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Apro gli occhi. Devo aver dormito fino a tardi, perchè vedo tanta luce. Jay è di fianco a me, che mi accarezza. Sono poggiato con la testa sulla sua spalla. “Buongiorno, stamattina siamo teneri”, mi dice con un filo di voce. Mi giro verso di lei. Ha i capelli arruffatissimi, il trucco completamente sfatto, ma resta sempre meravigliosa. La bacio. Lei riempie le mie labbra di piccoli baci. Poi si appiccica a me. Sento la sua gamba addosso, strusciare contro la mia erezione mattutina. “Da quanto sei sveglia?”, le chiedo. “Da un po’. E tu sei restato tutto il tempo così”, risponde, prendendo in mano la mia erezione. Mi guarda. Si morde le labbra. “Credo di aver bagnato le lenzuola, a furia di guardarti. Sono bagnatissima”, mi confessa. “Potevi svegliarmi, allora”, le dico. Sorride. “E perdermi la magia del momento? Nah, ho usato tutto quel tempo per pensare a come farti impazzire oggi”, mi risponde. Poi scende con la bocca sul mio collo. Lo bacia. Sento il suo seno strofinarsi su di me, sento i suoi capezzoli duri percorrere la mia pelle. Mi bacia sul petto. Sulla pancia. Mi morde attorno all’ombelico. Poi scende ancora. Sento la sua guancia accarezzare il mio cazzo. Lo prende in mano, e continua ad accarezzarlo. Con le labbra, con il viso, col collo. I suoi capelli mi solleticano leggermente le gambe. Il suo seno poggia ripetutamente sulla mia coscia. Poi lecca la punta. Mi guarda, con aria di sfida. Prende il mio cazzo in bocca, lentamente, e se lo spinge in gola. Lo toglie. “Oh, cazzo Jay, così mi fai impazzire subito!”, le dico. Lei dondola i fianchi, sorride. “E sentiamo, che cosa hai pensato?”, chiedo. Jay solleva gli occhi al cielo. Mette il dito nei capelli, gioca, continuando a masturbarmi. Poi mi guarda, la vedo alzarsi, mettersi seduta su di me. Prende la mia erezione in mano e la guida dentro di lei. Si mette seduta sul mio cazzo, accogliendomi tutto. Resta ferma. Prende le mie mani e se le porta sui fianchi. “Intanto, hai un debito da pagare. E resteremo fermi finchè non sarà pagato. Così, immobili, tu dentro di me.”, mi dice. Sgrano gli occhi. “Jay, così mi fai morire… come posso star fermo, con una figa così calda ed accogliente?”, obietto. “Beh…”, risponde lei, dopo aver sospirato. “Pensi che per me sia facile? E comunque, prima paghi il debito e prima ci si muove”, ribatte subito lei. “Di che debito parli?”, chiedo, facendole un’espressione maliziosa. Lei diventa seria. “Perchè? Perchè sono così speciale da accettare di portarmi con te? Senza nemmeno pensarci due volte”, mi dice. Prendo fiato, resto a pensare qualche istante. É vero, mi ha chiesto una spiegazione, ma non ho avuto modo di pensarci.
“Potrei farti la stessa domanda, innanzitutto. Perchè, Jay? Non mi conoscevi, fino a pochi giorni fa, eppure mi hai chiesto di potarti con me. Di venire da sola con me. Con un perfetto sconosciuto, per giunta. Perchè?”, le dico. Lei mi fissa, seria. Non la lascio parlare. “Sarò sincero, non ci ho pensato nemmeno un istante, quando me lo hai chiesto. Dentro di me è stato subito un si. Mi chiedi un motivo. I miei amici ti avranno incuriosita molto. In passato poche donne mi hanno fatto perdere la testa. E per riuscirci, sono state molto brave a entrarci, nella mia testa. A rubare ogni mio pensiero, a farmi svegliare la mattina e pensare a loro fino a sera. E tu ci sei riuscita. Sei riuscita ad entrare nella mia testa già dopo i primi dieci minuti in cui camminavamo vicini. E ci riesci sempre di più. Non è facile riuscirci, con me. A te sembra riuscire come se fosse la cosa più naturale. Quindi, se vuoi una risposta, beh, è questa. Sei speciale perchè mi sei entrata nella testa. Perchè mi fai sentire tuo”. Jay rimane a fissarmi. Seria. Pensierosa. Deglutisce a fatica la saliva. “Mio”, ripete a bassa voce. Annuisco. “Ti ho chiesto di portarmi con te per la stessa ragione. Mi hai fatto sentire tua dal principio. Con Ay abbiamo sempre fantasticato. Pensavamo a come poteva essere permettere ad un altro di entrare nella nostra intimità, di scoparmi. Magari un amico, uno fidato. E poi sei arrivato tu. All’improvviso. E non solo mi hai convinta. E ti assicuro che Ay provava a convincermi da mesi! Mi hai fatto perdere la testa. Ecco il perchè. E spero che tutto questo possa durare a lungo. Voglio poter continuare a vedere quella tua espressione piena di desiderio, piena di voglia. E voglio essere l’oggetto di quel desiderio. Alex, non scherzo quando dico di esser tua. Ay è il mio uomo. Tu sei…oh non lo so cosa sei, non voglio dar nomi. Voglio solo godermi tutto questo fino a quando sarà possibile. Prometti?”, mi risponde. Annuisco. “Promesso”, le dico. Poi sorrido. “Debito pagato?”, chiedo. Sul volto di Jay si disegna un sorriso carico di malizia. Si morde il labbro. Inizia a muovere dolcemente il bacino con movimenti circolari. Porta le mani al collo, raccoglie i capelli e se li solleva, tenendoseli sollevati dietro la testa con le mani. Mentre continua a sistemarseli, porto una mano sul suo seno, stringendolo con forza. Ha delle tette così belle che ogni volta che le tocco è eccitante come la prima. “Vado bene, così? Per tua madre, intendo. Oggi me la presenterai”, mi dice, di punto in bianco. Resto basito. “Eh? No Jay, non credo sia una buona idea.”, le dico. “Non era una domanda. Oggi mi presenterai i tuoi. Era una affermazione. La domanda era un’altra. Che dici, vanno bene così?”, ribatte lei. La vedo seria, pur avendo quel sorriso malizioso sul viso. “Jay…davvero, non cred…”, inizio a dirle, ma lei solleva il suo bacino e lo riabbassa con forza, velocemente, facendo affondare il mio cazzo con forza dentro di lei. Vedo una smorfia di piacere sul suo volto. Gemo. “Allora?”, chiede. “Allora…credo ch..”, inizio a dire, ma lei ripete il tutto, facendomi affondare nuovamente nella sua figa allagata di umori. Questa volta geme anche lei. “Jay saresti perfetta, coi capelli sollevati”, le dico. “Ti piaccio, allora?”, chiede, tenendosi i capelli con una mano e portando l’altra sul mio petto. Annuisco. “Però dovremmo almeno decidere insieme cosa dirle. Jay mia madre è una donna molto invadente”, cerco di spiegarle. Lei si abbassa su di me. “Lo hai detto tu poco fa, no?”, mi sussurra. Mi bacia sul petto, dolcemente, riprendendo a muovere lentamente il bacino. “Sei mio”, aggiunge, continuando a baciarmi. Risale sul collo, poi sulla guancia, infine sulle labbra. Le riempie di piccoli baci. Si ferma. Sento il suo seno sfiorarmi il petto, i capezzoli duri e gonfi. “Le diremo che ci stiamo conoscendo, che abito lontana e che ci siamo conosciuti in una delle tue trasferte. E che sei mio…ah no quello posso tenermelo per me, lo intuirà.”, mi dice, divertita. “E Ay?”, chiedo io. “Un amico. Un amico che hai conosciuto e che voleva vedere questi posti. E che viene qui per divertirsi un po’. Alex, lo sappiamo solo noi, cosa siamo realmente. Tu, Ay ed io. E non dobbiamo andarlo a dire in giro. Possiamo raccontare ciò che vogliamo, la cosa importante è goderci questi momenti finchè sarà possibile. Ti prego…Voglio essere la tua donna”, mi spiega. Rimango a pensare qualche istante, mentre Jay continua a baciarmi. “Sicura che Ay non si arrabbierà per la cosa?”, chiedo. Dondola i fianchi. Si solleva. “Ay vorrà scoparmi con forza quando glielo racconterò. Ma chissà cosa succederà quando domani sarà qui”, esclama, sempre più divertita. Questa donna mi sta facendo impazzire. “Allora? Che aspetti a chiamare i tuoi?”, mi dice. Prendo il telefono. Compongo il numero. “Buongiorno mamma. Si, si tutto ok. Si mamma, tutto ok, tranquilla”, dico subito a mia madre, che è subito interessata a sapere se Jay si stava trovando bene e se casa era in perfetto ordine. Jay sorride. Si solleva su di me e si riabbassa come prima, facendomi trattenere il fiato. Questa volta però non si ferma, iniziandomi a scopare. Prende la mia mano libera e se la porta al seno. La stringe sul sul seno. Le faccio uno sguardo di rimprovero, ma lei mi caccia la lingua e continua a scoparmi, più forte. “Senti mamma, volevo dirti che oggi veniamo a mangiare lì.”, dico. E la voce di mia madre si altera. Mi sgrida per non averle dato un adeguato preavviso. Jay ride. Mentre io mi sorbisco il rimprovero, Jay prende la mia mano e se la porta sul collo. Poi prende due dita della mia mano, se le porta in bocca e le succhia, simulando un rapporto orale. Mi sta facendo impazzire. Metto il cellulare tra la spalla e la guancia, liberando l’altra mano, per darle una sculacciata, ma lei ride e continua a provocarmi. Butta indietro la testa, lascia andare la mia mano e si piega all’indietro, posando le mani sul letto e iniziando a cavalcarmi velocemente. “Mamma, no, aspetta, non ti arrabbiare. Senti, domani arriva un nostro amico, poi forse più in là ne vengono altri, quindi saremo un po’ incasinati. Oggi siamo liberi, e poi ti conosco, e non volevo farti esagerare. Davvero, ci va bene anche un piatto di pasta. La cosa importante è farti conoscere Jay, no?”, dico a mia madre, che esulta per aver appena saputo il nome di questa donna che mi sta facendo impazzire di piacere. Mia madre sembra convincersi, mi rimprovera ancora ma chiude la chiamata, dicendomi di arrivare da loro il più tardi possibile. Butto il telefono sul letto, e Jay si alza. “Allora? Per che ora devo esser pronta?”, chiede. “Il più tardi possibile ha detto”, le rispondo, mettendomi in ginocchio sul letto, pronto a saltarle addosso. “Bene, perchè abbiamo delle commissioni da fare stamattina”, dice lei, girandosi e uscendo dalla stanza. “Eh? Tu ora vieni qui e ti fai scopare come se non ci fosse un domani”, le dico, rincorrendola, ma lei si chiude in bagno e dall’altro lato della porta mi urla: “Troppo tardi, per ora basta così”. Rimango di fronte alla porta, ponderando cosa fare. Sento il telefono squillare. Vado a rispondere, vedendo che si tratta di Jay. Chiudo la chiamata e un istante dopo ricevo un messaggio. Leggo: “Volevo avere la tua attenzione lontana da quella porta”. Poi ricevo una foto. Sono le sue gambe. Vedo dei rivoli di umori. “Lo vedi, quanto mi fai bagnare?”, scrive. Ha proprio deciso di farmi perdere la testa. Faccio una foto. Al mio cazzo ancora durissimo, ma soprattutto pieno dei suoi umori, diventati cremosi per via del modo in cui lei mi stava scopando poco fa. “Lo avevo notato”, scrivo. Lei risponde con una faccina con gli occhi a cuoricino. “Peccato che tu non sia qui a ripulire con la lingua”, le scrivo, ma lei legge senza rispondere. Sento il rumore della doccia. Mi stendo sul letto e cerco di calmarmi. Non so cosa abbia in mente Jay, ma è già riuscita a far arrivare il mio desiderio alle stelle.
Poco dopo ricevo un altro messaggio. É una foto. Del seno di Jay, mentre lei è avvolta nell’asciugamano. Si vedono i capezzoli ancora duri. “Peccato tu non sia qui a morderli. Sono ancora sensibili, anche se sono appena venuta”. Lascio il cellulare sul letto e mi metto di fronte alla porta del bagno. Jay esce poco dopo. Mi guarda ridendo. Indossa un abito con tanti colori, che le stringe il seno ma che ha una gonna larga. “Spero che il contatto con la stoffa sia piacevole, almeno.”, le dico, cercando di fare l’offeso. Jay solleva le spalle. “Mhm, si, ma è stato meglio pensare a come mi scoperà Ay domani”, mi risponde, andando in camera. Sta chiaramente cercando di provocarmi. “Fai presto, abbiamo da fare!”, mi dice ad alta voce dalla camera. Mi fiondo in bagno. Sono pronto in pochissimo tempo. Cerco di vestirmi in maniera non troppo elegante, anche se è sempre difficile reggere il confronto con Jay. Maglietta con dei bottoni sul petto, bermuda di jeans. Può andare! Esco e trovo Jay intenta ad indossare una collanina. La raggiungo. Prendo la collanina e la aiuto, facendogliela indossare e richiudendogliela sul collo. Mi guarda di riflesso dallo specchio. Ha messo di nuovo il rossetto di ieri, ma senza trucco sugli occhi. “Che commissioni abbiamo da svolgere?”, le chiedo. Si gira di scatto. Sorride. É raggiante. “Mi porti a ballare la pizzica stasera?”, mi chiede. Ed io mi sciolgo. Nella sua semplicità, questa richiesta mi colpisce più di ogni altra richiesta che avesse potuto avanzare. Sento il cuore battere a mille. Mi immagino Jay che prova ad imparare il ballo e che cerca in tutti i modi di provocarmi. Me la immagino sorridere tutto il tempo. La abbraccio. La sollevo per aria, facendo delle piroette nella stanza. Jay emette un gridolio di sorpresa. Ride. La poso per terra. La bacio. “La festa patronale ad Otranto?”, le chiedo, per avere conferma di aver intuito. Lei annuisce. “Ho visto i manifesti in giro. Magari possiamo cenare in un posto lungo la strada. Che ne dici?”. Rimango a pensare. “Prometto che sarò molto, molto, molto provocante. Per tutta la giornata, figurati stasera”, aggiunge. “Non sto pensando se accettare o meno. Ho già deciso che va bene”, le rispondo. Lei si solleva in punta di piedi. Sorride. Mi stringe forte, con le braccia attorno al mio collo. “E allora a cosa pensi? Dai su, ho bisogno di una gonna nera lunga, altrimenti non ho nulla con cui ballare, e non posso ballare in minigonna”, mi spiega. L’idea di vederla ballare la pizzica con la minigonna mi stuzzica, ma la prospettiva di Jay che mi provoca con la gonna lunga è ancora più allettante, perchè intuisco che stia pensando alle provocazioni almeno da ieri. Prendo il telefono, cerco il numero del “Terra degli Ulivi”. Compongo il numero e prenoto un tavolo per due per stasera. Chiudo. Jay è rimasta ad osservarmi. “Ecco a cosa pensavo. Meglio prenotare subito, in questi giorni è tutto preso d’assalto”, le dico. Sorride. Mi abbraccia di nuovo. “Meglio. C’è più rischio che ci vedano, e il rischio è eccitante”, mi sussurra in un orecchio. Poi va dall’altro lato del letto, ad indossare le scarpe, questa volta basse. Si sistema i capelli, legandoseli alti, si alza, prende il suo cappello di paglia ed esclama: “Pronta!”
Ci mettiamo in macchina. La porto a Torre San Giovanni. “La domenica c’è sempre un mercatino, lì. Sono certo che troveremo una gonna. Anche perchè non deve essere particolare, quindi è facile trovarne una”, dico a Jay. “E poi ci sono tanti negozi di souvenir, se vuoi approfittarne.”, aggiungo. Lei resta tutto il tempo a sorridere tenendo il suo solito dito tra i capelli. “Che c’è, Jay?”, le chiedo. “Nulla, Ale. Sto bene. Mi sto divertendo un mondo. Ora pensavo che non so se nei prossimi giorni riuscirò a stare da sola con Ay”, mi confessa. Si gira a guardarmi. “Potrei volerti tutti i giorni. Per tutto il giorno. Credo di non riuscire a tenerti fuori dalla coppia. Sotto la doccia mi sono toccata pensando di farmi scopare da entrambi. E sono venuta subito. Vi voglio entrambi”, aggiunge. Sorrido. Le metto una mano sulla gamba, la accarezzo. Arriviamo a destinazione. Andiamo subito a prendere un caffè in un bar. Decidiamo di metterci seduti ad un tavolino sulla terrazza vista mare. É ancora presto e ce la prendiamo con calma. Ci facciamo portare i caffè e li sorseggiamo, mentre Jay mi chiede di provare a spiegarle come ballare la pizzica. “C’è un tizio al tavolo di fronte che continua a fissarmi”, mi dice Jay sottovoce. “Dove?”, chiedo. “Lì, in fondo”, risponde, facendomi intuire la posizione col suo sguardo. Mi giro, cercando di non dare nell’occhio e favorito dal fatto che Jay ed io siamo seduti di fianco. Vedo il tizio. É insieme ad un amico, stanno parlando, ma i suoi occhi sono fissi su Jay. Faccio finta di non guardarlo. “Beh, ha buon gusto il ragazzo, se ti fissa in quel modo. E comunque credo sia molto attratto dalle tue gambe”, dico a Jay, riferendomi al fatto che il vestito le arriva a metà coscia. “Dici?”, chiede Jay. Vedo il classico sorriso malizioso. Divarica leggermente le gambe. “O forse è interessato al tuo intimo”, aggiungo. “Impossibile”, risponde Jay. “Allora divarica di più, così lo aiuti a vederlo”, stuzzico Jay. “Impossibile. Ho lasciato le mutandine a casa”, risponde Jay. Mi giro di scatto. Ride. Solleva le spalle, mi mostra di nuovo la lingua. La vedo allargare le gambe in maniera vistosa. Il ragazzo in fondo spalanca la bocca. Jay si alza. “Andiamo?”, mi chiede. Lascio sul tavolo una banconota che copre abbondantemente il conto e usciamo. Raggiungo Jay e la prendo per mano. “Inizi a prenderci gusto?”, le chiedo, divertito anche io. “Beh, il pezzo di sopra mi è stato vietato. Avendo poco da indossare, può capitare di dimenticarsi qualcosa”, risponde lei, con aria innocente. Ho già voglia di scoparmela, ma so che oggi mi farà impazzire, soprattutto dopo quello che è successo stamattina.
Arriviamo nella zona del mercatino. É affollatissima. Iniziamo a guardare le bancarelle. Le prime sono piene di prodotti tipici: salumi, formaggi, verdure e frutta. Passiamo avanti, non senza notare diversi sguardi rivolti a Jay. La guardo anche io, pensando a quanto oggi mi abbia già provocato con le sue azioni e il suo modo di essere. Ora so che non indossa intimo. E realizzo che la vedrò girare di fronte ai miei genitori in quel modo, con il seno libero e la figa al vento. Ho il cazzo che mi esplode al solo pensiero. Jay si gira a guardarmi. “Mi sta venendo fame, con tutti questi odori”, mi dice. La guardo intensamente. “Io ho fame da come ci siamo svegliati”, le rispondo. Ride. “Non intendevo quella fame!”, ribatte. Poi si gira nuovamente a guardarmi, quasi come se volesse irridermi: “Insaziabile”, mi dice. Accelero il passo per raggiungerla, visto che è un paio di passi più avanti di me. Le metto una mano sul fianco, cingendola da dietro, e camminiamo appiccitati l’uno all’altra. “Mica è colpa mia se mi fai impazzire”, le dico. “Mica è colpa mia se mi fa impazzire il modo in cui mi guardi”, commenta lei. “Perchè come ti guardo?”, le chiedo. “Mi guardi in un modo in cui mi metti voglia di stuzzicarti sempre di più”, risponde. “Anche ora?”, chiedo, curioso. “Soprattutto ora! Ale che dici, quella può andar bene?”, mi chiede, indicando una bancarella. Alzo lo sguardo. Vedo la bancarella di un ragazzo di colore, che però espone gonne e vestitini che mi sembrano essere della tradizione locale. Vedo un paio di gonne nere, lunghe. Ci avviciniamo e il ragazzo ci viene incontro. Jay gli chiede di provare la gonna più semplice delle due. Ha un bordino di pizzo sul bordo inferiore, il resto è semplicissimo. Quando il ragazzo gliela porge mi accorgo di quanto sia anche piuttosto trasparente. Jay si gira verso di me. “Che ne pensi?”, mi chiede. “Si, è perfetta. É anche abbastanza larga, quindi va benissimo. Non so la lunghezza, dovresti vedertela addosso”, le rispondo, con una nota di malizia, sperando che lei la colga. Jay prende la gonna, chiede al ragazzo se la può indossare. Il ragazzo le risponde di si e lei si regge ad un mio braccio per sollevare un piede e metterlo nella gonna. Poi mi guarda. Si ferma a fissarmi per un attimo. Sorride. Si gira verso di me, dando le spalle al ragazzo, lascia il mio braccio e si piega in avanti, dando al tipo una piena visuale del suo bel fondoschiena. Il ragazzo sgrana gli occhi. Non riesco a vedere quanto il vestito salga durante la manovra di Jay, la il tizio ha sicuramente apprezzato. Jay inizia ad alzare la gonna, facendo attenzione che il vestito capiti dentro l’elastico superiore. Si gira verso il ragazzo di colore, dando ora le spalle a me. Noto che sta sollevando la parte dietro del vestito, invece di farla cadere dentro la gonna come ha fatto davanti, e io la lascio fare, eccitato all’idea di cosa possa succedere quando toglierà la gonna. Jay fa un paio di piroette. La gonna si solleva un po’, lasciando quasi vedere le ginocchia. É perfetta per ballare, le sta bene anche di lunghezza. Noto che la trasparenza è abbastanza evidente con la luce del sole, perchè riesco a vedere la differenza tra dove il vestito è rimasto giù, dentro la gonna, e dove invece è andato su. Jay si avvicina a me, mi da un bacio casto sull’angolo della bocca. “Allora?”, chiede. Le dico che va benissimo, e si gira verso il ragazzo chiedendo il prezzo. “15”, risponde lui. Prendo il portafogli, gli passo una banconota da 20 euro, che lui prende prima di girarsi per andare verso una cassettina di metallo che tiene sulla bancarella. Jay si gira verso di me. Mi fa l’occhiolino. Prende il bordo della gonna e lo abbassa mentre si piega in avanti, ottenendo che il vestito rimanga sollevato. Mentre si sfila la gonna, il ragazzo si gira verso di lei. La sua espressione è estasiata. Jay si risolleva. “Ops!”, esclama, sistemandosi il vestito. Si gira verso il ragazzo, che, completamente imbarazzato, mi porge il resto. Jay mi prende per mano, ringrazia il ragazzo e mi tira via con lei, ributtandomi nella folla. “Che fai, ora scappi?”, le chiedo. “Si, stavo per scoppiargli a ridere in faccia”, mi risponde. La tiro verso il marciapiede, passiamo tra due bancarelle e la porto sul lungomare, facendola sedere sul muretto. La guardo. É bellissima. Ride. “Che faccia ha fatto?”, mi chiede. “La stessa faccia che avrò fatto io”, le rispondo. “No. Quella l’ho vista. E la tua faccia era una faccia di desiderio.”, mi dice Jay. Sorrido. “Già. Ti scoperei qui sul muretto, se solo potessi”, le dico. Lei fa la smorfiosa. Si morde il labbro, accavalla le gambe. “Non sarebbe una cattiva idea”, risponde. Prendo il telefono. “Sorridi. Voglio farti delle foto”, le dico. Mi allontano di qualche passo. Le faccio degli scatti. Lei gioca col cappello, tenendolo con una mano, o tirando il bordo verso il basso, e si lascia fotografare sorridendo e facendo anche qualche espressione molto maliziosa. Mi avvicino a lei, le faccio vedere gli scatti, restando in piedi di fianco a lei, che mi mette un braccio attorno alla vita, e posa l’altra mano sulla mia pancia. Le metto una mano su una spalla. Mentre scorro le foto, che lei commenta una ad una, la sua mano scende sulla mia erezione. La accarezza. Preme sulla punta, massaggiandola. “Ho gli umori che arrivano alle ginocchia”, mi dice sottovoce. Sto impazzendo. Dopo la scopata interrotta di questa mattina, ora anche questo. Le metto una mano sotto al mento, le sollevo il viso. Le mordo le labbra. “Appena sarà possibile, ti scoperò così forte che non potrai sederti. Mi stai facendo impazzire”, le dico. Lei chiude gli occhi. Sospira. Poi mi guarda, ha lo sguardo infuocato. “Allora devo impegnarmi ancora di più”, è la sua risposta. Si alza, si ributta nella folla, senza darmi la possibilità di replicare. Sta giocando, ha iniziato un interessante gioco in cui prima lancia il sasso e poi nasconde la mano, prima mi provoca, in maniera anche molto forte, e poi interrompe tutto, facendomi impazzire.
Passiamo un po’ di tempo tra bancarelle e negozi di souvenir, con Jay che acquista qualche ricordino. Sembriamo veramente una coppia. Continuamente a scherzare e a provocarci, a baciarci in mezzo alla gente e a camminare mano nella mano. Jay manda qualche foto ad Ay, scrivendogli che oggi saremo occupati tutto il giorno. Verso ora di pranzo ci rimettiamo in macchina. “Jay pronta? Mia madre ti farà il terzo grado”, la avviso. “Sarò più impegnata a guardare le tue espressioni mentre ti ricorderò…questo”, mi dice, prendendomi la mano e portandosela tra le gambe. Sento la sua figa allagata, calda, il clitoride già gonfio e duro. Inizio a toccarglielo. Jay geme. “Sicuro di volermi far arrivare da tua madre con il viso sconvolto dall’orgasmo?”, mi chiede. Sollevo le spalle. “Puoi sempre provare a resistere”, le dico, affondando un dito e poi tornando a stuzzicare il clitoride. Casa dei miei è a meno di 15 minuti da dove siamo noi, e a quest’ora la strada è sgombra. Non abbiamo molto tempo, ma per quanto è bagnata Jay, potrebbe arrivare all’orgasmo anche in meno di un minuto, ma lei resiste, si tortura il labbro a furia di morderselo. Si porta la mano tra le gambe, sento le sue dita intrecciarsi alle mie e affondare nella sua figa. Le spinge dentro, poi le tira fuori e le porta alla mia bocca. Me le fa leccare. “Volevo essere il tuo aperitivo”, mi dice, facendomi sbandare ed eccitare all’inverosimile. “Cazzo Jay, riesci a farmi impazzire con due parole”, le dico. Lei ride, divertita. Si stringe il seno, geme, ma riesce a resistere, senza venire, fino a quando arriviamo a casa dei miei. Parcheggio. Tolgo la mano dalla figa di Jay. É completamente zuppa dei suoi umori. “Ops”, dice Jay, guardandola. “E io ho le gambe nelle stesse condizioni”, aggiunge, divertita. Il primo ad accoglierci è Lillo, il cane dei miei. Sta già facendo festa fuori dalla portiera di Jay. “Non hai paura del cane, vero? É un giocherellone”, le dico. “No, anzi…è carinissimo”, risponde, aprendo la portiera e iniziando a coccolarlo. “Finalmente! Eccovi qui!”, esclama mia madre, venendoci incontro. E capisco da subito che non ha accolto la mia richiesta. Ha un vestito che le arriva al ginocchio, abbastanza elegante. E pensare che stia cucinando in quel modo mi fa intuire anche che ci attende un pranzo ben poco leggero. Voglio già sprofondare. Mia madre mi evita, andando direttamente da Jay. La abbraccia, e Jay non si tira indietro. “É un piacere conoscerti, cara. Alex è timido e non mi avrebbe mai parlato di te. E in realtà non lo ha fatto. É stata una sorpresona”, le dice. “Alla fine vi siete convinti, eh? Meno male, chi l’avrebbe più sopportata tua madre”, mi dice mio padre, che viene incontro a me e mi saluta con un abbraccio. “La solita rompi, si?”, gli chiedo. Lui alza gli occhi al cielo. “Non farmi parlare. Ha parlato tutto ieri e tutto stanotte. Quale Santo devo ringraziare, per averti convinto?”, mi dice lui, ridendo. “Smettila tu, non andare a raccontare queste bugie in giro”, lo rimprovera mia madre. “L’ho convinto io, a dire il vero. Anzi, l’ho supplicato”, risponde Jay, che va incontro a mio padre stringendogli la mano e presentandosi. Mio padre la squadra dalla testa ai piedi, strabuzzando gli occhi. Si gira verso di me e mi fa l’occhiolino. Credo di essere diventato già rosso dalla vergogna.
Prendo Jay per mano. “Vieni dai, ti faccio vedere la campagna”, le dico. “Ecco bravo, così io nel frattempo finisco di cucinare”, risponde mia madre. Porto Jay a fare un giro per la campagna, e mio padre ci segue, facendo da Cicerone e facendoci vedere tutto ciò che sta coltivando. Jay sembra seriamente interessata. Finito il giro, ci riavviciniamo a casa. Faccio in modo di restare un po’ indietro rispetto a mio padre, per poter parlare con Jay. “Sembravi interessata”, le dico. “Alla campagna? Mi piace, non ci sono abituata quindi essendo qualcosa di diverso è bello. Anche se…”, mi risponde. “Anche se?”, chiedo. “C’era un albero che sembrava comodo per poggiarmi e farmi scopare”, mi risponde, con fare quasi innocente. Rallento il passo, per farla andare leggermente avanti e poterle dare una pacca di rimprovero sulla natica. Si ferma. Si gira. La vedo mordersi il labbro inferiore e dondolare i fianchi. “Così mi fai bagnare ancora di più. Non ti sei accorto di nulla?”, mi dice. La guardo, con fare interrogatorio. Lei solleva leggermente la gonna. Guardo le sue ginocchia, notando una gocciolina che le sta colando lungo la parte interna della coscia. Jay solleva le spalle e non mi lascia il tempo di reagire, riprendendo a camminare con passo veloce e raggiungendo mio padre. “Oh, e quello è un trullo?”, chiede. É mia madre a risponderle, uscendo da dentro casa. “Si, ma sta nel pezzo di terra di mio fratello. Vieni cara, te lo faccio vedere. Tanto ho messo l’acqua sul fuoco e devo aspettare qualche minuto”, le dice. E si allontanano insieme, andando verso il trullo. Rimango con mio padre. “Ale, sembra una ragazza a posto. Ed è bellissima. Non ti dico nulla, non serve che io ti dica nulla. Solo: sono contento per te”, mi dice lui. Gli sorrido. Non so veramente cosa dirgli. É tutto strano. Tutta la situazione è strana, ma queste ultime 48 ore le ho vissute veramente come se Jay ed io fossimo una coppia. E sono state fantastiche. Mio padre mi dà una pacca sulla spalla, poi entra in casa, dicendomi che si sarebbe occupato lui di finire di preparare. Raggiungo Jay e mia madre. Da lontano le vedo salire sul trullo. Ha una scalinata molto stretta su un lato. E per fortuna, è mia madre ad andare davanti. Sarebbe stato imbarazzante se avesse visto che Jay non indossa intimo. Mi avvicino al trullo e resto giù, senza salire. “Che ne pensi?”, chiedo a Jay, da sotto. Lei si affaccia, avvicinandosi al bordo. Mi vede. Sorride, maliziosa. Si avvicina ancora di più al bordo. Posso vedere sotto il vestito. E la visuale è fantastica. Vedo la sua figa, nuda. Jay ha le gambe leggermente divaricate. “Che qui c’è una visuale splendida”, mi risponde, muovendo il vestito con una mano. Comprendo la sua allusione, e le lancio un’occhiataccia. Lei ride. “Dopo mi farai qualche foto, con questo panorama di sfondo, vero?”, aggiunge. Credo di fare un ghigno, nel risponderle: “Col panorama? Ci puoi contare!”. Poi mia madre scende. “Ale, vado a finire di cucinare. 10 minuti ed è pronto, ok? Te la lascio un po’. Ah…è bellissima!! E simpaticissima!”, mi sussurra, prima di sgattaiolare verso casa. Resto a guardare Jay da sotto. “Che fai, rimani lì? Non sali?”, chiede lei. “E perchè dovrei? C’è un panorama stupendo, da qui”, le dico. “Ah. Peccato. Volevo farti assaggiare il tuo antipasto”, risponde lei, abbassando una spallina del vestito e scoprendosi il seno. Si porta la mano sul capezzolo, lo stringe forte. Lo tira. Mi fissa, consapevole del fatto che quello che sta facendo non fa che aumentare la mia voglia di scoparla con forza. Si prende il seno con la mano, lo solleva, lo lecca. Ho il cazzo che mi esplode. Poi si ricompone. Alza la bretella del vestito, scende dal trullo. Mi viene incontro, mi da un bacio sulla guancia. “Peccato, ti toccherà saltare l’antipasto”, mi sussurra, e fa per andar via, ma la trattengo, mettendole il braccio in vita. Si gira a guardarmi. É divertita. Ed eccitata. La bacio, spingendole la lingua in bocca. Sento la sua lingua che si attorciglia avidamente alla mia, la sento gemere, ricambiare il mio bacio come per comunicarmi il suo desiderio di andare oltre. E infine ci stacchiamo, mentre mia madre ci urla che il pranzo è pronto.
Contrariamente a ciò che credevo, mia madre non ha esagerato col pranzo. “Visto che già mi sgridi di solito, ho preferito fare solo un primo. Spero vi piaccia. Vabbeh, Ale a te so che piace. Jay, le mangi le orecchiette?”, esordisce mia madre. Ha cucinato un piatto di orecchiette al sugo, che Jay apprezza. Ora comprendo anche la richiesta di mia madre di arrivare tardi: è uscita appositamente per andarle a comprare appena fatte. Consumiamo il primo, con Lillo che ci gira intorno tutto il tempo, e con mia madre che non smette un attimo di riempire di domande Jay, che però sembra cavarsela alla grande. Le curiosità principali sono rivolte a conoscere Jay e a capire in che modo ci siamo conosciuti, e Jay tiene mia madre a discorso senza problemi e senza sembrare particolarmente imbarazzata. Al contrario, più di una volta mi rivolge sguardi pieni di desiderio, e con il piede sfiora spesso e volentieri la mia gamba. Credo di non aver mai avuto un’erezione durata così a lungo. Ho il cazzo duro da questa mattina. Mia madre si alza per sparecchiare. “Non ho preparato il secondo, così non potrai lamentarti”, dice rivolta verso di me. “Tranquilla signora, tanto le orecchiette erano buonissime e non sarei stata in grado di mangiare oltre”, le dice Jay. “Cristina, Jay. Chiamami pure Cristina”, le dice, rivolgendole uno sguardo pieno di dolcezza. “Volete la frutta? Anguria? Pesche? Uva? Gelato?”, chiede mio padre. Jay risponde di volere una fettina di anguria, e io le faccio eco. Sia mia madre che mio padre si alzano e ci lasciano da soli per qualche istante. Guardo Jay. La fisso come per farle intuire quali sono i miei pensieri. Lei si morde il labbro. “Alex…così bagno anche la sedia”, mi dice, con un’espressione piena di eccitazione. “Ti voglio”, le rispondo. Lei chiude gli occhi, trattiene il fiato. Mi accarezza nuovamente col piede, ma mia madre torna da noi, interrompendoci. Consumiamo anche l’anguria, beviamo un caffè, e poi mi alzo da tavola. “Noi torniamo sul trullo, Jay voleva fare delle foto.”, dico ai miei, che annuisconono senza aggiungere altro. Vado in bagno, apro l’armadietto e prendo un telo da mare, uno di quelli di riserva che mia madre tiene sempre pronti. Lo porto con noi. “A cosa serve?”, chiede Jay. “A stenderlo per terra. Magari possiamo prendere il sole”, le rispondo. “Uhm…nudi?”, commenta lei. Non le rispondo. Arrivati di fronte al trullo, faccio cenno a Jay di precedermi sulle scale. “Oh, che galanteria, precedenza alle donne, eh? Furbo”, mi dice lei, sarcastica, e iniziando a salire per le scale, facendo bene attenzione a tenere il vestito, in modo tale che non si sollevi. Mi gusto comunque la visuale del suo bel culo che ondeggia di fronte ai miei occhi, e in pochi istanti siamo sul trullo. Stendo il telo per terra, e Jay ci si mette seduta sopra. Si guarda attorno. “In pratica, ci sono almeno 4 case da cui potrebbero vederci. E una delle 4 è casa dei tuoi”, commenta Jay. “Come se la cosa ti preoccupasse”, le rispondo, malizioso. Mi stendo di fianco a lei. Da questa posizione la vedo seduta di fianco a me, le gambe tenute di lato, il vestito che la copre appena fino a metà coscia. Mi soffermo a guardarla. Il suo seno si regge in alto in maniera così eccitante. Vedo i suoi capezzoli duri premere contro la stoffa. Allungo la mano. Le palpo il seno. Jay mi sorride, mettendomi una mano sulla gamba. Le stringo il capezzolo con le dita, e lei geme, socchiudendo le labbra, e spostando la sua mano sulla mia erezione. “Dicevi sul fatto di essere eccitata?”, le chiedo. Lei solleva il vestito, scoprendosi del tutto. “Si nota?”, mi chiede. Senza abbassare lo suardo, le metto una mano tra le gambe. La trovo con l’interno coscia allagato, zuppo dei suoi umori che sono colati giù per tutto il tempo. Inizio a toccarle il clitoride, e lei, di tutta risposta, tira fuori il mio cazzo dai pantaloni, aprendoli e abbassandoli leggermente. Prendo il telefono. Le faccio delle foto. Da dove sono io, l’inquadratura la ritrae in pieno volto, col cappello di paglia in testa e il cielo terso dietro di lei. Sorride. Mando uno scatto ad Ay, che mi risponde subito commentando la bellezza di Jay: “É bellissima, vero?”. Riferisco a Jay la risposta di Ay, che sorride, e abbassa una spallina del vestito, senza scoprirsi. Faccio un altro scatto. Lo mando ad Ay, che risponde estasiato e chiede dove siamo. La terza foto inquadra finalmente jay e la campagna intorno a noi. La mando ad Ay, specificando di essere sopra un trullo. “Dovresti fargli vedere cosa sto facendo… Anzi, no, facciamo un gioco”, mi dice Jay. Si guarda un attimo attorno, poi si solleva, si mette carponi, col culo completamente scoperto, e sale addosso a me. Si prende il mio cazzo dentro, spingendoselo fino in fondo. É così bagnata e calda che riesce a prenderlo tutto in un solo colpo. Geme. “Mandagli una foto ora, e chiedigli di indovinarne la particolarità”, mi dice. Inquadro di nuovo Jay, il viso e un po’ il seno, ancora coperto. Lei si tiene il cappello con una mano, e guarda di lato. Ay risponde subito: “Di particolare vedo la sua bellezza. Ah, e l’assenza di reggiseno”. Jay ride. E la sua risata è una provocazione fortissima, perchè sento la sua figa stringersi attorno a me con maggior forza. “Prova così. Vediamo se lo mandiamo in confusione”, mi dice Jay, abbassando del tutto la spallina e scoprendo il seno dal lato sinistro. Scatto la foto. La mando ad Ay, scrivendo: “Risposta sbagliata. Jay dice che in questa foto c’è la stessa particolarità di prima.”. Poso un attimo il telefono di lato. Metto la mano sul seno di Jay, lo palpo, le stringo il capezzolo. Lei geme, premendo con forza il bacino contro di me. Sento i suoi umori colarmi addosso. La sento bagnatissima, calda, accogliente. “Alex…ti prego…oh…”, commenta. Arriva la risposta di Ay: “Allora, conoscendola, di particolare sarà che più giù è fradicia”. Jay ride ancora. “Sarà il caso di fargli vedere quanto sei bagnata?”, le chiedo. Lei annuisce. “Ma senza fargli vedere ancora nulla”, dice lei. Metto una mano sotto al vestito, raggiungo il clitoride. Lo stimolo, ottenendo che Jay butti indietro la testa, gemendo forte, e stringa le mani sul mio petto. La penetro con un dito, facendolo entrare di fianco al mio cazzo. Lo tolgo, e lo strofino sul capezzolo nudo di Jay, bagnandolo abbondantemente dei suoi stessi umori. Faccio la foto e la invio, commentando: “Già, è bagnata, come puoi vedere dalla quantità di umori che le ho spalmato sul capezzolo. Ma la particolarità non è nemmeno questa”. Metto di nuovo il telefono di fianco e mi sollevo. Bacio il capezzolo di Jay, lo lecco, assaporando i suoi umori. Lei mette una mano dietro la mia nuda, premendo la mia testa sul suo seno, facendosi succhiare il capezzolo, facendoselo mordere. Ay risponde. Questa volta è Jay a prendere il mio telefono e a leggere: “Allora starà sicuramente usando le mani per toccarti”. Jay ride. Inizia a muoversi su di me, spingendo avanti e indietro il bacino. Geme. E manda una nota vocale ad Ay: “No, sbagliato. Hai perso…ah….magari lo intuisci da…uhmmm…sono al limite….magari lo intuisci dai gemiti, ma stiamo facendo altro…uhmmm”. Mi passa il telefono. “Fammi una foto ora”, mi chiede, sollevando il vestito e spostandosi leggermente indietro per fare in modo che Ay possa vedere il mio cazzo piantato dentro di lei. Scatto la foto, la mando ad Ay, poi poso il telefono per terra e metto una mano sul fianco di Jay. Prendo altri umori, penetrando nuovamente Jay con un dito, e questa volta li spalmo sulle labbra di Jay. Poi mi sollevo, e inizio a succhiarle le labbra, assaporando i suoi umori. Jay non resiste. Esplode. La sento venire, ha un orgasmo fortissimo. Mi morde sulla spalla, sento la sua lingua premere sulla mia pelle e la sua voce spegnersi contro di me, per non urlare. Trema. Mi si accascia addosso. Mi stendo, e lei con me, su di me. Restiamo diversi minuti così, con me ancora dentro di lei, con la sua figa fradicia che continua a colare umori, lei che mi accarezza sul petto e io che la accarezzo dietro la testa, sulla nuca, tra i capelli. Mi riempie di piccoli baci sul collo. “Non doveva finire così”, commenta Jay, sorridendo. “E come doveva finire?”, le chiedo. “Che mi alzavo prima di venire. Per farti morire dalla voglia”, mi risponde. “E chi ti dice che io non stia morendo dalla voglia di venirti dentro?”, le chiedo. Sorride di nuovo. “Si ma non lo farai. E comunque…mi hai fatto impazzire, succhiando i miei umori dalle mie labbra”, confessa. La guardo negli occhi. Prima che io riesca a parlare lei esordisce con un “Tua madre è innamorata di me”. Resto di stucco. Poi provo a parlare, ma Jay mi interrompe di nuovo. “E io sono innamorata del modo in cui mi guardi”, mi sussurra. Vedo i suoi occhi dolci perdersi nei miei. E sento i suoi umori colarmi addosso sempre più copiosi. Non riesco a replicare. Jay mi mette un dito sulle labbra, mi bacia dolcemente, poi si alza, lasciandomi col cazzo zuppo dei suoi umori. “Mi è venuta voglia di gelato. Dici che tua madre ce ne darà un po’?”, chiede, iniziando a scendere dal trullo. E ancora una volta, mi ha lasciato così, senza farmi venire, col cazzo durissimo, in piena eccitazione. Mi ricompongo, e la raggiungo.
Mangiamo il gelato, con mia madre felicissima nel sentire la richiesta di Jay. Restiamo ancora qualche minuto con i miei, e poi li salutiamo. “Potevate restare ancora un po'”, si lamenta mia madre. “Si mamma, torneremo. Ma stasera vorremmo andare ad Otranto e c’è un’ora di macchina. Senza contare che ci sarà traffico. Quindi meglio anticiparci”, le dico. Ci salutiamo, e ripartiamo. Durante il tragitto verso casa Jay resta in silenzio. Ha il dito nei capelli. “Non so cosa stai pensando, ma oggi mi farai morire.”, le dico. Sorride, senza parlare. “E soprattutto, quando deciderai di farmi venire, sappi che ti inonderò.”, aggiungo. Lei si morde il labbro e mi guarda come se le avessi proposto qualcosa a cui non può rinunciare. “Sempre che non mi venga nelle mutande, visto quanto sei provocatrice oggi”, le dico. Lei sospira. “Magari…ma non nelle tue”, risponde lei. La guardo. Ride. Arriviamo a casa. Entriamo. Abbiamo un’oretta e mezza per prepararci. “Volevi sapere cosa pensavo in macchina?”, mi chiede. Annuisco. “Pensavo che potresti farmi delle foto. Mentre sono sotto la doccia.”, mi spiega. Le faccio un’espressione di stupore. “Ay mi fa spesso delle foto. É il nostro gioco. Avere delle foto a luci rosse che parlano dei nostri momenti intimi. Sul trullo me ne hai fatta qualcuna. Ti va di farmene altre mentre sono in doccia?”, prova a spiegarmi. Sorrido, le dico che per me va bene. “Ad una condizione, però. Non potrai toccarmi. Nè scoparmi”, aggiunge. “Tu vuoi proprio farmi male”, le dico, ma lei ha già sfilato il vestito. Si gira verso di me, mentre è a metà delle scale. “Ah, gli umori mi sono arrivati alle caviglie”, commenta. Poi si gira, e sale le scale. Le faccio una foto da dietro, ritranedola mentre sculetta per le scale. La raggiungo, trovandola già sotto la doccia, e inizio a scattarle le foto, come richiesto. Mi spoglio anche io, facendole vedere la mia eccitazione nel vederla nuda sotto la doccia, che si insapona, che si strofina le natiche, le gambe, che si palpa il seno e si strizza i capezzoli per provocarmi. Finita la doccia, si avvicina a me. Prende la mia erezione in mano, la stringe. Mi bacia. “Non vedo l’ora di sentirlo dentro di me, ma ti tocca attendere ancora”, mi dice. Poi va in camera, e mi invita a prepararmi. Mi faccio una doccia anche io, raggiungo Jay, ci vestiamo insieme. Lei mette una brasiliana bianca, di pizzo, molto sensuale. Una minigonna di jeans, che le copre appena i glutei. Una camicetta bianca, sbottonata fin sul seno. I suoi capezzoli sono bene in evidenza per via del loro turgore. “Farai impazzire chiunque, così”, le dico. “Sei tu ad avermi proibito il reggiseno. E poi, a me interessa far impazzire il MIO uomo”, risponde, rimarcando quel “mio”. Mi guarda. Ho indossato anche io una camicia, scura, ed un paio di bermuda. Si morde le labbra. “Potrei essere io a non resistere alla voglia di saltarti addosso”, mi dice. Sorrido, godendomi il momento, godendomi la confessione di Jay. Finiamo di prepararci e ci mettiamo in auto, con Jay che mette la gonna nera lunga che ha comprato stamattina sul sedile posteriore, dicendomi che la indosserà dopo il ristorante.
Arriviamo al ristorante in perfetto orario. Il camierere ci accoglie e ci fa mettere ad un tavolo, con una candela accesa al centro. I tavoli sono disposti all’aperto, di fianco ad un uliveto. La serata è piacevole, non troppo calda. Non ho potuto fare a meno di notare lo sguardo del cameriere posarsi prima sul seno di Jay e poi sulle sue gambe. Ci portano i menu, e iniziamo a leggerli. “Hai notato come ti ha spogliata con gli occhi il cameriere, si?”, chiedo a Jay. Lei annuisce. “Anche il signore elegante alla tua destra. Però ha la moglie che se lo becca se lo mangia”, risponde. Decidiamo di prendere dei menu degustazione a base di pesce, in modo da assaggiare poco di ogni cosa. Richiamiamo l’attenzione del cameriere, che prende la nostra ordinazione. Gli chiedo di portarci uno chardonnay. “Teresa Manara, ho visto che lo avete”, specifico io. Il cameriere annuisce e va via portandosi i menu. “Quella camicia è ipnotica, Jay. Non puoi nemmeno immaginare la voglia che ho di strappartela di dosso”, le dico a bassa voce. Lei dondola i fianchi. Guarda di lato, come se nulla fosse, e porta una mano sul seno. Gioca con il primo bottone chiuso, che è proprio sul suo petto. “Allora forse è meglio tenerla il più aperta possibile, così stacchi meno bottoni”, mi dice, aprendo il bottone. ora la camicetta è aperta talmente tanto da lasciar vedere un po’ della pelle al di sotto del seno, ma continua comunque a tenerle le tette ben strette e coperte, pur essendo la stoffa molto leggera e trasparente. Sento il cazzo iniziare a pulsarmi nei pantaloni. In poco tempo iniziano ad arrivare le nostre portate. Mangiamo, con Jay che non perde occasione per stuzzicarmi, per strofinare le sue gambe contro le mie, per farmi battutine piccanti. Le sue attenzioni, ormai, sono rivolte totalmente su di me, e non fa più caso a chi ha intorno, anche se qualcuno dovesse vederla in atteggiamenti molto provocatori. Finita la cena e pagato il conto, usciamo con il mio braccio che le cinge i fianchi. Arrivati vicino alla macchina, la stringo a me. La bacio, stringedole la mano sul culo, sollevandole la gonna. Sento Jay gemere mentre la bacio. La sollevo leggermente, lei mette le mani sul mio petto. Sorride. La riappoggio per terra, e lei apre la zip della gonna e il bottone. La guardo, esterrefatto. Toglie la gonna, lì, nel parcheggio, restando con la sola brasiliana bianca addosso. Va verso l’auto, apre la portiera posteriore e butta la gonna di jeans sul sedile. Si piega in avanti, mettendosi a 90 sul sedile, prende la gonna nera, si rialza e la indossa. Si gira a guardarmi. “Beh? Mica è la prima volta che mi vedi a pecorina”, mi dice, come se nulla fosse successo, e entra in auto, sedendosi e allacciando la cintura. La raggiungo. “Jay…”, inizio a parlare, ma lei mi blocca. “Sh. Se questo ti ha fatto restare di stucco, allora che farai dopo?”, mi dice, divertita. “Che cosa hai in mente?”, le chiedo. Non risponde. Mi fissa, per tutto il tempo. Mi mette una mano sui bermuda, e resta ad accarezzarmi il cazzo gonfio e duro per tutto il tragitto. Per fortuna il ristorante è molto vicino ad Otranto, quindi dopo pochi minuti siamo già a destinazione. Il difficile è trovare posto per il parcheggio, ma dopo un po’ di giri riusciamo a parcheggiare e ci dirigiamo verso l’area della festa. Scendendo dall’auto, Jay tira fuori dalla borsetta il nastro di seta rosso che la sera prima ho usato per legarla. Lo lega in vita. “Visto che non avevo una cintura adatta, questo mi è sembrato molto più adatto”, commenta. “E poi…chissà a chi lo sventolerò”, aggiunge, alludendo al classico gesto del ballo della pizzica col quale la donna comunica all’uomo che la corteggia di accettare il corteggiamento soltanto consegnandogli il proprio foulard.
Otranto ha un centro storico all’interno delle mura della città antica, e la parte principale della festa si svolge proprio nel centro storico e poco fuori dalle mura. Iniziamo a fare un giro per le bancarelle, poi sentiamo la musica in lontananza e iniziamo a seguirla. In poco tempo ci ritroviamo in una piazza nel centro storico, in cui è stato allestito un palco. Di fronte al palco la gente è già scatenata. Ci buttiamo nella mischia, e iniziamo a ballare. Jay, inizialmente, fa un po’ di fatica a tenere il passo, ma impara in fretta le basi e inizia a volteggiare tra la gente. In molti provano l’approccio, dato anche che io mi sono allontanato per gustarmela da lontano, e lei non si nega, ma ogni volta lascia che l’uomo si avvicini per poi scappar via. Mi avvicino io, iniziando a ballarle attorno. Le mie mani la sfiorano, restando larghe. Lei volteggia, balla, mi agita il nastro di fronte agli occhi. Si diverte. Mi caccia la lingua, come per farmi un dispetto. Infine, mi mette il nastro intorno al collo, lo fa scivolare via, mi prende per mano e mi porta fuori, quasi trascinandomi. Non mi parla, ma cammina, tenendomi stretto per mano. Capisco le sue intenzioni appena la vedo guardare in ogni vicoletto. Prendo l’iniziativa e vado io avanti. Conosco poco il centro storico di Otranto, ma ricordo di essermici perso una volta. La porto nella zona più vecchia, con le stradine più piccole. Troviamo un atrio, ben isolato. La spingo nell’atrio. “Siamo in casa di qualcuno”, commenta lei, direttamente nel mio occhio. “Lo so, ma ho voglia di te”, le dico, mettendole le mani sul seno e stringendolo con forza. Geme. Le sollevo la gonna. Ha le mutandine completamente zuppe di umori. Mi guarda negli occhi. Sorride. Il suo classico sorriso malizioso, di quando ha qualcosa in mente. Si abbassa, mettendosi accovacciata. Tira fuori il mio cazzo. Lo mette tra le tette, tirandole fuori dalla camicetta, e inizia a masturbarmi, tenendosi le tette ben strette attorno al mio cazzo. La vedo mentre fa colare un po’ di saliva sulla cappella, per inumidire la sua pelle e permettere al seno di provocarmi maggiormente. Si stringe i capezzoli. Poi si ferma, e prende il mio cazzo in bocca, iniziando a succhiarmelo con forza. “Oh cazzo, Jay…fermati ti prego”, la imploro, sentendo di non riuscire a resisterle. Lei, invece, si spinge il cazzo in gola. Le metto una mano tra i capelli. Ha ancora i capelli legati in alto, come stamattina. La prendo per la coda e le tiro i capelli, uscendo dalla sua bocca. Lei si alza. Solleva la gonna. Prende il mio cazzo e se lo avvicina. Mi mette una mano dietro la nuca e mi tira verso di se. “Ora è il momento di venirmi nelle mutandine”, mi dice, tenendo le sue labbra a pochi millimetri dalle mie. Poi scosta la sua brasiliana, come per farmici guardare dentro, e direziona il mio cazzo verso la sua figa. Non resisto. La situazione è così eccitante che vengo all’istante. Schizzo, copiosamente, inzuppando il pizzo della brasiliana, riempiendolo del mio sperma, che cola anche per terra, ma che, soprattutto, indonda la figa di Jay. Lei geme, contenta. Resta con il viso a pochi centimetri dal mio. Infine, mi bacia, si lecca le dita, sporche del mio sperma, abbassa la gonna e torna per strada. “Torniamo a ballare?”, mi dice, sorridente. Mi ricompongo.
Mentre torniamo in piazza, mi confessa di sentire il mio sperma tra le gambe. “Non vedo l’ora di potermi toccare col tuo sperma ancora addosso. E ora ballerò anche, tutta piena di te”, mi dice. E queste parole fanno rialzare la mia eccitazione. Torniamo a ballare. Vedere Jay che ondeggia in mezzo alla gente, e pensare al mio sperma tra le sue gambe, a come lei lo senta, mi manda in estasi.
Ci fermiamo quando ormai siamo distrutti e completamente sudati. La camicetta di Jay è zuppa, trasparente. Ho ormai perso il conto degli sguardi che ha collezionato. Jay mi chiede di andare a casa, e ci dirigiamo senza parlare verso l’auto. Arrivati lì, lei si toglie la gonna prima di entrare in macchina, restando nuovamente con la sola brasiliana addosso, oltre alla camicetta. Dei ragazzi, che erano poco distanti da noi, le battono le mani. Lei fa finta di nulla, ma la vedo sorridere. Si mette in auto, sistemando la gonna sul sedile prima di sedersi. Vedendo il mio sguardo, mi spiega: “Non vorrai mica che ti sporchi tutto il sedile! Sono zuppa, e piena del tuo sperma”. Iniziamo il viaggio di ritorno. E io non vedo l’ora di essere a casa, quindi premo sull’acceleratore. Jay, invece, si è messa sin da subito con le gambe divaricate e le mani sul seno. Si stringe i capezzoli. “Jay, così mi costringerai a fermarmi da qualche parte e scoparti”, le dico. “Uhm…no, ti voglio, ma arriveremo prima a casa”, è la sua risposta. E nel dirla, mette una mano sulla mia erezione, iniziando a masturbarmi, e l’altra tra le gambe, iniziando a spalmarsi addosso il mio sperma. Se lo spinge dentro, lo raccoglie con le dita, lo lecca. È in preda all’eccitazione e la sento venire durante il tragitto. Arriviamo a casa nella metà del tempo rispetto al dovuto. Parcheggio, entriamo in casa, e spingo subito Jay contro il muro. Lei mi mette le mani dietro la nuca. Afferro la brasiliana e gliela scosto di lato. Sollevo Jay. Lei mette le gambe attorno al mio bacino. La penetro, lì, tenendola sollevata contro il muro. Prendo i bordi della camicetta e li tiro con forza, facendo saltare i pochi bottoni rimasti chiusi. Lei urla, sentendo le mie spinte. Le mordo i capezzoli, tenendole le tette ben strette nelle mani. Sento le mani di Jay addosso. Mi graffia, mi accarezza. Geme sempre più forte. Mi stacco da lei, rimettendola a terra. “In doccia”, le sussurro. Saliamo le scale. Resisto alla tentazione di fermarla e leccarle quel culo che mi fa impazzire. Entriamo in doccia, apriamo l’acqua. Jay ha ancora la camicetta addosso, che si bagna del tutto, diventando come carta velina e incollandosi addosso a lei. La faccio girare. La penetro da dietro, iniziando a scoparla con forza. Esco quasi del tutto ad ogni colpo, rientrando fino in fondo. Jay urla, e in pochi istanti viene nuovamente. “Oh Alex, si, non riesco a smettere, si”, mi dice in continuazione, riferendosi ai suoi orgasmi. Continuo a sbatterla, così, sotto il getto d’acqua. La faccio girare ancora, rimettendola contro il muro e con le gambe attorno al mio bacino. La bacio. Le sciolgo i capelli, che le scendono sulle spalle, sul seno, sul viso. É bellissima, anche quando è sfatta come in questo momento. Raggiunge un secondo orgasmo, ma io continuo a muovermi con foga dentro di lei. Infine, sento anche il mio orgasmo montare. Lei lo nota. Mette i piedi per terra, si mette in ginocchio. Fissandomi negli occhi, e col getto d’acqua che le arriva in faccia, prende il mio cazzo in bocca. Afferra la mia mano, se la porta sulla gola, e si fa mettere la mano proprio lì, sulla gola. Poi mette le sue mani sulle mie gambe, e spinge la testa contro di me, prendendosi tutto il mio cazzo in bocca. Mi sembra di avvertire qualcosa allargarle la gola. É da impazzire, è quasi se con la mano sentissi il mio cazzo che le scopa la bocca. Ripete il gesto, una, due volte. E non resisto più. Le vengo in bocca, un orgasmo copioso come quello di prima. Fiotti di sperma le inondano la bocca. Lei cerca di trattenere tutto in bocca. Sento la sua lingua leccarmi in punta, donandomi brividi di piacere. Qualche goccia di sperma le sfugge di bocca, per la quantità che ho riversato sulla sua lingua. Poi mi guarda. Lascia uscire la mia erezione dalla sua bocca, tenendo ancora la mia mano sulla gola, e con gli occhioni che mi fissano ingoia il mio sperma, facendomi sentire il passaggio dalla sua gola tramite la mano. La faccio alzare. La bacio, con passione. “Cazzo Jay…sono innamorato delle tue provocazioni. E ti voglio. Ti voglio tutta la notte”, le dico, baciandola. Lei sorride. E mi lascia intuire che questa notte la passeremo insonne.

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