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ADORABILI CREATURE 2: Olga,.

By 9 Ottobre 2011Febbraio 9th, 2020No Comments

– Nico? –
Mi girai alquanto sorpreso, chi mi apostrofava in quel modo era una ragazza bruna; stentai a riconoscere in lei la figlia della signora Bolis mia amante da alcune settimane. Eppure era proprio lei, Olga che mi sorrideva come se avesse incontrato un vecchio amico.
– Mi riconosci? Alla festa . . . ricordi? –
Era graziosa col suo berretto sbarazzino dal quale uscivano i capelli lunghi, sciolti, il nasino arrossato per il freddo pungente, il sorriso timido, timorosa che mi fossi dimenticato di lei. Strinsi la manina gelida.
– Certo che ti riconosco, sei Olga! –
Sospirò sollevata, si guardò attorno salutando i compagni di classe che si allontanavano infreddoliti, rabbrividì poi:
– Mi accompagni? – chiese aggrappandosi al mio braccio.
Presi i suoi libri avvolti da un elastico e ci incamminammo parlando della scuola, dei professori, di quello che voleva fare dopo il diploma. . . Ben presto fummo sotto la casa che conoscevo bene.
– Sali? Se ti accontenti di un panino sei mio ospite! –
Cercai di obiettare che pranzavo al convitto dei padri gesuiti ma lei insistette:
– Dai, la mamma non c’é e io non ti mangio di sicuro! –

Dovetti accettare. Una volta in casa, si tolse il cappottino sotto il quale portava un maglione e dei jeans scoloriti e lisi come usano ora, e gettò il berretto sull’attaccapanni. C’era un caldo piacevole, mi tolsi il giaccone, Olga corse al frigorifero e in men che non si dica eravamo seduti a tavola addentando due panini al prosciutto, ridendo e scherzando come fanno tutti i giovani quando sono insieme.
– Il sabato quando sono sola preferisco farmi un panino, così non ho piatti da lavare e ho tutto il pomeriggio libero perché la mamma é dalle amiche. –
Sapevo che la signora Bolis dedicava il sabato alla partita a carte con altre signore come lei, ma mi sentivo a disagio davanti alla figlia ignara del nostro rapporto e che intanto continuava a parlare. Mi ero sbagliato su di lei, era se non bella, molto graziosa.
Il musetto simpatico e sorridente metteva tenerezza, se fosse stata un’altra credo che mi sarebbe piaciuto farne la mia ragazza, ma non potevo! Cercavo un modo di svignarmela senza offenderla, una scusa, ma continuava a parlare, a parlare, finché ad un tratto fece la domanda che temevo.
 Ti ricordi proprio tutto della festa? –

Me lo chiese con un sorriso lievemente ironico, la testolina inclinata, poiché si era alzata, mi alzai anch’io. Era talmente graziosa che sentii svanire i miei buoni propositi. Posi le mani sui suoi fianchi attirandola, lei chiuse gli occhi rovesciando la testa.
Fu un bacio dolcissimo, schiuse le labbra alla lingua che insinuai fra i suoi denti e lentamente aprì la bocca lasciandomi tuffare in essa mentre cingendomi il capo con le braccia aderiva a me con totale abbandono. Avevo quasi dimenticato com’era fresca la bocca di una fanciulla e com’erano morbide le loro labbra quando si stringono alla mia lingua per accarezzarla, per suggerla, com’era bello udire i loro sospiri mentre muovono il viso avvitando la loro bocca per lasciarsi esplorare le labbra, le gengive, il palato, quando un dolce affanno solleva i loro seni . . .
L’erezione avvenne lentamente, fu piacevole sentire come il pene sollevandosi si insinuava fra i nostri ventri incollati imponendo prima timidamente poi prepotentemente la sua dura presenza. La ragazza lo sentì, scostò il viso, i suoi occhi luccicavano di una luce particolare mentre diceva:
– Mi aspetti? Faccio in un attimo! –
Si allontanò rapidamente. Se volevo andarmene quello era il momento, ancora un poco e non avrei più potuto! Udii scorrere dell’acqua, poi una porta battere . . .
– Vieni Nico, sono qui! –
Seguii il suono della voce. Lungo il corridoio l’unica porta aperta era quelle della sua cameretta, entrai. Olga mi voltava la schiena, stava togliendo dal lettino l’orsacchiotto e gli altri pupazzi seduti che sembravano guardarmi. Mi avvicinai prendendola per il vitino.

– Cosa stai facendo? – chiesi.
Si raddrizzò, la schiena contro il mio petto, sollevò le mani dietro la mia nuca premendo sul mio capo mentre posavo le labbra sul suo collo. Reclinò la testa lasciandosi baciare la pelle delicata sotto l’attaccatura dei capelli nerissimi, rise nervosamente, poi improvvisamente disse:
– Ricordi? Ti devo una scopata! –
Spostai le mani sotto il suo maglione incontrando la pelle nuda del ventre, le feci risalire. Il reggiseno era l’unico indumento che portava sotto, chiusi le mani sui suoi seni, erano pieni, sodi . . .
– Non sei obbligata sai? – sussurrai sul suo collo.
– Lo voglio! –
Sollevai il maglione, lei alzò le braccia, si girò rimanendo in quella posizione mentre lo sfilavo. Peli lunghi e fini ombreggiavano le ascelle di una macchia scura che rivelava inconsciamente il colore del vello che sicuramente ricopriva il suo pube. Le donne che si depilano non sanno quanto sia eccitante la vista dei peli ascellari così simili ai peli pubici che il vederli esercita sempre sugli uomini un forte richiamo sessuale. Per me era così perché la ragazza non fece in tempo ad abbassare le braccia che avevo immerso il viso nel ciuffo il cui lieve sentore di sudore agìva da afrodisiaco.
– Mi fai il solletico! –

La ragazza ridendo si contorse cercando di sfuggirmi, abbassò le braccia. Rideva ancora quando la baciai, questa volta fu lei a spingere la lingua nella mia bocca muovendola languidamente. Le mie mani sulla sua schiena trovarono il gancetto, lo sciolsero. Sentii le sue mani armeggiare sulla patta dei miei jeans, la cerniera scendere, una mano insinuarsi, estrarre il mio pene . . .
Scostò il viso dal mio e sorrise compiaciuta e complice mentre le sfilavo il reggiseno, abbassò lo sguardo, infine si inginocchiò. Il pene che aveva perso la rigidità di prima faceva una gobba nelle sue mani il cui calore lo aveva fatto gonfiare. Lo prese adagio in bocca scivolando su di esso con le labbra, delicatamente come una bambina prende in bocca un gelato, attenta a non stringerlo, aiutandosi con la lingua per sentirne il sapore e come una bambina prese a succhiarlo adagio muovendo le labbra avanti e indietro mentre slacciava la mia cinta e faceva scendere i jeans alle mie caviglie.
L’erezione avvenne rapidamente, la ragazza lo liberò ma prese a lambirlo scendendo lentamente lungo l’asta con piccoli colpi di lingua. Allargai le gambe allorché rovesciando il capo aprì la bocca sotto i testicoli che prese a leccare.
I suoi capelli solleticavano l’interno delle mie cosce, ci sapeva fare la ragazza! Guardavo smarrito il mio membro pesare sulla sua fronte, contro il nasino freddo, il glande fra i capelli neri che lo solleticavano, sentii la sua bocca aprirsi, prendere una delle palle. . . Respinsi il suo capo.

– Olga. . . no, non così! –
La ragazza che si era scostata fece oscillare la verga con la mano facendola urtare contro il suo viso.
– Oh il tuo cazzo! Mi piace. . . é il primo che vedo così grosso! Mi piacerebbe farti una pompa ma non vorrei che poi. . . non conosco la tua resistenza, più tardi magari o un’altra volta. Adesso ho voglia di scopare!
La costrinsi ad alzarsi, lei portò le mani alla sua cinta, le scostai e aprii i suoi jeans, mi chinai per farli scendere lungo le sue gambe. Come molte ragazze non portava mutandine, vedendo la macchia dei peli, mi inginocchiai seguendola ginocchioni contro il letto dove si appoggiò. Sollevò una gamba poi l’altra aspettando che sfilassi l’indumento rimanendo poi immobile mentre guardava compiaciuta il modo in cui i miei occhi percorrevano il suo corpo impudicamente esposto.
– Sei bella! – dissi ammirato.
Più che bella, era procace. Mi sentii arrossire per il confronto che senza volerlo stavo facendo con sua madre; Erano i seni a farmi venire in mente la signora Bolis! Erano della dimensione di due grosse mele la cui rotondità era interrotta dai rilievi delle aureole larghe e insolitamente scure. I capezzoli erano piccoli ma deliziosi, tesi in modo impertinente, la vita era sottile, la rotondità delle anche diceva che sessualmente non era più una ragazzina, le gambe erano lunghe, diritte, le cosce magre come le hanno le adolescenti.

I peli che decoravano il basso del suo ventre nascondevano la vulva che solo l’umidore in corrispondenza dell’apertura della vagina rivelava, le pieghe inguinali erano libere e lisce. Vedendo che guardavo il nero cespuglio, divaricò leggermente le gambe.
– La vedi? – chiese.
– Che cosa? –
– La mia passera, é bella sai? Aspetta! –
Portò le mani al pube, le dita frugarono i peli, premettero. . . La vulva che prima era semi-celata dalla fitta peluria si aprì mostrando la carne rosa e le labbra sottili, sporgenti che terminavano in alto nella protuberanza della clitoride, adorabile crestolina che si assottigliava fino alla congiunzione delle labbra carnose mantenute aperte dalla fanciulla. Riccioli neri filtrati dalle dita ombreggiavano la fica che la ragazza mi offriva in maniera impudica ma deliziosa nella sua spontaneità.
L’orifizio della vagina era dischiuso come in attesa dell’omaggio che solo un pene poteva tributare. Al di sotto, vedevo la dolce valle formata dalle natiche il cui interno era ombreggiato da peli radi, nerissimi.
– Allora, ti piace? – la sua più che una domanda era un invito. Deglutii.
– Oh sì, é . . . bellissima! – risposi avvicinando il viso.

Il profumo delicato delle sue carni colpì le mie narici mentre applicavo la bocca alla soave fichetta, lei allontanò le dita. Udii il letto scricchiolare mentre la ragazza vi poggiava le mani per protendere il ventre e aprire maggiormente le gambe offrendosi interamente.
La baciai lentamente, il naso solleticato dai peli soffici, il viso fra le cosce calde, lisce. . . Assaporai il bel sesso muovendo la lingua per sentire le labbra intime sottili e turgide, giocando con esse, separandole per percorrerne la valle.
Il corpo inarcato della fanciulla offriva lo scorcio del ventre piatto, dei seni che si innalzavano come monti gemelli con in cima gli adorabili bottoncini dei capezzoli tesi in mezzo ai rilievo delle aureole lievemente sporgenti più grandi di quelle della maggioranza delle ragazze della sua età, le mammelle erano ben attaccate e distanziate quel tanto da farmi desiderare di immergermi nella valle deliziosa che formavano. Il viso non potevo vederlo ma udivo i sospiri di gradimento per l’omaggio che rendevo al sesso che già stillava gli umori del suo desiderio.
La posizione che aveva assunto mi permise di spingermi oltre la fichetta, sentii il tratto breve del pelvo poi l’inizio delle chiappette e nell’avvallamento, la rosellina dell’ano che osai stuzzicare con la punta della lingua.
– Non cosi. . . non così. . . – disse quasi supplicando.

Si lasciò andare all’indietro sulla schiena sollevando alte le gambe aperte. Rimasi in ginocchio incantato davanti ai tesori della femminilità della ragazza esposti senza pudore come se fosse naturale per lei offrirsi in quel modo. I peli appiccicati attorno dalla mia saliva non nascondevano più la vulva che appariva ancora più nuda e. . . follemente desiderabile con le piccole labbra dischiuse e pulsanti.
Le chiappette aperte rivelavano l’ano bruno che la mia lingua aveva bagnato, come aveva bagnato l’inizio delle natiche con i peletti incollati alla pelle. Appena sentì il mio alito fra le cosce, la ragazza agganciò con entrambe le mani le gambe sotto le ginocchia attirandole contro di se ai due lati del busto rimanendo come spezzata in due.
Fu in quella posizione che leccai ancora la bella fica gustando il sapore delle carni impregnate dal suo desiderio, imprigionando fra le mie le sue labbra intime, facendo il giro del sesso aperto, flagellando la crestolina della clitoride, scendendo per immergere la lingua nella vagina dove il sapore era più forte, cullato dai sospiri estasiati della fanciulla, dai gemiti modulati dalle mie leccate, ritornando sempre sulla dura crestolina per udire la sua voce salire di intensità, incitandomi, supplicandomi.
– Ahhh. . . mi piace come. . . la lecchi! Mhhh. . . ci sai fare! Ahhh. . . ti piace. . . la mia passera? Oh sì. . . baciala. . . leccala. . . ahhh &egrave tua. . . tua! Ahhh. . . così mi farai. . . venire! Ahhh. . . basta. . . basta. . .

Lasciai la vulva della ragazza in delirio e approfittando del suo stato di estrema eccitazione spostai la bocca fra i glutei aperti ed esposti percorrendone il solco avidamente, spingendo con le mani il sedere, sollevandolo per esplorarlo tutto, il viso fra le natiche soffici e compatte, scendendo poi con la lingua fino ad incontrare il bottoncino dell’ano che leccai avidamente picchiettandolo con la punta, cercando inutilmente di forzarlo.
– Nico! Ahhh. . . cosa fai. . . no! Sei un. . . porco sai? No. . . non voglio. . . ma. . . mi piace. . . mi piace. . . Mhhh. . . basta. . . basta. . .
Lasciai a malincuore il bel culetto e mi alzai. Olga, il viso alterato dal desiderio che i miei baci avevano portato al parossismo mi guardava con occhi luccicanti ma era come se non mi vedesse. Il sedere era ancora sollevato nelle mie mani, lo abbassai per portare la vulva all’altezza del mio membro poi mi piegai su di lei e appena sentii contro il glande la morbidezza del sesso in attesa, spinsi e d’un colpo entrai nel suo grembo.
– Ahhh. . . sai come. . . si scopa una ragazza!
Vedendo che scrutavo il suo viso chiuse gli occhi. Oh com’era calda dentro Olga! La vagina nella quale scorreva il mio pene era talmente bagnata che la quasi totale mancanza di sfregamento fra i sessi faceva salire il piacere troppo lentamente in me, allora lo cercai menando colpi che scossero il corpo inerte.

Era come priva di sensi Olga, solo un lieve lamento saliva dalla sua gola ogni volta che il membro affondava e le mie cosce battevano contro i suoi glutei schiacciando i testicoli nelle chiappe aperte, sul buco bagnato e caldo del suo culo.
– Mhhh. . . mhhh. . . Le mammelle erano tanto sode che tremavano appena ad ogni colpo che riceveva.
– Mhhh. . . mhhh. . . I capezzoli tesi ritmavano la mia monta descrivendo nell’aria piccoli cerchi. Lei vi portò le mani massaggiandone le punte coi polpastrelli delle dita che prima aveva portato alla bocca per bagnarli di saliva.
– Mhhh. . . mhhh. . . Le labbra si socchiusero sui denti candidi, gli occhi si aprirono sognanti. Mi vide avvicinare il viso, aprì la bocca al bacio che fu dolcissimo, la sua lingua premette la mia contro il suo palato, mi succhiò avidamente gemendo per gli affondi che ora si facevano più rapidi, passò le braccia attorno al mio collo stringendomi appassionatamente.
Cielo com’erano sodi i suoi seni e irti i capezzoli che graffiavano il mio petto, com’erano calde le cosce che accarezzavano i miei fianchi mentre la penetravo come un forsennato.
– Ahhh. . . ahhh. . . mi fai godere. . . mi fai godere. . . mhh. . . Oh. . . ahh. . . Sei bravo con il. . . cazzo! Mhhh. . . mhhh. . . .

Era bellissima nel godimento come tutte le donne quando si danno interamente, il suo grembo era caldo e trasmetteva al mio pene i fremiti del suo imminente orgasmo. Mi offrì la lingua rosa che leccai avidamente facendo scorrere piano il membro fin quasi ad uscire dalle sue carni, poi continuando a lambire la cara appendice, affondai sospirando:
– Ohh si. . . così, dammela. . . sai come dare la fica. . . –
– Eccola . . . per il tuo bel cazzo! –
– Ahh prendilo é tuo. . . per la tua deliziosa fichetta! –
Godeva senza ritegno facendo forza sulle gambe per venire incontro al membro, ricevendolo con piccole grida felici. Raddoppiai i colpi scuotendo il giovane corpo, la montavo con frenesia, cercando il piacere nel suo ventre, ancora e ancora, i testicoli urtavano le belle natiche mentre il pene come un ariete si faceva strada nelle carni bagnate e calde.
– Ahhh. . . ahhh. . . E’ bello sentire il tuo cazzo nella pancia! E’ bello scopare con te. . . –
Passò le braccia attorno al mio collo, puntai le mani ai lati del suo capo e mi inarcai. Olga rimase sospesa, le braccia e le gambe strettamente avvinghiate al mio corpo e il membro interamente immerso nel suo grembo.
– Oh cara. . . cara . . . cosa vuoi fare? –

Non terminai, gli occhioni verdi avevano una luce insolita, quasi disperata mentre una espressione sofferente piegava la sua bocca.
– Nico, sto per venire! –
Posai la bocca sulla sua in un lungo bacio, lei si irrigidì sulle gambe e sulle braccia, sentii la vulva scorrere lungo la verga mentre i capezzoli tesi della ragazza strusciavano contro il mio petto. La fanciulla gemendo nella mia bocca oscillava adagio facendomi sentire la sconvolgente carezza della vagina nei primi spasimi dell’orgasmo.
– Non resisto. . . ohhh fammi godere adessoooo! ! ! –
Lasciò il mio collo e ricadde sul cuscino a braccia larghe, la presi sotto il sedere e sollevandomi la penetrai con lunghi colpi di reni che scossero il suo corpicino facendo oscillare le belle tette mentre la ragazza urlava il suo piacere.
– Ah godo. . . dammelo. . . Ahhh che bello. . . ahhh sto. . . venendo! –
Era bellissima, il corpo flessuoso piegato ad arco toccava il giaciglio solo con l’estremità del capo, i bei seni tremolavano ad ogni colpo che affondavo, stringevo le sua chiappette, le dita nel solco del culo delizioso erano bagnate degli umori della fica in calore. Ora godevo anch’io, la calda fica accarezzava la verga eccitata e dura mentre entrava e usciva di fra le belle cosce trasmettendomi un piacere che aumentava ad ogni affondo finché . . .

– Ah cara. . . anch’io godo. . . oh é calda la tua fica! Ahhh. . . –
– Ihhh. . . sto venendo! Ahhh. . . amore, adesso. . . adessooo! Ahhh!!! –
Vedendo il bel corpo scosso dall’orgasmo accelerai i colpi nel giovane grembo facendole oltrepassare i limiti del piacere e venire con piccole grida e contorcimenti mentre continuavo ad andare in lei con una sorta di rabbia per il piacere che stava per sfuggirmi.
Olga ormai sazia si muoveva tutta venendo incontro al pene, stringendo e rilassando la vagina nel tentativo di assecondare il mio godimento poi vedendomi ansante per lo sforzo, si sottrasse e sorridendomi dolcemente si mise in ginocchio e chinandosi poggiò le mani sul letto, poi:
– Ora sì che posso fartelo un pompino! –
Calò la bocca sul pene duro e cominciò ad andare su e giù con le sue labbra morbide, poi non ancora contenta si staccò.
– Sali sul letto e. . . appoggiati! – ordinò.
Mi fece posto mentre salivo sullo stretto lettino, le spalle contro il muro, seduto sui talloni col membro oscenamente ritto. Prese posto fra le mie ginocchia divaricate e afferrata la verga con entrambe le mani calò nuovamente il viso.
Fu un bocchino delizioso, potevo vedere le sue labbra andare e venire ingoiando l’asta fino in fondo alla sua gola, aiutandosi con le mani per farmi godere.

– Ahhh che bello. . . – esclamaii estasiato.
La ragazza si staccò spalancando gli occhi sul mio viso. La bocca cercò ancora il membro che pulsava eccitato inseguendolo con la lingua, facendo salire la mia libidine alle stelle mentre mi leccava la cappella, il condotto, giù lungo tutta l’asta.
– Mhpff. . . mhpfh. . . – faceva la bella mentre le labbra dolcissime mi procuravano un piacere che aumentava sempre più facendomi pronunciare parole estasiate.
– Ohhh. . . mi stai facendo godere! Aspetta! Ohh prendilo . . . –
Facendo forza sulla schiena, spinsi il pene nella sua bocca, lo ritirai, lo spinsi ancora. . . Lei mi assecondò fermandosi a bocca aperta mentre il membro andava su e giù fra le sue labbra
– Mhhh. . . – faceva facilitando la mia penetrazione, schiacciavo a piene mani i seni durissimi, aggrappandomi ad essi per penetrarla, ne pizzicavo i capezzoli per eccitarla.
– Ahhh. . . mhhh. . . –
Il pene andava nella bella bocca, copiosamente lubrificato dalla sua saliva che colando lungo l’asta, bagnava le mani che ne trascinavano la pelle.
– Prendi cara. . . oh prendi. . . prendi. . . –

Urlai agitandomi, premendo le spalle contro il muro e scorrendo fra le labbra dolcissime con lunghi colpi di reni ascoltando il piacere che dal pene si irradiava in tutto il mio corpo.
– Ohh cara, prendi. . . succhia. Mhhh. . . mi piace la tua bocca. . . é come la tua fica! Mhhh. . . mi fa godere. . . mi fa godere . . . –
Ero agli stremi, le ondate di piacere stavano per sommergermi, infine urlai.
– Sto per venire. . . mhhh adesso, adessoooo . . . Ahhh. . . ahhh!!! –
Era troppo bello per durare, il mio orgasmo colse Olga all’improvviso ma non si scosto neanche quando eiaculai con lunghi schizzi che riempirono la sua bocca. La vidi ingoiare, mi fermai stremato dal piacere, allora fu lei a scorrere sul membro facendo andare il capo su e giù, su e giù, succhiandomi voluttuosamente, rendendo il mio godimento sublime.

Rannicchiati sullo stretto lettino, la baciai. Il sapore particolare che trovai nella sua bocca mi fece vergognare. Arrossii mio malgrado ricordando che anche con sua madre era stato così la prima volta. Volli scusarmi.
– Sei stata talmente. . . brava che non ho resistito. Avrei dovuto avvertirti. –
– Perché? Una ragazza che fa un bocchino sa sempre quello che succederà! A me piace far godere un uomo nella mia bocca. . . quando se lo merita! –
La semplicità con la quale parlava di una azione per me sconvolgente mi fece osare porre una domanda che avrebbe fatto arrossire molte ragazze:
– E. . . ne hai trovati tanti che lo meritavano? – sorrise alla mia provocazione.
– Solo qualcuno. Il più delle volte mi faccio scopare e se lo prendo in bocca é per farlo diventare duro come piace a me. –
Si sollevò su un gomito e poggiata la guancia su una mano mi guardò sfrontatamente.

– E’ da tanto che scopi? Io da cinque anni! –
– Santo cielo ma. . . hai cominciato che eri una. . . – non mi lasciò terminare.
– Si, ma avevo già delle belle tette sai? Vuoi che ti racconti? –
Non aspettò neppure la mia risposta. Forse voleva provocarmi o molto più probabilmente voleva raccontare le sue prodezze amorose per dimostrare che non era affatto una ragazzina. Eppure era così graziosa e il suo viso così pulito che non poteva shoccarmi qualunque cosa avrebbe detto. Cominciò subito:
 Si, ero molto giovane ma i seni che avevo sviluppati mi facevano sembrare più grande. Forse fu per questo che Ahmed si interessò di me, oppure fu perché al suo paese le ragazze si sposano molto giovani e quindi fu per lui naturale cogliere l’occasione che la mia ingenuità offriva. –

‘ A quel tempo affittavamo una camera a studenti della vicina università, Ahmed aveva vinto una borsa di studi e al suo ultimo anno era alloggiato da noi, nella camera accanto alla mia. Era congolese, la sua pelle nera alimentava la mia fantasia; era gentile e servizievole e un giorno che ero in difficoltà per un compito di matematica trovai naturale rivolgermi a lui per aiuto.
Eravamo soli in casa, Ahmed seduto alla scrivania mi stava spiegando la soluzione, io, in piedi dietro a lui seguivo al disopra della sua spalla quello che stava dicendo. In seguito mi confidò che fu il solletichio dei miei capelli a far nascere il suo desiderio.

Per la verità, ero eccitata per la sua vicinanza e anche se sapevo che qualcosa stava per succedere, quando voltò il viso per porre una domanda e le sua bocca si trovò vicinissima alla mia, rimasi immobile fissando gli occhi sorridenti e un po ironici. Fui io a compiere la mossa, non so perché lo feci ma sfiorai le sue labbra con le mie, lui passò il braccio attorno alla vita e mi attirò.
Senza sapere come, mi trovai seduta sulle sue ginocchia e avevo passato le braccia attorno al suo collo. Sapevi che le ragazze imparano presto a baciare? Certo é perché ci sviluppiamo prima, ma é sopratutto perché proviamo il bacio fra di noi. No, non siamo delle viziose ma non vogliamo fare brutta figura quando usciamo con un ragazzo!

Si, sapevo baciare, e quando Ahmed schiacciò le labbra sulle mie le trovò socchiuse e pronte a lasciar passare la sua lingua per aspirarla. Ma quello a cui non ero preparata era la mano che aveva passato sotto la mia gonna e che adagio si muoveva sulle mie cosce, sempre più su. Il calore che aveva invaso la mia passerina aumentava con il durare del gioco delle lingue nelle nostre bocche.
Era un calore che conoscevo bene e che mi induceva ad accarezzarmi nel buio della mia cameretta. Si caro. . . mi masturbavo quasi ogni giorno e da mesi ormai1 Così quando la mano raggiunse le mutandine, sospirai nella sua bocca e aprii le gambe. Sospirai ancora alla pressione della mano fra le cosce e quando il calore si fece liquido, mi vergognai che lui potesse sentire che le mie mutandine si erano bagnate.

– Toglile. – disse semplicemente.
Mentre rossa in viso mi sfilavo l’indumento, lui si sbottonò i pantaloni. Non volli guardare, solo quando me lo diede in mano osai gettare gli occhi sul coso caldo, duro che inconsciamente stringevo. Il mio primo cazzo fu un cazzo nero!
Ero emozionatissima, Ahmed fu dolcissimo, mi insegnò come stringerlo, come far scorrere la pelle. . . Solo quando ebbi acquistato una certa sicurezza, riportò la mano sotto la mia gonna e cominciò ad accarezzarmi la fichina.
Non starò a raccontarti tutto ma. . . mi fece godere e io feci godere lui1 Era la prima volta che un uomo mi masturbava ma sapeva come toccarmi, come far durare il mio piacere e quando venni lui soffocò i miei gemiti nella sua bocca poi mi lasciò guardare, vidi i getti chiari alzarsi e ricadere sulla mia mano che continuò a menare il suo cazzo mentre lui rantolava sul mio collo.
Fu bellissimo, talmente bello che feci fatica a trattenermi dal raccontare la mia esperienza alle amiche. Non dissi nulla, tu sei il primo al quale lo racconto! ‘

Aveva parlato come se raccontasse una cosa successa a scuola, quando sollevò gli occhi sorridenti, non potei fare a meno di stuzzicarla. –
 Tutte cominciano così, il fatto che il tuo primo ragazzo fosse di pelle nera non cambia la sostanza. Poi arrivano le esperienze più consistenti e. . . –

‘ – Aspetta! La volta dopo, andai da lui senza mutandine, mi fece mettere di traverso sul lettino e mi sbottonò la camicetta; allora non portavo reggiseno, si complimentò per i miei seni. –
– Sono molto belli! – disse.
Mentre li palpava, mi guardava fisso, poi volle baciarli, lo fece con delicatezza percorrendoli con la bocca, mi leccò le punte tirando i capezzoli con le labbra poi si tolse i pantaloni e mi tirò a sedere per premere la verga fra le mie tette.
Era talmente eccitante che afferrai il suo cazzo per sfregarlo sopra i miei seni sui capezzoli che sentivo tesi, duri, poi mi allungai di nuovo e tirai su la gonna per fargli vedere che sotto non avevo nulla. Volevo che mi scopasse! Invece lui si chinò e cominciò a leccarmi la passerina.
Non credevo fosse così bello farsi fare una cosa così sconcia. Non volevo, non osavo, ma lui mi impedì di chiudere le gambe e me la leccò fino a farmi venire e quando venni, mi mantenne aperta e ferma e la bocca incollata alla mia fichetta bevve il mio godimento poi salì sul letto e si appoggiò al muro.

Sapevo quello che voleva, le mie amiche ne parlavano spesso ridendo ma io lo feci, anche se non lo avevo mai fatto prima, gli feci un bocchino. Fu lunghissimo, pensavo non venisse mai e quando venne, gridai per il liquido denso che invase la mia bocca. lo sputai, ma continuai a sbocchinarlo finché lui si sottrasse.
I nostri incontri continuarono, Ahmed divenne sempre più esigente e anch’io. Ora mi voleva nuda per baciarmi tutta terminando sempre con la bocca fra le mie cosce. Trovai naturale fare il sessantanove, stendermi sul suo corpo nudo e godere col cazzo in bocca lasciandomi leccare la passera fino a venire mentre ricevevo in bocca i getti del suo piacere, non sputavo più lo sperma ma lo ingoiavo e. . . mi piaceva! –
Ma volevo scopare e sempre lo chiedevo ad Ahmed. Finché un giorno me lo mise nel culo. . . andammo avanti col coito anale un bel pezzo poi. . . ‘

Il racconto si faceva piccante anche se la ragazza si limitava all’essenziale, ricordavo che non si era troppo opposta quando l’avevo leccata fra le natiche. !
– E. . . ti piaceva essere. . . – chiesi, terminò lei per me.
 . . . inculata? Sì, tanto, ma tu vuoi sapere se una ragazza può godere con il cazzo nel sedere? In principio dovevo accarezzarmi o mi accarezzava Ahmed, poi non fu più necessario perché arrivavo a godere quando lui faceva durare a lungo l’inculata. Era molto resistente, tu lo sei? Sì, lo sei ma. . . oggi non posso darti il culetto! –
– Perché non vuoi? – chiesi deluso.
– Lo vorrei tanto, ma non posso. . . non mi sono preparata. –
 Cosa vuol dire: preparata? –

– Mi piace avere il culetto pulito, dentro voglio dire! La prossima volta se vuoi, oggi no. Dov’ero rimasta? Ah si, un bel giorno accettò di scoparmi, ero talmente eccitata che non sentii dolore ma solo piacere. . . Da allora non posso farne a meno e quando si presenta l’occasione, non me la lascio scappare. –
– E. . . Ahmed lo hai più rivisto? –
– No, appena laureato tornò al suo paese, ogni tanto mi scrive. –
Il suo racconto mi aveva eccitato, Olga prese in mano il membro nuovamente duro e con un sorriso si girò e rovesciandomi venne sopra di me. Demmo inizio ad un sessantanove dolcissimo, mi ingoiò lungamente accompagnando i movimenti della bocca con la mano che andava su e giù a trascinare la pelle del pene, accarezzandomi l’interno delle cosce, palpandomi i testicoli.

Gemeva liberamente continuando ad ingoiare il membro, muoveva il bacino per dare l’intera fica alla mia bocca, lo ondulava per offrire la clitoride alla mia lingua, sottraendosi quando il piacere che davo alla cara crestolina si faceva troppo forte. Il sapore del suo godimento impregnava la mia lingua, le mie labbra, la leccavo perdutamente palpando a piene mani il suo bel culetto separando le natiche dure per stuzzicare il buchetto che mi aveva promesso. Urlò quando lo forzai col dito ma mostrò il suo gradimento per l’insolito omaggio succhiandomi voracemente.
Stavo per venire, Olga se ne accorse e chiese:
– Ora amore? –
– Si. . . si. . . – rantolai nel suo sesso.
– Anch’io! Oh adesso amore. . . adesso. . . ahhh. . .
Riprese in bocca il membro e. . . non lo lasciò più. Fu bellissimo venire insieme, sentire le sue cosce serrarsi e rilassarsi sul mio viso, bere il liquido che colava nella mia bocca mentre mi sentivo aspirato, succhiato dalle labbra morbide che continuavano ad andare lungo il membro che si scaricava.

Rimanemmo a lungo abbracciati baciandoci teneramente poi mi ricordò che dovevo andare. Il timore di essere sorpreso dalla signora Bolis mi fece rivestire rapidamente, Olga mi accompagnò alla porta e con un bacio mi accomiatò.
Pensai a Olga durante tutta la settimana successiva. Per la verità un po di rimorso lo avevo, mi davo del depravato per il fatto di avere come amanti la madre e la figlia, mi chiedevo cosa sarebbe successo se la ragazza avesse saputo. Ma poi, con il passare dei giorni, i sensi presero il sopravvento sulla ragione e quando la signora Bolis mi cercò al convitto risposi che sarei andata a trovarla.
Ci andai, ma quando fummo a letto ritornarono gli scrupoli. Facemmo all’amore in modo tradizionale seppure a più riprese astenendomi dal richiedere alla signora prestazioni alla quale si era abituata, malgrado mi provocasse assumendo delle posizioni che mettevano in mostra in modo arrapante le sue stupende rotondità.

– Cosa c’é Nico? Non vuoi più il mio sedere? Me lo avevi chiesto. . . eppure ti piace, lo so. Mi piacerebbe dartelo. . . ero pronta sai? Dimmi, hai un’altra, più giovane magari? –
– No Gemma, non ho nessuna ma oggi ho dei pensieri, la scuola sai. . . Un’altra volta magari. . . mi devi scusare ma. . . devo andare! –
La lasciai, la signora mi accompagnò alla porta preoccupata. Promisi che sarei ritornato e che tutto sarebbe ritornato come prima. Mi diedi dell’imbecille per il mio comportamento che la donna non meritava.
In quella settimana vidi più volte la ragazza ma lei non mi guardò per niente fingendosi impegnata nella conversazione con le compagne, tanto che mi chiesi se avrebbe ancora voluto incontrarsi con me.
Ma il sabato all’uscita dalla scuola, la trovai sui gradini ad aspettarmi, sorrideva come l’altra volta e sembrava felice di vedermi.
– Ciao Nico. . . mi accompagni vero? –
Durante la strada chiesi del perché del suo comportamento, lei mi guardò a lungo.
– Sei uno sciocco ma sei tanto caro! Mi piaci d’avvero lo sai? Per te ho infranto uno dei miei principi: Mai scopare con un compagno di scuola anche se é di un’altra classe. Per le chiacchiere sai? Una ragazza fa presto a perdere la sua reputazione, ho fatto un’eccezione, so che sei discreto. . . – rassicurato la seguii in casa.
Appena chiusa la porta mi gettò le braccia al collo baciandomi con passione poi si staccò per togliersi il cappotto, il berrettino.

– Ho tanta voglia, non ti dispiace se lo facciamo subito? Nel frigo ho pronti un panino per te e una coca, la casa la conosci, aspettami nella mia camera, faccio subito. –
Nella sua cameretta tolsi dal letto i vari pupazzi poi aspettai. Aveva detto che avrebbe fatto in fretta invece dovetti aspettare più di dieci minuti. Quando ritornò, era nuda.
– Sei ancora vestito? Dai, cosa aspetti? – disse spazientita.
Olga era di una bellezza solare, il viso ovale e il nasino impertinente le conferivano un’aria da ragazzina qual’era coi suoi diciotto anni, la sua voglia di piacere si vedeva da come mi guardava mentre mi spogliavo e quando fui nudo sorrise compiaciuta davanti all’erezione che si completò davanti ai suoi occhi. Chiese:
 Allora, come mi trovi? –

Aveva sollevato entrambe le braccia per aggiustarsi i capelli, il gesto aveva fatto guizzare i muscoli del ventre e delle cosce e mettere in risalto i seni bellissimi cosi gonfi e sodi, con le aureoli scure, larghe e lievemente sporgenti rispetto alle mammelle, i capezzoli cupi si ergevano fieramente come a sfidare a coglierli. I peli delle ascelle neri come il triangolo che ornava il suo pube, le gambe erano diritte, le cosce lisce e mirabilmente tornite formavano agli inguini delle pieghe adorabili. Mosse il capo, i capelli corvini fluirono sfiorando le spalle. Mi scossi dalla mia ammirazione.
– Come sei bella! –
– Trovi? Allora, ti piaccio? –
– Immensamente! –
 Sei sicuro? Hai guardato bene? – chiese maliziosamente.

Si girò lentamente, quando fu di spalle voltò il capo sorridendo notando come il mio sguardo ammirato scendeva lento, carezzevole lungo la sua schiena, sul vitino sottile, le reni che facevano una curva deliziosa col sedere tondo dalle natiche piene, strette poi più giù, le cosce lunghe, affusolate e magre, fino alle caviglie sottili.

Portò le mani alle anche e divaricò le gambe che le scarpe dai tacchi a spillo che aveva voluto conservare rendevano tese e enormemente provocanti. La presi alla vita e l’attirai contro di me baciando il suo orecchio. Mosse il bacino per farmi sentire il culetto contro la verga, schiacciandola contro il mio ventre finché questa trovò posto fra le natiche che aveva separato. Sospirò:
– Ce l’hai grosso lo sai? –
Ma le piaceva, lo si vedeva da come muoveva il deretano chinandosi lievemente in avanti per farmi sentire la morbida vulva contro i testicoli. Cielo com’era provocante tutto questo, feci scivolare le mani lungo il busto stringendo le mammelle passando i pollici sui capezzoli finché non li sentii tesi. Dissi per provocarla:

– Più grosso di quello del Ahmed? – lei mosse ancora il culetto poi:
 Si. . . ma lo sai che fai delle domande sciocche? Non sai che per godere non ha importanza la grossezza del membro, a me piace grosso ma l’importante é che rimanga duro fino al mio godimento; il tuo é resistente, anche quello di Ahmed lo era. . . era un po più piccolo e non era lungo come il tuo, sei soddisfatto? –
Lo ero, vidi che guardava le dita che muovevo sui suoi bottoncini, reclinò il capo e me le lambì saettando la linguetta rosa. Spinsi in alto i seni e liberai le cupe protuberanze, lei le incappucciò con le labbra suggendosi adagio i capezzoli. Era la prima volta che vedevo fare una cosa così eccitante, dopo averli ben bene bagnati di saliva li lasciò ma prese a lambirli tutt’attorno muovendo adagio la lingua sulle aureole picchiettandosi i capezzoli finché non le sfuggì un gemito.
– Ti piace? – chiesi, lei continuò ancora poi:
 Sì, tanto. . . a tutte piace ma poche riescono a farlo bene! Io me lo faccio sempre mentre mi masturbo. –

Continuò passando da una mammella all’altra in un gioco per me talmente eccitante che mi mise in corpo il desiderio di prendere subito quello che mi aveva promesso. Arretrai con le reni puntando il glande fra le strette chiappette cercando alla cieca il calore dell’ano. Lei sentì il turgore del membro sulla sua rosellina mosse ancora il culo come per acconsentire ma poi si scostò.
– Oh che fretta hai. . . mi faresti male sai? Non mi hai ancora baciata. . . –
Si girò e gettate le braccia attorno al mio collo schiacciò la bocca contro la mia, fu un bacio selvaggio fatto per eccitare. Le lingue si avvolsero in folle schermaglie poi si fecero languide, scostò il viso ma muovendo ancora la lingua lasciò che l’accarezzassi con la mia, la suggessi. . .
– Sei dolcissima! – dissi lambendo le sue labbra.
– Cosa ho di dolce? – chiese ad occhi chiusi.
– La tua bocca. – risposi. Lei riaprì gli occhioni verdi fissando i miei.
– Ho qualcosa che troverai ancora più dolce. – disse sfrontatamente.
– Cosa? –
 Cercala fra le mie gambe. . . – disse arretrando contro il lettino.

Mai richiesta fu fatta con tanta spontaneità. Lasciai la sua bocca e chinandomi lentamente scesi con labbra brucianti lungo la sua gola tesa, fra i seni che accarezzavano le mie guance mentre la mia lingua scendeva fra le mammelle, il suo addome, il ventre lasciando una scia bagnata. Divaricò le gambe non appena fu fra i sui peli, sentii sotto la punta il rigonfiamento del pube poi l’inizio della clitoride e la carne profumata e umida.
– L’hai trovata? – chiese maliziosamente.
– Avevi ragione. . . é dolcissima! –
Sollevando il capo vidi il suo viso congestionato chino, i seni che le sue mani avevano sollevato, la lingua che faceva danzare sui capezzoli. . . Applicai la bocca al suo sesso e dardeggiai la lingua nella vagina, gemendo vacillò finendo sul lettino, io che non avevo lasciato la cara fichetta sollevai le sue gambe. Sì, era come la prima volta ma adesso non protestò sentendosi frugare fra le natiche. Disse solamente:
 Si, bagnalo. . . bagnalo bene! Non metterlo ancora. . . aspetta, ti dirò io! –

Non vorrei che qualche lettrice pensasse a me come un depravato per l’omaggio che rendevo alla femminilità che la fanciulla mi concedeva, ma era così bello il culo di Olga, duro il bottoncino che stuzzicavo con la lingua, arrapanti i peli che lo bordavano, profumata la fica nella quale era immerso il mio naso.
Vi sono azioni che é piacevole compiere; chi non ha mai assaporato con la bocca un sesso femminile non può apprezzare in pieno il dono che fa una donna allorché consente di lasciarsi baciare fra le cosce. Quando poi vincendo il suo naturale pudore concede alla lingua dell’amante anche il solco delle sue natiche, allora. . .
Erano lisce le cosce che accarezzavo mentre muovendo il viso esploravo la bella vulva separando le labbra sottili che pulsavano contro la lingua che facevo andare come un assetato dalla vagina alla cresta della clitoride, scendendo nel culetto non appena i lamenti della fanciulla mi facevano desistere per non scatenare troppo presto un godimento che volevo assaporare insieme a lei.

Già il piacere colava dalla vagina nella quale mi tuffavo frugandola avidamente per cercarne il sapore, umettavo l’orifizio nel quale volevo immergermi tenendo aperte le sue chiappette per bagnare tutt’attorno il duro bottoncino. Poi quando la ragazza portò le dita ai lati della vulva aprendola per offrire ancora alla mia bocca le carni rosee, baciai perdutamente la fica nuda e esposta picchiettando la crestolina, suggendola delicatamente cullato dai lamenti che emetteva, dalle parole insensate che pronunciava per alimentare la mia lussuria:
– Dai. . . oh leccami ancora. . . &egrave tua. . . tutta tua. . . mhhh. . . mi piace quello che fai! Oh continua. . . siii cosi. . . così! Ahhh. . . vuoi il mio culetto? Anche quello é tuo. . . per il tuo cazzo! Mhhh. . . ancora un pò. . . oh sì. . . sì. . . Adesso dammelo! Lo voglio . . .sì, nel culo . . . non aspettare. . . Ahhh. . . adesso. . . adesso! –
Mi alzai. Oh com’era teso il mio pene mentre mi chinavo su di lei spingendo le sue gambe ai lati del suo capo piegandola in due per sollevare il culo che mi stava donando e che sentivo morbido sotto il glande puntato nella depressione dell’ano bagnata, scivolosa. . .

– Piano. . . piano. . . voglio sentirlo quando entra! – disse in un soffio.
Spinsi lentamente come voleva la ragazza, sentii l’ano allargarsi, avvolgere la cappella, respingere la pelle del membro mentre affondavo nel culo caldo, accogliente. . .
– Ahhh. . . é bello sai? Ohhh. . . mi stai aprendo tutta. Mhhh. . . ti piace? –
Ero tutto dentro di lei, ma spinsi ancora quasi volessi far entrare anche i testicoli nel culo che bramavo ancora malgrado fosse ormai mio. Li sentivo stretti nella morsa delle natiche che avevo violato e che erano lisce, bagnate. . .
– Oh sì. . . sì, é bellissimo! –
Ero meravigliato per la dolcezza che leggevo nei suoi occhi e malgrado l’azione che stavamo compiendo non vi era nulla di volgare nel viso atteggiato in un’espressione di stupore che accentuava la piega delle sue labbra. Ma non era dolore quello che provava, me lo disse con la spontaneità che caratterizzò tutto il nostro rapporto.

– Anche per me é bello! Mi piace prenderlo nel culo. . . In principio mi vergognavo ma poi. . . Oh dai. . . fottimi. . . mhhh. . . sei eccitato vero? Ahhh. . . anch’io lo sono. . . é sempre così. . . non so resistere. . . ahhh sì. . . così! –
Mi ero raddrizzato. Olga aveva afferrato le gambe e le manteneva tese, i piedi ancora calzati dalle scarpe rosse poggiati sul letto, le cosce meravigliosamente tornite conducevano lo sguardo alle belle chiappe strette attorno al mio cazzo. Mi ritiravo e affondavo lentamente per bearmi della vista dell’ano dilatato attorno alla verga, gli umori che colavano a gocce dalla fica socchiusa lubrificavano il buchino rendendo l’inculata piacevolmente agevole.
 Mhhh. . . guardala la mia passerina, sembra piccola vero? Ohhh. . . non so cosa farei in questo momento. . . E’ così bello sentire la forza che mi apre e. . . mhhh. . . mi fruga! Ahhh. . . godo amore. . . ma tu continua. . . oh fammelo sentire. . . Mhhh. . . lo sento fin qui! –

Il suo dito indicava un punto appena sotto l’ombelico. Era bella Olga nel piacere, l’espressione dipinta sul suo viso mi fece dimenticare che per molti quello che stavo facendo era vergognoso, continuai a scorrere nel bel culetto guardando incantato la piccola fica che ad ogni mio colpo si animava accorciandosi. Le labbra sottili, scure e sporgenti aprendosi mostravano appena l’orifizio rosa della vagina dalla quale si formava un liquido ambrato che a lente gocce scendeva lungo il tratto breve della pelvi umettando il pene, rendendolo scivoloso per l’ano della fanciulla.
I bei seni non più trattenuti sembravano animati di vita propria talmente si muovevano ritmando il nostro coito. Flebili lamenti si levavano dalle labbra socchiuse della bella, il piacere che stavo provando mi fece aumentare il ritmo, Olga si morse le labbra, le stavo facendo male allora passai le mani sotto il piccolo sedere e lo sollevai appena. La ragazza mi sorrise fra i lamenti.

– Oh come sei caro. . . Così va bene. . . mhhh. . . dai. . . dai. . . fai forte. . . così. . . Ahhh. . . che bello. . . che bello. . . Manca poco sai? Mhhh. . . voglio godere. . . così. . . si, posso. . . Oh dimmi quando. . . fammi venire. . . con il cazzo nel culo. Ohhh. . . insieme a te. . . insieme a te. . .
Continuai ad andare e venire nei glutei della fanciulla che ora si lamentava liberamente, gli occhi fissi nei miei, gustando insieme a me il piacere, lasciandolo salire senza cercare di fermarlo. I suoi gemiti si mescolavano ai miei rantoli levandosi alti nella stanzetta. I pupazzi, compagni della sua infanzia guardavano muti, come attoniti la coppia nuda unita in un coito anale sempre più frenetico che vedeva la loro padroncina allietarsi in un gioco che li escludeva rendendoli testimoni del suo godimento.
– Amore. . . oh amore. . . adesso. . . adesso. . . –
Una contrazione rallentò la corsa del pene, poi un’altra. Un lamento continuo usciva ora dalle sue labbra facendosi acuto ad ogni stretta dell’ano. . . Mi tese le braccia invitandomi sopra di lei, mi adagiai sul corpo morbido, la bocca sulla sua bocca mescolando i miei sospiri ai suoi gemiti. Il godimento che stava per vincermi mi faceva scorrere adagio mentre la mia lingua veniva aspirata e accarezzata dalla lingua della fanciulla in estasi.

L’orgasmo la colse per prima, spalancò la bocca sotto la mia lasciandosi frugare dalla lingua famelica che dardeggiavo rantolando, poi stimolato dalle strette attorno al pene, venni continuando a muovermi nel culo della bella. Olga sentendosi irrorata emise delle piccole grida nella mia bocca muovendosi anch’essa, poi si rilassò e inerte lasciò che completassi il mio godimento.
Quando tutto fu finito, abbracciai il corpo ancora fremente e aspettammo che il nostro respiro si facesse regolare poi delicatamente estrassi il pene e rotolai accanto a lei.

Continua.

Non ci alzammo ma rimanemmo distesi fianco a fianco, Olga pose la testa sulla mia spalla e prese a giocherellare col pene molle che adesso stava tutto nella sua mano. Io lasciavo vagare la mia sul suo petto apprezzando la compattezza dei suoi seni guardando meravigliato i bei capezzoli ancora tesi e bagnati di saliva.
– Ti é piaciuto? – chiese volgendo il capo.
Ora che era rilassata aveva ritrovato la bellezza che a diciotto anni tutte le ragazze hanno, ma in Olga era ancora diverso. Gli occhi verdi che mi guardavano erano puri, limpidi, il sorriso che mi rivolgeva era radioso; era una di quelle ragazze che trovano naturale praticare il sesso e che non vedono nulla di male in un’azione che procura loro piacere.
Ero io quello sbagliato, quello che pensava che senza amore il sesso era una cosa sporca, forse perché il mio primo rapporto con una donna non era da me voluto e l’avevo subito quasi con vergogna. Con Luigina avevo fatto le stesse cose che avevo ripetuto con Olga oggi, ma allora perché per me la maestrina era un angelo mentre la ragazza che avevo a fianco. . .

Mi vergognai, che colpa aveva la fanciulla se non era l’amore quello che ci aveva spinto uno nelle braccia dell’altro ma il desiderio di un altro corpo che completasse il nostro corpo? Lei almeno era sincera e anche sua madre lo era; entrambe si mostravano a me nude nel corpo e nell’anima, Olga faceva all’amore con trasporto gioioso, ogni suo atto veniva purificato dal suo desiderio, Gemma dopo i primi momenti, non nascondeva più la sua voglia mentre io ammantavo la mia con una patina di romanticismo che adesso trovavo vomitevole.
– Cosa c’é amore? – chiese Olga facendosi seria.
I suoi occhi si velarono, temeva di non essermi piaciuta. Mi sollevai sul gomito e posai la bocca sulla sua in un casto bacio poi fissando gli occhioni verdi mi decisi:
– Olga, devo dirti una cosa. . . anche se poi non vorrai più vedermi. . . Si tratta di tua madre. . . – mi interruppe.
– . . . sa di noi? E con questo? Sa che mi piace scopare, l’ho scritto apposta sul mio diario! Ho scritto anche che le auguro di trovare un uomo col quale possa sfogarsi senza problemi, io l’ho trovato! –
– Credo che anche tua madre lo abbia trovato . . -.

Ora che avevo cominciato dovevo andare fino in fondo, liberarmi del peso che mi faceva sentire un verme ogni volta che mi trovavo con la signora Bolis, anche con Olga era la stessa cosa, mi sentivo indegno di fare all’amore con lei così sincera mentre io nascondevo il mio rapporto con sua madre che adesso trovavo vergognoso. L’espressione stupita che vidi dipinta nel visino grazioso mi fece pentire di quello che avevo detto, sì, l’avrei persa! Facevo ancora in tempo a fermarmi, cavarmela con una battuta. . .
– Non capisco Nico, cosa cerchi di dirmi? –
– Olga. . . tua madre e io. . . Sì, da due mesi ormai, dal giorno della festa. . . Sono venuta a trovarla, lei credeva che cercassi te, invece. . . –
La sua espressione si fece incredula poi il suo volto si distese lentamente man mano che il pensiero si faceva strada nella sua mente, il sorriso riapparve, si allargò.
– Stai cercando di dirmi che. . . tu e mia madre. . . scopate insieme? –
– Sì, Olga io. . . – mi interruppe.
– Ma. . . é fantastico! Dimmi, com’é a letto la mamma?
– Fantastica! –
Non riuscivo a crederci! Rideva contenta battendo le mani, mi rovesciò e applicò la bocca alla mia in un grosso bacio poi sollevò il viso guardandomi intensamente.
– Avevo immaginato che avesse qualcuno, ultimamente la vedevo più serena, più allegra. . . Sono contenta che sia tu invece di uno di quei babbei che le ronzano attorno.

– Ma. . . non trovi sconveniente che tu e lei. . .
– Perché? Sono fidanzata eppure vengo a letto con te! Sai che non ti amo e neppure tu mi ami, ci piacciamo. . . per questo e non per altro siamo qui! E’ una questione di sesso, di pelle, chiamala come vuoi. Per mia madre é lo stesso, ha il marito lontano da troppo tempo, non vorrai che si votasse alla castità no? Ha trovato un uomo con il quale sfogarsi, il caso ha voluto che lei e io lo facessimo con lo stesso maschio, io lo trovo rassicurante, tu no?
Ancora una volta ero esterrefatto davanti ad un tipo di ragionamento che avevo già sentito fare a Luigina. Ancora una volta rimasi stupito davanti alla completa assenza di senso morale che accomunava due ragazze così diverse come Olga e Luigina. Entrambe adorabili nella loro totale mancanza di pudore eppure affascinanti e spontanee nell’offrirsi.
Guardai le sue labbra, lei le poggiò sulle mie. In principio il nostro fu un bacio da fidanzatini poi a poco a poco il desiderio riaffiorò in me e anche nella ragazza perché la sua lingua prese a muoversi languidamente rispondendo alle mie carezze, lasciandosi suggere, sfuggendo per guizzare nella mia bocca cercando la mia lingua lambendola. Quando sollevò il viso, mi guardò intensamente poi:
– Non voglio sapere cosa fai con mia madre ma neanche tu gli dirai cosa facciamo insieme, promesso? –
– Ma. . . non sa niente di noi due! –

– Lo saprà. Non gli nascondo mai nulla a lungo, se non ha ancora letto il mio diario farò in modo che lo trovi! –
Le ultime parole mi gettarono nel panico ma non ebbi la possibilità di obiettare perché le sue labbra furono nuovamente sulle mie, la sua lingua si insinuò nella mia bocca e il membro si tese nella mano che aveva continuato ad accarezzarlo. Non appena lo sentì duro, con un gridolino di gioia fu sopra di me strofinandosi.
Dimenticai tutto, solo il suo corpo contava! I seni duri che premevano contro il mio petto, la lingua che suggevo, le labbra che lambivo. . . Le mie mani vagavano sulla schiena liscia, sul vitino sottile, sulle reni che si rialzavano nei globi sodi e morbidi del sedere, seguii la piega che le natiche facevano con le cosce che aveva divaricato per pesare col pube sulla mia verga, risalirono le belle chiappette, le dita si insinuarono nel solco caldo, ancora umido. . .
Oh com’era bello tutto questo e piacevole sentire su di me il dolce peso della fanciulla che si muoveva adagio per farmi sentire la pelle tutta. Sospirò nella mia bocca, ora era lei che mi lambiva tutt’attorno guizzando a tratti la lingua fra le mie labbra e quando riuscii a catturarla e ad aspirarla aprì larga la bocca per darmela muovendo languidamente il capo.

Le mie dita percepirono la ruvidezza dei peli corti che bordavano la rosellina nella quale avevo trovato piacere, e più giù la morbidezza delle grandi labbra coi suoi peli sottili. La vulva era socchiusa, Olga muovendo il bacino me la fece sentire contro il membro, sentii la durezza della clitoride sull’asta, mossi le sue natiche per strofinarla ancora. Dissi:
– Dammela. . . la voglio! –
Lei sollevò il viso e fissandomi intensamente portò una mano sotto il ventre poi scivolò in alto su di me portando uno dei seni alla mia bocca, guardò la mia lingua danzare su di essi, picchiettare il capezzolo già teso, porse l’altro seno. . . Ora la sua espressione era alterata, quasi sofferente; sentii che prendeva il mio pene, lo guidava, poi scivolò in basso.
Si contorse tutta mentre sfregandosi sopra di me si lo introduceva in corpo. Fu bellissimo sentire la sua vulva aprirsi, avvolgere il glande poi scendere nel morbido abbraccio della sua fica, poi il calore umido, caldissimo della vagina nel quale ora tutto il membro era immerso. Disse.
– Oh facciamolo piano. Sapessi com’é bello sentirti dentro di me, essere riempita. . . Ti ringrazio per averlo così grosso! Oh dimmi, cosa provi? –
– E’ bellissimo! Sei calda dentro lo sai?-

Ero estasiato, per un po rimanemmo immobili gustando l’intimità dei nostri sessi, le mie mani vagavano sul corpo disteso sopra il mio, mentre ancora ci baciavamo le lasciai scivolare lungo la sua schiena, sul bel culo, sulle cosce divaricate ritornando sempre sulle conturbanti rotondità delle natiche che mi piaceva allargare per esplorare il solco fino al caro buchetto. . . Lei sollevò il viso guardandomi divertita.
– Ti piace così tanto il mio culetto? –
– Mi piaci tutta ma il tuo culetto é speciale! Mi piace, mi é piaciuto subito! –
– Più della mia fichina? – si mosse per farmela sentire. Risposi:
– E’. . . diverso, entrambi mi piacciono ma entrare nel tuo sedere mi eccita enormemente, e per te? –
Era il momento delle confidenze, il lettore non si stupisca, le nostre parole indicavano l’intimità che si era creata fra di noi, l’intesa che dovrebbe sempre esistere fra due amanti.
– E’ lo stesso! Molte si vergognano al solo pensiero, io no, mi é piaciuto quando me lo hai messo poi ho goduto con il tuo cazzo che mi frugava dentro anche perché mi hai preparata baciandomi la fichetta e poi il buchino. –
Ora muovevo il corpicino sopra il mio spingendo sulle chiappette senza smettere di stuzzicare la cara rosellina.
– Te l’ho leccata bene vero?- alitai muovendola adagio sopra di me.

– Sì, mi é piaciuto ma. . . una ragazza sa farlo meglio! Conosce come si stuzzica una passera, sa quando deve spostare la lingua, sa trovare i punti sensibili. . . –
– Hai fatto all’amore con una donna? C’é qualcosa che non hai ancora fatto? –
La sua mancanza di inibizioni mi lasciò ancora una volta sorpreso. Ora era lei a muoversi lentamente sfregandosi su di me, sentivo che stringeva i muscoli della vagina nello suo scorrere, era come se una bocca mi succhiasse.
– Ti piace così? Si, a volte faccio venire una mia compagna e facciamo all’amore. E’ diverso che farlo con un uomo ma é. . . dolcissimo! Vuoi sapere la cosa che non ho mai fatto? L’amore di gruppo, vorrei farlo e un giorno lo farò!-
Non mi baciava più, ma a testa alta si muoveva avanti e indietro sfregando i seni sul mio petto, eccitata dallo strusciare dei capezzoli tesi, irritati. La sua era una danza erotica che la faceva sospirare e che cominciava a sortire anche su di me i suoi effetti; il pene nella umida guaina del suo grembo veniva dolcemente risucchiato dalle contrazioni che la ragazza imprimeva alla vagina per meglio sentirlo.
Era bella Olga con le narici del nasino che sembravano vibrare, la guardavo incantato tutto preso dalle sensazioni che salivano dal pene. Vi era una domanda che dovevo ancora porre:
– Perché cosa pensi di trovare nell’amore di gruppo? –

– Non so di preciso ma. . . mi piacerebbe vedere un cazzo mentre entra in un’altra passera, partecipare leccandoli entrambi, mostrarmi mentre godo. . . Per esempio adesso che ho la bocca libera, potrei soddisfare una fica o. . . un altro cazzo. A te non piacerebbe vedermi?
Aveva colto nel segno, non vi é uomo che non sogna di fare cose folli con più di una donna magari dividendo la sua con un altro maschio, Olga il suo sogno lo esprimeva liberamente, non volli essere da meno.
– Anche il buco del tuo culetto é libero, cosa ci vorresti? – chiesi perfidamente.
Lo stavo stuzzicando il suo buchetto umettandolo degli umori che impregnavano il membro mentre lei vi scorreva languidamente.
– Lo sai. . . un cazzo bello duro e lungo. . . Mhh mi sembra già di sentirlo! –
Era il mio dito quello che sentiva, lo stavo spingendo lentamente allargando l’ano della bella che sorpresa strinse troppo tardi i muscoli imprigionandolo nel sedere nel quale era affondato. Sospirava Olga mentre la muovevo sopra di me, senza lasciare il culetto appena conquistato, lei mi assecondò e puntando le ginocchia sul letto prese a scorrere sul membro, anche il busto aveva sollevato facendo oscillare le mammelle sul mio viso, strusciando il ventre sopra il mio. All’improvviso prese a gemere:
– Ahhh. . . cattivo. . . cattivo. . . non volevo godere ancora! Mhhh. . . oh amore sto venendo! Ah siii. . . oh senti come batte la mia fica! Mhhh. . . é bellissimo. . . é bellissimo! Ahhh. . . ahhh. . . ahhhh! ! ! –

Si era immobilizzata, sopraffatta dall’orgasmo che le faceva stringere spasmodicamente i muscoli della vagina attorno al membro e lo sfintere sul dito che scorreva nel suo culetto. L’aiutai spostandola a forza sopra di me estasiato nel vedere l’improvviso godimento della fanciulla, nel sentirla gemere finché spossata si adagiò unendo le gambe sulle mie affinché non la muovessi più.
– Sei tanto cara, lo sai? – dissi accarezzando la sua schiena.
Sollevò il viso guardandomi con un’espressione buffa, poi sorrise.
– Tu invece sei un cattivone! Non potevi aspettare? Non puoi stare senza stuzzicare il mio buchino? Adesso sei prigioniero nella mia pancia! –
Per la verità era una prigione molto piacevole e calda, sentivo il ventre e i testicoli bagnati del suo piacere il cui profumo arrivava fino alle mie nari. Non mi importava se non avevo goduto, mi ritenevo pago di aver soddisfatto quella ragazza straordinaria. Quando glie lo dissi lei mi guardò teneramente poi disse accarezzandomi i capelli:
– Invece no, devi godere altrimenti stai male! –
Aprì nuovamente le gambe, le piegò e posando le ginocchia ai lati del mio bacino si sollevò a sedere sul mio ventre. Sorrisi al pensiero che mi era balenato in mente ricordando un giocattolo che avevo da piccolo.
– Cosa c’é, perché ridi? – chiese lei

– E’ che. . . pensavo ad un soldatino che potevo togliere e rimettere sul suo cavallo’ sulla sella aveva un perno sul quale lo infilavo, mi piaceva toglierlo e rimetterlo. . -.
Olga rise al pensiero mostrando i dentini candidi, si sollevò scorrendo sul membro facendolo uscire, lo prese in mano e se lo puntò nuovamente.
– Così? – chiese sedendosi e facendolo scomparire.
– Sì, lo sai che sei un bel soldatino? –
– Il tuo soldatino poteva galoppare come me? – chiese sollevandosi e abbassandosi.
Cominciò una lenta cavalcata alzandosi e abbassandosi, molleggiando sulle ginocchia, scorrendo sul membro che vedevo apparire di fra la macchia scura dei peli e scomparire in mezzo alle cosce bellissime che accarezzavo. Sorrideva andando su e giù, su e giù molleggiando, ingoiando il membro nel grembo caldo, facendomi sentire sui testicoli la freschezza delle natiche quando si abbassava e a tratti il calore bruciante dell’ano che perfidamente schiacciava contro.
– Ti piace? E così? Guarda la mia fichetta, non é bella? –

Aveva portato le mani dietro di sé lasciandosi andare sulle braccia tese. Vedevo il suo sesso stretto attorno al membro bagnato dei succhi che aveva ripreso a stillare, salire e scendere come fosse una bocca. Sì, era bellissima la sua fica! Le piccole labbra si protendevano come a trattenere la verga mentre la fanciulla si sollevava, poi scomparivano trascinate dal membro quando si sedeva. Allora era come se fossimo asessuati perché tutto veniva nascosto dai peli che si mischiavano ma rimaneva il conturbante contatto dei testicoli nelle sue chiappette e del buco del suo culo che la ragazza mi faceva sentire roteando il bacino.
E. . . ricominciava, su e giù, su e giù. La clitoride al vertice delle grandi labbra era lunga e nuda, il rosa della crestolina formava un eccitante contrasto coi peli che la bordavano innalzandosi in un delizioso triangolo nero. I muscoli del ventre guizzavano nello sforzo che faceva per contrarre la vagina producendo sul pene un eccitante massaggio che mi faceva sospirare:
– Olga. . . sei stupenda! Mi piace cosa fai, é come essere succhiato da una bocca. . . Oh si. . . siiiii . . . –
Anche la fanciulla sospirava, l’iniziale eccitazione che provava nello stare sopra di me, a poco a poco si era trasformata in una libidinosa ricerca del piacere, lo leggevo negli occhi che non avevano smesso di fissarmi, nell’espressione del suo viso, nelle labbra aperte che ora lasciavano sfuggire un flebile lamento ad ogni suo movimento. Disse:

– Ora so che sei mio! Mi piace starti sopra. . . sono io che ti scopo adesso. . . mhhh posso prenderlo tutto il tuo cazzo. . . sì, fino in fondo. Lo sai che godo nuovamente? –
Lo sapevo, lo sentivo dal liquido che imbrattava il membro, lo rendeva scivoloso producendo un rumore bagnato ad ogni calare della sua fica. ‘Schlasc. . . schlasc. . .’ facevano i nostri sessi. Il piacere che saliva nel suo corpo le fece a poco a poco aumentare l’andatura, i seni ballonzolanti offrivano uno spettacolo straordinariamente sexy, vi portai le mani accompagnandone il movimento e sostenendo i mirabili promontori stuzzicai col pollice i capezzoli facendoli flettere, beandomi delle vibrazioni che strappavano alla fanciulla piccoli gemiti mentre il suo viso prendeva l’espressione che avevo imparato a conoscere.
– Mhhh. . . amore, sto godendo! Oh dimmi, sono un bravo soldatino?-
– Sei bravissima ma. . . il mio soldatino poteva andare a cavallo anche girato. –
Sorrise e stando al gioco roteò lentamente facendo perno sul pene conficcato nel suo grembo, spostò le gambe, girandosi completamente e chinandosi verso i miei piedi riprese a scorrere ma questa volta avanti e indietro offrendomi la vista delle spalle, della schiena ricurva, del bel vitino che si allargava nelle anche armoniose e del suo bel culetto.
– Hai visto? Sono capace anch’io! –

Le natiche ad ogni movimento della ragazza si protendevano mostrando l’ano bruno e appena al di sotto la vulva che scivolando su un cazzo più duro che mai mi mise addosso il desiderio di possederlo nuovamente, feci scorrere la mano sotto il suo sedere accarezzando col dito l’eccitante rosellina.
– Oh Nico. . . ancora? – chiese voltando il capo.
– Lo sai, impazzisco per il tuo culetto. . . ti prego! –
– Cosa mi fai fare, sei terribile sai? –
Si rimise seduta poi si sollevò e spostandosi in avanti strusciò il membro fra le natiche poi lo puntò sull’orifizio che aveva spalmato con i succhi del suo piacere, si abbassò lentamente ondeggiando il bacino. Sospirai per il piacere che mi dava la lunga carezza dell’ano che scendendo faceva scomparire il mio membro nel suo bel culo. Si sollevò subito e si abbassò con un gemito, le sue mani sollevarono i testicoli per schiacciarli sotto la vulva aperta, ricominciò e ogni volta ripeteva il gesto facendomi sentire anche la morbidezza del sesso caldo, bagnato. . .
Era sconvolgente ma terribilmente piacevole! Ora godevo veramente, con occhi trasognati seguivo il saltellare della ragazza, l’urto del sedere contro il mio ventre provocava nelle natiche un susseguirsi di piccole onde che subito si smorzavano riformandosi non appena il bel culetto calava nuovamente.
Grida di eccitazione e di piacere si levavano ininterrotte tanto il suo saltellare era divenuto rapido e rapido era il piacere che saliva in entrambi. Durò poco perché la ragazza si fermò ansante.

– Non mi piace così, voglio guardarti. . . voglio sentire i tuoi schizzi nella pancia mentre godi e. . . venire insieme a te! –
Si sollevò liberando il membro ma lo riprese guidandolo sotto la fica madida appena si fu voltata. Lo ricevette con un lungo gemito e subito riprese a scorrere ma ormai eravamo agli stremi e il piacere ci colse insieme.
– Oh Olga. . . amore! Ahhh. . . dai. . . dai. . . stò venendo. . . ahhh! ! ! –
– Si. . . siii. . . mhhh. . . anch’io. . . anch’io. . . ahhh. . . ahhh. . . –
Si abbatté su di me continuando a muoversi. Abbracciai il corpo fremente cercando di muovermi anch’io, finalmente la rovesciai sotto di me penetrandola come un forsennato, soffocai con la bocca le sue grida eiaculando in lunghi getti che resero la sua vagina talmente scivolosa che il nostro godimento fu sublime.
Rimanemmo a lungo uniti baciandoci con tenerezza come degli innamorati poi ancora nudi andammo in cucina a rifocillarci. Mangiammo allegramente scambiandoci le nostre confidenze; mi parlò liberamente del suo fidanzato, un ragazzo a modo al quale si concedeva con lunghi intervalli.
– Se dobbiamo sposarci non voglio che sia il sesso a tenerci uniti. Non riesco a farne a meno ma lui non lo deve sapere. Tu hai una ragazza al paese? –
Gli dissi che amavo una ragazza più grande di me, che ora si era sposata.
– Povero Nico, sono sicuro che riuscirai a dimenticarla, ci sono io. . . lo sai che ci intendiamo bene? Sessualmente voglio dire, con te dimentico tutto e . . . tu? –
– Anch’io! Ma ora sai di me e di tua madre. . . cosa facciamo? – chiesi preoccupato.
– Niente, ma tu prometti di farla sempre contenta! –
Me ne andai chiedendomi come la signora prenderà la cosa quando saprà che il suo amante é anche l’amante di sua figlia. Qualcosa mi diceva che l’avrei saputo molto presto e. . . fu così!
Trascorsero circa tre settimane durante le quali rro riuscito a gestire i miei incontri dedicando il mercoledì alla signora e il sabato alla giovane Olga. Non riuscii a sapere se la donna avesse letto il diario di sua figlia ma se lo aveva letto non me lo fece capire, tanto che mi illusi di poter continuare all’infinito ad incontrare le due separatamente. Il giorno della verità arrivò prima che me lo aspettassi, fu una giornata veramente particolare perché. . . ma andiamo per ordine!
La signora mi telefonò invitandomi a pranzo la domenica successiva; disse che la figlia doveva recarsi dalla famiglia del fidanzato e che lei non se la sentiva di rimanere sola. La domenica era per me un giorno noioso che trascorrevo rimanendo a letto fino a tardi, quindi il ristorante economico, il cinema, la passeggiata e un panino prima di passare la serata nella mia cameretta a guardare la televisione. Accettai di buon grado l’invito anche perché quel sabato non ci sarebbe stato il consueto incontro con la ragazza, in giro con la madre per acquisti.

La domenica mi presentai alla porta di casa Bolis con il mio pacchettino di dolci, pregustando il pranzetto che la signora aveva preparato e un pomeriggio di relax e di sesso di cui sentivo il forte desiderio. Di sesso ne avrei avuto in abbondanza, in quanto al relax, lascio a voi giudicare!
Immaginate la mia sorpresa quando la porta si aprì e mi trovai di fronte la ragazza sorridente e. . . dietro di lei la signora Bolis!
– Ciao Nico, entra, ti stavamo aspettando! –
Entrai, dovetti fare una faccia ben strana perché Olga scoppiò a ridere subito imitata dalla madre. Mi tolsi meccanicamente il cappotto e porsi i dolci alla signora.
– Grazie, ma non dovevi! Cosa sono? Oh dolci. . . ci vuoi proprio far ingrassare! –
Il tavolo era apparecchiato per tre, un profumino allettante proveniva dalla cucina ma la mia attenzione era rivolta alle due donne che ancora ridevano. La signora ebbe compassione del mio smarrimento.

– Ti ho raccontato una bugia, Olga &egrave stata invitata dal suo fidanzato &egrave vero, ma per uscire. Verrà a prenderla alle tre. . . Oh scusa, non ti ho ancora salutato! –
Mi gettò le braccia al collo e mi schioccò un grosso bacio sulla bocca, ero imbarazzatissimo, appena la madre si fu scostata, la figlia mi abbracciò anch’essa, ma il suo bacio fu tutt’altro che casto perché dopo aver applicato le labbra sulle mie, le socchiuse e poiché non reagivo, spinse la lingua nella mia bocca e non si staccò finché non l’ebbi ricambiata nello stesso modo.
– Bravi, così si fa! – disse la madre guardandomi affettuosamente, poi davanti al mio sguardo ebete spiegò:
– Ci siamo dette tutto, Olga mi ha raccontato del vostro rapporto e anch’io sono stata sincera con lei; quello che ci siamo dette va tutto a tuo onore! Non ti avevo forse detto la prima volta che ci siamo visti che mi sarebbe piaciuto che tu e Olga. . . avevo ragione no? Sono contenta che vi divertiate insieme! Il fatto che tu lo faccia anche con me non ci rende gelose una dell’altra perché non ti dividiamo affatto. Quando sei con me, ti ho interamente senza nulla togliere alla mia figliola ed é lo stesso quando sei con lei. Questo ci avvicina, ci fa essere amiche, anzi, complici! –

Non finirò mai di stupirmi dei ragionamenti che riescono a escogitare le donne per giustificarsi, da Olga potevo aspettarmeli ma da sua madre. . . Ormai mi ero rassicurato e potevo osservare le due con la mente lucida. La signora era vestita in modo elegante e civettuolo, seppi poi che era stata la figlia a volerla così affinché potessi ammirare quanto era seducente sua madre. La gonna che portava era stretta quel tanto da mettere in risalto la forma della anche e delle gambe senza impacciarne i movimenti; una camicetta bianca scollata con discrezione permetteva di vedere l’inizio del petto senza involgarirla.
Olga doveva ancora cambiarsi, indossava una vestaglia da camera e non si era ancora truccata. Ma anche così era veramente graziosa! Ci mettemmo a tavola, la ragazza servì facendo la spola dalla cucina alla tavola per portare i piatti. All’inizio ero lievemente imbarazzato per la mano che la signora mi stringeva conversando, senza nascondere il desiderio che suscitavo in lei. ‘

Dal nostro primo incontro era molto cambiata; non si vergognava più di mostrarsi nuda e col tempo le sue inibizioni erano svanite facendo posto a una sfrenata lussuria. Sapendosi desiderata, esibiva il suo corpo senza più pudore, quasi quanto la figlia; era fiera del suo fisico e dedicava settimanalmente del tempo per il salone di bellezza, la ginnastica, i massaggi che avevano assorbito il poco grasso in eccesso rendendola più snella e flessuosa.
A poco a poco mi abituai alle effusioni che le due mi dedicavano non nascondendosi una all’altra, anzi sembravano fare a gara nel mostrare la loro affettuosità nei miei riguardi. La ragazza nel servirmi si compiaceva nel farmi sentire i seni contro il capo guardando la madre con aria complice. La signora coloriva i sui discorsi con frasi allusive, ridendo allorquando mi schermivo davanti ai complimenti che rivolgeva alla mia virilità.

– E’ vero, pochi sanno trattare una donna come fai tu! Anche Olga &egrave d’accordo. . . vero cara che é un piacere averlo come compagno? –
– Si mamma, sa sempre quello che vogliamo e sopratutto é discreto! –
Il pranzo volgeva alla fine, dopo il caff&egrave, la ragazza accennò a sparecchiare ma la madre la fermò:
– No. . . qui faccio io! Ricorda che devi ancora cambiarti, hai meno di un’ora prima che arrivi Luca. Sarebbe imbarazzante se vedesse Nico, sai com’é geloso! In camera mia, starete comodi. . . Su andate! –
Olga mi porse la mano trascinandomi quasi a forza lungo il corridoio. Giunti in camera vidi che il letto era preparato come era solito fare la signora quando si intratteneva con me.
– Non &egrave un amore la mia mamma? – chiese la ragazza.

Non potei rispondere che la sua bocca era contro la mia. Il suo fu un bacio appassionato che fugò tutti i miei scrupoli, mi tuffai nella bocca fresca della fanciulla che l’aprì tutta lasciandosi lambire l’interno delle labbra, i denti, le gengive. . . La mia lingua venne accarezzata dalla sua che mi attirò in profondità poi le sue labbra si chiusero suggendomi voluttuosamente.
L’erezione fu rapida e prepotente. Non appena la fanciulla sentì contro il ventre il turgore del mio membro, si scostò senza lasciare la mia bocca e con gesti febbrili slacciò la mia cintura e fece scendere i pantaloni e gli slip poi aprì la sua vestaglia. Quando si schiacciò nuovamente contro di me, sentii contro il ventre, contro il membro la sua pelle nuda.
Solo allora mi avvidi che la vestaglia era l’unico indumento che la ricopriva. Olga si strusciò eccitata mugolando nella mia bocca, spinse la lingua che aspirai leccandola, suggendola mentre l’indumento scivolava lungo la sua schiena, le sue braccia e cadeva a terra lasciandola nuda.

Si scostò e inginocchiandosi sul tappeto mi slacciò le scarpe, me le tolse, sfilò i miei pantaloni poi sollevò il capo guardandomi con espressione che il desiderio rendeva quasi sofferente. Il mio membro si ergeva ad un palmo dal suo viso, lei pose le mani dietro le mie caviglie, le fece scorrere lungo i miei polpacci, le mie cosce e mi attirò.
– Olga. . . se venisse tua madre? –
– Non verrà, sa che siamo venuti per scopare! –
Aveva parlato con le labbra che sfioravano i miei testicoli. Prese subito a lambirli incuneando il capo fra le cosce che dovetti aprire, risalì l’asta di carne con piccoli colpi di lingua, le mani strette alle mie natiche. Muoveva il viso inseguendo la verga che il suo picchiettare faceva oscillare di qua e di là del capo bruno.
Terminai rapidamente di spogliarmi e quando fui nudo, feci flettere le reni portando il glande all’altezza della sua bocca e spinsi. Con un gridolino Olga lo ricevette, tenendo morbide le labbra mi lasciò scorrere nella sua calda cavità muovendo lei stessa la testa per riceverlo fino in fondo. Me lo succhiò ma per poco poi sfuggendomi salì sul letto. La seguii schiacciandomi sopra di lei, abbeverandomi alla sua bocca, allargò le gambe, le sollevò alte. . .

– Ho poco tempo, lo voglio subbio! –
Già aveva afferrato il pene guidandolo fra le cosce. Deve averne di voglia pensai sentendo sotto il glande la vulva fracida. Non mi diede neanche il tempo di pensare, che ero dentro di lei, attirato dalle mani che mi schiacciavano al sedere.
– Mhhh. . . – fece la ragazza muovendo il bacino.
Sollevai e abbassai le reni scorrendo in un grembo singolarmente bagnato, ero sorpreso da tanta eccitazione; forse era il pensiero di dividermi con sua madre, sapere che la donna aspettava che lei uscisse per prendere il suo posto nel letto ancora caldo, fra le braccia di un amante disposto a soddisfare i capricci di entrambe.
Già i primi spasimi dell’orgasmo stavano contraendo la vagina della fanciulla stringendo il membro in una morsa che in altri momenti mi avrebbe mandato in estasi ma non volevo rimanere insoddisfatto come al nostro primo incontro.

Mi colse una rabbia che accese il mio cinismo, la presi sotto le reni e sollevandola la penetrai come un forsennato, sordo alle grida che la ragazza emetteva ormai in pieno godimento sottraendomi alla bocca che cercava la mia per soffocare le sue urla e sollevato sulle braccia mi beai della vista dei seni che i miei colpi facevano ballonzolare come frutti pronti a staccarsi, sbattendo il cazzo fino in fondo al suo ventre mentre la fanciulla roteava il capo scompigliandosi i capelli.
– Oh basta. . . basta! Amore. . . sono venuta. . . Oh lasciami. . . lasciami! ! ! –
Mi adagiai sul corpo ansante e cercai la sua bocca. In quel momento suonarono alla porta; Olga trasalì.
– E’ Luca, devo vestirmi. . . lasciami adesso, devo and. . .
Incollai la bocca alla sua interrompendo la sua frase; la ragazza mugolò cercando di farmi alzare ma rimasi fermo, il membro ben piantato nel grembo che faceva ancora sentire le sue contrazioni. La fanciulla infine cedette abbandonandomi la bocca e mentre la baciavo golosamente ascoltavo i convenevoli che la signora scambiava col nuovo arrivato. Olga riuscì a sottrarsi.

– Nico, devo andare. . . cosa vuoi fare adesso? –
– Voglio scopare, non era questo che volevi? Lo sai che non ho goduto? –
Iniziai un lento va e vieni come piaceva a me, volevo godermela la ragazza! Il fatto che il suo fidanzato potesse insospettirsi e addirittura sorprenderci faceva salire oltremodo la mia libidine.
– Olga? C’&egrave Luca, su, sbrigati a venire! – chiamò la signora Bolis.
Sorrisi, il doppio senso dell’ultima parola non sfuggì neanche alla ragazza, la sentii rilassarsi, poi la risata le fece sobbalzare il petto, il ventre ripercuotendosi nei muscoli vaginali che sentii stringere il mio pene. Sussurrò al mio orecchio:
– Non sa che sono venuta già una volta, ora tocca a t&egrave! –
Cominciò a partecipare al coito, non lo faceva perché mi sbrigassi e la sbarazzassi del mio peso e della presenza del membro il cui scorrere non le procurava ancora piacere. Fu con gioia che la sentii muovere sotto di me, sollevare alte le gambe aperte rispondendo ai miei colpi di reni sollevandomi, dondolando sulla schiena inarcata, le gambe oscillanti come sogliono fare certe puttane quando vogliono aiutare il loro cliente a godere. Fu in quel mentre che la genitrice socchiuse la porta e introdusse la testa per dire bisbigliando:

– Cosa fate ancora? Sbrigatevi! –
I miei occhi incontrarono gli occhi della signora nello specchio, aveva aspettato qualche secondo prima di parlare, il tempo di guardare come scopavo sua figlia, con gioia perversa vidi la signora arrossire. Olga sussultò e arrossì anch’essa ma capii che l’essere sorpresa dalla madre la stava eccitando, rispose irritata:
– Non vedi che non abbiamo finito? Fallo aspettare, offrigli qualcosa. . . –
La porta si richiuse silenziosamente, la ragazza mi abbracciò.
– Oh dai amore. . . godi. . . Mhhh. . . non avevo mai scopato così!
Il desiderio prima, poi il piacere si stavano nuovamente impossessando di lei; continuò a muoversi e quando prese a gemere ricoprii la sua bocca con la mia sospirando anch’io per la carezza che il suo oscillare faceva al membro che spingevo fino in fondo schiacciando i testicoli fra le chiappe aperte, sul caldo buco del suo culo.

Continuammo, gustando l’intimità dei nostri sessi in movimento, bevendo i nostri sospiri, le nostre salive, le bocche unite, le lingue avide e saettanti. Stavo cominciando a godere, la fica della fanciulla andava e veniva lungo il mio cazzo quando mi fermavo per strusciare il petto contro i seni duri, per sentire il turgore dei suoi capezzoli contro i miei. Ora sì che mi piaceva!
Una libidine mai provata prima mi fece arretrare e immergere il viso fra le sue cosce; baciai la sua fica bevendone gli umori, esplorandola con la lingua, immergendola più volte nella vagina. . .
– Nico. . . é il tuo cazzo che voglio! Oh dammelo ancora! –
Sollevai il viso per bearmi del sesso socchiuso in attesa, delle sottili labbra pulsanti, delle natiche aperte. Mi chinai ancora ma fu per lambire la rosellina bruna che ora aveva il sapore del suo piacere che colando lo aveva umettato.
– Girati. . . alla pecora! – ordinai.

Ubbidì, allargai le sue gambe e avvicinandomi strofinai il glande nella vulva bagnata schiacciando la clitoride, facendo fremere la ragazza che attendeva con le reni abbassate, il capo sul cuscino, il viso congestionato volto verso di me. Cielo com’era bella la fica in mezzo al cespuglio nero dei peli bagnati, come mi piaceva e. . . come mi attirava il suo bel sedere tondo, pieno.
Non potei resistere al desiderio di separare le belle natiche passandovi la cappella, Olga sculettò al contatto ma quando la premetti supplicò:
– No. . . non nel culo! Lo voglio nella pancia. . . lo voglio! –
Fu a malincuore che lo puntai fra le labbra della vulva ma quando fui dentro di lei nel caldo del suo grembo e sentii i suoi gridolini di gioia, feci andare le reni di scatto picchiando il ventre contro il bel deretano, provocando delle onde che subito si smorzavano per rinascere ad ogni colpo.

Anche ora oscillava venendomi incontro per ricevermi fino in fondo, sottraendosi per farsi inseguire, ondeggiando per farsi frugare dalla verga dura, ricevendola con grida che soffocava nel cuscino, a tratti sollevava il viso per incitarmi ma non ve n’era bisogno perché il piacere che saliva mi aveva messo in corpo una libidine tale che la scopavo come un forsennato aggrappato alle sue anche, attirando e allontanando il bel culo per guardare il mio cazzo scomparire nel boschetto nero, nella sua fica.
– Ahhh. . . così mi piace. . . oh é così che voglio godere! –
– Si. . . si. . . dai. . . forte. . . fino in fondo. . . fino in fondo. . . Ohhh. . . sto per venire! Mhhh. . . adesso amore. . . adesso. . . ecco. . . ah. . . ahhh. . . –
Seguirono i suoi rantoli nel cuscino poi gli spasimi della vagina. Un ultimo colpo e mi immobilizzai venendo in lunghi getti, il membro piantato fino in fondo, allora lei riprese a muoversi allontanando e avvicinando il sedere al mio ventre come se con la vagina me lo succhiasse. Mi spremette tutto abbandonandosi infine sul letto e io sopra di lei, dentro di lei soffiando come un mantice sul suo collo.

– E’ tardi amore, devo andare! – disse infine.
Rotolai di fianco, Olga si alzò e corse in bagno. Ritornò subito dopo e cominciò a vestirsi rapidamente celando ai miei occhi le forme che mi avevano dato piacere, si aggiustò rapidamente i capelli davanti allo specchio, si mise il rossetto alle labbra. . .
– Può andare? – chiese chinandosi per un ultimo bacio.
Uscì dalla stanza, udii il rumore dei tacchetti nel corridoio poi la voce impaziente del fidanzato e della madre.
– Finalmente! Perché hai messo tanto? Sai che Ambra e Guido ci aspettano? –
– Non fate tardi, mi raccomando. . . – poi la porta d’ingresso si richiuse.
Mi alzai, non so perché ma l’idea di affrontare la signora Bolis non mi sorrideva più tanto, forse perché per il momento ero sazio o forse perché il pensiero di fare all’amore con la signora dopo averlo fatto con sua figlia mi sembrava sconveniente, come se compissi un incesto.

Appena udii la porta del bagno aprirsi e richiudersi, raccolsi i miei vestiti e le scarpe e cercando di non fare rumore percorsi il corridoio e giunto in sala cominciai a rivestirmi.
– Nicola, cosa fai. . . vuoi andartene? –
Mi voltai, la signora era lì, la bocca atteggiata in un sorriso che sembrava una smorfia. Addosso aveva una vestaglia bianca semitrasparente attraverso la quale potevo vedere le sue forme procaci, i piedi calzati nelle pantofole rosa mi avevano impedito di udire il suo arrivo. Arrossii, cielo come mi piaceva! La sua vista fece svanire i miei propositi di fuga.
– Perché? – chiese la donna gli occhi velati di lacrime.
Andai verso di lei e presi le sue mani nelle mie, lei cercò ancora di sorridere.
– Gemma. . . ho appena fatto all’amore con tua figlia capisci? Farlo con te. . . mi sembra brutto ma. . . mi piaci sai? Possiamo rimandare? –
– Perché Nico? Sai cosa mi ha detto la mia Olga all’orecchio? ‘Auguri mamma, divertiti!’ Vuoi lasciarmi sola. . . e io che mi ero preparata. . . Rimani, ti prego! Ti desidero tanto che non so cosa non farei per te. Ti ho lasciato sola con lei. . . vi ho visti, ho visto com’era contenta dopo. . . non ti dice nulla questo? –

La strinsi contro di me, lei applicò la bocca alla mia come un’affamata, mentre la baciavo sentii che sollevava la mia canottiera, l’unico indumento che ero riuscito a rimettere, lasciai che la sfilassi, si strinse nuovamente. Ormai il mio membro era nuovamente teso, ora non volevo più fuggire, non potevo!
– Amore, ti voglio! – disse.
Si scostò guardando le mie mani che slacciavano la cintura dell’inconsistente indumento che aveva indossato, lo aprivano, lo sfilavano. Strinsi il corpo nudo ma lei si sciolse quasi a forza dall’abbraccio.
– Vieni. . . – era impaziente e ora anch’io lo ero!
La seguii lungo il corridoio guardando ammirato l’ondeggiare del bel culo, delle natiche che sfregavano una contro l’altra ad ogni suo passo. Giunti in camera si voltò e prima che potessi reagire si era chinata e aveva calato la bocca sul mio membro iniziando a scorrere su di esso famelicamente.
– Emma. . . oh é stupendo! ‘

Rimasi a gambe aperte guardando la donna in ginocchio, la sua bocca che scorreva lenta sulla verga, nella mia fretta non avevo fatto in tempo a lavarla e conservava sicuramente il sapore del sesso di sua figlia ma lei non sembrava farci caso. Fu un bel bocchino, le labbra morbide andavano e venivano deliziandomi con la loro dolcezza, vedevo le sue guance incavarsi quando mi succhiava, già il piacere saliva nel membro ma non era quello che volevo da lei! Respinsi il suo capo.
– Cosa c’&egrave caro, non ti piace? –
Aveva sollevato gli occhi ma la sua lingua continuava a lambirmi sotto il glande inseguendo l’ondeggiare di un cazzo durissimo. Si, mi piaceva enormemente ma la mia libidine mi spinse ad essere quasi brutale.
– Mi piace quando me lo prendi in bocca ma ora &egrave un’altra cosa che voglio! –
– Si amore. . . tutto quello che vuoi. . . tutto!
La costrinsi a sollevarsi e dolcemente la spinsi a sedere sul bordo del letto. Vedendomi chinare fra le sue gambe, si adagiò all’indietro sollevandole. Baciai l’interno delle cosce che avevo aperto, le risalii lentamente finché sentii contro il naso il solletichio dei peli, solo allora sollevai il viso.

Avevo visto tante volte il sesso della signora Bolis e l’effetto che produceva su di me era sempre nuovo, come se lo vedessi per la prima volta ma ora volevo schoccarla, vincere ogni suo pudore. Per questo sollevai maggiormente le sue gambe, aprendole al massimo, spingendole fino a farle poggiare sul letto.
– Nico. . . cosa vuoi fare? –
– Non lo sai? –
Cielo com’era eccitante lo spettacolo che si offriva ai miei occhi! La corta pelliccia non poteva nascondere la carne rosso vivo dell’ingresso della vagina che già stillava le prime gocce del suo desiderio, le labbra sottili che la bordavano sporgevano solo lievemente ma si innalzavano quasi bruscamente formando due lobi sottili come petali di un fiore, rosa alla base ma che si incupivano man mano che si alzavano, così che il bordo era scuro, quasi nero invitando lo sguardo a seguirne il conturbante disegno.
Le piccole labbra sembravano chine, come a proteggere la carne nuda, la cresta della clitoride era spessa, lunga fin dove le labbra grassocce si congiungevano. Il profumo che emanava il bel sesso, forte, inebriante e provocava in me il desiderio folle di possederlo.

– Oh caro. . . mi fa senso lo sai quando mi guardi così! –
– E’ che hai una fica bellissima! Mi piace da impazzire! –
I miei occhi non si saziavano di ammirare il bel taglio e non solo quello! Le natiche aperte erano ombreggiate all’interno da peli nerissimi che rendevano l’ano bruno ancora più tentante. Sospirò fortemente quando applicai la bocca al bel sesso spingendo la lingua; sentii le sue mani sul mio capo premermi sulla fica e quando la lingua iniziò a percorrere le sue carni, le sue dita scesero a premerne i lati.
– Oh prendila tutta. . . &egrave tua, lo sai! –
Mi sollevai per guardare il sesso che mi offriva, la clitoride si innalzava spessa alla base, assottigliandosi fino alla congiunzione delle grandi labbra dove peli cortissimi facevano da cornice alla fica aperta. Percorsi le carni scintillanti con rapidi colpi di lingua, soffermandomi sulla clitoride, ne saggiai la consistenza chiudendo le labbra su di essa, aspirandola poi picchiettandola tutta, individuando nella base il punto più sensibile.
– Ahhh. . . caro. . . caro. . . non avevi mai fatto così! Mhh. . . mi piace. . . –

Un lamento continuo si levava dalla sua gola, approfittai della sua eccitazione per percorrere più volte il bel sesso poi scesi fra le natiche aperte e spingendo in alto le gambe larghe, lambii il bottoncino bruno facendola inarcare.
– Mhhh. . . oh Nico. . . sei uno sporcaccione! Uno sporcaccione delizioso. . . Ah. . . cosa vuoi fare. . . Ohh sì, lo sò. . . guarda . . . sono aperta per te. . . per il tuo cazzo! Lo voglio. . . oh dammelo. . . vedi che sono tua. . . mhhh. . . tutta tua! –
Mi alzai, la signora manteneva ancora la fica aperta, oh era bella e lubrica con le gambe spalancate. . . mi guardava con espressione quasi dolorosa. Mi chinai su di lei incappucciando con le labbra la cima di una mammella, suggendo il capezzolo fino a sentirlo allungare nella mia bocca facendola gemere, la mia lingua fece il giro dell’aureola sporgente flagellando il bottoncino divenuto doloroso, vibrante.
Mentre passavo all’altro suo seno strofinai la verga sulla cresta della clitoride poi lungo tutto il taglio fino all’ingresso della vagina, entrai in lei d’un solo colpo.
– Ah amore. . . ti hanno mai detto che ci sai fare col cazzo? mhhhhh! ! ! ‘

Mi sollevai ancora per guardare il membro aprire le sue carni, sprofondare, riapparire avvolto dalle labbra sottili quasi volessero trattenerlo. Quando lo estrassi completamente la signora mi interrogò con lo sguardo ma appena passai il glande fra le sue natiche, chiuse gli occhi, li riaprì sentendolo premere sull’ano bagnato della mia saliva e dei succhi della sua eccitazione.
– Nico. . . sei terribile! Oh vuoi proprio farlo? – sospirò.
– Si. . . e anche tu lo vuoi vero? –
Arrossì, si, lo voleva anche se non lo aveva detto. Rimase aperta, le dita premute ai lati della vulva come a tentarmi per farmi scegliere dove volevo trovare il mio piacere.
– Oh. . . piano, ti prego. . . é la prima volta . . . –
Mi fissava col fiato sospeso ma doveva eccitarla sentir premere la cappella sul buco del suo culo perché mosse lubricamente il bacino finché spinsi.

– Ahhh. . . oh é così. . . grosso. . . mhhh. . . piano. . . pianoooo. –
Una smorfia deformò il bel viso mentre il membro lentamente forzava lo sfintere che la donna inconsciamente stringeva, ma già il glande aveva aperto l’ano ed era scomparso, vidi la pelvi restringersi, la fica accorciarsi, la signora emise un lungo lamento mentre il membro affondava e scompariva nel suo bel culo.
Rimasi dentro di lei spingendo il ventre contro le cosce sollevate per farglielo sentire tutto, i testicoli premuti nei suoi glutei. La signora aveva aperto la bocca ma nessun suono ne era uscito; respirava forte poi fece la cosa che mi sconvolse, le sue dita lasciarono la vulva. . . prese lentamente a masturbarsi e continuò a farlo mentre con lunghi colpi di reni scorrevo nelle sue natiche.
Era osceno vedere come muoveva le dita, con moto circolare malmenandosi la clitoride, gemendo liberamente, agitando il capo di qua e di là sul cuscino. . .
– Ohhh. . . é bello. . . é bello. . . ‘
Ora che aveva imparato a rilassarsi mi riceveva con lunghi sospiri, aveva smesso di masturbarsi e aveva portato le mani ai seni per fermarne il movimento ma non poteva impedire al suo corpo di sobbalzare ogni volta che sbattevo le cosce contro le sue natiche facendo entrare di colpo il membro nelle sue interiora.

Con entrambe le mani spingevo le gambe che mantenevo aperte ai lati del suo busto per entrare fino in fondo, godevo e anche la signora godeva, incitandomi con parole oscene.
– Ahhh. . . dai. . . dai. . . spingi. . . lo volevi il mio culo? Ora sei dentro. . . mhhh. . . fammelo sentire il tuo cazzo! Mhhh. . . oh é lungo. . . ahhh. . . fai forte. . . sfondami. . . mhhh. . . sono tua. . . tua. . . –
Le sue parole mi spinsero a prodigarmi, avanti e indietro, avanti e indietro cercando il calore delle sue viscere ansimando per lo sforzo e per il piacere. La penetrai a lungo beandomi della vista del suo delirio e quando venne lo fece in modo sconvolgente, quasi doloroso. Le strette del suo orgasmo rallentarono la corsa del membro ma non lo fermarono, alla fine il dolore la fece urlare.
– Ahhh. . . basta. . . ohhh mi fai male. . . Amore. . . sono venuta. . . fermati! –
Estrassi il membro dall’ano divenuto dolorante e con un solo movimento lo guidai nella vulva viscida adagiandomi sul suo corpo. Mi strinse convulsamente lasciandomi scorrere in una vagina che ancora pulsava per l’orgasmo appena terminato.

– Amore. . . oh é stato bello. . . non credevo si potesse godere così. Si, scopami. . . godi caro. . . schizzami nella pancia. . . dammi il tuo seme! –
La sua bocca cercò la mia bevendo i miei sospiri; oh era bello sentire il calore del suo grembo, il rumore bagnato del membro nella vagina che il suo piacere aveva reso scivolosa, la carezza delle cosce attorno i miei fianchi. . .
Ben presto anche lei prese a sospirare, a muoversi. Mi accorsi con gioia che la sua voglia era rinata, la vagina fu nuovamente irrorata.
– Oh amore. . . sei tanto caro. . . Ahhh. . . posso godere ancora sai? Mhhh. . . é tutto merito tuo. . . del tuo cazzo. Oh mi é piaciuto prenderlo nel culo. . . sentirmi aperta. . . oh dammelo ancora. . . si. . . cosi. . . cosi. . . –
I miei rantoli si mischiavano alle grida della donna nuovamente pronta ma questa volta fui io a venire per primo. Appena sentì i primi getti si mosse ondulando stringendo e rilassando i muscoli pelvici, accarezzando il membro che sobbalzava in lei scaricando il suo piacere.
– Ah godi caro. . . così. . . così! Si, riempimi col tuo seme. . . oh come sei caro. . . Oh ti farò godere sempre. . . come vuoi. . . Ah é bello vederti godere! –

Ormai ero venuto, mi adagiai nuovamente sul suo corpo per prendere fiato, ma per poco. Le mie mani sotto la sua schiena scivolarono cercando il suo sedere, aprirono le natiche calde per passare le dita nel solco a stuzzicare l’ano bagnato. . . Si inarcò quando lo forzai piantandovi il dito, mi diede la bocca e mentre la baciavo ripresi a scorrere col membro rimasto duro ricevendo i suoi sospiri insieme alla lingua che aspirai appassionatamente felice di scivolare nel ventre che il suo piacere e il mio sperma avevano reso più scivoloso che mai.
Ora gemeva al ritmo dei miei colpi accompagnando i miei movimenti con le sue ondulazioni, veniva incontro al membro, inseguendolo quando mi ritiravo, rimanendo sollevata per riceverlo fino in fondo, gridando di eccitazione per il dito che facevo scorrere nel suo posteriore frugandolo.
Anche se avevo goduto, ero contento di provocare tanto piacere in quella donna, i seni che strusciavano contro il mio petto erano duri e cedevoli allo stesso tempo, le grida che ricevevo in bocca erano di piacere genuino e quando non potendo più trattenersi iniziò a rantolare, presi a scoparla lentamente cercando di affondare tutto nella vagina che si contraeva e si rilassava.

Sì, fu bello sentirla godere, l’orgasmo fu lungo e travolgente per la cara signora Bolis. . . per me appagante perché soddisfece il mio orgoglio di maschio, alla fine liberò la bocca per urlare il culmine del suo piacere. . .
– Ahhh. . . ahhh. . . vengo amore. . . così. . . così. . . ahhh. . . ahhhh! ! ! Oh caro. . . sono venuta! E’ stato bello. . . rimani dentro ti prego. . . oh é ancora duro! Sei il mio stallone. . . il mio animale da monta, e io sono la tua. . . troia! Sì, non mi sazierò mai del tuo cazzo. . . tanto é bello!
Rimasi in lei a lungo baciando il suo viso, fu bello rilassarci insieme sapendo che presto avremmo ricominciato, sentii il membro afflosciarsi lentamente, scivolare, uscire dal sesso che avevo soddisfatto. Mi sollevai, lei portò le mani fra le gambe a trattenere il liquido che stava colando e si alzò. Fu in quel momento che suonarono alla porta. La signora avvampò.
– Chi può essere? Non aspetto nessuno. . . non muoverti, vado a vedere. –
Corse in bagno, ritornò avvolta in un accappatoio di spugna, asciugandosi fra le cosce con una tovaglietta che gettò sul letto poi chiuse la porta e si allontanò.

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