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101 – Mamma Lucrezia senza freni e sempre più vacca

By 17 Dicembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Con Mariella ci sentimmo il mattino seguente, mi chiamò ancora lei, confessandomi che aveva dormito male, il sonno era stato particolarmente agitato e mi aveva sognata mentre facevo l’amore con lei e con mio figlio Mattia. Le era rimasto impresso indelebilmente il cazzo di mio figlio, non ne aveva mai visto, nemmeno nei film hard, uno uguale. Ridendo le dissi che forse, nel momento del concepimento, pensavo troppo al cazzo che mi stava fottendo e che avevo concentrato tutte le mie energie proprio sull’attributo di quello che sarebbe divenuto mio figlio. Lei rise di gusto e mi pregò di andarla a trovare, solo così, giusto per prendere il solito caffè e chiacchierare un po’. Avevo un sacco di riparazioni da fare, avrei dovuto cucire tutto il giorno e le spiegai che non mi sarebbe stato possibile andare io da lei, ma che se voleva poteva venire lei da me, io cucivo e intanto chiacchieravamo. Non ci pensò su nemmeno un secondo e acconsentì subito, così dopo pranzo, verso le quattordici lei era già lì. Normalmente vestita da porca, con una camicetta bianca di lino trasparente, senza reggiseno sotto e una gonna blue con uno spacco anteriore a livello inguinale. Ero curiosa di vedere se sotto a quella sottana portasse o no le mutande.
Preparai il caffè e lo bevemmo assieme, comodamente sedute in poltrona, lei di fronte a me teneva pudicamente le gambe unite spostate verso destra e non mi dava modo di soddisfare la mia curiosità. Portai il carrello con le ruote, contenente fili e aghi, vicino alla poltrona e buttai sul divano una decina di paia di pantaloni, ne presi uno e iniziai a cucire. Ogni tanto sbirciavo le sue gambe fin quando lei se ne accorse e con fare provocatorio le allineò dritte verso di me e poi oscenamente spalancò le cosce. La sua figa era nudissima e depilatissima, lei mi guardò e mi disse che aveva capito dai miei sguardi insistenti che avevo voglia di vedergliela e mi chiese se mi piaceva sempre. Le risposi languidamente di si e lei mi domandò se potevo fargli vedere la mia, aprii a mia volta le gambe ma la mia intimità era celata dalle seppur esigue mutande. Mi pregò di non scomodarmi che avrebbe provveduto lei a sfilarmele e così fece, poi senza nemmeno sfiorarmi si sedette ancora di fronte a me. Mi pose poi un quesito, voleva sapere se mi sarebbe piaciuto vederla mentre si masturbava. Solo l’idea, fece si che una certa quantità di umori allagasse la mia figa ormai perennemente in calore. Acconsentii con un cenno del capo, mentre l’ago che tenevo in mano mi si piantò su di un polpastrello dal quale fuoriuscì una goccia di sangue. Mi misi il dito in bocca e me lo succhiai. Lei credette che fosse un segnale carico di erotismo e a sua volta tolse il dito che teneva infilato nella figa e se lo portò alle labbra succhiandoselo e leccandolo come solo una vera grande baldracca sa fare. Riportò la mano fra le gambe e riprese a masturbarsi. Io la guardavo in trance, lo sguardo fisso fra le pieghe della sua figa, due dita lentamente scivolavano fra le grandi labbra, partiva dal clitoride che si massaggiava con un movimento circolare, sfarfallandogli sopra e poi i polpastrelli scorrevano verso la sua lucida apertura, le dita si piegavano e si infilavano all’interno, le muoveva dentro e fuori, poi unì al medio e all’anulare anche l’indice e si penetrò ancora. Dalla sua bocca spalancata usciva un mugolio continuo, il mignolo si allineò alle altre dita, l’ingresso della caverna ora era parecchio largo e lei fece fuoriuscire tutte le dita da dentro e tornò a tormentarsi il clitoride, lo massaggiò lungamente, poi scese ancora e unì le dita della mano destra formando una specie di cono e le spinse dentro fino alle nocche. Intanto io, buttati sul divano i pantaloni che stavo cucendo, ficcai la mano fra le gambe dischiuse e iniziai a sguazzare fra le pieghe della mia figa allagata e colante. Ero eccitatissima ed elettrizzata dallo spettacolo in diretta che stavo vivendo. Mariella piegò il busto lievemente in avanti e spinse ancora la mano dentro la vagina. Si fermò un attimo e poi spinse ancora, l’intera mano scomparve dentro la scivolosa voragine che si era creata. Fuori era rimasto il braccio fino al polso, tutta la mano era sparita dentro la sua spaccatura enormemente dilatata. Ansimava e ululava, compresi dai suoni sempre più ravvicinati che emetteva e dai movimenti più rapidi della sua mano, che vedevo entrare e uscire, che stava per godere e in effetti un ahhhggghhh prolungato mi fece capire che era giunta ad assaporare un orgasmo stellare. Mi accorsi che anche per me stava per sopraggiungere l’estremo godimento e rovesciai il capo all’indietro sditalinandomi con furia fin quando fui a mia volta squassata prepotentemente dal piacere intenso che, come sempre, mi lasciò assolutamente priva di energie.
Ci ricomponemmo e assieme ci trascinammo fino in bagno, ci rinfrescammo e finalmente abbandonammo le nostre stanche membra sulle comode poltrone.
Una sensazione di insoddisfazione di frustrazione, mi prendeva sempre appena dopo essermi masturbata. Chiesi a Mariella se per lei era la stessa cosa e lei mi confermò le stesse mie impressioni. Le feci notare che il giorno che avevamo fatto sesso vero, con baci e toccamenti vari, leccandocela a vicenda, non avevo provato lo stesso senso di inappagamento. Anche lei mi confermò la stessa cosa.
Si mise a ridere e mi chiese se avevo un fallo finto, per provare a ficcarcelo dentro e capire se ci soddisfava a pieno o no. Le risposi che non possedevo simili artifizi, io ero una donna indottrinata e timorata di Dio. Possedevo casomai un crocifisso appeso alla parete in camera da letto, ma non sicuramente un cazzo finto. Si mise nuovamente a ridere. Erano le diciassette e lei mi disse che se ne doveva andare. Così la accompagnai alla porta e mentre, in pratica sul pianerottolo, lei mi prendeva il viso tra le mani e mi baciava ficcandomi la lingua in bocca, le porte scorrevoli dell’ascensore si aprirono e comparve Mattia. Ci guardò e ridendo ci disse che ci beccava sempre in atteggiamenti boccacceschi, poi ci passò a fianco e la mano prensile di Mariella gli palpò il grosso pacco. Lui si fermò e voltandosi verso la mia amica le ficcò una mano fra le cosce e ci trovò naturalmente la figa nuda e cruda. Infilai una mano fra di loro e non mi fu difficile individuare l’enorme batacchio di mio figlio. Lo afferrai e lo strinsi con forza, percependone l’estrema durezza.
Mi accucciai e gli abbassai la zip, poi tirai verso l’esterno l’elastico delle mutande e liberai la bestia.
In quel momento compresi che eravamo tre incoscienti con i cervelli annebbiati e offuscati dalla libidine, fare ciò che stavamo facendo lì sul pianerottolo, sul quale si affacciavano altre quattro porte, dalle quali poteva uscire gente e beccarci lì a fare sesso e vedere poi la ‘signora Lucrezia’ succhiare il cazzo di suo figlio che a sua volta limonava con un’altra donna matura!! Mi sollevai malvolentieri abbandonando il grosso e durissimo cilindro e li trascinai all’interno chiudendo la porta. I due continuarono a limonare come se nulla fosse, pareva che le loro bocche fossero incollate una all’altra, poi finalmente si staccarono e assieme a me entrarono nella mia camera da letto. Mariella si denudò in una frazione di secondo e altrettanto fece Mattia. Lei appoggiò il busto al letto e si piegò a novanta gradi, le gambe divaricate e il culo ben esposto, lui con il cazzo duro e vibrante si avvicinò a lei e io vidi che la grande cappella era alla stessa altezza del buco del culo di Mariella. Lui piegò appena le ginocchia e glielo spinse dentro la figa. Lo affondò una decina di volte poi lo estrasse bello lucido e bagnato, lo puntò poi contro lo sfintere della sua matura amante e spinse con decisione. La cappella turgida e paonazza scomparve nell’intestino di lei, poi gradatamente il cilindro scivolò ancora all’interno fin quando lei con una mano all’indietro cercò di fermare la sua corsa. Lui le tolse la mano e spinse ancora, vidi sul viso di Mariella comparire una smorfia di sofferenza e un grido di dolore uscire dalla sua bocca come un lunghissimo rantolo.
Il mio bambino non ebbe pietà e gli fece entrare la sua spada fino all’elsa. Prese a insultarla e ad incularla selvaggiamente, la colpiva con violenti schiaffi sulle povere natiche, e glielo affondava tutto dentro l’intestino. Lei aveva assorbito bene la profonda penetrazione e ora il suo viso era beato, in estasi totale, gli occhi semichiusi tra le quali palpebre si intravedeva appena il bianco degli occhi rovesciati. Io ero vicinissima a loro e palpavo ora uno ora l’altra, poi da dietro infilai una mano tra le gambe di Mattia e gli afferrai i coglioni, mi diede della troia e mi incoraggiò a proseguire, poi Mariella giunse finalmente in paradiso, gridò per alcuni interminabili secondi un siii acuto e prolungato e venne setacciando di qua e di là il culo. Lui la lasciò godere e poi lo sfilò, mi prese e mi piazzò a fianco della mia amica che ancora stava ansimante e abbandonata a novanta gradi. Nella stessa identica posizione mi penetrò in figa e la trovò fradicia, lo inzuppò per qualche minuto per lubrificarselo ulteriormente, quindi lo sentii appoggiarsi alla mia rosetta anale. Mi violò il culo con prepotenza, proseguendo inarrestabile, nello stretto cunicolo all’interno delle mie povere viscere.
Il bastardo inchiappettava sua madre senza alcuno scrupolo, mi fotteva analmente come una qualsiasi baldracca di strada. La troia della mia amica mi strizzava le tette stringendomi fra le dita i capezzoli. Il dolore dovuto all’inculata estrema, gradatamente scomparve e le sculacciate che Mattia mi appioppava sulle chiappe mi parevano delicate carezze. Ero veramente una troia puttana, stavo anch’io per godere con il culo, con il cazzone di mio figlio sprofondato dentro al mio ventre!!! Percepii i suoi getti bollenti inondarmi l’intestino e poi venni in modo osceno, pronunciando frasi scurrili e volgari. Sentii il plop del cazzo che mi usciva dal culo e mi voltai accogliendolo fra le mie labbra, lasciandomelo scorrere ancora in bocca, lo pulii e gli aspirai tutta la sborra che gli era rimasta nel canale uretrale.
Ci rivestimmo e ci baciammo tutti e tre con passione poi dopo una bella doccia Mariella a malincuore se ne andò a casa. Prima di salire sull’ascensore mi chiese: ma l’altro tuo figlio è uguale a Mattia? Le risposi di presentarmi i suoi, lei rise e scomparve dietro le porte scorrevoli dell’ascensore’.

Buon sesso a tutti da parte di Ombrachecammina

Fatevi coraggio, per un autore è piacevole e gratificante, conoscere il parere di chi legge i suoi racconti quindi scrivetemi a: alexlaura2620@libero.it

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