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Venire o non Venire

By 13 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

VENIRE O NON VENIRE

Restai a terra con gli occhi spalancati guardandola sollevarsi da sopra di me e sistemarsi l’intimo, per poi sedersi sulla poltrona.
Riuscivo a pensare unicamente al suo profumo, al suo sapore che ancora restava bene impresso nella mia bocca e su tutto il viso.

‘mamma mia mi gira tutto…’

Disse sospirando per l’appagamento raggiunto, stirando le gambe ed i piedi sopra di me quasi fossi uno scendiletto.
Non mi venne nemmeno in testa di parlare e provai ad alzarmi, ma le sue scarpe mi raggiunsero sul collo e sulle spalle chiedendomi di restare ferma dov’ero.

‘dai aspetta un attimo… tra poco mi alzo e ti levo tutto; fammi riprendere’

‘G-Giulia… io’

Sentii l’odore di gomma delle scarpe ed una pulsazione improvvisa pompo il sangue nel pene ancora legato e pronto a scoppiare.

‘domani, quando Andrea arriverà, voglio che tu sia normale, non ti chiedo chissà cosa… ma se tu sei a questo livello, quasi certamente lui lo sarà altrettanto’

Fu una frase molto ambigua che non seguii a pieno, finché non decise che si era riposata abbastanza, quindi si alzò e tolse il laccio dal pene.
Non appena iniziò a rimuoverlo sentii una forte sensazione pervadermi, data probabilmente dal sangue che tornava libero nel corpo, poi rimise il perizoma ed i leggeri pantaloni del pigiama al loro posto, andando a prendere qualche fazzoletto dalla cucina.

‘aspetta che ti pulisco, forse è meglio se andiamo direttamente a lavarci… a proposito, li hai lavati i piedi?’

‘n-no…’

‘brava, nemmeno io, sei proprio ubbidiente. Domani Andrea avrà una bella sorpresa, voglio fargli perdere la testa peggio che a te’

Mi pulì il viso aiutandomi a sedermi con la schiena addosso alla poltrona e la lasciai fare, troppo stanca per discutere.

‘ti senti bene?’

‘c-come faccio a stare bene…?’

‘non ti sei divertita nemmeno un pochino? Possibile?’

‘questo non centra…’

‘ah no? Meno male che il tuo corpo è più onesto, che male c’è? Siamo due pervertite è meglio accettarlo’

La guardai intensamente alla luce della TV quasi arrabbiata.

‘io non sono così… è colpa tua’

‘vuoi dare tutta la colpa a me… a me non piacciono mica i tuoi piedi? Sono carini ma non li leccherei di mia volontà’

Sorrise, ed umiliata tenni la bocca chiusa sentendo il cuore che lentamente si calmava; poi, Giulia si avvicinò e mi abbracciò forte con un bacio sulla fronte.

‘va bene dammi tutta la colpa, non fa niente… mi piaci lo stesso, sei bellissima’

Quel complimento fece scivolare via qualsiasi forma di riserbo e mi sciolsi seguendola in piedi un po’ traballante.

‘adesso andiamo su che si è fatto un po’ tardi, speriamo che mamma non abbia sentito…’

‘non dirlo nemmeno per scherzo… oddio’

Mi prese l’ansia guardando le scale che presto salimmo, passando davanti la camera socchiusa di nostra madre e poi sparendo nelle nostre con un ultimo saluto.
Attesi che facesse prima lei al bagno ed ebbi modo di restare con me stessa a coprirmi di vergogna. Dopo un po’ però la stessa vergogna venne meno, ed in me scattò qualcosa che di etico non aveva davvero nulla.

Giulia era bellissima, pazza al punto da farmi infrangere qualsiasi legge morale che avessi ed era un dato di fatto. Ogni volta che finivo per starle accanto, mi avvicinavo al tempo stesso a piaceri e perversioni sempre maggiori, quasi fosse un faro della lussuria e così lo accettai.
Stesa sul letto con il suo profumo sorrisi mordendomi il labbro, sentendo in mezzo alle gambe l’erezione che mai mi aveva abbandonato del tutto, strusciare sulle coperte.
L’indomani sarebbe arrivato Andrea e Giulia aveva dei piani; decisi che l’avrei fatta contenta nel limite del possibile, almeno finché non avesse mantenuto la sua parola con la mia voglia ormai alle stelle e con questo pensiero, andai in bagno a prepararmi per la notte.

Quella mattina mi svegliai molto tardi.
Non calcolai nemmeno l’erezione che da giorni seguiva ogni mio risveglio e scesi a fare colazione dopo aver messo qualcosa di più decente che potesse coprire la mia eccitazione.
Sentii della musica provenire dalla camera di Giulia, probabilmente stava sistemando, cosa che accadeva soltanto una volta alla settimana e che le impegnava almeno un paio d’ore.

Nostra madre aveva appena finito il resto della casa ed insomma ero l’unica che aveva poltrito allegramente.
Scambiai qualche parola con lei, poi tornai su a lavarmi e vestirmi entrando senza necessità da mia sorella.

La trovai in tuta che passava l’aspirapolvere cantando una canzone dei gruppi che le piacevano; nel chiasso generale stava mangiando un lecca lecca ed al mio arrivo non se ne accorse neppure, restando vicino la finestra a fare la cretina incurante dei vicini.
Mi fece ridere e quando giunsi a toccarla sobbalzò per lo spavento lisciando di poco l’anta dell’armadio.

‘Nadia ma sei scema!? Mi ha preso un colpo…’

‘scusa… ti serve una mano?’

Forse si vedeva che cercavo attenzioni, ma non riuscivo quasi più a controllarmi e lei lo comprese.

‘misà che lo so che mano la vorresti… e invece no, devi aspettare. Però già che sei qui perchè non finisci di sistemare?’

Si sedette sul letto con un piccolo salto facendo una faccia infantile.

‘e tu?’

‘io sto qui e ti tengo compagnia, tanto il letto l ho già rifatto…’

‘va bene…’

Sorrisi imbarazzata e forse colsi anche lei di sorpresa per l’assenza di rimostranza che un minimo avevo sempre fatto.

‘alla fine ti piace proprio questo gioco, ormai l’ho capito. Comunque puoi continuare a passare l’aspirapolvere, poi devi togliere la polvere dagli scaffali, mettere le scarpe nella scarpiera e cosa più importante lavare per terra’

Contò la serie di faccende con le proprie dita facendomi segno di iniziare.
Ci misi parecchio e soltanto la visita di nostra mamma ad un certo punto ci interruppe proprio mentre stavo lavando in terra la sua stanza, con Giulia comodamente sdraiata sul letto a leggere dei fumetti giapponesi.
Per la bizzarra scena, mamma chiese se mi sentissi bene e mi inventai su due piedi di una stupida scommessa che avevo perso; fece una risata e poi mia sorella le rammentò che nel pomeriggio sarebbe venuto Andrea.

‘adesso puoi continuare se n’è andata…’

Mi riprese mentre temporeggiavo guardandola, ed osservando sopratutto i suoi calzini che da grigi erano praticamente diventati neri sulla pianta.

‘Giulia forse è il caso che li cambi…’

‘perchè? Tu li hai cambiati?’

‘no… però i miei non sono di quel colore’

Si portò vicino una gamba guardando anche lei ed alzando al contempo le spalle.

‘devono piacere a lui non a me… forza continua ti manca poco’

‘veramente io ho finito…’

‘davvero?’

Gettò uno sguardo a terra dove effettivamente la luce del sole rifletteva a specchio dopo il mio lavoro.

‘si hai ragione, be fatto! Vuoi un premio?’

Misi le mani dietro la schiena in modo infantile sorridendo.

‘va bene, mi sembra giusto… siediti’

Lo feci con entusiasmo sperando che finalmente mi avrebbe liberato anche con un semplice passaggio della mano sopra la tuta che indossavo, invece quando le fui accanto lasciò perdere un attimo il fumetto che teneva tra le mani e si infilò velocemente una mano sotto i vestiti inferiori.
Strinse un poco le gambe e ci stette quasi un minuto, il tutto davanti a me che sconcertata non potevo fare altro che vedere quell’azione provocatoria; quando tirò fuori la mano, essa era oleata dei suoi umori.

Separando l’indice dal medio alcuni filamenti trasparenti segnarono il livello di quanto fosse eccitata.

‘apri la bocca’

‘cosa?!’

‘non la vuoi?’

Sorrise restando in attesa e prima di fare quella cosa disgustosa chiusi gli occhi per l’imbarazzo, lasciando penetrare le dita nella bocca succhiando quel nettare che non aspettava altro di finire nel mio stomaco.
Il profumo fu inebriante ed i miei sensi furono talmente sovra stimolati che ansimai sentendo l’orgasmo alle porte. Un tocco involontario avrebbe fatto scempio dei miei vestiti, ma quel tocco non arrivò.

‘Gli dico ad Andrea di passare per le quattro, ok?’

Risposi solo con un cenno della testa e restai li seduta dolorante. Poi fui invitata da lei ad andarmene e se ci fosse stato bisogno mi avrebbe chiamato; con un sorriso da vera stronza mi fece andare via restando da sola.

A pranzo fui taciturna per un ovvio motivo; ossia i piedi di Giulia che non trovavano pace dandomi il tormento sotto il tavolo ad intervalli irregolari.
Diverse volte le avevo fatto segno di smettere ma non venivo in alcun modo ascoltata e prima uno poi l’altro, oppure con entrambe l’estremità si divertiva a carezzarmi l’asta che spasmodica continuava a buttare fuori liquido trasparente.
Ebbi un sussultò e strinsi il tovagliolo per l’aver superato il limite, ma proprio in quel momento, quasi a leggermi la testa rimosse i piedi lasciandomi stordita ed in bilico.

Tutto questo avveniva con nostra madre intenta a seguire il TG e non so come non si accorse di nulla.
Giulia si alzò per prima e lasciò me e mamma a sparecchiare, cosa che potei fare soltanto dopo un bel po’ che le cose tornarono si fossero calmate.

Sfiancata entrai nella mia camera ed accesi la TV immaginando soltanto il momento in cui avrei potuto schizzare quello che avevo in corpo. Non avevo mai trattenuto tanto il mio seme e quindi non sapevo quali effetti avrebbero potuto manifestarsi, comunque ora dopo ora giunsero infine le quattro e puntuale il citofono squillò.

Restai in stanza pregando che le cose non prendessero una piega troppo folle e sentii Giulia scendere le scale per accogliere il nuovo arrivato; poi, dopo qualche minuto salirono entrambi, bussando alla mia camera.

‘Nadia c’è Andrea, ti voleva salutare’

Mi misi seduta celando con la maglia quanto un occhio malizioso avrebbe notato e ricambiai il suo sorriso, un sorriso decisamente provato, infatti stava addirittura sudando.

‘tutto bene Andrea? Hai corso?’

Chiesi ingenuamente, ma lui fece soltanto un gesto di tranquillità sparendo assieme a Giulia che in ultimo mi fece un gesto di vittoria di cui non immaginavo il significato.

Passò del tempo e si fecero presto le sei della sera ed a quel punto iniziai a pensare che Giulia avesse risolto da se le sue questioni.
Nostra madre era uscita prima dell’arrivo di Andrea per andare da mia nonna come spesso faceva la domenica, quindi in casa c’eravamo solo noi tre e lo saremmo stati almeno per un altro paio d’ore.

D’un tratto Giulia entrò nella stanza mantenendo il corpo sul corridoio.
Aveva un gran sorriso sulle labbra ed era un poco sudata, in effetti quella giornata era davvero afosa.

‘Nadia vieni un attimo in camera mia’

‘v-veramente stavo seguendo il film…’

Tentai di temporeggiare ma la sua insistenza era insostenibile quindi misi le pantofole costretta a tenere quegli stupidi calzini e la seguì.
Quando entrai nella stanza rimasi paralizzata sull’uscio della porta guardando il povero Andrea con uno di quei luridi calzini di mia sorella in bocca ed una benda fatta con una sciarpa leggera sugli occhi.
Come se non bastasse, il ragazzo era nudo dalla vita in giù e con le mani legate dietro la schiena da un’altra di quelle sciarpe.

‘G-Giulia… ma che’

Bisbigliai nello sconcerto e mi fece segno di stare zitta e di avvicinarmi, dandomi modo di vedere il dettaglio più assurdo che quella scena contenesse, ossia che sul pene di Andrea stava legato saldamente un laccio esattamente come aveva fatto con me diverse volte.
L’erezione era notevole ed il sangue fermo nella carne rendeva il tutto ancora più voluminoso e gonfio.

‘adesso ti spiego sennò mi dai di matto già lo vedo. Me lo ha chiesto lui’

‘c-come?’

‘si, te lo giuro, da mercoledì sono andata da lui e gli ho detto se volesse provare questo gioco ed ha accettato, però anziché farlo finire mercoledì stesso ho fatto come a te e l’ho fatto arrivare fino a domenica, quindi non c’è motivo di agitarsi’

‘m-ma Giulia… sta male non lo vedi?!’

‘non lo conosci bene, io si; guarda, ti piace stare così?’

Si avvicinò al letto dov’era sdraiato e ripropose la domanda che incredibilmente venne confermata con un leggero cenno della testa ed uno spasmo del pene.

‘visto? Gli ho anche detto che ti sarei andata a chiamare e li ha fatto qualche obiezione per questo gli ho messo un calzino in bocca, tanto alla fine li ha odorati da quando è arrivato.

Restai in silenzio senza contare neppure la mia erezione che alla vista di quel corpo e di mia sorella quasi esplose nell’orgasmo che desideravo.

‘adesso dipende da te’

‘d-da me?! Che cosa stai dicendo?’

‘io l’ho tenuto così fino ad oggi, dandogli i miei piedi e facendolo eccitare senza venire; ora se vuoi che venga sta a te farlo, per me può restare così per tutta la vita’

Emise un lamento di qualche tipo al sentire quella mostruosità e mi portai una mano alla bocca quasi spaventata.

‘Giulia ma che cazzo stai dicendo?! Questo è… è uno specie di stupro lo capisci?’.

‘ma quale stupro, ti ho appena detto che è lui a volerlo, lui è felice così…’

Allungò una mano sulla pancia di Andrea e poi scese lentamente fino a prendergli la punta tra le dita e sfregare delicatamente.
Ne iniziò uno strano dimenarsi che sembrava cercasse di sciogliere quei legacci che gli impedivano di venire, poi si fermò togliendo dalla punta qualche goccia di liquido trasparente, saggiandolo tra il pollice e l’indice.

‘allora? Che vuoi fare?’

‘Giulia tu sei davvero fuori di testa… lascialo andare subito’

‘va bene, come vuoi’

A sorpresa mia sorella sciolse subito le mani dietro la sua schiena e tolse il calzino umido di saliva dalla sua bocca, mantenendo tuttavia la benda sugli occhi anche dopo averlo liberato.

‘e adesso?’

‘adesso… non lo so! Fallo andare a casa!’

‘come vuoi…’

La vidi un po’ delusa, ma anche in questo caso mi diede ascolto tirandogli su i jeans e le mutande, ma lasciandogli la carne legata, per poi metterlo in piedi barcollante.

‘Andrea vai a casa adesso e togliti quella roba…’

Gli feci largo per passare, tuttavia restò fermo vicino a mia sorella senza togliersi nulla.

‘allora?! Non mi hai sentito?’

Intervenne allora Giulia che rise abbracciando Andrea alla vita.

‘credo di aver capito. Secondo me lui ha voglia di venire e sa che se se ne va di qui continuerò soltanto a giocarci’

‘ma perché lo fai?!’

‘perchè no?’

Restai in silenzio guardando entrambi spaventata ed eccitata.

‘che ti piaccia o meno io continuerò a fare così, ho scoperto che mi piace ed intendo farlo. Ma non sono egoista ti sto dicendo che se vuoi puoi pensarci tu, se ci tieni fallo, a lui di certo piacerebbe, vero?’

Andrea si accasciò a terra seduto sulle ginocchia ansimante rispondendo con il corpo e fu allora che i discorsi fatti a mente calda la sera prima mi tornarono alla mente.
E quello fu il giorno in cui mi resi davvero conto del mio cambiamento.

‘io gli ho detto di andarsene… e lui è rimasto, si vede che gli sta bene così! A questo punto mi interessa di più prendere il conto di quello che hai promesso a me’

Notai mia sorella togliere il sorriso e farsi assai sorpresa.

‘ma dici sul serio Nadia? Davvero non ti importa?’

‘e perché dovrebbe… ho fatto il possibile, il tuo amico sta bene come sta evidentemente’

Giulia tornò si girò con faccia dubbiosa verso Andrea che ascoltava silenzioso.

‘hai sentito? Posso continuare così finché voglio, l’unica che poteva aiutarti era lei’

Il ragazzo si girò pietoso verso di me chinandosi a terra in un inchino di supplica, ma a parte la sorpresa mi sedetti sul letto vicino a Giulia sospirando.

‘la realtà ormai è che mi sono stufata di essere l’unica sana di mente o con una coscienza, lui almeno è più onesto di me’.

Lo guardai supplicante ed allungai un piede sotto di lui sentendo il suo respiro farsi ancora più marcato; poi, di li a breve, ricevetti i primi baci sul collo del calzino.

‘gli piace visto?’

‘credo gli piacerebbero anche quelli di una zingara in quello stato…’

‘si, forse è vero. Adesso che vuoi fare?’

‘nulla. Me ne torno in camera, tu continua a fare quello che ti pare, ma poi vieni da me che non ce la faccio più’

A quel punto mi venne vicino l’orecchio bisbigliando.

‘e se usassi lui? è un bravo ragazzo non dirà niente a nessuno…’

Mi girai verso di lei allontanandola con una mano, ridendo per la sua pazzia senza fine, poi restai a guardare Andrea a terra sotto di noi che ancora cercava avidamente la pianta del calzino.
Il guardarlo mi ricordò me ed il rivedermi a quel modo mi fece quasi schifo, dandogli una piccola spinta per farlo allontanare.

Cadde all’indietro addosso all’armadio ed alzandomi gli andai davanti con il cuore che batteva all’impazzata.

‘ti piace che due sorelle ti maltrattino?’

Non rispose, ma ebbe modo di fare un cenno col capo di assenso.

‘sei davvero un pervertito, mi fai quasi arrabbiare… eri così educato solo per questo l’altro giorno, speravi accadesse?’

Stavolta rimase immobile ascoltandomi.

‘a cosa pensavi quando guardavamo il film in camera mia? Volevi questi?’

Alzai una gamba e forse con eccessiva forza gli calpestai i pene legato sotto il piede facendolo urlare non poco.
Quando vidi quella bocca aprirsi una contrazione spinse l’ago della bilancia verso il male ed abbassai i pantaloni della tuta fin sotto le cosce restando con il piede sopra di lui.

‘scusami, ma non ce la faccio più neppure io…’

Con un briciolo di lucidità riuscii a scusarmi prima di prendergli il naso e tapparlo con le dita; lo tirai un poco a me sotto lo sguardo a dir poco esaltato di Giulia e con un gesto secco lo infilai nella bocca assaporandone il calore e la vischiosità.

Andrea tossì diverse volte dimenandosi un poco per la sorpresa, ma più si dimenava più sentiva dolore per via del mio peso, quindi dopo qualche secondo decise di rimanere fermo gemendo come un cagnolino.
Vinta dal piacere iniziai a scopargli la bocca facendolo scendere fino alla gola e nel frattempo anche Giulia aveva preso a toccarsi furiosamente per quello spettacolo che non durò più di qualche minuto.

Quando sentii l’orgasmo risalire dal mio corpo lo lasciai nuovamente respirare dal naso, ma lo premetti con la testa talmente forte che il pene sprofondò dritto nell’esofago riversando nello stomaco il contenuto di tutti quei giorni di tormento.
Ci persi quasi il senno.
Gridai forte anche io sentendo i suoni disgustosi emessi da Andrea per inghiottire quella massa enorme di liquido, la quale scoppiando e mescolata alla saliva, riuscì persino ad uscire dal naso; poi lo estrassi lentamente e lo lasciai tossire finalmente libera.

Mi accasciai a terra li vicino con la testa che girava; Giulia tremò di li a breve segnando il suo piacere con un’espressione meravigliosa ed Andrea cadde in avanti con la faccia sul pavimento, facendo colare un po’ di saliva ed altro.

‘è stata la cosa più bella che abbia mai visto… mio Dio’

Decantò mi sorella sdraiandosi sul letto a quattro di spade, mentre pian piano la mia lucidità tornava e con essa anche la realtà di cosa avevo fatto.
Presi dei lunghi respiri per calmarmi e poi salii sedendomi sul letto.

‘Giulia forse potremmo fare felice pure lui adesso…’

‘se ci tieni…’

‘dicevo a te stupida!’

‘io? E perché?! ‘

‘sei tu la sua amica e sei tu che l’ha ridotto così’

‘ti ho già detto come voglio divertirmi… se ci tieni pensaci tu’

Alzò il cuscino alle sue spalle e portò le mani con menefreghismo dietro la testa togliendo anche l’altro calzino e restando scalza a guardarmi.

‘non ho voglia adesso…’

Ridemmo entrambe in maniera sinistra, poi tolsi io stessa la benda dai suoi occhi, vedendoli in una sorta di limbo.

‘ci sei? Forza alzati da li per terra’

Le mie parole sembrarono suonare al vento, invece dopo un poco diede di nuovo segni di vita, tossendo ancora po’ nell’alzarsi, toccandosi le labbra umide.

‘si, sono stata io… scusa, ero fuori di me. Allora sono le sette e mezza, ti lascio con mia sorella d’accordo’

Cogliendomi di sorpresa, Andrea si gettò ai miei piedi baciandoli con un piacere indicibile e per la prima volta tornò a parlare pregandoci entrambe di farlo venire.
Gettai un occhio al suo pene ormai viola scuro e gonfio toccandolo maldestramente con i piedi.

‘quando lo inviti di nuovo?’

‘che ne so, quando ho voglia… magari sabato prossimo’

‘sentito? Ci rivediamo sabato prossimo forse. Resta così e magari mia sorella ti farà contento’

‘ho detto di no! Come devo dirtelo Nadia?’

La guardai come per dirle di stare zitta e lei sembrò ricevere. Andrea espresse dolcemente la sua voglia tralasciando quanto successo e forse non arrivandoci neppure.

‘si, come ti pare… vado a vedere la TV’

Mi alzai facendogli una carezza sui capelli sentendo la fronte perlata di sudore, poi uscii dalla stanza con una nuova erezione.

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