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Racconti 69Racconti Erotici EteroTrio

ADORABILI CREATURE 5: LA SWOW GIRL

By 13 Marzo 2012Febbraio 9th, 2020No Comments

LA SHOW GIRL
Seguì un periodo di forzata castità, i padri furono rassicurati del mio ritrovato colorito. Alla fine di Giugno presi il diploma. Poi grazie al motorino regalato dalle signore trovai lavoro come fattorino ‘Pony Express’. Facevo le consegne sfrecciando nel traffico della città, dopo alcuni giorni il mio lavoro mi portò a conoscere la Show Girl.
Era l’ultima consegna di quel pomeriggio afoso, l’indirizzo era quello di una villa dell’estrema periferia circondata da un lungo muro, appena sceso dal motorino ricominciai a sudare, suonai al campanello del cancello, una voce gracchiò:
– Si? –
– Pony Express, un pacco urgente! – risposi.
– Per le consegne c’é la porta di servizio! – gracchiò ancora la voce.
Mi avviai alla porticina che vidi poco lontano spingendo a mano il veicolo e suonai.
– Arrivo! –
La voce era appena al di là, la porticina si aprì, una testa bruna si affacciò:
– Per la signorina Lia del Tetto, é lei? – chiesi.
– No, ma può darlo a me! –
– E’ personale! – ribattei.
Allora entri! –

Spinsi il motorino posandolo dietro la porta e seguii la cameriera lungo il vialetto coperto di ghiaia. La ragazza era molto giovane, la carnagione scura e i capelli nerissimi tradivano la sua origine meridionale, era graziosa nel suo vestitino nero, la cresta di stoffa bianca che aveva nei capelli le donava.
Attraversammo un parco che immaginato dal di fuori non sembrava così grande, intravvidi attraverso il fogliame la cima dei tetti rossi della villa nascosta dagli alberi, quando fui vicino costeggiammo una grande piscina, dalla piattaforma che galleggiava in mezzo, una figura slanciata si tuffò nuotando verso le sdraio poste sotto degli ombrelloni multicolori. Fu lì che la camerierina mi condusse; una ragazza risalì la scaletta e preso un accappatoio di spugna cominciò ad asciugarsi il viso.
– Si? – disse.
– C’e questo pacchetto per lei, deve firmare. –
Lo prese e lo aprì mentre l’osservavo. Mi sembrava di averla già vista, somigliava. . . Quando si tolse la cuffia e vidi il caschetto dei capelli biondi, ne fui certo.
– L’ho vista in televisione, lei é. . . – sorrise.
Si, sono io! – doveva essere abituata a essere guardata come la stavo guardando. Era tale quale la vedevo in televisione fare da valletta ad un noto presentatore, lei stessa presentava un quiz in un’altra trasmissione poi in diversi Talk Shows.

– Sono un suo fan lo sa? –
– D’avvero? – rispose voltando appena il viso, dimostrava una ventina d’anni ma avevo letto su un rotocalco che era vicino ai trenta, aveva un viso grazioso da ragazzina, a questo doveva al suo successo e alle sue risposte ingenue da ochetta giuliva.
Il pacchetto era aperto nelle sue mani, conteneva un gioiello, un braccialetto tempestato di gemme. . . Corrugò il viso leggendo il biglietto che era accluso, ebbe un moto di stizza, pestò capricciosamente i piedi.
– Che stupido! Aveva detto che avremmo festeggiato il mio compleanno insieme! –
Mostrò il braccialetto alla cameriera che ebbe un gesto di comprensione verso la padroncina, poi mi vide accanto, firmò la ricevuta che porgevo. Si volse alla ragazza:
– Offri una bibita al giovanotto, ha tempo vero? – chiese.
– Questa é l’ultima consegna, poi vado a farmi una doccia, ne ho bisogno! –
Si sedette di fronte accavallando le gambe, notai che il costume sgambato lasciava vedere gli inguini, la cameriera portò le bibite in bicchieri alti dentro i quali galleggiavano dei cubetti di ghiaccio.
– Cin! – disse facendo tintinnare il suo bicchiere contro il mio.
Buon compleanno signorina! – risposi.

La bibita ghiacciata ebbe l’effetto di farmi sudare abbondantemente, detersi con un fazzoletto le gocce che imperlavano la mia fronte; la diva perfettamente a suo agio nel suo costume rosa intero, mi stava apertamente squadrando, sorrise del mio imbarazzo.
– Lei ha bisogno di rinfrescarsi. . . le andrebbe di fare un bagno insieme a me?-
– Ma. . . non ho il costume. . . – obiettai. Lei rise allegramente.
– Non importa, venga! –
Mi prese la mano facendomi alzare, la lasciò andare solo quando fummo sul bordo della piscina, si voltò, sollevo alte le braccia, piegò le ginocchia e si tuffò graziosamente riemergendo qualche metro più in là.
– Cosa aspetta, su, venga! –
– Ma. . . e il costume? –
– Se é per questo guardi! –
Portò le mani alle spalline, le fece scivolare poi scomparve, vidi l’acqua muoversi sopra la figura chiara che si contorceva. Quando riemerse ridendo, vidi accanto a lei galleggiare la macchia rosa del costume.

– Vedi? Neanch’io ce l’ho. . . allora, ti decidi? –
Era passata al ‘tu’, aspettai che si fosse girata e mi spogliai, poi nudo mi tuffai. Il mio entrare in acqua non fu elegante come il suo ma ebbe l’effetto di sciogliere la fatica accumulata in quel giorno caldissimo. Era piacevole la freschezza che mi avvolgeva mentre nuotavo verso la ragazza. Batté le mani ridendo gioiosamente mantenendosi a galla col solo movimento delle gambe, quando fui vicino mi spruzzo, poi fuggì nuotando, la spruzzai anch’io inseguendola con lunghe bracciate.
Facemmo il giro della piattaforma senza che potessi raggiungerla, si fermò aspettandomi.
– Nuoti bene lo sai Lia? – dissi ammirato facendo il fiatone.
– Sono abituata. . . anche sott’acqua sono brava sai, vuoi vedere? –
Non aspettò la mia risposta, scomparve e dopo un tempo che mi parve lunghissimo mi chiamò dall’estremità della vasca.
– Qui si tocca, vieni! –
Nuotai verso di lei, appena vicino sentii il pavimento sotto i piedi, mi raddrizzai, l’acqua copriva appena il mio ventre, anche Lia si alzò in piedi. . .

Per la prima volta mi resi veramente conto che era nuda! Quando mi ero tuffato e anche dopo quando inseguivo la ragazza ridente, mi ero quasi dimenticato che ero con Lia del Tetto, la Show Girl ammirata dagli uomini e invidiata dalle ragazze per il suo successo, e io ero soltanto un fattorino, era così spontanea da sembrare una mia coetanea ma ora. . .
Sorrideva ancora, per un istante mi illusi di avere davanti una delle ragazze con la quale facevo la doccia dopo aver fatto all’amore. Il caschetto dorato non esisteva più, i capelli appiccicati al capo, il corpo luccicante la facevano somigliare ad una di loro. La freschezza che sentiva aveva ricoperto le aureole rosa dei seni piccoli ma deliziosi, di minuscoli rilievi simili alla pelle d’oca e aveva fatto ergere i capezzoli. Forse perché mi ricordava Luigina e anche Lara o molto più probabilmente perché era da tempo che non avevo una donna. . . il fatto é che il mio pene si sollevo sfiorando il pelo dell’acqua.
La ragazza evidentemente non si era accorta della mia erezione perché volle ancora esibire la dimestichezza che aveva con l’elemento liquido.
Apri le gambe! – ordinò.

Ubbidii, ero contento che divaricandole l’acqua avrebbe celato alla sua vista la mia emozione, dimenticando che Lia come ogni buona nuotatrice teneva sott’acqua gli occhi aperti. Si tuffò scomparendo, vidi il chiarore del corpo immerso avanzare, non passò fra le mie gambe ma emerse davanti a me, vicinissima schizzando tutt’attorno.
– Uhhh. . . – Doveva essere stata grande la sua sorpresa perché si appoggiò alle mie spalle per non cadere, passò le mani sul viso per allontanare l’acqua e quando riaprì gli occhi il suo sguardo era ironico.
– Da quanto tempo ce l’avevi su? – chiese ridendo.
– Mi é venuto adesso. –
– Ohhh. . . disse, chinò il capo, il glande ora emergeva quasi, ed era ben visibile.
– E’ stato quando ti sei alzata, prima non mi ero reso conto che eri nuda! –
Sollevò gli occhi increduli, aveva ancora le mani sulle mie spalle, una di esse scese al pene, lo toccò, lo strinse. . .
– Come ti chiami? – chiese.
– Nico. . . – lei mi sorrise allegramente.
– Nico, hai un bel cazzo sai? A pochi viene duro nell’acqua.
– E’ che mi piaci talmente. . . –
Anche tu mi piaci! – disse con gli occhi fissi nei miei.

Mi sembrò che non avrebbe rifiutato il mio bacio invece appena sfiorai le sue labbra gli occhi divennero ridenti e con un guizzo si lasciò andare all’indietro, si allontanò nuotando sul dorso verso la piattaforma con una risata allegra. La seguii nuotando anch’io sul dorso non curandomi di mostrarmi con il membro teso. Lia sembrava un pesce tanto la sua nuotata era agile, arrivò alla boa molto prima di me, e aggrappata al bordo mi guardò avvicinarmi o piuttosto era il pene emergente che guardava apertamente.
– Davanti a me, aggrappati! No, allarga le braccia! – ordinò appena fui vicino.
Aspettò che mi mettessi con le spalle contro la piattaforma, le braccia aperte, le mani aggrappate al legno poi ridendo si appese al mio collo aderendo a me con tutto il corpo. Dovetti tenermi forte per non affondare sotto il suo peso ora che aveva sollevato le gambe e aveva chiuso le cosce alla mia vita.
Non fosse per la scomoda posizione che mi aveva fatto prendere, era piacevolissimo il contatto del corpo che aderiva al mio, la ragazza rideva come se quello fosse un gioco, il pensiero di cosa potesse essere la cosa morbida che gravava sull’asta del pene, mi mise addosso un’eccitazione che non sfuggì alla ragazza.

– Mi piacciono gli uomini quando hanno il cazzo duro! – disse.
Non rideva più ma fissandomi con espressione strana cominciò a muoversi lentamente, su e giù strusciando i seni contro il mio petto, anche se li schiacciava sentivo i suoi capezzoli tesi, quasi graffianti e lungo il pene il calore della sua vulva.
– La senti? E’ aperta sai? – disse.
Oh si che la sentivo! Era come essere accarezzato da labbra socchiuse che scivolavano su di esso morbide, calde. . . Mi vide sospirare, solo il suo viso era staccato dal mio, l’eccitazione che doveva provare era visibile dai fremiti del suo grazioso nasino e dall’affanno che la faceva respirare più forte, vide che fissavo le sue labbra, le avvicinò . . .
Fu lei a baciarmi a spingere la lingua nella mia bocca, capii che le piaceva dominare gli uomini da come mi frugava, da come muoveva la bocca, da come avvitava la lingua che le mie labbra stringevano, sottraendola per offrirmela ancora e quando scostò il viso fu con malcelato orgoglio che mi vide alla sua mercé.
– Adesso voglio il tuo cazzo! – disse fissandomi.
Sentii una delle mani lasciare il mio collo scendere al mio ventre, scostò il bacino ma l’acqua tendeva a riportarla su, a farla galleggiare, mosse le gambe per ritornare in posizione, per farlo dovette sollevarsi facendo forza sul braccio che aveva passato attorno al mio collo e. . . sul pene che la sua mano brandiva. Ci riuscì ma ora avevo il viso fra i suoi seni, lo spostai fino ad incappucciarne una delle punte.

Schiacciò il seno nella mia bocca. Respirava affannosamente Lia, per lo sforzo e per l’emozione che le dava la lingua che muovevo sul suo capezzolo. Sentii che muoveva il pene sotto la sua cosa morbida. Prima di lasciarlo strinse le ginocchia sollevate al mio petto, la sua mano ritornò dietro il mio collo poi si lasciò andare all’indietro, la mia bocca non aveva lasciato il suo seno ma aveva continuato a lambire, a suggere il duro bottoncino.
Sospirando spostò il busto dandomi l’altra tettina, se la lasciò lambire muovendo il bacino, facendo oscillare il pene puntato sotto il suo sesso morbido.
– Mhhh. . . Ti piace leccare i seni delle ragazze? –
Sollevai il capo per guardare il viso che mi sovrastava.
– Si. . . ma anche la loro fica mi piace leccare! – risposi sfacciatamente.
– Sei un bel pocellino sai? –
– E tu una cara troietta! –
Avevo parlato come quando mi rivolgevo a una delle ragazze che scopavo. Avevo dimenticato che era ad una delle più famose Show Girls del momento che mi rivolgevo. Il timore di averla offesa con le mie parole venne fugato dalla sua risata.
Con un cazzo così puoi dirmi quello che vuoi! –

Ora era con occhi luminosi che mi fissava, la sentii allentare la stretta delle ginocchia, il suo viso abbassarsi, continuò a muovere il bacino e mentre il suo corpo lentamente scivolava sentii scendere lungo il pene un calore umido, sconvolgente.
– Ohhh. . . lo sai che ce l’hai lungo? –
Appena ebbe preso tutto il pene, Lia strinse le ginocchia alla mia vita. Sul bordo della piscina la cameriera sembrava indaffarata a pulire i tavolini, in realtà era la padroncina aggrappata al ragazzo che guardava.
– Lia. . . cosa penserà la tua cameriera? –
– Cosa vuoi che pensi? Penserà che stiamo scopando! E’ una sgualdrinella, lascia che guardi, forse le passeranno le sue paure! –
Si sollevò, la freschezza dell’acqua sulla verga mi fece capire che stava uscendo da lei, non tutta però perché il glande rimase nel calore del suo grembo, appena la sua bocca si trovò all’altezza della mia, mi baciò ancora poi trovò il modo di non staccarla quando calò il bacino infilandosi nuovamente sul mio cazzo e. . . ricominciò.
Dovevo muovere il continuazione le gambe perché il suo peso tendeva a trascinarmi sotto il galleggiante. Forse fu per questo o forse per la freschezza che seguiva il suo sollevarsi che il mio piacere tardava a farsi sentire salvo quando si abbassava. Allora potevo sentire la calda carezza della vagina della diva e l’urto del suo pelvi contro i miei testicoli.

Prese ad ansimare Lia malgrado gli esercizi che faceva per mantenere il corpo flessibile, capii che era il piacere che la faceva respirare forte perché accettò la mia lingua stringendola fra le labbra, succhiandola come fosse un pene e quando stacco la bocca vidi sul suo viso l’emozione che provava. Ora chiudeva gli occhi nell’infilarsi sul membro e quando lo risaliva mi guardava con la stessa espressione che ho visto nelle donne che mi hanno concesso i loro favori. Dissi:
– Così ti stanchi Lia, saliamo sulla piattaforma vuoi? – non volevo rimanere inappagato ma lei:
– No. . . voglio scoparti qui! Mhhh. . . lo sai fin dove sale il tuo cazzo? –
Lo sapevo perché ad ogni suo calare schiacciava l’inizio dell’utero contro il mio glande facendo una piccola smorfia. Si, era lei che mi scopava come se il membro che riceveva non facesse parte del mio corpo ma fosse solo l’oggetto necessario al suo piacere. Prese a gemere, il suo muoversi divenne ben presto disordinato smuovendo l’acqua che a tratti copriva la mia bocca costringendo le mie braccia ad uno sforzo che ostacolava il mio piacere.
Per fortuna non durò ancora molto, non avrei potuto resistere a lungo alle sollecitazioni del suo corpo. Venne all’improvviso con piccole grida soffocate dalla mia bocca che aveva ripreso a baciare, si strinse tutta contro di me, poi si lasciò andare un’ultima volta facendomi sentire gli spasimi della vagina stringersi e rilassarsi attorno ad un pene che cominciava appena a provare piacere.
Quando le strette cessarono vidi che tremava. Si fece pesante, lasciai una mano per sostenerla, l’altra ancora aggrappata al legno, scostò il viso per dire:
– Ora puoi lasciarmi! –
Si gettò all’indietro, il pene uscì dal suo grembo facendomi ritrovare la freschezza dell’acqua. La ragazza galleggiò sul dorso poi con poche bracciate mi raggiunse. L’aiutai a salire sulla piattaforma spingendo il sedere piccolo, rotondo e salii anch’io.
Uh, non avevo mai scopato nell’acqua sai? E’ stato faticoso ma. . . mi é piaciuto molto. . . a te no? –

Sorrideva contenta come se avesse compiuto un’impresa difficile. Piccoli brividi percorrevano ancora il suo corpo, si era seduta con le braccia tese dietro di se, le ginocchia sollevate e aperte, aveva rovesciato il capo e ad occhi chiusi assaporava il calore del sole su tutto il corpo come chi é abituato ad abbronzarsi integralmente.
Continua

Non dimostrava certo l’età che aveva, sicuramente non la dimostrava il suo corpo! Sembrava ancora una ragazzina per i seni piccoli, la vita sottile, il ventre piatto interrotto dal gonfiore delizioso del monte di Venere liscio che un ciuffetto di peli neri impreziosiva. Piccole gocce scivolavano nella valle della vulva che la ragazza non si curava di celare. Un brivido percorse il bel corpo ricoprendo le tettine di pelle d’oca, anche il suo ventre, il suo pube. . .
– Hai freddo? – chiesi.
– No. . . non più! –
Aveva riaperto gli occhi. Se li schermì con la mano per guardarmi, mi vide sovrastarla in piedi, le gambe divaricate per le oscillazioni della piattaforma, il suo sguardo scese subito al mio membro rimasto rigido.
– Non sei bionda vero? – la mia domanda la fece arrossire.
– Per i peli? Molte bionde li hanno neri. –
– Non per quello. . . –
– Per cosa? – ora sorrideva.
– Per le labbra della tua passera, nelle bionde sono chiare mentre le tue. . . –
Chiuse le ginocchia improvvisamente pudica, non le avevo detto del bottoncino dell’ano che avevo visto anch’esso bruno, le riaprì e sorrise ironica.

– Ne hai avute di ragazze se sai questo! – disse ammirata. Mi sedetti anch’io chinandomi sul suo viso.
– Qualcuna ma. . . nessuna era bella come te! –
Sfiorai le sue labbra con un bacio mentre la mia mano passava leggera sul corpo bagnato, sui seni duri, lungo l’addome, il ventre, insinuando le dita fra le cosce, nel taglio caldo della fica. Prese in mano il mio pene.
– Nico. . . perché non hai goduto? –
Le dissi degli sforzi che avevo dovuto fare per non farmi sommergere, della freschezza dell’acqua. . . Lei strinse forte la mano poi sollevandosi lo guardò con uno strano sorriso mentre ne tendeva la pelle.
– Poverino. . . vuole stare al caldo lui! –
Sapevo già quello che stava per fare e quando mi spinse all’indietro ne fui sicuro! Mi lasciai andare, Lia si chinò lentamente posando la guancia sul mio ventre, la strisciò avanzando verso il pene ancora nelle sue mani.
Sospirai, lo aveva preso in bocca! Quello che sentivo era lo stesso calore che avevo trovato nel suo grembo solo che ad esso non seguiva il freddo sgradevole dell’acqua, soltanto calore! La carezza che sentivo sulla verga non era dovuta allo scorrere delle sue labbra perché il capo era rimasto fermo ma ai movimenti della lingua, non sapevo come facesse ma la sentivo lungo tutta l’asta ed era piacevolissimo!

La tenne abbastanza da farmi desiderare di muovermi, appena sollevai il ventre per scorrere nella bocca deliziosa, alzo il capo rivolgendomi un sorriso beffardo.
– Cosa c’&egrave, non ti piace più averlo al caldo il tuo cazzo? –
– Si ma. . . –
– Preferisci che faccia cosi? –
Aveva raddrizzato il pene, lo guardò un istante così da vicino che i suoi occhi divennero comicamente strabici. Avrei voluto ridere ma non ne ebbi il tempo che già le sue labbra si erano strette sotto la cappella scendendo lentamente mentre mi succhiava.
– Ahhh. . . – rantolai.
La bocca risali succhiandomi ancora, ridiscese sempre succhiandomi, risalì. . .
– Ahhh. . . ahhh. . . ahhh. . . –
Ancora una volta voleva dominarmi perché quando sollevai il bacino per meglio offrirmi, la diva liberò ancora il pene per chiedere:
– E’ così che le ragazze ti fanno i pompini? –
– Tu lo fai meglio ma. . . –
– Ma cosa. . . non ti piace? Non é a tutti che lo faccio! –
– Mi piace ma voglio. . . dare piacere anche a te! Lasciatela leccare. . . oh dai!-
Nico. . . mi vergogno! – non mi aspettavo che arrossisse.

– Allora perché te la sei fatta depilare? –
– Perché. . . hai visto i gonnellini che porto in scena? Sono corti, i produttori dicono che quando si sollevano, le mutandine strette mostrano il mio culetto facendo aumentare l’audience e la vista dei peli non sarebbe certo estetica!
Ricordavo anch’io le mutandine colorate che le riprese dal basso mostravano entranti nelle natiche piccole, paffute.
– Ti vogliono così perché hai un bel culetto. . . Su dammi in bocca la fichetta. . . non ho mai baciato una fica nuda, dai. . . dammela!
Mi guardò lungamente poi quasi a malincuore si girò scavalcandomi con un ginocchio.
– Sei contento ora? Oh cosa mi fai fare. . . –
Fui contento di aver insistito, quello che avevo davanti era il concentrato della femminilità, nessun pelo offuscava la bellezza della gnocchetta dalla quale spuntavano delle labbrette dal bordo scuro che terminavano con un arco sporgente dove cominciava la cresta della clitoride, spessa, segno questo che era avvezza a farsela trastullare. L’assenza di peli la faceva apparire singolarmente lunga sullo sfondo del ciuffetto nerissimo.
Perché ti vergognavi? La tua &egrave bellissima! –

Lia rispose con una risata compiaciuta, da come stringeva il mio pene capivo che si stava eccitando e quando le mie mani respinsero le sue ginocchia, le divaricò di buon grado non protestando neanche allorquando le mani risalirono le cosce per soffermarsi sulle pagnottelle delle natiche sode e lisce.
Che spettacolo! Il mio sguardo vagava dai glutei aperti, levigati anche in prossimità della rosellina bruna, l’ano era un delizioso bocciolo con delle pieghine delicate disposte a raggiera e appena sotto, il sesso più bello che avessi mai visto!
La gnocchetta era aperta e nello spacco le labbra delicate ora socchiuse partivano dall’orifizio vaginale e dividendosi proseguivano innalzandosi bruscamente in due lobi sporgenti, e nella loro valle la carne era di un rosa acceso come la polpa di un frutto.
– Cosa guardi? Oh prendila, baciala, non vedi che ho di voglia?
Ad una decina di metri la figura nera della cameriera ci stava ancora guardando, forse fu quello che mi fece decidere, non dovetti neanche sollevare il viso perché fu la diva che prese l’iniziativa calando le labbra sul membro mentre abbassando il bacino schiacciava la vulva sulla mia bocca dando inizio ad uno sconvolgente sessantanove.
Mhhh. . . – fece appena sentì la mia lingua.

Si mosse subito ondulando, poi passato il primo momento si sollevò lasciando che fossi io ad esplorare il suo sesso, limitandosi a lievi ondulazioni che mi consentivano di muovere la lingua per tutta la calda fica separando con essa le labbrette turgide, giù, fino alla protuberanza dura e adorabile della clitoride. La diva mostrando di gradire l’omaggio che facevo al suo sesso, scorreva voluttuosamente sul mioo membro fino a far urtare il glande contro il fondo della sua gola.
Muoveva le labbra adagio, facendomi sentire la loro carezza lungo l’asta e il calore della gola sulla cappella, lo succhiava premendola contro il palato, poi ricominciava. Ora era veramente eccitata, protendeva il ventre offrendomi la fica umida che la mia saliva bagnava sempre più, si contorse sospirando finché spostò la bocca per dire:
– Amore, mi piace come me la lecchi ma. . . fermiamoci prima! Voglio che sia ancora il tuo cazzo a farmi godere! –
Labbra pulsanti bordavano l’ingresso del suo grembo, seguii con la lingua la loro sporgenza che partendo dal conturbante orifizio bordava la carne rosea con il loro rilievo. Appena sfiorai nuovamente la dura appendice, la ragazza ebbe uno scatto.
Mhh piano amore, piano! –

Doveva essere abituata a farsi leccare il grilletto perché si mosse facendosi titillare la dura sporgenza che flagellavo con veloci colpi della mia lingua.
– Ahhh . . . ahhh . . . – subito riprese il cazzo scorrendo su di esso con la bocca diventata famelica. L’effetto fu tanto sconvolgente che sfogai la mia lussuria mordicchiando il caro grilletto finché lei serrò le cosce.
– Oh non voglio venire così, lo sai. . . Piano ti prego! – ripet&egrave
Ansimavo, il naso nelle carni madide, il viso stretto nella morsa più deliziosa che un uomo possa mai desiderare.
– Cara. . . Oh ci sai fare . . .. Si, facciamolo adagio ma. . . sapessi quanto vorrei godere con la lingua nella tua fica! –
Le sue cosce si dischiusero ancora, le dolci labbra scesero lente, risalirono con un delizioso risucchio che mi fece sospirare. Spinsi la lingua fra le labbra sottili, la passai per tutta la lunghezza del taglio, dalla clitoride fino alla vagina aperta come aspettando l’omaggio del mio pene. Non resistetti e la spinsi nel suo grembo, la mossi su e giù come fosse un fallo.
I gemiti di Lia accompagnavano la singolare penetrazione, il dorso della diva venne percorso da onde che partivano dalla testa che con ampi movimenti scorreva sulla verga, e piano piano si smorzavano nella lenta oscillazione del bacino mentre strofinava il sesso contro le mie labbra.

Il viso incollato alle carni madide spostai le mani a palpare il bel culo aprendo le natiche per accarezzarne l’interno, sentii sotto le dita l’ano contratto, le cosce si chiusero ancora costringendomi a ritirare la lingua.
– Amore. . . se fai cosi vengo! –
Non risposi ma forzai la bella ad aprirle nuovamente. Ero eccitato al massimo, lei capi e riprese a scorrere sul mio membro con lenti movimenti delle labbra. Presi con delicatezza a suggere la clitoride, lei cercò nuovamente di chiudersi, ma non la lasciai, non lasciai il peduncolo teso che mordicchiai piano. Allora lei spalancò le cosce schiacciandosi sulla mia bocca, abbandonandomi il sesso.
– Mhhh! ! ! –
Ora ero io a dominarla, anche se non voleva, potevo farla venire nella mia bocca sicuro che mi avrebbe ripagato nella stessa maniera, lo capivo da come mi succhiava, Non lasciò più il membro ma accelerò i movimenti della labbra aiutandosi con le mani per aumentare il mio piacere, ora non si opponeva più ai movimenti che spingevano il cazzo nella bocca dolcissima ritirandolo per spingerlo ancora mentre a piena bocca baciavo la sua fica.
Ebbi la gioia di sentila muovere languidamente eseguendo una danza lasciva, ondulando il bacino con lunghi sospiri. Non avevo mai baciato una fica nuda e fu bellissimo gustare le carni lisce, sentire le labbrette vibrare sopra la mia lingua, il suo grilletto sempre più eccitato, il sapore che coglievo tuffando la lingua in profondità.

La sua bocca si muoveva ora lungo un cazzo che stava giungendo all’apice del piacere, le sue mani seguivano il movimento delle labbra trascinando la pelle, le sentivo sull’interno delle cosce, sui testicoli che palpava spingendo il pene in una bocca che diventava sempre più ingorda.
Lia era riuscita a portarmi sull’orlo dell’orgasmo ma non glielo facevo capire. Era la prima volta che un uomo riusciva a padroneggiare i suoi sensi, la cosa la spaventava e la deliziava nello stesso tempo non percependo che il mio ansimare nel suo sesso era dovuto al piacere che saliva in lunghe ondate.
Mi sottrassi mentre riuscivo ancora a controllarmi, la rovesciai quasi sul bordo facendo oscillare in modo pauroso la piattaforma. Lo sguardo della ragazza era diventato disperato, i suoi occhi mi supplicavano.
– Caro. . . stavo per venire! Oh perché non hai continuato? Lo volevo sai. . . avrei bevuto il tuo seme e tu. . . –
Mi girai col ventre contro il suo sedere, lei me lo fece sentire spingendolo maggiormente quando il pene strisciò fra le sue natiche e nell’emergere fra le sue cosce strusciò fra le labbra della fica madida.
– Aspetta! Solo un pochino. . . se me lo metti adesso vengo sai? – confessò.
Non dissi che per me era la stessa cosa, baciai il suo collo, lei rovesciò la testa sulla mia spalla, scostò la mano che avevo portato fra le sue cosce, allora la feci risalire alle tettine, sospirò per i capezzoli tesi che le mie dita titillavano.

– Oh caro. . . non avevo mai desiderato tanto un cazzo come lo desidero ora! –
– E’ tuo. . . sai dove mi piacerebbe dartelo? –
Non aspettai la risposta, muovendo appena le reni lo puntai nelle sue chiappette.
– Nessuno te l’ha mai messo nel culetto? – chiesi perfidamente facendola sussultare.
– Si ma. . . non era grosso come il tuo! –
– Posso se faccio piano? – spinsi appena, lei strinse i muscoli delle natiche.
– Non adesso. . . é nella pancia che lo voglio! –
Sollevo la gamba e afferrato il pene lo strofinò nel taglio caldo, umido. . . La cameriera ora era seduta su una sdraio di fronte a noi e ci guardava ancora.
– Vedi come si masturba la puttanella? Ha le mani nelle tasche. . . come se non sapessi che sono aperte e non porta le mutandine! Pensa che é ancora vergine! –
– D’avvero? – mi riusciva difficile crederlo.
– Si. . . dai fagli vedere come mi scopi! –
Il pensiero di avere una spettatrice doveva eccitare oltremodo la diva perché non volle più aspettare e puntato il membro sull’apertura della vagina, una mano corse dietro le mie cosce attirandomi, appena lo sentì scivolare dentro di lei giro per metà il busto per farsi baciare.

Schiacciai la bocca nella bocca che aveva spalancata e che richiuse aspirando la mia lingua, succhiandola come prima aveva succhiato il mio cazzo, sospirando voluttuosamente. Sentii, la vagina stringersi aspettai a muovermi assaporando insieme alla bella l’unione dei nostri sessi; appena la stretta cessò staccò la bocca:
– Ora ma piano! Guarda come si masturba la troietta, la vedi? –
Seguii la direzione del suo sguardo, ora la figurina nera ci guardava apertamente. La testa rovesciata, le gambe divaricate, il lieve muoversi del grembiule lasciava indovinare il gioco delle sue mani fra le cosce.
– Ti dispiace? – chiesi mordicchiando il suo orecchio.
Mi ero ritirato e affondavo piano. Lia era talmente bagnata che sapevo sarebbe venuta al più piccolo stimolo e. . . anch’io! Era per questo che era adagio che scorrevo sospirando per il massaggio della sua vagina.
– No. . . mi eccita se so che qualcuno mi guarda mentre scopo. –
– Allora lasciati guardare anche da me! –
Appena sentì che mi scostavo, si girò del tutto sulla schiena portando la mano agli occhi per proteggerli dal sole ancora abbagliante e sollevando entrambe le ginocchia permise alle mie cosce di passare sotto le sue.
Sei bellissima! – dissi pieno di ammirazione.

Ero incantato dal corpo riverso che nulla nascondeva della sua bellezza, piccoli fremiti facevano guizzare i muscoli del suo ventre increspando l’adorabile plaga al vertice della quale il cazzo osceno ne respingeva i lati grassocci, non riusciva ad offuscare la bellezza della fica nella quale era piantato e quando mi mossi tutto il suo corpo venne percorso da piccoli brividi.
– Ahhh. . . amore. . . amore. . . oh é così bello! –
Ero in estasi, avrei voluto mangiarla tanto era bella Lia, avrei voluto prolungare all’infinito lo stato di grazia nel quale ero immerso per bearmi del suo corpo, delle tettine piccole coi capezzoli talmente sensibili che il solo sfiorarli strappava alla bella dei lamenti che sarebbero stati strazianti se non avessi saputo essere di piacere.
Non mi é possibile descrivere l’emozione che provavo! Sarebbe come parlare della bellezza senza vederla, toccarla. . . I miei occhi la vedevano, la mia mano la toccava come se fosse l’unico modo di conoscerla veramente, scendendo lieve come se temessi di guastare i lievi monticelli delle mammelline, il declivio dell’addome il ventre fremente per la presenza che vi scorreva, il ciuffetto soffice sotto le mie dita, la cresta tesa che al solo sfiorarla faceva sussultare la ragazza e sotto. . .
Cielo com’era bella la sua fica! Come mi sconvolgeva vedere il sollevarsi delle sottili labbra brune che avvolgevano il cazzo al suo ritirarsi, ritraendosi inghiottite assieme alla verga che ad ogni suo affondare faceva delirare la ragazza e strappava a me un grido rauco.

La cameriera era scomparsa dal bordo della piscina lasciandoci soli col nostro godimento, i lamenti della diva erano da tempo saliti di intensità trasformandosi in un gemito modulato dallo scorrere del pene nel suo sesso, il piacere la colse all’improvviso e fu per lei sconvolgente.
– Nico. . . sto venendo. . . sto venendo. . . sto venendo. . . –
Solo gli spasimi della vagina mi fecero capire che nel corpo di Lia era in atto l’orgasmo, la bocca della ragazza si aprì in sospiri affannosi, le sue mani corsero ai seni schiacciandoli, le dita a torturare i capezzoli, solo alla fine gemette sentendomi scorrere velocemente in cerca del mio piacere, e quando arrivò mi immersi fino in fondo eiaculando quasi dolorosamente, il glande contro la bocca del suo utero ad irrorarlo di getti copiosi.
A poco a poco la ragazza ritornò in se e mi sorrise.
– Oh Nico. . . come hai fatto a farmi godere così? Non mi era mai capitato. . . –
– Neanche a me amore. . . sapessi come sei bella quando godi!
Continua.

LA CAMERIERINA
Proprio quella sera in televisione davano un programma dove compariva la show girl, era un programma registrato dove Lia Del Tetto presentava un quiz con il solito cruciverba. I padri presenti nella saletta assistevano anch’essi insieme agli ospiti del convitto allo spettacolo sorridendo con condiscendenza alle riprese dal basso del cameraman mentre la ragazza con aria un po svampita poneva i quesiti non mostrando di accorgersi che le riprese dal basso nulla nascondevano delle belle gambe e quando si girava verso il tabellone, del culetto appena celato dalle mutandine a fiori.
Un brivido percorse la mia schiena, la ragazza che tutti ammiravano era stata mia! Se lo avessi detto, nessuno mi avrebbe creduto, ed &egrave per questo che le persone famose possono permettersi delle distrazioni, la loro parola vale molto di più di quella di un comune mortale.
Passarono parecchi giorni senza avere notizie di Lia. Verso la fine della seconda settimana, il mio capo mi chiamò:

– Sei già andato alla villa nel viale delle Rosine vero? Qui c’&egrave un pacco, dicono che vogliono proprio te, pare che tu abbia dimenticato una cosa.
Riuscii a nascondere la mia esultanza e tenni quella consegna per ultima. Fu con il cuore che batteva forte che suonai alla porticina di servizio. Dopo non molto la cameriera aprì, questa volta sorrideva.
– La signorina la sta aspettando! Disse precedendomi lungo il vialetto.
La show girl mi venne incontro, appena fui vicino mi gettò le braccia al collo incollando le labbra fresche alle mie. Ci baciammo sotto gli occhi della cameriera poi Lia si sciolse rivolgendosi a quest’ultima:
– Non ho più bisogno di te Marina, puoi ritirarti, suonerò per chiamarti.
Mentre la ragazza si allontanava, mi baciò ancora.
– Sapessi la voglia che ho. . . ma sei tutto sudato, se vuoi puoi farti una doccia! Disse torcendo il nasino.

Mi lavai accuratamente sotto gli occhi divertiti della diva, fu mentre mi asciugavo che udii in lontananza un cicalino, la cameriera accorse affannata.
– E’ il signor Gianni, ho dovuto aprire il portone! Mio Dio, cosa dirà quando vedrà il signorino? Mi guardò preoccupata vedendomi nudo, Lia mostrò la sua padronanza:
– Non dirà nulla, Nico vestiti in fretta. . . lasciate fare a me ma assecondatemi!
Ebbi appena il tempo di rivestirmi che lo scricchiolio della ghiaia annunciò il giungere di una macchina, poco dopo, un uomo quasi calvo vestito sportivamente apparve. L’avevo già visto in televisione, era l’uomo che aveva lanciato Lia nel mondo dello spettacolo. La show girl con un grido di gioia gli corse incontro abbracciandolo.

Dopo essersi scambiato le tipiche effusioni degli innamorati l’uomo si sciolse dall’abbraccio e mi rivolse uno sguardo sorpreso.
– E’ il ragazzo di Marina, non ti dispiace se é venuta a trovarla? Spiegò la diva.
– No ma. . . non é a Roma che ha. . . Lia intervenne.
– Zitto! Che male c’é. . . si chiama Nico.
Ci stringemmo la mano, ammirai la presenza di spirito della diva, anche la cameriera con il suo rossore interpretava bene la sua parte. Io ero veramente impacciato, dissi:
– Beh. . . é ora che vada. . . Lia intervenne:
– Cosa dici, domani Marina parte con me sai? Passerà parecchio prima che vi vediate, non volete rimanere insieme? Anche il signor Gianni insistette:

– Certo! Andate in casa, qui non abbiamo bisogno di te Marina.
– Ma signore. . . io non. . . La giovane sembrò presa da improvviso panico.
La show girl ci prese a braccetto per qualche passo, poi parlando piano:
– Sciocchina perché non ne approfitti? E tu Nico. . . datti da fare! Poi ad alta voce:
– Non vogliamo vedervi prima di un paio d’ore capito?
Ci lasciò ridendo e ritornò dal suo compagno; a qualcosa che disse al suo orecchio scoppiarono a ridere. Marina rossa come un gambero accettò che passassi il braccio attorno alla sua vita capendo che non poteva tradire la sua padroncina. Varcammo la soglia della casa accolti da una piacevole freschezza, l’arredamento era lussuoso ma di buon gusto, appena entrati la ragazza si scostò impaurita.

– In che pasticcio ci siamo messi! Dobbiamo stare qui per parecchio. . .
– Ti dispiace? Chiesi facendola arrossire ancora di più.
– A me no . . . dicevo per lei! Sapesse come la signorina aspettava di essere sicura di non venir disturbata per farla venire. . . invece ecco spuntare il signore!
Era ancora rossa in viso il che la rendeva ancora più carina. Era sicuramente più giovane di me di due o tre anni, il grembiule nero che indossava, rigorosamente chiuso al collo non riusciva a farla sembrare austera, le maniche corte mostravano le braccia ben tornite come tornite erano le gambe che il grembiule corto lasciava vedere fin sopra il ginocchio. Il seno abbondante per una ragazza della sua età tendeva la stoffa in modo impertinente come quello che si vede talvolta nelle servette delle commedie francesi.

Aveva mani piccole e anche i piedi erano piccoli, malgrado i tacchi alti arrivava poco sopra la mia spalla e per guardarmi in viso doveva sollevare gli occhi; la cresta bianca immersa nei capelli raccolti sopra il capo ne faceva risaltare il colore corvino.
Malgrado non si notasse nel suo parlare accento alcuno, era sicuramente meridionale, seppi poi che era sarda, gli occhi erano scuri, le labbra ben disegnate. . . In poche parole, mi piaceva moltissimo!
– Il signorino sicuramente si annoierà. . . Osservò senza nessun sott’inteso.
Ricordando le parole di Lia, mi chiesi se ora portava le mutandine e se era come me l’aveva malignamente descritta. Decisi di provare!

– Anche tu ti annoierai. . . se non troviamo il modo di passare il tempo.
A poco a poco il senso delle mie parole si fece strada nella graziosa testolina.
– Cosa. . .
– Hai sentito cosa ha detto Lia? Se sono il tuo ragazzo, allora. . .
L’avevo attirata contro di me, sentii subito la consistenza dei seni contro il mio petto ma quando tentai di baciarla oppose resistenza:
– No. . . non voglio! Disse tenendo scostato il viso.
– Perché. . . non ti piaccio forse?
– Si ma. . . ho già il fidanzato!
– Anche la signorina lo ha, questo non le ha impedito. . . hai visto vero?
– Si ma. . .

Interruppi la sua protesta avvicinando il viso al suo. Questa volta non lo scostò e quando le mie labbra incontrarono le sue, le trovarono dischiuse. La sua bocca si mosse timidamente attorno alla lingua che avevo spinto, poi piano piano le sue braccia furono attorno al mio collo e aderì a me con tutto il corpo poi mosse anch’essa la lingua e quando riuscii a catturarla me la lasciò suggere.
– Ohhh. . . Fece scostandosi appena sentì contro il ventre la mia erezione.
L’attirai nuovamente, resistette ancora ma facendo scendere le mani lungo la sua schiena la premetti schiacciandola contro la verga dura, parlai contro le sue labbra:
– Lo senti come ti desidero? Non ti piacerebbe?
Provava qualcosa da come mi si abbandonava contro, da come si lasciava guidare dalle mani che avevo spostato sul culetto per muoverla contro il mio pene e quando le mani si fecero leggere per raccogliere la stoffa fra le dita e sollevare il grembiule continuò a muoversi da sola strusciandosi languidamente.

Era vero, non portava mutandine! Sembrava non accorgersi delle mani strette alle sue chiappette nude. Il piccolo culo si muoveva adagio, chiuse gli occhi appena la mia lingua incontrò ancora le sue labbra, se le lasciò lambire poi le socchiuse venendomi incontro con la sua linguetta, la mosse contro la mia sospirando, poi con uno sforzo:
– Non posso. . . sono vergine! Lo sapevo ma volli tentarla!
– C’é sempre una prima volta. . . Lei scosse con forza il capo.
– Il mio fidanzato mi vuole illibata. . . Non mi tocca come fai tu, mi bacia soltanto!
Abbandonò ancora la bocca alla mia, la passione che mise in quel bacio mi fece capire che solo la mente si opponeva mentre il suo corpo era tutto un fremito. Si sollevò sulla punta dei piedi per meglio sentire il turgore che premeva contro il suo pancino, la mia mano risalì la pelle nuda della sua schiena, fui meravigliato di incontrare la striscia del reggiseno, la riportai sulla pagnottelle delle sue natiche poi entrambe le mani scesero alle cosce, una di esse si insinuò fino a toccare il sesso umido.

La ragazza alla carezza delle dita aprì larga la bocca aspirando voracemente la mia lingua, lasciandomi esplorare la calda cavità.
– Ti piace essere accarezzata così? Chiesi muovendo le dita nelle carni matide.
– Si ma. . . solo accarezzata! Non voglio fare. . . quello che vorresti tu!
Le mie dita si muovevano adagio nel giovane sesso, divaricò le gambe lasciandomi accarezzare la vulva già bagnata, sentii sotto la mano i peli che la ricoprivano mentre premendo la palma contro la morbida gnocchetta il mio dito trastullava piano la clitoride.
– La bella prese a sospirare. Il suo gradimento mi fece osare:
– Cosa pensi voglia fare? Chiesi.
– Lo sai. . . come hai fatto con la signorina! Vi ho visti!
– . . . e ti accarezzavi anche! Ti tocchi sempre quando la vedi fare all’amore?
– No. . . é la prima volta. . . quando lo ha fatto con te. Quando lo fa con il signor Gianni vanno in camera oppure stanno fuori come adesso!

Eravamo rimasti in piedi troppo a lungo, ci sedemmo sul divano di cuoio nero posto sotto l’ampia finestra, Marina posò il capo contro il mio petto, il suo respiro rivelava l’emozione che provava. Sedendosi il grembiule si era sollevato fino a metà delle sue cosce, erano talmente belle che posai una mano sulla pelle calda risalendone l’interno fino ad incontrare i peli morbidi.
– E’ per questo che non metti le mutandine per poterti accarezzare meglio?
– E’ la signorina che vuole così. . . neanche lei le porta quando siamo sole!
Si confidava stimolata dalla mano che passavo leggera da una coscia all’altra saggiando la pelle liscia, vellutata, sfiorando appena il suo sesso. . .
– E. . . cosa fate, vi baciate, vi accarezzate?
– Si, le piace guardare quelle cassette dove. . . uomini e donne fanno all’amore. Sapessi l’effetto che ci fa. . . é allora che mi accarezza, che mi bacia. . .

Era giunto il momento, presi la sua mano e lentamente la portai sul rigonfiamento che tendeva i miei pantaloni. Oppose una resistenza simbolica.
– Anche a me piace essere toccato. . . La ragazza chiuse la mano sul pene:
– Allora ti piace fare all’amore? Chiesi ancora.
– Si ma. . . ma lo sai che non posso. . . anche se vorrei.
Aveva cominciato a muovere la mano. Cielo com’ero eccitato ma capivo che Marina lo era ancora di più, per questo evitavo di soffermarmi sul suo sesso, volevo portare il suo desiderio al massimo per potermi godere la ragazza.
– Allora sai che si possono fare molte cose rimanendo vergini. . .
– Si, ma devi promettermi di lasciarmi illibata. . . Disse ancora ‘Illibata’!

Suggellai la promessa con un bacio che divenne presto lascivo per entrambi; le lingue guizzarono nelle nostre bocche, la fanciulla mettendo da parte ogni residuo di pudore disfece la cintura dei miei pantaloni facendo scendere la cerniera e mentre armeggiava per estrarre il pene, sbottonai velocemente il grembiule e raggiunto il suo collo disfeci l’ultima chiusura.
I nostri gesti dicevano l’impazienza che il desiderio aveva messo in noi, le nostre bocche si muovevano voluttuosamente nel gioco delle lingue, delle labbra. . . Avevo aperto il suo grembiule ma quando portai la mano su un seno. . .
– Ahiaaa! Il grido le sfuggì suo malgrado, la guardai sorpreso.
– Mi fa male. . .
– Fai vedere! Dissi.

Il reggiseno era chiuso sul davanti, guardò mentre aprivo il gancetto, lei stessa liberò le braccia dal grembiule e fece scendere le spalline. Il seno era abbondante, ma sodo, guardai meravigliato le garze che ne coprivano le punte.
– Vedi? Disse togliendole. Era la prima volta che vedevo dei capezzoli così tesi.
– Prima non erano così. . . é stata Lia! Spiegò quasi scusandosi.
– Cosa ti fa? Chiesi sorpreso e allarmato.
– Me li tira con le dita, la lascio fare perché poi li prende in bocca. . .
La ragazza ormai nuda mi guardò alzarmi per spogliarmi, mi tolsi tutto, anche le scarpe mentre lei sollevandosi leggermente faceva scivolare il grembiule sotto di se per non sciuparlo.

Era bella e straordinariamente eccitante vedere quel corpo riverso pronto al piacere ma quello che destava in me meraviglia erano i seni ben formati, fermi con le aureole scure, già larghe che si staccavano nettamente dalle mammelle formando delle protuberanze che conferivano ai deliziosi promontori la forma di due grosse pere i cui picciuoli erano i capezzoli lunghi, tesi come se fossero perennemente eccitati.
La carnagione bruna la faceva somigliare ad un idolo che ho visto in un negozio di oggetti esotici. La cresta bianca fra i capelli mi ricordava la servetta di una pellicola hard quando in un giorno di solitudine ero entrato in un cinema a luci rosse. si era fatta fare di tutto! Chissà se Marina era come lei?
Sembrava ben disposta da come le sue ginocchia erano aperte sulle cosce ancora sottili da adolescente quale era, non erano magre ma mirabilmente tornite come i polpacci che si assottigliavano alle caviglie. Mi beavo della bellezza che la sua divisa aveva fin’ora celato; il ventre piatto mostrava il rigonfiamento dei peli che coprivano il pube di un triangolo nero, umido in corrispondenza del sesso di cui riuscivo a vedere il bagliore rosato.

Anche lei mi guardava ma sembrava non poter staccare gli occhi dal mio pene prepotentemente eretto e quando mi chinai, lo prese con entrambe le mani.
– Oh é grosso. . . grosso. . . Disse ma non ne era spaventata.
– Come fai a saperlo se é il primo che tocchi? Chiesi contro le sue labbra.
Prima di rispondere mi offrì la lingua, poi aprì la bocca aspirandomi, le sue mani percorrevano adagio la verga, giù fino a palpare i testicoli, una di esse la risalì per accarezzare il glande. . .
– Ne ho visti parecchi nelle cassette sconce di Lia. . . Qualcuno l’aveva come il tuo ma é il primo che tocco.
– Ti piace? La mie labbra stavano percorrendo la sua gola.
– Si. . . &egrave caldo e duro. . . solo la testolina é morbida. Mi piace ma. . . prometti che non lo metterai nella mia micina.
– Promesso se proprio non vuoi. . .

Stavo percorrendo i suoi seni passando da uno all’altro, la pelle bruciava sotto le mie labbra. Le sue mani scorrevano sulla verga in una lenta carezza, una di esse salì al mio capo spingendolo verso una delle sue punte.
– Ohhh. . . Fece sollevando il busto.
Avevo preso in bocca il capezzolo, lo bagnai abbondantemente di saliva, cielo com’era teso! Si lamentò debolmente quando con la lingua lo feci flettere.
– Ohhh mi piace sai?
Si lamentò ancora appena passai all’altra sua punta, ora era con entrambe le mani che muoveva il mio capo, il suo viso era alterato, i suoi occhi ansiosi, sospirò sentendo la mia lingua passare sulla protuberanza delle aureole, riprese a lamentarsi quando serrai fra le labbra i duri bottoncini e appena presi a flagellarli a piccoli colpi. . .

– Ahhh si. . . mhhh. . .! Un pensiero attraversò la mia mente.
– Te lo fai anche da sola, non é così?
– Si. . . Mi sollevai, ormai la ragazza era eccitatissima.
Portò le mani sotto le mammelle, le spinse in su poi abbassando la testa ne incappucciò con la bocca una cima.
– Mhhh. . . Staccò la bocca e guardandomi negli occhi passò la lingua sull’aureola facendo il giro del capezzolo, poi lo leccò sempre guardandomi. Era terribilmente provocante vedere la rosea sua appendice malmenare lo scuro bottoncino, compresi allora le parole di Lia: era una puttanella libidinosa anche se vergine e ben presto avrei saputo fino a che punto arrivava la sua sete di piacere!

Ora era sul suo ventre che era scesa la mia bocca raggiungendo il cespuglio arruffato del pube, il profumo del suo sesso era forte, pregnante, il naso fra i peli respiravo la sua eccitazione e quando le mie labbra percepirono la cresta della clitoride sentii che sollevava alte le gambe, alzai il capo, le mie mani spinsero le cosce a lato del suo busto e allargando le mie braccia, le divaricai al massimo.
Rimase in quella posizione anche quando le lasciai sollevandomi per guardarla. Marina continuava a lambirsi i capezzoli, il rilievo delle aureole erano ricoperte dalla sua saliva, la ragazza ad occhi chiusi prese in bocca un bottoncino succhiandolo con un lamento continuo e quando riapri gli occhi, il suo sguardo era di sfida. I suoi occhi scesero al mio pene poi alla macchia del suo pube. . . Vedendomi inginocchiare sospirò:

– Guardala la mia micina. . . lo vorrebbe ma. . . é tua lo sai? Oh leccala amore. . . fammi sentire la tua lingua!
Ora sì che era oscena, vidi il rivolo degli umori che stillava la sua eccitazione scendere fra le natiche aperte, fin sul bottoncino bruno dell’ano che faceva luccicare impregnando anche peluria rada che lo bordava.
Fremette sentendo le mie dita separare i peli mettendo a nudo la fichetta poi quando con le labbra sfiorai le piccole labbra, vidi che aveva ripreso in bocca un capezzolo e lo succhiava con dei ‘Mhhh. . . mhhh. . .’ che mi misero il fuoco addosso. Tuffai la lingua nella fessura del suo grembo ritirandola pregna di umori, percorsi le carni lisce separando le labbrette che sentivo turgide poi giunto alla loro unione stuzzicai con la punta l’inizio della clitoride.
– Ahhh. . . si. . . siii. . .

Mosse languidamente il bacino sentendo la lingua sulla sporgenza dura della sua crestolina talmente sensibile che le mie leccate strappavano alla bella dei gridolini gioiosi. Aveva smesso di suggersi i capezzoli, ora si accarezzava i seni quasi brutalmente facendo con le mani il giro delle mammelle sollevandole, strizzandole. . .
Sollevando gli occhi vidi nelle curve che facevano i suoi seni il suo viso deformato dall’eccitazione i capezzoli straordinariamente eretti dicevano tutta la libidine che provava. Dovevo dare sollievo al mio pene, fui tentato di schiacciarlo fra le mammelle che ora la giovane premeva una contro l’altra, oppure di darglielo in bocca sicuro che lo avrebbe accettato anche se sicuramente non lo aveva mai fatto.
Presi in bocca l’intero suo sesso continuando a percorrere con la lingua le carni pulsanti salutato dai lamenti della fanciulla.

– Amore. . . ahhh. . . é bello. . . bello. . . mhhh. . . mi piace. . . oh perché non posso averti dentro. . . ahhh. . . ti voglio. . . ti voglio. . . mhhh. . .
Mi sollevai guardando allucinato la vulva completamente aperta luccicare della saliva di cui l’avevo ricoperta, vedevo bene l’ingresso della sua vagina, si, era pronta a riceverlo anche se non voleva! La mia bocca aveva lasciato il suo sesso, la ragazza muoveva il culetto bello, tentante, con i glutei apertì nel cui arco l’ano era un delizioso bottoncino bagnato in una depressione coperta di peletti radi e neri.
– Ahhh. . . ho voglia. . . ho voglia. . . mhhh . . . aiutami! Supplicò.
– Si. . . oh cara. . . cara. . .
Mi ero raddrizzato, sussultò sentendo mio il membro pesare sul suo sesso. Mi guardò piena di timore ma quando lo strofinai lentamente, la sua mano lo premette sopra il taglio, spalancò gli occhioni nei miei.

– Si così. . . oh possiamo farlo così! Disse, ma io:
– No. . . voglio metterlo dentro di te. . .
– Non nella passera vero? La sua mano scivolò sotto il pene a proteggersi il sesso ma dalle sue parole capii che conosceva un altro modo per averlo.
– Promesso! Dissi.
Respirò sollevata, arretrai con le reni e mi protesi leggermente, il glande fu subito nel caldo delle sue chiappette, mi raddrizzai premendolo sopra l’ano.
– Ohhh. . . Il suo sguardo era di sorpresa non di spavento! Si, aveva già visto nelle cassette hard quello che stavo per fare.

– Lo vuoi? Chiesi, lei mi interrogò con lo sguardo.
– Riesci? Fece con un filo di voce.
– Si se ti rilassi.
La sua mano scoprì la vulva, non la ritirò ma le dita l’aprirono come se allargandosi la fica il mio pene potesse entrare più facilmente nel suo sedere. Presi in mano il piccolo culo separando maggiormente i glutei.
Ci guardavamo interrogandoci con gli occhi, Marina tratteneva il fiato fremendo alla pressione che sentiva sul suo buchetto, spostai lo sguardo sull’asta puntata nelle natiche brune aumentando a poco a poco la pressione delle reni, le dita della ragazza continuavano a premere le labbra grassocce, i peli che filtravano fra le sue dita facevano bella la sua fica, le labbra sottili la decoravano dall’apertura socchiusa della vagina innalzandosi fino a formare dei lobi sporgenti, scuri alla sommità ma che sfumavano fino a confondersi col rosa della valle che bordavano.
La crestolina anch’essa rosa incorniciata dalle dita aperte della fanciulla si ispessiva sollevandosi fin dove i bei lobi declinando bruscamente scomparivano nell’arco sporgente.

Un sesso femminile in calore é sempre uno spettacolo straordinariamente eccitante. Era questo che guardavo mentre lentamente spingevo sul membro, a poco a poco la ragazza riuscì a rilassarsi, ebbi la gioia di percepire l’allargarsi del pertugio che mi aveva concesso.
– Ho il buchino stretto vero? Chiese timidamente.
– Si ma. . . poi si allarga vedrai.
Emise un flebile lamento, anche lei sentiva l’ano piano piano aprirsi. Con un gridolino eccitato mosse il sedere, lo ondulò. . .
– Ahhh. . . sta entrando. . . sta entrando!
Era vero! L’ano aveva avvolto interamente la cappella, poi superato il colletto il membro affondò lentamente mentre la bella sentendosi allargare ben oltre quello che si aspettava emetteva dei piccoli guaiti muovendo di scatto le gambe poi si abbandonò con un lungo gemito quando il membro scivolò interamente dentro di lei.

– Ahhh. . . sei dentro. . . sei nel mio sedere! Esclamò.
Rimasi immobile nel caldo delle sue interiora, la ragazza mi guardava ancora incredula che quello che sentiva nelle viscere fosse il cazzo che aveva tenuto in mano.
– Oh. . . mi hai aperta tutta, oh non sapevo fosse così!
Sembrava sollevata e anche contenta di avere nel culo il membro che tanto aveva desiderato, arretrai lentamente e lo affondai accolto da un grido gioioso.
– Ahhh. . . oh si ancora. . . spingilo ancora, mhhh. . . voglio sentirlo entrare!
Non mi aspettavo che la bella provasse subito piacere, il suo gradimento allontanò ogni mio scrupolo, presi ad penetrarla lentamente strappando alla ragazza delle esclamazioni che mi spronarono ad entrare fino in fondo battendo le anche contro le sue cosce aperte.
– Ah si. . . lo voglio tutto. . . tutto. . . ahhh mi. . . piace. . . mi piaaace. . .

L’altra sua mano scese a toccare la mia verga, ad accarezzarla spingendosela nelle natiche poi la portò sulla fichina aperta fra le sue dita passandola rapidamente sulla clitoride malmenandola insieme alle labbra sottili. Vedendo la sua sete di piacere spinsi sulle sue cosce divaricandole al massimo e mantenendole in quella posizione feci scattare le reni.
– Siii. . . cosi. . . cosi. . . ahhh. . . che bello. . . che bello. . . mhhh. . . ahhh. . .
Alzando gli occhi vedevo il suo viso atteggiato a sorpresa per il piacere che non si aspettava cosi grande, aveva smesso di masturbarsi ma vedendo come guardavo la sua intimità continuava a mantenere aperta con le dita la fichetta per farmela vedere e spronarmi ad entrare ancora nel suo culetto. anche con la voce mi incitava!
– Ahhh. . . dai, così. . . così. . . oh scivola bene. . . mi accarezza il buchino. . . mhhh. . . la vedi la mia micina? Anche lei lo vorrebbe! Ah perché non posso. . . pensa se mhhh. . . potessi averlo lì! Ahhh. . . come sarebbe bello!

Cielo come mi tentavano le sue parole! Ma anche cosi era bellissimo, l’ano benché stretto era abbastanza dilatato e lubrificato dagli umori che colavano dal suo sesso da consentire al pene di andare e venire con sorprendente facilità. Appena sotto vedevo il membro apparire e scomparire nel culetto della bella, la carezza che facevano le chiappette tra le quali strusciava nel suo va e vieni e il calore che trovavo dentro facevano salire il mio piacere ad ogni colpo delle mie reni.
– Anche così é bello! Ah Marina hai un culo meraviglioso! Mhhh sì, che anche la tua fichetta lo vuole. . . oh dammela amore. . . sapessi la voglia che mi dà. . . &egrave pronta. . . aperta. . . Oh dimmi che posso. . . ti prego!
Anche se era avanti nel piacere, la ragazza beveva le mie parole eccitandosi nell’immaginarsi nell’atto di accondiscendere. Il suo era un continuo lamentarsi ritmato dal membro che si apriva la strada nelle sue interiora, riapparendo, scomparendo ancora, accolto da fremiti e da grida estasiate.

– Ahhh. . . oh non posso. . . Ahh non ti piace il mio culetto? Oh dai. . . mhhh. . . fammelo godere. . . Ahhh. . . riesco sai? Ohhh. . . spingilo! So che ti piace. . . anche la signorina l’hai fatta godere così. . . ahhh godi. . . godi amore. . . godi!
Stavo già godendo! Eravamo giunti al punto che potevamo dirci di tutto, tanto era il piacere che provavamo! Gocce perlacee scendevano in continuazione dalla vagina socchiusa bagnando il membro, rendendo l’inculata piacevole per entrambi! Distolsi lo sguardo dall’oscena verga per percorrere il suo corpo, i seni ballonzolavano ad ogni mio colpo andando su e giù senza perdere la compattezza della loro forma, i capezzoli descrivevano delle traiettorie bizzarre, esaltanti.
Mancava poco all’orgasmo, Marina prese a muovere la gambe che aveva sollevato aperte contribuendo istintivamente al suo e al mio piacere stringendo e rilassando l’ano mentre dalla bocca socchiusa uscivano lamenti infantili.

– Ahhh. . . oh ecco. . . ah si. . . ancora un po. . . ohhh. . . si, lo sento bene! Mhhh. . . lo sai che mi fai venire? Ohhh ancora un po. . . mhhh si. . . si. . . non resisto. . . ahhh. . . adesso. . . adesso. . . ahhh. . . ahhh. . . ahhhh! ! !
Per me era la stessa cosa, rantolavo! Le fitte dell’orgasmo della ragazza non riuscivano a fermare la corsa del pene ma lo massaggiavano talmente bene che le ondate del mio godimento salirono inarrestabili. Era freneticamente che ora la penetravo godendomi lo spettacolo del corpo sussultante, finché travolto dal piacere mi piantai in fondo, nel calore delle sue interiora e abbattendomi sul suo corpo venni in getti prepotenti, copiosi rantolando nella sua bocca, bevendo le ultime sue grida insieme alla sua saliva, mentre lei istintivamente muoveva il culetto come se le sue carezze alla mia verga avessero il potere di prolungare il nostro piacere.

PIACERI ANCILLARI

Vi era un bagno al pianterreno, fu li che ci recammo per fare la doccia. Lavarmi insieme alla partner con la quale ho fatto all’amore era per me abituale mentre per Marina che non era mai stata con un uomo era una novità che la turbava non poco. Rideva chiudendo gli occhi offrendo il viso ai getti tiepidi, stringendosi contro di me per non farmi guardare il suo corpo nudo, poi a poco a poco la curiosità propria delle giovanissime ebbe il sopravvento.
Si era tolta la cresta bianca e sciolto i capelli che bagnati aderivano al suo capo facendole la testa piccola e il viso da bambina. Faceva tenerezza vederla così indifesa e vulnerabile, tanto che cominciando a vergognarmi per averla sedotta mi chinai deponendo un bacio casto, quasi fraterno sulla sua fronte. Lei aprì gli occhioni scuri e sorrise timidamente.

– Non sei dispiaciuto vero? Chiese. Si era scostata leggermente per potermi guardare. Sorrise sentendo le mie mani sulla sua schiena.
– Cosa avrebbe dovuto dispiacermi? Avevo chiuso il rubinetto, ora Marina poteva guardarmi senza il fastidio dell’acqua che le faceva stringere le palpebre.
– Non averti potuto accontentare.
Era così cara! La strinsi ancora ma questa volta il mio bacio non fu per niente casto. La ragazza chiuse gli occhi appena sentì la mia lingua separare le sue labbra poi la sua bocca si mosse aspirandomi dolcemente. Mi resi conto della consistenza dei seni e dell’irritazione dei capezzoli della giovinetta allorché muovendo il busto le sfuggì un’esclamazione di dolore che la costrinse a scostarsi.

Lasciai la sua bocca e chinandomi lenii il suo dolore lambendo delicatamente le cosine irte che decoravano la cima dei bei promontori.
– Come sei dolce! Disse.
Le mie mani erano scese all’incavo che le reni facevano col culetto. Solo allora mi resi conto di quanto fosse sporgente il sedere della servetta e sode le sue natiche nelle mie mani. Divaricò le gambe lasciando che le accarezzassi liberamente. Mi alzai, lei rimase con le gambe divaricate, con le mani dietro le sue cosce la strinsi contro di me. Uscimmo dalla doccia, trovai degli asciugamani appesi, ne diedi uno alla ragazza e cominciai ad asciugarmi guardando con quanta delicatezza Marina passava la spugna sul petto attenta a non irritare i capezzoli lunghi e tesi.
– Mi hai accontentato, lo sai? Protestai.

Si stava asciugando la testolina, la sollevò e scostando i capelli mi fissò timidamente.
– Avrei voluto darti la mia micetta . . . Disse quasi scusandosi.
– Me l’hai data da baciare!
– Si ma. . . ti volevo dentro!
– Mi hai avuto dentro, ho goduto sai?
– Ti ho sentito e mi é piaciuto tanto! Ho goduto anche con la micina, so che non é la stessa cosa. . . sopratutto per te!
– E’ stato bellissimo! Protestai rammaricandomi del mio pene che pendeva inerte.
Lasciò cadere l’asciugamano. Era bella e procace Marina e da come guardava il mio bassoventre mi chiesi quanto desiderio albergasse ancora in quel corpicino.

– Anche per me é stato bello. Ti verrà ancora . . . duro? Chiese arrossendo.
E’ così che mi piacciono le ragazze, quando non esitano a palesare il loro desiderio! Al pensiero di saperla nuovamente vogliosa sentii nel pene le pulsioni che preannunciavano una nuova erezione. Lo indicai alla giovane:
– Lo vedi? Si sta già drizzando!
Era vero, si stava animando sotto i suoi occhi! La ragazza mi gettò un’occhiata assassina, con un’espressione di gioia si voltò e uscì correndo leggera sui piedini nudi emettendo dei gridolini di finto spavento che mi incitarono ad inseguirla ammirando il corpicino bruno nuovamente pronto al piacere.

Salì in ginocchio sul divano e dandomi la schiena si appoggiò allo schienale scrutando fuori ansiosamente per accertarsi che nessuno si avvicinasse alla casa, si stava offrendo con le reni abbassate e la groppetta sollevata, divaricò le ginocchia.
– Ecco. . . vieni, ti voglio ancora!
Aveva girato la testa guardandomi avvicinare, sorrise compiaciuta vedendo il mio membro teso. Ero affascinato dall’ingenuo candore della fanciulla e dalla totale mancanza di pudore con la quale esibiva il deretano dalle curve invitanti, le natiche aperte nel cui solco serici peletti corvini ombreggiavano l’ano lievemente arrossato e la patatina aperta del suo sesso con lo spacco delle labbra grassottelle ricoperte da peletti radi, l’apertura rosa della vagina e le labbra sottili, sporgenti avide di piacere.

– Si cara. . . Le mani sulla bella groppa stavo allargando le deliziose chiappette immergendovi il viso per lambire la dura rosellina.
– Nico. . . cosa fai! La voce della fanciulla era spaventata.
– Ti sto bagnando il buchino per non farti male!
Tenendo separate le natiche ricoprii di saliva il delicato pertugio rendendolo scivoloso poi superato il breve pelvo aprii la bocca sulla sua fica passando la lingua nella valle delle piccole labbra. Marina sospirando prese a muovere languidamente il culetto poi quando incuneai il viso fra le morbide cosce lo sollevò maggiorente permettendo alla mia lingua di raggiungere il clitoride.
– Mhhh. . .
Con lenti movimenti delle reni strusciava la vulva sulla mia bocca offrendo e sottraendo la dura crestolina e quando risalii per spingere la lingua nella fessura della vagina si immobilizzò:

– Ihhh. . . ihhh. . .
Era la prima volta che un uomo entrava nella sua passerina sia pure con la lingua e la cosa la estasiava, sollevai a malincuore il viso. La fichina ricoperta di saliva era aperta, tentante, la baciai voluttuosamente poi mi soffermai ancora sul bottoncino dell’ano, sollevandomi infine per passare quasi brutalmente il glande nella vulva facendo irrigidire la bella.
– Lo sto bagnando. Spiegai.
Si rilassò sospirando eccitata dal turgore che percorreva le sue carni, fremette sentendolo sul clitoride, sculettò languidamente quando lo soffermai sull’ingresso del suo grembo, poi sospirò:
– Aspetta amore. . . non muoverti! Disse all’improvviso.
Spinse lentamente indietro il bacino con gridolini eccitati fino a far scomparire la cappella nel calore della sua vagina, oscillò in avanti, arretrò ancora. . .

– Ahhh. . . deve essere bello prenderlo tutto! Disse ondulando languidamente.
Bastava un mio colpo di reni per immergerlo completamente, ne fui tentato ma la fiducia che dimostrava la giovane mi fece desistere. Guardavo allucinato la verga che i suoi movimenti facevano oscillare, le spesse labbra fra le quali era immersa la punta del mio pene deformarsi. Durò alcuni secondi poi con un movimenti delle reni si sottrasse:
– Oh dai. . . mettilo nel culetto adesso!
Mai richiesta mi fu fatta con tanto slancio, salii in piedi sul divano allargando le gambe ai lati del suo bacino e flettendo le ginocchia guidai il glande sull’eccitante pertugio. Spinsi subito adagio, Marina portò le mani alle natiche allargandole poi sentendo il membro scivolare lentamente ma inesorabilmente lo accolse con un lamento che durò finché con uno scatto della testa emise un lungo sospiro.
– Ahhh. . . si. . . &egrave tutto dentro! Mhh é bello. . . bello. . .

Rimase con la testa voltata appoggiata allo schienale guardandomi troneggiare sopra di lei con le ginocchia flesse mentre muovendo lentamente le reni spingevo il membro nei tondi emisferi fino ad urtare con l’interno delle cosce il piccolo deretano. Fin dall’inizio i gridolini che Marina emise al mio scorrere furono di piacere.
– Ah. . . ah. . . ah. . . ah. . . si. . . si. . . si. . .
Non capisco ancora come possano molte donne provare piacere nel coito anale, la servetta era una di queste! Lo capivo da come sporgeva il culetto al membro che scompariva oscenamente nelle sue natiche per farlo entrare tutto e quando usciva trascinava lievemente l’ano facendone sporgere l’anello bruno che accarezzava la verga per tutta la sua lunghezza.
– Oh Marina sapessi come mi piace il tuo sedere! E’ come una bocca calda. . . ahhh. . . Mi piace come lo muovi. . . mhhh. . .

Forse era per la posizione con la quale si era offerta, forse per lo stringere inconscio dell’ano quando mi ritiravo, il suo rilassarsi quando lo spingevo nel calore delle sue interiora, ma il piacere che mi procurava saliva ad ogni mio affondo.
– Ahhh. . . dammelo. . . lo voglio tutto! Ah si. . . spingilo ancora. . . ah. . . ah. . . non sapevo che fosse così. . . Mhhh me lo fai sentire così bene . . .
La servetta non staccava gli occhi dai miei ma il suo sguardo non era di sfida, seguiva nei miei occhi l’evolversi del mio piacere che doveva eguagliare il suo perché l’espressione del viso era quello delle donne che avevo fin’ora amato.
Ero stupito dal godimento che saliva rapidamente e che mi faceva ansimare. Oh era veramente bello immergermi nel sedere della servetta!

Dopo non molto l’ano completamente rilassato mi permise di scorrere facilmente consentendomi di assaporare in tutte le sue sfumature il piacere che prendevo. Le natiche sollevate accarezzavano piacevolmente il membro prima di inghiottirlo, anche quando usciva ne veniva accarezzato, l’unica cosa oscena che vedevo era il mio membro perché il culetto che lo riceveva era bello da impazzire!
– Oh si. . . ancora. . . ah cosi. . . si cosi. . . ah. . . ah. . .
Eccitato delle esclamazioni della bella lo spingevo fino in fondo estasiato dalle sue grida di piacere e dalla morbidezza dell’anello che sposava la forma del membro nel suo immergersi, il calore che trovavo dentro mi faceva rantolare.
– Ah. . . Marina! Sto godendo. . . E bello essere nel tuo culetto. . . sapere che ti piace!
– Oh si. . . mi piace. . . ah il tuo cazzo mi apre. . . mhhh. . . quando entra. . . oh é così lungo che. . . aspetto che tu lo spinga ancora. . . ah. . . e ancora, ancora. . . mhh. . . non fermarti. . . fai forte. . . ah. . . di più. . . di più!

Ora era velocemente che andavo nei glutei della bella, estasiato dalle sue grida, dalla schiena abbassata, dalla curva che facevano le reni con il bacino, dalle onde che provocava nei tondi emisferi lo sbattere delle mie cosce, dal corpicino sussultante. Capii che non potevo resistere a tanto piacere, fu con rammarico che esclamai:
– Amore. . . oh. . . manca poco. . . ah godi amore. . . godi. . .
La ragazza mi gettò un’occhiata di infinita tenerezza, il viso congestionato diceva il piacere che stava provando, tentò di sorridere ma il godimento trasformò il suo sorriso in una smorfia.
– Ahhh. . . si. . . godrò. . .insieme a te . . . voglio ricevere il tuo seme. . . Ah si, non trattenerti mhhh. . . godi nel mio culo. . . schizzaci ancora dentro! Ah dai. . . daiii! ! !
Presi a penetrarla adagio tentando di procrastinare il mio orgasmo, la testa della ragazza era scivolata dallo schienale sollevando maggiormente il sedere, invocando l’orgasmo con lamenti strazianti, assaporai ancora il lungo scivolare del pene, la giovinetta aveva ripreso ad ondulare fremendo ad ogni mio entrare poi. . .

Proprio mentre stavo per venire, attraverso la finestra vidi Lia in accappatoio di spugna fare cenni di saluto verso l’estremità del viale, udii lo scricchiolio della macchina che si allontanava, poi la diva guardare incerta nella nostra direzione senza vederci per la diversa luminosità degli ambienti. Sapevo che presto ci avrebbe raggiunti!
Anche se aveva voluto lasciarci soli perché potessimo prenderci delle libertà, non volevo che sorprendesse la sua cameriera in quella postura.
– Dai Amore dai. . . oh sfondami amore. . . fammi sentire come godi. . . oh dai. . . manca poco amore ah. . . si. . . siii. . . sto per. . . venire!
Lia si stava avviando verso di noi, non doveva trovarci così! Mi piantai ancora una, due volte nel bel culetto poi l’orgasmo mi travolse, lo affondai interamente e. . . cominciai ad eiaculare.

– Ahhh. . . ti sento. . . oh si. . . Mhhh. . . sono caldi i tuoi schizzi. . . oh fa godere anche me. . . si inculami. . . inculami amore! Ahhh. . . anch’io. . . anch’io. . . ah si. . . continua a muoverti. . . ahhh. . . adesso. . . adessooo! ! !
Malgrado le strette che imprimeva inconsciamente allo sfintere riuscii a muovermi come chiedeva, poi un’ultima stretta. Mi immobilizzai felice di averla nuovamente soddisfatta. Appena in tempo, udimmo bussare alla porta, poi la sua voce:
– Posso ragazzi? Attenti, sto entrando!
Quando apparve alla nostra vista, ci trovò abbracciati. Sorrise vedendoci nudi poi guardando il mio pene ancora duro chiese:
– Ho interrotto qualcosa? La servetta era avvampata ma riuscì a dire.
– No. . . abbiamo appena finito!
La diva guardando eloquentemente il pene che si stava ammosciando rise.
– Lo vedo. . . poi: Su, venite in piscina vi ci vuole un bagno!

Mentre ci avviavamo Lia si sbarazzò dell’accappatoio poi giunti sul bordo prese le nostre mani.
– Uno due tre, a mollo! Gridò gioiosamente.
Saltammo in acqua sollevando alti spruzzi, ridendo ci schizzammo, le ragazze fingendosi spaventate saltellavano felici poi Lia si appressò. . . La baciai accarezzando la sua schiena, il suo culetto, poi la diva spinse la cameriera contro di me, anche lei baciai. Quando ci staccammo negli occhi di Lia vi era una luce che avevo già visto.
Continua.
Senza parlare salimmo la scaletta, la diva ricuperò l’accappatoio e con questo si asciugò, poi porse a ciascuno di noi un asciugamano di spugna. E’ singolare come la nudità appiattisca le differenze sociali: non sembravano più serva e padroncina, erano due ragazze qualsiasi, belle entrambe, la bionda alta, slanciata con le gambe lunghe, affusolate, si capiva che era avvezza a fare sport, fianchi stretti e muscoli del ventre guizzanti mentre la brunetta. . .
Sembrava una bambola tanto era minuta. i seni provocanti, la curva voluttuosa delle anche, il boschetto che decorava il suo pube e il languore dei suoi movimenti ispiravano sentimenti lubrici, e non soltanto in me! Lia si lasciò cadere su una sdraio e invitò la cameriera ad avvicinarsi, prese le sue mani, l’attirò. . .
La brunetta dovette aprire le gambe per far posto alle ginocchia della padroncina. Rossa in viso mi gettò un’occhiata quasi disperata.

– Non preoccuparti per Nico, da quello che ho potuto vedere ormai deve conoscerti e. . . conosce anche me e come se mi conosce! Quindi. . . Su, sali! Poi rivolta a me:
– E’ deliziosa vero? Non la si direbbe così puttana. . . E’ come me solo che non era mai stata con un uomo mentre io. . .
La ragazza era salita con le ginocchia divaricate ai lati del bacino della sua padrona, mentre parlava, questa lasciava vagare le mani sulla schiena bruna. . . Ero rimasto in piedi davanti alla sdraio; la vista delle belle cosce della cameriera, del culetto aperto dentro il quale avevo trovato piacere. . . Peletti finissimi ombreggiavano l’ano leggermente arrossato e appena sotto, il seducente cespuglio dove i peli radi all’inizio delle grandi labbra si infittivano lasciando vedere il rosa della vulva socchiusa della quale avevo provato la dolcezza.

L’erezione avvenne lentamente mentre le mani di Lia passavano sui bei semiglobi saggiandone la fermezza, separandoli per passare le dita carezzevoli nel solco, poi giù, attirate dalla morbidezza del giovane sesso.
Tutto preso dalla vista di tanta bellezza non mi ero accorto che le due avevano cominciato a baciarsi. Solo quando vidi la testa bruna muoversi lenta, mi spostai abbastanza da vedere i loro visi, non si baciavano ma entrambe ad occhi chiusi sporgendo la lingua la offrivano alla lingua dell’altra perché la lambisse.
Ero affascinato da tanta sensualità. Lia muovendo adagio il busto cercava il contatto dei capezzoli della cameriera contro i suoi poi anche la bruna prese a oscillare passando le mammelle in lente carezze sui seni della padroncina senza smettere il gioco delle lingue.

La mia ombra che intercettava il sole fece aprire gli occhi alla diva, volgendo il capo sorrise vedendomi col membro teso. Anche Marina volse il capo e anche lei lo vide. Piena di vergogna nascose il viso sul collo dell’altra provocando la sua risata:
– Ti eccita vedere due ragazze baciarsi? Allora aspettati di vedere ben altro! Sapessi quanto é brava Marina in certe cose!
– No. . . signorina no. . . la prego! Supplicò la cameriera.
– Invece sì. . . Facciamo vedere a Nico quello che sai fare così bene! Sono sicuro che non lo ha mai visto.

Credevo di conoscere tutto quello che due donne possono fare per darsi piacere, mi tornarono in mente i corpi abbracciati di Emma e Lucy e quelli di Olga e Lara nelle loro disinibite carezze ma quello che mi fecero vedere le due ragazze lo superava.
La servetta cercò ancora di sottrarsi ma debolmente tanto era la voglia che dimorava nel corpicino bruno. Scese aspettando che la padrona si mettesse nella posizione che entrambe conoscevano, Lia sollevando le ginocchia portò i piedi contro il sedere premendo con essi il bordo della sdraio e aprì larghe le cosce mostrando la fica bella nella sua nudità, socchiusa e umida e le natiche che pur schiacciate sulla tela nulla nascondevano dell’adorabile bottoncino fra i bei glutei.
Marina mi gettò un’occhiata piena di vergogna poi salì anch’essa respingendo le cosce della padroncina, piegando in due il bel corpo poi fece come per sedersi, le sue cosce premettero l’alto delle cosce piegate e muovendo il bacino cercò il contatto del sesso sottostante contro il suo sesso e trovatolo si raddrizzò. Lia mi guardò:

– Mhhh. . . brava! Sapevi che le donne possono baciarsi con le loro passere? Non tutte si capisce, ma Marina ci riesce e. . . a noi piace tantissimo!
La diva sembrava orgogliosa che potessi vedere il loro sconvolgente numero, le sue mani salirono ai seni della brunetta palpandoli, muovendoli, guardandoli con cupidigia mista ad invidia per le mammelle dure che le sue mani non riuscivano a contenere poi le sue dita si chiusero sui capezzoli.
– Aiahhh. . . Fece la giovinetta. Non si sottrasse alla tortura dolorosa e allo stesso tempo piacevole ma cominciò a muovere lentamente il bacino lasciando indovinare il lento strofinio delle loro vulve. Lia chiuse gli occhi e li riaprì guardandomi:
– Ohhh. . . E’ già bagnata sai? Anch’io lo sono. . . Ohhh. . . é come essere baciata da una bocca ma. . . mhhh. . . é ancora più bello perché il suo grilletto é molto più duro di una lingua e. . . ah. . . quando me lo passa nella fica e. . . sul mio grilletto oh mi fa impazzire!

Si, Marina era proprio come la cameriera della pellicola hard adesso che con lenti movimenti delle reni percorreva col clitoride e con la fichetta la vulva della diva. A tratti la scopriva premendo nel suo muoversi una contro l’altra le chiappette brune celando per un istante alla mia vista il conturbante suo buchino.
– Così. . . così. . . Mhhh. . . pensa quando si lega un cazzo di gomma! Si, mi scopa anche ma. . . da oggi che grazie a te non é più vergine. . . potrò scoparla anch’io!
La servetta sembrò scuotersi dal suo torpore e chinatasi sulla compagna le diede in bocca la punta di un seno, sospirò deliziata sentendosi suggere, ora che il suo deretano era sollevato vidi le vulve vicinissime, entrambe belle e luccicanti di umori, le labbrette emergenti aperte fra i peli bagnati della bruna sfioravano quelle della fica nuda quando questa si sollevava per cercarne il contatto. Marina sospirò offrendo l’altro suo seno poi disse esitando:

– Signora. . . lo sono ancora. . .
– Cosa sei? Chiese l’altra allontanando un attimo la bocca dalla punta ma riprendendo subito dopo a titillare con la lingua il capezzolo.
– Sono ancora vergine! Questa volta la diva sollevò del tutto il busto della compagna per guardarla in viso.
– Non te lo ha dato il suo cazzo? Chiese sorpresa.
– Due volte!
– Troietta! Lo hai preso in bocca?
– Non ne abbiamo avuto il tempo. . .
– Allora dove? Chiese, ma aveva capito perché le sue mani si spostarono sul piccolo culo e senza esitare vi immerse il dito muovendolo in modo inequivocabile.
– Si. Confermò la giovane.

A quelle parole Lia scostò bruscamente la cameriera facendola alzare, anche la diva si alzò guardandomi seria, spostò lo sguardo sulla brunetta e vedendola piena di confusione scoppiò a ridere, poi prese le manine nelle sue.
– Sciocchina, hai fatto tutto a rovescio! In genere si comincia con accettarlo in bocca, poi ci si fa scopare e solo alla fine se si é rimaste soddisfatte si lascia che ce lo metta nel sedere. Si fece nuovamente seria.
– Almeno ci ha provato? Chiese.
– Ho provato io. . .
– E?
– Si, ho cominciato a farlo entrare ma. . . appena un poco!
– Hai rinunciato perché ti faceva male?
– Non mi faceva male!

-Allora potevi prenderlo tutto! Sei una falsa vergine, molte donne sono aperte anche se non sono mai state con un uomo! Ti sei persa un’occasione ma puoi rifarti.
Rivolse a me il suo sguardo poi con un’eloquente cenno mi indicò la sdraio, mi sedetti appoggiando il capo allo schienale abbassato, Lia spinse dolcemente la fanciulla.
– Fate con comodo, non vi guardo! Si voltò, corse verso il bordo della piscina e si tuffò.
La ragazza guardò gli spruzzi provocati dalla sua padroncina levarsi alti poi si girò verso di me. Accettò le mani che porgevo e salì con le ginocchia ai miei lati poi chinatasi fino a sfiorarmi il petto con i seni mi guardò intensamente.

– Pensi veramente che sono una troietta? Chiese scrutandomi ansiosamente.
– Non lo sei. Penso che sei una ragazza deliziosa! Sorrise sollevata poi:
– Anche se dico che mi piace il tuo cazzo?
La sua manina accompagnando le parole già lo stava percorrendo lieve. Le mie mani scesero lungo la sua schiena fino al sederino, scivolarono sulle natiche dure, le dita ne seguirono il solco, poi più giù fino al sesso umido.
– A tutte le ragazze piace anche se molte non osano dirlo. A me piaci tutta, il tuo faccino, i tuoi seni, il tuo vitino, le tue cosce, il tuo culetto, la tua passerina. . . Oh cara, falla sentire anche a me!

Dissi le ultime parole premendo leggermente sull’alto delle sue cosce. La ragazza sorrise ancora guardando la mia bocca poi vi poggiò la sua. . . Mi baciò premendo il petto sopra il mio, lo mosse facendomi sentire il turgore dei capezzoli mentre le bocche aperte si scambiarono dolci carezze poi staccandosi lambì le mie labbra con piccoli colpi finché la mia lingua uscì ad accarezzare la sua.
La ragazza sospirando sollevò prima uno poi l’altro piede, li poggiò ai lati delle mie anche e lentamente fece scendere il bacino. Ora mi guardava Marina aspettando la mia reazione alla cosa morbida, calda e umida che aveva posato sulla mia verga.
– Cara. . . sei stupenda!
– Anche tu!
Mosse lievemente le anche finché sentì bene l’asta di carne sotto la sua fica poi sporgendo il ventre e inarcando all’indietro il busto si immobilizzò. Cielo com’era bella Marina negli attimi che mi permise di sentire per tutta la lunghezza la vulva aperta sposare la forma del mio pene.

Come aveva fatto prima Lia anch’io portai le mani ai suoi seni saggiando la consistenza delle mammelle, muovendo i pollici sulle punte, facendo flettere i capezzoli, felice di vedere gli occhi della bella chiudersi e di udire il lamento uscire dalle labbra socchiuse.
Riaprendo gli occhi vide il mio tentativo di sollevare il capo per raggiungere i bei promontori, si chinò e me li diede assumendo inconsciamente l’espressione che hanno le madri quando offrono il seno nell’allattare. Come un bambino presi a suggere il capezzolo lungo, duro, mentre Marina non mi guardava più con aria materna! Con espressione alterata sottrasse il capezzolo per strofinarlo fra le mie labbra, sul mio naso. Poi mi porse l’altro suo seno e quando a bocca aperta mossi la lingua flagellando il caro bottoncino, sospirò:
– Mhhh. . . mi piace, mi piace tanto sai?

Fu allora che cominciò a muovere le reni. Anche per me fu sconvolgente! Quello che andava avanti e indietro sul mio membro era la sua vulva, gli umori che la bagnavano rendevano il suo scivolare dolce come le labbra socchiuse di una bocca, solo che quello che strusciava sul gonfiore del condotto non era una lingua ma il clitoride teso della ragazza!
Entrambi sospiravamo tanto era piacevole quel contatto, il corpo di Marina venne percorso come da una lunga onda che le faceva sollevare il busto e incavare le reni mentre scivolava in avanti e la sua fica. . .
Oh doveva sapere l’effetto che mi faceva il sentire quella crestolina dura premere sopra il punto più sensibile dell’intero mio pene perché era lì che si soffermava e sospirando anch’essa imprimeva al bacino degli scatti brevi, quasi delle vibrazioni che deliziavano entrambi.

Mi lasciai cullare dalle sensazioni dolcissime che mi offriva la cara ragazza, aveva abbracciato il mio capo e si muoveva, si muoveva. . . Il viso nella valle deliziosa delle mammelle calde e dure ne era accarezzato dall’oscillare del corpicino, a tratti sollevava il busto guardando con quanta bramosia la mia bocca, la mia lingua inseguiva i bottoncini tesi, era allora che imprimeva al bacino le vibrazioni che facevano delirare entrambi:
– Come muovi bene la fichetta amore. . . Mhhh. . . la sento così bene. . . Ahhh. . . il tuo grilletto. . . oh come vorrei baciarlo!
– Il tuo cazzo. . . mi piace. . . mi piace! Mhhh. . . me lo lascerai baciare vero? So come si fa un pompino. . . ahhh vorrei fartelo. . . mhhh. . . te lo succhierei fino a farti godere. . . Oh voglio il tuo cazzo. . . lo voglio, lo voglio!

Le mie mani spinsero in avanti il suo culetto, la ragazza emise un gridolino sentendo il glande sull’apertura della sua vagina, protesi le reni ma lei si schiacciò tutta su di me dicendo:
– No amore. . . voglio farlo io!
Scivolò all’indietro premendo la vulva contro la verga, un calore umido come il calore di una bocca avvolse parte del glande. L’emozione la faceva respirare affannosamente, con il viso fra i suoi seni, la incoraggiai:
– Così amore, dai. . . continua!
Spinse ancora ma il sentirsi allargare la passera rendeva la vergine timorosa, si sollevò senza perdere il contatto col pene che ora aveva assunto la posizione verticale il glande immerso nella macchia scura dei suoi peli. Portai le mani alle sue anche ma anche così l’equilibrio della ragazza era instabile; sollevò un ginocchio portando in avanti il piede, vacillò, la sostenni ricevendo il suo sguardo di gratitudine, le sue mani lasciarono i braccioli e si afferrarono al pene poi:
– Ah. . . ah. . . ah. . . ah. . . Esclamò imprimendo al suo corpo dei piccoli movimenti su e giù, su e giù.

Oh era bella Marina nei suoi tentativi di infilarsi sul membro. Erano belli i seni che tremolavano ad ogni suo sobbalzo. Sentii subito che la ragazza era stretta ma questo non la fece desistere. Centimetro dopo centimetro la mia verga stava scomparendo non incontrando altro ostacolo che l’allargarsi della sua vagina, ma questa era talmente scivolosa che la bella non provava dolore ma un’eccitazione che rendeva il suo visino ancora più bello.
Volevo dirle che ormai l’imene era superato, non dissi nulla ma sollevai le ginocchia e puntai i piedi per dare un appoggio alla sua schiena. Le sue mani ritornarono ad aggrapparsi ai braccioli per chinarsi senza smettere il suo movimento. I lunghi capelli calarono solleticandomi il petto mentre guardava la verga ormai per metà scomparsa nel suo grembo sollevò il capo e disse con voce esaltata:

– Oh amore. . . sto prendendo il tuo cazzo!
Continuò il suo su e giù rapidamente. Ora era ansiosa di completare la sua penetrazione poi sentii sui testicoli il calore delle sue chiappette. . . Con un grido di trionfo si lasciò andare.
– Ahhh. . . é tutto dentro! Posso scopare, posso scopare!
Ero interamente dentro di lei, nel caldo del suo ventre, il glande aveva respinto l’inizio dell’utero senza provocare nella ragazza altro che una forte eccitazione.
– Mhhh. . . oh é bello averti nella pancia, sentirti duro dentro di me!
Le sue parole di esultanza avevano attirato l’attenzione della diva. Marina non vide la sua testa affiorare dal bordo della piscina e neanche il sorriso che mi rivolse. La ragazza aveva riportato il piede contro il mio fianco lasciandosi andare all’indietro contro le mie cosce poi facendo forza sulle gambe si sollevò lasciando uscire quasi interamente il membro poi lentamente si abbassò ad occhi chiusi assaporando per la prima volta la carezza di un pene nella sua vagina.

– Ohhh. . . é bello. . . é bello. . .
Continuò più rapidamente regalandomi la visione del corpicino levigato che nel sole si impalava fremendo sul cazzo che aveva voluto, emettendo dei gridolini di gioiosa eccitazione per la cosa dura che si apriva la strada nel suo grembo.
– Marina. . . sapessi quanto sei meravigliosa!
Lo era veramente nella totale mancanza di pudore che solo le puttane e le giovanissime hanno. Gioiosa per l’esperienza per lei nuova, esibiva il corpo procace di adolescente quale era, solo le aureole larghe, sporgenti dai seni opulenti ma non grossi e i capezzoli tesi dicevano la passionalità della ragazza.
Seduta sul membro piantato nella pancia, con malcelato orgoglio seguiva il mio sguardo scendere lungo la sua nudità fino alle ginocchia aperte e quando lo vide scrutare il cespuglio nero, si sollevò facendo forza sulle gambe. Vidi la verga apparire bagnata di umori e la sua fica. . .

Ora la vedevo bene la fica fra i peli bagnati aperta sul mio membro, con le labbrette scure che l’avvolgevano in parte, il clitoride rosa bagnato anch’esso, la sua delicata sporgenza, le grandi labbra ricoperte di peli radi, finissimi che la presenza del membro aveva respinto facendone risaltare il gonfiore.
– Cara. . . non avevo mai visto niente di così bello!
Le mie parole illuminarono di gioia gli occhi della fanciulla, si era fermata prima che l’asta di carne uscisse interamente; calò lentamente il bacino scivolando sul membro che aveva voluto.
– Ohhh. . . Fece con voce piena di meraviglia. Si sollevò subito, si abbassò, si sollevò assaporando la carezza del pene che saliva e scendeva nel suo ventre.
– Ah. . . ah. . . ah. . . Lo sto prendendo. . . sto prendendo il tuo cazzo!

Ero stupito dall’esaltazione che leggevo sul suo viso. Anche se provavo piacere niente era per me più appagante di vedere l’entusiasmo con la quale anche se al suo primo coito, la ragazza si introduceva il pene accelerando pian piano i movimenti come se fosse perennemente ansiosa di riceverlo.
– Ahhh Marina. . . sei bella. . . sei bella. . .
Saltellava ritmicamente emettendo delle grida che sembrava incapace di contenere, col capo rovesciato gridava al sole il suo piacere, le mammelle oscillavano senza perdere la loro compattezza, guardavo allucinato la fichetta andare su e giù, le piccole labbra scomparire inghiottite insieme al pene nel grembo della bella, ricomparire scure e turgide quando si sollevava facendo guizzare nello sforzo i muscoli del ventre.
– Ahhh amore. . . amore. . . é bello. . . é bello. . . Mhhh non pensavo fosse cosi

Mi guardava stupita di provare tanto piacere, il suo respiro era diventato affannoso. Cielo com’era bella quella ragazza nella sua voglia! La foga che aveva di prendere il membro aveva imporporato il suo viso, le mie mani lasciarono i suoi fianchi e prendendola alle spalle l’attirai.
Si abbatté sopra di me ansimando contro il mio viso, i seni contro il mio petto premevano maggiormente ad ogni suo respiro. Cercai le sue labbra, aprì larga la bocca alla mia lingua succhiandola avidamente come affamata, accarezzandola languidamente con la sua mentre strisciava sopra di me cercando ancora di scivolare sul membro che sentiva dentro di lei.
– Mhhh. . . mhhh. . . mhhh. . . Faceva contro la mia bocca.
– Calmati amore. . . tremi tutta!
Le mie mani accarezzando la sua schiena percepivano i fremiti che la percorrevano e quando scesero sentii gli scatti che la ragazza imprimeva al culetto nel muoversi sul pene. Mi chiesi quanto desiderio albergasse in quella giovane, le mani mantennero ferme le sue natiche, Marina sembrò rilassarsi, sollevo leggermente il viso lambendo delicatamente le mie labbra con la lingua calda.

– Non ce la faccio più. . . E’ bello averti nel pancino!
Accarezzai la sua lingua con la mia poi sentendo che l’attiravo nella mia bocca schiacciò le labbra e me la diede da succhiare. Mosse il busto contro il mio petto lamentandosi per i capezzoli dolenti, si sollevò oscillando, porgendoli alla mia bocca continuando a lamentarsi anche se era delicatamente che li lambivo.
– Ohhh. . . amore. . . amore. . . Diceva.
Con il pene nel calore del suo grembo, le mani sulle sue anche la sollevai leggermente e muovendo le reni, lo ritirai adagio e adagio lo immersi, sentii la ragazza immobilizzarsi:
– Si. . . così. . . così. . . ohhh si. . . dammelo tu amore!
Muoveva solo il busto per porgere e turno i seni alla mia bocca tenendo fermo il bacino mentre con ampi colpi delle reni scorrevo nel sesso voglioso, nella vagina rilassata della dolce creatura. I capezzoli sensibilissimi erano duri e quando li succhiavo lei schiacciando la mammella mi costringeva ad aprire larga la bocca.
– Ahh si. . . succhiami. . . oh lo senti come sono tua? Mhh. . .

Il mio piacere saliva più lentamente permettendomi di apprezzare pienamente la giovinetta godere sotto i colpi di reni che ora cacciavano velocemente il cazzo nel calore del suo ventre, Marina non poteva fare a meno di muovere il culetto aperto nelle mie mani come ad aiutarmi a entrare in lei fino in fondo e quando il mio dito fu sopra il suo buchino si sollevò sulle braccia e guardandomi intensamente quasi urlò:
– Siiii! ! ! Accogliendo con ondeggiamenti voluttuosi il dito che affondava.
Ora delirava subendo la doppia penetrazione oscena per molti ma non per me che vedevo il suo bel corpo contorcersi dal piacere, i seni ondeggiare sfiorando il mio viso graffiandolo quasi con i capezzoli irti.
– Ahhh. . . si. . . dammelo! Ah piu forte. . . mhhh. . . mi fai godere. . . mi fai godere! Ohhh. . . é bello scopare. . . mhhh sentire il cazzo duro. . . grosso. . . lungo che mi riempie la micia. . . la pancia! Ohhh amore. . . ancora. . . ancora. . . ah sono tua. . . tua. . .

Le parole che non controllava dicevano il piacere della ragazza, la sua fica completamente aperta e straordinariamente scivolosa, il piccolo culo anch’esso aperto nelle mie mani, al dito che le penetrava l’ano l’avevano portata talmente vicino all’orgasmo che non potevo procrastinare l’evento che reclamava a gran voce:
– Ahhh. . . dai. . . dai. . . fammi godere. . . oh si. . . spingilo ancora. . . oh fammelo sentire. . . ahhh. . . sto per. . . venire! Dammelo in fondo. . . cosi. . . mhhh. . . cosi. . . adesso. . . adesso. . . ahhh. . . ahhh. . . ah. . . ah. . . ahaaaa! ! !
Rimase come sospesa, il viso contratto, l’espressione di dolce stupore poi si rilassò, sentii la sua vagina serrarsi più volte attorno al pene mentre col mio lento scorrere completavo il suo godimento. Mi offrì la bocca in un bacio dolcissimo che ricambiai poi sollevando il viso mi guardò preoccupata.
– Non sei venuto dentro vero? Volevo dirti di fare attenzione. . .
– No, non sono venuto! La ragazza emise un sospiro di sollievo.

– Grazie amore. . . Vedendo avvicinare la diva ritirai il dito dal tenero culetto.
– E’ Nico che dovrebbe ringraziarti! Disse Lia ridendo.
– Ohhh. . . La cameriera era piena di imbarazzo per essere stata sorpresa.
– E’ stato bello almeno? Chiese aiutando la giovane a sollevarsi.
La ragazza si sfilò dal membro e scese poi vedendo la padroncina che sorrideva mentre si passava l’asciugamano sul corpo rispose arrossendo deliziosamente:
– Oh si. . . tanto! Ma lui non ha. . . La diva la interruppe:
– Lo vedo! Stava guardando il pene ancora rigido. Si volse alla cameriera.
– Su, va a rinfrescarti e. . . porta qualcosa da bere! Guardò la giovane allontanarsi con passi languidi, lasciò cadere l’asciugamano.
– L’hai accontentata? Chiese riportando su di me il suo sguardo.
– Credo di si. . . Risposi mettendomi seduto.
– Anche se non avessi visto gridava così forte che era impossibile non udirla! L’hai accontentata eccome. . . e dire che ti ho fatto venire per accontentare me!
Disse le ultime parole accarezzandomi il membro, guardò le palme delle sue mani nuovamente bagnate, me le mostrò.
– Guarda come ha sbrodolato la troietta! Disse.
Riprese in mano il membro, le mosse come se trovasse piacere nel maneggiarlo pregno degli umori della sua cameriera. Sorrise:
– Adesso vorresti accontentare anche me?
I suoi occhi ridevano mentre formulava la sua richiesta, vedendomi allungare la mano si avvicinò urtando le gambe contro le mie ginocchia poi quando la feci scivolare fra le sue cosce fino alla patatina nuda del suo sesso le divaricò avanzando ancora. Chinò il capo al mio viso premuto fra i suoi seni, chiuse gli occhi sentendo le mie dita scivolare nella valle della sua vulva, li riaprì appena chiesi:
– Sei bagnata. . . ti sei accarezzata?
L’altra mia mano stava apprezzando la curva che le reni facevano col piccolo culo, ne accarezzai le natiche separandole, le dita nel solco caldo.
– Eravate talmente eccitanti che volevo farlo! E’ sempre bello guardare una coppia in amore, stavate bene insieme sai? Ma. . . sono contenta di aver aspettato, é molto meglio farlo che guardare!
Stavo baciando i suoi seni, erano così diversi di quelli di Marina! Anche se piccoli, era bello sentire la pelle fremere sotto le mie labbra, presi in bocca prima una poi l’altra sua ciliegina, Lia vi premette il mio capo sospirando nel sentire la lingua danzare sui capezzolini. Sollevai il capo, il suo viso ora era alterato.

– Non hai fatto all’amore col signor Gianni? Fece una smorfia buffa.
– Oh a lui basta scopare una volta mentre tu. . .
– Sono più giovane. . .
– Non é solo quello, tu sei diverso. . . ci metti passione, fantasia. Per questo é bello farlo con te. Adesso per esempio mi stai mettendo il fuoco addosso!
Le dita che passavo nella fica erano bagnate del suo desiderio, era come se le vedessi mentre l’esploravo, la crestolina era talmente tesa che mi bastò premerla leggermente.
– Ah dammelo subito! Lo voglio. . . lo voglio. . .
Raddrizzò il pene che accarezzava ancora, le bastò abbassare il bacino per farlo entrare! Si sedette muovendosi languidamente per sentirlo riempire interamente la sua vagina respingendo anche l’utero poi aggrappandosi al mio collo e lasciandosi andare all’indietro raccolse le gambe sollevandole, poggiando i piedi sulla sdraio.
– Adesso sei prigioniero nella mia pancia! Disse.
– Voglio scoparti.
– Non puoi. . .
– Vuoi vedere?

Mi alzai tenendo le mani sotto le sue natiche, lei serrò le ginocchia alle mie reni e le braccia tese mi guardò con meraviglia:
– Ohhh. . . sei terribile! Esclamò.
Feci un passo, poi un altro, sentii le natiche contrarsi nelle mie mani nello sforzo che faceva per tenersi sospesa. Il mio membro percepì la stretta della vagina nella quale era conficcato, il suo sguardo a poco a poco si addolcì, le ginocchia allentarono la loro stretta, la vagina si rilassò. . .
Chiuse gli occhi sentendo le mani sotto il suo culetto sollevarla, strinse ancora le ginocchia quando le mani si fecero leggere poi fissandomi si lasciò andare lentamente infilzandosi sul pene fino a sentire i mie testicoli fra le chiappette, si immobilizzo aspettando che la sollevassi ancora e. . . si lasciò ancora andare.

– Ahhh. . . bravo. . . così é bello. . .
Dopo non molto raggiungemmo un’intesa perfetta! La diva si impalava con grida di gradimento, poi cessai di sostenerla accarezzando il sedere che ora andava da solo su e giù. Aveva abbracciato il mio collo e incollata la bocca alla mia strisciava contro il mio petto i seni duri benché minuti e le cosce contro le mie anche.
Lia ansimava per il piacere e anche per lo sforzo, era nella mia bocca che gridava dardeggiando la lingua come affamata, cercando la mia e scostando a tratti il viso la allungava lambendo le mie labbra, la lingua che offrivo.
– Mhhh. . . amore! Così non posso resistere. . . ahhh vorrei prenderlo a lungo il tuo cazzo. . . sentirlo nella pancia che va. . .su e giu. . . mhhh. . . lungo. . . duro. . .
Non sapeva la bella che il suo sobbalzare metteva in moto i muscoli della vagina in modo talmente sconvolgente che era come se una mano calda, bagnata menasse il membro trascinandone la pelle, stimolandolo talmente da far salire prepotentemente il mio piacere, tanto che rantolai:

– Ah Lia. . . é bello scoparti. . . mhhh. . . la tua fica. . . oh me l’accarezza tutto e. . . il calore che hai dentro. . . é come se me lo succhiasse!
– Resisti amore . . .| Oh tienilo duro il tuo cazzo. . . mhhh. . . senti come scivola . . . come sale fin su. . . si. . . fin su. Ohhh. . . non ce la faccio. . . non ce la faccio! Si fermò baciandomi con voluttà poi si rovesciò all’indietro.
Capendo che il suo piacere stava avvicinandosi al culmine, presi in mano le sue cosce e sostenendola mossi le reni.
– Ahhh. . . così. . . si. . . oh sbattimelo tu. . . ahhh. . . fino in fondo. . . fino in fondo. . . ah si. . . sfondami. . . dammelo. . . dammelo. . . ah si. . . si. . .
Aveva rovesciato all’indietro il capo facendomi vacillare. Dovevo muovermi sulle gambe per ritrovare l’equilibrio dopo ogni affondo. Ora che la vagina rimaneva rilassata potevo far scattare le reni più velocemente felice di poterla scopare ancora. Il sole al tramonto sembrava giocare con le sue forme facendo risaltare ogni anfratto del corpo che i miei colpi scuotevano, anche le mammelline tremolavano e i capezzoli. . .

Ne fui attirato ma appena la mia bocca riuscì ad incappucciarne una punta, la ragazza con un grido si lasciò sfuggire il mio collo. Vidi il suo sguardo disperato mentre il suo busto cadendo descriveva un arco, riuscii a trattenerla quel tanto da farle poggiare prima il capo poi le spalle sulla sdraio. . .
– Non lasciarmi. . . non lasciarmi!
Non la lasciai. La bella rassicurata mi guardò troneggiare su di lei, lasciò che le spalancassi le gambe e fu in quella postura che continuai a immergermi nel suo ventre deliziandola. Potevo vedere il mio membro che appariva e scompariva aprendo la gnocchetta nuda dalle labbra grassocce che il clitoride lungo e spesso divideva alla sommità.
– Ahhh. . . continua. . . si. . . aprimi col tuo cazzo. . . ohhh. . . mio bel puledro. . . mio stallone da monta. . . ohhh. . . mi fai godere. . . mi fai godere. . .
Ora si che i miei colpi la scuotevano! La sua espressione divenne di dolce disperazione mentre il membro come un ariete si apriva la strada nel sesso bagnato, nella vagina scivolosa con un rumore particolare: ‘ flap, flap flap ‘ strappandole un grido ad ogni sbattere dei testicoli fra le calde sue natiche.

Durò ancora poco, ebbi la gioia di vedere il suo viso illuminarsi di godimento.
– Amore. . . sto venendo. . . sto venendo. . . adesso. . . ahhh. . . adessooo! ! !
Poi gridò, una sorta di rabbia si impadronì di me facendomi accanire con veloci scatti delle reni mentre la diva si dimenava:
– Basta. . . oh basta. . . mi fai male! Urlava cercando di districarsi.
Avrei continuato ma la presenza della servetta che aveva rimesso il grembiule e la cresta bianca fra i capelli rialzati me lo impedì, estrassi il pene dalla sua calda guaina, la diva richiuse le gambe e si alzò. Sembrava seccata Lia, prese un bicchiere dal vassoio della cameriera, ne bevve un sorso e lo posò sul tavolino dicendo:
– Si é fatto tardi, abbiamo finito credo! Anche tu cara ne hai avuto abbastanza! Vado a vestirmi, riporto io i vestiti al giovanotto, offrigli da bere.
Continua
L’ADDIO DI UNA CARA RAGAZZA
Si allontanò lasciandomi stupito e imbarazzato per la mia nudità. Raccolsi un asciugamano, con questo coprii il pene rimasto rigido e inappagato. Accettai la bibita che la ragazza mi offriva, intanto che bevevo Marina mi osservava mostrando con l’espressione degli occhi dolcissimi di capire il mio stato d’animo.
Aspettò che avessi bevuto, prese il bicchiere, lo mise sul vassoio che posò sul tavolino, guardò verso la casa dove Lia era scomparsa e osservò:
– Ci vorrà un po di tempo, deve farsi la doccia, pettinarsi, truccarsi. . .
Riportò lo sguardo su di me, sorrise vedendo l’asciugamano sollevato come se fosse su un attaccapanni, lo tolse e delicatamente deterse il pene sollevandolo con una mano poi fissandomi sbottonò il grembiule fino alla cinta, lo aprì. . .
– Hai solo quello? Chiesi vedendo i seni straripare.
– Si, mi vuole nuda. . . Anche la signorina non si metterà altro sotto il vestito e quando te ne sarai andato. . . Ti ho detto cosa le piace fare, solo che questa sera sarà lei ad indossare il. . . coso di gomma!
Pose le mani sulle mie anche e si chinò, il viso che mi guardava era leggermente arrossato, mi chiedevo cosa intendesse fare la dolce fanciulla, poi sentii la mia verga presa fra qualcosa di caldo, di morbido.

Sospirai, era fra i seni che Marina aveva serrato il mio pene, e muovendosi lentamente li strusciava con il soave su e giù che aveva impresso al busto. Credo che solo allora apprezzai veramente la compattezza delle mammelle della dolce ragazza. Le mani le premevano stringendole in una morsa che sottoponeva il pene ad una carezza deliziosa che subito acuì il mio desiderio.
– Vieni amore. . . non aver paura, farò attenzione! Tentai di farla salire:
– No. . . ma non posso lasciarti andar via così!
Continuò a muoversi, chiuse gli occhi per i capezzoli dolenti che strisciavano contro il mio ventre. Cielo com’era piacevole quello che mi faceva!
– Marina. . . sei meravigliosa! Ero estasiato.
Riaprì gli occhi e si sollevò arretrando fino a portare il viso sopra il membro, lo guardò lungamente poi mi guardò soffocando un risolino.
– Se mi vedesse Lia! Direbbe ancora che faccio tutto a rovescio. . . prima l’ho voluto nel culetto, me l’hai messo due volte. . . poi mi hai fatto scopare e ora. . . Te l’ho detto che volevo baciartelo!
Spinse delicatamente sulle mie ginocchia facendole aprire poi si chinò. . .

Dovetti fare uno sforzo per ricordarmi che era la prima volta che lo faceva, non credo mettesse solo in pratica quello che aveva visto nelle cassette hard, forse fu l’istinto che hanno le donne quando si trovano alle prese con un membro che a loro piace particolarmente, perché appena ebbe iniziato non si comportò diversamente da tutte le donne che mi hanno deliziato con la loro bocca, solo che il bocchino che mi regalò fu eccezionale per la delicatezza della ragazza che ci metteva tutta se stessa.
Prima furono la punta delle sue dita a percorrere la verga adagiata sul mio ventre, con tocchi leggeri la risalì massaggiando il gonfiore del condotto, lentamente fino a seguirne coi polpastrelli la forma che scompariva nel glande, la ridiscese fino ai testicoli che le mani tirarono facendo tendere la pelle del membro poi le mani si mossero giocando con le mie palle.
Solo allora chinò il viso. Fremetti al contatto caldo della lingua alla base della verga, prese a lambirla lentamente muovendo graziosamente il visino come se non fosse un membro che stava leccando ma qualcosa di delicato, di fragile. Sollevai il capo per guardare come la lingua lo picchiettava facendolo oscillare di qua e di là, lo risalìva ricoprendolo di una patina di saliva che lo faceva luccicare nel sole ormai basso.

E quando ebbe raggiunto il glande, la lingua si soffermò a picchiettare il punto più sensibile provocando in me una contrazione di piacere. La ragazza si sollevò per rivolgermi un sorriso radioso, si alzò spostandosi al mio fianco e si chinò nuovamente, con la mano lo sollevò, mi guardò ancora sentendo la mia mano risalire una sua coscia sotto il grembiule.
– Lasciati almeno toccare! Pregai.
Fece sì col capo e divaricò le gambe. Oh era liscia la sua pelle, vellutata vicino al sesso, accarezzai l’interno delle cosce calde fino alla gnocchetta coperta di peli finissimi poi la feci risalire al culetto le dita nelle sue natiche, sentii i peli vicino all’ano ma quando tentai di passare le dita sulla sua rosellina, me lo impedì imprigionandolo fra le sue chiappette.
– Sei tu che hai bisogno di sfogarti. . . io ho tutta la serata. Spiegò.
Poggiò la guancia sul mio addome, il viso rivolto verso il membro, il respiro della giovane accarezzava il glande mentre la sua voce:
– Oh Nico. . . Sapessi quanto mi piace. . .

L’attesa del bacio di una donna al pene é per me sempre speciale, magico, &egrave un momento che dopo ricordo più dell’atto stesso, l’esitare della fanciulla era insostenibile tanto era il desiderio che avevo di sentire la sua bocca. La mia mano scese al suo sesso, le dita scivolarono fra le labbra della vulva, esultai nel trovare l’ingresso del grembo bagnato, il respiro della bella accelerare alle sensazioni che provava. Non volevo più aspettare, dissi:
– Prendilo cara. . . é tuo!
Resi la mia richiesta palese contraendo i muscoli che fecero sollevare il membro quel tanto che la ragazza accettò l’invito. La sua guancia scivolò in avanti, il glande venne avvolto da un calore umido, piacevole. . . Cercai di sollevarmi per guardare ma lei premette la mano sul mio petto facendomi nuovamente distendere poi sollevò il capo raddrizzando la verga l’unica cosa oscena che vedevo, perché il viso della fanciulla aveva un’espressione angelica che neanche le labbra strette sotto il glande riuscivano a deturpare.

Poi sentii la lingua muoversi su di esso come ad esplorarlo ritornando sempre all’orifizio del meato a saggiare con la punta la goccia che la mia eccitazione aveva fatto spuntare, portò le dita alla base della verga a tenderne la pelle poi chiuse gli occhi e. . . Erano dolci, morbide le labbra che vedevo scendere, soave il calore che sentivo nella sua bocca, sentii sul glande il palato della fanciulla mentre la sua lingua si muoveva come ad avvolgerlo.
Si era fermata col membro in bocca, vidi le guance incavarsi nel suggerlo, la lingua lo accarezzò ancora poi la bocca risalì insieme alle dita che ne trascinavano la pelle. Sollevò il viso per guardarmi poi riportò lo sguardo al pene che le sue dita mantenevano verticale.
– Sapevo che mi sarebbe piaciuto prenderlo in bacca . . . ma non così tanto! Ha la testolina liscia, morbida, non dura come il resto. . .
Spostò in avanti il viso per avere la bocca sopra la verga e chiuse nuovamente gli occhi. Questa volta riuscì a prenderlo quasi tutto fermandosi solo quando il glande fu contro il fondo della sua gola, sospirai per la carezza delle sue labbra e per il massaggio che le dita facevano scendendo lungo l’asta.
– Ohhh. . . cara. . . cara. . .
Già la sua bocca stava risalendo accompagnata dalle dita che ora scivolavano per la saliva di cui l’aveva ricoperta, mi protesi sentendomi succhiare, la bocca calò nuovamente, risalì, calò ancora. . .

– Ohhh Marina. . . come sei dolce!
Sollevò il viso, lo scosse tenendo in bocca il membro che oscillando deformava or l’una or l’altra sua guancia, poi lo lasciò per fissarmi negli occhi spudoratamente mentre le sue mani continuavano a muoversi come dotate di vita propria.
– Non sono dolce, sono una troietta. . . Lia ha ragione! Sapessi la voglia di cazzo che mi ritrovo, la senti com’é bagnata la mia fica? Sei tu che la rendi così, ho ancora talmente voglia che non hai abbastanza tempo per poterla soddisfare! Non accarezzarla, lascia che sia io a soddisfarti, appena ti ho preso in bocca mi sono sentita una puttana che fa un pompino!
– Amore. . . é da tanto che desidero la tua bocca. Si, fammelo!.
Lei si sottrasse alle carezze delle mie dita poi si sistemò comodamente e fissandomi negli occhi si chinò nuovamente sul membro. Lo tenne alla base usando soltanto due dita, ne tese la pelle facendo risaltare l’asta che si ergeva lunga come il suo viso e ripartendo dalla base ricominciò a picchiettarlo con piccoli colpi di lingua come per meglio farne circolare il sangue.
Lo faceva con cura risalendo adagio verso il glande inseguendo il pene che oscillava ogni volta che la rosea appendice lo batteva. Muoveva il capo per non trascurare nessuna parte, si soffermò sul glande che divenne gonfio fino e di un rosso cupo, quasi violaceo. Si fermò per ammirare la verga umida.

– Lo so che ti piace, vedi come ci so fare?
Aveva parlato con le labbra che sfioravano il glande, aprì la bocca e la fece scendere lentamente, risalire con un risucchio che mi fece sospirare e tendere il ventre. Liberò la verga e disse con malcelato orgoglio:
– Amore. . . sono felice! Vedrai, nessuna ti farà mai un pompino così!
Ricominciò, questa volta lo tenne a lungo in bocca facendomi sentire il massaggio della lingua sul condotto su e giù in una lenta carezza. Le sue labbra risalirono l’asta accompagnate dal movimento incessante della lingua che la manteneva premuta al palato così che tutta la bocca partecipava all’azione.
Ero estasiato dalle sensazioni che provavo e ammagliato dalle labbra che stringevano il membro alla base. Lo succhiò dolcemente poi il pene sparì nelle sue fauci, riapparve, scomparve ancora. . .
Ora la bocca andava su e giù mentre gli occhi della servetta seguivano sul mio viso l’effetto del suo straordinario bocchino.
– Cara. . . nessuna mi aveva fatto così. . . sei meravigliosa! Mi piace come lo prendi. . . ahhh mi stai facendo godere. . . ahhh. . .
Sollevò la bocca e la spostò sotto il glande lambendo l’inizio del condotto. Sentendomi leccato sulla parte più sensibile del pene mi inarcai.

– Vedi come sono brava? Rilassati e godi. . . voglio che sia bello!
Riprese il soave movimento, su e giù lungo il membro, felice di sentirmi sospirare, fermandosi quando sentiva in bocca le contrazioni del mio imminente piacere, riprendendo appena mi rilassavo; guardavo affascinato le belle labbra scendere finché agli stremi urlai:
– Ahhh ! ! ! Sto per. . . venire! Adesso. . . oh attenta. . . mhhh. . . succhiami!
– Si. . . si. . .
La bocca scese e risalì poi mosse veloce le labbra sull’estremità del pene.
– Mhhh . . . Al primo schizzo, mosse rapidamente le dita lungo la verga che si contraeva scaricando ripetuti getti nella bocca della giovane. Fu un orgasmo travolgente e lunghissimo, la bocca si fermò le labbra strette sotto il glande e lo succhiò appassionatamente mentre le sue dita muovendosi su e giù lingo il pene scivoloso di saliva accompagnavano il mio godimento con la loro forsennata masturbazione.
– Ah godo. . . si, succhialo. . . spompami! Ohhh. . . prendilo tutto. . .
Il mio godimento divenne estasi vedendola ricevere lo sperma incavando le guance, succhiava poi continuava a suggermi aspettando l’altro mio getto poi l’altro ancora, trangugiando infine il tutto golosamente.

Continuai a godere anche quando smisi di eiaculare aiutato dalla bocca che la ragazza faceva ancora scorrere facendo rimanere il pene a lungo teso. Sollevai il suo viso, lei si rannicchiò contro di me. Baciai la bocca che mi aveva dato così tanto piacere, esausto per i ripetuti orgasmi; la voce di Lia ci fece trasalire, Marina si mise in piedi abbottonandosi frettolosamente.
– Non posso lasciarvi soli neanche un momento!
La voce della diva era pungente e anche il suo sguardo che andava dalla ragazza al mio pene che luccicante di saliva si stava afflosciando. La cameriera si era ripresa.
– Ora anche lui ha finito. Disse sostenendo il suo sguardo.
Gli occhi di Lia a poco a poco si addolcirono, arrivò persino a sorridere.
– Bene. . . mi fa piacere! Disse.
Era vestita e truccata con gusto come la ricordavo negli spettacoli della televisione. Il solo a essere a disagio ero io per essere rimasto nudo davanti alle due ragazze. In braccio aveva i miei vestiti, li porse alla cameriera. Mi alzai e mi rivestii prendendo gli indumenti che la ragazza mi porgeva ad uno ad uno. Ormai ero pronto, porsi la mano alla diva per accomiatarmi, lei rise.
– Sciocchino! Sono contenta che tu sia venuto anche se ti sei dedicato quasi interamente a Marina. . . Spero di rivederti, quando ritorno a Firenze ti chiamo, sono sicura che anche a lei farà piacere!

Mi abbracciò baciandomi sulle guance, la camerierina mi accompagnò. Vedendola turbata la presi alla vita facendo il tragitto abbracciati come due innamorati.
– Sei una cara ragazza sai? Sono contento di averti conosciuta, hai sentito Lia? Ci rivedremo se lo vuoi. . .
– Lo spero tanto. . . Prima era arrabbiata, ti voleva tutto per se, ma poi le é passato. Mi ha detto di darti questo.
Mi diede una busta, ormai eravamo arrivati alla porticina del parco, la presi e la infilai piegata nel taschino del suo grembiule.
– Comprati qualcosa che ti ricordi di me!
La baciai un’ultima volta poi inforcai il motorino e sfrecciai via per non vedere la figurina nera ferma sulla soglia con le lacrime agli occhi.

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