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158 – Anthology Alessia – Il mio quarantesimo compleanno

By 30 Aprile 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Mancavano dieci giorni al mio quarantesimo compleanno e Mattia, una sera a cena, mi disse che mi stavano preparando una bella sorpresa.
Gli chiesi se mi offrivano loro una bella cenetta fuori, ma le risposte furono molto vaghe, poi lui mi disse che se era una sorpresa, certamente non mi poteva dire di cosa si trattava e quindi avrei dovuto aspettare il fatidico giorno in trepidante attesa.
In effetti il giorno arrivò, al mattino lui mi fece gli auguri e durante la giornata Miele mi telefonò augurandomi buon compleanno e facendomi capire che la sorpresa ci sarebbe stata la sera. Verso le diciotto, mi chiamarono anche Marilena, Bruno e Angelo, naturalmente per augurarmi buon compleanno e mezz’ora più tardi Mattia, mi chiamò per dirmi di prepararmi che saremo usciti, gli chiesi come mi dovevo vestire e lui mi disse che vista la serata e visto il gran caldo che faceva, non mi dovevo mettere addosso, giusto l’indispensabile. Sarebbe venuto a prendermi alle venti e trenta.
Mi preparai, indossai un vestito nero appena sopra al ginocchio, con uno spacco sulla coscia quasi inguinale, un perizoma di pizzo anch’esso nero e un paio di scarpe con il tacco dodici. Mi guardai allo specchio e fui orgogliosa di me e del mio corpo fasciato da quell’abito che rendeva molto sexy il mio aspetto di donna matura.
Puntuale Mattia arrivò, assieme a lui c’era anche Miele, pure lei non aveva abbondato in vestiti. Il suo vestitino aveva un corpetto senza spalline che lasciava intravedere il canale centrale, sotto l’abitino si allargava formando dei volant ampi e soprattutto svolazzanti a livello sedere. Nonostante i suoi capezzoli puntuti si indovinassero chiaramente il suo seno senza reggipetto le stava su sfidando prepotentemente la legge di gravità.
Appena in macchina, chiesi subito dove mi avrebbero portata, ma loro si limitarono a sorridere e non mi dissero nulla. Uscimmo dalla città e percorremmo una strada in salita che tortuosamente ci condusse di fronte ad una grande villa. Mattia scese e suonò il campanello, dopo pochi secondi si accese la luce del video citofono e magicamente il pesante cancello si aprì. Mio figlio rientrò in macchina e pilotò l’auto in uno spiazzo ghiaioso dove c’erano già posteggiate molte altre vetture, tutte di grossa cilindrata. Un cameriere ci aprì la porta di casa, di fronte a noi una scalinata tipo quelle che si vedono nei film, Mattia mi sopravanzò e ci invitò a seguirlo. Appena al piano entrammo in una grande sala, illuminata con giganteschi lampadari di Murano. Alle pareti moltissimi quadri e diverse appliques accese.
Pavimento in parquet scuro sul quale erano posati moltissimi tappeti. Il mobilio era tutto in massiccio stile barocco piemontese. Lungo il muro di destra alcuni divani rivestiti in pelle marrone color cuoio, davanti ai quali molte poltrone ricoperte in modo identico ai divani.
Quel salone era veramente enorme e in fondo, attorno ad un imbandito tavolo rotondo, una ventina di uomini vestiti in modo informale, stavano chiacchierando tra di loro con dei bicchieri colmi di spumante o di champagne. Tutti indossavano una mascherina scura attorno agli occhi. Guardai Miele che era di fianco a me e mi avvicinai al suo orecchio”..

‘Miele, ma qui ci siamo solo noi due come rappresentanti del gentil sesso’..’

‘Si, lo so” E’ la tua festa no???’

Al nostro ingresso, il mormorio, per un attimo cessò di colpo e poi riprese più forte di prima.
Miele ed io avevamo gli occhi di tutti puntati addosso. Ci stavano facendo la radiografia completa. Mattia ci accompagnò e ci presentò al gruppo di maschietti. Nonostante la mascherina nera, dalle loro fattezze si intuiva che fossero tutti ragazzi giovani.
Miele ed io ci servimmo di qualche tartina e qualcuno ci porse un calice di champagne, poi mio figlio mi prese per mano e mi condusse davanti ad una porta decorata in stile veneziano. Mi fece entrare e poi mi disse”.

‘Aspetta qui e ci sarà la sorpresa per te, anzi ci saranno molte grosse sorprese per te e anche per Miele’.. ‘

Era una stanza lunga forse quindici metri e larga dieci, con il pavimento in parquet di legno scuro, molti tappeti in terra, ma, a parte i quadri alle pareti, non vi era nient’altro, ne mobili ne sedie, nulla di nulla. In fondo a questa camera, una specie di palco alto circa cinquanta centimetri, interamente ricoperto in moquette rosso granata. Al centro di questo sopralzo, vi erano un paio di cuscini imbottiti ricoperti con del velluto nero.
Rimanemmo io e la ragazzina in piedi, in quella grande sala, con i nostri bicchieri di vino in mano. Trascorsero alcuni minuti durante i quali io e Miele ci guardavamo in faccia interrogativamente, poi la porta si spalancò ed entrò uno dei ragazzi con la mascherina nera. Era completamente nudo a parte un grosso fiocco di seta rossa legato alla vita, che gli copriva i genitali. Poi ne entrò un altro e un altro ancora, li contai erano ventidue ragazzi più Mattia”’.

‘Mamma, se vuoi puoi iniziare a spacchettare i tuoi regali”..’

‘Ma, io non me l’aspettavo, eehhmmm, ma loro’ sono.. tutti per me???’

‘Miele vorrebbe ”. darti una mano”’

‘Dove li hai trovati tutti sti ragazzi?? Sono almeno maggiorenni spero’.’

‘Sono tutti amici miei dai diciotto ai ventun’anni”.’

‘Posso scegliere??’

‘Si mami, puoi sceglierne uno solo o anche due o tre, insomma tutti quelli che vuoi”’

I giovani mascherati erano tutti in fila, fianco a fianco, due di loro, erano di colore, uno di pelle molto scura e l’altro color cioccolato, proseguii l’esame generale degli altri, cercando di vedere i tratti visibili del viso, poi ne scelsi uno, era di media statura, pelle bianca, capelli rossi e occhi marroni che mi guardavano con molta cupidigia. Lo condussi in mezzo alla sala ma Mattia mi disse che dovevo andare sul palco. Trovai un comodo scalino sulla destra e salii, subito seguita dal ‘regalo’ che avevo prescelto. Mi inginocchiai sui morbidi cuscini scuri e presi i due lembi della gala di seta e li tirai, il grosso fiocco si sciolse e comparve l’intimità del ragazzo. Era a riposo, piccolino, incappucciato completamente, con la pelle che formava sulla punta una sporgenza circolare molto stretta. Aveva in compenso due belle palle pendenti, la peluria sul pube era rossiccia, molto folta e arruffata. Lo presi in mano e gli tirai giù la pelle, scoprii così la cappella appuntita, la baciai, sapeva di buono, lo sentii crescere nella mia mano e allora lo imboccai. In quel momento, al mio fianco arrivò Miele, mi chiese sottovoce se poteva aiutarmi a spacchettare. Mentre spompinavo il ‘rosso’ vidi il fiocco del nuovo arrivato sciogliersi sotto le abili dita della ragazzina e comparire un cazzo che nulla aveva a che fare con quello che stavo ciucciando. Miele si accucciò vicina a me sui cuscini e glielo prese in bocca, iniziando un sapiente pompino, poi la situazione precipitò e non fu più necessario che io scegliessi il ‘regalo’ da spacchettare. Si aprirono tutti i fiocchi e ci furono tutti attorno, il rosso mi sborrò in faccia e si sfilò, subito un altro prese il suo posto, molte mani su di me e anche sulla ragazzina al mio fianco. Qualcuno mi sollevò da dietro e mi fece mettere a pecorina, subito una cappella contro il mio sfintere e un attimo dopo mi trovai un cilindro di carne calda completamente dentro le mie viscere. Vedevo comparire davanti a me due file di maschi nudi, tutti si menavano il cazzo, il primo della fila, rimase a circa cinquanta centimetri dal mio viso e poi schizzò come una fontana. I suoi getti colpirono il mio viso e i miei capelli. Un altro si avvicinò a me e mi porse la cappella contro le labbra, le aprii e lui continuò a segarsi, di fianco dalla parte opposta un altro maschio appoggiò in pratica la sua cappella contro quella dell’amico, ne presi due in bocca e loro dopo breve tempo mi omaggiarono della loro abbondante sborra. Se ne andarono i due e vidi un cazzo che non potevo non riconoscere, era il grosso membro di Mattia che esigeva la sua parte, glielo presi bene in mano e lo segai, poi lo imboccai e gli feci un pompino da Re e lui mi onorò di riversarmi in gola tutta la sua densa sborra. Sentii che quello che mi stava inculando stava venendomi nelle viscere, poi mi diede una sonora sculacciata e se ne andò. Sentii dolore quando un nuovo volle penetrarmi analmente, mi voltai, era uno dei ragazzi di colore, quello più scuro dei due. Portai una mano dietro e cozzai contro una sberla di cazzo mai vista, mi girai completamente e per qualche minuto rimasi in estasi ad ammirare quell’enorme capolavoro. Un braccio, aveva un braccio, non gli stava dritto tanto che era pesante. La cappella era rosea e il pene circonciso. Come faceva a scopare una ragazza della sua età senza farle venire paura era un mistero. Gli arrivava fin quasi al ginocchio, lo impugnai con entrambe le mani e glielo leccai. Qualcuno da dietro mi sollevò la groppa e mi infilò il cazzo in figa, non doveva averlo molto grosso perché stentavo a sentirlo sfregare sulle mie pareti vaginali. Miele intanto se ne stava in piedi e si faceva toccare dappertutto per far eccitare i miei amanti, poi loro si dirigevano verso di me e mi usavano come se fossi un oggetto. Sceglievano loro se ficcarmelo in bocca oppure nel culo o nella figa, ero diventata il loro sborratoio, rappresentavo solo una serie di caldi e umidi buchi dove svuotarsi i coglioni. Non era importante se io provavo o no piacere, non era necessario che io raggiungessi l’orgasmo, l’unica cosa che contava per loro era eiacularmi da qualche parte!! Ripresi il mio bananone e cercai di farmi entrare in bocca quella trentina di centimetri di minchia. Aveva un sapore forte e dal meato usciva in continuazione una colata di liquido trasparente e colloso. Lo tenni alla base con una sola mano e nonostante i miei sforzi non riuscii a toccare la mia mano con le labbra. Quel tronco di cazzo fece ancora qualche breve escursione dentro la mia bocca e poi cominciai ad inghiottire un torrente di ottimo sperma. Lo sfilò pulendosi la cappella sulle mie labbra nello stesso momento che il giovane cazzetto che mi scopava in figa eiaculò e si sfilò rapidamente. Vidi sopraggiungere l’altro ragazzo di colore, si sdraiò sui cuscini e mi fece sedere sul suo bel cazzo impennato, lo accolsi con piacere nella figa e cominciai a cavalcarlo, una mano da dietro mi spinse la schiena in avanti e dietro di me un randello si infilò senza sforzo nel mio culo. Un ragazzino che si era tolto la maschera completamente depilato si sedette sul ragazzo di colore e mi spinse il cazzo in bocca. Il negretto gli leccava i testicoli e intanto spingeva il suo bacino verso l’alto per penetrarmi più a fondo. L’altro da dietro mi sbatteva violentemente contro le natiche.
Sentii delle mani pasticciarmi le tette e in quel momento, finalmente venni anch’io. Sensazioni indicibili, ero eccitatissima e tutti quei maschi con i loro cazzi duri mi avevano portata al culmine, con la bocca piena mugolai a lungo fin quando mi rilassai e dedicai nuovamente tutto il mio corpo ai giovani ragazzi.
Quando, dopo avermi sborrato dentro alle viscere, il mio inculatore si tolse, Miele prese il suo posto e iniziò a detergere con la lingua il mio buco del culo eliminando tutte le tracce di sborra colante che avevo in loco. Il negretto era resistente, ma capitolò quando la mia futura nuora iniziò a leccargli cazzo e palle. Mi sborrò nel culo e poi mi sollevò con le braccia buttandomi da un lato. Il bastardo mi aveva usata e adesso non gli servivo più quindi’ togliti dalle palle”
Vidi più in là un terzetto di ragazzi che si soddisfacevano fra di loro, uno stava in mezzo a pecorina, uno lo inculava e l’altro se lo faceva succhiare. Riconobbi senza difficoltà che l’inculatore era mio figlio. Poi dovetti smettere di fare la voyeur perché arrivarono altri prestanti ragazzi, essi mi inchiappettarono ancora, poi altri mi sborrarono in viso e infine quasi tutti si liberarono le vesciche pisciandomi in faccia.
Tutti, come erano arrivati se ne andarono ed io rimasi sola con Miele, ci guardammo e poi ci distendemmo sui cuscini bagnati di piscio e iniziammo a leccarci la figa fino a godere entrambe come delle matte.
Tornammo poi nella grande sala e i maschietti intanto si erano tolti la maschera e mi accolsero nei pressi della tavola rotonda offrendo a me e a Miele il solito bicchiere di Champagne. Festeggiammo fino a tardi, poi ringraziai tutti per la bella festa ed assieme a mio figlio e a Miele ritornammo a casa.
Questo è stato il mio ultimo compleanno, i prossimi racconti magari quando ne avrò compiuti sessanta”.

Buon sesso a tutti da parte di ombrachecammina
Email : alexlaura2620@libero.it

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