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Luke si era lasciato alle spalle il caos della sua vita precedente, cercando rifugio nella quiete della Sardegna. La sua valigia, leggera e senza fronzoli, rifletteva il suo stato d’animo: vuoto, ma pronto a riempirsi di nuovo. A 35 anni, si sentiva come se stesse ricominciando da zero, con più domande che risposte. Il divorzio, dopo dieci anni di matrimonio, lo aveva lasciato stordito, come se si fosse svegliato da un sogno che non ricordava più. Ora, con il sole che gli scaldava la pelle e il suono delle onde che gli cullava i pensieri, cercava solo pace. O forse, qualcosa di più che non sapeva ancora definire.

Simon, invece, era all’inizio di tutto. A 19 anni, il mondo gli sembrava un’enorme tela bianca, ma non sapeva ancora con quale colore dipingerla. Era in vacanza con un gruppo di amici, tutti etero, tutti sicuri di sé, tutti con vite già tracciate. Lui, invece, si sentiva come un’ombra, un’incognita. Non aveva mai dichiarato la sua omosessualità, né aveva mai fatto l’amore. Ma sapeva cosa desiderava. E chi. Lo scoprì il primo giorno al chiosco, quando i suoi occhi incontrarono quelli di Luke.

Luke era in piedi, il costume bianco bagnato che aderiva ai suoi fianchi scolpiti, una birra in mano e uno sguardo spento che sembrava raccontare storie che Simon non osava immaginare. Era bello, certo, ma non era solo quello. C’era qualcosa di vero in lui, qualcosa di rotto ma non del tutto spezzato. Simon non riusciva a distogliere lo sguardo, eppure, ogni volta che Luke lo guardava, abbassava gli occhi, come se il suo desiderio fosse una colpa.

Luke, dal canto suo, aveva notato quel ragazzo biondo con gli occhi verdi che lo osservava di nascosto. Non era solo curiosità, c’era qualcosa di più. Fame trattenuta, timore, e forse, un’eco dei suoi stessi dubbi. Luke sapeva cosa significava guardare dalla parte sbagliata, e in Simon vedeva un riflesso di se stesso, più giovane, più insicuro, ma altrettanto affamato.

Per tre giorni, il loro corteggiamento fu muto. Simon arrivava sempre verso le 17, quando il sole era più gentile e il chiosco meno affollato. Si sedeva vicino, ma non troppo, come se volesse essere notato senza essere visto. Luke, intanto, leggeva o beveva, sempre solo, ma ogni tanto lanciava uno sguardo veloce verso Simon, come per assicurarsi che fosse ancora lì. E lo era. Sempre.

Simon si odiava per quanto desiderava. Desiderava cosa, non lo sapeva esattamente. Forse una parola, un sorriso, un segno che gli dicesse che non era solo. Ma tornava, ogni giorno, come se il chiosco fosse l’unico posto dove potesse respirare. Fino a che, una sera, mentre camminava lungo la riva, sentì una voce profonda alle sue spalle.

«Hai perso qualcosa?»

Simon si voltò, il cuore che batteva all’impazzata. Luke era lì, con un sorriso leggero, senza malizia, solo curiosità.

«No, solo… guardavo il mare.»

Luke si avvicinò, i suoi occhi azzurri che sembravano vedere oltre. «Io guardavo te.»

Simon arrossì, le parole che gli si bloccavano in gola. Non sapeva cosa dire, cosa fare. Ma non se ne andò. Restarono lì, a camminare piano lungo la riva, il silenzio tra loro carico di possibilità. Il cielo virava al rosa, e il mare rifletteva i colori del tramonto, come se il sole di giugno stava trattenendo il fiato per loro.

Non successe nulla quella sera. Solo un addio mormorato, un sorriso timido di Simon e un cenno del capo di Luke. Ma qualcosa si era aperto. Un varco, una crepa nel muro che entrambi avevano costruito intorno a sé.

Il giorno dopo, si sedettero insieme al chiosco. Simon parlò poco, le parole che gli uscivano a fatica, come se ogni frase fosse un rischio. Luke, invece, parlò di più. Non di sé, non subito, ma di cose banali: il tempo, il mare, la birra che bevevano. Poi, piano piano, si aprì. Gli raccontò del suo divorzio, senza melodramma, senza lacrime. Solo la verità.

«A un certo punto non sentivo più niente. E poi ho capito che forse… avevo sempre guardato dalla parte sbagliata.»

Simon sentì un brivido lungo la schiena, come se quelle parole fossero state pronunciate per lui. Non si sentì più solo. In quel momento, capì che non era l’unico a cercare qualcosa, a guardare dalla parte sbagliata, a desiderare senza sapere cosa.

Luke lo guardò, i suoi occhi che sembravano leggere l’anima di Simon. «E tu? Hai mai guardato dalla parte sbagliata?»

Simon abbassò lo sguardo, le mani che si stringevano intorno alla birra. «Forse… sto ancora cercando di capire dove guardare.»

Luke sorrise, un sorriso vero, senza giudizio. «Allora forse siamo nella stessa barca.»

Il silenzio che seguì fu diverso. Non più carico di tensione, ma di comprensione. Simon sentì qualcosa che non provava da tempo: un senso di appartenenza, anche se solo per un momento.

Quando il sole calò del tutto e il chiosco iniziò a svuotarsi, Simon si alzò, incerto su cosa fare. Luke lo guardò, come se stesse aspettando una decisione.

«Vuoi… camminare ancora?» chiese Simon, la voce che tremava leggermente.

Luke annuì, e insieme si allontanarono dal chiosco, verso la riva. Il mare era calmo, le onde che si infrangevano dolcemente sulla sabbia. Camminarono in silenzio, i loro passi sincronizzati, come se stessero danzando su una musica che solo loro potevano sentire.

Simon non sapeva cosa sarebbe successo dopo. Non sapeva se avrebbe trovato il coraggio di dire quello che provava, o se avrebbe continuato a guardare dalla parte sbagliata. Ma in quel momento, con Luke al suo fianco, si sentiva meno solo. E forse, era già abbastanza.

Il cielo era ora un’esplosione di stelle, e tutto sembrava sospeso in un attimo di perfetta imperfezione. Simon si voltò verso Luke, i loro sguardi che si incontrarono, carichi di domande senza risposta.
«È strano, vero?» disse Simon, rompendo il silenzio. La sua voce era un sussurro, quasi timorosa di disturbare la magia di quel momento. «Come tutto sembri così… semplice, quando invece è tutto così complicato.»

Luke si voltò verso di lui, i suoi occhi azzurri cerulei che brillavano nel buio. «Forse è perché qui, lontano da tutto, non ci sono aspettative. Solo noi e il mare.»

Simon annui, sentendo un nodo formarsi nella gola. Non sapeva come esprimere quello che provava, ma sapeva che era qualcosa di importante. Qualcosa che lo spaventava e lo eccitava allo stesso tempo. «Grazie,» mormorò, senza sapere perché, ma sentendo che era la cosa giusta da dire.

Luke sorrise, un sorriso che illuminò il buio come un faro. «Grazie a te.»

Il tempo sembrò fermarsi, tutto sembrò dissolversi in un’unica, intensa emozione. Simon sentì il cuore accelerare, il sangue scorrergli nelle vene con una forza che non conosceva. E poi, senza pensarci, si avvicinò.

Il primo bacio fu timido, esitante, come se entrambi temessero di rompere l’incantesimo. Le labbra di Luke erano calde e morbide, e Simon si perse nel loro sapore salato, mescolato al dolce profumo del mare. Le mani di Luke gli sfiorarono il viso, delicatamente, come se temesse di spezzarlo. Simon chiuse gli occhi, lasciandosi avvolgere da quella sensazione, da quel contatto che sembrava durare un’eternità e un istante allo stesso tempo.

Quando si staccarono, tutto era cambiato. Non c’era più solo il mare, il cielo, le stelle. C’era qualcosa di più, qualcosa che li legava in modo indelebile.

«Dobbiamo andare via di qui,» sussurrò Simon, la voce tremante. Non sapeva perché lo avesse detto, ma sapeva che non potevano restare lì, esposti agli sguardi del mondo.

Luke annui, prendendolo per mano. «C’è un posto, poco più in là. Un angolo nascosto, dove nessuno ci troverà.»

Camminarono in silenzio, guidati solo dalla luce della luna. Il posto che Luke aveva in mente era una piccola caletta, protetta da alte rocce e avvolta in un’ombra rassicurante. L’aria era più fresca lì, e il suono del mare sembrava un lontano sussurro.

Simon si sedette sulla sabbia, il cuore che batteva all’impazzata. Luke si inginocchiò davanti a lui, gli occhi pieni di una domanda che non osava pronunciare. «Simon… c’è qualcosa che devo dirti.»

Simon lo guardò. «Anche io.»

Luke sorrise, un sorriso dolce e malinconico. «Non ho mai… non ho mai fatto l’amore con un altro ragazzo.»

Simon lo fissò, sentendo un peso cadergli dalle spalle. «Nemmeno io.»

Per un attimo, i loro sguardi rimasero fissi l’uno dell’altro . Poi, Luke rise, una risata leggera e liberatoria. «Allora siamo due idioti.»

Simon rise con lui, sentendo un’ondata di sollievo. «Due idioti perfetti.»

Luke si avvicinò, le labbra che sfioravano quelle di Simon in un bacio dolce e profondo. Le loro mani si cercarono, si intrecciarono, si volevano. Simon sentì le dita di Luke scivolare sotto la sua maglietta, sfiorandogli la pelle con una delicatezza che lo fece tremare.

«Sei sicuro?» sussurrò Luke, gli occhi pieni di preoccupazione.

Simon annui, la voce ferma. «Non sono mai stato così sicuro in tutta la mia vita.»

Luke sorrise, un sorriso che gli illuminò il viso. Poi, con movimenti lenti e sicuri, iniziò a spogliarlo. La maglietta cadde sulla sabbia, seguita dai pantaloni. Simon si sentì vulnerabile, esposto, ma allo stesso tempo libero, come se avesse finalmente trovato il coraggio di essere se stesso.

Le mani di Luke esplorarono il suo corpo, tracciando mappe di piacere sulla sua pelle. Le dita sfiorarono i suoi addominali, scesero lungo i fianchi, si attardarono sui punti più sensibili. Simon chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare da quelle sensazioni, da quel tocco che sembrava conoscere ogni suo desiderio.

«Sei così bello,» mormorò Luke, la voce roca di desiderio.

Simon sorrise, sentendo un calore diffondersi in tutto il corpo. «Anche tu.»

Luke si spogliò a sua volta, il corpo scolpito illuminato dalla luce fioca della luna. Simon lo osservò, incantato, mentre si avvicinava di nuovo. Le loro pelli si toccarono, si fusero, in un abbraccio.

Le labbra di Luke scesero lungo il collo di Simon, lasciando una scia di baci caldi e umidi. Simon gemette, il piacere che gli percorreva il corpo come un’onda. Le mani di Luke scesero lungo la sua schiena, si attardarono sui glutei, lo attirarono più vicino.

«Voglio assaggiarti,» sussurrò Luke, la voce piena di desiderio.

Simon annui, il cuore che batteva all’impazzata. Si lasciò guidare. Luke si lasciò cadere nella sabbia, mentre Simon si posizionava tra le sue gambe. Le dita di Simon sfiorarono la sua erezione, facendolo sussultare. Poi, con un movimento lento e deliberato, Simon abbassò i suoi slip.

Il primo contatto fu elettrizzante. Le labbra di Simon avvolsero il suo membro, calde e umide, mentre la lingua tracciava cerchi di piacere. Luke gemette, le mani che si aggrappavano alla sabbia mentre il piacere lo travolgeva. Simon lo guardò, gli occhi pieni di desiderio, mentre continuava a succhiare, a leccare, a esplorare ogni centimetro di lui.

«Simon…» ansimò Luke, sentendo il piacere salire, salire, fino a diventare insopportabile.

Simo sorrise, il viso lucido di saliva. «Non ancora.»

Luke chiuse gli occhi, cercando di controllare il respiro. Ma era inutile. Il piacere era troppo intenso, troppo travolgente. E poi, con un ultimo movimento, Simon lo portò al limite, facendolo esplodere in un orgasmo abbondante.

Luke aveva il corpo tremante, mentre Simon si sdraiava accanto a lui. «Ora tocca a me,» sussurrò Simon, la voce ancora tremante.

Luke sorrise, prendendogli la mano. «Prenditi tutto il tempo che vuoi.»

Simon accarezzava il membro di Luke, ancora caldo , ancora umido della sua saliva, lo sentiva crescere e pulsare tra le sue dita. Dopo si mise a cavallo di lui, sentendo il membro di Luke duro e pulsante contro il suo ventre. Le loro labbra si cercarono, si fusero, in un bacio profondo e appassionato. Poi, con movimenti lenti e sicuri, Simon si abbassò, avvolgendo Luke in un abbraccio faceva scivolare le sue mani lungo la sua schiena.

Il primo contatto fu dolce, esitante. Ma poi, con un movimento deciso, Luke lo penetrò, sentendo il corpo di Simon contrarsi intorno a lui. Simon gemette, le mani che si aggrappavano alle sue spalle mentre il piacere li travolgeva.

Luke iniziò a muoversi, lentamente all’inizio, poi con sempre maggiore intensità. I loro corpi si muovevano all’unisono, in un ritmo antico e primordiale. Le stelle sembravano osservarli, il mare li cullava, mentre il piacere li portava sempre più in alto.

«Luke…» ansimò Simon, il viso contratto dal piacere.

Luke sorrise, il cuore pieno di gioia. «Non fermarti.» gli implorava Simon. Non aveva più paura di essere nella direzione sbagliata. Aveva perso la verginità con Luke — forse uno sconosciuto, o forse l’uomo che stava aspettando da sempre — ma quella notte aveva capito cosa significava davvero fare l’amore. E Luke glielo aveva insegnato, senza parole, solo con il corpo, la pazienza e un’attenzione che Simon non aveva mai immaginato possibile.

E poi, con un ultimo movimento, si lasciarono andare, esplodendo in un orgasmo che sembrò illuminare il cielo. I loro corpi si fusero, si mescolarono, in un’unica, intensa emozione.

Quando tutto finì, giacevano esausti sulla sabbia, i corpi coperti di sudore e sabbia. Luke si voltò verso Simon.
Non si dissero niente per un po’. Solo il rumore lontano del mare e il battito che ancora non si era del tutto calmato.

Poi, Simon girò la testa verso di lui. «È sempre così?»

Luke sorrise, senza voltarsi. «No. Non lo è quasi mai così.»

Simon restò in silenzio. Il cuore gli si strinse, ma non di paura.

«Tu mi hai fatto sentire… al posto giusto.»

Luke allora lo guardò, serio. «È perché ci sei. Finalmente. Al posto giusto, nel momento giusto.»

Simon chiuse gli occhi, come a custodire quella frase dentro di sé.
Poi disse piano: «Grazie. Non solo per stanotte. Per avermi visto.»

Luke si avvicinò e gli baciò la fronte. «Non ti ho visto, Simon. Ti ho riconosciuto.»

E restarono lì, pelle contro pelle, a lasciarsi cullare dall’alba. Senza sapere cosa sarebbe successo dopo. Ma sapendo, con certezza, che qualcosa era appena iniziato.

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