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5. SULLE TRACCE DI BOB

By 19 Agosto 2010Febbraio 9th, 2020No Comments

1.
Un’estate particolare, un’estate piena di voglia di fare, di conoscere gente nuova, di fare nuove amicizie, anche un po’ particolari, fuori dalla solita cerchia. Di questo stavamo parlando la mia amica ed io, mentre mia figlia giocava a gattoni sul tappeto colorato che avevo predisposto apposta per lei in soggiorno. Un caldo pomeriggio estivo, dopo l’ora di pranzo, la mia amica Mirea è passata a casa mia per un caffè e quattro chiacchiere. I nostri mariti lavorano nel medesimo ufficio e sono fuori città per un paio di giorni; noi due, Mirea ed io, siamo amiche da non so quanto tempo e ci troviamo bene insieme, abbiamo molto in comune e la pensiamo su tante cose allo stesso modo. Spesso ci troviamo a parlare delle nostre vite, delle aspettative, dei nostri mariti, dei sogni persi per strada…Di tutto, anche della nostra vita sessuale. Parlando con Mirea, non mi ero accorta che mia figlia Denise si era addormentata accanto al suo peluche preferito. Mi alzo per metterla nel suo lettino di là nella sua cameretta e Mirea approfitta per mettersi comoda sul divano.
“Ora dormirà per un paio di ore”, dico tornando di là in salotto ed accomodandomi anch’io sul divano in pelle, accanto a Mirea.
“Dev’essere esaltante avere un bimbo…” mi dice.
“Sì, lo è, ma devi rinunciare a tante cose, la vita che conducevi prima di averne, non esiste più; a volte ti confesso che è un po’ pesante, è stupendo, ma a volte vorresti avere più tempo per dedicarti agli affari tuoi. Invece sono sempre qui a casa, mio marito al lavoro, ed io fra pappe, pannolini e pulizie mi trovo fuori dal mondo…Ma la vita è un ciclo, prima o poi bisogna crescere e prendersi le proprie responsabilità.”.
“Ti invidio, perchè Marco ed io è un anno che proviamo ad avere figli, ma non arrivano…”
“Vedrai che non tarderà, non devi fissarti con l’idea di un figlio, altrimenti non arriverà mai…Almeno voi avete rapporti regolari, io sono sempre così stanca che quando appoggio la testa sul cuscino, mi addormento…”
“Sarà contento tuo marito, allora…”
“Eh, ti dico!!! Poveretto, lui ha le sue esigenze e cerca di soddisfarle, mi fa gli approcci, ma non considera che badare tutto il giorno ad un neonato ti sfinisce! La mia libido è finita sotto le scarpe, altro che serate e nottate di fuoco e passione…”. Mirea mi fissa con un po’ di compassione, ma lei non sa nemmeno di che cosa stia parlando; la sua vita mondana è attiva: frequenta il teatro, il cinema, i pub ed i locali più “in” della città. Le sue nottate sono lunghissime, Mirea non va mai a dormire prima dell’una e mezza di notte. Ed ha anche la fortuna di essere casalinga.
“Vedrai che è un periodo, poi passa e si aggiusta tutto.” Mi rassicura lei.
“Il fatto è che a volte trovo tutto così monotono, sono svogliata…Ho alcune fantasie, ma non posso certo confessarle a Claudio, lui non ne fa parte. Allora, quando mi ritrovo a letto da sola, mi perdo e mi do piacere da sola…Però quando sarebbe ora di fare l’amore con lui, mi passa la voglia. Boh, a volte non mi capisco.”
“Non preoccuparti, non è così grave, probabilmente hai bisogno di sbloccarti vivendo un’esperienza diversa, probabilemnte hai bisogno di dedicarti solo a te stessa ed al tuo piacere.”
“No aspetta, non penso di tradire Claudio, se ti riferisci a questo.”
“Ma no, non ti ho detto di tradirlo, ma a volte certe fantasie vanno assecondate. Anch’io ne ho alcune, ma nemmeno io voglio tradire mio marito; penso solamente che le fantasie aiutino a vivere una sessualità più vivace…”
“Forse hai ragione. Tu che fantasie hai ultimamente?”
Vedo Mirea arrossire un po’, quando mi guarda, colgo uno strano luccichio nei suoi occhi.
“Io a volte penso a come sarebbe fare l’amore con una donna. Non fraintendermi, non sono lesbica, gli uomini mi piacciono ancora, è che pensavo a come sarebbe essere dall’altra parte e poter dare piacere ad una donna…”
“Mi sconcerti, Mirea.”
“E perchè? Non dirmi che in tutta la tua vita non hai mai avuto di questi pensieri…Se ti conosco bene, credo che anche tu hai pensato almeno una volta a questa alternativa.”
E dicendo così, Mirea appoggia la sua mano sulla mia. Il mio primo impulso è quello di ritrarla, ma non lo faccio. La mia amica mi conosce abbastanza bene da sapere che mi piace giocare. La guardo in viso e nel suo sguardo noto un guizzo di desiderio.
“No Mirea, non mi dirai che stavi pensando a me?” le sorrido, ma lei rimane seria.
“E che ci sarebbe di male? I nostri mariti sono fuori città, tua figlia dorme tranquilla di là, noi ci conosciamo da una vita. E non sarebbe nemmeno un tradimento, sarebbe trascorrere un momento di intimità con un’amica.”
Quasi quasi le sue parole e soprattutto il tono della sua voce mi convincono.
“La troveresti un’esperienza così deplorevole e malvagia?”
“Non è questo il punto, Mirea. Non ho mai fatto nulla del genere. E non sto dicendo che la cosa non mi stuzzichi, perchè tu sai quanto mi piaccia giocare nel sesso, ma…”
“Ed allora lasciati andare, anche per me sarebbe la prima volta con una donna, ma è da tempo che ho questa fantasia e chi meglio di te per soddisfarla?”
La guardo un istante; Mirea è proprio una bella donna, capelli mori e lunghi, lineamenti regolari, labbra carnose, occhi scuri da cerbiatta, fisico snello ed un seno prorompente e sodo. A volte ho pensato che se fossi nata uomo, avrei fatto follie per una ragazza così. Nemmeno io sono male, alta, mora, capelli lunghi, fisico proporzionato.
Ci guardiamo alcuni istanti senza parlare, fisandoci negli occhi. Ad un certo punto avverto la mano di Mirea accarezzarmi la coscia, io non la fermo e la lascio fare; il suo tocco è delicato, caldo e mi sorprendo di un brivido lungo la schiena. Mirea osa un po’ di più e sposta la mano sotto la mia gonna.
“Uh, sento il gancetto di un reggicalze qui…mi eccita…” E continua ad accarezzarmi la coscia, con un movimento lento e quasi ipnotico. Io mi sento paralizzata dall’imbarazzo, ma anche stare ferma senza fare nulla mi crea disagio ed allora comincio ad accarezzarle l’altra mano. Lei me la prende e se la porta al seno, e comincia a muovermela. Sento la seta liscia della sua camicetta e strofinando avverto i suoi capezzoli indurirsi; ha un seno fantastico, devo proprio ammetterlo. Lei mi lascia la mano, ma io la lascio lì a tastarle il seno, mentre sento salire un certo desiderio di toccarglielo dal vero. Lei mi capisce e si toglie la camicetta di seta, mostrando un reggiseno a balconcino di pizzo. Si toglie anche quello, liberando il suo seno sodo e rotondo con capezzoli prominenti. E’ bellissima. Si alza in piedi e si toglie la gonna nera, rimanendo così in reggicalze e slip; le calze, velate e color carne, accentuano la luminosità della sua pelle.
“Ora tocca a te spogliarti”. Ormai io ho deciso di reggere il suo gioco, rapita anch’io dal suo stesso desiderio. E mi spoglio lentamente, mostrandomi nuda come lei, in reggicalze, slip e calze nere e velate.
“Sei veramente sexi, hai buon gusto…” mi dice Mirea.
“Anche tu…” le sorrido io.
L’imbarazzo sta lasciando posto all’eccitazione ed al desiderio di sperimentare il proibito. Ci sediamo sul divano e cominciamo a palparci reciprocamente il seno; intanto cominciamo a baciarci con naturalezza, come l’avessimo sempre fatto fino a quel momento, vogliose di esplorarci, desiderose di assaporarci. La voglia di andare oltre cresce, un veloce scambio di sguardi e cominciamo a stimolarci reciprocamente le fighette con i piedi; caspita, mai avrei pensato di fare il piedino ad una donna.
“Hai un tocco così delicato, Mirea.” La sento ansimare, mentre allarga le gambe per fare aderire perfettamente il mio piede alla sua fica. I miei slip sono umidi e col piede sento che anche i suoi lo sono, ma non mi fermo, nemmeno lei lo fa, vogliamo goderci questo momento di intimità ed io voglio guardare le espressioni di piacere sul volto della mia amica. Muovo il piede, gioco stuzzicandola con le dita e lei fa altrettanto; ho voglia di togliermi gli slip, ormai sono diventati un’inutile e fastidiosa barriera. Mi alzo e Mirea mi sfila gli slip bagnati; senza preavviso, appoggia la bocca sul mio pelo e bacia la mia fichetta, provocandomi un profondo brivido e strappandomi un urletto di piacere. Mi sta eccitando parecchio questo nuovo gioco, e mi piace l’idea che siamo solo all’inizio.
“Che buon odore che hai…mi eccita…” confessa Mirea, con la voce rotta dal desiderio. Poi torna a sedersi ed anch’io faccio lo stesso, i nostri corpi sono bramosi uno dell’altro.
“Non pensavo che questa situazione mi eccitasse così tanto!” ammetto con voce un po’ stridula.
“E’ la novità, non abbiamo mai vissuto quest’esperienza e la cosa ci eccita…Voglio sentire il calore del tuo corpo…”
Butto due cuscini colorati per terra e ci sistemiamo sul tappeto ai piedi del diavano, l’atmosfera è carica di desisderio, l’emozione di una nuova scoperta è tangibile nell’aria, è come se fossimo due vergini inesperte e curiose, alla scoperta della prima volta. Fantastico, tutto in Mirea è sensuale, io stessa mi sento sensuale, trovo tutto erotico, ogni particolare di questa esperienza lo è.
Ci abbracciamo, siamo avvinghiate l’una all’altra e ci baciamo, appassionatamente, mentre i nostri corpi si abbandonano alla danza del piacere; i nostri bacini si muovono per aderire meglio fra di loro ed io sento il pelo pubico di Mirea strusciare sulla mia coscia; sento tutto il suo calore, la sua fichetta bagnata che si strofina su di me mi manda fuori di testa. Allungo la mano e la tocco, mi faccio largo con le dita ed avverto il suo clitoride gonfio sotto il mio tatto, comincio a strofinarlo e Mirea sussulta per il piacere.
“Mmmmh, che cosa mi fai con quelle dita…mmmhhhh”
“Voglio giocare un po’ con te, voglio esplorarti tutta, in profondità…”
Il nostro respiro è sempre più affannoso, io continuo a masturbarla, infilando le mie dita nella sua fichetta grondante, simulando una penetrazione.
“Voglio sentirti godere, Mirea, voglio sentirti esplodere!!!”
“MMhhhhhhhhhhhhhhh, certo che c-così ci sono mol-l-lto vicin-na…M non voglio venire subito, anche io voglio sen-n-tireee il tuo caloree-e…”
Mirea allunga la mano sulla mia fichetta bagnata, calda, bramosa di essere toccata. Cominciamo a masturbarci reciprocamente, muovendo le dita veloci e poi rallentando per non arrivare troppo presto al piacere.
“Fantastico!!!Sììììììììììì, così, vaado fuori di testaaa…” Riesco solo a dire questo, sono solo mugolii e urletti, tutto il resto è puro piacere…
“Cosìììì, dai muovile cosìììì, come mi scopi bene con le ditaaa!!!” Urla lei, in preda al desiderio più esaltante.
Continuiamo a toccarci per un po’, a baciarci, ci tastiamo il seno, lo cerchiamo con la bocca, stuzzicando con le lingue i capezzoli duri, strofiniamo i nostri corpi l’uno all’altro e godiamo di ogni tocco, di ogni sfioramento. Siamo sempre più prese, ormai fermarsi è impossibile. Ad un certo punto Mirea si alza seduta e si tuffa con la testa in mezzo alle mie gambe, cominciando a leccarmela; sento i suoi capelli lunghi sfiorarmi le cosce, mentre la sua lingua mi sta letteralmente mandando in paradiso. Forse perchè Mirea è una donna, forse perchè io sono fatta come lei, ma la sua lingua sa esattamente come e dove leccare. La mia fica è in fiamme sotto i guizzi della sua lingua, non ce la faccio più, sento il piacere avanzare; ma Mirea si ferma e si gira; mi ritrovo la sua fica a cinque centimetri dal mio viso, dalla mia bocca; il suo odore mi eccita ancora di più e comincio anch’io a leccargliela con passione, mentre lei riprende il ritmo su di me. Un fantastico sessantanove, sto facendo un sessantanove con una donna, con la mia migliore amica e la cosa non mi crea alcun imbarazzo…Sappiamo esattamente come muovere le nostre lingue per donarci il massimo piacere, quel gioco è diventato talmente spontaneo da stupirmi. Il suo bacino ondeggia sopra la mia faccia, sento il suo calore accentuarsi, il suo gonfiore esasperarsi, sento il suo bel seno pieno strofinarsi sul mio addome; siamo tutt’uno, siamo un groviglio di eros allo stato puro.
“Oddio, Mirea, sto scoppiando, non ce la faccio piùùùù!”
“Come me la lecchi bene, sei delicata, sai perfettamente c-come fare…Uhhhh…..Sto per venire…”
Acceleriamo il tocco delle nostre lingue, ci assaporiamo, siamo gonfie di passione, non resistiamo più, ormai le sentiamo talmente tese dal piacere, da non resistere oltre. Passo la lingua ancora in mezzo alla sua fichetta spalancata e la sento, sento l’onda delle sue contrazioni contro la mia lingua, il calore sciogliersi in un urlo di piacere, i suoi umori scendermi in bocca; io non resisto più, Mirea concentra tutto lo slancio nella sua lingua e mi dona l’orgasmo più sconquassante che io ricordi. Il calore mi prende la testa, le onde di un piacere infinito, tutto fantastico.
“Vengoooooooooo, sììììììììììììììììììììììì !!!!!”
Ci abbandoniamo esauste sul tappeto, sudate ed ansimanti.
“Però, che esperienza…” esclamo, rossa in viso come una bambina, che ha appena scartato il suo regalo di Natale.
“Si vede che ti è piaciuto, sei raggiante!”
Ci guardiamo in faccia ed a malapena soffochiamo una fragorosa risata.
Chissà se si ripeterà ancora questo gioco con la mia amica Mirea? Ora in comune abbiamo anche un magnifico segreto!

2.
Ogni tanto uscire da sola e dedicarsi ad un po’ di sano shopping solleva il morale. Dopo aver affidato mia figlia Denise a mia madre, salgo in auto verso il centro, per dedicare a me stessa qualche ora del pomeriggio. Posteggio la macchina e mi dirigo verso un negozio di abbigliamento che mi ha consigliato la mia amica Mirea; entro e mi guardo in giro, non male, ho già addocchiato un vestito molto carino. Decido di provarlo e dopo un paio di giri su me stessa davanti allo specchio del camerino, lo acquisto. Soddisfatta, faccio un giro per comprare anche due magliette di cotone, della biancheria per Denise, una camicia per mio marito ed un delizioso completino intimo per me. Esco dal negozio con le mie spese e mi suona il cellulare, è Mirea. La saluto e le dico che sono appena uscita dal negozio che mi ha consigliato; Mirea invita me e mio marito a cena a casa sua per il giorno dopo ed io accetto con piacere, pensando a chi lasciare mia figlia. Ci diamo appuntamento per le otto e mezza del giorno dopo e felice chiudo la comunicazione, mettendo il cellulare nella borsetta; così facendo la busta di carta con i miei ultimi acquisti cade per terra ed io mi chino per raccoglierla. E’ un attimo: da dietro l’angolo del marciapiede arriva un ragazzone che, urtandomi, mi fa perdere l’equilibrio già precario ed io cado lunga distesa, smagliandomi le calze. Sono già pronta a tirare fuori qualche imprecazione, ma mi trattengo ed afferro la mano che il giovanottone mi porge per aiutarmi ad alzarmi.
“Fantastico, guarda qua le mie clze che fine hanno fatto! Grazie tante!”
“Scusami, ho girato l’angolo e non ti ho vista, scusa; ma anche tu…che ci facevi inchinata?”
“Raccoglievo funghi!!” rispondo in tono indispettito. “Mi è caduta la borsa e la stavo raccogliendo!” aggiungo.
Lo guardo in viso e la sua espressione dispiaciuta mi strappa quasi un sorriso, ma decido di fare la parte della sostenuta.
“Accidenti, che ci faccio adesso con queste calze ridotte così?! Ho ancora dei giri da fare in centro…”
“Vieni, andiamo in un negozio di intimo a sceglierne un altro paio, te le pago io, per scusarmi dell’incidente!”
Tentenno un po’, non mi sembra il caso, gli dico, non importa. Lui insiste, sembrando veramente dispiaciuto. Ci penso su un secondo e decido che l’idea in fondo non mi sembra assolutamente male. Lo seguo e mentre camminiamo fianco a fianco non posso fare a meno di guardarlo; è proprio un bel ragazzo, sulla trentina, moro, alto, spalle larghe, sorriso aperto e rassicurante.
“Io comunque sono Roberto, piacere!” mi dice lui tendendomi un’altra volta la mano. Io la stringo e questa volta sento come una scossa che dalla mia mano porta a tutto il mio corpo.
“Piacere, Lara.” questa volta lascio uscire un bel sorriso e lui esclama: “Sai che ti illumini tutta? Hai un bellissimo sorriso, complimenti!”
Arriviamo al negozio di intimo, entriamo e mi guardo in giro per scegliere un paio di calze simili a quelle smagliate. In un angolo del negozio vedo che Roberto mi osserva e mi sorride ed io quasi mi imbambolo, rapita dal suo sguardo penetrante. Se non fossi sposata…Un altro brivido lungo la schiena…
“Prendo queste” dico alla commessa, cercando di darmi un contegno. “Posso indossarle subito?”
“Certo signora, si accomodi pure in camerino”.
Entro e tiro un sospiro di sollievo, sentendomi al sicuro dal suo sguardo e dall’effetto che questo mi procura. Mi cambio velocemente, indosso le calze, infilandole piano ed accuratamente per non smagliarne i fili, mi sistemo la gonna stretta al ginocchio, infilo le scarpe con un leggero tacco ed esco dal camerino. Lui ha già pagato e tenendomi galantemente la porta aperta per permettermi di uscire, mi sussurra all’orecchio che per lui è stato un piacere conoscermi e che vorrebbe offrirmi qualcosa in un bar vicino. Non so veramente che cosa mi stia succedendo oggi: mi sorprendo a pensare a quanto sia erotico il tono della sua voce, quel sussurro che sembra quasi un richiamo sessuale. Provo a difendermi da quella sensazione pericolosa, dicendo di no, ma il mio rifiuto non è abbastanza fermo e deciso; lui se ne rende conto ed incalza con insistenza, fino a quando accetto il suo invito. In fondo, mi dico, è solo un caffè, che cosa potrebbe succedere in un bar? Ma la sua sola vicinanza continua a provocarmi strani brividi.
Entriamo in un bar tranquillo e ci sediamo ad un tavolino appartato, uno di fronte all’altra. Ordiniamo da bere e cominciamo a parlare un po’ di noi e delle nostre vite. La sua vicinanza è sempre più pericolosa per me, mi perdo nei suoi occhi verdi e mi domando se quel ragazzo bello, simpatico, intelligente e gentile non sia frutto della mia immaginazione. Arrivano le consumazioni ed io comincio a sorseggiare la mia menta con ghiaccio.
“Hai una bocca deliziosa, delle labbra molto invitanti!”.
Questo complimento mi sorprende come un fulmine a ciel sereno e per poco la menta non mi finisce di traverso. Riesco solo a sussurrare un grazie stiracchiato.
“Non voglio metterti in imbarazzo, Lara, ma sei veramente una bella donna e sei molto chic, garbata.”
“Anche tu non sei male” gli rispondo, arrossendo leggermente, mentre dentro mi dico che gli strapperei i vestiti di dosso e me lo scoperei lì sul posto. Impossibile resistere a quei pensieri, mi sopraggiungono alla mente di impulso, irrefrenabili, eccitanti; sento il perizoma che mi si inumidisce. Il gioco si fa pericoloso, ma non riesco ad evitare di andare avanti.
“Sai, ti confesso una cosa” mi sussurra Roberto con quel tono di voce erotico che mi fa impazzire.
“Dimmi” gli rispondo io, dicendomi che ormai può confidarmi qualsiasi cosa, che tanto ormai quei pochi freni inibitori che avevo un attimo prima stanno cedendo il passo ad un’eccitazione crescente.
“Avrei voluto essere con te in quel camerino, mentre ti toglievi le calze ed indossavi le mie. Dai, Lara, fammi vedere come ti stanno, fammi dare una sbirciatina…” mi dice in tono malizioso, con un sorriso assolutamente disarmante. E chi riece a dire di no ad una simile richiesta? Ormai sono lì, inutile resistere, sono eccitata, bagnata, sono rapita da Roberto e da quel gioco.
“Guarda!” gli dico io con un sorrisino, mentre con la mano sposto in alto l’orlo della mia gonna, facendo intravvedere il pizzo di una calza nera ed il gancetto di un reggicalze.
“Visione interessante…” commenta lui. Io mi spingo oltre e tiro ancora più su l’orlo della gonna, facendogli scorgere il pizzo bianco del mio perizoma.
“Sempre più interessante, sei molto bella, hai due gambe da urlo!” Mi dice. Io ormai sto impazzendo dal desiderio di sentirmi le sue mani addosso.
“Toccami tutta, spegni questo incendio di passione!!!” Urlo dentro di me. Lui con un gesto intenzionale fa cadere il portafogli per terra e si china per raccoglierlo. Ma con un gesto repentino si mette sotto il tavolino. Sento le sue mani su di me, sento le sue fantastiche mani che mi accarezzano, mi sfilano le mutandine e mi stuzzicano la fichetta. Mi guardo intorno, il bancone è lontano, il bar è semideserto, per fortuna, nessuno può vederci; ma poi chi se ne importa, penso, anche se fosse affollatissimo, mi lascerei masturbare ugualmente. Il mio desiderio è alle stelle, le sue dita mi frugano dentro, alla ricerca del mio piacere; Roberto non parla, ma sento il suo respiro affannoso e penso che anche lui sia eccitato quanto me. Il pensiero del suo cazzo duro, mi manda fuori di testa, non resisto più e comincio a dimenare il bacino per distogliere le sue dita che stanno per procurarmi l’orgasmo. No, non voglio venire, troppo presto, voglio ancora giocare…Con un gesto deciso mi stacco da lui, dalle sue mani strepitose e mi alzo.
“Scusa, vado in bagno, mi gira un pò la testa…”
Roberto si alza, si infila le mie mutandine in tasca e mi segue nella toilette. Chiude la porta a chiave dietro si sè. Io mi sto sciacquando il viso con l’acqua fresca per riprendere un po’ di contegno, quei pochi istanti mi stanno riportando alla realtà: ho una bimba di un anno ed un marito, come posso fare la puttana in un bar con uno sconosciuto?
Roberto non mi concede il tempo di pensare oltre; come una furia si avventa su di me e tenendomi schiacciata contro il piano del lavabo, mi solleva la gonna e mi infila il cazzo duro nella fica. Comincia a sbattermi selvaggiamente, con una carica che annulla ogni mia difesa; assecondo il suo ritmo e comincio a dimenare il bacino, in preda ad una voglia febbrile. Sono posseduta da uno sconosciuto nel bagno di un bar, sto pensando alle immagini più scabrose del mio immaginario erotico, sento il suo cazzo durissimo dentro di me e mi ritrovo ad urlare: “Ancoraaa, dammelo tutto, sìììììì!!!”. Roberto accelera il ritmo dentro di me, semmai sia possibile più di così, io sono persa, fradicia, sto godendo come una porca senza ritegno. Lui mi slaccia la camicetta, solleva il mio reggiseno e comincia a toccarmi con foga il seno, ed baciarmi con passione sul collo. Godo, quest’uomo mi fa godere come non mi capitava da tanto tempo con mio marito. Spinge, spinge, io mi tocco con le dita il clitoride per aumentare il piacere, sono al limite.
“R-Robertooo, mi fai impazzireeee…N-non ce la faccio piùùù, fammi v-venireee!!!”
“Sìììììì, godiiiiii, voglio sentire la tua fica in calore, voglio sborrarti dentro!!!”
Non ce la facco davvero più, sono eccitata fino allo spasimo da quella situazione: da Roberto, dal suo cazzo duro che spinge dentro di me, dalle sue mani che esplorano il mio corpo, dalla sua bocca che assaggia ogni centimetro del mio collo e delle mie spalle, dalla sua voce penetrante.
“Sììììììììììì, vengoooooooooooo!!!” Urlo, con tutto il fiato che mi è rimasto e nello stesso momento in cui sento partire le contrazioni del mio orgasmo, sento il suo cazzo indurirsi ancora di più e sborrarmi dentro. Fantastico, un orgasmo simultaneo è assolutamente il massimo. Sento i suoi schizzi riempirmi, sento la sua presa rallentare, il suo respiro farsi più regolare ed i suoi baci appassionati sul collo trasformarsi in delicati sfioramenti. Un orgasmo stupefacente, che mi ha lasciata senza forze. Mi stacco da lui ed i nostri liquidi mi colano lungo le cosce, imbrattando le calze. Mi giro verso di lui e ci scambiamo un bacio lungo e dolcissimo. Poi cerco di lavarmi come posso, lavo via per quanto possibile la macchia di sborra dalle calze e mi sistemo i capelli. Roberto mi osserva con un sorriso soddisfatto e compiaciuto. Sa di avermi regalato un orgasmo indimenticabile.
“Queste me le merito, Lara, che dici?” mi domanda, sfilando dalla tasca le mie mutandine.
“Sì, direi proprio che te le sei meritate…”
Con un luccichio negli occhi, torna ad infilarsi gli slip nella tasca dei pantaloni, si ricompone anche lui e con un bacio mi saluta.
Io rimango lì, frastornata, ora mi chiedo se quell’avventura sia realmente accaduta. Sento la mia fichetta indolenzita, ancora bagnata e realizzo che tutto è veramente capitato. Dalla borsetta sento provenire il suono del cellulare, sarà mia madre che mi cerca. E’ ora di tornare alla realtà.

3.
Mi preparo velocemente, un po’ contrariata perchè mio marito non può venire alla cena organizzata da Mirea a casa sua.
“Potevi anche rinunciare alla partita di calcetto, per una volta!”
“Dai, Lara, non prendertela, vai pure tu e divertiti.”
“Ok, porto Denise da mia madre e poi vado a casa di Mirea e Marco. Ciao e buona serata!”
“Anche a te, tesoro. Un bacio alla mia piccolina, vieni dal tuo papà!” Con un abbraccio saluta Denise, e dopo esserci scambiati un bacio veloce sulle labbra, Claudio esce di casa, con in spalla il borsone da calcetto. Io prendo in braccio la mia bambina, afferro la borsa con tutto l’occorrente e scendo le scale; in garage, la sistemo sul seggiolino, entro in auto e parto. Arrivo a casa di mia madre, che abita poco lontano, e le lascio la piccola, facendole le solite raccomandazioni.
“Se dovessi fare tardi, ho messo nella borsa anche un pigiamino ed il suo peluche preferito.”
“Va bene, Lara, divertiti, ciao!”. Bacio la mia piccola, ringrazio mia madre per la disponibilità e riparto con l’auto, raggiungendo presto la casa dei miei amici. Suono il campanello e Mirea viene ad aprirmi la porta.
“Ciao, bella!” mi saluta con un buffetto sulla guancia. “Ma Claudio dov’è?”
“Aveva una partita importante di calcetto; si scusa moltissimo per non essere venuto.”
“Dai, entra!” mi sollecita Mirea, ringraziandomi per la bottiglia di bianco che ho portato.
La casa di Mirea e Marco è molto accogliente ed arredata con buon gusto: ogni oggetto trova la sua collocazione ideale, certamente si nota che in casa loro non gira un bimbo piccolo; a casa mia invece ho dovuto togliere di mezzo numerosi soprammobili e sostiutire il tavolino di cristallo del soggiorno con uno più resistente, a prova di bambino.
“Siediti, Lara, Marco è sotto la doccia. Accenditi la tv, mentre io vado a controllare la cottura dell’arrosto.”
Mi accomodo sul morbido sofà in alcantara, sul quale sono adagiati enormi cuscini colorati; prendo il telecomando ed accendo il maxi schermo ultrapiatto, collocato su un mobile basso ed essenziale a poca distanza. In lontananza sento il rumore di un phon per capelli, mentre in cucina sento Mirea armeggiare con stoviglie e bicchieri.
“Ti do una mano ad apparecchiare?” domando per educazione.
“Non preoccuparti, me la cavo da sola. Piuttosto, se vuoi, puoi aprire la bottiglia di bianco e versarne un bicchiere anche a me!”
“Ci penso io!” dice Marco con tono deciso. “Ciao Lara, come va?”
“Bene, grazie!” rispondo io, notando il suo abbigliamento piuttosto informale; quando lo vedo, è sempre impeccabilmente vestito in giacca e cravatta e mi stupisce trovarlo invece con una tuta blu notte ed un paio di calzetti ai piedi. Si avvicina alla vetrina del soggiorno ed estrae tre calici, poi va in cucina, e con un cavatappi stappa la bottiglia di bianco che ho portato in omaggio ai miei ospiti.
“Poco, grazie, non reggo molto l’alcool, soprattutto a stomaco vuoto”.
“Dai Lara, una cena tra amici, siamo qui per divertirci…” mi dice lui, con un caloroso sorriso. Così prendo in mano il mio flute e brindo insieme a loro due alla serata.
“La cena è pronta, possiamo accomodarci a tavola!” suggerisce Mirea, in tono soddisfatto.
Ci sediamo, io su una sedia, Mirea alla mia sinistra e Marco di fronte a me sulla panca; il tavolo è apparecchiato con cura e la tovaglia di lino bianca fa risaltare il colore blu elettrico delle stoviglie. Cominciamo a mangiare ed a bere vino; oltre a quello che ho portato io, c’è un’altra bottiglia di rosso. Ma io proprio non reggo l’alcool e mi bastano pochi sorsi per sentirmi avvampare e per sentire un certo stordimento. Faccio comunque finta di nulla, anche perchè vedo che invece i miei amici sono completamente padroni di sè. Marco mi versa ancora vino, io provo ad obbiettare, ma il tono confidenziale e la buona compagnia mi spingono a bere ancora.
“La cena è squisita, Mirea, complimenti!” cerco di far sembrare il mio tono il più sobrio possibile, ma la testa mi gira e le mie gambe si fanno sempre più pesanti, per fortuna che sono seduta…
“Grazie, Lara, sono contenta ti piaccia!” mi dice Mirea ricambiandomi il sorriso, e sorseggiando il vino rosso.
La cena continua e la conversazione si fa sempre più piacevole ed intima. Mirea ed io ci lanciamo occhiate d’intesa, probabilmente anche lei sta pensando al nostro incontro particolare, mentre noto con un certo orgoglio femminile che lo sguardo di Marco si sofferma spesso sul mio florido seno. Le confidenze si fanno profonde, io parlo liberamente ed i miei due amici mi rispondono in maniera altrettanto disinibita. L’argomento gira intorno al sesso, ognuno di noi comincia a confessare le proprie fantasie. Mirea esordisce dicendo: “A me andrebbe di farlo con una donna, per vedere come sarebbe darle piacere…” e con un sorriso malizioso mi guarda e mi strizza l’occhio. Io confesso che mi piacerebbe essere scopata furiosamente da uno sconosciuto ed il solo pensiero del giorno prima e di Francesco, mi dà un brivido di piacere in mezzo alle gambe.
“Ed il mio maritino? Che cosa fantastica il mio bel maritino, quando lo facciamo?” domanda ironica Mirea a Marco. Marco beve un sorso di vino e con uno strano luccichio negli occhi dice che una sua fantasia è quella di fare sesso coi piedi di una donna.
“Mi piacciono i piedi, ben curati, lisci, unghie laccate di rosso…Potrei raggiungere l’orgasmo solo con lo sfioramento di un piede sul mio cazzo.”
Mirea ed io ci guardiamo un po’ stupite. Dovrei sentirmi imbarazzata, ma, forse a causa del vino bevuto, questa confessione mi eccita. Di punto in bianco, Marco mi chiede di mostrargli il piede, lanciando un’occhiata d’intesa alla moglie. Mirea versa da bere nel mio bichiere vuoto, invitandomi a bere; sento ormai che l’autocontrollo mi sta abbandonando e sorseggio il vino. Rossa in viso, un po’ per il troppo bere ed un po’ per l’eccitazione crescente, mi sfilo la scarpa col tacco e porgo il mio piede a Marco, che lo guarda e lo ammira come se si trattasse di un’opera d’arte. Comincia ad accarezzarlo, ed io sento uno strano calore che dal piede si diffonde a tutta la gamba ed oltre.
“Il tuo piede è fantastico, sfilati la calza, dai…”
Come ipnotizzata, mi alzo in piedi barcollando e con un movimento lento mi sfilo l’autoreggente nero, mostrando un piede ben curato con lo smalto rosso sulle unghie.
“Fantastico…Dai, fammi un bel piedino…massaggiami il cazzo…”, sussura Marco. Io non sono assolutamente più padrona di me, guardo Mirea e leggo sul suo volto lo stesso desiderio del marito; l’eccitazione sta saleno ed io decido di assecondare la richiesta di Marco. Sollevo la gamba e gli appoggio il piede sul pacco, che sento già notevolmente gonfio. Comincio a muovere il piede su di lui, ad accarezzargli la gamba con la punta delle dita ed a massaggiargli il cazzo duro costretto nei pantaloni.
“Vieni Lara, alzati!” mi ordina con tono deciso. Con un gesto rapido sposta la tovaglia con tutto quello che è sistemato sul tavolo e mi fa sedere sul piano di legno. Prende il mio piede in mano e comincia ad annusarlo, a baciarlo, a leccarlo, scatenando in me una serie di piccoli brividi. Prende l’altro piede e mi sfila la scarpa, aspirandone l’odore con gusto. Afferra un coltello da cucina e con un gesto fa a pezzi la mia calza sul tallone; la strappa e comincia a massaggiare la pianta del mio piede con maestria, come avesse fra le mani la cosa più cara al mondo.
“Hai dei piedi perfetti, Lara, ci voglio scopare con questi piedi…” Afferra entrambi i miei piedi e li massaggia, tempestandoli di baci. Poi si abbassa i pantaloni, il suo cazzo turgido salta fuori dai boxer e Marco mi dice di masturbarlo coi piedi; io sto al gioco e comincio ad accarezzarlo coi piedi, stringendolo in mezzo alle piante ed eccitandolo sempre di più. Ogni tanto guardo Mirea e mi accorgo che la mia amica si è spogliata quasi completamente ed è rimasta in intimo; sta seduta a gambe aperte su una sedia vicino a noi e ci guarda, mentre con una mano si massaggia le tette e con l’altra si tormenta la fica bollente. Questa scena aumenta la mia eccitazione e scatena in me il desiderio di essere scopata; continuando a massaggiare il cazzo di Marco con i piedi, mi abbasso il perizoma e mi infilo un dito nella fichetta fradicia e spalancata.
“MMmmmhhh, sììì”, comincio a gemere, senza ritegno, mentre i sospiri di Mirea mi scaldano ulteriormente e la consistenza del cazzo di Marco fra i miei piedi mi manda fuori di testa.
“Voglio che mi scopi, ho voglia del tuo cazzo!!!” è quasi una supplica la mia, e Marco non si fa pregare. Mi divarica le gambe, e mi infila il suo cazzo durissimo nella fica; io annaspo, presa da un desiderio delirante, Marco spinge, spinge sempre di più, mi prende i piedi, li annusa, li accarezza e spinge, spinge fino in fondo. Non ce la faccio più, voglio prendermi tutto il mio piacere e mi impunto con i piedi sulle sue spalle per sentire meglio i suoi poderosi colpi dentro di me. Intanto vedo Mirea che si masturba selvaggiamente e che geme come una cagna in calore, presa dal suo piacere. E’ incredibile, mi sembra di non averne abbastanza, ne voglio di più, ancora, ancora. Anche Marco è eccittissimo ed il suo cazzo aumenta la consistenza dentro i me. Ad un certo punto il gioco si fa ancora più eccitante: Marco afferra il cellulare e fa il numero di mio marito.
“Tieni!” mi dice, mettendomi in mano il telefono; io sono fuori di testa, ormai, senza ogni controllo. Sento la voce di Claudio dall’altra parte e rimango un attimo muta.
“C-Claudioo, sono ioo! Qui va tutto bene, cciii stiamo divertendooo!!”
“Amore che fai? Che succede??” mi chiede mio marito, allarmato.
“Nientee, non preo-occupartii…”
Il mio respiro è affannoso, ma più o meno riesco un attimo a controllare il mio tono di voce, fino a quando Marco non riprende a scoparmi con un ritmo sempre più forsennato; io non resisto ed urlo.
“Sìììììììììì, cosììì, daiiiii!!”
“Lara, che succede?? Rispondi, dove seii!!!”
Io ormai non riesco a tenere nemmeno più il telefono in mano, lo lascio cadere accanto al mio viso e sento la voce lontana di mio marito che continua a chiamare il mio nome preoccupato.
“Sììì, sopami, dammelo tutto cosììì!!! Daiii!!!”
Tutto sta sparendo intorno a me: Mirea che si sta dando selvaggiamente piacere da sola, mio marito al cellulare, il pensiero di essere praticamente una puttana; tutto sta scomparendo nella mia mente, non voglio che prendermi il mio piacere. Marco continua a cavalcarmi furiosamente, lo sento sempre più duro e profondo ed ormai non resisto più.
“Sììììììììììììììììì, vengoooooooooooo, sì sì sììììììììììììì!!!”
Ecco il mio orgasmo liberatorio, le mie contrazioni che sembrano non finire più e gli schizzi di Marco sul mio ventre. Cerco di ritornare un po’ in me, cerco di capire che cosa sia successo. Mirea e Marco si ricompongono e si scambiano un bacio affettuoso. Io sono stordita, ora mi rendo conto di averla combinata grossa, sono spaventata. Raccolgo le mie cose, mi sistemo in qualche modo ed esco da quella casa di corsa, salgo in macchina e parto a tutta birra.

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