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109 – Loretta e lo stupro di gruppo

By 3 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Il mio nome è Loretta, ho 28 anni, sono la più piccola di tre fratelli, oltre a me dunque, un maschio di trent’anni e una femmina di trentadue, tutti e tre ancora oggi, abitiamo con i nostri genitori. Mio fratello aveva ottenuto la laurea da medico dentista e assieme a mia sorella, che gli faceva da assistente, con l’aiuto finanziario dei nostri genitori, aprirono un ambulatorio sullo stesso pianerottolo a fianco della porta della nostra abitazione. Ora però vorrei raccontarvi ciò che mi successe quando avevo compiuto da poco i diciotto anni. Sono sempre stata e lo sono ancora oggi, molto ammirata dagli uomini che spesso, sia in ufficio, sia per la strada, mi rivolgono complimenti che a volte sono anche abbastanza pesanti. Probabilmente tutto è dovuto alla mia prestanza fisica, al mio seno abbondante, alle mie forme proporzionate e ben distribuite su un corpo armonioso e invitante. Ho anche un bel sederino che evidenzio con jeans attillati come se fossero una seconda pelle. Torniamo a quella volta in cui successe qualcosa che al momento mi parve quasi drammatico ma che poi riuscii a metabolizzare molto bene e a godermene i frutti.

Erano le diciotto di pomeriggio e tornavo da casa di una mia amica. Il garage dei miei genitori era a circa duecento metri da casa mia e io, dopo aver parcheggiato lo scooter, assorta nei miei pensieri stavo camminando verso casa. A circa cinquanta metri da casa, mi accorsi di non aver posato il casco che distrattamente mi era rimasto in mano, pensai di tornare indietro per andarlo a sistemare nel box ma poi la pigrizia ebbe il sopravvento e decisi così di portarmelo a casa. Attraversai la strada e iniziai a rasentare il muro del mio palazzo, quando mi si fecero incontro due ragazzini, sui diciotto, diciannove anni. All’improvviso essi mi si pararono davanti e uno di loro mi spinse a forza contro il muro. L’altro indietreggiò quasi in mezzo alla strada e si dispose in maniera da poter osservare se arrivasse qualcuno. Il tipo che mi aveva spinto invece, agitava vicinissimo al mio viso un coltellino affilato e con estrema prepotenza mi disse che se non gli davo dei soldi il mio visino avrebbe subito qualche spiacevole cambiamento.
Io lo guardai con uno sguardo comatoso, senza esprimere nessun stato d’animo, poi di scatto feci partire il mio braccio destro dal basso verso l’alto, colpendolo con il casco in piena faccia; fu una botta tremenda, il ragazzo cadde a terra e inizio a mugolare per il forte dolore, piangeva e si teneva le mani sul viso.
L’altro si girò di scatto, vide la scena e si precipitò verso di me, io l’attendevo con fare minaccioso agitando il casco. Lui si fermò titubante, poi scelse di aiutare l’amico a rialzarsi e assieme se la diedero a gambe.
Io ancora con l’adrenalina che mi scorreva nelle vene, con ancora le gambe tremanti, respirando profondamente cercai di abbassare l’affannoso respiro ed entrai rapidamente dentro al portone di casa mia, lo richiusi e mi fermai qualche secondo addossandomi con la schiena al portone. Quando fui calma ed ebbi ripreso il regolare ritmo respiratorio, salii in ascensore ed entrai finalmente in casa. Salutai i miei genitori e mi chiusi immediatamente in bagno, aprii il rubinetto dell’acqua fresca e con la mani a calice la raccolsi e ripetutamente mi bagnai il viso. Mi asciugai e pensai alla mia reazione, li avevo sorpresi entrambi, non si aspettavano certamente che io mi sarei difesa e fui contenta di aver frequentato qualche mese prima quel corso di autodifesa, mi era stato utilissimo. Pensai altresì che in fondo si era trattato di due adolescenti che forse avevano avuto più paura di me.
Per non farli preoccupare non raccontai nulla ai miei genitori, anche perché in fondo non era successo nulla di così importante. Da quella sera, percorrevo la distanza che dal garage mi portava al portone di casa mia con un po’ di apprensione. Trascorse così una settimana durante la quale non successe più niente ed io poco alla volta mi rilassai pensando che la cosa era finita lì.
Mi sbagliavo. Erano le diciotto e trenta quel lunedì della settimana seguente ed io entrai in garage parcheggiai lo scooter come al solito contro la parete in fondo e per la prima volta dopo il fattaccio, decisi di posare il casco infilandolo sotto il sedile. Udii proprio in quell’istante il rumore della serranda che si chiudeva sbattendo rumorosamente a terra.
Mi voltai di scatto e li vidi. Erano in sei, tutti all’incirca sui diciotto, vent’anni, vestiti allo stesso modo con un giubbotto in pelle nera, una maglietta scura, dei jeans azzurro chiaro scoloriti e strappati un po’ dappertutto e un paio di scarpe con la suola tipo carro armato, nere con le grosse punte arrotondate. Con questi ragazzi c’erano anche i due che mi avevano affrontata la settimana precedente. Quello che si era presa un botta con il casco
non era messo molto bene, infatti aveva tutta la parte destra livida e gonfia, con delle escoriazioni sullo zigomo e sull’arcata sopracciliare.
Uno di loro, fece due passi avanti; forse era il loro capo, era il più alto, insomma’.forse era alto un po’ più di me. Mi si piazzò davanti e mi disse che non era bello picchiare un ragazzino innocente con tanta veemenza, e che quindi sarei dovuta essere carina con lui, ma siccome loro erano una banda dove vigeva l’uno per tutti, avrei dovuto essere carina con tutti.
Avevo capito eccome, questi volevano abusare di me, ero stata brava l’altra sera, ma ora erano in sei, e anche se fossi riuscita a stenderli tutti o una buona parte, probabilmente i rimanennti avrebbero avuto il sopravvento e comunque magari sarebbero poi ritornati in dieci o forse anche di più. Forse era meglio accondiscendere e così, ad un mio cenno d’assenso con il capo, due di loro presero il telone che usavo per coprire lo scooter e lo stesero per terra; io per evitare discussioni o botte decisi di spogliarmi completamente, non volevo oltretutto che toccassero o strappassero i miei vestiti. Gli stessi due del telone mi presero per le braccia e mi portarono su quello che sarebbe stato il nostro giaciglio di fortuna e mi fecero prima sedere e poi sdraiare sopra di esso. Iniziarono anche loro spogliarsi nudi , vidi che il capo e un biondino magro, magro, possedevano una notevole dotazione, specie il biondo. Si misero in cerchio attorno a me e si abbassarono iniziando a toccarmi dappertutto. Provai un fastidio enorme, dodici mani che percorrevano il mio corpo in tutti i mei anfratti anche i più intimi e segreti. Lo facevano con la foga di chi mangia la sua prima torta al cioccolato, almeno per alcuni di loro sarei stata la loro prima donna. Mi premevano maldestramente i seni, mi mordevano i capezzoli, provocandomi anche dolore, ma non volevo dargli la soddisfazione di farglielo notare. Mi allargarono le gambe quasi a 180′ e iniziarono a massaggiarmi la figa e a palparmi le natiche, a premere le dita sul mio buchino posteriore, che io cercavo di tenere il più serrato possibile, contraendo con forza lo sfintere. Poi mi misero su un fianco e iniziarono ad essere più concreti: due presero le mie mani e se le misero sui loro cazzi emulando il movimento della masturbazione, movimento che iniziai a fare; uno con le dita mi allargò le labbra della figa e ci infilò prima la lingua, poi una volta leggermente lubrificata in successione ci infilò prima un dito e subito appresso ne ficcò dentro due. Un altro iniziò a leccare e poi a sputare sul mio buchino riuscendo poi ad aprirlo ficcandoci dentro un dito che subito iniziò a muovere avanti e indietro stantuffandomi il culo. Infine il loro capo si inginocchiò dinanzi al mio viso e con un sorriso perfido, mi riempì la bocca con il suo cazzo lungo, toccandomi quasi l’ugola e scopandomi letteralmente in bocca. Ogni due o tre affondi lo estraeva del tutto e me lo sbatteva forte in faccia, mi schiaffeggiava facendomi malissimo e poi lo riinfilava fino alla radice.
Cercai di resistere, di non far vedere che il piacere saliva dentro di me e che mi stava inondando la figa, ma tutti quei cazzi dritti e duri che mi circondavano, le loro mani che mi toccavano dappertutto, la lingua del biondino che mi leccava la figa, fu per me una escalation di piacere che non riuscii a respingere e così la mia bocca iniziò a muoversi autonomamente su e giù sul cazzo di quello che io pensavo fosse il capo, lo succhiavo e lo leccavo con estrema passione. Mi piaceva da morire quella grossa e lunga mazza di carne calda e dura.
Aprii gli occhi e vidi che lui mi guardava godendo, con un sorriso sarcastico stampato sulla bocca. Ricambiò il mio sguardo e mi insultò pesantemente dandomi della troia, della maiala puttana e ad ogni insulto io, che troia lo ero veramente, mi eccitavo ancora di più.
Ora avevo due dita nel culo e tre nella figa più una lingua che mi titillava il clitoride; stringevo due cazzi nelle mani e li menavo sempre più velocemente, sempre cercando di ingoiare il più possibile il cazzo del capo.
I rimanenti due membri che non riuscivo a toccare erano nelle mani dei loro padroni eccitati e durissimi. Forse non tutti erano novizi, ma mi stupì comunque che pur essendo io nuda alla loro mercè si segassero tranquillamente senza mai venire.Finalmente, e mi stupisco di questa avverbio, il ragazzo che mi stava dilatando il culo, scivolo sotto di me, prese in mano il suo cazzo e mi penetrò in figa, non completamente a causa delle sue non eccessive dimensioni: solo la cappella e alcuni centimetri del resto. Quello che mi aveva fatto godere con la lingua, mi venne sopra e anche lui mi mise il suo cazzo nella passera; Avevo due cazzi che mi riempivano la figa; due cazzetti nella figa era come averene unio solo di un adulto ma comunque messi insieme mi procuravano un certo qual godimento. Mi accorsi che mi stavo sbrodolando dal piacere. Vedevo che gli altri rimanevano in piedi e continuavano a manarselo. Il capo me lo sfilò dalla bocca e si mise a cavallo del mio viso, in pratica avevo il suo culo sulla mia bocca e il suo cazzo fra le mie poppe. Strinse poi le mie tette e ci imprigionò il suo grosso pene. Così facendo quando veniva indietro, il suo culo premeva contro la mia faccia; io non resistetti e tirai fuori la lingua e ogni volta che retrocedeva la puntavo sul suo buco del culo peloso. Con una mano si allargò le chiappe cercando di favorire la mia leccata.
Nel mentre i due ai quali stavo segando il cazzo si staccarono, uno si mise fra le mie gambe e l’altro si mise dietro di lui. Il capo si chinò in avanti e quando il ragazzo che mi scopava in figa lo faceva uscire lui ne approfittava per prenderglielo in bocca. Intanto il biondino, quello con il cazzo grosso si stava inculando quello che mi scopava in figa. Qualcuno mi prese la mano destra e un altro si impossessò della sinistra e abbrancai così due cazzo che iniziai a segare. ; Il capo ora mi aveva lasciato libere le tette e con entrambe le mani si alalrgava le chiappe in modo che io potessi leccarlo meglio. Non capivo più niente e sentii altre mani che mi strinsero le tette attorno al cazzone del loro capo. Io intanto, imperterrita leccavo il culo del capo e quando lui si spingeva ancora più indietro, aprivo la bocca per cercare di accogliere le sue palle gonfie di nettare, succhiandole forte e quasi tirandogliele quando lui tornava in avanti.
Poi si fermarono all’unisono e il ragazzo con il cazzo più grosso, escluso il capo, si mise sotto di me e mi fece girare e sedere sopra di lui, in pochi secondi feci scomparire quel cazzo, dentro la mia figa pulsante di calore e umori. Gli altri tre scugnizzi, cercavano ti riempirmi la bocca con tutti e tre i cazzi contemporaneamente, la cui operazione non era semplice, se pur piccoli erano sempre tre, ma io cercai di accontentarli, loro mi tenevano la testa e spingevano ed io sentivo i loro umori mischiati ai miei confondersi con la mia saliva.
Poi sentii del liquido arrivarmi sul buco del culo, era il loro capo che ci stava sputando sopra, allora capii, che solo lui si era tenuto il privilegio di penetrarmi il culo con il suo grosso bastone.
Mi aprì le chiappe con le mani e affondo il suo lungo cazzo, dentro il mio sfintere, senza fermarsi, se non quando le sue palle non sbatterono sulle mie natiche.
Ero in paradiso, stavo godendo come una vera troia, una maiala; iniziò a riempirmi il culo con veemenza, scorreva velocissimo, mi stringeva forte i fianchi e cercava di seguire il ritmo dell’altro ragazzo che mi stava trapanando lo figa grondante.
Ad un certo punto il ragazzo sotto di me mi riempì la figa di sborra, per fortuna che prendevo la pillola!!
Ma continuò a scoparmi, anche perché non poteva spostarsi, visto che il suo capo mi stava ancora e sempre più velocemente, spaccando il culo.
Pochi minuti dopo, sentii anche il culo riempirsi di nettare caldo, e il tizio ne aveva così tanto che tirò fuori il suo cazzo e continuò ad emettere getti di sperma sul mio culo e salendo e avanzando me lo fece colare anche sulla schiena.
Il ragazzo sotto di me si levò e io mi misi proprio seduta, e a turno gli altri quattro mi sborrarono in bocca, in faccia, sui capelli, sugli occhi e anche sul seno. Prima di abbandonarmi a me stessa tutti e sei si fecero pulire per bene con la lingua i loro cazzi.
Quindi mi accasciai, sfinita, non so quanti orgasmi avessi avuto, forse tanti quanti erano quei ragazzi; i quali si rivestirono velocemente e altrettanto rapidamente aprirono la serranda e se ne andarono. Mi lasciarono sdraiata sul telone, completamente imbrattata di umori e di sperma. Rimasi alcuni minuti ancora inerme a raccogliere con le dita la sborra sparsa sul mio corpo e a portarla alla mia bocca per berla tutta; poi mi alzai mi ripulii con lo scottex che avevo sempre in garage, mi rivestii, e andai a casa. Mi giustificai con i miei dicendo loro che avevo bucato una gomma.
Non ho più rivisto quei ragazzi, ma qualche volta quando parcheggio il motorino, sono io che richiudo la serranda, stendo il telo, mi sdraio sopra ed eccitata come una puttana in calore, mi masturbo pensando a loro. Mi piacerebbe rincontrarli e farmi ancora possedere, inculare, sborrare in bocca. Perchè sono così zoccola? Perchè amo così tanto il cazzo? Non so rispondere, ma credo che avere tanti bei maschietti giovani a disposizione sia una cosa meravigliosa!! Certo che pensandoci mi è andata bene, non mi hanno fatto del male, anzi mi hanno fatto solo del bene, un sacco di bene, oserei dire un sacco di pene!!!! Io aspetto, non si sa mai che li incontrassi ancora!!!!!

Buon sesso a tutti da Ombrachecammina
E-mail: alexlaura2620@libero.it

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