.
Daniela mi sorrise dopo avermi ascoltato scandire dolcemente e con convinzione ognuna di quelle parole. Mi tese una mano sul viso e guardandomi mi disse:“Matteuccio Matteuccio…che dolcezza…volesse il cielo e fossero tutti come te gli uomini! Allora si, che quelle come me sarebbero senza dubbio felici! Senza lavoro, perché chi divorzierebbe? Ma perlomeno, felici ed anche io lo sarei”
Nel frattempo io ascoltavo e scoppiavo dentro, per ciò che diceva certo, ma soprattutto perché sporgendosi per accarezzarmi aveva lasciato intravedere tutta la bellezza che portava in quel vestito ed a differenza di qualche anno prima, questa volta non avevo dovuto spiare per trovare le mie instantanee.
Stringevo le mani forte sulla seduta del divano e il cuore accelerava man mano che ci pensavo mentre i jeans cominciavano a divenire più stretti.
Nel frattempo ci abbracciamo d’istinto e inaspettatamente, dopo quell’ abbraccio, iniziammo ad addentrarci in discorsi ancora più intimi, complice anche l’odore eccitante del caffe:“Devo dirti la verità. Lui manca e manca quello che insieme negli anni abbiamo costruito. Ma, quello lo accetti poi. La cosa che più mi manca e non ti capaciti ad accettare è la mancanza del sesso. Sono mesi e mesi che non ho un rapporto! Nemmeno per vendicarmi ci sono riuscita! Non so..non so se non ne ho voglia o se il ricordo di noi è ancora troppo forte. Se solo ripenso ai miei vent’anni, alla forza che avevo e a come parlo adesso, rabbrividisco. Io così forte, ridurmi così per un uomo..Mah..”.
Io le risposi con altrettanta schiettezza e cercando di non farmi turbare da quelle parole, come a voler dare l’impressione di essere pienamente a mio agio a parlare di desideri sessuali: “Non lo dire a me..
Con il lavoro e il poco tempo, non è che abbia granché vita sociale ormai. Ed in più quella stronza di Camilla ha lasciato una voragine dentro me tale da farmi passare la voglia anche solo di provarci con quelle poche persone che incrocio qua e là. È come se nonostante tutto, una parte di me le resti fedele e si rifiuti di andare oltre. Ma la fame c’è…te lo garantisco Dani”
Lei rise, inizialmente. E pure di gusto!
Che dire. Di certo, non la fece sorridere il dolore che provavo ma probabilmente,l’idea che la fedeltà potesse durare oltre la rottura trasformandosi in incapacità di andare oltre, le suonò familiare .
Tuttavia, non era bellissimo essersi denudati in quel modo ed avere ricevuto in cambio una risata.
Ma dal sospiro seguente, ebbi la conferma che quella risata non era solo una risata, ma una scintilla di empatia accesa nella sua anima e che forse, anche per un solo attimo, si era sentita meno sola.
Era una gran vittoria, visto il suo stato d’animo e forse, non le stavo arrivando più come ragazzino ma come uomo.
Poi tornò seria ed alzandosi per prendere le tazze con il caffè, sospirò nuovamente. Dopodiché, le ripose sul mobiletto di fianco al divano e si fermò un attimo li accanto per prendere qualcosa da un cassetto.
In quei pochi secondi, poco prima che tornasse a parlare, era di fianco a me, girata di spalle e così pericolosamente vicina che avrei potuto allungare un sonoro e godurioso cinque su quel sedere sodo.
Riprese a parlarmi mentre intanto mi perdevo là dove l’orlo del vestito finiva per lasciare spazio alla pelle lucida delle gambe abbronzate e tese:“Non fraintendere la mia risata, Matteo. Ciò che dici è comprensibile e se sorrido, è solo perché pur sapendo di non essere la sola a provare certe cose, non avevo ancora ascoltato nessun’altro trovarsi nella stessa mia condizione. E lo ribadisco tesoro: ciò che dici è molto dolce e qualsiasi sia la parte di te che si ritira di fronte all’andare oltre, questa testimonia che hai amato in modo puro una persona purtroppo non pura come te. Fidati di me, non tradirai il tuo cuore aprendoti al piacere che verrà”
Era un pensiero lucidissimo, forse scontato ma che dipingeva a parole non soltanto l’amarezza di ciò che quella donna stava passando ma anche tutta la lucida consapevolezza di quanto fosse importante, in qualche modo, tornare a vivere .
Provai ad accennare una risposta, cercando di non perdere la dolce intimità che si era creata:“Dani credimi..vorrei andare oltre, tanto. E liberarmi di questo peso opprimente e finalmente rimuoverla dalla mia testa. Ci vorrebbe proprio una come te..Anche perché, onestamente, sto per esplodere..”. E la guardai fisso e serio, con audacia e fuoco vivi dritto in quegli occhi marroni. Fu la prima volta che la guardai davvero negli occhi e la prima vera volta che stavo provando a sedurla.
Temevo di avere superato il limite e di essere passato davanti a quegli occhi, come un morto di figa.
E invece, Daniela mi si avvicinò e sorridendo mi diede un bacio dolce, incredibile e inaspettato.
Poi si allontanò dalle mie labbra ma comunque rimanendo ad una distanza tale da potere sentire il suo respiro che incrociava il mio e con una mano sulla mia guancia, quasi sussurrando:“Su, Matteo. Dimmi che non hai sentito niente. Dimmi che il tuo primo pensiero è stato rifiutare questo bacio.
Non credevi di poter prendere in mano la tua vita, le tue voglie.. ma quando meno te lo aspetti, è la vita a farlo per te. Nel tuo caso, una vecchia affettuosa “zia”. Tu non devi fare altro, che aiutarla un po’ …la vita…”.
Rimasi in silenzio a godermi quel momento:lei bellissima, restava in piedi di fronte al mio viso leggermente chinata e col seno che quasi scoppiando, chiedeva di respirare aria d’estate mentre le mie mani quasi andavano a sfiorare le sue bellissime gambe.
Mai prima le ero stato così vicino ed ormai era abbastanza chiaro: avevamo superato entrambi un piccolo punto di non ritorno; un’apertura estrema del nostro rapporto, una empatia più intima che ci aveva spinto oltre il semplice ed affettuoso rapporto costruito fin lì. Ma quanto oltre, lo avremmo forse capito entrambi di li a poco. O almeno, questa era la mia speranza.
D’altronde, quella inaspettata situazione mi stava smuovendo dentro e per la prima volta sentii il pensiero di Camilla affievolirsi: per la prima volta, da quando era finita quella storia, non avevo intenzione di fermarmi.
Per quel giorno volevo essere quello che nei mesi precedenti non ero stato capace di essere. Audace.
E volevo che le parole lungimiranti di Daniela, anche solo per quel giorno, divenissero la sola mia regola.

…{CONTINUA}….

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