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Sesso con la mia professoressa in gita

By 4 Giugno 2020One Comment

Era un giorno tranquillo, uguale a tutti gli altri, un grigio giorno di scuola che, chiunque, una volta entrato in quelle quattro mura anonime, vorrebbe che giungesse al termine il prima possibile. Valentina aveva inoltre pochi incentivi per entrare in classe. Era una ragazza per lo più solitaria e cercava ogni pretesto per non entrare in quell’Inferno. Tuttavia, anche quel giorno come molti altri, una volta scesa dallo scooter ed aver rivolto uno sguardo alla parte retrostante della scuola, forse ancora più brutta di quella anteriore, fece un respiro profondo e si fece travolgere dalla solita massa mattutina di persone affaccendate, chi a chiacchierare vicino al bar, chi vicino le classi dei propri amici e chi, ancora, a ripetere, disperato e sconvolto in viso, qualche ultima cosa per accaparrarsi almeno una sufficienza all’interrogazione dell’ora successiva.                                                                                                                       

Una volta entrata nell’ aula, un luogo piccolo e perennemente dal cattivo odore, lasciò lo zaino sul suo banco, che fortunatamente era alle prime file, e diede un bacio sulla guancia al suo unico vero amico, Giuseppe.         

“Chi abbiamo alla prima ora?’ domandò a Giuseppe, non essendo ancora in grado di memorizzare l’orario settimanale, nonostante fossero passati già quattro interminabili mesi dall’inizio dell’anno. ‘Fisica, poi storia, inglese, italiano e, infine, scienze’.                                                                                                         

Ma la sua attenzione si era soffermata sulla parola inglese. L’inglese era senza dubbio la sua materia preferita, ma il vero motivo per cui le si formò un sorriso sulle labbra era un altro: la sua professoressa, M.                                                                                                                                                  M era una vera e propria donna, elegante, sempre vestita bene, tutto firmato, capelli biondi e sempre tutta sulle sue. Non era eccessivamente magra, ma aveva le giuste forme e curvature sia di seno che di fianchi. Era temuta da tutti perché molto irascibile e quando qualcuno le faceva perdere tempo o la stressava, gli urlava contro facendogli veramente paura. Ma Valentina era l’unica con cui M avesse complicità e che la capiva, spesso anche calmandola.                                               

Era successa, però, una cosa qualche giorno prima, che aveva fatto nascere in Valentina degli strani pensieri riguardo M. Erano entrambe in classe alla fine dell’ora dove non c’era quasi nessuno a causa dell’interrogazione di scienze, e Valentina si era spostata di fronte la cattedra, per poter stare più vicina a lei, quando, abbassato lo sguardo sulla sua maglietta, aveva notato una scollatura enorme, con i suoi due seni ben generosi che sembravano quasi litigare tra loro per farsi spazio tra la scollatura.

Immediatamente, i loro sguardi si erano, come sempre, incrociati e Valentina, per non mettere in evidenza il suo stupore, che si stava manifestando con le solite vampate rosse su tutto il volto, finse di scrivere.                

Quella scena le era rimasta in testa tutto il giorno e anche quello dopo e quello dopo ancora, tant’è che non seguiva più nessun’altra spiegazione perché nei suoi occhi e nella sua mente, c’era solo lei, con il suo bel seno che metteva in mostra, quasi a farla apposta. 

I giorni passarono così, con sempre più fantasie sessuali da parte di Valentina nei confronti di M, fino a che non giunse la tanto attesa gita, di cui M era fortunatamente una delle prof accompagnatrici.

Non era il primo viaggio che Valentina faceva con M, ma era così felice di partire di nuovo con lei, che già fantasticava su ciò che sarebbe potuto succedere e che voleva cercare realmente di realizzare.                  

Atterrati a Praga si diressero verso l’hotel e la prima notte venne trascorsa tutti insieme a chiacchierare del più e del meno e a pensare a quale discoteca andare il giorno dopo.                                                             

La sera seguente, i professori avevano accompagnato noi ragazzi a bere in dei locali, prima di rientrare in hotel lasciando a chi volesse la possibilità di andare a ballare nella discoteca decisa il giorno precedente.    Valentina però decise di non andare e di approfittare invece del momento di scioltezza offerto dall’alcol e dunque rientrò in hotel con una scusa. A causa di una ferita superficiale, ma da cicatrizzare, al fianco destro, si recò nella stanza di M per chiederle se avesse dei cerotti.

Una volta bussato ed essere entrata, Valentina notò con suo estremo piacere che M era in accappatoio e che molto probabilmente era nuda sotto, in quanto sul letto era già preparato l’intimo da indossare per la notte. ‘Camicia da notte e perizoma, mmmh..’ pensò tra se e se. In imbarazzo, M prese subito l’intimo e lo nascose sotto il cuscino.

Valentina allora si sedette sul letto e chiese ad M una mano a mettere il cerotto. Pensava a come fare a tentare un approccio ma per fortuna, nel rialzarsi, M, che ancora sentiva gli effetti dell’alcol (col quale avevano tutti un po esagerato) per sbaglio scostò l’accappatoio, apparendo in tutta la sua bellezza e le sue forme di fronte a Valentina. Aveva un seno davvero ben definito come Valentina aveva più volte fantasticato nei suoi sogni erotici.                                                                           

M, presa dalla vergogna, cercò di coprirsi con un movimento brusco, ma così facendo scivolò sul letto, ritrovandosi di fianco a Valentina. Valentina poteva avvertire il respiro di M sul fianco ancora scoperto, che si faceva sempre più affannoso. Allora Valentina abbassò lo sguardo verso il suo seno, che da quella prospettiva le appariva ancora più perfetto e tondo e notò come i suoi capezzoli si erano induriti. Allora, quasi avvertendo che fosse la cosa giusta da fare in quel momento, probabilmente spinta dall’alcol e dall’eccitazione ormai alle stelle, Valentina avvicinò le sue mani su di essi, avvolgendoli e iniziando a pizzicarli e a giocherellarci, fino a che non notò che M portò indietro la sua testa, cosa che le fece capire quanto le stesse piacendo tutto ciò.                                                                                   

Imperterrita, Valentina avvicinò le sue labbra su di essi e, dopo averli dapprima sfiorati entrambi, usò la lingua per inumidirli e pian piano li succhiò con tanta avidità che sembrava quasi volesse consumarli. In tutto questo, M evitava di guardarla negli occhi, ma fremeva troppo per fingere di essere indifferente a quanto stava accadendo. Allora Valentina pian piano iniziò a baciare ogni punto del suo petto fino a che non arrivò al collo, che con una mano accarezzava e con la bocca baciava. Tutto ciò la fece rabbrividire, tant’è che allontanò Valentina da se, la quale, però, le prese il viso e la baciò con tutta la dolcezza e l’ avidità che si possono trovare insieme. Stettero minuti interi ad assaggiarsi, a mordicchiarsi e ad assaporare ogni punto di questo loro luogo erogeno, che fece accendere sempre di più la passione. Allora, Valentina invitò M ad aggiustarsi sul letto e riprese a baciare e a leccare M, con ancora più passione e vigore di prima, scendendo man mano sempre più in basso. I minuti sembravano secondi e poi ore e poi di nuovo minuti, il tempo era ormai tutto solo una convenzione esterna e superflua, che non le toccava più minimamente.                                        

Mentre la sua bocca continuava a baciare M dappertutto, la mano di Valentina scese verso il punto che tutte e due stavano ormai bramando da un po’, prese dall’ eccitazione e dal calore che le avvolgeva, che ormai si stava disperdendo in tutta la camera. Il movimento che seguì questi secondi appariva quasi premeditato, come se già fosse stato compiuto mille altre volte. E forse era così? Forse in quei sogni che Valentina aveva fatto tante e tante volte, ognuno di questi gesti e di queste azioni gli immaginava così? La mano era alla ricerca del punto G, di quel piccolissimo punto, del tutto invisibile che ti fa viaggiare lontano, che ti fa allontanare da tutto e da tutti, dandoti interi secondi di piacere e benessere, che alla fine di tutto speri che ritornino dopo poco per ridarti la stessa spinta. E fu così che andò. Ogni movimento, anche impercettibile, delle dita di G faceva trasalire M che dopo un po’ si liberò in un gemito squillante, che ti trascinava con se in quel mondo lontano.

One Comment

  • Notorius Notorius ha detto:

    Brava, scritto bene seppur con qualche errore. Dimostri di essere intelligente e questo mi intriga sempre. Nelle mie esperienze ho avuto spesso a che fare con donne che attraverso me hanno conosciuto esperienze saffiche che mai avrebbero pensato di vivere. Se vuoi parlarne in calce ai miei racconti come Notorius trovi il modo di contattarmi.

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