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Un fine settimana speciale – Venerdì

By 3 Agosto 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

FINE SETTIMANA SPECIALE – VENERDI’

Quella sera agli allenamenti avevo la testa totalmente altrove; non rispondevo alle battute, imprimevo o troppa o troppa poca forza alla palla, ed i riflessi devo dire che non erano all’altezza di come sapevo giocare (non per vantarmi ma me la cavo davvero bene).
Qualche amica mi si avvicinò scherzando e chiedendomi se fosse tutto a posto, ma anche se rispondevo di si con un sorriso abbastanza finto, sapevo che non lo era affatto.

Avevo voglia, una terribile voglia.
Il sedere di Giulia dilatato e bagnato, quello di Andrea preso con la forza… non appena iniziai a pensarci mi bloccai spaventata dai movimenti sotto i pantaloncini e corsi nel bagno della palestra fermando il gioco.

Con il fiato corto per la partita, entrai in un gabinetto e restai in piedi tirando fuori quanto premeva di uscire ormai quasi del tutto eretto e lo vidi gonfiarsi fino ad assumere la sua statura naturale.
Non avevo molto tempo, ma volendo aggiungere un tassello di depravazione al mio curriculum, anche masturbarmi li in quel posto non mi avrebbe portato via troppe fatiche.

Mi guardai la mano destra e constatai che non fosse affatto pulita, anzi decisamente i segni scuri della palla toccata da tutte le mie compagne erano più che evidenti, ma una contrazione mi chiamava a quanto andava fatto.
Cercando di afferrarlo solo con l’indice ed il pollice, presi a toccare la carne facendo scivolare indietro la pelle, mostrando fuori la punta e successivamente l’intera testa arrossata. Un lento sali e scendi mi concedeva brividi di piacere, ma ben presto volli di più e mi afferrai senza ritegno cominciando una veloce sega tenendo la maglietta sollevata tra i denti.

Sembrava tutto filare liscio finché, evidentemente troppo presa dalla mia lussuria, avevo perso di vista il tempo e sentii entrare due compagne nel bagno chiamando il mio nome.

‘Nadia?’

‘Nadia ti senti bene?’

Venni assalita dal panico e fui costretta a fermarmi cercando di trovare una soluzione.

‘s-si… o meglio no, non mi sento troppo bene ragazze…’

Le sentii avvicinarsi alla mia postazione, ma invece di scemare, l’eccitazione del membro sembrò accentuarsi, ed ogni tentativo di rimetterlo nei pantaloncini per camuffarlo non valsero a nulla.

‘cosa ti senti? Chiamiamo l’istruttore?’

‘NO! N-no… davvero, adesso mi passa devo solo…’

Non completai la frase perché non seppi cosa dire e adagiata con la schiena alla porta che mi separava dalla fine della mia vita sociale globale presi a respirare affannosamente.

‘ma hai il ciclo? O ti fa male la pancia?’

Dovevo fare qualcosa alla svelta perché ‘purtroppo’erano decise a volermi aiutare e continuare ad allenarsi, tra l’altro ero pure in squadra con loro… quindi non mi restò che cercare di soddisfarmi.
Tirai fuori di nuovo il pene ormai grondante di umore e lo carezzai stringendolo e muovendo la mano lentamente ma con costanza, in modo da non rilasciare rumori molesti.

Parlare e masturbarmi fu una cosa folle… il mio cervello era diviso in due, sul tenere loro impegnate e nel frattempo arrivare a godere, ma grazie al cielo la fine non era così lontana.
Per quanto ci fossi stata attenta però, le secrezioni che lubrificavano la punta creavano un attrito marcato e qualche suono sfuggì al mio controllo, ma non ci diedi abbastanza peso, finché con un ultima richiesta un po’ supplichevole di lasciarmi un attimo i miei spazi, finalmente sentii montare l’orgasmo che riversai a terra e sul WC smettendo di toccarmi.

Cinque o sei schizzi irruppero emettendo un suono appena percettibile, di certo non da me che dovetti di fatto godere pochissimo.
Sospirai forte, sperando di non attirare la loro attenzione e rossa in viso, tirai su i pantaloncini restando un attimo con le gambe tremule poggiata alla porta.

‘Nadia allora?!’

Mi si fermò il cuore quando la voce invece di provenire da dietro la porta, venne da più in alto, alla mia sinistra, facendomi voltare con occhi spalancati verso la mia amica intenta a sorreggersi con le braccia al separé del bagno adiacente.

‘Insomma che hai? Ti sei fatta male? Esci e ne parliamo…’

‘m-ma che fai?!’

Aprii con terrore la porta cercando di farle allontanare dal luogo del misfatto, ove tracce fresche e copiose ancora se ne stavano in bella mostra coprendo un tragitto notevole fin sopra alla tazza e tutto a terra.

‘s-scusate mi girava la testa, ho mangiato pochissimo oggi, un calo di pressione’.

Andai verso il lavandino leggermente china per dare modo alla maglia (aderente ma lunga) di coprire quello che andava calmandosi.

‘ma come si fa a venire agli allenamenti senza aver mangiato? Eppure tu sei una che ci sta attenta a queste cose’

Disse quella a me più vicina seguendo scendere l’altra dal separé.

‘già… che stupida vero? Andavo troppo di corsa oggi’

Notai quella che era salita sul bagno dirigersi verso a dove ero stata fino a poco fa e mi si fermò il cuore, quindi agendo d’istinto le afferrai per la mano, prima una e poi con irruenza anche l’altra e le trascinai via ridendo per non piangere e dicendo loro di riprendere la partita che dovevamo recuperare più di sei punti di distacco.

Per fortuna tutto finì per il meglio, anche se perdemmo il match, ma la mia vita era salva.
Tornai a casa che avevo ancora le palpitazioni e filai a svuotare la borsa come ogni volta, trovando Giulia più simile ad un gatto che mi osservava sull’uscio della sua stanza.

‘non fare quella faccia…’

‘quale faccia?’

‘la faccia che conosco, tanto ho già deciso e resto di quella idea… ma se vuoi puoi sistemarmi le cose mentre mamma cucina’

La vidi mordersi il labbro e le sorrisi gettando la borsa nel bagno e facendole un cenno galante di entrare.
Con passo lento mi venne vicino superandomi e lasciando dietro di se un profumo di ragazza che vi giuro sembrava avesse fatto il bagno nei feromoni.
Restai ferma a guardarla tirare fuori le ginocchiere, la maglietta, i pantaloncini, ed a questi ultimi si bloccò passando da semi-eretta ad inginocchiata, emettendo respiri più pesanti.

Quando la vidi portarseli al naso ed aspirarne il profumo entrai e chiusi la porta.

‘…ti ricordi niente doccia?’

‘si…’

Rispose lei sorridendo, continuando ad annusare e portarsi una mano li sotto per toccarsi, ma fui veloce nel darci un calcetto per rimuoverla.

‘come devo dirtelo in arabo?’

‘Nadia ho voglia! Sul serio…’

Tentò di alzarsi, ma mi sedetti sul WC prima che potesse strusciarsi ed abbracciarmi.

‘io invece per ora sto bene così… (enorme cazzata), piuttosto toglile’

Accavallai le gambe senza più imbarazzo e le porsi davanti una scarpa da ginnastica.
Non avevo cambiato nulla, quindi indossavo ancora lo stesso intimo e gli stessi calzini che con quel caldo sentivo fossero diventati quasi una spugna di sudore, ma ormai ero lanciata.
Si chinò senza più sorridere, quasi con una leggera vena di frustrazione, poi tolse la scarpa e rimase a guardare il piede.

‘ha un odore forte immagino…’

‘si…’

‘beh, è normale dopo due ore di allenamento… ma oggi la mia doccia sei tu e non posso andare a letto sporca’

Sembrò guardarmi con occhi innocenti ed indecisi, ma le agevolai il compito togliendomi da me il calzino e mettendogli il piede per lungo sulla faccia.

‘se vuoi… puoi toccarti mentre lo fai, come facevo io’

‘sei una stronza…’

‘attenzione, ho detto solo toccarti, ti giuro che se vieni… a costo di non dormire più, non ti faccio più calmare’

Sembrò funzionare e con calma la sua mano scese all’interno degli shorts e prese a lavorare passando un po’ contro voglia le guance, la fronte e le labbra sotto la pianta del piede. Quando anche l’altro fu liberato dal calzino e dalla scarpa, le feci cenno di iniziare a pulire e mi ritrovai un perfetto cagnolino voglioso ad eseguire un ordine davvero pessimo.
Insieme a qualche insulto detto ogni tanto, tra una pausa ed un’altra spesa a farle tornare la salivazione, Giulia non smise mai di toccarsi e gemere silenziosamente.

‘ti piace?’

‘… no’

‘peccato, a me sta eccitando sul serio… ora capisco perché te lo fai fare’

Scesi con gli occhi sui suoi piedi e la voglia mi diceva di possederli, di fare lo stesso trattamento che la stavo obbligando a fare, ma dovetti resistere.

‘in mezzo alle dita ora, abbiamo quasi finito…’

‘Nadia…’

Si tirò su cercando di abbracciarmi le gambe ed abbassai un po’ il ginocchio dopo averlo accavallato nuovamente.
Quello che ne risultò potreste associarlo ad un cane in calore che cerca di montare la gamba del padrone, un qualcosa di pazzesco sapendo che fino a qualche giorno prima c’ero io in quello stato pietoso.
Sorrisi, lei abbassò il viso intenta a scendere e spingere sulla mia gamba il sesso, scendendo poi fino alla caviglia e risalendo come fosse un palo.

‘s-sto per godere…’

‘non ti ho detto che puoi farlo…’

Mantenni il gioco, ma non appena scese nuovamente sulla caviglia, alzai il collo del piede piazzandolo praticamente dal suo sesso fino al sedere e sembrò arrestarsi.
Nel bagno la finestra non era aperta ed iniziava a fare davvero caldo, il pensiero di nostra madre che poteva salire da un mento all’altro era un altro motivo di ansia, ma non sufficienti per farci smettere.

Visto il suo arresto, premetti un poco su di lei, come per fare cavalluccio e poi la feci scendere dalla giostra ritrovandomela seduta con le gambe divaricate.

‘non ce la fai più? Non sei abituata come me…’

Le rinfacciai con una frecciatina l’avermi fatto soffrire molto più a lungo, ma io non ero come lei ed ormai presa dagli ormoni le poggiai un piede in mezzo alle gambe premendo leggermente.

‘puoi venire… ma solo così, se ti sta bene bene, sennò…’

Rimossi il piede dopo averlo premuto lentamente sulla sua rosa ancora rinchiusa tra i vestiti, ma mi trattenne con una mano, mantenendo il piede in quella posizione.
La mia intenzione era farla godere premendo per qualche tempo in quel punto, tanto invogliata com’era non mi avrebbe fatto stancare, invece quella piccola pervertita si sbottonò gli shorts di jeans ed abbassò le mutandine ponendosi a carponi con il sedere rivolto a me.

Spalancai gli occhi a quella vista sublime; era bagnata ad un livello meraviglioso e probabilmente se avessi premuto assieme le sue labbra, del liquido sarebbe colato fino a terra, tuttavia lei si abbassò con la schiena senza dire una parola, lasciando a me gli onori.

Ero stata chiara che avrebbe avuto solo i miei piedi, quindi feci una prova un po’ cautamente posizionando la pianta del piede sul sesso, finendo con le dita sopra il sedere, ma a parte un piccolo sussulto e qualche sospiro non accennò altro.

Tirai indietro i capelli e mi asciugai la fronte sbottonando anche io i jeans perché stavano scoppiando, poi iniziai a muovere il piede con delicatezza sulla sua pelle depilata e morbida, ricavandone un rumore di lembi bagnati.
Poco a poco, Giulia assecondò i miei movimenti con il resto del corpo, finché, presa un po’ dal potere, non mi fermai, infilando dentro di lei le dita.
Andai molto cauta, piuttosto per vedere la sua reazione che fu quella di inarcarsi maggiormente e stendersi praticamente con il busto a terra, facendo restare unicamente alzato il bacino; il segnale che potevo osare.

E così feci. Scesi dentro di lei prima l’alluce roteandolo e muovendolo in modo da saggiare le sue pareti, poi cercai di farmi largo, cosa che fu enormemente agevolata dalla quantità di lubrificante che riusciva a secernere; in breve, tra piccoli lamenti smorzati dalle dita della sua mano tra i denti, ebbe dentro di lei quasi metà del mio piede e quando provai con un gesto un po’ secco di penetrare oltre, l’intero corpo venne sconvolto da contrazioni.
A queste ultime seguì il movimento di Giulia che mi sembrò addirittura eccessivo, come per continuare a scoparsi la mia estremità sempre più forte, ma quando per timore che le facessi male estrassi il piede, rimasi testimone di un gettò improvviso di liquido trasparente che bagnò per terra come fosse urina.

In preda a convulsioni, mia sorella si accasciò completamente rotolandosi in quella pozza di liquido indefinibile e davanti ai miei occhi quasi impauriti, mi godetti la fine di quell’orgasmo mai visto, che terminò con piccoli tremori.

‘Giulia…’

‘mmm…’

Parlai con tono preoccupato, ma la sua risposta lasciva mi tranquillizzò.

‘Ma te la sei fatta addosso?!’

‘n-non lo so… non capisco più niente oddio…’

In effetti tentava di tirarsi su, ma le gambe sembravano non rispondere, quindi mi alzai calpestando quella pozzanghera calda ed andai ad aiutarla.

‘ci vedo doppio Nadia… che cosa hai fatto?’

‘io? Che cosa ti ha preso a te vorrai dire…’

Mi si avventò al collo baciandomi in bocca e per l’ardore caddi all’indietro sbattendo quasi la testa alla doccia.

‘mi sento un fuoco… non smette più, sta ancora continuando’

Non dissi più nulla lasciandomi baciare e ricambiando sorridendo per quella scena più che assurda. Praticamente era diventata un’altra, avrei potuto anche soffocarla o farle qualsiasi altra cosa e se lo sarebbe fatto fare, continuando a toccarsi lievemente e perdere ancora del liquido.

‘Giulia adesso basta! Guarda che cosa hai combinato…’

Nonostante la quantità esagerata, l’odore era un aroma leggerissimo, fine, leggermente acre, ma assolutamente buono.
Allungai un piede e toccai il liquido acquoso cercando di capire dove tenesse tutta quell’acqua, poi presi uno straccio, lasciandola a riprendersi chiusa su se stessa come una bimba.

Ci vollero diverse passate per togliere tutto, poi la mattina dopo avrei pulito con detergenti, ad ogni modo adesso la priorità era rimetterla in piedi, ma quando andai a disturbarla la trovai a dormire.
Con le mani ai fianchi e lo straccio in una mano, la guardai ridendo da sola per quello che le avevo fatto e per come lei avesse reagito.
Presto però il divertimento si trasformò in ansia perché dovevo assolutamente darle una ripulita e spostarla dal bagno e fu una vera e propria impresa.

Dopo aver faticato sette camicie per spostarla nella sua stanza, la sdraiai sul suo letto e rimasi un po’ con lei. Era davvero carina, pensai carezzandole i capelli e le spalle lisce, considerando anche che mi sarei dovuta fare per conto mio il resto della doccia, perché Giulia era totalmente fuori gioco.

Non scese neppure a cena, chiedendo a me con un filo di voce di dire che non aveva fame e che aveva un gran mal di testa, quindi passai la serata a chiacchierare con mamma del più e del meno e poi andai in camera mia e chiusi la porta.

Che cosa era successo esattamente in quel bagno?
Non avevo mai sentito di un simile orgasmo e neppure io ero mai riuscita a raggiungerlo, quindi mi sedetti al PC ed iniziai a scandagliare il net alla ricerca di qualche informazione e non fu affatto difficile.

Trovai un forum già visto e rivisto, che trattava argomenti assai disparati tutti in ambito sessuale e non appena inserii qualche parola adeguata nel motore di ricerca del sito, trovai la storia di una donna.
Si presentava come una donna matura, sposata con figli ma divorziata dal suo uomo, rimasi scioccata nel leggere che il motivo della separazione era che lei gli aveva messo le corna con un altro uomo e quest’ultimo l’aveva fatta godere talmente tanto che non volle più tornare alla vita sessuale di prima.
Chiese il divorzio ed andò a vivere con questo tizio che la faceva impazzire e durante uno dei loro intensi rapporti, dopo i primi orgasmi, lui continuò incessantemente a toccarla, leccarla e scoparla tanto da farle quasi perdere il senno, finché non ebbe una contrazione fortissima e non spruzzò fuori sulle coperte ed addosso al corpo dell’uomo, una sorta di urina trasparente.

Il resoconto terminava con lei che descriveva la sua morte fisica, infatti dopo l’accadimento non fu più in grado di muoversi per via della contrazione dei muscoli.
I vari commenti al racconto da parte degli utenti, catalogavano questa esperienza con il termine ‘Squirt’.

Affamata di comprendere di più ed ancora molto eccitata, cercai qualche video e nuovamente trovai un mondo di cose pazzesche.
Dopo i primi tentativi finiti con pop-up di prostitute e virus senza frontiere, giunsi ad un sito a dir poco incredibile; una sorta di youtube con video pornografici, la maggior parte amatoriali e digitato il nome di quella pratica, compresi davvero cosa fosse accaduto a Giulia.

Guardando quelle donne raggiungere quel tipo di orgasmo e buttare fuori litri di liquido presi ben presto a toccarmi lentamente, ma poco prima di iniziare una vera masturbazione mi ricordai che avevo ancora la doccia da fare e sistemare ancora la roba nella borsa.

Fu difficile, ma riuscii a staccarmi e completare i miei doveri, tornando in camera dopo un oretta e sdraiandomi sul letto con solo l’asciugamano a coprirmi.
Non mi ero neppure asciugata i capelli e pensai a toccarmi di nuovo, ma qualcosa mi frullava già in testa da prima, ed usare ormai la mano era qualcosa che potevo tranquillamente evitare per due buonissime ragioni; la prima dormiva sogni beati nella stanza davanti alla mia e l’altra era a casa sua sicuramente intento a masturbarsi nel proprio letto.

Non avevo alcuna prova in merito, ma mi piaceva pensare che Andrea si stesse toccando pensando a me e a Giulia, quindi voltai la testa verso il comodino guardando il cellulare.
Lo presi nella mano e me lo portai sul petto indecisa sul da farsi; se ci fosse stato lui con me, non so cosa sarei stata in grado di fargli quella sera, probabilmente anche peggio di quel pomeriggio visto che ormai iniziavo ad adattarmi.

‘che fai?’

Inviai come sms dando per scontato che aveva salvato il mio numero, mentre io dovetti prima riandarlo a pescare tra i recenti.
Fui come sempre distaccata ed attesi continuando a toccarmi sopra e sotto, con calma senza intenzione (almeno per il momento) di godere del tutto.

Non passò neppure un minuto che Andrea rispose.

‘ciao Nadia, nulla a dire il vero. Sono a casa. Tutto bene?’

Mi prese voglia di giocarci e mi lasciai andare.

‘alzati e vai in bagno, chiuditi dentro e spogliati’

Lo avrebbe fatto? La risposta fu ovviamente scontata, infatti un paio di minuti più tardi mi confermò di aver obbedito.

‘hai voglia?’

‘… molta’

‘vorresti toccarti?’

‘si ma non posso…’

Ricordai le parole di Giulia di come lo avesse legato ed ebbi un impennata di eccitazione.

‘certo che puoi, tu sei una ragazza… non hai bisogno di quello per toccarti’

Ci fu un minuto in più di pausa prima del suo messaggio.

‘cosa vuoi che faccia?’

‘non puoi rilassarti troppo, altrimenti la prossima volta troverò la stessa resistenza… voglio che ti alleni ogni giorno’

‘ogni giorno?’

‘esatto… potrai godere solo così se riuscirai e sono fiduciosa che lo farai. Ti ho già detto di spogliarti, quindi ora leccati di due dita, resta in piedi ed infilale dentro’.

Lo immaginai nell’atto di fottersi da solo con una mano, cercando di godere carezzando la prostata e presi a toccarmi più velocemente, finché non ricevetti un nuovo sms.

‘quanto devo continuare?’

‘finché non ci avrai inserito tutte le dita… cerca di andare in profondità anche se fa male’

Se fosse stato davanti a me in quel momento avrei saputo io come fare per accelerare i tempi… lo immaginai da qui a qualche mese capace di aprire il culo così tanto da accogliere due o tre mani e sentii chiaramente l’orgasmo arrivare alle porte.

‘stai godendo?’

‘… mi fa male scusami’

‘è normale. Continua finché non ti dico di smettere’

Volevo portarlo al limite, in fondo sapevo che poteva venire con qualcosa nel didietro, quindi attesi anche io, rallentando la mia mano ed allungando la sega di almeno altri dieci minuti abbondanti. Fu lui a contattarmi.

‘Nadia… Devo uscire perchè il bagno serve a mia sorella’.

Sorrisi perché così era ancora meglio.

‘non farlo. Resta li dentro e continua ad infilare… a quante dita sei?’

‘4… ma devo uscire altrimenti si arrabbierà’

Sembrò combattuto e mi parve strano.
Sembrava avere timore della sorella ed immediatamente viaggiai con la fantasia, forse in modo eccessivo, se Andrea non fosse stato così per via della sorella, ma scalzai quel pensiero e ripresi a scrivere l’sms.

‘Non mi importa, vorrà dire che le prenderai anche da lei… tanto scommetto che non sarebbe la prima volta’.

Ebbi uno slancio di furbizia, curiosa di sapere la sua reazione.

‘mi dispiace Nadia… devo uscire dal bagno, perdonami’

Fui nuovamente sorpresa perché ero certa che l’asservimento di Andrea era molto forte, lo aveva dimostrato chiaramente nel parco, eppure non aveva voluto obbedire quella volta.
Mi innervosii un poco, anzi parecchio, ed attesi qualche minuto prima di scrivere.

‘domani mattina vieni a casa mia… forse non hai ben capito come funziona e te lo rispiegherò’.

Rispose dopo qualche altro minuto.

‘scusami davvero…’

‘non voglio le tue scuse, voglie che fai quello che ti dico’

‘hai ragione… lo avrei fatto, è solo che serviva a mia sorella’

‘toccati… davanti. Lo so che non puoi, ma fallo ugualmente e cerca in tutti i modi di farlo eccitare’

Avevo smesso di toccarmi perchè ero più intenta a dargli una lezione.
Cinque minuti più tardi, il messaggio che attendevo.

‘mi fa molto male…’

‘arriva al limite e poi fermati… dimmi quando ci sei’

Non dovetti aspettare molto e nel frattempo avevo acceso la TV per ingannare l’attesa.

‘Ci sono…’

‘Bravo. Ora vai a letto. Domani è sabato, ti posso garantire che questo fine settimana te lo ricorderai. Ti aspetto per le dieci e mezzo; prova a tardare e non entrerai mai più qui dentro’

Ci fu una pausa, poi un suo ultimo sms.

‘sarò puntuale… lo prometto’.

‘lo spero. Buona notte Andrea’

‘buona notte Nadia. Grazie…’

Era una sua prassi ringraziare per ogni cosa, ma era una cosa molto carina, pensai sorridendo e continuando a vedere un film da quattro soldi, finché non sopraggiunse il sonno e mi addormentai praticamente nuda davanti la luce del televisore.

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