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Tutto ebbe inizio a scuola (I parte)

By 19 Novembre 2021One Comment

Salve a tutti.
Ho già pubblicato un mio racconto di fantasia senza però avere dei riscontri sperati ed è così che ho deciso di cominciare a raccontare le mie storie di vita vissuta con nomi modificati per tutelare la privacy della protagonista e anche la mia. Nonostante il mio non essere un vero e proprio latin lover devo dire che non ho mai avuto una vita sessuale noiosa, sarà forse perché le mie compagne di avventure avevano tutte un comune denominatore: la porcaggine.

Marina non era una miss Italia ma non era nemmeno un cesso a pedali:
alta circa 163 cm, capello castano, occhi grandi nocciola, labbra sottili, un fisico curvy (10 anni fa non esisteva questo termine) che risaltava la sua 5a abb e un culone a cui avrei voluto fare volentieri la festa. Insomma, un mio tipo ideale soprattutto per le tette, a cui ho dedicato suntuose seghe anche grazie all’arrivo di facebook e degli album “semplicemente io”.

Ci conoscemmo tra i corridoi della scuola io e Marina, abbandonati prima da lei per via della sua maggiore età, perdendoci di vista per un paio di anni in quanto l’uso del social non è mai stato, per me, finalizzato al rimorchio ma solo alle attività masturbatorie su pagine di vip o altro e quindi anche se avevamo l’amicizia e lei non mi scriveva, non vedevo il motivo per il quale avrei dovuto io andare a disturbarla ma il destino era con me e infatti la realtà decise di fare ciò che sul social non accadde, per amicizie in comune ci siamo ribeccati in un locale:

– E tu che ci fai qua?
Sentii alle mie spalle
– Marina…. Siamo in una panineria… Di certo non sono qui a comprare le sigarette.
Le rispondo con tono sarcastico. Mi giro, ci guardiamo, ridiamo e mi abbraccia:
– Ma quanto sei scemo! Come stai?
Nel farlo si strinse a me in un abbraccio nostalgico e fuori da ogni previsione sessuale.
– Tutto bene Mari e tu? È un sacco che non ti vedo

Ricambio l’abbraccio…. Anche perché avevo della morbidezza sotto il costato che a me piaceva non poco.
Devo dire che sono sempre stato una persona molto schietta e sincera e se ho la giusta confidenza oppure se sono in una fase in cui apro la bocca e, tipo sidrome di tourette dico ciò che mi passa per la mente, non ho peli sulla lingua:

– Guarda che ci siamo salutati Dome…
– Lo so ma ho il costato molle che è appoggiato su un non so che di estremamente morbido e caldo…
Dico ridendo e abbassando lo sguardo sulla scollatura, facendomi vedere:
– porco eri e porco sei rimasto. Ma vuoi mettere la testa al posto suo?
Risponde anche lei ridendo.

La serata passa tranquilla e spensierata e nei giorni seguenti presi a contattarla su facebook poi whatsapp e nel frattempo non dimenticavo quella quella morbidezza dell’abbraccio, chiedendomi a contatto con la mano come fosse e a questi pensieri mi abbandonavo a masturbazioni lente e rilassanti che mi portavano a copiosi getti che puntualmente mi portavano a pulire in maniera accurata per evitare di farel trovare ai miei tracce del mio seme. Le chiacchierate diventavano sempre più intime e confidenziali, mi raccontava di storie in cui credeva e che naufragavano, di noiosi che la contattavano e cose cosí mentre io rispondevo in maniera matura e seria, esprimendo miei pareri seri e ponderati alternati a battute ed allusioni, e nel mentre mi chiedevo come potessi agire. Non potevo più aspettare. Come dissi, il destino non mi aveva abbandonato ed aveva apparecchiato per me un tavolo molto succulento.
Nella mia città aprii il bowling e così, come condor su dei cadaveri, tutti si riversavano lì per provare, giocare e passare serate goliardiche in compagnia e questo fortunatamente non fu a me estranea come cosa; squillò il telefono, suono di un messaggio, vado a leggere ed era Marina:

– Stasera partita a bowling?
– Le palle ce le metti tu?
Alludendo alle tette
– Be’ se ci metti tu le tue, manco a bocce potremmo giocare
Tuonò lei con sarcasmo e sfida.
– A bocce no ma sono sicuro che tu sapresti comunque cosa farci visto che mi dai del maiale continuamente e si sa… Del maiale non si butta mai niente
Messaggio seguito da smile
La chiacchierata mi aveva indispettito ed incuriosito, mai aveva incalzato in quella maniera e così decisi di agire e rilancio:
– Panino e poi partita?
– Vedo cosa dicono gli altri e ti faccio sapere.
Nell’attesa del messaggio iniziai a maledire la presenza altrui ma allo stesso tempo ero più che mai deciso a colpire quella sera stessa. Tuonò il telefonino:
– Va bene anche per la cena. Ci vediamo alle 21 in panineria e poi andiamo

Come sottolineo, il destino non mi abbandonò, andammo a mangiare tutti insieme e la panineria scelta era mooolto lontana dal bowling, costringendo tutti a prendere le macchine per spostarci.
Mentre stavamo andando proposi io:
– Ragà ma è inutile andare tutti con la propria macchina. Organizziamo e andiamo….
Marina fa:
– Si giusto… Allora andiamo con la mia se volete poi non so chi altro vuole metterla a disposizione.
Tutti si organizzarono ed io con tono deciso le faccio:
– Vieni con me perché non so se sai ma ci vogliono le mani per giocare a bowling e tu non sai guidare
Le dico ridendo
– Ma se ho la patente da più tempo di te
Tuonó lei
– Si ma guidi come una appena patentata… Senti a me, non sfidiamo il destino.
Ridendo saliamo in macchina ed andiamo.
Si ride e si scherza per tutto il tragitto. Nonostante il maglioncino collo a V rosa che lasciava intravedere uno spacco delle zizzone, decisi di non dire nulla per non far capire le mie intenzioni. Arrivati al bowling cominciamo a giocare tra risate, sfottò e bevande ordinate, analcoliche per i guidatori e anche per alcuni ospiti. Marina non beveva e questo mi diede un permesso in più per affondare senza sentirmi in colpa di approfittare di una ragazza che non era capace d’intendere e volere. Nel mentre attendevo il mio turno, mi chiedevo come potessi agire senza trovare un modo per sganciarla dal gruppo e rimanere soli ma, ripetendo fino alla nausea che il destino non mi aveva abbandonato, l’occasione si palesó da sola.
Era orario di rientrare, il giorno dopo avrei dovuto lavorare fino dalle 5 del mattino così al termine della partita indosso il cappotto e vado per salutare tutti. Dopo i vari ciao ciao lei mi fa:
– Scusami e la macchina mia?
– Be’ mari… Se vuoi restare può portarti Giada altrimenti puoi venire ora con me. Decidi tu…
– portami alla macchina dai che poi ritorno qui….
Io e Marina in macchina da soli… È fatta! O almeno quasi…
Saliamo in auto e si parla, si parla e si parla. Decido di fare un giro lungo per darmi del tempo e mentre guidavo le metto un braccio dietro il collo e la stringo a me.
– Certo che da qui la vista è ancora meglio
Dico con un sorriso
– E la strada chi la guarda?
Replica lei
– Pensaci te.. che vuoi fare solo il passeggero?
Rispondo ridendo.
Lei non rise, era seria e la cosa non mi piacque. Per la prima volta mi sentivo a disagio e questo aveva fatto cadere tutta la mia spavalderia. dal nulla lei mi fa:
– Sai perché sono venuta in auto con te?
– Perché io so guidare e tu no?
– Perché mi piace quando mi si ordina di fare una cosa…
Parole a caso a 1 km dalla destinazione. Rifaccio il giro lungo perché ero rimasto un po’ interdetto:
– Prendimi una birra donna!
Incalzo ridendo
– Se ce l’avessi te la prenderei…
Lei sempre seria. Non ci sto capendo più niente… Che cos’è questa remissione adesso. Era la domanda che mi tormentava… Non ci credevo, era uno scherzo:
– Ma va a cagá che tu sei una femminista convinta, figurati se ti piace ricevere ordini
Dico ridendo.
– Mettimi alla prova allora
Disse lei guardandomi dal basso visto che eravamo ancora abbracciati.
Lancio il cuore oltre l’ostacolo allora:
Prendo una la mano attorno al mio collo e la metto nella scollatura. Un nuovo mondo… Un caldo ed una morbidezza che nemmeno nelle mie fantasie più nascoste. Comincio a palpare e strizzare le tettone senza dire nulla, la patta gonfia diceva tutto. Lei accompagnava il mio movimento con piccoli gemiti quando le strizzavo quei chiodi turgidi che aveva come capezzoli. Raggiungo il parcheggio dove stava con la macchina, riservato e tranquillo a mezzanotte, spengo l’auto e la bacio con passione, bacio a cui lei non si è sottratta e anzi si è liberata del cappotto per permettere alle mie mani di muoversi liberamente. Mi stacco dalla bocca e mi fiondo tra le tettone immense che tanto ho desiderato e voluto: le succhio, bacio, mordicchio, lecco… Ero posseduto come un demonio e lei si lasciava travolgere tirando fuori il mio cazzo ormai duro e cementificato facendomi una sega con una maestria esagerata. Non persi tempo nel prendere la nuca ed applicare una leggera pressione verso il basso che lei va a fare sparire il pisello nella bocca, facendolo intravedere solo quando saliva da quel movimento altalenante o quando decideva di prendersene cura solo con la lingua correndo lungo l’asta oppure quando si fermava a sollazzarmi le palle con la punta della lingua senza mai lasciare il mio arnese e anzi, non rinunciando mai a farmi la sega. Dovevo averla, possederla…
Riportata la sua bocca alla mia, entro con due dita nei pantaloni e dalle mutandine ormai fracide di umori, capisco che è prossima alla penetrazione. Gioco un po’ con le labbra e con il clitoride per sentire lei contorcersi dal piacere e piano piano, slacciato il jeans e abbandonata la figa, le calo i pantaloni e mutande facendola rimanere solo con la maglia. Io avevo già tutto fuori quindi, tolto anche io i jeans, mi metto su di lei e senza difficoltà entro nel suo sesso lubrificato appositamente per me cominciando l’amplesso… Colpi decisi e forti la facevano gemere e mugulare mentre io potevo godermi le tettone che ballavano sotto la maglietta ad ogni colpo che riceveva. L’andamento andava sempre più veloce portando lei a quasi grugnire mentre io, tenendola per i capelli, la fottevo con piena lussuria e foga facendomi notare quanto lei amasse essere posseduta così: forte e senza indulgenze.
Con la mano libera, alzai la maglia per farle uscire le tettone che non stavano ferme un momento così da schiaffeggiarle un po’ con lei che presa dai piaceri più frenetici apri gli occhi e di scatto e mi guardava fisso nei miei, facendomi infoiare sempre di più fino a farmi sentire che stava per arrivare il mio momento.
Esco da lei e ritorno al mio posto con una cappella violacea e pulsante. Subito lei apri la sua bocca e la riempì col mio pisello pronto ad esplodere ed infatti, non tardò ad eruttare facendomi godere della sua bravura da ingoiatrice che non perse nemmeno una goccia.
Tornata al suo posto, mi accesi una sigaretta gustendomela come un banchetto di festa di un conquistatore mentre lei venne vicino a me cercando un abbraccio che ho ricambiato così da poter giocare di nuovo con le tettone tra strizzamenti e soppesate varie.
Non parlammo molto se non qualche battuta di circostanza ma fu il saluto che risultó essere interessante. Dopo che ci siamo ricomposti, apri la portiera della macchina:
– scrivimi quando arrivi a casa
Le faccio io:
– Si mamma ahahahah e grazie per la serata…
– Ma grazie a te…
– Senti Dodo… Ma tu domani sera lavori?
– No sono libero… Perché?
– Te lo ricordi dov’è casa mia vero?

[To be continued]

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