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UNO STRANO RAGAZZO

Quando Giulia entro in camera dopo averlo fatto andare via, mi trovò seduta al centro della stanza sul pavimento mentre guardavo scioccamente una vecchia foto mia e sua di quando eravamo piccole.

‘ehm… Nadia? Tutto ok?’

Esclamò lei facendo qualche passo avanti con un tono vagamente preoccupato.
Era solo con un asciugamano a coprirsi il corpo quindi probabilmente stava andando a fare una doccia.

‘perché non rispondi?’

‘potrebbe andare tutto OK secondo te?!’

Mi voltai poggiando la cornice in terra vicino a me allungandomi quasi senza forze, mentre lei si fece più vicina incuriosita dal mio atteggiamento.

‘dieci giorni fa eravamo tranquille Giulia… due ragazze in fin dei conti normali, ed oggi guardaci. C’è qualcosa che non va, abbiamo perso la bussola’.

‘mmm… ok, Nadia… non ti seguo più; credevo ti fossi finalmente divertita’.

‘infatti… ma non capisci? Per la prima volta ho sentito dentro di me una libertà provata solo con te e l’ho fatto facendo delle cose riprovevoli a quel poveretto che nulla mi ha mai fatto di male’.

Giulia si distese con l’asciugamano incrociando braccia e gambe guardando il soffitto insieme a me.

‘ho capito… sei preoccupata per lui?’

‘sono preoccupata per tutto… adesso che il momento è passato arriva una coscienza, come fai tu?’

Rise da sola.

‘non lo so… non mi preoccupo più del necessario. Io so solo che è stato un pomeriggio meraviglioso ed abbiamo fatto quelle che tutti volevamo, Andrea compreso e se prima aveva dubbi su di te, beh… glieli hai tolti per bene’.

Rise di nuovo e le tappai quella boccaccia finendo con il riderci assieme; riusciva sempre a tirarmi su in queste crisi di coscienza che mi venivano ed era davvero un gran bene.

‘e adesso?’

‘cosa adesso?’

‘che faremo con lui?’

‘ma che ne so… se avrà il coraggio di rimettere piede qui dopo oggi ci penserò’

Sospirò alzandosi leggermente, voltandosi verso di me sfiorandomi con la mano il viso.

‘odorano ancora di lui…’

‘davvero? Beh sono andata parecchio a fondo, non credevo fosse così semplice, tu lo avevi mai fatto?’

‘certo che no stupida…’

‘di la verità, ci hai pensato a metterglielo dentro?’

Mi alzai anche io e tolsi la sua mano dal viso dandole un pizzico sulla guancia.

‘tu adesso chiudi quella bocca, altrimenti te la chiudo a modo mio… chiaro?’

Sorrise.

‘ma ci hai pensato o no?!’

‘Giulia esci!’

La alzai di scatto e ne seguì una breve colluttazione, ma vinsi io scaraventandola fuori e chiudendo la porta dopo una sonora linguaccia.
Restai sola con la schiena alla porta e pensai…
Ci avevo pensato dal primo momento a farmi Andrea, non appena mi aveva mostrato quel sedere candido avevo lottato contro il mio istinto più basso e per fortuna avevo resistito; poi sentii Giulia accostarsi alla mia porta.

‘lo sai che Andrea inizia a piacermi… penso che non troverò mai nessuno come lui e neppure tu. Forse non è lui che dovrebbe dirsi fortunato’.

Con questa frase tristemente vera, Giulia si scostò dalla porta e la sentii allontanarsi. Quanto era vero purtroppo; a quello che avevamo fatto sarebbe seguito probabilmente il carcere e invece… lui era li, sicuramente volenteroso di tornare sotto i nostri piedi e nel pensarci mi eccitai non poco.

Quella sera mangiammo silenziose e ci volle qualche ora prima che la mia stanza fosse di nuovo agibile, perché l’odore all’interno sembrava stagnare magicamente.
Il giorno successivo mi svegliai tardi scendendo a fare colazione con calma ed insomma facevo tutto a rilento. Di Giulia neppure traccia ed avrebbe dormito probabilmente fino ad ora di pranzo.
Ebbi tutto il tempo per continuare a pensare e ripensare, finché il telefonino con cui stavo navigando in internet vibrò per l’arrivo di un sms.

Ciao Nadia… scusa se mi permetto di disturbarti sono Andrea, ho chiesto il numero a Giulia poco fa per chiederti di poterti vedere pochi minuti soltanto, dove vuoi tu.

Grazie dell’attenzione.

E chi se lo aspettava?
Quel ragazzino voleva parlarmi? Sapevo ovviamente di cosa e mi incazzai con Giulia che avrebbe potuto dirmelo di persona invece di dare il mio numero senza rifletterci. Però, ammetto che era davvero cortese e gentile.
Ciò nonostante salii sopra come una furia ed entrai nella sua stanza spalancando la porta e facendole fare un salto clamoroso dallo spavento.

‘Giulia! Perché diamine hai dato ad Andrea il mio numero?!’

‘OH MA DATTI UNA CALMATA PAZZA ISTERICA! Mi hai fatto prendere un colpo stavo dormendo… dio mio…’

Con i capelli arruffati e l’intimo indosso mia sorella si passò una mano sul viso assonnato rimettendosi giù.

‘non sto scherzando, mi ha mandato un sms…’

‘e che ha detto? Mi ha scritto poco fa e mi ci ha pure svegliato quindi non avevo intenzione di perdere tempo e l’ho girato a te, che male c’è?’

‘vuole parlarmi…’

‘anzi che non vuole altro…’

‘non scherzare Giulia…’

Mi sedetti tirando indietro i capelli e restando con la testa fra le mani veramente preoccupata.

‘scusa ma di che hai paura?’

‘di quello che vuole chiedermi…’

‘sarà confuso… vorrà tentare di capire, è normale, non capita tutti i giorni di vedere una come te Nadia’.

Chiuse di nuovo gli occhi dopo avermi passato un piede sulla testa come una specie di carezza futile ed idiota.

‘sei davvero utile…’

‘dammi retta, conoscilo di più… altrimenti digli di no, ma ora lasciami in pace’

Sorrisi per la sua voce impastata e mi alzai dopo una veloce carezza alle sue estremità, poi andai in camera mia e restai a pancia in giù sul letto indecisa se rispondere.
Dopo quasi venti minuti lo feci.

Vediamoci tra un ora in piazza vicino la gelateria.

Fui telegrafica e fredda, forse anche troppo dopo quello che c’era stato, ma ero agitata.
Mi preparai velocemente e dieci minuti dopo ero già pronta, chiedendomi perché gli avessi dato appuntamento così tardi.
Lui rispose semplicemente ‘grazie’ ed attesi.
Arrivai li dieci minuti prima, in fondo distava neppure un chilometro a piedi da casa mia, ma lui era già li, vestito con bermuda scuri una maglietta a mezze maniche ed un camicia a maniche lunghe sopra.
Gli arrivai praticamente alle spalle e stava ascoltando l’Mp3, quindi dovetti toccargli una spalla facendolo indietreggiare per la sorpresa.

‘N-Nadia… ciao, ehm… scusa se ti ho disturbato io…’

‘tranquillo. Vieni, camminiamo da quella parte’.

Fui nuovamente fredda quasi gelida ed il suo sorriso imbarazzato scomparve abbassando lo sguardo prendendo a seguirmi.
Lo portai in una via meno trafficata, faceva un gran caldo, indossavo dei jeans, dei sandali con la zeppa e sopra una camicetta disimpegnata bianca, capelli raccolti a coda e poca voglia di parlare.

‘allora? Tutto bene?’

Mi interessai vagamente alla sua condizione e sorrise guardando altrove.

‘si… tutto bene credo’.

‘cosa volevi?’

Rallentò il passo fino a fermarsi in mezzo alla via ed io poco distante feci lo stesso con le mani ai fianchi.

‘i-io, volevo solo sapere… cosa pensi di me’

Alzai un sopracciglio.

‘in che senso?’

‘ti faccio davvero pena… come a Giulia?’

Rimasi sorpresa a dir poco; si preoccupava di quello che pensavo io di lui invece di chiedermi perchè diamine avessi un pene?!? persi la mia maschera gelida e parlai apertamente.

‘cioè mi stai chiedendo di te, dopo quello che hai visto? Mi prendi in giro?’

‘no! Non lo farei mai… non so cosa ho visto, cioè voglio dire lo so… ma non posso chiedertelo, non sarebbe carino’.

Ok, questo ragazzo era perfetto…
Sorrisi dapprima silenziosa poi passai a ridere di gusto, fino a dare forse un po’ troppo nell’occhio, ma era davvero assurdo quanto era carino.

‘Andrea tu farai felici molte persone… vieni sediamoci li’

C’era una panchina non molto distante, scendemmo una lunga scalinata entrando nel parco a quell’ora praticamente deserto, quindi ci sedemmo, accavallai le gambe e sospirai.

‘no, non mi fai pena, affatto. Ieri ho parlato a sproposito il più delle volte e la situazione ci è chiaramente sfuggita di mano, tu sei stato bene? è vero quello che dice Giulia?’.

Fece un gesto di assenso girandosi più verso di me.

‘si lo è… conoscerla e conoscerti mi ha cambiato la vita. Mi ha detto che fosti tu a suggerirle di farmi felice con.. i suoi piedi’.

Involontariamente abbassò la voce e scese con lo sguardo sui miei sandali, facendomi sorridere.
‘è vero… mi sembrava sbagliato privarti di una cosa così piccola’.

‘per me invece è enorme come cosa… non sai quanto’.

Tagliai corto cercando di capirci qualcosa.

‘quindi? Cosa vuoi esattamente?’

Lo presi un po’ di sorpresa e sembrò tentennare.

‘n-nulla, vorrei essere davvero la vostra… ragazza’

Ebbi un botta di eccitazione pazzesca che dovetti camuffare spostando le gambe e tirando su leggermente i jeans.

‘dico sul serio… io non desidero altro, sto bene con Giulia anche quando parliamo e basta e con te… beh, sei bellissima, ed hai perso tempo con me, quindi mi piaci’.

‘Andrea, sei legato anche adesso?’

Mi morsi il labbro per la nuova Me che stava uscendo di nuovo fuori, era come se quella sua gentilezza mi stuzzicasse desiderio e malizia, ma ormai avevo parlato.

‘s-si…’

‘e ti sei eccitato a casa a ripensare a ieri?’.

‘si…’

‘vieni un attimo allora…’

Viaggiai con lo sguardo verso dove non dovevo e notai un rigonfiamento appena accennato sotto i suoi vestiti. Mi alzai anche io con ben poco da poter coprire e presi a camminare in direzione di una struttura in muratura sita nel parco, una struttura molto grande fatta ad archi e circondata da alberi, il luogo preferito dai giovani per ritrovarsi.
A quell’ora però non c’era nessuno.

Feci strada ed attraversai il labirinto di archi fino a fermarmi con la schiena ad un angolo in penombra e gli accennai di raggiungermi, vicino, più vicino, fino ad arrivarmi quasi addosso.
Ero più alta di natura e con le zeppe lo superavo di quasi quindici centimetri che giocarono a mio favore.

‘mi piace avere una ragazza… ma deve fare quello che dico io, sempre’

‘lo so…’

Mi guardò il seno che aveva praticamente davanti e lo abbracciai decisa ormai a seguire la voglia, quindi lo baciai.
Fu un bacio lunghissimo e mi impegnai a fondo, infilandogli la lingua in gola per quasi cinque minuti sentendolo eccitarsi ogni secondo, finché non si accostò al muro davanti a me tenendosi in mezzo alle gambe sofferente.
Non sapevo cosa Giulia in camera gli avesse continuato a fare e non mi importava, lo vedevo solo ansimante e con occhi languidi, quindi lo raggiunsi di nuovo e continuai a baciarlo con foga, portando una coscia in mezzo al cavallo quasi a mettercelo seduto e cominciai a sfregare e sfregare.

Qualche minuto più tardi arreso, venne pervaso da una scarica di tremori dopo i quali si accasciò a terra ai miei piedi gemendo silenziosamente.

‘guardami’

Alzò il capo.

‘alzati in ginocchio sbrigati…’

Lo fece. E con un caldo respiro sbottonai i jeans ed abbassai la zip tirando fuori il membro che aveva visto ed intravisto le volte precedenti. Alla luce filtrata dagli alberi ora era davvero chiaro cosa io fossi e con sguardo disorientato, Andrea chiuse gli occhi prendendo l’iniziativa di metterlo in bocca.
Rimasi piacevolmente sorpresa della sua perversione e mi godetti un meraviglioso pompino, leggermente troppo lento, ma molto gradevole.
Lo continuai a fissare durante tutti i minuti in cui lo tenne, ordinandogli di aprire gli occhi e di guardare quello che faceva.
Presi a toccarmi il seno ed in breve, le contrazioni liberarono un fiume di umori dentro la sua bocca.
Non ingoiò nulla questa volta, ma rimase con le labbra serrate alla carne pulsante in attesa che tutto fosse gettato fuori e successivamente ai miei sospiri di appagamento si tolse, tossendo e facendo colare a terra il mio liquido.

Sorretta con le braccia al muro oltre noi, mi ripresi sorridendo ed una volta tornata decente, alzai una gamba e premetti il sandalo sulla sua spalla sinistra e con forza lo abbassai.

‘mi piaci anche tu… sei solo troppo piccolo per essere qualcosa di serio. Ma io pretendo molto dalla mia ragazza o ragazzo, quindi vedi di rigare dritto’.

‘s-si…’

Rispose solamente inchinato e prostrato con una sottomissione praticamente completa tanto da farmi ridere.

‘ora alzati, siamo anche rimasti troppo…’

‘Nadia, potrei?’

Mi voltai guardandolo osservarmi i piedi. Come lo capivo… anche io con Giulia ero così insistente, quindi non ci pensai due volte e mi feci togliere un sandalo poggiandogli il piede sudato sul viso per alcuni istanti.
Lo baciò, si strusciò su di esse, ma non andò oltre e a me stette bene così anche se mi eccitai nuovamente stavolta da ben altre parti.

‘forza ora andiamo… e tieniti vicino il cellulare perché o io o Giulia potremmo avere bisogno di te, intesi?’.

Sorrise pulendosi la bocca con un fazzoletto che gli avevo passato, poi tornammo sulla strada lasciando il parco fino alla piazza, tirai dritta e mi voltai solo per fargli un gesto di saluto ed un mezzo sorriso, beccandomi il ‘Grazie’ più sincero che avessi mai ricevuto.

Una volta a casa, richiusi la porta e tirai un lungo sospiro come se fossi finalmente libera di essere me stessa.
Sorrisi toccandomi in basso; l’erezione e l’eccitazione da ambo i sessi non era mai cessata del tutto e più mi focalizzavo sulla dominazione che Andrea ricercava, più i jeans stavano stretti; velocemente raggiunsi la mia camera ed accesi il PC, non sapevo bene cosa stessi facendo ma non appena fui collegata ad internet iniziai a fare ricerche.
Google penso sia l’amico di tutti noi, giovani e grandi e non venni tradita; iniziai con il cercare in ambito psicologico qualche illustre psicologo e le sue teorie. Trovai argomenti interessanti specialmente sulle parafilie, ossia inclinazioni sessuali verso oggetti di natura diversa da tette e sedere e restai una buona mezz’ora dimenticandomi completamente di andare a cucinare.

La vera svolta però, fu quando trovai i forum in materia di feticismi e quant’altro. Si aprì un mondo…
Lessi di tutto, cose volgari, cose poetiche sull’adorazione della donna, sulle pratiche più amate da uomini sottomessi e persino da donne schiave in cerca di padrone.
Era un universo a 360 gradi, non limitato unicamente alla donna, ma anche a uomini dominanti, oppure schiavi di donne utilizzati su altri uomini, uomini che leggendo racconti erotici a sfondo di dominazione inviano commenti maleducati e sprezzanti agli scrittori essendo da essi spaventati, intimoriti dalla loro vera natura che invece li avrebbe voluti omosessuali oppure zerbini; insomma, mentre ero li sorpresa, incuriosita ed abbastanza eccitata dalla natura umana, non mi ero accorta minimamente che non ero sola nella stanza; infatti Giulia se ne stava alle mie spalle, entrata come un serpente silenzioso.

‘quello li sta fuori come un balcone…’

Sobbalzai al suo intervento contro un commento scritto da un uomo che da mesi portava una ‘cintura di castità’ per volontà di sua moglie.

‘che vizio che hai… lo detesto’

‘si lo so… perché leggi sta roba? Com’è andata con Andrea? Ti aspettavo di la ma mi sono stufata ad un certo punto’.

Tornai a leggere il monitor per i vari commenti aggiuntivi riguardo al tizio in castità.

‘allora?’

‘è andata…’

‘che cavolo vuol dire?’

‘che è andata… è un pervertito, dolce e carino e quindi ha ribadito che vorrebbe essere il nostro giocattolo’.

‘solo questo? E non ti ha chiesto nulla di te?’

‘no…’

‘impossibile dai…’

‘te lo giuro. Ha detto che chiedere qualcosa sarebbe stato poco carino da parte sua’

Restammo in silenzio io a guardare il monitor e lei in piedi, poi scoppiamo a ridere.

‘oddio ma è adorabile!’

‘lasciamo perdere… ma perché ha la tua età e non la mia?’

‘un motivo ci sarà… io credo nel destino’

Mi voltai come per dire ‘tu? Che credi a qualcosa?’, ma lei si sedette sul letto ignorandomi.

‘insomma, che cercavi?’

‘robe assurde… il mondo è matto, ma io e te senza sapere nulla diciamo che stiamo ad un livello per nulla malaccio in quanto a pazzia’

‘ah si?’

‘si… da quanto ho capito Andrea è un feticista dei piedi e lo si sapeva da parecchio, ma se si analizzano determinate cose, ed oggi ne ho avuto decisamente una lauta conferma, lui è molto di più. Ricerca la sottomissione, accetta di servire le donne e si reputa inferiore ad esse’.

‘infatti è un uomo… è la natura che lo ha fatto così’

Sorrisi dandole un calcetto sullo stinco.

‘diversi psicologi rimandano simili comportamenti ad eventi accaduti durante l’infanzia ad opera di madri, sorelle o zie, lui hai detto che ha una sorella?’

‘si, non l’ho mai vista però… non penserai che?’

‘no no no… non penso nulla, non voglio pensarci’

‘beh, non sarebbe diversa da me e da te se così fosse…’

‘Giulia…’

Sorrise languida e si alzò venendomi ad abbracciare e strusciarsi un po’.

‘la settimana sta finendo… non mi dai qualche altro ordine?’

Ebbi una forte pulsazione e lasciai andare un sospiro allontanandola un poco.

‘e cosa succederà la settimana dopo questa? Togliti quello sguardo perché non se ne parla’

Non disse nulla e si limitò a far scendere l’intimo rimanendo completamente nuda dalla vita in giù davanti ai miei occhi estasiati.

‘sei pazza! Mamma sta per tornare!’

‘sai cosa succederà appena finirà la tua egemonia? Che ritornerà la mia… e saranno cavoli tuoi e di Andrea sappilo’.

Impose due dita sulle labbra e me la aprì davanti chiudendomi il cervello. Scesi dalla sedia e ci andai davanti sotto a quattro zampe inspirando l’odore di Giulia e iniziando a leccare, ma lei fece un passo indietro sedendosi di nuovo sul letto.

‘vedi? Faresti bene goderti questi giorni che restano perché ti farò impazzire quando toccherà a me’

Socchiusi gli occhi cercando di darmi un contegno e tornai in piedi.

‘Allora, Andrea vuole essere sottomesso da me e da te? E come lo usiamo? Io ho in mente mille cose anche senza leggere quelle cose che hai letto tu, però forse uno sguardo ce lo do’

‘cosa gli hai fatto quando te lo sei portata in camera ieri?’

La vidi sorpresa della domanda e parzialmente nuda si distese sorridendo.

‘gliel’ho legato di nuovo, ma meglio…’

‘che intendi?’

‘tra i vari giri di spago ho fatto in modo che non potesse drizzarsi, anche per pisciare si deve mettere seduto se ho fatto un buon lavoro, perchè me lo chiedi?’

Sorpresa ripensai immediatamente a quanto lo avevo eccitato nel parco e quando avevo aggiunto la gamba in mezzo alle sue ebbi la netta sensazione che fosse venuto.

‘al parco l’ho baciato…’

Stavolta fu Giulia ad alzarsi e rimanere sorpresa.

‘Cosa?!’

‘s-si… era stato carino, mi aveva eccitato con quella sua aria da cane bastonato e ci ho un po’ giocato, però ad un certo punto l’ho toccato in mezzo alle gambe, ma non sapevo quello che avevi fatto’.

‘e lui?’

‘a forza di strusciarsi sulla coscia mi è sembrato godesse… ma non è possibile se è come dici’

‘magari ha schizzato in direzione contraria… in fondo lo ha praticamente fatto anche ieri’

Ci guardammo indecise se preoccuparci o ridere.

‘sono sicura che non poteva drizzarsi, ho fatto un ottimo lavoro e ci ho messo tanto tempo. Li non dice nulla a riguardo?’

Indicò lo schermo e volando sui suoi piedi fugacemente, mi rimisi seduta, inserendo qualche parola attinente nella casella ‘cerca’ del sito.
Provai: ‘venire al contrario’ – ‘venire male’ – ‘venire strano’, ma nessuna discussione veniva fuori, poi ebbi un colpo di fortuna digitando soltanto ‘orgasmo’.
In effetti venire era un gergo troppo comune, o forse sbagliavo qualcosa, comunque dissi a Giulia di prendere lo sgabello e sedersi al mio fianco ed iniziammo a leggere il titolo ‘ORGASMO ROVINATO’.

Era la storia di un coppia sposata. Quel genere di resoconti era il più comune, pensai continuando a scorrere le lettere; fin dai primi anni della loro unione, lei aveva messo in chiaro le cose, ossia che gli faceva schifo lo sperma, era anche una donna un po’ particolare, amante di giochi perversi e addirittura metteva le corna al marito mentre lui era rinchiuso nell’armadio della stanza!
Ridemmo per l’eccitazione e continuammo fino a che non trovammo una completa descrizione di come lei riuscisse ogni tanto a farlo godere:
La cosa era meno complessa di come lo avevano accennato in precedenza e consisteva nel far stendere l’uomo totalmente rilassato a pancia in un giù e rigirare il suo affare in direzione Sud.

La morbidezza del membro lo permetteva senza difficoltà, poi una volta fatto eccitare, il pene si drizzava con i muscoli collocati all’indietro, un qualcosa che permetteva alla sua moglie di giocarci senza temere le rimostranze del marito che altrimenti erano ingestibili.
Lei continuava smettendo e ricominciando a lungo, finché esasperato, questi non schizzava fuori al contrario, colando il suo nettare e beccandosi contrazioni dolorose ma accettabili.

‘ma c’è davvero chi fa così da tutta una vita?’

‘non lo hai letto?’

‘ma potrebbe essere una fantasia…’

Mi guardò come per dire che c’erano troppi particolari e così restammo in silenzio a pensare.

‘quindi siccome glielo hai legato all’indietro, quando si eccita si gonfia in quella direzione… e può anche venirci se stimolato’

‘già… hai visto se gli ha fatto male?’

‘credo proprio di si… si è gettato a terra tenendosi li sotto’

Stavolta a gemere non fui io ma Giulia evidentemente eccitata dalla cosa.

‘mi stai bagnando lo sgabello stupida…’

‘è colpa tua e di quello stupido…’

Allora li mi lasciai andare girandola per averla perfettamente davanti a me.

‘sai cos’altro gli ho fatto fare?’

‘… cosa?’

‘l’ho fatto mettere in ginocchio, ho sbottonato i jeans e me lo ha preso in bocca’

‘oddio, sul serio?! Ma potevano vedervi, tu stai così attenta’

‘mi era partita la testa come ieri… mi ha succhiata lentamente e se l’è pure tenuta tutta in bocca dopo che mi ha fatto godere’.

La vidi portarsi le mani sotto e toccarsi, ma fui rapida a fargliele togliere.

‘eh no bella mia, mamma arriva tra poco e dobbiamo ancora sistemare la cucina, anzi perché non vai tu,che non hai fatto altro che dormire?’

‘si ci vado però prima…’

Aprì davanti a me le sue gambe, come a pregarmi di farci qualsiasi cosa e dovetti davvero, davvero… davvero fare un ottima prova di volontà, perché le sue labbra depilate e rosee erano intrise di umori e pronte a tutto.
Non volevo farla godere dopo le sue minacce, ma anche io non ero di legno, quindi scelsi una via di mezzo trasformandomi nell’altra me.

La presi per i capelli con irruenza, la alzai e la feci allungare con il le braccia ed il busto sulla scrivania divaricando le sue gambe con due calci leggeri. In questo modo mi ritrovai il suo bellissimo sedere praticamente sulla faccia, mi rimisi seduta guardandola abbassare il capo sicura che gliela avrei leccata.

Invece non andò così, perché avvicinai il viso godendomi i suoi profumi ed affondai la bocca nel suo lato B, facendola urlare e sussultare.
Dietro i sui mugolii leccai quel culo (vergine e lo sapevo perfettamente), con foga, cercando di toccarmi il meno possibile per tenere la lucidità necessaria.
Infilai d’una tratto la lingua al suo interno facendola inarcare e successivamente la penetrai dentro e fuori con decisione; praticamente le stavo prendendo la verginità con la lingua e la cosa mi stava portando all’orgasmo anche senza sollecitazioni.
Tra i suoi gemiti ed il suono della mia lingua, quando la vidi aumentare il respiro non so come riuscii a staccarmi ammirando il bellissimo lavoro che avevo combinato.

Ero affannata e risi guardandola pregarmi ed aprirsi da sola le natiche con le mani, mostrandomi il suo buchino sbavato e pulsante.

‘oddio Nadia non lasciarmi così… prendilo, mettimelo, dico sul serio sto ad un passo dal..’.

‘cosa?! Ma sei scema… non ti metto nulla cretina sarebbe come scopare’

Tirò ancora di più la pelle e vi giuro che le contrazione dell’ano sembravano bramare qualcosa andando avanti ed indietro.

‘ti sto pregando Nadia…’

Sorridendo allungai una mano dopo essermi pulita la bocca con un fazzoletto ed infilai un indice che venne inghiottito con una facilità impressionante.
Si alzò in piedi e seguì i miei stimoli interni per qualche minuto, ma anche stavolta lo estrassi lentamente non appena sentii contrazioni notevoli.

‘sei un bastarda!’

‘ho imparato dalla maestra…’

‘Nadia ti giuro che me la pachi…’

‘ah si? Vuoi vedere che fino a domenica resti così?’

Lessi un bagliore di paura nei suoi occhi, ma continuai lo stesso perché odiavo le sue minacce e sapevo che poi le l’avrebbe fatta pagare sul serio.

‘farò di più… stasera vieni in camera d’accordo? Vedremo chi farà impazzire prima l’altra, e… un altra cosa, oggi pomeriggio io ho gli allenamenti e non farò nessuna doccia, quindi prepara la lingua perché avrai molto da fare’

Ero irriconoscibile e forse se ne accorse anche Giulia che fece un passo indietro cercando di contenersi e facendo solo un ‘Si’ con la testa, poi le lanciai le sue mutandine guardando l’interno coscia unto della mia saliva e qualcos’altro.

Sospirai tentando di calmarmi, ma rimase li a fissarmi come una bambina; era come retrocessa di età e senza aggiungere nulla la aiutai a rimettersi l’intimo proprio nel momento in cui sentimmo nostra madre da sotto salutarci.
Sorprese sussultammo, io le feci cenno di andare e lei un po’ impedita stentò ad uscire, filando in bagno appena in tempo a darsi una sistemata.

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