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ADORABILI CREATURE 6. LA SIGNORA PARDI

By 7 Maggio 2014Febbraio 9th, 2020No Comments

L’AUSTERA SIGNORA PARDI
Trascorsi le vacanze estive al mio paese. Molte cose erano cambiate in quei pochi anni, case nuove e anche negozi nuovi ma quello che non era cambiata era la mentalità che rendeva le ragazze schive e inavvicinabili per chi non manifestava già dai primi approcci le sue intenzioni ‘serie’.
Riuscii quindi a scambiare solo poche parole con le fanciulle che conoscevo fin da bambino e dopo neanche una settimana la castità mi pesava. Al contrario di molti miei coetanei ero restio ad intrattenermi con quelle donne che anche nei paesini concedono le loro grazie a pagamento. Avrei voluto vedere la maestrina anche solo per salutarla, feci in bicicletta il tragitto fino al paese dove si era trasferita, per apprendere che era andata al mare col marito e col figlioletto.
Incrociai la signora Pardi osando anche salutarla con un timido ‘buongiorno’ ma la moglie del notaio mi gettò appena un’occhiata senza rispondere, evidentemente non mi aveva riconosciuto.

Fra le novità che trovai vi era il supermercato che occupava un’ampia area a qualche chilometro dal paese, mi ci recai per vincere la noia. Si chiamava ‘Carrefour’ ed era posto in posizione strategica rispetto ai diversi paesini. Mi mischiai alla folla con la speranza di agganciare qualche ragazza, meglio se una turista del vicino campeggio.
Vidi ancora la signora Pardi che spingendo il cestello faceva le sue compere scegliendo con cura i prodotti, la seguii dandomi dell’imbecille per non aver apprezzato in pieno la donna quando mi aveva costretto a sottostare a quel suo capriccio.
Era sempre bella ed elegante, ammirai la sua figura mentre si aggirava fra gli scaffali. Più di un uomo si voltava a guardarla ma lei camminava altera come una regina non degnando nessuno di uno sguardo e quando uscì col carrello colmo, la seguii ancora. La camicetta leggermente scollata metteva in risalto il petto opulento e lasciava nude le braccia tornite come tornite erano le gambe diritte fasciate in un tailleur che modellava le cosce lunghe e il sedere compatto.

Vi era una leggera salita prima del parcheggio, vedendola in difficoltà presi coraggio e mi affiancai.
– Posso aiutarla Signora?
– No grazie! La sua risposta secca non mi scoraggiò.
– Non si ricorda di me? Sono Nicola. . . il figlio della sarta!
Ebbe un attimo di esitazione, ne approfittai per appropriarmi del carrello e spingerlo. Solo allora sembrò ricordarsi, lasciò il carrello alle mie cure e camminandomi accanto mi guardò con attenzione, finalmente mi degnò di un sorriso.
– Nicola? Chiese.
– Si, le ho portato un vestito da provare, ricorda?
Eravamo giunti vicino alla sua macchina, la signora aprì lo sportello posteriore, mi osservò con un sorriso lievemente ironico mentre sistemavo i pacchi nella vettura, ormai avevo finito, lei si chinò e a bassa voce:
Ricordo. . . sei quello che non gli piaceva baciare! Ti sei fatto grande, un giovanotto, non ti avevo riconosciuto!

Andai a riporre il carrello, ritornai, accettò sovrapensiero la moneta che avevo ricuperato guardandomi ancora con curiosità, presi coraggio e arrossendo dissi:
– Adesso mi piace baciare. . . se solo lei volesse. . .
Il suo sguardo si fece severo, si guardò attorno poi sicura che nessuno faceva caso a noi rise, respirai sollevato vedendo che non si era offesa.
– Sei sfacciato lo sai?
– Lo so ma. . . la desidero!
Chiudendo lo sportello si fece nuovamente seria, mi guardò pensierosa senza parlare, salì in macchina, avviò il motore poi mi guardò ancora e abbassò il vetro del finestrino.
– Conosci la strada che va a Lorra? Chiese.
– Certo. . .
– A circa due chilometri dal paese c’&egrave una curva poi un ponte prima della salita, domani aspettami lì. . . alle otto e mezza! Innestò la marcia e partì.

Guardai la macchina allontanarsi e sparire, non riuscivo ancora a crederci, la signora Pardi mi aveva dato un appuntamento!
L’indomani mi alzai presto, feci la doccia, mi pettinai con cura, inforcai la bicicletta e partii. Conoscevo bene il posto che mi aveva indicato e anche la strada poco frequentata che portava al paese dove il notaio aveva lo studio, il cielo era sereno e prometteva una giornata afosa. Faceva ancora fresco, una leggera brezza sollevava la mia camicia mentre pedalavo con calma per l’anticipo col quale ero partito.
Avevo lasciato dietro di me le ultime case quando una macchina mi sorpassò. Alla guida vi era la signora Pardi, attraverso il lunotto posteriore vidi la sagoma del notaio. Raggiunto il posto indicato, nascosi la bicicletta dietro un cespuglio e mi sedetti all’ombra di un albero ad aspettare.

Dopo la macchina del notaio non passò nessuno, già il calore cominciava a farsi sentire appena mitigato dal venticello che presto sarebbe cessato. Dopo circa venti minuti una macchina apparve in cima alla salita, all’avvicinarsi riconobbi la signora alla guida, mi alzai portandomi sul ciglio della strada. Si fermò.
– Sali!
Stavo per fare il giro della vettura ma lei:
– Cos’hai capito. . . dietro! Appena salito riparti.
– Stai giù, nessuno deve vederti . . .
Mi abbassai sul sedile, percepii la curva poi all’avvicinarsi del paese udii il rumore tipico delle attività del mattino, l’alzarsi delle saracinesche dei negozi, il chiamarsi della gente. . . La macchina si fermò, un cancello automatico cigolò nell’aprirsi, l’auto ripartì, scese una rampa, riconobbi la penombra di un garage, la signora scese dalla vettura andando a chiudere il portone basculante.

– Ora puoi uscire!

Appena scesi, udii il ronzio di un aspirapolvere, seguii la signora. In fondo vi era una porticina che dava su una scala, salimmo sbucando in un corridoio dove una ragazza era intenta alle pulizie.
– My? Ci porti un thé?
– Si signora!
La ragazza si raddrizzò, era minuta, la carnagione scura, i capelli lisci e i lineamenti del viso leggermente schiacciati indicavano un’orientale. La signora spiegò:
E’ vietnamita, si chiama My Diem. L’ho assunta quando Alice se n’é andata, non ha più nessuno, sapessi quante ne ha passate! Vive con noi e mi é molto affezionata!
Mi fece entrare in un’ampia stanza occupata da un tavolo massiccio, scuro, credo di mogano con attorno alcune sedie anch’esse scure, pesanti. Contro una parete un grande divano di cuoio nero trapuntato e due poltrone dello stesso materiale; fra il divano e le poltrone, un tavolino basso. Le altre pareti erano occupate da libri di legge dentro le vetrine dai vetri fum&egrave, salvo la parete laterale dove due grandi porte finestre davano su un giardino in fondo al quale vi era un muro alto.

La cameriera bussò prima di entrare, posò il vassoio con le tazze e la chicchera poi aspettò gli ordini. La signora si sedette sul divano facendomi accomodare su una poltrona, fece un cenno, la ragazza versò la bevanda.
– My. . . questo é Nicola! Nessuna sa che &egrave qui, capisci? Puoi andare! Ah. . . non ci sono per nessuno, se squilla il telefono pensaci tu. . . ora va!
La ragazza non fece commenti, sembrava una sfinge, uscì silenziosamente. La signora passò lo zucchero, si servì, per lunghi istanti si udì il tintinnio dei cucchiaini nelle tazze, poi sollevò gli occhi e mentre beveva il primo sorso disse:
– Racconta!
Cosa dovevo raccontare? Dissi dei miei studi, che mi ero diplomato, che ero in attesa di un impiego, che ero in vacanza, che altro dovevo dire? La signora mi ascoltava con attenzione sorseggiando il suo the, osservandomi come se fossi lì per fare conversazione. Alla fine vedendo il mio imbarazzo inclinò graziosamente il viso:

– Ce l’hai la ragazza Nico? Mi aveva chiamato Nico, la cosa mi fece ben sperare.
– No. . .
– E. . . ne hai avute? Sai quello che intendo vero?
– Si, ne ho avute. . .
– Dopo Luigina voglio dire. . . Arrossii, conosceva il mio segreto!
– Signora, come sa? Ero sbalordito, sorrise della mia confusione.
– Lo so. . . Tu non hai detto a nessuno quello che é successo quel giorno, io non ho parlato di Luigina. Allora, ne hai avute?
Qualcuna. . . Lei é stata la prima. . . per questo quando l’ho vista. . .

– Capisco. . . Mise le tazzine sul vassoio poi suonò il campanello. My Diem ricomparve, prese il vassoio e uscì. La signora si alzò venendo dietro la poltrona sulla quale ero seduto, sentii le sue mani lievi sulle mie guance poi la sua voce:

– Anch’io quando ti ho visto. . . non ti ho dimenticato sai? Vieni!
Mi alzai facendo il giro della poltrona, aspettò che fossi vicino poi prese le mie mani nelle sue e mi fissò.
– Allora? Chiese.
Ora il cuore mi batteva forte, lei fece ancora un passo sfiorando il mio petto col suo, la vidi guardare le mie labbra, avvicinai il viso, lei inclinò il suo appena le labbra si sfiorarono. . .
La sua bocca era socchiusa quando vi posai la mia, subito le lingue si cercarono accarezzandosi languidamente, premette le mie mani dietro le mie cosce, le lasciò per prendere la sua gonna, sollevarla, poi mi attirò contro e poggiata contro il tavolo sollevò una gamba per meglio sentire l’erezione del mio pene, lasciando che la mia mano risalisse oltre la calza sulla coscia nuda.

Sospirando si lasciò andare di schiena sul tavolo trascinandomi sopra. Il nostro bacio divenne ingordo, puntò le mani sulle mie spalle facendomi sollevare il busto poi rapidamente sbottonò la camicetta, la fece scivolare lungo le spalle insieme alle spalline del reggiseno scoprendo le mammelle molto più belle di quanto le ricordassi. Emise un lamento appena la mia bocca calò aperta su una punta baciandola come un affamato mentre le mie mani strizzavano i seni duri, compatti.
Passai all’altro suo seno, la donna sospirando sollevò il busto, lo mosse lasciando che leccassi avidamente i bei promontori poi mi attirò nuovamente sulla sua bocca dardeggiando la lingua, lambendo voluttuosamente le mie labbra, la lingua che attirò nella sua bocca per suggerla. Spinse il mio capo nuovamente sui suoi seni, respirava affannosamente sentendo la mia lingua danzare sui capezzoli diventati duri.
Premette nuovamente sul mio capo, ora con forza, rimase distesa col viso alterato mentre mi chinavo sul suo ventre. Le sue mani sollevarono ancora la gonna, le mutandine erano bianche, minuscole, sollevò alte le gambe piegate, spalancò le cosce vedendo che chinavo fra di esse il viso.

Emise un gridolino mentre scostando di lato le mutandine le mie dita tirarono i peli nello scoprire il suo sesso. Fu con un lungo sospiro che ricevette la mia lingua nella sua fica. Percorsi il bel sesso con rapide leccate che mandarono in estasi la donna, cominciò a lamentarsi debolmente fremendo mentre assaporavo le sue carni incurante dei peli che la lingua trascinava come se fosse la prima fica che leccavo.
Vedevo il suo viso fra i seni simili a grosse mele, lei discinta e bellissima mi fissava fremendo tutta poi non riuscendo più a trattenersi pronunciò le prime parole da quando le nostre bocche si erano incontrate.
– Ohhh. . . ora voglio baciare il tuo cazzo! Già si stava alzando.
– Si. . . si. . .
Si chinò per disfare la mia cintura mentre i suoi occhi non si staccavano dal mio viso, tirò la cerniera, le sue mani abbassarono i pantaloncini corti insieme ai boxers, il pene picchiò contro il suo viso, rise.

– Anche il tuo cazzo é cresciuto. . . e come!
Rideva ancora mentre chinandosi maggiormente allungò la lingua sui testicoli e continuando a fissarmi la fece risalire lentamente come una spatola lungo tutta la verga, soffermandosi sotto il glande a lambire con la punta la nascita del condotto, lo faceva gioiosamente come se fosse felice di vedermi sospirare poi aprì la bocca, le labbra scesero ingoiandomi, risalirono, scesero ancora. . .
– Mhhpf. . . mhhpf. . . mhhpf. . . Faceva scorrendo su e giù, gli occhi ridenti sempre fissi nei miei, il piacere me li fece chiudere, quando li riaprii il membro era nella sua mano, muovendo il viso lo leccò attorno alla cappella tutta poi la sua bocca calò nuovamente, questa volta me lo succhiò. . .
– Signora. . . ahhh. . . cara. . . cara. . .
Si alzò per togliersi i vestiti, mi spogliai anch’io, si tolse tutto anche le calze e il reggicalze. Quando fummo nudi mi sorrise:

– Puoi chiamarmi Silvia e. . . darmi del tu!
– Silvia. . . Avevo pronunciato il suo nome come un’invocazione.
L’abbracciai, lei aderì tutta contro di me facendomi sentire la pelle calda del corpo sodo, pieno, le nostre bocche si esplorarono avidamente come se fosse il solo modo che avevamo di conoscerci, le mie mani scesero sulla sua schiena, superarono l’avvallamento delle reni, il sedere duro, compatto. . . Appena sentì le mani sull’alto delle cosce, le divaricò, protese il ventre per farmi sentire contro i testicoli la morbidezza umida della sua vulva.
Staccò la bocca e voltò all’indietro il capo, arretrò, quando fu contro il tavolo, si alzò sulla punta dei piedi, la sollevai facendola sedere sul bordo, si allungò nuovamente e come prima sollevò alte le gambe piegate e allargò nuovamente le cosce.
– Signora. . . Silvia, hai una fica bellissima!

Rise dell’insolito complimento, la posizione impudica della donna e il desiderio che provava l’avevano aperta, lei con le dita ne separò i peli lisciandoli ai lati.
– Ti piace? Chiese.
– Oh si. . . si. . .
Come in molte brune, le labbra che si innalzavano erano scure e bordavano la ferita del sesso facendo risaltare la carne scintillante che appariva di un rosso vivo, il clitoride formava un delizioso arco sporgente dove le labbra sottili nascevano, proseguiva in una cresta spessa che si assottigliava fino alla giunzione delle labbra grassocce ricoperte da una fine peluria fin quasi agli inguini. Il sesso di Marina sarebbe diventato così pensai ricordando non so perché la fanciulla. L’ingresso della vagina era socchiuso come un invito e al di sotto dopo la pelvi quasi glabra, le natiche si dividevano lasciando spuntare dei peli neri che ombreggiavano il bottoncino bruno dell’ano.

Le cosce forti dalla forma perfetta erano lisce e conducevano lo sguardo alla conturbante femminilità della bella signora. Sorrise compiaciuta vedendomi chinare il viso, sospiro per la lingua che tuffai più volte nella vagina ritirandola coperta di umori che spalmai su tutta la fica aprendone le labbrette fino ad incontrare la sporgenza dura che Lucy aveva chiamato il beccuccio della sua passera.
Appena cominciai a picchiettarlo con colpetti rapidi, la signora prese a muoversi con piccoli scatti del bacino quasi fossero i colpi di lingua che portavo di sotto in su a sollevarla.
– Ahhh Nico. . . ci sai fare con la lingua. . . mhhh. . . oh si, ci sai fare!
Vedevo oltre il cespuglio dei peli, il ventre contrarsi e rilassarsi e il viso della donna alterato per il piacere, inquadrato dalle mammelle tonde, stupende, le sue mani furono contro le mie guance mentre con le dita si allargava la vulva e quando la mia bocca la ricoprì le sue mani si spostarono sotto le sue natiche a sollevarle.

Baciai la sua fica con lo stesso ardore col quale avevo baciato la sua bocca esplorando le carni lisce, saporose, salutato dai gridolini estasiati della signora. Mi tornarono in mente le donne alle quali avevo tributato lo stesso omaggio: Luigina, Olga, Emma, Lucy, Lara, Lia, Marina e altre ancora. . . Da tutte avevo imparato qualcosa che ora mettevo in pratica leccando la fica della moglie del notaio.
Gemeva Silvia dimenandosi, contorcendosi, muovendo di qua e di là il bacino con la mia bocca incollata al suo sesso, non per sfuggirmi ma per meglio sentirsi esplorare dalla lingua, per sentirla andare nello spacco aperto, tuffarsi nella vagina risalire la fica che sentivo fremere, fin su e quando con le labbra strette al clitoride lo succhiai, si inarcò tutta e urlò quasi:
Amore. . . mhhh basta. . . basta. . .

Mi raddrizzai, la donna sollevata sui gomiti mi guardava con le guance infuocate, il suo respiro rapido diceva dell’emozione che stava provando. Era rimasta con le cosce spalancate sulla fica nuda per i peli che la mia saliva aveva appiccicato al gonfiore del pube. Aspettò finché il respiro divenne quasi regolare, poi disse:
– Ora caro. . . dammelo . . . lo voglio subito!
Il suo, più che un ordine era una preghiera tanto la voce era supplichevole. Guidai il glande nelle carni madide e spinsi adagio, sospirammo entrambi per la carezza che si facevano i sessi, il membro entrando allargò le labbra della bella fica e lentamente scomparve avvolto dal calore del suo grembo.
– Ahhh. . . cosi. . . cosi. . .
La signora aveva riaperto gli occhi che aveva chiuso alla penetrazione e mi fissava ansiosa. Le cosce premute alle sue natiche guardavo quella donna bellissima che mi stava donando il suo corpo aspettandosi da me piacere.

Iniziai un lento va e vieni nel grembo bollente salutato da gridolini di gioiosa meraviglia come fosse una collegiale al suo primo coito. Ero incantato dalla bellezza di quella donna matura dalle forme voluttuose che guardava il ragazzotto muoversi con ampi colpi di reni, incurante di mostrarsi con la fica aperta anzi era con fierezza che seguiva il mio sguardo percorrere il suo corpo ritornando sempre alla macchia scura dove il pene scompariva, riappariva avvolto dalle labbra brune, scompariva nuovamente allargando le labbra grassocce, trascinando ancora le sottili labbrette. . .
– Ha. . . ha. . . ha. . . ha. . .
Era bella Silvia nel suo godimento, le mammelle dalle forme sferiche simili a grosse bocce oscillavano ad ogni colpo che portavo facendo entrare il pene fino ad urtare col pube il rilievo grassoccio che bordava la bella fica e sbattevo i testicoli fra le sue natiche, sul caldo orifizio del suo culo.
– Ha. . . ha. . . ha. . . ha. . .

Le grida che non riusciva a trattenere erano musica per le mie orecchie e mi avrebbero spronato ad accelerare il mio immergermi se non mi avessero impedito di ammirare pienamente la fica della signora, le cosce oscenamente spalancate e il cazzo bagnato in perenne movimento.
Esultavo, la signora godeva, lo vedevo dalla smorfia che alterava i lineamenti altrimenti belli ad ogni mio affondo, dalla bocca aperta, dai lamenti che lasciava sfuggire, dai fremiti che percorrevano il suo corpo, dal sollevarsi del bacino come fosse impaziente di sentire il membro salire, riempire la sua vagina, urtare il suo utero. . .
Era mia, interamente mia e. . . la stavo dominando! Non mi importava del mio piacere anche se lo sentivo lentamente salire, contava soltanto il possesso di quella donna altera che guaiva muovendosi in modo disordinato. . .
– Ahahhh. . . ah. . . siii. . . oh così. . . così. . . ah. . . dai. . . dai. . .

Il suo sguardo, la sua voce mi supplicavano di mettere fine al suo supplizio, le sue mani si afferrarono ai bordi del tavolo nel tentativo di resistere ai colpi che la spostavano ora che avevo accelerato il mio scorrere.
– Ahhh. . . dammelo piano. . . oh fammelo sentire ancora. . . ahhh. . . vedi che non ce la faccio più? Ahahhh. . . cosi. . . cosi. . .
Per la bella signora era giunta il momento! Ora era lentamente che gli davo il cazzo spingendolo a fondo per farle sentire il glande contro l’inizio dell’utero, che lo ritiravo trascinando gli umori della vagina, per poi immergerlo ancora, lentamente e ancora, ancora. . . La donna mi guardava con gratitudine, non gridava più ma un lamento continuo usciva dalle sue labbra riarse poi. . . Ebbi la gioia di vedere il suo godimento, gli occhi rovesciarsi, il suo respiro diventare affannoso. . .
Ahhhh. . . siiii. . . siii. . . Esclamò abbandonandosi.

Continuai a immergermi lentamente, il suo ventre si contrasse, sentii le strette della vagina in orgasmo attorno al membro poi il fiotto liquido del suo piacere irrorarlo proprio mentre stava per giungere il mio godimento
– Oh fermati amore. . . sono venuta. . . sono venuta. . .
I tratti del suo viso si distesero ma le contrazioni della vagina continuarono ancora attorno al pene. Mi sorrise dolcemente tendendomi le mani. Nell’aiutare la donna ad alzarsi il pene uscì dalla sua guaina, Silvia saltò giù dal tavolo e subito si strinse contro di me, nascondendo il viso nell’incavo della mia spalla.
– Oh caro. . . sei tutto sudato! Disse sorpresa.
Era vero, ero madido di sudore mentre la sua schiena, il suo sedere erano lisci ed asciutti sotto le mie mani. Si scostò per guardarmi preoccupata.
– Sei bagnato. . . vuoi fare la doccia? Chiese.
– No. . . no. . . Solo allora la signora si accorse del pene rimasto rigido.
– Caro, potevi godere sai? Dentro di me, non c’era pericolo e mi avrebbe fatto piacere! Oh perché non hai voluto?

– Non sono riuscito e poi, eri talmente bella. . . La vidi sorridere timidamente.
– Forse non sono stata abbastanza brava o forse. . . Era da tanto che non facevo all’amore con un uomo, l’ultima volta &egrave stato con te ricordi? Anche allora. . . Sei stato il solo da quando mi sono sposata perché con mio marito. . .
– Con tuo marito? Mi era difficile crederle
– Niente! Lo hai visto vero? Con lui ho sicurezza, vestiti, tutto! Ma in quanto al resto. . . Ti fermerai quanto tempo?
– Più di un mese. . .
– Ohhh. . . Sembrò sollevata alla notizia.
– Possiamo vederci ancora? Chiesi.
– Mi faresti felice. . . ma adesso vorrei fare felice te!

– Lo vuoi veramente? Per tutta risposta mi offrì la sua bocca.
Si, lo voleva da come lasciava che premessi il pene contro il suo ventre e mentre ci baciavamo ancheggiava languidamente. Quando ci staccammo, mi indicò il divano:
– Lì! Disse.
Mi lasciò per distendersi poi sollevando alte le gambe, le aprì.
– Vieni caro. . . ora pensa solo al tuo piacere!
Salii sul divano accosciandomi con le ginocchia aperte ai lati del suo sedere. Silvia portò le mani al membro puntandolo fra le cosce, scostai la sua mano e afferrata la verga passai il glande nella fica bagnata separando le labbra brune su fino alla sporgenza del clitoride. La signora sospirò posando le gambe ai lati del mio collo, i polpacci premettero sulla mia schiena per sollevare il bacino mentre massaggiavo con la punta del pene la cresta sensibile. . .

– Come sei dolce! Mhhh. . . vuoi farmi venire di nuovo voglia?
– Si. . .
Volevo risvegliare il suo desiderio ma sopratutto volevo calmare i miei sensi; sapevo che se l’avessi posseduta subito, il pene non avrebbe resistito, talmente la sua bocca l’aveva sollecitato, e poi ero quasi venuto nel prodigarmi durante il coito.
Continuai a stuzzicare la sua vulva, ora la signora cominciava a sospirare imprimendo al bacino dei piccoli scatti poi me l’aprì larga premendo ai lati le grandi labbra per permettere al glande di esplorarla tutta. Era eccitata e pronta! E’ sempre bella una fica in calore, quella della signora Pardi poi. . . La carne di un rosso vivo, bagnata scivolava sotto la cappella e quando la passavo sul clitoride provocava su tutto il suo corpo un fremito che si trasmetteva perfino ai suoi seni.

– Oh lo voglio dentro. . . ti prego, dammelo!
Lo inclinai sull’orifizio del suo grembo, subito un fiotto ne bagnò la punta, vidi la goccia scendere fra le natiche dischiuse perdendosi fra i peli neri che spuntavano.
– Dai. . . non vedi che sono pronta? Disse ancora.
Non so cosa mi prese ma inclinai ancora la verga passandola fra le natiche che mi tentavano enormemente, erano calde, morbide e sode allo stesso tempo, i peli che sentivo aumentarono la mia libidine, la mossi su e giù separando i glutei che riprendevano la loro forma dopo il passaggio. . .
Riuscii a percepire a malapena l’ano che la reazione della signora mi fece pentire della mia audacia, si irrigidì stringendo fortemente le natiche. Mi guardò, temetti di averla offesa, ma i suoi occhi non mostravano collera, solo sorpresa, sostenni il suo sguardo, il pene imprigionato contro l’ano caldo, bruciante, poi i suoi occhi si addolcirono, sentii che rilassava i muscoli. . .

– Alle ragazze cerchi sempre di entrare nel loro sedere? Osservò sarcastica.
Il lettore avrà capito che la donna non brillava certo per la castigatezza delle sue espressioni. Nel paese si mormorava, ma erano solo voci, che la bella signora prima di sposare il notaio facesse l’entraineuse in un locale notturno di Milano. Fosse vero o meno, da quando era diventata la signora Pardi, nessuno aveva potuto dire nulla circa la sua condotta, se non che era molto superba.
– Non con tutte. . . solo se sono belli e il tuo. . . é stupendo!
Sorrise in modo ambiguo, ero rimasi puntato sul buco del suo culo chiedendomi se potevo osare poi desistetti e strisciando il glande sul ponte pelvico entrai nel suo ventre.
Ahhh é bello sentirlo ancora!

Mi allungai sopra di lei e mossi le reni. Cercai subito la sua bocca, la trovai aperta, venne incontro alla mia lingua con la sua, la baciai sentendo che già il mio piacere saliva! Anche nella donna doveva essere così da come rispondeva ai miei baci, da come ondulava tutta, da come sollevava il bacino ai miei colpi, dalla gioia che manifestava con grida estasiate ad ogni entrare del membro.
Le nostre bocche si staccarono, lei mi strinse forte lasciando vagare le mani sulla mia schiena sul mio sedere poi sull’alto delle mie cosce accompagnando i movimenti delle mie reni, dando il ritmo alla monta.
– Ah. . . ah. . . ah. . . ah. . .
Si lamentava contro il mio collo baciando l’incavo della mia spalla, io rantolavo contro la sua. Oh era bello avere sotto il mio il corpo sodo della signora, di sentire i seni duri premuti contro il mio petto, di sentirmi sollevato dalle ondulazioni che imprimeva al bacino per meglio ricevermi nella vagina scivolosa, ricevendo la sua conturbante carezza, di udire le parole esaltate che il suo piacere dettava:
– Ah. . . ahhh. . . sei uno stallone. . . uno stallone dal bel cazzo. . . da monta! Mhhh é bello averlo nella fica. . . nella vagina. . . sentirlo salire nella pancia. . . ahhh. . . sentirmi allargata. . . riempita. . . sapere che mi farà. . . godere!

– Cara. . . sei calda dentro! Mi piace sentirti così bagnata. . . grazie. . . grazie per essere così bella. . . Oh vorrei scoparti sempre!
– Si. . . siiii scopami! Sono la guaina del tuo. . . cazzo. . . la tua. . . puttana! Ah. . . anch’io voglio essere sempre . . . tua. . . Ahhh. . .
Assaporavo il corpo della bella con tutto me stesso, la pelle calda, il massaggio che mi faceva la sua fica, la vagina che stringeva inconsciamente nei suoi movimenti, le grida che emetteva ogni volta che sentiva il membro affondare salendo nel suo ventre, come se volesse essere ripagata della sua lunga castità.
– Ah. . . ah. . . ah. . . ah. . .
Trovò la posizione più idonea a procurare il suo piacere rimanendo sollevata toccando il giaciglio col solo capo e le spalle, il corpo piegato in due, le cosce aperte, i piedi che premevano le mie reni, imprimendo al bacino dei piccoli scatti avanti e indietro, infilandosi lei stessa sul membro quasi fosse lei a scoparmi.

– Ah cosi. . . cosi. . . oh dai. . . dai. . . ahhh. . . la senti la mia fica?
– Si. . . la sento. . . ah é calda come una bocca. . . come la tua bocca! Mhhh. . . stringi la fica come prima stringevi le labbra. . . quando mi facevi il pompino!
Era vero, ma era più calda della sua bocca e anche se scorreva appena, la sua carezza era sconvolgente e faceva salire il mio piacere così rapidamente che presto raggiunse le più alte vette. Cercai di rallentare i colpi ma la donna spostò le mani al mio sedere attirandomi in lei poi non ancora contenta prese in mano i miei testicoli e spingendoli e tirandoli mi costringeva ad immergermi, ad uscire, ad immergermi ancora. . .
– Ahhh. . . dammelo fino in fondo il tuo cazzo. . . ah. . . ah. . . spingilo. . . oh anche i coglioni fammi entrare! Ah dai. . . dai. . .
Premeva le mia palle sulla fica come volesse farle entrare davvero, mi aspettavo che il suo piacere esplodesse tanto gridava! Fu allora che passai le mani sotto di lei allargando le sue natiche, le dita nel solco a cercare l’ano e quando l’ebbero trovato uno di essi premette la calda rosellina, e forzandola entrò in profondità.

– Ahhhhh! ! !
Mi sollevai per guardarla. Aveva ancora la bocca aperta, il suo sguardo era disperato, si immobilizzò. Allora mi mossi e con ampi movimenti delle reni glielo diedi tutto il cazzo, lo ritirai e glie lo diedi ancora e ancora. . . Dopo qualche istante l’ano si rilassò permettendo al dito di scorrere liberamente.
– Ahhh. . . prendi. . . prendi. . . prendi. . . Godi troia godi. . .
Ah si. . . sto godendo. . . sto godendo. . . ahhh. . . mhhh. . . ahhhh. . .

Lessi sul suo viso l’orgasmo ancora prima di sentirlo nel pene. Con una sorta di furore mi accanii nel suo ventre scopandola con colpi rapidi cercando disperatamente il mio piacere e quando arrivò mi piantai in fondo al suo ventre e il glande contro la bocca del suo utero mi immobilizzai venendo con getti copiosi, rapidi.
– Ahhh. . . ti sento! Si. . . sborra amore, riempimi di sperma ah godi. . . godi. . .
Il piacere mi fece rantolare, mi abbattei ansante, la bocca sulla sua, la lingua subito catturata, succhiata. Malgrado fosse sazia Silvia con esclamazioni di trionfo prese a muoversi lentamente e ondulando languidamente il bacino aiutò il mio godimento spremendo i mio pene fino all’ultima goccia.

Mi strinse fortemente accarezzandomi la schiena. Era diventata dolce, materna facendomi vergognare del dito che tenevo ancora immerso nei suoi glutei, lo ritirai adagio facendo sorridere la signora.
– Si fanno molte cose nei momenti particolari e si dicono anche molte cose. . .
Sorrideva ancora giustificando le mie azioni, le mie parole.
– Non pensavo quello che ho detto. . . Cominciai, lei mi interruppe:
– Perché vuoi scusarti, l’importante é che abbiamo goduto insieme, per me é stato bellissimo! Anche adesso mi piace tenerti dentro. . . Sai, pensavo veramente quello che ho detto, vorrei averti ancora. . . ma oggi non abbiamo più il tempo!
Mentre mi alzavo il pene uscì molle trascinando un liquido che bagnò la pelle del divano. Si alzò anch’essa, mi spostai per farle posto, sedette accanto a me, guardò la macchia e suonò il campanello posto sul tavolino.

Entrando la cameriera non mostrò di stupirsi nel trovarci nudi, abbracciati come degli innamorati. La donna sollevò gli occhi e indicò il divano accanto a se.
– Ci pensi tu My. . . e puoi portarci qualcosa di fresco?
La ragazza uscì senza una parola, ritornò poco dopo, posò il vassoio con le bibite e si inginocchiò per detergere la macchia con una tovaglietta. La signora mi porse un bicchiere e dopo aver bevuto un sorso, si rivolse alla ragazza ancora china.
– Mi hai sentita vero? In questi momenti non riesco a trattenermi. . .
L’orientale alzò il viso, per la prima volta la vidi sorridere, guardò prima la donna poi me, ancora la donna.
– Si, l’ho sentita. . . Sono contenta per lei signora!
Si alzò, la macchia era scomparsa. Aspettò che posassi anch’io il bicchiere, prese il vassoio accennando ad uscire.
– Senti My, accompagni Nico a farsi la doccia?
Seguii la cameriera lungo il corridoio, posò il vassoio su una mensola poi aprì una porta precedendomi nel piccolo locale, apri la tenda della doccia. . .

L’acqua tiepida fluì su di me scacciando la stanchezza dovuta al caldo, uscendo trovai che la cameriera mi aspettava con un ampio asciugamano. Mi asciugai sotto lo sguardo inespressivo dell’orientale, mi precedette nuovamente lasciandomi quando entrai nella sala.
Silvia stava finendo di vestirsi, mi vestii rapidamente anch’io, la cameriera ritornò per pettinare la sua padrona mentre questa seduta davanti allo specchio si truccava. Quando ebbe finito prese la borsetta dalle sue mani.
– Vogliamo andare? Disse.
Il vederla così elegante mi mise soggezione, era ritornata la signora Pardi, bella e irraggiungibile. Mi chiesi se avessi sognato, il suo sorriso mi rassicurò.
– Il tempo scorre in fretta quando si fa all’amore vero? Osservò.
Mi diede un bacio lieve prima di farmi salire in macchina, andò ad aprire la saracinesca del garage, mise in moto e partì. Il sole era alto ma l’aria condizionata all’interno della vettura non lasciava entrare il caldo così che il viaggio di ritorno fu piacevole malgrado la mia scomoda posizione. Mi lasciò dove mi aveva prelevato e prima di ripartire chiese:
– Domani stessa ora?
Guardai la macchina scomparire oltre la salita poi ricuperai la bicicletta e tornai a casa felice e appagato. LA CAMERIERA THAILANDESE
L’indomani feci le cose con calma in quanto avevo calcolato il tempo che occorreva per giungere al luogo dell’appuntamento, pedalai lentamente assaporando la freschezza del mattino, arrivato sul posto nascosi la bicicletta e guardai l’ora. Dopo neanche cinque minuti apparve la macchina, si fermò. La signora sorridente si voltò mentre salivo sul sedile posteriore, prima di farmi abbassare mi porse le labbra che sfiorai con un bacio.
My Diem ci aspettava sulla porta, ci salutò con un lieve inchino, prese la borsetta della signora la posò sulla mensola e ci precedette aprendo la porta della sala. Notai che portava delle scarpe con i tacchi a spillo invece delle pantofole del giorno prima, adesso appariva più piccola di me solo di qualche centimetro, non indossava il grembiule nero ma un vestito intero a fiori, lungo e stretto, all’orientale, con due spacchi laterali che scoprivano le gambe fin sopra le ginocchia mostrando i polpacci ben formati, le caviglie sottili e parte delle cosce.

Il divano e le due poltrone erano state ricoperte con una stoffa di spugna, sul tavolino era già posta la teiera con tre tazze. Mentre la ragazza versava il t&egrave, la signora spiegò:
– Si é alzata presto My per fare le pulizie e preparare tutto, spero che non ti dispiaccia se non andiamo in camera da letto. Sapessi quanto &egrave sospettoso mio marito! Quando eri ancora giovincello &egrave mancato poco che se ne accorgesse. . . non per il letto che Alice aveva rifatto ma per. . . Sono riuscita in tempo a dare aria alla stanza prima che entrasse.
Silvia e io prendemmo il the seduti sul divano, la cameriera seduta sulla poltrona conservava quell’aria enigmatica che mi metteva soggezione ma ora il suo abbigliamento la ingentiliva, arrivò persino a scambiare un sorriso con la sua padrona.
– Ora va My, ti chiamo io. . . Disse quest’ultima.

Ormai avevamo finito di bere il nostro t&egrave, la cameriera annuì, prese il vassoio con le tazze e uscì. Guardai la signora Pardi.
– Anche lei é sola. . . ha trentadue anni ed &egrave vedova. Dorme da noi e esce di rado, ma quando lo fa trova sempre qualcuno che la infastidisce. . . ma anche lei é di carne! Ho promesso che l’avrei chiamata, spero che non ti dispiaccia!
Mi dispiaceva e come! Stavo per dirlo ma già la signora si era alzata.
– Aiutami per piacere. Chiese.
Insieme spostammo il tavolino a fianco del divano, prima di farlo la donna mise il campanello sul bracciolo. Senza nulla dire, come fosse sott’inteso che eravamo lì per fare all’amore ci spogliammo con calma e una volta nudi ci sedemmo. Lei si volse subito verso di me, la sua espressione era languida, sognante. La baciai ritrovando le sensazioni del giorno prima, non vi era più l’impazienza che aveva reso le nostre azioni irruenti ma la calma di chi non ha fretta e vuole assaporare pienamente il piacere che può dare un incontro amoroso.

Silvia si adagiò contro lo schienale e ad occhi chiusi si lasciò esplorare la bocca tutta accarezzando la mia lingua con la sua, muovendola, spingendola nella mia bocca perché la suggessi. Le sue labbra erano morbide quando le lambii, aprì larga la bocca lasciando che chiudessi le labbra sulle sue e muovendo il viso ne facessi il giro.
Sospirò per le mani che vagavano sul suo petto, per le dita che facevano il giro delle aureole larghe, fremette sentendosi sfiorare i capezzoli che lentamente si tesero. La sua mano scese lungo il mio ventre, trovò il pene già rigido, lo strinse. . . La vidi allungare la mano al campanello, lasciai la sua bocca allo squillo che fece entrare la cameriera.
My Diem entrò avanzando con la sua aria enigmatica; non cambiò espressione vedendoci nudi e la sua padrona con in mano il mio membro.
– Vieni My. . . guarda, ti piace? Chiese facendolo oscillare.

La ragazza guardò il pene che la signora brandiva muovendolo di qua e di là ma il suo viso rimase impassibile, il vedermi guardato da quegli occhi scuri leggermente obliqui ebbe il potere di eccitarmi maggiormente. Lo guardò a lungo, sorrise leggermente scoprendo i denti candidi poi sollevò il viso.
– Si, mi piace! Rispose volgendo verso me lo guardo, degnandomi per la prima volta della sua attenzione. La signora indicò la poltrona di fronte.
– Allora rimani a guardarci e. . . puoi farlo se vuoi!
La ragazza annuendo si sedette, il vestito era leggermente risalito modellando il suo ventre, mostrando attraverso gli spacchi le sue cosce, l’unica parte del suo corpo visibile perché l’indumento che la fasciava era chiuso fino al collo da una fila di bottoni e le maniche lunghe arrivavano ai polsi.

Se il lettore si aspetta la descrizione di un rapporto a tre come ho già avuto occasione di raccontare rimarrà deluso perché fu una cosa molto diversa sia per la singolarità della situazione ma soprattutto per My Diem che mi guardava con espressione impenetrabile. La sua padrona riportò su di me la sua attenzione mostrando apertamente la voglia che aveva; con mani impazienti percorse il mio petto e il mio ventre mentre la bocca sulla mia e il viso inclinato mi baciava con passione.
La presenza dell’orientale doveva eccitarla, il bacio si fece lascivo, sentii la mia lingua risucchiata poi la sua lingua uscì saettando, leccandomi le labbra, spingendola nella mia bocca perché la succhiassi.
Mentre la baciavo le sue mani accarezzavano il mio pene, ci scambiammo lunghe schermaglie con le lingue, mi attirò in se lasciandosi frugare con la bocca aperta.

Esplorai il suo palato, le gengive, mi offrì ancora la lingua che succhiai eccitato dalla mano che si muoveva in una lenta masturbazione. Scostò il viso seguendo con gli occhi il movimento della sua mano. . . Era talmente piacevole che la lasciavo fare ma era My Diem che guardavo, sembrava una statua tanto era immobile come se quello che avveniva davanti ai suoi occhi la lasciasse indifferente e questo mi eccitava tantissimo!
Fu quando la sua padrona scese con la bocca sul mio petto cominciando a percorrerlo con labbra brucianti, che mosse le braccia sbottonandosi i polsini, poi portando le mani al collo iniziò a disfare ad uno ad uno i bottoni. La ragazza mi vide fremere nel sentire la bocca aperta su un mio capezzolo e la lingua della signora. . .

My Diem sbottonò il vestito fino alla vita e gli occhi fissi nei miei lo aprì. Dal primo momento che l’avevo vista quel giorno, avevo capito dal modo in cui la stoffa aderiva al suo corpo che sotto non portava altro. Ne ebbi la conferma vedendo apparire il suo petto, continuò a sbottonarsi fino a metà ventre. Ritornò ai polsini, tirò le maniche liberando le braccia poi lentamente scostò all’indietro i lembi dell’indumento emergendo come la Venere di Botticelli uscente dalla conchiglia.
Solo che quella era una Venere dalla pelle olivastra, levigata, dalle forme così perfette che anche il suo viso appariva bello. I seni se confrontati con quelli della sua padrona erano piccoli ma ben distanziati, le aureole lievemente sporgenti e scure erano appena più pallide dei capezzoli ai quali facevano da corolla indicavando nell’orientale una passionalità che smentiva la sua espressione impassibile. La vita stretta si allargava nei fianchi che uscivano abbastanza dalla stoffa colorata da far sognare a chiunque momenti voluttuosi.

La ragazza mi vide sospirare. Silvia serrate labbra su un mio bottoncino aveva preso a suggerlo mentre con la lingua lo picchiettava. Gemetti quando cominciò a mordicchiarlo ma la perfida tortura dei suoi denti era mitigata dalla dolcezza della lingua che la donna faceva danzare sul capezzolo avendo come effetto di aumentare il desiderio del mio pene. Fu quando la signora spostò la bocca sull’altro capezzolo che la cameriera portò le mani sui suoi seni.
Solo allora My Diem distolse da me gli occhi per guardare le sue mani sollevare i monticelli tondi quasi a portare i capezzoli a contatto con le sue labbra, invece vi portò le dita dalle unghie laccate di viola; la lingua usci a umettare gli indici che poi passò con cura sulle aureole scure facendone il giro. Ripeté più volte l’operazione fino a rendere bagnati di saliva i conturbanti rilievi sfiorando ogni volta i capezzoli che al contatto si sollevarono e si tesero.

Portò ancora alla bocca le dita, questa volta inumidì anche i pollici quindi prese fra i polpastrelli i bottoncini scuri iniziando un lento massaggio. Questa volta gli occhi obliqui erano fissi nei miei! Mi sembrò di vederla sospirare ma non ne ero sicuro tanto la sua espressione era rimasta impenetrabile. Fu proprio questo a eccitarmi maggiormente facendomi premere sul capo della signora.
La donna lasciò i miei capezzoli scendendo con la bocca aperta lungo il mio addome lasciando una scia di saliva. Sentii i seni caldi sfiorare la mia verga, mi abbandonai all’indietro lasciandomi cullare da mille sensazioni, gli occhi fissi sulle dita della cameriera che scivolavano ora su e giù sui capezzoli come se masturbassero dei falli minuscoli. Anche lei si era lasciata andare contro lo schienale ed era la verga che le mammelle della signora accarezzavano muovendo il busto che i suoi occhi guardavano.
Aprii le gambe per mostrarmi mentre brandendo il membro passavo la cappella sui capezzoli della sua padrona facendole emettere dei sospiri deliziati.

– Ecco. . . cosi, ti piace cara? Dissi ma era a My Diem che rivolgevo quelle parole.
Sentii i capezzoli di Silvia fremere al contatto, erano tesi, guardai i bottoncini di carne piegarsi uno dopo l’altro ad ogni passaggio del glande e raddrizzarsi vibranti di eccitazione mandando in visibilio la donna,
Immerse la lingua nei miei peli premendo la verga contro la guancia poi voltando il viso aprì la bocca alla sua base. . . Fu allora che la ragazza disfece i bottoni rimasti e respinse il vestito ai lati mostrandosi interamente.
Era come se non avessi mai visto una donna nuda, certamente non ne avevo mai visto nessuna come My Diem. Seguiva col suo sorriso enigmatico il mio sguardo percorrere il suo corpo con occhi allucinati scendendo lungo il petto dalle forme delicate e lussuriose allo stesso tempo, giù fino al bacino, alle cosce levigate mirabilmente tornite, risalendo alle pieghe che formavano col ventre, le sue gambe dischiuse permisero al mio sguardo di frugare il cespuglio color ebano alla ricerca del sesso che i peli celavano.

Gli occhi dell’orientale seguivano la bocca della sua padrona che ora lambiva il colletto sotto il glande sforzandosi di avvilupparlo con la lingua poi quando la bocca lo incappucciò, l’orientale sollevò le gambe spalancandole per poggiare la piega delle ginocchia sui braccioli della poltrona. Le cosce olivastre aperte mostravano per intero il cespuglio che partendo dal ventre si infittiva in una striscia fino al nascere delle natiche celando ancora il sesso della ragazza.
Sospiravo per le labbra che scivolavano lungo il mio pene in un bocchino reso ancora più sconvolgente dalla vista delle carezze che My Diem si faceva, come se le mani che vagavano sul suo corpo non fossero le sue ma le mani di un’amante. Quelle mani seguivano la forma dei seni, li plasmavano accarezzando i capezzoli prima di scendere sul ventre, allargarsi sui fianchi, seguire la forma delle anche, delle cosce allargando le braccia mostrando alle ascelle i peli dello stesso colore del suo pube.

Non so se Silvia avesse concordato con la cameriera le azioni di quel giorno, certo é che mai bocchino mi era parso più soave, la ragazza doveva udire il rumore bagnato della bocca della sua padrona che andava sul mio membro ‘mhhhpf. . . mhhhpf. . . mhhhpf’ faceva nel succhiarmi, perché ebbe l’effetto di far scendere le sue mani lungo il suo ventre poi fra le sue cosce.
– Ahhh. . . si. . . si. . . cara. . . cara. . .
Entrambe le donne intesero le mie parole come rivolte a loro, la signora prese ad far andare la bocca con più voluttà, In quanto a My Diem. . . le sue dita lisciarono i peli ai lati liberando la vulva, vidi il bagliore rosso vivo delle carni contornate da labbra scure, quasi nere. Non avevo mai visto una fica così, anche il clitoride era scuro confondendosi quasi coi peli dai quali si distingueva solo per il gonfiore emergente.

Prese subito a passare le dita nelle sue carni poi inumidite dai succhi che aveva colto nell’apertura della sua vagina, le mosse sulla cresta sporgente, sulle labbra scure facendole flettere di qua e di là. A poco a poco il suo viso perse la sua impassibilità, le sue labbra si aprirono sui denti di un biancore quasi abbagliante chiuse gli occhi aprendo la bocca come se stesse ridendo.
Avevo già visto donne masturbarsi ma nessuna lo faceva come My Diem. Solo le sue narici fremevano dicendo l’emozione che doveva provare, a poco a poco scivolò in avanti aprendosi maggiormente, ora vedevo le natiche tonde, lisce fino all’interno del solco dove nessun pelo celava la sua rosellina scura straordinariamente eccitante.
Il bocchino che la signora Pardi mi faceva provocava nel mio pene un piacere che aumentava ad ogni calare della sua bocca, avrei voluto farla smettere ma non lo feci per non rompere l’incanto di quella visione. La cameriera aveva portato una mano ai seni malmenando i bei monticelli, sospirava, le dita che muoveva sulla fica mandavano i bagliori violacei delle sue unghie, le labbra sottili e il clitoride luccicavano degli umori che le dita spalmavano prelevandoli nella carne viva della vulva.

Mi cullavo in quella visione rantolando per il piacere che mi dava la bocca che prendeva il pene come un’affamata, dovette sentire le contrazioni che stavano per scatenare il mio godimento perché dopo avermelo succhiato ancora una volta lo lasciò per alzarsi.
– Amore. . . sapessi come mi piace averti in bocca! Vorrei continuare fino a farti venire ma. . . ora voglio sentirlo nella pancia il tuo cazzo!
Vide il mio sguardo fisso sulla cameriera che non smetteva di accarezzarsi, si girò, la ragazza continuò guardando il viso della sua padrona, la donna le sorrise:
– Lo sai My che &egrave eccitante vedere come ti masturbi, sono sicura che a Nico é venuto voglia di scoparti. Te l’ho detto, puoi farlo se vuoi! Ma ora lascia che ti guardi anch’io!
Era con interesse che seguiva la ragazza continuare nelle carezze che mi mettevano il fuoco addosso, distolsi lo sguardo dalla conturbante scena per portarlo sulla donna ritta davanti a me.

Non era la prima volta che guardavo la schiena della moglie del notaio, ma il vederla senza vestiti era tutt’altra cosa! Sono poche le donne mature che possono mostrarsi nude senza suscitare negli uomini un senso di imbarazzo per i seni cadenti e per la bombatura del ventre non più contenuta dal corsetto oppure per le fossette nel sedere provocate alla cellulite.
La signora Pardi no, la schiena diritta faceva una morbida curva con la vita ancora sottile che si allargava nelle anche forti come forti erano le cosce piene e ben formate, ispirava in me una lussuria che si trasmetteva al pene facendolo pulsare di desiderio. Tutta presa dalle carezze della sua cameriera, non vedeva il mio sguardo scivolare sulle sue gambe, sul culo sodo, seguire la curva delle natiche che la posizione delle gambe leggermente divaricate lasciavano intravvedere alla giunzione con le cosce, i peli neri incollati alle labbra grassocce e il taglio della fica dalla quale emergevano delle labbra scure, sottili. . .

Trasalì, le mie mani stavano risalendo l’interno delle sue gambe, alla loro pressione le divaricò maggiormente, sospirò sentendole premere sotto la vulva e mentre le mie dita si insinuavano nel suo sesso, mi chinai a deporre baci infuocati percorrendo i globi gemelli con la bocca larga quasi volessi morderli.
Era bagnata la fica della signora, le mie dita scivolavano separando le labbrette tese, quando giunsero a toccare l’inizio della cresta dura, la donna arretrò, le sue gambe urtarono le mie ginocchia, allora le allargò schiacciando il sedere contro il mio petto. Le mie mani lasciarono il suo sesso per risalire il ventre, l’addome fermandosi sotto i suoi seni, sentii le sue mani chiudersi sulla verga, il suo culo strisciare su di me mentre la donna abbandonandosi, lentamente scivolava abbassandosi sopra il membro che le sue mani puntavano. Appena sentì il glande all’ingresso della sua vagina, si rivolse alla ragazza:
– Guarda My. . . guarda!

Le mani lasciarono il pene per portarsi le dita ai lati della vulva aprendola perché nulla della sua penetrazione sfuggisse alla cameriera. L’orientale gli occhi fissi sul ventre della padrona, sulle cosce oscenamente spalancate guardò il membro lentamente scomparire mentre la donna contorcendosi voluttuosamente si impalava facendomi sentire la carezza della vagina calda, e umida.
– Ahhh sapessi com’é bello My. . .
La ragazza aveva rallentato la sua masturbazione. Ora era lentamente che muoveva le dita sulla vulva in carezze lievi che sfioravano appena la sporgenza del clitoride e il rilievo delle piccole labbra. Erano quattro gli occhi fissi fra le cosce olivastre a guardare la fica esotica che ora veniva masturbava adagio ma in modo per noi fortemente eccitante.
Silvia si fermò col membro interamente conficcato nel ventre, il suo sedere gravò maggiormente mentre sollevando le ginocchia aperte posava i piedi sul bordo del divano per sollevare il bacino, sfilandosi in parte dall’asta di carne, rimanendo inarcata con le spalle premute contro il mio petto, solleticandomi il collo coi lunghi capelli.

– Oh fottimi amore. . . fottimi.
Portai le mani a sostenere le sue natiche, adagio spinsi sulle reni premendo il ventre contro il suo culo, le abbassai, le sollevai ancora mandando la donna in estasi.
– Si, dammelo cosi. . . cosi. . . ah cosi. . . cosi. . .
Cominciò ad accarezzarsi i seni premendoli uno contro l’altro, sollevandoli. Cielo com’erano belli, i pollici che passava sui capezzoli li avevano fatti maggiormente emergere e ora sospirava ad ogni passaggio delle sue dita, Era completamente, impudicamente aperta agli sguardi della sua cameriera.
My Diem si masturbava apertamente premendo le dita sul clitoride in movimenti circolari. Doveva essere sconvolgente per lei guardare il pene apparire e scomparire nella fica della padrona, dovevano essere lubrici i movimenti che esponevano il corpo tutto, dal ventre che fremeva ad ogni salire della verga ai seni che ballonzolavano ai miei colpi.

Un fiotto irrorò il mio membro, non posso dire se per il piacere della signora o per l’eccitazione che provava nel vedere la cameriera malmenarsi la fica. Sospirava My Diem, le dita che passava nel sesso ne aprivano le labbra scure mostrando il bagliore delle carni che bordavano, rosse come una ferita viva e bagnate come bagnate erano le dita che si muovevano, si muovevano. . .
Il piacere che provavo nel pene mi faceva scattare picchiando contro le rotondità della signora le cui grida sovrastavano i lamenti flebili che la masturbatrice emetteva ad ogni passare delle dita.
Tutti e tre stavamo traendo piacere guardando i nostri sessi esposti, desideravo follemente quella singolare ragazza, avrei voluto essere io far emettere i sospiri che sollevavano i seni bellissimi dai capezzoli luccicanti di saliva. Anche Silvia sono sicuro desiderava la stessa cosa, gli occhi incollati al sesso sapientemente accarezzato, talmente bello e impudico che la induceva a contorcersi muovendo di qua e di là il bacino per meglio sentire il turgore che riempiva la sua vagina.

In quanto a My Diem. . . Da come i suoi occhi non si staccavano dal membro che vedeva salire nel ventre della sua padrona, ero sicuro che traeva da quello l’ispirazione alle sue carezze perché ad un certo punto si aprì la vulva premendo le dita poste a V rovesciato e introducendosi il medio dell’altra mano prese a penetrarsi scatenando la libidine della signora.
– Non ti basterà il dito. . . ahhh My. . . hai bisogno del cazzo! Mhhh. . . ti ci vuole un cazzo come questo. . .
Avevo ormai abbastanza esperienza per sapere quando una donna é sul punto di venire. Lo spettacolo che l’orientale offriva era talmente conturbante che il mio piacere stava salendo alle più alte vette. Anche per la ragazza doveva essere così, La mano andava e veniva ora più velocemente picchiando le nocche delle dita piegate contro la carne rossa mentre il medio andava senza posa, i succhi che coglieva nella vagina gocciolavano finendo fra le natiche, colando ancora, assorbite dalla spugna di cui era ricoperta la poltrona.
Ora solo il nostro piacere contava, tutti e tre lo cercavamo affannosamente ma fu la moglie del notaio che ne varcò per prima la soglia.
– Adesso amore. . . ah dai. . . dai. . . ohhh sto per. . . venireeee. . .

Si immobilizzo stringendo i muscoli vaginali, quando li rilassò feci scattare le reni sbattendo il ventre contro il culo sodo scuotendola tutta tanto i miei colpi erano violenti, la donna gridò, guardavo l’orientale mentre continuavo ad accanirmi, la vagina si strinse ancora e. . . ancora, un fiotto liquido irrorò il membro provocando un rumore bagnato: ‘ schlac. . . schlac. . . schlac. . .’, la ragazza aveva allontanato le mani, era la sua fica che guardavo cercando il piacere, il vederla socchiusa, bagnata credetti che anche My Diem avesse trovato il suo godimento.
Temetti di essere il solo a rimanere inappagato, la fica, la vagina nella quale scorreva il mio pene sembravano essersi allargate tanto era poco l’attrito che facevano al membro, la donna gridò:
– Oh basta Nico. . . sono venuta. . . sono venuta. . .
Infastidita da una presenza che non le dava più piacere, la donna si gettò di fianco liberandosi, lasciandomi più eccitato che mai.
– Nico. . . mi dispiace. . . mi dispiace. . . Disse, poi rivolgendosi alla cameriera:
– E tu My? La ragazza scosse il capo, allora la donna me la indicò.
– Cosa aspetti a farla felice? Disse spingendomi verso di lei.

Mi alzai, l’orientale era rimasta aperta, aveva perso la sua impassibilità, ora la sua espressione era quella di tutte le donne quando aspettano il piacere, vedendomi avvicinare agganciò le gambe all’incavo delle ginocchia tirandole ai lati del suo corpo ma quando mi chinai su di lei scosse ancora il capo.
– Cosa c’é. . . non vuoi? Chiesi.
Il mio pene era già contro la sua vulva, sentivo le sue carni calde. . .
– No. . . non voglio scopare!
I suoi occhi erano timorosi, non riuscivo a capire che non volesse il mio membro eppure avevo visto la cupidigia con la quale lo guardava mentre si penetrava furiosamente. . . Allora lei spinse dolcemente sul mio capo fino a farmi inginocchiare, la guardai ancora.
– Si. . . Dissero le sue labbra.
La guardavo ancora mentre mi chinavo sul cespuglio scuro, aveva socchiuso le labbra, il suo viso era atteggiato a dolce attesa. . . Subito mi colpì il profumo intenso ma per nulla sgradevole del suo sesso, poi lo vidi interamente!

Era perfetto seppur piccolo, le cosce ripiegate mettevano in rilievo il gonfiore ricoperto da una fine peluria che si diradava lasciando gli inguini lisci. In mezzo, come in un frutto spaccato, la polpa rossa, luccicante che delle labbra nere, sottili facevano risaltare innalzandosi ai bordi della fessura vaginale, proseguendo formando poi dei lobi deliziosi e tesi che declinando bruscamente si fondevano nella protuberanza del clitoride, scura crestolina che si assottigliava fino alla giunzione dello spacco grassoccio coperto da peli folti, nerissimi in un boschetto fino sul ventre.
Al di sotto, dopo il ponte pelvico le natiche si dividevano formando un solco liscio, profondo dove l’ano appariva come un bocciuolo bruno in fondo a una depressione che nessun pelo deturpava.
– Sei bella My Diem. . . bella!
Lo dissi rivolto alla sua intimità come se tutta la bellezza dell’orientale fosse concentrata fra le sue cosce, fra quei globi tondi, sodi. . . La ragazza fremette appena le mie labbra la sfiorarono; benché la mia eccitazione fosse grandissima come potevo rendere un omaggio che fosse degno di tanta bellezza, ogni mia azione mi sembrava inadeguata ma appena allungai la lingua il gradimento della ragazza mi incoraggiò:

– Mhh. . . si. . . oh grazie signore. . . grazie!
Appena conobbi il sapore di My Diem lo cercai. Tutta la fica ne era ricoperta, la leccai adagio, delicatamente preoccupandomi di non fare nulla che non fosse di gradimento alla ragazza, percorsi le carni vive, lisce risalendole lentamente. Lei con lievi movimenti del bacino mi faceva capire quale era la parte che voleva lambissi, capii che amava sentire la mia lingua sulle labbra sottili, specie sui lobi talmente turgidi che quando la lingua li piegava, si raddrizzavano quasi vibrando, trasmettendo alla bella asiatica delle sensazioni che si traducevano in lunghi sospiri.
Amava che vi serrassi le labbra, che li suggessi, lo facevo inebriato dal profumo del bel sesso, dalla carezza che ricevevo contro le guance quando il mio viso sfiorava le sue cosce. . . Dopo un po, sentii le sue mani sul mio capo, ora era lei che mi guidava facendomi spostare la bocca sul clitoride lasciando che lo leccassi, lo succhiassi, felice di udire i lamenti della ragazza.
Amava anche sentirla nella vagina la lingua che spingevo e ritiravo pregna dei succhi del suo piacere, poi amava sentire la mia bocca allargare con le mie le sue labbra intime, la mia lingua percorrere come una spatola tutta la fica. Poi man mano che il piacere saliva in lei voleva carezze più audaci come il sentire il suo sesso nella mia bocca e la lingua andare veloce per tutta la vulva fino a picchiettare con la punta i beccuccio del clitoride. Sussultava allora e quando sollevando il viso interrogavo i suoi occhi, diceva:
– Oh ancora. . . ancora. . .

Non si oppose quando percorsi il culetto che aveva sollevato, le natiche aperte, con la bocca spalancata e incuneandovi il viso osai passare la lingua nel loro solco, sospirò più forte sentendola picchiettare l’ano. . . Avrei continuato all’infinito i miei baci infuocati tanta era la lussuria che l’orientale mi metteva addosso. Esultavo, era un lamento continuo quello che usciva dalla sua bocca, mi sollevai, fremeva tutta, le mani avevano lasciato il mio capo, ora erano sui suoi seni a plasmarli, poi prese fra le dita i capezzoli, non pensavo fosse possibile tirarli così. . .
I suoi occhi incontrarono i miei, mi supplicavano! Immersi la bocca nella fica che avevo lasciato, presi in bocca il clitoride, la mia lingua lo massaggiò, le mie labbra lo succhiarono. . . My Diem sussultò, si lamentò ancora sentendosi ancora penetrare la vagina dalla lingua che spingevo come un fallo, poi lentamente si chetò, le sue gambe si distesero e dolcemente respinse la mia bocca.
Non avevo percepito il suo orgasmo, solo il sapore che impregnava la mia bocca mi diceva che era avvenuto. Sollevai sulla ragazza lo sguardo disorientato, lei abbozzò un sorriso timido.
– Grazie! Disse.

Capii che voleva che mi alzassi, si alzò anch’essa poi mi spinse gentilmente fino a farmi sedere nuovamente sul divano. Accanto a me Silvia si stava masturbando per il desiderio che il mio ‘cunni linguae’ aveva suscitato in lei; lo faceva senza preoccuparsi di essere vista, con le cosce aperte, percorrendosi con dita bagnate tutta la fica, spalancandola nel penetrarsi selvaggiamente con le dita unite, gli occhi fissi sull’orientale che si era inginocchiata ai piedi del divano, fra le mie gambe che aveva aperto.
Mi guardava My Diem mentre prendeva in bocca il mio pene, non tutto ma serrò le labbra sotto il glande, non mi fece il solito bocchino ma quello che fece fu per me molto più sconvolgente! Prese subito a succhiarlodolcemente, la sua espressione era nuovamente impassibile, come se compisse un dovere, roteò la bocca accarezzandolo con le labbra, con la lingua. Doveva conoscere qual’era il mio punto più sensibile perché la sua lingua non cessava di massaggiarlo.

Mi lasciai andare all’indietro guardando affascinato la sua bocca ora immobile, tutto me stesso era fluito nel mio pene, gli occhi fissi alle labbra strette della ragazza, alle guance che si incavavano continuamente. Presi a rantolare tanto era grande il piacere che mi dava il suo suggere! Oh conosceva gli uomini My Diem perché accorgendosi che ero al limite della resistenza staccò la bocca, le sue mani salirono al mio petto, le sue dita si chiusero sui miei capezzoli pizzicandoli crudelmente tanto da farmi gridare.
La mia esclamazione era dovuta al dolore particolare che già si stava trasformando in un piacere che mi fece inarcare verso la sua bocca, quando riprese il membro non lo lasciò più, mi sentii aspirato, succhiato in modo irresistibile. . . oh come si muoveva la sua lingua! Ben presto i miei lamenti si levarono alti nella stanza salendo di intensità all’avvicinarsi del mio orgasmo e quando giunse fu con un’esplosione di sensazioni che mi lasciai andare.

My Diem non cambiò espressione, la sua bocca si fece soave, ora le labbra andavano lievemente su e giù, le sue dita si fecero carezzevoli sui miei capezzoli, era dolcemente che mi suggeva guardando il mio corpo scosso da fremiti e anche quando la mia eiaculazione ebbe termine continuò a suggermi, a svuotarmi.
Il membro ancora nella sua bocca stava perdendo la sua rigidità, portai le mani ad accarezzare i suoi capelli, raddrizzai il busto dicendo:
– Grazie My Diem, é stato bellissimo!
La ragazza lasciò il pene sedendosi sui talloni, rimase con la labbra aperte lasciando lo sperma debordare. Ero avvezzo vedere le donne ingoiare il mio piacere ma quel rivolo bianco, spesso, uscito dalla sua bocca, che colava lungo il suo mento e filando gocciolava fra i suoi seni conferiva all’orientale un’aria selvaggia che gli occhi penetranti e fissi nei miei accentuavano.

Silvia tirando un lembo della stoffa che ricopriva una delle poltrone deterse il petto della sua cameriera senza che questa cessasse di fissarmi mettendomi non poco a disagio.
– My. . . ci porti qualcosa? Anche per te naturalmente! Chiese la padrona.
La ragazza si alzò, raccolse il suo vestito e dopo un leggero inchino uscì. La signora Pardi si asciugò fra le gambe poi mi porse l’asciugamano perché mi asciugassi il pene mostrandomi una confidenza come se fossimo intimi da tempo. Andò alla ricerca dei suoi indumenti, trovai i miei e cominciai anch’io a rivestirmi.
– E’ straordinaria vero? Chiese.
– Si, ma perché non ha voluto. . . Cominciai perplesso, lei proseguì:
– Non ha voluto essere scopata? Le sarebbe piaciuto ma non può, é ancora in lutto, ma domani sarà l’ultimo giorno. . .
– Oh. . .
– Ti ho detto che ne ha passate tante, suo marito é stato ucciso prima che lei venisse in Italia. Il lutto da loro dura tre anni e termina proprio domani!
– E con ciò? Non riuscivo ancora a capire.
– Prima dei tre anni non possono avere rapporti con un uomo. . .

Sorrisi ricordando la ragazza col mio pene in bocca, Silvia capì e riprese:
– Sono strani gli orientali vero? Quello che ha fatto con te non conta, l’essenziale é non essere penetrate. Hanno una concezione dell’amore tutta particolare, non la confondono con il piacere come facciamo noi, per loro mostrarsi nudi é naturale, anche masturbarsi lo &egrave. . . My lo fa bene non é vero? Anch’io lo faccio quando sono eccitata, oppure me lo faccio fare da lei. E’ bravissima anche con la bocca. . .
Si. . . Sorrise alla mia sortita.
– Non trova niente di male a fare all’amore in modi che noi consideriamo perversi, o fra donne. . . Lo facciamo sovente sai? Anche con Alice e con le altre lo facevo ma con My é diverso, dopo non mi sento in colpa!
L’arrivo della cameriera con le bevande interruppe i nostri discorsi. Eravamo ormai vestiti, My Diem aveva rimesso il grembiule nero ed era ritornata nel suo ruolo; servi i liquori, il mio aveva un gusto particolare.

– E’ del mio paese. . . Spiegò la ragazza.
– E’ buonissimo!
– Contiene ginseng, da vigore. . . non che il signore ne abbia bisogno!
– A Nico sei piaciuta molto, mi stava chiedendo se anche domani. . .
– Ne sarei contenta, se la signora lo desidera. . .
– Si, lo desidero!
Era giunto il momento del commiato, Silvia e io ci alzammo, My Diem scoprì il divano e le poltrone piegando accuratamente la stoffa, la solita corsa in macchina, il pedalare verso casa in tempo per il pranzo. . . My Diem
Per tutto il pomeriggio e anche durante la sera pensai a quella singolare ragazza, tardai ad addormentarmi e quando finalmente vi riuscii, sognai My Diem che mi fustigava incitata dalla signora Pardi che oscenamente si masturbava.
L’indomani Silvia mi prelevò come aveva fatto le altre volte ma quando arrivati a casa e la donna aprì la porta che dava sul corridoio, quale fu la mia sorpresa nel trovare la cameriera ad aspettarci sorridente e. . . completamente nuda! Anche per la signora dovette essere una sorpresa perché rimase senza parole mentre l’orientale portando le mani congiunte contro il viso si inchinava cerimoniosamente. Un fiore bianco piantato nei capelli raccolti sopra il capo era l’unica cosa che portava, nessun gioiello, neanche l’anello che le avevo visto al dito poteva distrarre lo sguardo dalla nudità che non si curava di mostrare.

Anche i piedi erano nudi, piccoli, delicati come delicata era la testolina che il fiore posto sul lato, ingentiliva rendendo bello quel viso tipicamente asiatico col naso dalle larghe narici. Le unghie dei piedi e delle mani erano laccate dello stesso bianco del fiore. Prese la borsetta della signora e dopo averla posata sulla mensola, con un sorriso fece segno di seguirla precedendoci lungo il corridoio.
Flap flap flap facevano i suoi piedi sul pavimento lucido, l’assenza di tacchi rivelava la statura piccola, tipica delle donne della sua etnia. Silvia e io guardavamo incantati il corpo minuto bello come una miniatura, l’incedere elegante e languido che ad ogni passo muoveva appena il sedere paffuttello e sodo come le hanno da noi le adolescenti. In effetti la cameriera non dimostrava la sua età, le gambe ben proporzionate erano sottili senza essere magre, le cosce affusolate e lisce formavano delle pieghe deliziose con le rotondità dei globi gemelli che rivelavano all’attaccatura con la schiena delle fossettine incantevoli, belle da baciare!

Aprì la porta richiudendola dietro di noi. Le poltrone e il divano ricoperti da una stoffa cremisi creavano un ambiente erotico adatto alle evoluzioni amorose, il tavolino era stato spostato lasciando uno spazio in mezzo al quale la ragazza si fermò. Fino ad allora nessuno di noi aveva aperto bocca, Silvia ruppe finalmente il silenzio.
– My. . . vuoi spiegarci?
– Oggi per me é un giorno speciale, ho smesso i colori del lutto perché &egrave oggi che termina e. . . sono contenta! Sono nuda per dire che finalmente posso mettere da parte ogni costrizione dettata dalle tradizioni del mio paese.
Indicò il fiore nei capelli e mostrò le unghie, sembrava veramente felice, sorrideva, anche i suoi occhi erano ridenti.
– Vuoi dire che ora puoi. . .
– Non ancora! Posso farlo alla maniera della principessa fedele. . .
– Si e. . . tu sarai la principessa? Chiese ancora Silvia.

– Si. . . mi sono preparata per questo, se alla signora non dispiace farmi da. . .
– Ancella? Certamente. . . ma dov’&egrave l’unguento?
– Eccolo! Rispose sollevando un vasetto dall’etichetta piena di simboli misteriosi.
– Mi volete spiegare? La principessa, l’ancella. . . e io, cosa sarei? Sbottai chiedendomi chi fosse la principessa, l’ancella, l’unguento. . . La signora Pardi mi voleva per fare all’amore o era d’accordo con quella singolare ragazza ignuda?
– Tu saresti lo stalliere! Disse Silvia.
– Lo stalliere? Chi &egrave questo stalliere e cosa c’entra con noi? Chiesi sbalordito.
My Diem chinando gli occhi portò le mani alle labbra a soffocare una risata, la signora la guardò e rise apertamente. Non avevo capito nulla! L’unica cosa che sapevo é che fra poco avremo fatto all’amore, la ragazza ci aveva accolti nuda, quindi avrebbe partecipato, questo solo contava!

– Caro Nico, non avrai di che lamentarti. Intanto che ci svestiamo provo ad accennarti. Si tratta di una favola che al suo paese raccontano alle fanciulle delle migliori famiglie che stanno per sposarsi. Le tengono più di un mese in un monastero dove insegnano loro, oltre ai rudimenti di economia domestica, anche come comportarsi nel talamo coniugale, i contraccettivi, i movimenti da fare per dare all’uomo piacere, come usare le mani, la bocca, le posizioni migliori. . .
Il bello é che le ragazze li devono provare con i monaci, ti immagini? Per ultimo raccontano loro della principessa, dell’ancella e dello stalliere, più che raccontare le fanciulle eseguono quello che dice il monaco. My ha seguito il corso e ne é uscita così esperta nell’arte amatoria da far invidia a una puttana!
Mentre Silvia parlava ci spogliavamo, La ragazza prendeva i nostri vestiti e li riponeva con cura, infine fummo anche noi nudi. La presenza delle donne entrambe bellissime, sebbene così diverse, mi aveva talmente eccitato che la signora indicò con una sorta di compiacimento il mio il pene; la ragazza rise ancora nel suo modo particolare.

– Si, é proprio come lo stalliere!.
– Insomma chi &egrave e cosa fa questo stalliere? Sbottai.
– Lo capirai da solo, segui il racconto! My devi aiutarmi se non ricordo tutto.
La ragazza annuì immedesimandosi nel suo ruolo, Silvia cominciò:
“Vi era una giovane principessa bella come un sogno il cui signore era da tempo partito alla testa delle sue truppe, amava il marito e voleva essergli fedele, ma il tempo passava e non le bastavano più le carezze e i baci della sua ancella, vedeva le altre donne felici perché appagate dai loro mariti mentre lei. . .
La principessa diceva tutto all’ancella, anche il desiderio che aveva di un uomo, ma aveva promesso che nessun membro oltre quello del suo signore avrebbe varcato la soglia del suo ventre. Passarono i giorni, finalmente la serva accompagnandola nelle scuderia le indicò un garzone.”

– Lo vedi? E’ innamorato di te, se vuoi puoi averlo. . . nessuno lo saprà perché lui non parlerà, ne va della sua vita!
– Lo sai Pujy An che nessun membro. . .
– Lo so, solo il tuo signore può varcare quella soglia ma. . . vi é un’altra soglia che lui può varcare, anche quella ti darà piacere.
– Oh ma é. . . stretta!
– Vi sono gli unguenti. . . ci sono io con i miei baci. . .
– Fosse vero. . . ma ho paura!
– Non devi, se vuoi potrai constatarlo con i tuoi occhi. . .
– Ma. . .
– Non temere, si dice che può sostenere più di una tenzone tanto &egrave vigoroso!
– Allora conducilo da me in segreto. . .

Ascoltavo temendo di capire male, poi il significato delle parole cominciarono a farsi chiare nella mia mente, My Diem impersonava con serietà la principessa alla quale dava voce; la signora Pardi si era immedesimata talmente nella parte dell’ancella che ora era con deferenza che si rivolgeva a quella che fino a qualche istanti prima era la sua cameriera.
Capii che quella commedia aveva per scopo di rendere meno volgare quello che in definitiva doveva tradursi nella sodomia della signora e dell’orientale. Quei preliminari dovevano eccitarle e per la verità eccitavano anche me.
– Eccolo! Disse indicandomi.
‘La principessa’ My Diem mi squadrò apertamente dalla testa ai piedi soffermandosi sul membro duro e pulsante poi accettò la mano che l’ancella Silvia le porgeva lasciandosi condurre alla poltrona dove si sedette compostamente, poi rivolse a me lo parola.

– Sai cosa devi fare? Chiese con il tono che si addice al suo rango.
– Si mia signora! Risposi soggiogato mio malgrado.
– L’unguento! Ordinò.
Silvia prese il vasetto, lo aprì inginocchiandosi davanti a me. Prelevò con le dita un po del contenuto denso e trasparente dal quale si levava un profumo aromatico e lo spalmò con cura sul mio glande tenendo delicatamente ferma la verga con l’altra mano, lo fece col viso serio come se eseguisse un rito. Richiuse il vasetto e lo ripose, quindi sempre in ginocchio si voltò verso la ‘principessa’ aspettando i suoi comandi.
– Puoi cominciare Pujy An! Ordinò la ragazza seduta.
Quella che aveva chiamato Pujy An passò le mani sotto le ginocchia dell’orientale e lentamente con deferenza le sollevò, le aprì posando le sue gambe sui braccioli. My Diem mi guardava, la sua eccitazione a differenza del giorno prima era evidente dall’umidore che bagnava i peli fra le cosce esposte, indicando il sesso che non vedevo ancora.

Lentamente le mani dell’ancella risalirono il ventre olivastro fino ai seni bellissimi, le sue dita percorsero le mammelle indifese, seguirono il rilievo delle aureole scure infine si impossessarono dei capezzoli, le dita si chiusero sui teneri bottoncini pizzicandoli lievemente. La ragazza chiuse gli occhi.
– Ohh. . . le tue mani sono leggere così come sono crudeli le tue dita! Sospirò.
Le mani principesche si posarono sul capo della donna accarezzando dolcemente i capelli folti; per un tempo che mi parve lunghissimo guardai quelle mani sicuramente avvezze ad accarezzare i seni dell’orientale tanto si muovevano sicure. My Diem distolse lo sguardo dal mio volto per portarle sulle dita che dolcemente torturavano i bottoncini bruni che già si erano tesi. Riportò gli occhi su di me, sul membro orgogliosamente rigido il cui glande luccicava di unguento. Poi premette sul capo della donna.

Silvia chinò il viso fra le cosce aperte, le dita lasciarono di trastullare i capezzoli lasciandoli eretti e scesero a separare i peli corvini mettendo a nudo la vulva dalla carne rossa bordata da labbra scure poi protese le lingua nel bel taglio facendo in modo che vedessi il suo operato. My Diem ebbe un fremito il suo viso si illuminò.
– Ohh si. . . si! Pronunciò quelle sillabe reclinando il capo come una vittima ma i sospiri che uscivano dalle sue labbra dicevano tutto il gradimento per l’omaggio della compagna.
Ero irritato nel vedere la lingua della signora muoversi nelle carni che desideravo, esplorarne il solco alla ricerca della crestolina del clitoride, titillarla, lasciandola solo quando la sentì tesa per suggere le piccole labbra che bordavano la vagina e che pulsavano di desiderio, vidi la lingua immergersi nello stretto orifizio, muoversi mimando il va e vieni di un fallo.

La donna voltò un attimo il viso, sollevò gli occhi invitandomi con lo sguardo poi ritornata alla vulva piegò il viso prendendo fra le sue, le sottili labbra, la sua bocca si mosse piano facendone il giro. Raggiunto il clitoride, lo aspirò rumorosamente lasciandolo luccicante di saliva. . .
– Ahhh. . . mia dolce ancella. . . mi stai dando piacere. . . Sospirò la ragazza.
Anche nel suo piacere My Diem riusciva a rimanere nel suo ruolo, pur nel suo dimenarsi, protendendosi verso la bocca vorace, le sue cosce si allargarono maggiormente. Era troppo! Vedere l’orientale godere in una posa tanto lubrica provocò in me una libidine incontenibile verso quelle donne lussuriose. Mi avvicinai dietro ‘l’ancella’.
Per lunghi istanti mi beai dello spettacolo che offrivano le due femmine. My Diem si era abbandonata completamente, i suoi sospiri avevano su di me un effetto sconvolgente, sentivo il pene pulsare di un desiderio che dovevo sfogare.

I capezzoli irritati dalle dita che avevano ripreso a titillare, si ergevano dolorosamente strappando alla ragazza dei gemiti che la bocca fra le sue cosce mitigava con baci sconvolgenti. Anche se non vedevo più il lavorio della bocca di Silvia, i movimenti della testa bruna facevano capire lo straordinario ‘cunni linguae’ in atto. ‘L’ancella’ inginocchiata davanti alla sua ‘padrona’ era in una posizione eccitante e propizia, con la groppa sollevata. My Diem vide come guardavo quelle rotondità esposte e decidendo che era giunto il momento disse:
– Adesso mio bel stalliere, fa quello che desideri!
Mi inginocchiai dietro la donna e delicatamente, con mani tremanti premetti i lati delle sue gambe. Silvia non sembrò accorgersi della mia presenza, ma con mia sorpresa le spostò mettendo in mostra il sesso aperto incorniciato da peli nerissimi, La vista di quella vulva che sembrava reclamare a gran voce la verga era irresistibile!

Presa com’era dal sesso dell’orientale, Silvia esibiva alla mia vista il tesoro della vulva e delle natiche aperte sull’ano scuro ombreggiato da una peluria che lo rendeva ancora più eccitante. Avanzai silenziosamente sulle ginocchia badando di non sfiorare le sue gambe, fin quasi a toccare la bella groppa. My Diem vedendomi col pene pulsante esclamò con una voce che tradiva la sua lussuria:
– Ahhh Pujy An. . . com’é grande il mio piacere! Oh mia ancella. . . godi anche tu e anche tu bel giovane godi con noi!
Ormai scoperto, posai le mani sul bel deretano e protendendomi feci sentire alla donna il turgore della mia verga. Silvia sollevò il viso e si voltò.
– Ohhh. . . Disse cercando di chiudere le gambe, aveva le labbra e il mento bagnati dal piacere della ragazza, My Diem interruppe la sua protesta attirandola ancora sui peli fracidi del suo ventre. Sentii le gambe che stringevano le mie rilassarsi e aprirsi mentre My Diem sospirava estasiata per la lingua avida della signora.
– Amore. . . mhhh é dolce la tua bocca!

Afferrai il pene e lo strusciai sulla calda vulva, la bocca di Silvia fece udire un lungo sospiro nel sesso di quella che nella finzione era la sua padrona, il suo bacino iniziò un lento movimento. Chinai il capo ad ammirare il sedere che ondeggiava lascivamente come a provocarmi.
Avevo il glande bagnato dalle secrezioni della donna e dall’unguento profumato, senza riflettere lo passai più volte fra le sue chiappe della donna che continuava il suo conturbante movimento, lasciando una scia nel solco bruciante, sull’ano stretto, appiccicando i peli che contornavano la calda rosellina.
– Cara. . . Hai un culo che mi fa impazzire!
Si ‘culo’ era la parola più appropriata per definire gli emisferi che stringevano l’estremità del pene poggiante sull’eccitante pertugio. Credo che la pressione della verga sul suo ano eccitasse la bella ancella perché si mosse maggiormente spingendo il deretano in modo provocante. Forse non pensava che l’avrei penetrata subito, ma il calore che sentivo mi metteva una voglia pazzesca di entrare nel suo culo!

Mi chinai, il petto sulla sua schiena a baciare il suo collo, potevo sentire il profumo del sesso di My Diem, i gemiti della ragazza mi fecero perdere ogni ritegno, le mie mani scesero sotto le mammelle della donna schiacciandole brutalmente, gravando con tutto il peso sulla sua schiena, tanto da costringerla a poggiare entrambe le mani a terra.
Non reagì alla pressione del mio pene, la sua testa continuava a muoversi fra le cosce olivastre. My Diem gemeva protendendosi, schiacciando la vulva sotto la bocca vorace, respirai a lungo e spinsi, Silvia si irrigidì cercando di sfuggirmi ma troppo tardi. Spinsi ancora con tutta la forza delle mie reni, la donna urlò nel sesso che stava baciando, si contorse tutta sentendosi violare. . . Ma ormai ero nelle sue viscere, non aspettai, estrassi il pene e lo affondai ancora e. . . ancora nelle natiche della donna che continuava a urlare.

Seppi poi che la signora aveva accettato di recitare la parte che ora la sconvolgeva per accondiscendere al desiderio della sua cameriera e amante. Il pensiero di ricevere per la prima volta il membro nelle sue rotondità la spaventava, la ragazza l’aveva convinta ma ora che sentiva la presenza che l’allargava, voleva arrestarne la corsa stringendo i muscoli sfinterici ma inutilmente a causa dell’unguento, con il solo effetto di aumentare la mia lussuria per l’insolito massaggio che l’ano faceva al mio pene.
Era caldo il sedere di Silvia ed era eccitante montare la bella moglie del notaio! Il pene scorreva nelle natiche della donna che tentava di disarcionarmi con movimenti bruschi, riuscendo solo ad acuire la mia lussuria. Avrei continuato quel coito osceno fino al godimento malgrado le sue urla, se non fosse successo l’avvenimento che l’orientale aveva previsto.

Alle grida di Silvia si sovrapposero i gemiti di My Diem che prese ad agitarsi in modo convulso, mi fermai col pene piantato nel bel culo e alzai gli occhi sul viso di quella che era la ‘principessa’. La bocca della compagna e l’eccitazione provocata dalla mia azione l’aveva portata improvvisamente all’orgasmo.
– Mhhh. . . ohhh che. . . bello! Continua. . . ahhh leccami mia ancella! Mhhh. . . si. . .si!!! Ahhh non resisto. . . ahh leccami ancora ti prego! Vengo. . . ahhh . . . ahhh . . . ahhhhh!!!!
Puntando le braccia, sollevò il ventre alla bocca dell’ancella, estrassi la verga dai bei glutei e abbassandomi appena, la immersi nella vulva caldissima. Silvia mi ricevette sospirando fra le cosce di My Diem, leccandone perdutamente il sesso aperto.
– Adesso . . . adesso . . . ahhh . . . ahhhh!!!

Udendo la ragazza che desideravo urlare il suo orgasmo, ne penetrai la compagna scuotendone il corpo, avanti e indietro cercando il mio piacere nel ventre caldissimo. Ben presto sentii attorno al pene le prime contrazioni della donna, accelerai i colpi sbattendo il ventre contro il bel culo, eccitato dai gemiti delle due e dal profumo intenso delle loro vulve. La ragazza spossata dal lungo godimento respinse dal suo sesso la bocca che ne aveva bevuto il piacere e attirando la testa bruna sul suo ventre esclamò:
– Godi anche tu mia ancella. . .
Bastarono pochi colpi e e Silvia cominciò ad ansimare, poi prese a gemere sempre più forte. Malgrado la mia eccitazione volli prolungare quei momenti, lo feci sadicamente sapendo la signora sull’orlo dell’orgasmo, lei si volse e con voce supplichevole:
– Oh non lasciarmi cosi. . . mhhh finiscimi! Presto. . . ti prego!
Estrassi il pene e. . . lo infilai nuovamente nel culo della bella.
– Ahhh. . . sei un porco. . .

Ma io scorrevo nell’ano scivoloso con una sorta di rabbia e malgrado lei stringesse i muscoli non mi fermai. Portavo i miei affondi eccitato dal calore delle sue natiche sentendo il piacere salire,salire. . .
– Ahhh. . . ahhh. . . Urlava cercando di divincolarsi dalle braccia di My Diem mentre la penetravo preso da una libidine infinita. Ormai agli stremi liberai la verga e infilandola nella lunga ferita del suo sesso cominciai ad eiaculare. Sentendo gli schizzi caldi irrorare la sua vagina la bella supplicò:
– Oh fottimi. . . si. . . Sborrami nella fica! Ahhh che bello! Mhhh. . . ancora! Fottimi fino in fondo. . . cosi! Ahhh si. . . si. . . godo! Ahhh. . . Ahhhh. . .
Continuai a penetrarla eiaculando in un orgasmo che avemmo all’unisono, sentivo il pene sobbalzare nel calore suo ventre e, mentre i nostri liquidi si mischiavano, dalle nostre bocche uscivano parole che non riuscivamo a controllare.

Quante cose oscene e insensate ci dicemmo nell’estasi di quei momenti mentre coi sessi uniti sentivamo la calma ritornare nei nostri corpi sazi di piacere. Infine ci alzammo, Silvia non osava guardarmi, l’orientale scese dalla poltrona.
– E stato bello vero? Ma l’ancella avrebbe dovuto gioire unicamente avendo il membro dello stalliere nelle sue parti rotonde. . . Osservò con un dolce rimprovero. Silvia sbottò:
– Me l’ha messo nel culo no? Almeno la principessa oltre ad avere nel sedere il cazzo dello stalliere avrà i baci dell’ancella! Vorrei vedere te col solo cazzo che ti sfonda se godi. . . My Diem le accarezzò il viso.
– Se vuoi posso farti vedere, ci vorrà tempo ma per me sarà molto più bello!
– Non abbiamo tempo lo sai e poi. . . per nulla al mondo rinuncerei a godermi lo spettacolo!
– Bene! La principessa vide la sua ancella talmente felice che anche lei volle godersi lo stalliere rimanendo fedele al suo signore. Temendo la sua via troppo stretta per un membro così grosso, volle renderlo scivoloso. . .

La cameriera era nuovamente entrata nella sua parte e seria in viso mi fece sedere sulla poltrona che aveva lasciato e preso il vasetto, ne svitò il coperchio. . .
Ero fortemente imbarazzato per il membro che adesso pendeva inerte. La ragazza non ci fece caso e prelevando più volte con le dita il contenuto gelatinoso se lo mise su una mano poi fregando le palme una contro l’altra lo spalmò quindi chinatasi sul mio ventre prese a passare le mani su tutto il membro.
Era veramente piacevole veder manipolare il pene divenuto scivoloso, luccicante di unguento sembrava sfuggire dalle mani delicate e anche quando la ragazza riuscì a chiuderle, scivolava come un serpente guizzante. Intanto la freschezza della pomata aveva lasciato il posto ad un calore particolare che entrava in profondità, si diffondeva nel membro facendolo a poco a poco distendersi, gonfiare. My Diem sollevò gli occhi al mio viso e sorrise spiegando:
– Lo senti? Sta prendendo vigore. . . sono erbe particolari, aromatiche e hanno il potere di stimolare. Ecco, vedi?

Con orgoglio mal contenuto guardò le mani che ora scivolavano sul un membro che si stava tendendo e poco dopo era un cazzo duro che manipolavano. Le mani continuarono a scorrere, a stringerlo per provarne la consistenza. Si raddrizzo, la sua ancella le porse un tovagliolo, si asciugò le mani, quindi si voltò.
– Ora é pronto, aiutami ti prego! Disse rivolta alla compagna.
Si aggrappò alle mani di Silvia e dandomi la schiena salì sulla poltrona posando i piedi sui braccioli ai due lati delle mie cosce. Per lunghi istanti ebbi la visione di un culetto bello da impazzire e nella curva sotto le natiche del boschetto nero dai peli bagnati che non nascondevano nulla della vulva delicata e socchiusa.
Riuscirò mai a varcare quella soglia? Oh, aprire i battenti neri e entrare nel santuario del suo grembo! Aveva accettato che la mia lingua li separasse, accetterà mai la nerchia lucida che la visione di tanta bellezza faceva pulsare? Come poteva l’oscena verga separare le chiappette che sembravano così infantili e allargare quel bottoncino bruno senza provocare dolore alla bella asiatica?
La principessa e lo stalliere.
Osai portare le mani sui fianchi olivastri per aiutare il culetto che si stava avvicinando sfiorando la cima del mio pene, mentre My Diem le mani sui braccioli fletteva lentamente le braccia tese e lentamente si abbassava.
– Non così. . . Prendi le sue gambe, sollevale, poi dovrai alzarti! E’ così che fa lo stalliere! Spiegò Silvia mentre la sua mano manteneva verticale il membro.
Feci come mi diceva, agganciai la piega delle braccia sotto le ginocchia della principessa My Diem e le sollevai portandole ai lati dei suoi seni, l’ancella Silvia mosse il pene nella depressione dell’ano scuro poi guardò il viso dell’orientale che annuì col capo. Lasciò la verga premuta sotto il delicato pertugio e si alzò. La ragazza fletté adagio le braccia e quando sentì il glande aprirle l’ano, con una serie di sospiri si lasciò andare ondulando, infilzandosi sul membro fino a poggiare le chiappette sull’alto delle mie cosce.
Ahhh. . . mio bel stalliere, come sei forte! Sospirò.

Aveva posato il capo contro la mia spalla, sospirai per il calore nel quale ero immerso. Ero meravigliato, mai penetrazione era avvenuta tanto agevolmente, la mia verga non aveva mai ricevuto carezza più soave di quella che mi fece l’ano di My Diem, eppure doveva averlo allargato parecchio! La voce di Silvia mi distolse dalle mie sensazioni.
– Ora alzati! Ordinò.
Ubbidii alzandomi con facilità tanto era leggero il carico che portavo! La ragazza abbandonata contro il mio petto aveva chiuso gli occhi. Era rimasta inerte, i suoi capelli accarezzavano la mia guancia, i seni visti da quella posizione erano due graziosi monticelli che rivelavano pienamente la bellezza del gonfiore delle aureole dalle quali si staccavano i bottoncini dei capezzoli eretti.

Mi piantai sulle gambe che avevo divaricato e tenendo la bella saldamente mossi le reni. . . Le narici del nasino schiacciato fremettero, la bocca si aprì sui denti candidi, dopo non molto cominciò a sospirare. Capii che l’unguento con il quale aveva spalmato il mio pene rendeva il suo scorrere piacevole per la bella principessa, il suo scivolare stimolava lentamente il mio pene rendendo la sua resistenza capace di soddisfare la voglia del culetto che sentivo tremolare ad ogni picchiare del mio ventre.
Oh é bello vederti prendere il cazzo così! Lo vedo sai, vedo come scompare nelle tue chiappette e quando scende allarga il buco del tuo culo, sai che la tua passerina si muove e si bagna di nuovo, ti fa godere? Esclamò Silvia.

Si era abbassata per meglio seguire i movimenti del membro nel culetto della cameriera. Non mi sembrava nemmeno di essere nel suo sedere tanto era soffice lo scorrere del membro, era lentamente che muovevo le reni per il timore di recare dolore alla ragazza, ma le sue parole fugarono presto i miei timori.
– Ah si. . . ahhh. . . ahhh. . . E’ forte il tuo scettro. . . ahhhhhh. . . prepotente il suo salire. . . piacevole la sua carezza. . . Ahhh. . . bel giovane. . . non temere, prendi il tuo piacere. . . si. . . oh fruga le mie viscere. . . Ahhhhhhh. . .
Le sue parole faceva sembrare il nostro coito anale non volgare ma bello, come lo &egrave ogni atto amoroso fra un uomo e una donna, ora il mio andare nei glutei dell’asiatica si stava facendo piacevole e cominciavo a sentire il godimento salire nel pene.
– Sei calda dentro My Diem! Sei tu che voglio far godere mia bella principessa, il mio caz. . . scettro é indegno della soavità nella quale si immerge! Oh poter vedere la bellezza del tuo nido. . . Dissi pieno d’estasi.
– Anch’io vorrei vedere come mi delizi. . . oh portami allo specchio, ma. . . non smettere . . . ti prego!

Non so se nessuno dei lettori si &egrave mai trovato in una situazione simile, fortunatamente in uno dei mobili oltre alla vetrinetta vi era una porta che celava uno specchio, Silvia l’aprì. Mi vidi avanzare con passi ridicoli che facevo con le ginocchia leggermente piegate per poter muovere le reni e continuare ad affondare come la ragazza chiedeva.
Quando mi fermai vidi che l’unica cosa bella era lei, My Diem, appoggiata al mio petto, la testa reclinata ingentilita dal fiore nei capelli, l’espressione sognante, anche lei guardava fra le sue gambe che mantenevo sollevate, nella curva deliziose delle natiche l’osceno cazzo salire scomparendo fino ai testicoli nel suo culetto che ora si rivelava il tutta la sua seducente bellezza e scendendo appariva luccicante per l’unguento che lo ricopriva.
Ohhh. . . é bello. . . e forte. . . Disse.

Vidi come sussultava ad ogni mio colpo come se il menbro la sollevasse facendola ricadere infilzata sull’oscena nerchia, le tettine sobbalzando appena mostravano tutta la loro compattezza ed erano belle coi capezzolini irti che andavano su e giù, su e giù. . . I gridolini che emetteva al salire del membro nel piccolo culo diceva del piacere che stava provando, anche il suo viso si illuminava d’estasi nel ricevermi degli intestini.
Ma quella che rivelava veramente il piacere dell’orientale era la deliziosa sua fica, aperta come un frutto spaccato che lasciava colare a goccia a goccia il succo che il godimento faceva stillare alla vagina e che trascinato dal pene contribuiva a rendere la penetrazione piacevole per entrambi.
Sapendo del gradimento della ragazza, era velocemente che la penetravo stimolato dalla carezza dell’ano morbido e dal lamento continuo che la bella emetteva. Le braccia di My Diem fin’ora abbandonati lungo i fianchi si tesero alla compagna che assisteva al singolare coito, accarezzandosi languidamente i seni, Silvia aveva divaricato le gambe per meglio passare la mano nella vulva nuovamente vogliosa.

– Si amore. . . si. . . Disse Silvia avvicinandosi.
Si schiacciò contro la ragazza abbracciandoci entrambi, vidi le mammelle della donna premere i seni olivastri mentre avvicinava la bocca a quella della cameriera, vidi le loro lingue protendersi cercando con le loro punte l’umido contatto.
– Ah. . . ah. . . ah. . . Continuava a lamentarsi My Diem.
Non vi &egrave nulla che mi eccita di più che vedere due donne lambirsi le lingue, cercarne il contatto muovendo il viso, salivando abbondantemente rendendo il tocco delle rosee appendici per me straordinariamente erotico. My Diem lo faceva ad occhi chiusi gioendo nel sentirsi frugare da un pene più duro che mai, emettendo delle piccole esclamazioni che eccitavano oltremodo la sua compagna, facendole eseguire dei movimenti languidi contro il corpo della ragazza, venendo anche lei scossa dai colpi che portavo nel cercare il piacere nelle calde interiora.

Mi rendevo conto che quello che facevamo era quanto mai osceno, ma proprio questo eccitava la signora Pardi, scostando il viso chiese:
– Vuoi che lo faccia adesso My?
– Oh si. . . si. . . Più che una risposta, quella che ricevette era un’invocazione.
La bocca della donna scese avida ai piccoli seni. Più che baci erano morsi, dei morsi amorosi che la bocca dava alle belle tettine, vedevo i segni lasciati dai denti sulla pelle color oliva delle mammelline e quando si chiusero sulle punte. . .
Ahhh. . . siii. . . oh voglio tutto. . . tuttooo! ! ! Oh prendimi forte. . . mhhh. . . fallo entrare il tuo bastone nodoso. . . fino in fondo. . . ahhh. . . ah. . . ah. . . non stancarti bel stalliere. . . oh tienilo teso. . . e entra. . . ancora, deliziami con la tua forza! E tu ancella bacia la mia farfalla. . . ahhh. . . vuole le tue labbra. . . mhhh. . . fammi sentire la lingua nella bocca del mio ventre. . . suggi il mio bottone d’amore. . . siii. . . svuotami!

Delirava My Diem contorcendosi sotto la bocca ora impaziente che scendeva il suo corpo, poi Giunta al suo ventre, Silvia si inginocchiò per coprire il suo sesso. Il vedere il corpo esile percorso dai fremiti del piacere capii che il suo godimento stava per scoppiare. Mi mossi penetrandola rapidamente, selvaggiamente gli occhi fissi sul capo della donna immaginando il lavorio della lingua nella fica scura. Urlava My Diem poi le sue grida si trasformarono in un lamento lungo, straziante!
L’ano che stringeva negli spasimi dell’orgasmo non arrestarono la corsa del pene nel piccolo culo, inseguivo il piacere con veloci colpi di reni, su e giù, su e giù andava il cazzo nella sua folle corsa, rantolavo per il godimento che saliva, saliva. Ma ormai My Diem aveva raggiunto la sua meta, avrei continuato, tanto anch’io ne ero vicino ma Silvia si era ormai scostata.
Basta Nico. . . é venuta!

I baci infuocati avevano bagnato i peli rendendo nudo il sesso dell’orientale. La fica era aperta, la sua carne ancora più rossa. . . La ragazza ad occhi chiusi respirava affannosamente, il vederla con il cazzo ancora piantato nella curva del culetto mi fece vergognare, Si lasciò trasportare inerte fino al divano, mi chinai e la depositai estraendo la verga dalle tenere chiappette quindi mi alzai.
Silvia era accanto a me, non dicemmo nulla, la sua voglia era evidente e quando capì dal mio pene ancora teso che il coito con la cameriera non era stato sufficiente ad appagarlo, non dissimulò la sua gioia. Con un solo movimento fummo uno contro l’altra, ci stringemmo cercando il contatto dei nostri corpi, le bocche si schiacciarono come affamate. . .
Era come se baciassi la vulva di My Diem tanto la bocca di Silvia era pregna del sapore che aveva bevuto nel sesso della cameriera, lo aspirai insieme alla saliva succhiando la lingua che la donna fece scivolare nella mia bocca, si sollevò sulla punta dei piedi cercando il contatto della mia verga contro la sua intimità e quando stacco la bocca vidi l’espressione disperata dei suoi occhi.

– Oh Nico. . . lo voglio. . . dammelo adesso. . . ti prego!
Indietreggiò verso la poltrona, appena urtò il bracciolo, si sedette sollevando alte le gambe; le aprì lasciando che protendendomi sopra di lei la deponessi di traverso, sciolse le braccia avvinghiate alla mia schiena guardandomi sollevare il busto, il viso atteggiato a dolorosa attesa.
– Ah dammelo. . . dammelo. . . Sospirò ancora.
Appena il mio pene incontrò la morbidezza umida della sua vulva scivolai in lei.
– Ahhh. . . si, così. . . ah é bello. . . bello. . .
Una gioia improvvisa illuminò il viso reclinato sul suo petto fra le mammelle simili a grosse mele. Il vederle andare su e giù sotto i colpi che portavo, mi fecero pensare a dei frutti maturi pronti a staccarsi dal loro ramo.
Ahhh. . . ahhh. . . ahhh. . .

La donna già godeva aiutando la penetrazione con le oscillazioni delle gambe per meglio farsi frugare dal cazzo che percorreva la sua vagina. Malgrado le sollecitazioni dell’ano della bella orientale sperai che l’unguento che impregnava ancora il mio pene mi avrebbe permesso di prolungare abbastanza il coito da soddisfare la voglia della signora.
My Diem era silenziosamente scomparsa, fui felice di potermi godere la donna senza testimoni ammirando il corpo che anche in quella insolita posizione conservava tutta la sua conturbante bellezza. Gli occhi negli occhi assaporavamo insieme l’intimità dei nostri sessi, la signora sembrava fiera dello sguardo che la percorreva tutta ritornando sempre alla macchia scura del suo ventre, alle cosce possenti così aperte da non nascondere nulla della fica bellissima che il mio cazzo divideva, apriva.

– Amore guardami. . . ah sono tua. . . tutta tua!
– Oh Silvia. . . sapessi come sei bella! Anch’io sono tuo, lo sai!
– E. . . My Diem? Chiese aspettando con ansia la mia risposta.
– Conti solo tu. . . La tua bocca, i tuoi seni. . . la dolcezza della tua fica!
La signora sorrise beata, chiuse a lungo gli occhi per meglio gustare il turgore che andava e veniva lamentandosi dolcemente. Io sospiravo felice di soddisfare una donna così bella, di vedere i seni sollevarsi e abbassarsi al ritmo dell’affanno che il piacere produceva in lei, di vederli tremolare, di vedere il suo ventre percorso da fremiti e la sua fica. . .
Oh Nico. . . sapessi la voglia che mi hai messo vedere cosa le facevi. . . Mhhh, me l’ha chiesto lei sai? Dice che dopo tre anni di astinenza, il membro voleva prenderlo un po alla volta, eppure ha una voglia! Aaah. . . dammelo piano amore! Se vuoi puoi mettermelo nel culo. . . Godeva sai. . . non so come ci riusciva ma. . . oh stava già venendo quando ho baciato la sua fichetta. . . Ti prego. . . fa godere anche me cosi!

Il nostro piacere era giunto ad un punto che potevamo dirci tutto. Gli davo il cazzo come chiedeva lei, ma anche così ogni affondo che portavo faceva salire di un gradino il godimento di entrambi. Silvia fremeva tutta, i seni non oscillavano nemmeno tanto era lento lo scivolare del mio membro, lo vedevo scomparire adagio nella fica, bagnata come una bocca salivante, lo spingevo a fondo premendo il pube contro la parte grassoccia del suo sesso schiacciando i testicoli fra le natiche morbide, sul caldo orifizio del suo culo. La donna mi guardava aspettando che soddisfacessi la sua richiesta.
– Lo vorrei tanto ma non posso. . . sono talmente eccitato che. . . Oh amore, lo sai che prima ho dovuto trattenermi? Oh hai un culo meraviglioso. . . ed é così caldo dentro che ho paura di deluderti. . .

Mi stavo scusando di non poterglielo mettere nel culo ma era vero! Era tanta la mia voglia. . . Sapevo che non sarei riuscito a varcare la soglia del suo sedere senza imbrattarlo del mio improvviso godimento.
– Oh Nico. . . sapessi quanto sei caro! Ti piaccio cosi tanto? Ah haaa. . . anche tu mi piaci. . . mhh lo vorrei dappertutto il tuo cazzo! Ah haaa. . . oh me lo fai sentire cosi bene. . . ed é talmente lungo che non smette di entrare e quando lo ritiri. . . vorrei trattenerlo! Ah haaa. . . é stupendo!
Il mio godimento saliva ritmato dagli ‘ah haaa’ che la signora emetteva ad ogni mio scivolare fra le cosce che aveva divaricato al massimo, ma anche così, aumentava talmente che dovetti estrarlo. La donna mi rimproverò dolcemente:
Oh amore. . . perché lo togli? Mi stai facendo godere. . . mhhh. . . guarda come ti voglio!

Oh la libidine che mi metteva addosso il vedere quella fica bella da impazzire, la vagina aperta come se contenesse ancora il membro, lasciò colare una goccia fra le natiche, che scomparve fra i peli nerissimi per poi ricomparire sull’ano bruno. Si, lo voleva ancora il mio cazzo, lo aspettava con le cosce spalancate, invitanti. . .
Ma ero ormai agli stremi mentre la signora. . . Protestò vedendomi chinare ma ormai la mia bocca era sulla sua vulva. . . La leccai perdutamente, come un assetato costringendo le cosce a rimanere divaricate mentre la mia lingua andava velocemente nelle carni profumate.
– No Nico. . . no. . . no. . .
Percorsi l’intera fica avidamente sbavando su di essa, la donna si contorse cercando di sollevarsi, tirando i miei capelli nel tentativo di allontanare il mio capo, infine si abbandonò quando le mie labbra si chiusero sul clitoride, suggendolo, il suo bacino sobbalzò, la lingua che avevo spinto nel suo grembo percepì gli spasimi della vagina e la sua voce. . .

– Ahhh. . . non voglio venire così. . . ah dammi il cazzo. . . ti prego. . . ti prego!
Alzandomi colsi lo sguardo ansioso della donna, la vidi portare le mani al ventre, le sue dita scesero ai lati della vulva allargandola. . .
– Amore. . . eccola. . . oh prendila. . . prendila. . .
Appena entrai in lei capii che stavo per venire. Silvia mi aiutò con le oscillazioni delle sue gambe, del suo bacino, la sua fica, la sua vagina accarezzarono talmente bene il membro che sospirando cominciai ad eiaculare.
– Caro. . . oh caro. . . si, sborra amore. . . riempimi! Ahhh cosi. . . si, schizza. . . dammi il tuo seme. Mhhh ti sento. . . ti sentoooo! ! !
Oltre ai sospiri e alle grida, udivo lo ‘ schlasc. . . schlasc’ del pene nel sesso che la donna mantenne aperto finché con un grido rauco mi abbattei sul corpo riverso continuando a penetrarla anche dopo che il mio godimento ebbe termine.
Poco dopo ebbi la gioia di udirla urlare il suo orgasmo, lo sentii nel pene che la vagina negli spasimi serrava, rilassandola per serrarla ancora e ancora. La sua bocca sfuggì alla mia esprimendo la sua gioia.
– Oh ahhh. . . oh ahhh. . . siii. . .tutto. . . tutto. . . oh godo. . . godo. . . ahhh. . . ahhh. . . ahhhhh! ! !
Lo sperma e i succhi del suo godimento avevano reso la vagina talmente scivolosa che continuai il mio scorrere finché gli spasimi del suo piacere ebbero termine. La donna si rilassò e stringendomi lasciò che continuassi ad andare e venire nel suo grembo trovando entrambi piacevole la carezza dei sessi anche se sazi.
Rimasi dentro di lei finché il membro rimase rigido, solo quando le sue braccia si allentarono mi alzai. I succhi del nostro orgasmo imbrattarono la stoffa del bracciolo mentre aiutavo la signora ad alzarsi, ci abbracciammo in piedi lungamente.

– Silvia, sei stata meravigliosa!
– Anche tu amore! Nessuno mi aveva mai fatto godere così! Disse, poi guardò la macchia, sollevò la stoffa ripiegandola sulla poltrona.
– Ragazzo, ne avevi di sperma! Disse ridendo.
– Per te ne avrò sempre! Risposi anch’io ridendo.
Ci rivestimmo scambiando delle battute sul piacere appena colto, anche di My Diem parlammo.
– Le piaci molto, mi ha chiesto il permesso di averti per lei sola, una volta.
– E. . . tu?
– Ho detto di si. Poi ridendo:
– Purché non diventi un’abitudine!
La cameriera ricomparve, il vestito che aveva indossato non rendeva giustizia al suo corpo, la pettinò con gesti misurati mentre la padrona si truccava poi come al solito mi riaccompagnò. Mentre scendevo dalla macchina mi richiamò:
– Senti, domani vado a fare le compere come al solito, riposati! La P . . . . . . di Saigon
Non avevo bisogno di riposo, così l’indomani bighellonai per il paese poi mi spinsi in bicicletta fino al supermercato, incrociai fra gli scaffali la signora Pardi, entrambi facemmo finta di non conoscerci. La guardai allontanarsi notando gli sguardi ammirati degli uomini spogliarla con gli occhi, esultai, era stata mia, e domani lo sarebbe stata ancora.
Invece l’indomani quando mi prelevò dovetti ricredermi.
– E’arrivato il mio ciclo, me ne ero dimenticata, ma. . . My ti aspetta! spero che non ti dispiaccia, vedrai che non rimarrai deluso!
Non mi dispiaceva affatto, anzi! E in quanto a rimanere deluso, giudicherete voi! Ma quello che non mi aspettavo era di trovarla ad aspettarci vestita in modo singolare. Silvia spiegò:
– Dice che le puttane di Saigon si vestono così. . . Si, al suo paese ha dovuto fare il mestiere per sopravvivere! Ha conservato quel vestito e ha voluto metterlo per te, gli piaci talmente che ha detto che oggi vuole essere la tua puttana!

Se My Diem lo aveva fatto, doveva essere stata una prostituta di alto bordo a giudicare dal lusso di quello che indossava! Era un vestito intero di seta dorata che sembrava cucito addosso tanto era stretto, arrivava a metà coscia, chiuso al collo con un bottone, lasciava le braccia interamente scoperte. Su un fianco, una fila di bottoni intonati al vestito scendeva fino alla vita scoprendo interamente la gamba ben modellata, fino alla striscia delle mutandine bianche che lasciava indovinare i tesori che il piccolo indumento nascondeva.
Non portava calze, ai piedi un paio di scarpe rosse dai tacchi altissimi slanciava la sua figura e metteva in risalto la caduta delle reni, una rosa rossa piantata lateralmente nei capelli rialzati sul capo ingentiliva la testa piccola dal collo purissimo. Le caviglie erano cinte da catenine a maglia fine in oro, come di oro doveva essere il bracciale massiccio che ornava il polso sinistro.
– Ti lascio alle sue cure! Disse la signora con un sorriso ironico.

Si allontanò e per tutta la mattinata non si fece vedere. My Diem si inchinò leggermente le mani giunte contro le labbra alla maniera orientale.
– Se il signore vuole seguirmi!
Mi precedette lungo il corridoio; I tacchi alti davano al suo incedere un che di voluttuoso, facendole muovere il bacino in modo provocante, ma era di una eleganza rara, il vestito stretto rivelava ad ogni suo passo il movimento delle natiche abbastanza prominenti da indurre a pensieri lussuriosi. Mi condusse nel bagno nel quale avevo sorpreso la signora Pardi la prima volta, la vasca era già colma, My Diem prelevò una manciata di sali profumati e li gettò nell’acqua.
– Vuole spogliarsi? Prego. . .
Slacciò il bottone sul collo poi portando le mani al fianco disfece ad uno ad uno tutti i bottoni, il vestito si aprì come una buccia, se lo tolse appendendolo all’attaccapanni, vidi che anche sul ventre portava una catenina d’oro, mi aspettavo che si togliesse tutto invece rimase con le mutandine e il reggiseno bianco. Aspettò che mi togliessi tutti i vestiti per farmi cenno di entrare nella vasca.

Ho l’abitudine di fare la doccia prima di ogni incontro amoroso ma entrai in acqua con piacere trovando ristoro in quella giornata che si preannunciava caldissima. La ragazza si chinò su di me, il profumo particolare che emanava il suo corpo mi fece desiderare di abbracciarla ma la sua espressione impassibile e seria mi fece desistere. Mi sollevò una gamba e preso il piede in mano prese a insaponarlo con cura anche fra le dita, lo sciacquò poi con un paio di forbicine tagliò corte le unghie, mentre passava all’altro piede chiesi:
– E’ vero quello che ha detto la signora? Non cambiò espressione.
– Si, sono stata una ragazza di piacere! Rispose semplicemente.
– Ma non lo sei più, perché vuoi esserlo con me?
Aveva finito con i miei piedi, prese una mia mano ripetendo l’operazione. Mi guardò in viso, per un attimo perse la sua aria misteriosa, sulle sue labbra affiorò un sorriso enigmatico.

– Le donne ‘come si deve’ sono costrette a mantenere un certo contegno nel fare all’amore, per questo molti uomini vanno dalle prostitute per avere piena soddisfazione. Le donne per bene disprezzano le ragazze di piacere ma le invidiano perché con loro possono fare quello che non osano neanche pensare senza vergognarsi.
– Per questo ieri hai raccontato le favola della principessa?
– No, da noi, in certi ambienti capiscono che una donna ancora giovane non possa rimanere degli anni in castità senza trovare sfogo, non si scandalizzano se si procurano piacere con un’altra donna e persino con un uomo discreto che accetti il ruolo dello stalliere del racconto. Per me adesso &egrave diverso, voglio essere libera di gioire come se fossi una prostituta e tu. . . un cliente molto esigente!
Era passata al ‘tu’ per la prima volta, quelle parole erano tutto un programma! Ormai la ragazza aveva finito anche con le mani, mi fece alzare e mi lavò l’intero corpo, non trascurò nessun dettaglio mostrandosi indifferente quando lavandomi il pene lo vide irrigidirsi.

Si scostò aspettando che uscissi dalla vasca, mi asciugò con un grande asciugamano di spugna poi mise ai miei piedi delle morbide pantofole, prese i miei e i suoi vestiti facendomi segno di seguirla.
Mi condusse al piano superiore dov’era la sua cameretta. Anche se arredata con sobrietà era linda e ariosa, l’impronta della ragazza si vedeva nei ninnoli orientaleggianti posti sui mobili. Appena entrata accese due candelette profumate sul mobiletto posto a fianco dell’armadio a specchio. Fu guardando lo specchio che la vidi togliersi il reggiseno, sfilarsi le mutandine e nuda distendersi sul lettino.
Mi voltai, lei mi guardò avvicinarmi, non nascondendo un certo orgoglio vedendo il mio pene teso. Come potevo non essere eccitato davanti a quel corpo olivastro dalle forme minute ma perfette, impreziosito dai monili luccicanti, che le scarpette rosse, come la rosa nei capelli corvini, conferivano un che di straordinariamente erotico. Anche il suo viso ora mi appariva bello, il naso schiacciato, le labbra rosse dal sorriso enigmatico, gli occhi a mandorla rivelavano la tipica bellezza asiatica.

Mollemente distesa mi fissava in attesa. Ero senza fiato, come potevo rendere il dovuto omaggio a quella bellezza senza apparire timoroso, sopratutto sapendo che doveva aver avuto molti uomini, essendo esperta nelle cose dell’amore doveva anche essere esigente, della sua raffinatezza e della sua lussuria ne avevo avuta la dimostrazione nei giorni precedenti, ma ora. . .
– Sei bella My Diem, mi piaci da impazzire!
– Anche tu mi piaci. . . Il tuo scettro mi piace, &egrave molto bello! Rispose.
Siccome non capivo, i suoi occhi scesero al mio ventre, al membro pulsante. Respirai, riuscii anche a sorridere chiedendo:
– Non &egrave più un bastone?
La mia domanda fece distendere il suo viso, la bocca si aprì in un sorriso divertito. Ora era veramente bello, quando rispose lo fece come una ragazzina che spiega un concetto ad un compagno particolarmente duro.

– Lo stalliere aveva un bastone, il tuo &egrave una scettro!
– Perché? Non sono forse lo stesso? La mia domanda la divertì.
– No, tu ora sei il mio signore! Un bastone si può usare quando serve, mentre ad uno scettro si deve rendere omaggio! Rispose seria.
Subito dopo scoppiò in una risata cristallina facendo brillare i denti bianchissimi, poi il riso si spense, i suoi occhi si fecero dolcissimi, le sue labbra si dischiusero in un sorriso invitante vedendomi chinare.
Il letto era troppo stretto perché vi fosse posto per due, appena sfiorai le sue labbra sentii la morbidezza umida della lingua serrare il mio labbro contro il suo e muoversi all’interno, in una dolce carezza mentre lo succhiava. Sentii la sua bocca aprirsi permettendomi di fare altrettanto, il suo labbro aveva il sapore del rossetto che aveva messo, lo aspirai muovendo la lingua all’interno liscio, contro le sue gengive.

Fu un bacio particolare, le bocche aperte si muovevano suggendosi adagio le labbra, provando entrambi le stesse sensazioni che in me aumentavano il desiderio che avevo nel pene. Quando sollevai il viso vidi che anche lei doveva provare la stessa cosa, avrei voluto distendermi sopra di lei e penetrarla, era questo che imploravano i miei occhi. My Diem sostenendo il mio sguardo prese la mia mano e la portò alla bocca, le sue labbra si chiusero sulle mie dita, la sua lingua si mosse mentre le succhiava languidamente.
Noi occidentali non siamo avvezzi a simili raffinatezze, la lingua muoveva le mie dita nella sua bocca, poi fissandomi coi suoi occhi scuri prese a suggerli ad uno ad uno risucchiandoli fra le labbra mentre con la mano li spingeva in profondità. I suoi gesti non soltanto erano fortemente allusivi ma facevano scorrere lungo la mia spina dorsale dei brividi che giungendo al pene lo facevano pulsare.

Doveva essere stata una puttana di classe capace di provocare libidine con dei gesti quasi innocenti, ma quando volli ricambiarla avvicinando la sua mano alla mia bocca la sottrasse portandola dietro il mio capo attirandomi sul suo mento che inarcando il collo e rovesciata la testa aveva sollevato. Vi aprii larga la bocca poi la feci scendere lentamente lungo la gola tesa raggiungendo il suo petto; quando fui fra i suoi seni, la mano lasciò il mio capo proseguire da solo.
Oh l’emozione che mi mise la vista della mammellina quando piegando il viso sulla calda sua compagna vidi staccarsi contro lo sfondo della finestra il soave rilievo che in controluce faceva brillare una lieve peluria simile a quella di una pesca, solo che la morbida curva veniva interrotta dal rilievo scuro dell’aureola formante una protuberanza adorabile, in cima alla quale si ergeva il bottoncino teso del capezzolo.

La sua pelle aveva un profumo particolare, inebriante quando con le labbra brucianti guadagnai l’inizio del dolce monticello. Lo risalii adagio in una lunga leccata e quando percepii il rilievo dell’aureola non seppi resistere al desiderio di spostare la bocca sopra la cara collinetta e di serrarvi le labbra sulla punta.
Ebbi la gioia di udirla sospirare appena picchiettai il duro bottoncino. La bella asiatica mi incitava silenziosamente aspirando con avidità le mie dita, facendole scorrere fra le labbra strette mentre la sua lingua. . .
Non posso descrivere l’effetto che faceva su di me senza usare parole volgari ma mi succhiava come se fra le labbra tenesse il mio pene ed era quello il desiderio che mi trasmetteva! La mia bocca si spostò sull’altro seno, le sue tettine gia da tempo si sollevavano e si abbassavano animate da un dolce affanno facendomi esultare per l’emozione che riuscivo a trasmettere alla singolare ragazza.
Il tempo si era come fermato, My Diem si contorceva lentamente lasciando la mia bocca vagare su dei seni che presto furono ricoperti dalla mia saliva, mi sollevai per guardarla in viso. Cielo com’era bella!

– My Diem. . . oh ti desidero, ti desidero!|
Sottrassi le mani per passarle sulle mammelline, le dita che ne seguivano la forma scivolavano piacevolmente facendomi meravigliare nel trovarle sode e cedevoli allo stesso tempo, gemette nel sentirsi pizzicare i capezzoli e quando li feci roteare stretti fra le dita ricoperte della sua saliva disse:
– Anch’io ti desidero mio signore, desidero il tuo scettro!
Mi spostai esibendo il membro, protendendo il ventre per porgerlo alle sue mani, alla sua bocca. . . My Diem rise della mia impazienza.
– Non vuoi vedere prima l’impronta della cerva? Chiese.
– Cosa?
– L’ho liberata, vuoi vederla?
Temevo di non capire, allora la ragazza mi indicò i piedi del lettino. Appena mi fui spostato My Diem come se fosse la cosa più naturale del mondo sollevò alte le gambe, poi le aprì talmente da farle formare una linea retta interrotta dal delizioso triangolo nero che si innalzava sul suo ventre.

– La vedi? Chiese.
– Oh si. . .
– Prima un cespuglio la nascondeva, l’ho tagliato per mostrartela, vedi il segno dello zoccolo e la sua fessura?
Con gli indici di entrambe le mani indicò i lati della vulva poi uno di essi sfiorò le carni che la dividevano. Deglutii, mai nessuna donna si era mostrata aperta con tanta naturalezza; aveva fatto la puttana, quindi conosceva per averlo sperimentato l’effetto che produceva in un uomo la vista del suo sesso, eppure ne indicava le parti con parole poetiche, con gentilezza e semplicità
L’avevo già visto il sesso di My Diem, l’avevo anche baciato ma ora mi appariva in tutta la sua straordinaria bellezza. Vedendomi salire con le ginocchia sul lettino ritirò le mani rimanendo divaricata, con le gambe sporgenti come fossero dei remi ai lati del giaciglio, lasciando che guardassi liberamente fra le sue cosce. Aveva una fica talmente piccola da sembrare quasi infantile!

I peli sulle labbra grassocce ora erano tagliati corti lasciando vedere la pelle sottostante, le piccole labbra nere ai lati della fessura della vagina proseguivano innalzandosi per formare dei lobi che si inclinavano uno verso l’altro come delle ali, quasi a proteggere la carne rossa, scintillante. La loro congiunzione formava un arco che proseguiva in una cresta scura che si assottigliava dividendo le labbra spesse fino alla loro unione parzialmente nascosta dai peli che lì erano folti, nerissimi.
Sotto il grazioso sesso, le natiche si congiungevano mostrando nell’ombrosità di una lieve depressione, l’ano anch’esso piccolo, di una bellezza che nessuna peluria celava.
– Ti piace mio signore? Chiese con un sorriso enigmatico.
Cielo come mi piaceva! Come può essere bella una femmina che vuole piacere, e My Diem mi piaceva come nessuna ragazza fin’ora mi era piaciuta! Mi guardava, compiaciuta dell’ammirazione con la quale guardavo le grazie che esponeva con impudico candore, finalmente esclamai:

– Oh si. . . mi piaci immensamente! Sorrise, poi:
– Sono tutta tua lo sai? Puoi fare con me quello che vuoi: baciare le mie carni, immergere il tuo scettro nella fessura del mio grembo, nelle mie parti rotonde se le gradisci, oppure se vuoi puoi trovare piacere nella mia bocca? Dimmi!
– Oh My Diem. . . non vedi che sono soltanto un ragazzo e tu una donna meravigliosa? Voglio che tu sia la mia maestra, voglio che sia tu a dirmi come posso rendere l’omaggio che merita la tua bellezza. Non sono il tuo signore, voglio essere il tuo schiavo, lo strumento del tuo piacere, ti prego!
La ragazza rimase a lungo pensierosa poi scosse prima un piede poi l’altro facendo cadere le scarpette con un rumore sordo, quindi rimanendo con le cosce spalancate piegò le ginocchia portando i piedini all’altezza del mio viso:
– Non lo sai ancora ma staremo tutto il giorno insieme, mi aspetterai qui mentre servo a tavola il signor notaio, dopo ritornerò. . . Non ti spazientire per le cose alle quali non sei abituato, ma il tuo piacere sarà maggiore perché sarà anche il mio piacere! Ora siediti contro di me e dammi i tuoi piedi.
Feci quello che mi chiedeva, passai i piedi oltre le sue cosce, mi avvicinai fino a sfiorare col sedere il suo culetto. Mi senbrò di sentire un fremito quando il pene poggiò sulla sua calda intimità, il glande venne solleticato dai peli del suo ventre mentre l’asta copriva le carni vive.
Avvicinò uno dei miei piede alla sua bocca e. . . un fremito percorse la mia spina dorsale appena cominciò a suggermi l’alluce! Lo faceva con delicatezza ma l’effetto era sconvolgente, vi passava la lingua, lo aspirava dolcemente. . . Oh conosceva le zone erogene di un uomo! Con la mano muoveva lentamente il mio piede portando alle labbra ad una ad una tutte le dita, vedevo la lingua passare fra di esse poi riusci a prendere in bocca tutta la punta dandomi delle sensazioni che &egrave impossibile descrivere a chi non le ha provate.

I suoi occhi non si staccavano dal mio viso, vi lesse l’emozione che mi dava la sua bocca e quando portò uno dei suoi piedini contro le mie labbra, aprii anch’io la bocca, mossi anch’io il suo piede per succhiarne le dita, leccarle, esplorare con la lingua ogni anfratto che le divideva.
Eravamo in due a sospirare, My Diem portò la mano al mio pene per premerlo sopra il taglio aperto della sua vulva, lo mosse facendomi sentire il turgore del clitoride sotto il glande, sulla parte più sensibile di tutto me stesso. I suoi gesti erano di un erotismo straordinario ma erano solo i preliminari, dei preliminari che facevano salire nei nostri sessi un desiderio che avrebbe trovato sfogo solo nella loro unione.
Durò a lungo, la sua mano muoveva la verga su una vulva che da tempo stillava gli umori del desiderio che provava, sull’estremità del mio glande una goccia uscita dal meato brillava fra i suoi peli corvini, i nostri occhi lessero la voglia che avevamo uno dell’altra. Allontanò i miei piedi sottraendo i suoi dalla mia bocca. Abbassai lo sguardo sulla mano che ora aveva stretto al membro, vidi il movimento che fece nello strisciare all’indietro mentre premeva il glande facendolo sfregare nelle sue carni.

La vulva era tutta bagnata quando lo puntò, vidi la fessura della vagina aprirsi mentre la ragazza ritornava in avanti. . . Si aggrappò ai bordi del lettino per avanzare ancora, dovette farlo più volte e ad ogni sua spinta il membro si faceva strada nel suo grembo scivolando, aprendo la piccola fica.
– Oh My Diem. . . sei stupenda!
Esultai, ero dentro di lei, mi aveva dato la fica che tanto avevo sognato, ne sentivo il calore attorno al membro, ne vedevo la base immersa fino ai testicoli che la ragazza con infinita libidine stava spingendo fra le chiappette contro l’orifizio del suo culetto! Mi guardò trionfante.
– Grazie per avermi ricompensata con il tuo scettro, é il più grosso che fin’ora sia entrato nella mia seconda bocca e. . . il più lungo!
Si, era grosso per la sua fichetta, ne apriva le carni respingendo ai lati le grandi labbra facendole apparire più grassottelle, vedevo al di sopra dell’asta il rimanente delle carni scintillanti bordate da quello che rimaneva delle piccole labbra nere ora rientrate, trascinate dal membro e il rilievo del clitoride; vi portai le dita accarezzando la deliziosa cresta. La ragazza fremette chiudendo un attimo gli occhi.

– Mhhh! ! ! E’ a te che devo dare piacere mio signore, sarò paga quando vorrai darmi il tuo seme! Disse con un sorriso mesto.
– Non voglio godere senza di te My Diem! Ti darò il mio seme solo quando vedrò il tuo piacere!
– Allora lascia che scorra su di te, non ti devi stancare ma solo prendere il piacere che riuscirò a darti.
Sollevò il busto puntando i gomiti sul letto, cominciando una lenta oscillazione avanti e indietro scorrendo sul membro con la vulva talmente bagnata che da subito udii un rumore umido, un fruscio bagnato che ritmava i movimenti della bella asiatica.
Era con lo sguardo allucinato che seguivo quello che non era un coito ma una continua carezza fatta dai sessi che si compenetravano. La fica di My Diem scivolava soavemente come una bocca dalle labbra scure sul pene che usciva bagnato, avvolto dai lobi neri come fossero delle labbra, che lo stringevano aspirandolo fino all’apparire del glande, poi adagio lo ingoiavano mischiando i peli arruffati del mio ventre col suo cespuglio nerissimo, era allora che schiacciando il suo pube contro il mio sentivo i peli corti delle grandi labbra pungermi.

Tutto me stesso godeva, il pene dolcemente sollecitato godeva, la pelle delle mie cosce, delle mie natiche godeva al contatto della sua pelle, i miei occhi godevano nel vedere il corpo olivastro teso nello sforzo, fremere ad ogni mio entrare nel ventre che si contraeva e si rilassava.
– Siiiiiii . . . Siiiiii . . . Siiiiii . . . Faceva la bella.
My Diem godeva, senza le esclamazioni e gli incitamenti che di solito emettevano le donne che scopavo, ma gentilmente, quasi timidamente per non disturbare il mio piacere. Nello sforzo, piccole gocce si erano formate fra i suoi seni rendendo ancora più seducenti le care collinette, vi portai le mani facendo roteare fra le dita i capezzolini.
– Ohhh mio signore. . . mi stai dando piacere! Sospirò con gratitudine.
– Anche tu amore mio. . . la bocca del tuo ventre é così dolce che presto non resisterò più!
Era vero! Gli sconvolgenti preliminari prima e adesso il soave scorrere della sua vagina mi stavano portando lentamente ma inesorabilmente all’orgasmo.

– Anch’io. . . oh é dolce la carezza del tuo scettro, la sua forza mi riempie, colma il mio ventre di piacere.
L’espressione del viso quasi sofferente contrastava con le sue parole, ma le lievi contrazioni che la vagina faceva sentire attorno al membro rivelavano il piacere dell’orientale. Ora sospirava rumorosamente, ad ogni movimento le mammelline nelle mie mani si sollevavano e si abbassavano non soltanto per lo sforzo che faceva nel ricevere la verga.
– Oh mio signore. . . mio signore. . . Esclamò disperatamente.
Feci scendere le mani lungo i suoi fianchi, sotto la catenina che ornava il suo ventre e afferrandola ai fianchi morbidi, la infilzai sul membro, la allontanai infilzandola ancora e ancora ricevendo il suo sguardo di gratitudine.
– Oh si. . . si. . . siiii! ! !
Riuscì a poggiare i piedi sul letto e a sollevare il bacino, feci oscillare il suo corpo avanti e indietro, gemeva My Diem, continuò a gemere lasciandosi infilzare velocemente, quasi brutalmente, era in una posa indecente che gioiva facendo tremolare le belle tettine, ma proprio la piega oscena che aveva preso la scopata mi fece accanire. Il suo sguardo si fece disperato poi gridò con voce infantile, il suo capo andò di qua e di là poi con un ultimo grido si abbandonò sul letto.

– Hai visto il mio piacere, ora devi deporre il tuo seme nel mio ventre!
Lo disse con espressione di contentezza, mi guardò distendermi su di lei, accarezzò la mia schiena mentre con lenti colpi di reni scorrevo in una vagina ancora pulsante. Ascoltai il piacere salire in me poi mi piantai in fondo al suo grembo, contro il suo utero e l’irrorai con getti ripetuti e copiosi rantolando per il godimento. My Diem volle aiutarmi, lo fece con movimenti languidi stringendo e rilassando i muscoli vaginali protraendo il mio piacere che fu d’avvero completo!
Continua Scendendo le scale incontrammo la signora Pardi che ci sorrise. Fu ancora nel bagno padronale che insieme facemmo la doccia. Sembrava una ragazzina My Diem tanto era minuta, il coito aveva scomposto i suoi capelli, si tolse la rosa e li sciolse dopo che ci fummo asciugati, erano lunghi fino ai lombi, la strinsi a me e per la prima volta la baciai come di solito si bacia una ragazza. Quando i nostri visi si scostarono i suoi occhi brillavano felici.
– Grazie per avermi permesso di prendere piacere insieme a te! Disse.
– Sciocchina, se vuoi ancora, é con te che voglio godere!
Sorrise di contentezza, nel corridoio la signora ci fermò:
– Aspettate piccioncini! Nico telefona a casa che non rientri! ! My ti preparerà qualcosa. . . Andate, non voglio trattenervi!
Telefonai a mia madre di pranzare senza di me. Ritornammo nella camera della ragazza, My Diem andò allo specchio prese un’altra rosa nel vaso e staccatone il gambo coi dentini se la mise nei capelli ancora sciolti. Mi appressai e il petto contro la sua schiena la baciai sul collo mentre le mani a coppa accarezzavano le adorabili tettine. L’erezione avvenne contro il suo sedere, la ragazza sentendola mi sorrise attraverso lo specchio e portando la mano al pene lo accarezzò.

– Sei di nuovo voglioso. . . vuoi ancora piacere?
– Solo se lo vuoi anche tu. . . Si voltò ancora sorridente.
– Lo vuoi nel mio ventre, nelle mie parti rotonde oppure nella mia bocca?
My Diem era straordinaria nel dire le cose più sconvolgenti facendoli apparire semplici e naturali.
– Quello che a te fa piacere! Risposi incantato da tanta candida perversione.
Mi fece distendere sul lettino poi si chinò sul mio ventre, prese in mano la verga, la raddrizzò e scossi i capelli da un lato per darmi modo di vedere il suo operato calò il viso. La bocca aperta scivolò sul membro, non completamente perché le sue labbra si strinsero a metà dell’asta.
– Cara. . . cara. . . Sospirai.
Per me non vi &egrave nulla di più eccitante che vedere una donna col mio pene in bocca, ma quello che mi faceva sospirare era il percepire i movimenti della sua lingua mentre il viso rimaneva immobile, ma non era tutto! La mano che teneva il membro scese calda ai testicoli, le dita scesero ancora, le sentii fra le natiche e uno di essi. . .

Se descrivo tutto questo é per dire quanto fosse fantastica My Diem! Il dito credo il medio entrò di colpo dentro di me facendomi inarcare. Se avessi capito le sue intenzioni mi sarei sottratto con indignazione ma con mia sorpresa mi accorsi che l’essere frugato in quel modo aumentava il piacere che mi dava la bocca che ora scivolava su e giù con lentezza esasperante.
– Ahhh. . . é stupendo quello che mi fai!
Non mi succhiò, il suo non era il bocchino che le donne erano solite farmi, ma il piacere entrava in me permettendomi di assaporare in tutte le sue sfumature il singolare fellatio. Il dito che muoveva, le labbra che scorrevano adagio sull’asta abbondantemente bagnata dalla sua saliva, il suo roteare la testa per farmi sentire la carezza della lingua sull’intero membro mi fece desiderare di ripagare la dolce creatura.
– Oh cara. . . lascia che ti baci anch’io! Implorai.

Continuò a muovere la bocca sul pene mentre spostava le gambe; quando urtò con una di esse il lettino, la sollevò alta ponendo il ginocchio dall’altra parte del mio busto. Appena fu del tutto salita si spostò in avanti con le ginocchia quindi abbassò il bacino come per sedersi sul mio viso ma lo sfiorò appena. Il profumo intenso ma per nulla sgradevole del suo sesso solleticò le mie narici mentre con la vulva cercava il contatto delle mie labbra.
Appena le ebbe trovate la mosse lentamente in una carezza talmente simile ad un bacio che fu naturale per me spingere la lingua. My Diem mostrò il suo gradimento ingoiando per intero il mio membro; non so come facesse, ma ci riuscì perché chiudendo le labbra alla base della verga schiaccio il naso nei miei testicoli. Aveva ritirato il dito indiscreto ma ora era una carezza lunga, dolcissima che la sua bocca, le sue labbra mi facevano.

Presi fra le mie una labbretta del suo sesso, la sentii turgida, già pulsante. La succhiai passandovi la lingua, mosse appena il bacino dandomi l’altro suo labbro intimo da suggere poi fu il suo clitoride che catturai, lo trovai teso, lo mossi picchiettandolo con piccoli colpi. La bella asiatica sospirò ancora nell’ingoiare il pene poi con un lieve movimento sottrasse la dura crestolina facendomi lambire le sue carni, si fermò respirando rumorosamente sentendo la lingua entrare nella sua vagina, gemette sentendola muovere come un fallo, gli umori del suo sesso voglioso colarono nella mia bocca. . .
Fu un sessantanove dolcissimo, il sapore del suo desiderio agiva in me come un afrodisiaco facendomi osare. Alla lieve mia spinta spostò in avanti il bacino finché il mio viso fu fra le sue natiche, le mie mani le aprirono e la mia lingua. . .

Oh perché descrivo le azioni che per me erano bellissime ma che il raccontarle appaiono oscene? La bocca che muovendosi lungo il membro mi regalava sensazioni che facevano salire talmente il mio piacere che per me non fu osceno dardeggiare la lingua sull’orifizio di quelle che My Diem chiamava le sue parti rotonde e neanche per lei lo fu se cominciò a sculettare languidamente sentendosi picchiettare l’ano finché la morbida mia appendice riuscì a varcarne la soglia e gradatamente spingersi in profondità.
Sentii sul pene i guaiti dell’eccitazione della ragazza per il mio singolare omaggio, durò poco poi il culetto si sottrasse e mi diede la fica in bocca. La premette per sentire il mio bacio, gemette ancora, la sua bocca si fece vorace, il mio piacere salì alle stelle ma prima che il nostro amplesso terminasse con un duplice orgasmo, My Diem si sollevò e girandosi si mise con le ginocchia divaricate ai lati dei miei fianchi.
– Amore. . . perché non hai continuato, stavo per avere il mio piacere, avrei bevuto il tuo alla bocca del tuo ventre! Mi lamentai.

Non rispose, l’espressione del suo viso mi disse quanto anche lei fosse vicina al godimento. Il suo corpo fremette chinandosi su di me, mi baciò dolcemente, la sua mano prese il pene e lo puntò fra le sue cosce poi sedendosi se l’introdusse.
Si raddrizzò guardandomi intensamente; mi aspettavo che si muovesse per completare il mio e il suo piacere invece rimase immobile, prese le mie mani e portandole sotto i suoi seni come a sostenerli guidò le mie dita sui bottoncini che ne ornavano la cima poi sempre fissandomi pose le mani sul mio petto, le sue dita cercarono i miei capezzoli e appena li ebbe trovati li pizzicò crudelmente.
– Ahiahhh! ! ! Gridai.
Fu un male particolare che mi diede una sensazione di dolore mista a piacere che fece sussultare il mio pene nel calore del suo ventre. La vidi chiudere gli occhi, mentre li riapriva contrasse i muscoli vaginali regalandomi una stretta dolcissima. Contrassi ancora il pene gemendo per il dolore che le sue dita mi procuravano, poi le sue mani coprirono le mie strette ai suoi seni, le sue dita costrinsero le mie a chiudersi sui suoi bottoncini. . .

Il grido che emise precedette la contrazione della sua vagina, le dita ritornarono al mio petto, gridai ancora, anche lei gridò stringendo il mio membro. Continuammo a pizzicarci i capezzoli stimolandoci con la contrazione dei nostri sessi, non avrei mai pensato che il dolore provocasse tanta eccitazione! Ora era un lamento continuo quello che usciva dalle nostre gole, le dita che mi torturavano provocavano nel pene delle contrazioni che si susseguivano nel ventre dell’asiatica la cui vagina rispondeva con degli spasimi che contribuivano al salire del nostro godimento.
My Diem seguiva sul mio viso l’evolversi del mio piacere. Nessuno dei due udì la porta aprirsi, solo quando Silvia avanzò nella stanza la vidi. Posò la mano sulla spalla della cameriere e quando questa volse il capo disse:
– Io vado. . .
La ragazza fece cenno di aver capito riportando subito gli occhi nei miei, la sua padrona ci guardò ancora non capendo quello che accadeva nei nostri sessi poi scomparve silenziosamente.

Ormai ero al limite della resistenza, anche se avessi voluto trattenermi non vi sarei riuscito tanto prepotente giunse il mio godimento. My Diem lesse nei miei occhi l’orgasmo, gemetti nell’eiaculare. . .
Sentendosi irrorare strinse forte i muscoli vaginali e si mosse lentamente su e giù, su e giu. Mai avevo goduto in modo così sconvolgente e raffinato, il dolore che sentivo nei capezzoli fece aumentare talmente il mio piacere che temetti di venir meno.
– Ahhh godi amore mio. . . oh godi. . . godi! Esclamai.
Strinsi forte le dita sui suoi bottoncini, My Diem gridò. Continuò a gridare mentre si impalava con piccoli salti sul mio cazzo, pregai che rimanesse rigido fino al suo godimento, non sottrasse i capezzolini ma gli occhi fissi nei miei lasciò che li torturassi. Io lo feci sapendo che contribuiva al suo piacere come io stesso avevo sperimentato, solo quando venne chiuse gli occhi ma continuò ad impalarsi lamentandosi, sentii le strette della sua vagina susseguirsi poi con un ultimo grido si abbandonò su di me.

Accarezzai il corpicino fremente, il culetto che sentivo contrarsi. La ragazza volle regalarmi ancora le strette della vagina sul mio pene che si stava afflosciando. La tenni a lungo contro di me godendo di un’intimità che anche se ero sazio mi riempiva di gioia poi dovetti allentare la mia stretta.
– Aspetta mio signore! Disse.
Si allontanò nuda e leggera, udii il rumore dei piedini scalzi scendere le scale, riapparve poco dopo con un vassoio posto su un tavolinetto di quelli che si mettono sul letto, mi sedetti e attaccai subito il pranzetto freddo già pronto. La ragazza mi guardò mangiare con aria compiaciuta, quando ebbi finito portò via il vassoio. Ricomparve subito dopo, cominciò a rivestire la sua tenuta da cameriera, si pettinò rapidamente allo specchio raccogliendo i capelli sul capo. Dopo non molto udimmo il rumore della macchina che ritornava.
– Devi aver pazienza, ora vado servire a tavola i miei padroni!
Portò l’indice alle labbra facendomi cenno di non fare rumore e scomparve.

UN DOLCE RISVEGLIO
Per un po ascoltai i suoni provenienti dal piano terra, le voci arrivavano fino a me attutite, riconobbi la voce chiara della signora, quella rauca del notaio, cantilenante quella della singolare orientale. Le fatiche amorose di quella mattina, ma sopratutto le emozioni che avevo ricevuto dalla dolce My Diem fecero scendere nelle mie membra un torpore che mi fece chiudere gli occhi.
Non so quanto tempo dormii, mi accorsi che doveva essere parecchio dal sole che batteva contro la finestra. My Diem mi stava osservando con il viso illuminato da un raggio che attutito dalle tendine faceva risaltare i suoi tratti esotici circondando il capo di un alone che donava ai capelli dei riflessi bluastri.
Mi vergognai della mia nudità ma sopratutto del pene molle che la ragazza stava guardando. Con uno scatto mi misi seduto, poi mi alzai.
– Oh. . . ho dormito molto? Lei sorrise:
– Non molto. . . I signori sono appena partiti. Lo scettro del mio Signore é ora un serpente lungo, sinuoso, che aspetta di alzarsi e colpire. . . e molto bello!
Il modo poetico col quale chiamava il pene inerte pendente fra le mie gambe mi fece vergognare ancora di più.
– Certo che così non fa onore alla tua bellezza! Dissi confuso.

Sorridendo ancora, si tolse l’indumento nero che la copriva, slacciò il reggiseno, se lo tolse poi fece scivolare le mutandine, lo fece con gesti semplici, misurati. Una volta nuda, si sedette in fondo al lettino e facendo segno di avvicinarmi aprì le ginocchia per fare posto alle mie gambe.
– Ti sbagli, puoi usarlo per flagellarmi, si, voglio essere fustigata dal tuo serpente!
Siccome non capivo allungò le mani dietro di me e stringendo le mie natiche impresse al mio bacino delle rotazioni che facevano andare di qua e di la il pene colpendo or l’una or l’altra sua guancia. Flap flap flap era il rumore che produceva: se il singolare schiaffeggiamento eccitava la strana ragazza non potevo capirlo, quando le sue mani lasciarono le mie natiche proseguii da solo facendo volteggiare il membro contro il suo viso.

Mi fissava con occhi impenetrabili senza sottrarsi, ben presto il sangue affluì, appena My Diem capì dai rimbalzi, che il pene prendeva consistenza si appoggiò sui gomiti offrendo i seni, spostando il busto per ricevere sulla punta i miei colpi, riuscendo a sfiorare con i capezzoli il glande in movimento. L’eccitazione della ragazza era ora palese dal turgore che li aveva fatti rizzare rendendoli graffianti al mio membro.
– Guarda My Diem, il serpente ha sollevato la testa! Esclamai felice.
Ero orgoglioso del mio cazzo duro che ora oscillava facendo flettere i bottoncini turgidi ad ogni passaggio, mi sembrò di udirla sospirare ma non disse nulla, dopo non molto mi respinse dolcemente. Si girò e salendo sul fondo del lettino aprì le ginocchia e poggiando la guancia sul giaciglio rivolta a me, protese la groppa.
– Fustigami ancora, si, nelle parti rotonde! Disse.

Provai a farlo ma non era possibile, la verga era diventata talmente rigida che roteando il bacino non poteva flagellare il delizioso culetto, riuscivo appena a poggiarla di qua e di là delle natiche color oliva senza poterle picchiare. Il viso rivolto a me prese un’espressione ironica, poi disse facendo una smorfia:
– Mio signore. . . fallo picchiare in mezzo alle parti rotonde!
La sua richiesta mi fece arrossire, guardai come allucinato le rotondità che la posizione della bella asiatica esponeva alla mia cupidigia, il solco aperto rivelava la curva deliziosa delle natiche con in fondo la rosellina scura dell’ano e appena sotto, la vulva bellissima socchiusa come un frutto.
Il sesso di una donna é di una tale bellezza che da qualsiasi angolazione la si guardi, rivela sempre qualcosa di straordinariamente seducente! Vista dalla mia posizione la fica di My Diem non sembrava piccola ma era follemente desiderabile con le sue labbrette nere sporgenti dalla gnocchetta che dividevano.

E’ straordinario come il desiderio di un uomo venga calamitato da uno spazio così esiguo e per lo più nascosto, ma la singolare ragazza nulla mi nascondeva delle sue grazie, con il suo invito dimostrava di conoscere la lussuria che spinge l’uomo quasi a voler distruggere quello che dovrebbe invece adorare.
Fu con gioia perversa che afferrato il membro lo sbattei fra le deliziose natiche cercando di colpire col glande il delicato pertugio e quando vi riuscivo ne sentivo il calore e questo mi incitava ad accanirmi aprendo a colpi di cazzo le sode chiappette. My Diem mi assecondava ondulando con movimenti languidi che erano un invito e quando mi fermavo per guardare le meraviglie che martellavo, lei sculettando mi provocava.
Anche la sua fichetta malmenai colpendola di sotto in su picchiando anche il clitoride duro, teso. I gemiti che provocai nella bella mi dissero che ora potevo osare, anche per lei era giunto il momento perché sospirò:

– Mio signore, ora immergilo ti prego! Se pensi sia difficoltoso, puoi intingerlo nella bocca del mio ventre!
Era nel suo culo che mi voleva! Era quello che volevo anch’io, con gioia mal contenuta aprii la bella fichetta entrando in profondità e quando lo ritirai vidi il membro ricoperto degli umori del suo desiderio.
– Mettilo nelle mie parti rotonde, fammi sentire quanto sei forte!
Fremette appena sentì il glande contro l’ano, lo picchiettai ancora felice di percepire i sussulti del culetto che protendeva aperto, impressi al pene quasi delle vibrazioni gioendo dell’attesa che faceva fremere entrambi, poi lo puntai muovendolo ancora mentre spingevo.
– Oh mio signore. . . aprimi, si immergiti fino in fondo!

Il lungo gemito che accompagnò la penetrazione del piccolo culo diceva il gradimento della bella, la volli lenta per gustare la vista del membro che scivolando allargava l’ano scomparendo adagio accarezzato dalle chiappette fresche in confronto col calore che incontravo nelle sue interiora.
Glie lo diedi tutto il mio cazzo fermandomi solo quando le mie anche premettero i tondi emisferi e sentii contro i testicoli la morbidezza della sua vulva. Il viso rivolto a me mi gettò uno sguardo di gratitudine. Mi afferrai ai fianchi sottili, chiuse gli occhi quando ritirandomi affondai ancora lentamente, il lamento di piacere col quale accolse l’entrare del mio membro mi fece accelerare i colpi cercando il calore delle sue viscere, e avanti, indietro, avanti. . .

Da subito My Diem si tenne rilassata così che il possesso del bel culetto fu fin dall’inizio estremamente piacevole; anche per la ragazza lo era perché non nascondeva la sua gioia ad ogni scivolare del membro nei suoi intestini.
– Ihhh. . . ihhh. . . mio signore. . . non temere di farmi male! Ahhh. . . é gradevole riceverti. . . Mhhh. . . ahhh. . . fa salire il tuo scettro. . . aprimi con la tua forza, prendi il tuo piacere! Ahhh. . . si. . . si. . . &egrave bello sentirti nelle mie viscere!
Avevo gradatamente aumentato il ritmo dei miei affondi, la bella dovette aggrapparsi ai bordi del lettino per resistere alle mie spinte, il piacere che saliva mi faceva rantolare. Ogni entrare del membro provocava nel culetto un’onda che lo percorreva facendolo tremolare, l’ano benché rilassato era talmente stretto che si protendeva lievemente, ne vedevo il contorno bruno accompagnare l’uscita della verga, scomparendo mentre affondava, allora erano le chiappette ad accarezzare l’asta.

– Amore. . . grazie per consentirmi di godere del tuo cu. . . nelle tue rotondità E’ talmente bello che é una gioia per i miei occhi, mhhh. . . un piacere per il mio ca. . . scettro. Sei talmente meravigliosa che mi sento indegno, fremo al pensiero di godere dentro tanta bellezza!
– Devi mio signore. . . ahhh. . . voglio sentire i getti del tuo piacere, voglio vedere la tua gioia, mhhh voglio mostrarti la mia! Oh aspetta, ti prego!
Ma io non volevo fermarmi, lei girandosi sul fianco sollevò alta una gamba portandola dall’altro lato mentre si voltava sulla schiena, lo fece lentamente lasciandomi ancora scorrere nelle sue natiche. Era lentamente che muovevo le reni attento a non uscire dal caldo culetto mentre l’aiutavo a mettersi nella nuova posizione.

Sollevò entrambe le gambe e efferrati i piedi li tirò a se allargandole. Oh era bella My Diem col corpicino completamente esposto, i capezzoli eretti alla sommità della protuberanza delle aureole dicevano tutta la sua eccitazione. Guardava con una sorta di fierezza i miei tratti alterati, la smorfia di piacere che facevo ad ogni entrare nello stretto suo orifizio.
– Vedo la tua gioia. . . anche la mia é grande! Mhhh. . . lo vedi come ti ricevo? Guarda come il tuo scettro mi riempie. . . allarga le guance del tuo piacere, ahhh. . . stimola la bocca del mio ventre. . . eccita le ali della mia farfalla, fa tendere l’appendice del suo corpo oh guarda mio signore. . . guarda!
Il mio cazzo era grosso per un culetto così piccolo! Mi chiedevo come non provasse dolore ma i succhi che colavano a gocce dalla vagina lo lubrificavano talmente che scivolava con facilità. mi vedevo scomparire inghiottito dalle natiche che allargava e che lo sfregamento aveva bagnato.

– Ahhh amore. . . mi stai facendo godere! Ahhh entrare nel tuo culo é meraviglioso! Mhhh trovo lo stesso calore che ho trovato nella tua bocca. . . potrò mai ripagarti di tutto questo?
– Lo hai già fatto, lo stai facendo ancora! Ohhh immergiti mio signore. . . fino in fondo. . . si, rendi grande il mio piacere. . . mhhh. . . allarga le mie parti rotonde!
La ragazza sapeva quanto sono importanti le parole durante l’atto sessuale, non sono mai sconce quando sono dette nel piacere e My Diem provava veramente piacere, lo capivo dai gridolini coi quali punteggiava le sue frasi, lo vedevo dalla fichetta che si animava ad ogni muovere del membro, dalle carni scintillanti, dalle labbra scure che si animavano come le ali di una farfalla.

Non ho mai provato così tanta gioia nell’inculare una donna! Speravo di poter resistere abbastanza da vedere il suo godimento, mi aggrappavo alle cosce sollevate per darglielo tutto il cazzo, attirando il suo corpo per meglio immergerlo aiutato dall’oscillazione delle sue gambe, ansimando per il piacere che saliva, saliva. . .
– Ah. . . ancora. . . ancora. . . ohhh mi stai dando piacere1 Ahhh. . . continua. . . si cosi. . . cosi. . . Ahhh. . . ecco. . . ecco. . . ohhh. . . adesso. . . ahhh. . . ahhh! ! !
Fui felice di udirla godere, di vedere la testa nera andare di qua e di la mentre in lei stava per esplodere l’orgasmo facendole emettere delle grida da bambina e stringere istintivamente l’ano in spasimi per lei dolorosi che mi fecero fermare piantato nel calore del piccolo culo, ma lei:

– Ahhh. . . non fermarti. . . non adesso. . . oh immergiti ancora. . . ahhh forzami, si aprimi col tuo possente membro! ahiahhh. . . ahiii. . . ahiii. . .
Stringeva i muscoli dell’ano con una forza tale che anche il mio scorrere si fece doloroso. Gridai anch’io forzando le natiche divenute strette ma dovetti fermarmi nella morsa del suo culo. Entrambi bramavamo l’orgasmo, lo sguardo di My Diem si fece disperato, allora portò la mano fra le cosce, sulla fica matida penetrandosi col medio mentre col pollice si malmenava il clitoride, solo così riuscì a rilassarsi permettendomi di penetrarla quasi furiosamente ma ormai la ragazza era in pieno orgasmo.
Nel godimento si mosse tutta e quando si sentì irrorata dai miei getti, squittì di gioia poi mi lasciò scorrere facendosi frugare dal cazzo sobbalzante mentre dicevo cose oscene:

– Ah prendi. . . prendi. . . ahhh. . . volevi farmi godere nelle tue chiappe? Ecco. . . li senti i miei schizzi. . . sono per te. . . per il tuo culo. . . ahhh. . . prendilo tutto. . . tutto!
Rimanemmo a lungo uniti, My Diem rimase aperta, nella stessa posizione guardando i miei tratti distendersi mentre dentro di lei il pene perdeva la sua rigidità, acconsentì di tenerlo ancora finché afflosciandosi del tutto si ritirò.
Lo vidi uscire dalle belle natiche, vidi l’ano che lo sfregamento del membro aveva fatto arrossare, mi scusai con la bella.
– Non volevo farti male. . . sono stato brutale? Chiesi.
Lei si alzò come se non fosse successo nulla, mi sorrise.
– Un po di dolore rende più piccante il piacere. Spero che sia riuscita a sollazzarti come volevi, a Saigon ero una puttana molto ricercata, ti ho servito bene?

– Non devi parlare così, per me sei una ragazza deliziosa. Questo giorno lo ricorderò sempre come uno dei più belli, vorrei averne altri così!
My Diem mi guardò mestamente, già si stava rimettendo le mutandine, mi porse i miei vestiti. Guardai l’orologio che avevo posato sul tavolino, non pensavo fosse così tardi, imprecai dentro di me per essermi assopito.
– Non credo che la signora acconsenta ancora a lasciarci soli, si é presa un’infatuazione per te, non ti sei accorto?
Ebbi la conferma delle parole della cameriera quando Silvia mi riaccompagnò.
– Allora, ti sei divertito? Chiese.
– Moltissimo!
– Lo vedo, sei sciupato sai? Credo sia meglio che ti riposi qualche giorno, voglio che tu sia in forma, ci vediamo lunedi, per quel giorno non sarò più indisposta ma. . . non temere, farò in modo che anche My sia con noi.

La castità prolungata diventa alla lunga un’abitudine, il desiderio si assopisce, l’impulso sessuale si sublima, le sue energie vengono dirottate in attività che gratificano l’uomo, il lavoro, l’arte. . .
Ma per chi si dedica con passione come ultimamente la calda signora e sopratutto la sua dolce cameriera mi avevano abituato, il sesso diventa una droga la cui astinenza fa provare un disagio simile alla sofferenza. Questo stava capitando a me malgrado fossero passati pochi giorni dal nostro ultimo incontro.
Era quindi con trepidazione che quel lunedi mattina scrutavo la strada aspettando la bella signora, pregustando il piacere che mi avrebbe dato. Con mia sorpresa la macchina apparve venendo dal paese e quando si fermò la signora Pardi abbassò il finestrino e con viso contrito mi annunciò quello che temevo.
– Non possiamo! Mio marito oggi non é andato in ufficio, ho trovato una scusa per venire ad avvertirti, mi dispiace. . . sapessi la voglia che ho!
– Silvia, ti desidero follemente, se giri in quella stradina nessuno ci vedrà. Non posso fare a meno di te, lo sai!

Le donne amano sentirsi dire cose di questo genere e altre roboanti frasi del tipo: ‘sei tutta la mia vita’, o altre simili; non per nulla sono le più assidue spettatrici di telenovelas e lettrici di romanzi rosa dove frasi del genere si sprecano. La signora Pardi era fra queste, i suoi occhi si inumidirono. . .
– Resisti ancora amore mio, il notaio é rimasto a casa per prepararsi perché non &egrave abituato ai viaggi; va a Palermo per un rogito, ha paura dell’aereo così deve prendere il treno. L’accompagno alla stazione domani presto, fatti trovare qui alle sette, poi avremo tutto il giorno e anche la notte per noi, ora devo andare, ciao!
Fece manovra all’incrocio della stradina che avevo indicato e scomparve ritornando al paese, lasciandomi esterrefatto e deluso. Mi annoiai tutto il giorno, andai a dormire alle dieci accampando il pretesto di dovermi alzare presto per partecipare ad una gita con amici. Tardai ad addormentarmi e quando finalmente vi riuscii sognai la signora che mi respingeva rifugiandosi nelle braccia della cameriera e entrambe nude si baciavano rotolandosi sul letto mentre mi deridevano.

Dormii pochissimo, l’indomani era con impazienza che aspettavo nel fresco dell’ora mattutina, la signora Pardi sorridendo fermò la macchina facendomi salire e guidando si voltò a metà verso il sedile posteriore dov’ero accovacciato.
– Ho tanta voglia. . . sapevi che dopo le mestruazioni le donne hanno il loro maggior desiderio? Se osassi fermerei la macchina e mi farei scopare qui, subito! My ha detto quello che avete fatto giovedì scorso. . . spero che in questi giorni ti sia riposato abbastanza perché non sai quello che ti aspetta!
– Sono pronto! Risposi con slancio.
La mia astinenza dopo i giorni infuocati, sopratutto l’ultimo mi aveva messo addosso un desiderio che non vedevo l’ora di appagare.
– My ha chiesto il permesso di farci compagnia. . . Per me va bene, tanto più che un giorno e una notte sono lunghi se dedicati al sesso, ha detto che se ce la sentivamo avrebbe fatto in modo che per noi sia soltanto piacere! Non sono più giovane anche se di voglia ne ho tanta. . . ma lei sa come mantenere sveglio il desiderio! Ma adesso voglio averti tutto per me! Disse con una risata nervosa.

My Diem ci aspettava in cima alle scale. Salutò la signora poi si rivolse a me:
– Buon giorno signore, ha passato un buon week end? Chiese inchinandosi.
– Si grazie, e tu?
Trovai il suo atteggiamento compassato e rispettoso stranamente eccitante sapendo quello che era capace di fare. Silvia si intromise:
– Scusa ma ho bisogno di un bagno. Se nel frattempo vuoi fare la doccia. . . accompagnalo My! Disse sfiorando le mie labbra con un casto bacio.
Seguii la cameriera nel bagno che avevo usato la prima volta, mi diede un accappatoio di spugna e scomparve silenziosamente. Anche se non ne avevo bisogno entrai sotto il getto tiepido lavandomi accuratamente sapendo quanto fosse importante la pulizia nelle evoluzioni amorose.
Dopo essermi asciugato indossai l’accappatoio e uscii. Trovai la cameriera seduta su una piccola panca, al mio apparire si alzò e con un leggero inchino mi invitò a seguirla, aprì la porta di quella che riconobbi essere la camera da letto della signora e scostatasi mi fece entrare aspettando sulla soglia gli ordini della padrona.

– Sai quello che voglio, vero My?
– Certo signora, aspetterò che mi chiami! Rispose l’orientale sorridendo.
Silvia seduta sul bordo del letto nascondeva la sua impazienza fumando, accettai la sigaretta che mi offriva, mentre mi chinavo sull’accendino che aveva fatto scattare, sentii il profumo delicato che emanava il suo corpo. Indossava un negligé vaporoso attraverso il quale potevo vedere le sue forme piene, il petto si sollevava ad ogni suo respiro rivelando la rotondità dei seni i cui capezzoli sembravano sul punto di forare la stoffa leggerissima.
Mi guardai attorno, nei miei ricordi la stanza era più grande e stranamente non avevo notato gli specchi dell’armadio che occupava l’intera parete. La signora si alzò andando alla finestra, l’indumento ricadendole attorno rivelava in controluce il profilo incantevole del suo corpo, lasciando intravedere la forma delle gambe lunghe, delle anche voluttuose, della groppa con la deliziosa curva che questa faceva raccordandosi con l’inizio della schiena. . . Lasciò uscire una voluta di fumo.

– Ricordi? Chiese voltandosi.
Era bellissima, guardai il cespuglio nero appena velato dall’impalpabile indumento, ricordai l’effetto che mi fece quella volta.
– Come potrei aver dimenticato?
Era vero, il ricordo del possesso della prima donna é per ogni uomo indelebile; sia essa una prostituta o una compagna di giochi. . . Per me era stata la moglie del notaio ed ero stato costretto a compiere un atto che allora era lontano dai miei pensieri. La donna sembrò leggere nella mia mente.
– Sono stata la prima, lo so. . . cos’hai provato allora?
– Imbarazzo, paura. . . non so. Risposi sinceramente.
– Piacere no?
– Anche piacere. E per te? Arrossì esitando prima di rispondere.
– Sei il solo col quale abbia tradito mio marito. . . non parlo delle cameriere! Ho avuto rapporti quasi con tutte, anche con Alice. . . &egrave stata lei a proporre. . . lo sai! E quando ho visto che eri eccitato. . .
– Mi é venuto su appena ti ho visto nuda! Confessai.

Ebbe uno strano sorriso, si avvicinò e disfacendo la cintura del mio accappatoio lo fece scivolare a terra poi allontanatasi di qualche passo fece scendere il negligé senza neanche sbottonarlo, lo scavalcò e con un calcio lo allontanò. L’effetto fu immediato!
Avvenne davanti ai suoi occhi, sentii senza vederlo il mio pene gonfiarsi, sollevarsi mentre lei ne seguiva l’erezione passandosi le mani sui seni, quindi le fece scendere al ventre, le portò ai fianchi seguendone la forma fino all’alto delle cosce, le divaricò leggermente poi con una mano si coprì il cespuglio nero che scoprì poi lentamente e tirando i peli mostrò l’inizio della vulva, il clitoride gonfio. . .
– Lo vedi l’effetto che mi fai? Disse.
L’eccitazione della donna mi aveva contagiato e la vista del suo corpo esposto senza veli fece il resto. Silvia non nascose il suo desiderio.
– E’ così che in questi giorni ti ho pensato. . . Vieni!
Si allungò tendendomi le braccia. Mi distesi accanto a lei e chinandomi sul suo viso risposi:
– Anche oggi é stata la vista della tua bellezza a farlo eccitare!

Stavo per baciarla ma lei sottrasse la bocca e con una smorfia chiese:
– Abbiamo tutto il tempo. . . cosa mi farai?
– Tutto quello che può darti piacere!
– Per esempio?
– Devi dirmelo tu!
– Una signora non parla di queste cose ma se le piacciono le accetta e le subisce. Mi costringerai? Chiese fissandomi intensamente.
Il suo era un modo per dirmi la sua totale disponibilità.
– Si, ti costringerò!
Sorrise mentre mi chinavo nuovamente, questa volta non sottrasse la bocca, suggellando con un bacio la sua accettazione. Appena le mie labbra incontrarono le sue, le aprì alla lingua che attirò avvolgendola con la sua, aspirandola prima dolcemente poi mentre il desiderio entrava in lei avidamente, le sue labbra entrarono nella mia bocca e mi succhiarono come se non fosse la mia lingua che stringevano.

La mia mano vagava sul corpo liscio, lei non era da meno sentii le sue mani scendere al mio ventre, afferrare il membro massaggiandolo avidamente. Poi lo tirò talmente forte da costringermi a sollevarmi scavalcando con una gamba il suo corpo, lo tirò ancora e quando fu sul suo viso, ridendo vi dardeggiò la lingua picchiettandolo. Poi le sue mani lo lasciarono e furono dietro le mie natiche muovendomi sopra di lei per consentire alla calda sua appendice di percorrere l’intero mio pene.
– Oh mi piace. . . così sei tutto mio!
Anche a me piaceva vedere la sua bocca ridente, la sua lingua che inseguiva la verga in movimento facendola sobbalzare, ondeggiare e ricadendo bagnare il suo viso, la sua fronte della saliva di cui la stava impregnando. Dovetti appoggiarmi alla spalliera sentendomi ancora tirare, la bocca calda fu sotto i miei testicoli, incurante dei peli prese a lambirli poi l’aprì larga attirandoli, succhiandoli.
La sua libidine la spinse ad attirarmi maggiormente, la sua bocca seguì il gonfiore del membro oltre lo scroto, il suo naso fu fra le mie natiche e la sua lingua. . . Riuscì a spingerla più volte prima che potessi sottrarmi allo sconvolgente titillamento. Rise vedendo il mio sguardo scandalizzato.

– My dice che anche agli uomini piace!
– Silvia, non farlo più! Riuscii a dire.
– Perché no?
Questa volta mi tenne fermo. La dardeggiò ancora, era vero, mi piaceva ma trovai la cosa talmente sconveniente che con uno sforzo sollevai il bacino.
– Ora dammelo in bocca! Disse allora.
Glielo diedi guardando incantato le labbra rosse salire e scendere lungo la mia verga mentre la donna sollevando e abbassando il capo scorreva su di essa introducendosela fino in fondo alla gola. Ben presto presi a sospirare per la carezza morbida delle labbra, per il calore che trovavo nella sua bocca, per la lingua che partecipava all’azione inseguendo, picchiettando il punto sensibile sotto il glande.

Ora ero io che muovendo le reni scivolavo nella sua bocca, incantato da tanta perfida dolcezza. Mi aspirava fortemente, famelicamente, facendo rapidamente salire il mio piacere, tanto velocemente che dovetti sottrarmi.
– Ti piace quando una donna ti fa un pompino?
– Immensamente. . . ma se fai così, come farò a resistere fino a domani?
Rise felice del piacere che sapeva di potermi dare, mi lasciò arretrare seguendo con gli occhi l’ondeggiare del membro e quando col bacino ebbi superato i suoi seni, me li offrì sollevandoli con le mani a coppa. Mi mossi facendo oscillare la verga, mi abbassai fino a sfiorare il suo petto . . .
Non rideva più la signora ma guardava affascinata il pene che toccava appena i suoi seni facendo flettere i capezzoli ad ogni passaggio. Stavo mettendo in pratica gli insegnamenti di My Diem meravigliandomi dell’effetto che faceva alla donna.

– Mhhh . . . sai come usare il tuo membro!
Fu con gioia perversa che sentii sotto la verga i suoi bottoncini tendersi maggiormente, farsi duri. Lei non si sottraeva ma sollevava e abbassava i seni stretti nelle mani affinché nei suoi movimenti il pene colpisse solo le punte facendole vibrare, procurandole un piacere misto a dolore che eccitava la sua lussuria.
– Mhhh. . . oh Nico, sei stupendo!
Gemette più forte, ora i capezzoli si erano fatti duri, Silvia strizzandosi i seni li fece risaltare ancora di più lasciando che li flagellassi ancora poi le mani li separarono e mi invitò:
– Qui. . . si, mettilo in mezzo!

Ubbidii abbassandomi. Appena mi sentì nella valle dei suoi seni, li strinse imprigionando il pene in una morsa calda e morbida, li mantenne premuti consentendomi di scorrere strusciandolo fra le mammelle calde, mimando un coito innaturale che avevo già provato, Silvia mi ricordava la signore Bolis superandola in libidine, ne sentivo la bocca sul ventre e la lingua che mi lambiva nei movimenti che facevo. Avrei voluto continuare, tanto grande stava diventando il mio piacere ma volevo che anche la signora prendesse il suo, mi fermai.
– Cara. . . sei stupenda! La donna allentò la stretta liberando il pene.
– Il tuo cazzo é stupendo dammelo ancora!
Vedendo che aveva sollevato la testa glielo misi nuovamente in bocca e mantenendo il suo capo sollevato continuai il mio scorrere fra le labbra che teneva morbide negli affondi ma che serrava quando mi ritiravo succhiandomi golosamente. Ora rantolavo, il godimento era talmente grande che non avrei voluto smettere; malgrado temessi di lasciare la bella fellatrice inappagata cacciavo con lunghi colpi di reni il pene nella sua bocca emettendo esclamazioni rauche ad ogni mio immergermi.

La donna non sembrando rendersi conto dell’effetto sconvolgente che produceva su di me si prodigava nell’accarezzare la verga in movimento con la lingua mentre la succhiava. Ero sul punto di venire e prima che riuscisse a trattenermi mi sottrassi alla sua voracità e arretrando velocemente mi portai ai suoi piedi.
Lei intuendo le mie intenzioni sollevò alte le gambe, le aprì. Afferrandole alla piega delle ginocchia le respinsi ai suoi lati per chinarmi sul cespuglio nero che ornava il vertice del suo ventre.
Silvia con un gridolino di gioia portò le mani fra le cosce e le dita ai lati del suo sesso, lo aprì. Vidi appena le carni rosee scintillanti che già mi chinavo. Ricevette la mia bocca con un grido eccitato poi gemette al bacio osceno, lascivo che tributavo al suo sesso, continuò a gemere nel sentirselo lambire.
– Ahhh amore. . . mhhh aspettavo questo momento! Sai che la mia fica &egrave tua. . . mhhh tutta tua! Si. . . oh leccala amore! Senti come sono. . . eccitata!

Lo sentivo dagli umori che bagnavano il bel sesso, ne gustavo il sapore con i miei colpi di lingua veloci dapprima, poi più lenti separando le labbra brune vicino al clitoride che poi percorrevo saggiandone la consistenza poi scendendo le carni profumate la immergevo nella vagina salutato dalle grida di gradimento della bella signora, dalla carezza delle sue cosce contro le mie guance.
– Ahhh. . . mi piace. . . mi piace. . .
Sollevai il viso per ammirare la vulva aperta fra le sue dita, era bellissima con le carni luccicanti della mia saliva, con le labbrette turgide, pulsanti, ne seguii il contorno fino all’ingresso del grembo socchiuso come se aspettasse l’omaggio di un pene; vi introdussi ancora la lingua ritirandola pregna del sapore del suo desiderio, la spinsi ancora facendo inarcare la donna.
– Mhhh. . . ora voglio il cazzo!

Mi sollevai ammirando incantato l’intimità che mi offriva. Una goccia in bilico sul bordo della fessura, scese lenta e superato la pelvi scomparve nell’ombrosità delle sue natiche. . . Ne seguii il sapore e quando la donna sentì la mia lingua sulla sua rosellina squittì di eccitazione.
– Ihhh. . . ihhh. . . oh sei terribile. . . terribile. . .
Ma le piaceva perché portò entrambe le mani ad allargarsi i glutei consentendomi di lambire il suo bottoncino, tentare di forzarlo. . .
– Ahhh. . . basta amore. . . mhhh. . . scopami adesso. . . scopami!
Mi raddrizzai e avanzai sulle ginocchia divaricandole ai lati del suo sedere. Silvia mi guardava, il suo respiro affannoso sollevava e abbassava i seni stupendi, cielo com’erano belli! Le sue mani mantenevano ancora aperte le natiche, si irrigidì sentendo nel loro solco il turgore del glande che muovevo sull’orifizio del suo culo.

– No, no. . . non ancora amore. . . non ancora! Ansimò.
Fremette sentendo che lo strofinavo oscenamente. Ero fortemente tentato ma sapendo che non avrei resistito alle sollecitazioni dello stretto pertugio, lo spostai sull’ingresso del suo grembo, mi sollevai e respingendo le sue gambe ai lati del suo busto, entrai in lei adagiandomi sul suo corpo.
– Ahhh. . . finalmente! Ahhh amore. . .
Subito si mosse ancheggiando voluttuosamente come se non le bastasse la presenza che sentiva nel ventre ma volesse farsi esplorare dal membro per tutta la vagina. L’accontentai ancheggiando come faceva lei; ora che mi ero ripreso, gustavo pienamente il lento scivolare del pene nelle carni caldissime beandomi dei sospiri di piacere che da subito si levarono dalla sua gola.

Ricordai le sue parole, ‘dopo il ciclo le donne hanno il loro maggior desiderio’, doveva essere vero perché la vagina stillava in continuazioni i succhi che ad ogni entrare del membro provocavano un rumore bagnato che ritmava il nostro coito.
Capii che non avrebbe resistito a lungo: il suo desiderio a lungo contenuto e i preliminari amorosi l’avevano eccitata al punto che era già sull’orlo del godimento, ero felice di poter soddisfare quella femmina stupenda risparmiando le mie forze per altre tenzoni.
Era lentamente che scorrevo gravando su di lei con tutto il corpo, la sua bocca era calda sotto la mia, il petto premuto sopra i suoi seni ne percepiva il duro gonfiore. La sua lingua accarezzava la mia nei suoi movimenti, le sue labbra la serrarono risucchiandola, continuando ad accarezzarla premuta al palato poi la lasciò dardeggiando la sua nella mia bocca.
– Hahaaa. . . hahaaa. . . hahaaa. . . Riusciva ad emettere mentre la lingua morbida guizzava e quando riuscii a catturarla me l’abbandonò con un sospiro. Mi sollevai sulle braccia per contemplare la mia amante.

– Sei bella Silvia! Dissi ammirando il viso che alterato dal piacere aveva la bellezza particolare delle donne quando sono sul punto di godere. Mi immobilizzai, il pene immerso nel suo grembo già percepiva i fremiti che percorrevano la sua vagina, le natiche erano calde sotto i miei testicoli. Gli occhi luminosi della bella signora erano fissi nei miei colmi di gratitudine, li chiuse gemendo quando contraendo i muscoli feci sobbalzare il pene nel suo ventre, li riaprì sorpresa.
– Ohhh caro. . . é bellissimo!
Guardandola lo feci ancora, non chiuse gli occhi ma fremette continuando a fremere ad ogni mia contrazione. Ricordai gli insegnamenti della sua singolare cameriera, esultai comprendendo che riuscivo a dominare il piacere della donna! La sua espressione era di dolce attesa, dopo un po rispose al muto appello del mio pene ma solo la sua fica riuscì a serrarne la base! Ne fui deliziato, era come stare in una bocca calda dalle labbra dolcissime, sospirò:
– Oh amore. . . come fai a muoverlo così? Mhhh. . . fallo ancora!
– Ecco cara. . . mi piace quello che mi fa la tua fica! E’ dolce come la tua bocca!
La bella rispondeva con un lamento flebile ad ogni sobbalzo che riceveva nel grembo, dopo non molto non ce la fece più a rispondere alle mie sollecitazioni, il suo sguardo si fece disperato.

– Mhhh caro. . . caro. . . non resisto! Disse con voce lamentosa.
E sempre stato per me un momento particolare l’orgasmo di una donna, faccio di tutto per fare in modo che preceda il mio per averla completamente alla mia mercé e bearmi del suo godimento. Se poi sento che il mio &egrave ancora di là a venire posso mantenerla nell’attesa dell’evento che brama con tutto il corpo per gioire del suo delirio.
– Amore. . . mhh cosa aspetti! Ahhh muovilo il tuo cazzo. . . fammi godere!
Sordo alle invocazioni fatte con voce flebile, lamentevole, mi immobilizzai piantato nel suo ventre e attirato dai suoi seni calai la bocca su una delle punte mordicchiando il bottoncino teso.
– Ahhh. . . cattivo. . . cattivo. . . oh fottimi ti prego. . . fottimi!
Cercò di muoversi ma io la tenevo inchiodata mentre la mia lingua giocava col duro capezzolo provocando delle vibrazioni che sapevo per lei irresistibili. La sua vagina si strinse una, due volte ma non era ancora l’orgasmo. Passai all’altro suo seno facendola gemere.
– Ahhh. . . oh dai. . . non aspettare, dai. . . dai. . .

Le contrazioni si susseguirono ininterrotte facendomi capire che per la bella signora era giunto il momento. Solo allora mi mossi facendo scivolare lentamente avanti e indietro il membro per tutta la sua lunghezza; le sue gambe si irrigidirono, le liberai, lei le distese mantenendole sollevate alte, aperte, poi le fece oscillare accompagnando lo scorrere del pene mentre con una moltitudine di grida venne delirando:
– Ah amore. . . oh si. . . siii. . . sto godendoooooo. . .
Mi sollevai sulle braccia, una smorfia deformava il suo viso mentre il capo bruno andava di qua e di là sul cuscino. Era bella Silvia nel godimento, erano belli i seni che oscillavano ritmando la mia monta. Accelerai facendo sbattere i testicoli nelle calore delle sue chiappe, la signora in pieno orgasmo mosse velocemente le gambe accarezzando con le cosce i miei fianchi, con le strette della fica l’entrare del mio cazzo poi piano piano le sue grida cessarono ma continuò a far oscillare le gambe.
– Oh amore. . . sai come far godere una donna! Sei stato meraviglioso. . . mi hai svuotata sai? Senti come batte la mia fica. . . oh ho goduto, ho goduto. . .
Mi raddrizzai sedendomi sui talloni con il membro ancora immerso. Un dolce languore aveva invaso il corpo mollemente adagiato, era con tenerezza che mi guardava, la punta dei suoi seni luccicava della saliva della quale i capezzoli erano ricoperti, rendendola ancora follemente desiderabile, vide con quanta cupidigia guardavo fra le sue cosce il pene allargare la vulva bagnata. Il sentirmi ancora duro provoco in lei un mesto sorriso:

– Non sei venuto, lo so. . . vuoi risparmiarti vero?
– Il mio piacere l’ho avuto nel vedere il tuo. Risposi galantemente.
Il suo sorriso si fece aperto, anche i suoi occhi sorridevano scivolò all’indietro sulla schiena. Il pene uscendo scattò in alto come una molla, lei si avvicinò sulle ginocchia guardandolo assorta poi sollevò sul mio viso uno sguardo che era di sfida. Con una risata mi spinse scherzosamente all’indietro.
– Aspetta che ritorni, vedremo se riuscirai ancora a trattenerti! Disse.
Scese dal letto poi portò le mani a coprirsi il sesso.
– Oh come mi hai fatto sbrodolare. . . Disse uscendo piena di confusione.

Continua. MY DIEM MAESTRA DI LUSSURIA
Udii fuori dalla porta un parlottare sommesso, la risatina particolare della cameriera, poi più nulla. Dopo un tempo che mi parve lunghissimo My Diem fece la sua apparizione. Come mi aspettavo era nuda, segno che da quel momento sarebbe rimasta a farci compagnia allietando me e la signora con la sua piccante presenza.
– Posso? Chiese indicando il letto.
– Accomodati, sei la benvenuta lo sai!
Nonostante si fosse già concessa, la ragazza mi metteva ancora soggezione, forse perché sapevo che non aveva perso le sue abitudini di puttana e l’avermi sorpreso nella posizione a dir poco oscena cui mi aveva lasciato la signora prima di uscire aumentò il mio imbarazzo; cercai di tirarmi su anche per celare alla sua vista il membro rimasto rigido e bagnato.
– No, rimani così! Disse squadrandomi apertamente.

Rimasi com’ero, accosciato con le ginocchia aperte, il corpo all’indietro sostenuto dai gomiti poggianti sul letto. Lei sali inginocchiandosi di fianco a me, e sedendosi sui calcagni socchiuse le gambe.
– Alla signora é dispiaciuto di averti lasciato voglioso. Le ho detto che questo é bene perché quando torna potrai darle subito piacere! Disse seriamente.
– E. . . tu?
Avevo posto la domanda seguendo con gli occhi la linea delle cosce abbastanza divaricate da permettere al mio sguardo di spingersi fino alla macchia dei peli corvini dove emergeva la gnocchetta dal taglio delizioso e le piccole labra nere sporgenti.
– Quando la signora lo vorrà! Rispose.
Il vederla così remissiva e compassata aumentò ancora di più la voglia che avevo nel pene. My Diem non sembrava rendersi conto dell’effetto che provocava in me la vista del suo corpo olivastro da adolescente. Sapendo quello di cui era capace non resistetti e spingendo la mano nel calore delle sue cosce accarezzai il taglio esposto.

– Perché non subito? Chiesi muovendo le dita nella sua umidità.
– La signora ti vuole ancora. . . si sta preparando! Disse scuotendo il capo.
Le sue carni si stavano bagnando. Ammirai la padronanza che aveva nel dominare i suoi sensi, non fosse per gli umori che sentivo colare e che spalmavo per tutta la vulva rendendola scivolosa, avrei giurato che l’orientale non provasse nulla tanto il suo viso era impassibile; neanche quando con le dita violai il suo grembo entrando in profondità cambiò espressione.
– Lascia almeno che lo pulisca. Dissi indicando col mento il mio pene.
– Non é necessario, la tua verga é bella così. . . Disse portandovi lo sguardo.
– Ti piace? Chiesi.
– Molto. . . ma la tua in particolare piacerebbe a molte donne!
– Perché? Le sue parole mi inorgoglivano non poco.
– La sua grossezza é di quelle che riempie e la sua lunghezza fa pensare che possa frugare. . . questo alle donne piace, poi. . . é ricurva vedi?

Trattenni il fiato, la sua mano si era mossa, ora era sopra il mio pene, le sue dita lo sfioravano seguendo per tutta la lunghezza il gonfiore del condotto poi ritornavano alla sua base sollevandolo delicatamente come fosse un rettile viscido.
– Vedi? Anche a me fa senso ma. . . induce a pensieri lussuriosi.
– Prendilo allora! Esclamai con slancio.
– Non posso, non ancora! Disse.
Il suo sguardo lasciò la verga, mi guardò esitando, poi:
– Però posso fare in modo che sia pronto per la mia signora. . .
Si chinò sul membro e quando le sue labbra lo sfiorarono allungò la lingua. La sentii scendere percorrendo la strada prima seguita dalle sue dita, ma l’effetto era ben diverso! Era una carezza calda, umida, non sfiorava come avevano fatto le sue dita ma premeva la sua rosea appendice schiacciando dove passava il gonfiore, e raggiunto i testicoli li lambì con piccoli colpi, incurante degli umori che li bagnavano. Anzi, si soffermava come a cercare il sapore del piacere della sua padrona perché li aspirò in bocca suggendoli, spingendo nella sua bocca prima una palla poi l’altra.

Quando li lasciò fu per risalire il pene con una lunga lenta leccata fino a raggiungere il glande. Lì la lingua seguì il colletto facendone il giro. . . Sospirai al picchiettio che fece sul nascere del condotto provocando nel pene una contrazione che lo sollevò. My Diem mi gettò un’occhiata e aprendo la bocca chiuse le labbra sotto il glande, non le fece scorrere ma le strinse per far danzare la lingua sul punto che sapeva sensibilissimo. Ero estasiato da tanta raffinatezza che faceva salire alle stelle la mia libidine.
Quando la signora rientrò fu sorpresa di vedere la sua cameriera con il mio membro in bocca ma non la rimproverò. Salì sul letto e chinandosi sul mio viso disse:
– Devi piacerle perché so che non le piace fare pompini, trova sconveniente ricevere lo sperma in bocca!
Non era del tutto vero perché in quel giorno memorabile me l’aveva proposto lei stessa e una volta l’aveva anche fatto! Ma poi ricordai che allora lo aveva lasciato fuoriuscire e colare lungo la sua gola e sui suoi seni.

– Lo stavo preparando per lei signora! Si giustificò la ragazza.
– Oh allora. . . forse vuoi preparare anche me?
Appena pronunciata quella frase Silvia ricoprì la mia bocca con la sua, la sua lingua si animò appena la sentì aspirata, accarezzata dalla mia lingua, ben presto il suo bacio si fece lascivo, mossi il viso per sentire la morbidezza delle labbra sulle mie, come si chiudevano succhiandomi languidamente poi gemendo si rovesciò sulla schiena sollevando alte le gambe e afferrate le caviglie le attirò fin contro le sue spalle quindi aprì larghe le braccia.
Capii la ragione dell’emozione della donna vedendo le labbra umide dell’asiatica carponi sorpresa dal repentino movimento della padrona. Sorrisi dentro di me, dovevamo formare d’avvero uno strano quadro che avrebbe benissimo potuto essere chiamato: ‘preparazione dei sessi prima dell’accoppiamento’ dove il maschio esibisce la verga già pronta, atteggiato in una posizione che definire oscena sarebbe un eufemismo, ma che metteva in evidenza il membro dal glande luccicante della saliva della strana cameriera che ora si accingeva a preparare la femmina in attesa con le cosce divaricate.

My Diem scrutò il cespuglio arruffato della signora scostando con cura i peli che lei stessa aveva bagnato poi premette entrambe le mani sulle cosce candide facendole poggiare sul letto quindi si chinò sulla vulva esposta.
Mi tirai su sulle braccia ma malgrado sollevassi il capo potei vedere soltanto le labbra emergenti abbastanza distanziate da farmi immaginare quanto fosse aperta la fica della signora. Vidi anche la cresta gonfia che si assottigliava fino a congiungersi con l’inizio del gonfiore che divideva, e la lingua rosa che lo percorreva.
Doveva essere avvezza My Diem a rendere alla padrona quel servizio, perché lo faceva delicatamente percorrendo la sensibile crestolina con tocchi leggeri come prima aveva fatto con il mio pene; l’effetto doveva essere per la donna estremamente piacevole perché le sue mani lasciarono le gambe che rimasero spalancate per portarle ad accarezzarsi i seni.

Poi contraendo i muscoli del ventre e ondeggiando il bacino cercava un contatto più preciso offrendo il sesso con piccoli scatti mentre le sue mani schiacciavano le mammelle plasmandole, strizzandole fino a far incupire i capezzoli eretti. La cameriera non sembrava condividere l’impazienza della padrona ma percorrendo ancora il clitoride luccicante della sua saliva, si soffermò al suo nascere picchiettando la delicata appendice di sotto in su come a volerla sollevare.
– Ahhh My. . . é bello quello che fai, é bello. . . bello. . .
La ragazza lo lasciò infine e con lente leccate percorse l’intera vulva poi schiacciò il naso nelle carni matide.
– Mhhh. . . si, spingila. . . oh falla entrare!
Era come se la vedessi la lingua affondare nel grembo della donna. Silvia riuscì a sollevare il bacino e ondulandolo si fece deliziare dalla cosa calda che sentiva muovere all’ingresso della sua vagina.
– Ahhh. . . basta cara. . . sono pronta!
Le mani dell’orientale si portarono sotto il sedere della sua padrona e mantenendolo sollevato continuò il suo sconvolgente omaggio strappando dolci lamenti alla bella signora poi allontanò la bocca.

– Non ancora signora, non ancora. . .
Subito dopo Silvia squittì di eccitazione. La bocca della cameriera era scomparso, solo parte del suo naso emergeva fra i peli nerissimi. . .
– Si, bagnalo. . . rendilo scivoloso! Esclamò.
Volse a me il viso, i suoi occhi incontrarono i miei e arrossì. La cameriera mi stava fissando, il suo viso si muoveva nel rendere omaggio a quella parte così intima della sua padrona. Non servivano le parole per farmi capire quello che sarebbe avvenuto! Il bello delle relazioni sessuali aventi come scopo la ricerca del piacere &egrave quando la donna é disposta a tutto pur di ottenerlo. Nel caso della moglie del notaio, la presenza della cameriera faceva da catalizzatore al suo desiderio e anche al mio! My Diem si sollevò:
– E’ pronta signora! Ora tocca a lei. . .
La donna si mise a sedere poi girandomi la schiena spostò il bacino sulle mie cosce offrendomi la vista del suo stupendo deretano e chinandosi in avanti non esitò ad esibire la sua intimità vogliosa. La vulva dai peli incollati alle spesse labbra era socchiusa, luccicante della saliva della cameriera, anche fra i glutei era bagnata in corrispondenza dell’ano dove la strana ragazza aveva abbondantemente salivato.

Portò una mano dietro di se ad afferrare il mio membro, lo inclinò e arretrando lo presentò muovendolo fino ad incontrare l’apertura del suo grembo, quindi arretrò.
– Ohhhh. . . Esclamò facendo scattare all’indietro la testa corvina.
L’aveva preso tutto il mio cazzo, esultai per il calore che trovai nel suo ventre e per la vista della fica allargata dalla presenza che conteneva. Si tirò con le braccia tese e oscillando avanti e indietro prese subito a scorrere con piccole esclamazioni.
Non avevo mai scopato in quel modo e malgrado la mia scomoda posizione provai una forte eccitazione per la groppa candida che muovendosi faceva apparire e scomparire il membro nelle labbra dilatate della sua fica. Ben presto il piacere mi fece dimenticare il disagio e guardavo allucinato il culo aperto che la posizione arcuata della signora metteva in risalto in tutta la sua conturbante bellezza e appena sopra i sessi uniti, l’eccitante rosellina cupa straordinariamente desiderabile.

– Ohhh. . . ti piace amore come prendo il tuo cazzo?
– Oh si. . . é bellissimo scopare così, hai una fica meravigliosa!
– Solo quella?
– No. . . anche il tuo culo mi piace! Lo sai che lo voglio!
– Si. . . ma non subito! Voglio godere ancora con la fica! Ohh. . . ohhh. . .
Il lettore non si scandalizzi delle nostre parole ma il piacere non si assapora pienamente se non é condito da quelle frasi che nei momenti particolari perdono il loro significato osceno e contribuiscono a rendere l’atto appagante per entrambi i partners. Era quello che succedeva a Silvia e a me, la presenza dell’orientale, i suoi insegnamenti e la preparazione che aveva fatto ai nostri sessi stava elevando ad arte quello che altrimenti sarebbe stata un’azione meccanica.

My Diem accosciata con le ginocchia divaricate non perdeva una mossa del nostro accoppiamento; le mani fra le cosce passava le dita nella vulva ad accarezzarsi languidamente. Il viso era impassibile ma le narici frementi dicevano dell’emozione che stava provando, era della sua eccitazione il profumo che giungeva a me aumentando la libidine che aveva invaso il mio corpo.
– Ohhh. . . ohhh. . . ohhh. . .
Oh come mi piaceva udire le esclamazioni che Silvia emetteva nell’infilare la calda guaina della vagina sul mio membro, vederla allontanare e avvicinare incorniciata dalla peluria nera che l’impreziosiva. Durò ancora poco poi:
– Ohhh. . . ohhh. . . mi piace talmente che vorrei continuare ma. . . lo sai cosa voglio, vero?
Lo sapevo, ora i miei occhi percorrevano le cosce forti, aperte che nel suo oscillare animavano le natiche facendole stringere ed allargare mostrando il bottoncino bruno che mi stava offrendo.
– Lo so. . . lo vuoi nel culo! Ma fa in fretta. . . ti prego!
– Resisti caro. . . si, ora!

Ma continuò ancora finché le contrazioni che cominciarono a stringere il mio pene mi dissero quanto la bella signora fosse avanti nel suo piacere. Solo allora sottrasse la vulva, il pene liberato dalla sua calda prigione non fece in tempo a scattare che gia la donna si era raddrizzata e poggiata l’altra sua mano sulla mia anca, lo ghermiva e raddrizzandosi maggiormente se lo puntava fra le natiche.
Fui meravigliato di vedere come anche vista di schiena la mia amante fosse desiderabile, la sua vita con la curva che la bella groppa faceva col bacino era straordinariamente voluttuosa, ma sopratutto era sconvolgente vedere come la donna si allargava le natiche per cercare col glande l’orifizio del suo culo.
Distolsi lo sguardo voltandomi verso lo specchio. Sussultai, mi sembrò di essere un guardone che sorprende una coppia intenta a compiere un atto illecito. Solo il mio viso riconobbi, teso, congestionato, il corpo arcuato in quella posizione innaturale non poteva essere il mio e neanche il cazzo che la mano maneggiava e che vedevo spuntare nella curva delle natiche della donna poteva essere il mio tanto mi parve lungo e osceno.

Ritornai alla realtà sentendo sul glande il calore bruciante dell’ano che la donna premeva; la mano lasciò il membro che rimase diritto e si posò sull’altra mia anca poi il calore scese lentamente mentre la femmina nello specchio con gridolini eccitati e parole concitate muoveva il bacino calandolo adagio sul membro duro.
– Hiii. . . hiii lo sento. . . lo sento. . . hiii. . . oh che bello. . . hiii. . . hiii. . .
Vidi nello specchio il corpo fremere mentre il mio pene scompariva inghiottito dal culo bellissimo, poi sentii le natiche posarsi sui miei inguini, farsi pesanti e un calore particolare, sconvolgente avvolgere l’intero mio membro.
La donna sembrò rilassarsi, anch’essa si volse. Nello specchio i nostri occhi si incontrarono, vidi il suo turbamento per l’azione che aveva compiuto poi a poco a poco riprese sicurezza.
– Nico. . . sei tutto dentro!
– Lo so. . . E’ stato facile vero?

– Si. . . é entrato subito! Oh caro. . . così é bello mentre l’altra volta. . . Ti prego, non mettermelo più a forza! Fammi capire quando vuoi farlo. . . Ti piace?
Mi piaceva e come! L’ano stringeva la base della verga in una morbida morsa mentre il rimanente del membro era avvolto da un calore particolare, piacevolissimo. Risposi fissando i suoi occhi nello specchio.
– Si. . . hai un culo meraviglioso!
– Il tuo cazzo é meraviglioso ed é così lungo. . .
Abbozzò un sorriso attraverso lo specchio poi il suo viso si alterò, la bocca si aprì, i suoi occhi si chiusero mentre puntando le mani sulle mie anche si sollevava.
– Ah ahhh. . . ah ahhh. . . ah ahhh. . .

Aveva chiuso gli occhi, una smorfia deformava la sua bocca ad ogni suo sollevare e calare del bacino. Malgrado fosse lei stessa a voler soddisfare quello che era il suo e il mio desiderio stringeva istintivamente i muscoli dell’ano sul corpo estraneo che saliva nelle sue interiora, così che il riceverlo era per lei quasi doloroso mentre per me. . . Ogni suo movimento trascinava la pelle su e giù procurando al pene un piacere che presto divenne talmente intenso da farmi temere di deluderla.
Sospiravo per il godimento che fra poco sarebbe divenuto intollerabile, fortunatamente imparò a rilassarsi, i tratti del suo viso si distesero, gli occhi si riaprirono, sorrise timidamente mentre diceva:
– Ahhh. . . mi fa senso sapere che quello che ho nel culo é il tuo cazzo. . . mhhh. . . sapessi come me lo apre, me lo riempie. . . mi fa un effetto particolare. . . My dice che bisogna sapere come riceverlo. . . ha ragione, é bellissimo!

Capii che dovevo ai suggerimenti della cameriera quei momenti particolari, i nostri sguardi conversero verso la figura in ginocchio che osservava compiaciuta i movimenti della sua padrona. Vedendosi osservata My Diem non cessò di accarezzarsi mentre l’altra sua mano percorreva or l’uno or l’altro suo seno di adolescente. Era bellissima! Ci guardava come se il suo accarezzarsi impudicamente fosse una concessione che faceva per alimentare la nostra fantasia.
Anche Silvia era bella, il suo lento sollevarsi e abbassarsi non impediva ai suoi seni di muoversi su e giù senza perdere la loro compattezza. Il viso volto al mio esprimeva la gioia di vedere il mio piacere e di esprimere liberamente il suo avendo come unico testimone la fida cameriera sua maestra e partner di giochi erotici.
– Oh My cara. . . godere. . . senza doversi vergognare! Schh. . . ahhh. . . sentire il cazzo come lo sento io. . . volere il piacere sapendo di ottenerlo! Ah grazie cara, grazie! Adesso. . . fai quello che sai. . . mhhh. . . si, lo voglio anch’io!

Avevo ragione, l’orientale era la regista che l’aveva convinta al rapporto anale facendolo assurgere al rango di arte, tanto era plastico il quadro che formavamo. Il piacere che provavo aveva fatto dimenticare la scomodità della mia posizione, ora ne ero contento perché faceva ergere il cazzo in tutta la sua lunghezza per la gioia della donna permettendole di prenderlo lentamente con evidente soddisfazione.
My Diem aveva smesso di masturbarsi, rimase a guardare la padrona al cui corpo non era indifferente andare su e giù con ritmo di cavallerizza emettendo gridolini di gioia non contenuta poi avvicinò il viso al viso radioso della sua padrona.
Vidi il loro bacio nello specchio e mentre le bocche rimanevano incollate la spinse lentamente all’indietro sostenendola alla schiena. La donna soggiogata si lasciò andare portando le braccia dietro di se fino a poggiare le mani ai lati del mio capo. My Diem la lasciò e portandosi davanti spinse i suoi piedi ai lati del mio bacino e aprì le sue ginocchia sollevate.

Ora Silvia gravava tutta sul mio ventre, non me ne rammaricai per il tepore che avvolgeva l’intera mia asta e per la morbida stretta che sentivo alla base.
My. . . oh perché hai aspettato tanto? Lo vedi come sono eccitata. . . ho la passera tutta bagnata! Si lamentò rimproverandola dolcemente.
– Lo vedo. . . anche la mia lo é. . . anche il signor Nico é eccitato! Aveva risposto guardando lo specchio, aggiungendo l’ultima parte appena i nostri sguardi si incontrarono. Si era alzata e guardava i nostri corpi riversi come una sacerdotessa guarda le sue vittime prima del sacrificio: una sacerdotessa bella come una giovane dea la cui nudità portò la mia libidine al parossismo.
– Allora non aspettare. . . vieni! Supplicò la mia compagna.
My Diem mi rivolse uno strano sorriso prima di muoversi e quando fu dietro di noi si chinò offrendomi la visione delle adorabili suo tettine belle come quelle di una vergine mentre ancora una volta la sua bocca incontrò quella della sua padrona.

Non posso descrivere tutto senza essere prolisso e forse anche ripetitivo. Furono visioni, sensazioni, profumi, lamenti dolci come canti d’amore, di tutto questo voglio parlare, del corpo riverso sovrastante il mio, delle reni arcuate della signora, del ventre dalla lieve bombatura, del cespuglio nero che ne decorava il vertice, delle sue mammelle lisce, compatte, simili a grosse mele che aspettavano solo di essere colte.
Di My Diem voglio dire della lussuria che mi ispirava il corpo dal profilo sottile, della levigatezza della pelle lucente, delle bellezza delle sue gambe, delle cosce vellutate, della seducente protuberanza del piccolo culo. . . Si. scriverò di tutto questo e delle azioni che compimmo in quel giorno memorabile.
Essere nelle viscere di una donna é un’esperienza sconvolgente anche se in genere di breve durata per il rimorso che prende la femmina nella quale la vergogna di aver ceduto a un atto considerato dai più estremamente osceno, la fa desiderare di porvi fine al più presto per non essere considerata una puttana dal proprio partner.

Molti uomini hanno dovuto rinunciare al piacere che insieme alla loro donna avrebbero tratto cercandolo in un’altra parte del corpo femminile considerata naturale. Solo amanti di lunga esperienza usano praticare il coito anale con soddisfazione reciproca; questo nel mondo occidentale perché gli asiatici in genere non hanno di questi tabu, lo devo a My Diem se in quel momento ne godevo pienamente.
Avrei voluto continuare a scorrere nelle calde interiora della moglie del notaio ma il peso della signora me lo impediva. Non me ne lamentavo perché questo mi permetteva di riprendermi prolungando il mio piacere che già era grande. La donna non dimostrava impazienza sapendo quello che sarebbe accaduto, solo le strette dell’ano che di tanto in tanto serravano alla base il mio pene dicevano dell’eccitazione che il bacio della singolare cameriera faceva aumentare.

Le due rimasero a lungo bocca a bocca poi le tettine olivastre scomparvero celate dalla chioma fluente, fu nello specchio che vidi il viso dell’orientale immergersi fra le tonde mammelle, risalirne un promontorio e giunto sulla cima far danzare la lingua sul capezzolo teso. Silvia non era da meno nel tributare l’omaggio ai piccoli seni, i sospiri che udivo diceva il gradimento delle due. La signora riuscì persino a gratificarmi facendo strisciare adagio il sedere sul mio ventre regalandomi la dolce carezza dell’anello di carne che sentivo muovere lievemente lungo la mia asta.
– Oh Silvia. . . si. . . si. . .
La mia estasi era alimentata dalla visione del corpo olivastro piegato ad angolo acuto, le gambe tese divaricate. Le bocche avevano lasciato i seni che strisciavano lungo gli addomi mentre le due lambendosi avevano raggiunto una il ventre dell’altra. My Diem avanzò di un passo urtando coi polpacci il mio capo sollevato.
Sottraendo l’appoggio dei gomiti mi lasciai andare sulla schiena. La ragazza sentendo la mia nuca pesare sui suoi piedi li allontanò, vidi le gambe innalzarsi lievemente socchiuse fino al nero suo boschetto, non disse nulla sentendo le mie mani dalle caviglie risalire i polpacci, e superando la piega delle ginocchia continuare dietro le sue cosce fino a raggiungere le pagnottelle che formavano il suo delizioso deretano.

Le donne sanno l’effetto che produce sugli uomini la vista del loro fondoschiena altrimenti non indosserebbero i vestiti attillati che li fanno risaltare e al mare i costumi che interi o in due pezzi sovente hanno la caratteristica di avere la parte posteriore ridotta ad una striscia che fanno scomparire fra i glutei.
L’ulteriore passo che fece My Diem fu proprio per darmi modo di ammirare dal di sotto i globi gemelli alla sommità delle stupende colonne delle gambe brune. Le deliziose chiappette sporgevano mostrando il loro profilo sullo sfondo del soffitto in due seducenti curve che al loro congiungersi si fondevano proseguendo in un unica linea fra le cosce socchiuse, poi dopo una breve interruzione, la valle di un rosso vivo bordata di scuro e ai due lati i corti peli sulle collinette grassocce proseguivano infittendosi in boschetti che si congiungevano sul ventre.
Non guardai più lo specchio, i miei occhi erano calamitati dalla visione paradisiaca dell’intimità dell’orientale. Le mie mani accarezzarono il culetto esposto prima di congiungersi nel calore delle natiche vellutate e discendendone il solco aprirsi nuovamente fra le cosce dalla pelle sottile, liscia. . .

Alla loro pressione la ragazza le divaricò maggiormente. Potei ammirare per poco tempo la fica nera, bellissima, ora socchiusa, che udii Silvia sospirare e vidi fluire i capelli dalla testa che aveva rovesciato. Poi il viso incorniciato dalle cosce olivastre aperte, supplicò:
– Ohhh cara. . . leccami! Voglio godere con il cazzo che si muove nel mio culo! Dammela My, voglio che anche tu goda! Mhhh. . . dammela. . .
– Si signora ma. . . deve sollevarla alla mia bocca. . . e lasciare il signore muoversi. Ecco signora. . . ecco!
Parlando si era avvicinata protendendo il ventre fino a sentire le labbra della padrona sfiorare il suo sesso. Dovette muoversi lei stessa perché col corpo rovesciato la signora era pressoché immobilizzata, le riuscì tuttavia a sollevare il bacino di quel tanto da consentire alla cameriera di immergere il viso nel cespuglio dei suoi peli, poi la donna si lamentò allungando la lingua come se il sesso che cercava fosse la fonte capace di estinguere la sua sete di lussuria.

Guardando nello specchio mi resi conto dell’inconsueto sessantanove che avveniva sopra di me. L’orientale le mani sul letto, le braccia tese, strusciava il viso fra le cosce della donna che col corpo teso muoveva lentamente le anche facendo ondeggiare la verga che ora spuntava dalle sue natiche. Formavamo un trio la cui vista fece salire in modo straordinario la libidine che già provavo spronandomi a fare la parte che le due volevano.
Il guaito di Silvia appena sollevai le reni mi fece riportare lo sguardo sull’intimità dell’asiatica; la lingua aveva trovato le carni che la ragazza porgeva con languidi movimenti del bacino e ora danzava scomparendo a tratti nella fica nera per poi riapparire fra le carni accese e muoversi, muoversi. . .
Era adagio che sollevavo ed abbassavo le reni e ad ogni mio entrare nel culo della signora vedevo la smorfia deformare le sue labbra e udivo il gemito che emetteva. My Diem sospirando schiacciava il ventre contro la bocca avida, lo allontanava di quel tanto da sentire la lingua muoversi per tutta la sua fica, fletteva lievemente sulle gambe divaricate per permetterle di lambire il suo clitoride, sottraendolo poi per averla nel grembo.

Vedevo tutto questo, vedevo le deliziose pagnottelle del piccolo culo contrarsi nei movimenti che faceva, vedevo le mie mani che non si saziavano di muoversi, di separare i bei glutei di accarezzarne il solco sfiorando l’ano e. . . andavo su e giu nel glutei della signora e rantolavo per il piacere che diventava sempre piu forte.
– Ahhh. . . ahhh é troppo bello! Non resisto. . . mhhh. . . non resisto. . . Esclamai ad un tratto.
Era vero! Il calore che sentivo nelle interiora della donna, i movimenti lubrici che faceva nel ricevermi avevano sollecitato a tal punto il mio pene che ormai il mio orgasmo era imminente.
Anche nelle femmine il godimento era salito a tal punto che i loro gemiti si innalzarono soffocati dai sessi che stavano baciando, Silvia riuscì a sottrarre un attimo la bocca per esclamare:
– Si amore. . . godi nel mio culo. . . godimi nel culo!
Gia la sua bocca era nuovamente nelle parti intime dell’orientale muovendo le labbra nelle carni lisce. . .
– My prendi con noi il tuo piacere. . . ora. . . oraaaa! ! !

Il grido di My Diem era un segnale al quale non potevo sottrarmi, le mie reni scattarono immergendo il cazzo in un’inculata che divenne sempre piu forsennata man mano che il piacere si faceva per me irresistibile, su e giu, su e giu facendo gridare la bella signora. Il rumore bagnato delle bocche nei sessi delle femmine agli stremi accelerò l’arrivo del mio orgasmo. Continuai il mio scorrere rantolando di piacere, ero sul punto di eiaculare quando. . .
Silvia gridò stringendo l’ano, le sue braccia cedettero, cadendo con la schiena sul mio petto avvinghiò la ragazza alle reni facendola inginocchiare, l’attirò ancora costringendola ad aprire le cosce sul suo viso, allargò la bocca sotto la sua volva. . . Anche My Diem gridò lasciandosi andare all’orgasmo, sentii le sue chiappette aprirsi sul mio naso protesi la lingua facendola andare nel solco umido e muovendo il viso contesi alla donna l’intimità dell’orientale poi sentii attorno al pene l’ano rilassarsi, contrarsi ancora. . .
La signora, le gambe puntate aveva ancora il bacino sollevato, appena i suoi spasimi lo consentirono mossi le reni. Bastarono pochi colpi per raggiungere il mio godimento. La donna con movimenti languidi aiutò la mia eiaculazione, com’era bello sbattere il ventre contro le morbide sue natiche mentre lei rimanendo rilassata lasciava il cazzo scorrere emettendo un piccolo grido ad ogni mio sobbalzo, anche quando il mio piacere ebbe termine continuai ad immergermi nei suoi glutei finché lei mi immobilizzò nei suoi intestini serrando i muscoli dello sfintere mentre si adagiava su di me.

– Oh basta caro. . . sei venuto, ti ho sentito, e. . . anche noi!
Nella stanza si udivano solo i nostri respiri affannosi che piano piano si chetarono. My Diem rotolò di fianco, vidi il gesto che fece passandosi la mano ad asciugarsi la bocca, aiutò la sua padrona a sollevarsi prima, poi a sfilarsi dal pene ancora rigido che piano piano si afflosciava.
Le due andarono nel bagno padronale, io mi crogiolai a lungo sotto la doccia. Udii appena la porta socchiudersi ma vidi il braccio olivastro appendere l’accappatoio all’attaccapanni; lo indossai dopo essermi asciugato e uscii. Seguendo il suono delle voci entrai in cucina dove la cameriera stava apparecchiando una piccola tavola.
– Hai appetito vero? Noi si! Disse Silvia allegramente.
Aveva rimesso il negligé trasparente mentre My Diem era rientrata nel suo ruolo indossando la solita divisa nera. Ci servì un arrosto freddo con insalata sedendosi anche lei alla nostra tavola; parlammo poco, la signora disse che lei stessa aveva indotto il marito a fare quel viaggio per ‘ fare le cose in libertà ‘. La ringraziai per i momenti deliziosi che mi aveva dato, facendola arrossire.

– E’ My che dobbiamo ringraziare! Senza di lei non avrei mai osato tanto, ma ora ne sono felice perché mi sento veramente appagata.
Colsi con un certo imbarazzo lo sguardo che le lanciò, poi aggiunse:
– Ha in serbo dell’altro sai?
– Solo se Nico se la sente ancora. . . Disse fissandomi, la signora rise poi:
– Certo cara. . . ne sarà felicissimo, ne sono sicura!
Non aggiunsero altro fino alla fine del pranzo, ci alzammo, la cameriera sparecchiò rapidamente mentre Silvia e io ci sedemmo sul divano. Accettai la sigaretta che mi offriva poi mentre aspirava una lunga boccata disse:

– E’ tanto cara ma é così sola. . . Devi soddisfarla Nico, fallo per me. . . so quello che vorrebbe ma. . . lo capirai da solo e non ti sarà difficile accontentarla.

La cameriera ritornò con un vassoio sopra il quale vi erano tre tazzine fumanti. Silvia e io ci servimmo, My Diem prese il suo caff&egrave seduta sulla poltrona. Mentre portava la tazzina alla bocca accavallò le gambe, non so se l’avesse fatto volutamente ma il movimento permise al mio sguardo di spingersi in profondità fra le cosce che aveva dischiuso, fino al vello scuro del suo pube. Il saperla pressoché nuda e conoscendo il suo desiderio mi mise addosso un’impazienza che mi spinse ad alzarmi.
– Se Silvia é daccordo io sono pronto
La donna annuì sorridendo alla cameriera, My Diem sollevò le sopraciglia terminando di bere, presi la sua tazzina e la posai sul tavolino accanto alle nostre. Si alzò ma appena l’attirai contro di me, si sciolse con gentilezza.
– Non senza di lei signora! Disse.
– Purché non sia faticoso come prima! Non ho più la tua età My. Si giustificò.

La cameriera scosse il capo. Ci recammo nuovamente in camera, Silvia ed io aspettammo che la ragazza sistemasse il letto, lo fece con mosse precise aggiustando i cuscini in modo da formare un comodo schienale poi fece scivolare a terra il negligé della padrona denudandola e mentre questa si accomodava si sfilò il vestito e nuda salì sul letto inginocchiandosi davanti alla donna. Si volse verso di me, vedendomi nudo col membro già orgogliosamente teso mi fece cenno di salire dicendo:
– Trattieni la tua impazienza, ti dirò io quando. . .
Poi prendendo delicatamente i piedi della sua padrona li avvicinò al suo corpo facendole sollevare le ginocchia e quando furono contro il suo sedere le allontanò divaricandole e appressandosi maggiormente disse fissandola:
– Non sarà affatto faticoso signora ma molto piacevole!

Cominciò subito. Mi ha sempre meravigliato la delicatezza che hanno le donne quando fra di loro fanno all’amore. Forse perché non sono molte quelle che si dedicano a questa attività senza essere lesbiche o forse perché é la loro natura che le porta ad essere dolci negli slanci amorosi. Ho imparato da queste deliziose creature a frenare l’irruenza che nel maschio é quasi distruttrice e sforzandomi di comportarmi anch’io in maniera delicata sono stato sempre ricompensato.
L’asiatica le ginocchia divaricate contro le cosce della sua padrona le manteneva aperte e china su di lei muovendo il viso, lambiva dolcemente le labbra in attesa finché queste si dischiusero. Silvia ad occhi chiusi aveva proteso la lingua muovendola adagio nel cercare il contatto con l’umida appendice della ragazza.
Potei vedere il loro delicato muoversi nelle carezze umide che si scambiavano. My Diem aveva chiuso gli occhi estraniandosi anch’essa nel gioco erotico dal quale per il momento ero escluso, le sue mani si muovevano adagio sui seni gonfi titillando dolcemente i capezzoli passando e ripassando i pollici facendo ergere i bottoncini rosa che presto divennero sensibilissimi.

Il viso di Silvia si illuminò di beatitudine, le sue mani scesero adagio lungo i lati della schiena olivastra come a seguirne la forma, restringendosi sulla vita, allargandosi nel bacino poi nelle cosce divaricate, riavvicinandosi mentre ne percorrevano l’interno congiungendosi nel cespuglio scuro sotto le chiappette dove le dita si soffermarono ad accarezzarle la vulva.
Riapparvero nel solco delle natiche, le vidi bagnate quando la donna stringendo le tonde pagnottelle attirò la ragazza contro di s&egrave. My Diem si inarcò allontanando il busto per permettere alla sua padrona di raggiungere con la bocca le sue ciliegine. Fui stupito della delicatezza con la quale Silvia giocava coi cupi bottoncini facendoli flettere con la punta della lingua. Sembrava ridere My Diem, muovendo languidamente il busto si lasciava lambire e quando la bocca si aprì su una delle punte abbracciò il capo della donna e la schiacciò sulla sua tettina.
– Oh signora. . . ora é lei che mi dà piacere. . .
– Te lo meriti cara. . . sei talmente deliziosa . . .
Rispondendo la signora aveva staccato la bocca dai piccoli seni, My Diem si sciolse dolcemente e arretrando si chinò. Ora erano i seni della donna a ricevere l’omaggio della ragazza, la cameriera muoveva il viso sul petto opulento lo percorreva adagio con la bocca aperta, la lingua larga. Silvia che aveva aperto gli occhi li richiuse e le mani a sollevare le mammelle le porgeva e muovendo il busto si faceva trastullare.

– Mhhh. . . sei deliziosa My. . . deliziosa. . . .
Ma sospirò allorquando la bocca soffermandosi su una delle punte ne aspirò il capezzolo, sospirò rumorosamente poi gemette contorcendosi. Vidi i dentini candidi mordicchiare il bottoncino teso allo spasimo rendendolo dolente per la sua proprietaria ma procurandole un piacere che la spinse a porgere l’altro suo capezzolo.
Ohhh cara. . . quello chi fai é irresistibile! Mhhh smettila. . . smettila. . .
Ho letto che alcune donne riescono a raggiungere l’orgasmo solo accarezzandosi i seni, vedendo l’effetto che producevano quei morsi amorosi non ho difficoltà a crederlo. A malincuore la bocca desistette dal suo sconvolgente operato, ora erano le mammelle tutte che la cameriera percorreva lambendole lentamente quasi ad assaporare la pelle che ricopriva i bei promontori.
Quando infine li lascio, li vidi ricoperti della saliva che aveva lasciato. Silvia come impaziente stava spingendo sulla testa corvina costringendo la bocca, la lingua a scendere lungo il suo addome. My Diem proseguiva nei suoi baci chinando sempre più il corpo sottile talmente flessuoso che dovette solo divaricare maggiormente le ginocchia per immergere la bocca fra le cosce della sua padrona, mettendo sempre più in risalto alla sommità delle reni incavate la piccola groppa dalle natiche socchiuse straordinariamente invitanti.

Credo che la totale mancanza di pudore in quella conturbante esibizione fosse a mio esclusivo beneficio, dovette sentire i movimenti del letto mentre mi spostavo dietro di lei per bearmi della visione della sua femminilità. Malgrado l’avessi posseduta più volte, il vederla in quella posizione mi mise il fuoco addosso!
Non avevo mai visto niente di più desiderabile di quel corpo piegato, di quelle reni rientranti, di quel vitino sottile, di quel culetto sollevato straordinariamente invitante con i due semiglobi separati nella valle profonda, liscia fino alla rosellina bruna con le pieghine a raggiera non offuscate da pelo alcuno; al di sotto dopo un tratto breve, il sesso minuto che la peluria corta e diradata rendeva simile a quello di una ragazzina.
L’illusione era accentuata dalle cosce sottili come le hanno le adolescenti ma tonde, torrnite che divaricate com’erano nulla nascondevano dello spacco aperto nella gnocchetta da dove emergevano le labbra nere, sottili come le ali di una farfalla fra le quali risaltava la carne di un rosso cupo e l’apertura dischiusa della vagina. Piccole gocce ambrate si erano formavate al termine dell’adorabile fessura e scendendo bagnavano la bella fica rendendola luccicante.

Il dover aspettare un segno da parte dell’asiatica era per me una tortura che il profumo che giungeva alle mie narici accentuava rendendo l’attesa quasi insostenibile. Silvia aveva aperto gli occhi e mi guardava con espressione di dolce attesa; capii che il suo desiderio doveva eguagliare il mio dall’affanno che sollevava i bei seni.
– Ohhh My cara. . . non aspettare, sei sulla mia fica. . . mhhh prendila. . . leccala!
La cameriera dovette rispondere all’invocazione della sua padrona perché la donna con un sospiro si lasciò scivolare e agganciando le gambe alla piega delle ginocchia le attirò aperte ai lati del suo busto. My Diem nel seguire il movimento mosse appena le ginocchia all’indietro.
– Ahhh si. . . si. . . così. . . cosi. . .
I sospiri continuarono. Immaginando il lavorio della bocca della ragazza mi stavo spazientendo quando questa allungando tentoni all’indietro una mano, la mosse cercandomi, mi appressai. La mano si chiuse sul mio braccio, risalì alla cieca alla mia spalla poi raggiunta la mia testa, la premette avvicinandola alle sue terga.

L’invito era inequivocabile! Mi chinai sulle meraviglie che la ragazza mi offriva e quasi con timore osai posare le mani sulle anche brune poi esitando le spostai seguendo la forma del bacino, allargandole mentre le facevo scendere lungo le cosce divaricate, fino alle ginocchia posate sul letto.
L’emozione mi faceva tremare, la pelle che toccavo sembrava bruciare tanto era calda, liscia all’interno delle cosce che risalivo, finissima alla loro biforcazione. Guardavo allucinato il culetto aperto, cielo com’era bello! Le dita incontrarono la peluria soffice poi le carni matide della vulva, fu allora che osai posare le labbra all’inizio del solco poi davanti alla passività dell’asiatica allungai la lingua.
Ora Silvia gemeva piano, nel lambirla My Diem muoveva adagio tutto il corpo sollevando il piccolo deretano, permettendo al mio viso di incunearsi nei glutei paffuti per leccare il fondo del solco, mi sembrò di udirla sospirare per le dita che passavo nelle carni bagnate separando le labbrette della fica, raggiungendo l’inizio del suo grilletto.
Sollevò ancora il sedere, percepii la durezza dell’ano, sculettò languidamente sentendosi dardeggiare la rosellina, ora sospirava apertamente, sentii che muoveva le ginocchia, allargava maggiormente le cosce permettendo alla mia bocca di scendere, di aprirsi sul suo sesso.

– Ahhh. . . piano Nico. . . piano. . . Riuscì a dire.
La fica che leccavo aveva il sapore della sua eccitazione, tutte le sue carni ne erano impregnate, lo trovai anche sul clitoride quando mi riuscì di raggiungerlo, gridò sentendosi mordicchiare, suggere. Riemersi, ora le sue natiche erano contratte, le aprii con entrambe le mani, la mia lingua stuzzicò ancora lo stretto suo pertugio, My Diem sfuggi al mio insolito omaggio allungandosi quasi completamente ma puntò ancora le ginocchia le gambe divaricate ai miei lati, il sedere sollevato.
– Ora Nico. . . ora. . . Sospirò.
Mi appressai in ginocchio, il piccolo culo si muoveva ancora, si fermò quando il pene fu contro le sue natiche, la posizione dell’orientale era propizia, le mie mani sui suoi fianchi scesero alle reni, My Diem le incavò maggiormente sollevando la groppetta, il membro teso scivolò fra suoi glutei fermandosi sull’ano bruciante.
– Oh deliziala Nico. . . deliziala. . .
Silvia mi stava guardando, era scivolata sui cuscini in una posizione innaturale, l’espressione di dolce sofferenza dipinta sul suo viso diceva che era lei ad essere deliziata! Le mani della cameriera che respingevano le gambe ai lati del suo petto la mantenevano spezzata in due, interamente esposta alla mia vista salvo fra le cosce dove la ragazza muoveva la testa nera lasciando udire il rumore bagnato che la lingua faceva muovendosi nei fervidi baci che tributava alla vulva aperta della sua padrona.

Percepii contro il glande la pressione del piccolo culo e afferrandola alla vita premetti in un’unica lunga spinta. L’ano di My Diem si allargò subito lasciandomi scivolare nei suoi intestini. Stranamente fu Silvia a gemere per la bocca che la ragazza oscillando in avanti aveva schiacciato sul suo sesso ma quando mi ritirai il corpo olivastro ritrovò la sua posizione. Affondai lentamente per tutta la lunghezza, arretrai fino all’apparizione del glande, lo immersi ancora e. . . avanti e indietro, avanti e indietro. . .
Per certe donne il ricevere il membro nel sedere é quasi traumatico rendendo il coito anale difficoltoso per il maschio, mentre per altre lo scorrere é agevole, sono quelle che provano il maggior piacere e consentono al partner di assaporare in tutte le sue sfumature il possesso di quella parte del loro corpo. My Diem era fra queste, forse il suo trascorso di puttana l’aveva resa straordinariamente ricettiva al membro, certo é che il suo corpo oscillava appena ad ogni entrare del cazzo nelle sue rotondità.

– Ahhh My cara. . . sei così delicata! Oh é stupendo. . . stupendo. . . Sospirava la signora estasiata muovendo languidamente il bacino.
Ora la donna si lamentava adagio, le sue mani vagavano sui suoi seni seguendone la forma come se fossero altre mani quelle che accarezzavano le rotondità gonfie, che passavano le dita sui capezzoli già tesi poi come se questo non fosse sufficiente a placare la sua sete di lussuria, li sollevò per raggiungere con la punta della lingua i bottoncini divenuti sensibili e lambirli velocemente.
My Diem sospirava appena, l’ano che teneva rilassato permetteva al membro di scorrere facilmente, l’inculavo con lenti movimenti delle reni, gli occhi calamitati dal muoversi del capo scuro fra le cosce della sua padrona esacerbando il desiderio della fica che lambiva con sapienti movimenti della sua lingua.
Silvia emettendo dei flebili lamenti si era appoggiata sui gomiti e mi guardava, il viso atteggiato a dolce sofferenza, ora le sue mani erano sul capo della cameriera a guidare la bocca che la stava deliziando, non vergognandosi di mostrarsi nel suo piacere.

Vi sono situazioni che solo il godimento del piacere può giustificare e che al descriverle paiono oscene ma per me non lo erano per la bellezza delle due: la signora riversa sollevava e abbassava le mammelle umide dei baci della cameriera, tonde, arrapanti per il luccicore della saliva che ne ricopriva le punte, il ventre ansante che muoveva in piccoli scatti nel donare la fica alla lingua che produceva un rumore bagnato, le cosce forti aperte ai suoi lati, i polpacci sollevati che la donna ondeggiava nell’offrire il sesso.
Il corpo prono della cameriera oscillava appena sotto le mie spinte, ora il membro che scorreva nei suoi glutei strappava alla ragazza dei lamenti appena udibili che non fermavano l’omaggio che stava rendendo alla sua padrona. La mia esultanza era dovuta al piacere che riuscivo a procurare alla bella asiatica, il mio non contava. Malgrado la carezza dell’ano nel quale mi immergevo cominciasse a produrre il suo effetto, ero pago della consapevolezza del godimento delle due femmine e della visione del mio membro che appariva e scompariva nel calore del piccolo culo.
– Ahhh cara. . . é meraviglioso quello che mi fa. . . la tua lingua. . . Mhhh ora che lui ti sta scopando. . . la muovi così bene che. . . mette il fuoco nella mia fica!

La signora non indovinava dai miei movimenti che stavo possedendo il culo della sua cameriera, d’un tratto My Diem strinse i muscoli sfinterici inprgionandomi nelle sue interiora poi li rilassò lasciandomi arretrare stringendoli nuovamente quando il membro uscì quasi completamente respingendo il glande e quando tentai nuovamente di immergermi contrasse il pertugio e sollevando maggiormente la groppa mi offrì la fica.
Sospirò rumorosamente sentendomi scivolare nel suo ventre, anch’io sospiravo ora che l’intera sua vagina massaggiava il mio membro, flebili lamenti si levavano dalla gola della ragazza ad ogni mio affondare, anche lei cominciò a muoversi picchiando le natiche contro il mio ventre, allontanandole, picchiandole ancora e ancora in sincronia coi miei colpi di reni.
Ora guaiva My Diem nel sesso che aveva preso a lambire velocemente provocando il delirio della sua padrona, vidi le guance accese di Silvia, il suo sguardo disperato per il godimento che in lei saliva sempre più, poi gridò la sua gioia:
– Ahhh amore. . . mhhh si. . . oh leccami. . . leccami. . . ah si. . . si. . . siiii. . . Ahhh cosi. . . cosi. . . prendila tutta. . . mordila. . . ahhh adesso. . . adesso. . . adessooo! ! !

Si agitò lungamente nell’orgasmo, premette fortemente sulla testa della cameriera, ebbe dei piccoli scatti poi lentamente si rilassò, le sue mani lasciarono il capo bruno, sospirò ancora per la bocca che incollata al suo sesso lo lambiva delicatamente.
– Oh My cara. . . mi hai svuotata! lo sai che da quando Nico ha cominciato a scoparti mi hai leccata proprio bene? Anche tu godi vero?
Scivolò di sotto il corpo prono per accosciarsi accanto a noi. Con un lieve sorriso guardò compiaciuta il culetto della cameriera sotto il quale appariva e scompariva il mio membro. I lamenti di My Diem non più soffocati si levarono nella stanza mischiandosi alle esclamazioni rauche del mio piacere; la cameriera si muoveva ora liberamente oscillando avanti e indietro come bramosa di ricevermi, voltò verso di me il viso per dire:
– Nico. . . oh Nico. . . il mio piacere é già grande. . . e sale ancora! Oh prendilo anche tu. . . mhhh come vuoi! Oh si. . . affonda. . . aprimi. . . come hai fatto prima. Ahhh signora. . . nessuno mi ha soddisfatto come mi soddisfa il tuo uomo! Ahhh guarda mia signora. . . vedi come godo? Ahhh Nico. . . encora, si. . . nelle mie parti rotonde! Non aspettare. . . mhhh mettilo li. . . si, nel mio culo!

Dicendo questo si girò sul fianco sollevando alta una gamba, la trattenni contro di me poggiando il polpaccio sulla mia spalla continuando a scoparla in quella posizione. Non si muoveva più, lasciandomi arbitro del suo godimento, era con movimenti bruschi che affondavo beandomi della visione del corpo olivastro scosso dai miei colpi.
Le parole con le quali esprimeva il suo gradimento erano musica per le mie orecchie, esultavo per gli incitamenti che mi rivolgeva nel suo delirio, dimenticando la riservatezza che aveva caratterizzato il nostro rapporto. Silvia era stupita, la cameriera senza più pudore aveva fatto la sua richiesta con voce innaturale, acuta. I suoi occhi scesero al membro che apriva la fica scura e malgrado fosse sazia la sua curiosità la spinse a trattenersi per guardare ancora.
Non distolse lo sguardo quando estratto il pene lo inclinai puntandolo nelle natiche della ragazza, vide l’espressione estasiata dipingersi sul mio viso mentre con un’unica spinta lo immergevo nel bel culo, udì l’esclamazione rauca che usciva dalla mia gola, il grido di gioia di My Diem nel sentirsi aprire dal membro che affondava, poi. . .

Le dita brune coprirono la vulva e ritirandosi la tirarono, poi la mano si mosse, le dita con movimenti circolari malmenarono il clitoride, per poco perché lo scorrere del membro nell’ano fece salire il suo piacere a tal punto che la bella si abbandonò contorcendosi con piccole grida.
– Ihhh ihhh. . . si cosi. . . cosi. . . oh mi stai. . . estasiando! Amore. . . si. . . mi stai deliziando. . . ah spingilo. . . mhhh. . . fino in fondo. . . Ahhh. . . godo, oh encora. . . encora. . . ahhh. . . ahhh. . .
– Si amore si. . . oh. . . ecco, prendi. . . prendi. . . per il tuo culo. . . ohhh godo. . . godo. . . ahhh sto per. . . venire. . .
Il mio e il suo piacere stavano raggiungendo la vetta, mi mossi velocemente sbattendo i fianchi contro le morbide natiche in una inculata che il piacere rese frenetica, sentii l’orgasmo di My Diem attorno al pene, le strette dell’ano non fermarono la folle corsa del membro nel suo culo. Venni inarcandomi, l’eiaculazione mi fece rallentare, scorrere adagio scaricando il mio piacere nelle calde interiora.

– Ahhh. . . mhhh. . . ecco. . . ecco. . . nel tuo culo. . . nel tuo culo. . . ahhh. . .
– Si mhhh. . . ti sento. . . sento il tuo piacere. . . ahhh. . . godi caro. . . godimi dentro, encora. . . ahhh ‘ bello sentire il calore del tuo seme. . . ah godo. . . godo!
Anche se era finito mantenne l’ano rilassato lasciandomi scorrere come se entrambi volessimo rinnovare il piacere appena terminato. Il viso di My Diem a poco a poco si distese ritrovando l’espressione di impassibilità che mi metteva tanta soggezione. Mi vergognai del membro ancora immerso nelle sue natiche, i miei movimenti mi apparvero all’improvviso osceni ma quando feci per ritirarmi strinse i muscoli dello sfintere imprigionandomi nel suo calore.
– Rimani, mi hai dato tanto piacere. . . spero che alla signora non dispiaccia se ti trattengo ancora dentro di me.
– Affatto, &egrave bello vedere una coppia così affiatata.
My Diem si girò lentamente ruotando il bacino attorno al pene. Quando fu sulla schiena rivolse uno sguardo grato alla sua padrona poi mi tese le braccia. Mi distesi su di lei e fissando gli occhi dallo sguardo particolare dissi:
– Sei stata meravigliosa, grazie, grazie!

Le sue mani attirarono il mio capo invitandomi a baciarla. La lingua che scivolò nella mia bocca aveva il sapore del sesso di Silvia, appena sentii l’ano rilassarsi non potei fare a meno di scorrere ancora col membro rimasto rigido. Ero appagato e anche la ragazza lo era ma sono sicuro che come me apprezzava la carezza della mia asta di carne nell’ano scivoloso perché disse:
– Oh come sei forte ma. . . se sei rimasto voglioso, la signora saprà accontentarti!
Mi respinse con dolcezza e quando mi fui ritirato si alzò, con uno strano pudore portò le mani fra le cosce, uscendo disse.
– Rimanete, torno subito!
Tornò poco dopo con una tovaglia sul braccio, portando una bacinella dove una spugna galleggiava sull’acqua. Silvia si allungò, rabbrividì al contatto della spugna umida che la cameriera aveva cominciato a passare sui seni le cui punte si coprirono di piccole protuberanze simili a pelle d’oca. La cameriera la detergeva delicatamente come compiendo un rito, passò la spugna lungo l’addome, il ventre, le gambe si aprirono, My Diem la lavò con cura fra le cosce incollando alla pelle i peli corvini ma quando fece per asciugarla Silvia allontanò la tovaglia.

– Lascia, mi piace sentire la freschezza dell’acqua sulla pelle.
Poi la ragazza si inginocchò ai miei piedi e ponendovi sotto la bacinella mi lavò il pene divenuto molle e raggrinzito, lo fece con cura, sollevandolo con una mano mentre con l’altra mi lavava i testicoli poi con altrettanta cura mi asciugò quindi uscì silenziosamente. DOLCISSIMa MY DIEM
Scendemmo insieme, Silvia sotto la doccia canticchiava allegra, attraverso il vetro appannato vedevamo la figura chiara e i movimenti che faceva nel lavarsi, il suo tendersi sotto il getto nello sciacquarsi. Uscì avvolta dal vapore come una Venere.
Fu sorpresa nel trovarci seduti sulla panca di legno; per tutto quel tempo eravamo rimasti in silenzio e anche ora rimanemmo muti davanti alla splendida nudità in cui l’appagamento aveva lasciato un languore che la faceva ancora più bella. La mia compagna si alzo e prendendo un asciugamano si appressò alla sua padrona.
– No, faccio io. . . Entrate, non vi é nulla di più corroborante di una doccia! Ah, per ora ne ho abbastanza ma se vi fa piacere dopo posso ancora unirmi a voi. . .
Guardò la cameriera, sorrise vedendola arrossire mentre rispondeva:
– Si. . . per favore!
Sorrideva ancora nell’uscire, aspettammo che richiudesse la porta per entrare nella doccia. Feci scorrere l’acqua regolando il getto finché divenne piacevolmente tiepido, My Diem nel porgermi la saponetta osservò:
– E’ molto bella!

– Anche tu sei bella!
Avevo formato nelle mani una schiuma morbida, chiuse gli occhi mentre le passavo sul suo collo, sulle sue spalle. . .
– Ma lei di più. . . Interruppi le sue parole con un bacio leggero, poi:
– Siete diverse ma siete entrambi desiderabili. Vi amo tutte e due!
– Anch’io ti amo. . .
– Mi ami?
– Si, ti amo quando ti dedichi a me. . . come adesso!
Stavo insaponando il suo petto, i seni erano delle coppelle deliziose nelle mie mani, lisce, sode; insistei finché sentii i bottoncini tendersi,lei si sporse per chiudere l’acqua, i capelli bagnati incollati al suo capo coprivano in parte il viso dandole un che di primordiale che se non fossi stato appena appagato. . .

Mi piaceva ugualmente insaponare quel corpo minuto ora che in ginocchio passavo le mani sul vitino sottile, sul ventre deliziosamente piatto, ammirando il viso chino ad osservare le mie mani muoversi in quelle che per lei già erano carezze. Divaricò le gambe permettendomi di insaponare il ciuffetto dei peli, insistendo sulla dolce collinetta del pube prima di scendere fra le cosce.
Chiuse gli occhi sentendo il taglio della mia mano sotto la sua vulva muoversi nella sua morbidezza. La schiuma colava lenta lungo il corpo olivastro, trattenuta sui seni dai capezzoli irti per poi cadere in gocce spesse; si voltò lei stessa dandomi la schiena, feci risalire le mani lungo le sue cosce, fino a bel culetto che ricoprii di bianca schiuma.
Cielo com’era bello! Avrei voluto separare quelle chiappette per immergervi il viso, maledii il mio pene ancora molle accontentandomi di passare la mano nella sua valle profonda insaponandone il solco fino alla rosellina dell’ano, la feci scivolare ancora fra le cosce. . . Questa volta l’accarezzai adagio sulla fica passandovi le dita, al suo sospiro, mi alzai risalendo con le mani il piccolo culo, l’incavo delle reni, la schiena fino alle spalle poi ancora sul suo petto sposando la forma delle mammelline.

– Nico. . . sai come trattare le donne!
– Forse. . . ma ora mi sento sono indegno di te. . .
Mi vergognavo terribilmente! Evitavo il contatto della sua schiena, del suo sedere contro il mio ventre. . . Rise appoggiandosi tutta contro di me e strofinando il sederino aumentò il mio disagio.
– Per questo? Chiese schiacciandolo contro il mio peduncolo molle.
Si girò e togliendomi la saponetta ne trasse della schiuma che passò sul pene che avevo preso in mano, sui testicoli poi mi fece girare e come avevo fatto con lei mi lavò fra le natiche. Mi sottrassi voltandomi, lei sollevò gli occhioni obliqui, luminosi.
– Conosco gli uomini, tu sei speciale perché hai dato già molto. . . devi aspettare il tempo fisiologico per essere di nuovo pronto! La tua mente lo é già. .
Non so se l’avesse fatto apposta ma quando aprì il rubinetto, l’acqua gelida mi fece gridare, lei ridendo mi impedì di correggere la temperatura e saltellando si passò velocemente le mani sul corpo facendo scivolare via la schiuma, feci altrettanto e poco dopo uscivamo rabbrividendo.

Mi gettò un asciugamano e con l’altro si strofinò energicamente il petto, il ventre, le gambe, la feci girare e asciugai la sua schiena scendendo sul sederino, dietro le gambe. Ormai asciutti varcammo la soglia del bagno; nella casa vi era silenzio, in lontananza, forse in cucina si udiva della musica. Tenendoci per mano salimmo correndo le scale, giunti in camera la ragazza salì, sul letto invitandomi a fare altrettanto.
Appena disteso, scavalcò il mio corpo e le braccia tese ai lati del mio capo, mosse ridendo il busto sopra il mio viso. Era diversa dalla My Diem che avevo conosciuto, ora sembrava una ragazzina intenta a scherzare con un compagno, provocandomi con l’oscillare delle sue tettine, ridendo ai miei tentativi di catturare le ciliegine che sfioravano le mie labbra.
– Cara. . . sei deliziosa!
Continuò il suo conturbante gioco poi si fece seria e flettendo le braccia mise la punta di un seno fra le mie labbra. I lunghi capelli che aveva lasciato sciolti solleticarono la mia fronte mentre china mi guardava incappucciare la cima della sua tettina. Il capezzolino che suggevo si tese maggiormente, lo trovai duro sotto la lingua che passando lo faceva flettere; mi offrì l’altro suo seno. . .

Ora mi guardava come non aveva mai fatto prima di allora; non ero più soltanto il partner dal quale trarre piacere, vi era tenerezza nel suo sguardo, la punta delle tettine bagnate della mia saliva sfiorarono il mio petto mentre abbassandosi posava le labbra sulle mie. Fu un bacio dolcissimo, la sua bocca mi ricordava quella di Luigina quando mi diede il primo vero bacio dandomi le stesse sensazioni di quando bacio una ragazza di cui sono infatuato. Quando sollevò il viso gli occhi obliqui mi sorrisero.
– Va meglio? Chiese.
– Adesso sì. . .
Andava veramente meglio, mi ero rilassato abbandonandomi a quella che ora consideravo non soltanto una compagna di giochi sessuali, ma un’amica. Mi baciò ancora allungandosi sopra di me, mosse il corpo finché le sue gambe trovarono posto fra le mie, allora portando le mani sotto le mie cosce me le feci sollevare, aprire. . .
Strisciò sopra di me deponendo piccoli baci sul mio mento, la mia gola, il mio petto facendomi sentire la sua pelle fresca ancora umida, il suo ventre scivolando in basso accarezzò il mio pene che stava riprendendo la sua sensibilità, la sua bocca si aprì su uno dei miei capezzoli, la sua lingua lo titillò delicatamente e quando lo sentì teso lo serrò fra le labbra muovendo ancora la lingua sulla punta.

Udì il mio sospiro, passò all’altro mio capezzolo. . . Non vi serrò i denti come l’altra volta, non me li torturò ma l’effetto fu ugualmente sconvolgente provocando nel mio pene una lenta inarrestabile erezione; continuò finche lo sentì teso sotto di se, duro. Allora proseguì velocemente con baci leggeri lungo il mio addome, quando raggiunse il ventre, si sollevò e muovendo il busto schiaffeggiò il membro con i seni facendoli andare di qua e di là, sollevandoli per strisciarvi i capezzolini tesi mentre guardandomi negli occhi rideva con la sua voce cristallina.
– My Diem. . . quanto sei cara!

Rise ancora poi sollevando ancora le mie gambe le respinse ai lati del mio petto e arretrando calò la bocca sui testicoli, li leccò senza curarsi dei peli che la sua lingua bagnava, una dopo l’altra si introdusse le mie palle in bocca suggendole, poi fece quello che amo fare con le donne, come avevo fatto anche con lei. . .
La sua bocca scese ancora e la sua lingua. . . Il risultato fu una forte eccitazione che fece pulsare il membro sollevandolo e abbassandolo sul mio ventre. Il suo viso riemerse, la sua lingua risalì, incontrò la verga.

– Cara. . . oh cara, cara. . .
Guardavo stralunato gli occhi ridenti fissi nei miei e la lingua rosa che a piccoli colpi risaliva il membro massaggiando il condotto gonfio e giunta sotto il glande lambiva delicatamente il suo nascere felice di vedere l’emozione dipingersi sul mio viso. Non era sconcio quello che mi faceva My Diem come nessun atto che due amanti compiono nella loro intimità é sconcio, il vedere la mia verga oscillare sotto i colpi che la bella asiatica menava con la lingua tesa mi riempiva di lussuriosa bramosia ma per nulla al mondo avrei interrotto la dolce fellatrice.
Ora era con lunghe lente leccate che percorreva il membro, erano carezze dolci, suadenti che mi facevano sospirare, quando la sua mano lo sollevò trattenni il respiro poi la sua bocca ne incappucciò la punta, scese, risalì, scese ancora e ancora, ancora provocando la mia ammirazione:
– Ohhh amore. . . la tua bocca é. . . dolcissma!
La cameriera sollevò il viso con espressione trionfante e portandosi maggiormente sul mio ventre calò nuovamente la bocca. Questa volta non fermò le labbra come aveva fatto prima ma le fece proseguire, percepii sul glande il fondo della sua gola poi la bocca si allargò, le labbra scesero ancora e quando si fermarono si chiusero contro il mio ventre, contro i miei testicoli.

Ero stralunato, l’aveva preso tutto come quel giorno che aveva voluto essere la mia puttana! Salvo My Diem nessuna me l’aveva fatto! Non credevo fosse possibile eppure il calore che invadeva tutto il pene mi diceva che si, era interamente nella sua bocca! Lo tenne a lungo riuscendo anche ad accarezzarlo con la lingua, a succhiarlo, lo risalì, scese ancora fino in fondo e ancora facendomi rantolare.
– My Diem. . . ahhh. . . é stupendo, stupendo ma . . . fermati!
Lo liberò e sorrise della mia estasi.
– Ti piace? Non l’avevo mai fatto con nessuno ma il tuo mi piace talmente. . .
Lo guardava con espressione di ammirato orgoglio, fece scivolare la mano tendendone la pelle poi lo riprese; questa volta le labbra si fermarono poco sotto il glande, lo succhiò e muovendo il capo fece oscillare la verga emettendo degli: ‘mpfhh mpfhhh mpfhhh’ che mi fecero tendere sollevandomi alla sua bocca.
– Ahhh. . . basta. . . hasta. . . Ora tocca a te amore!
– Vuoi veramente? Si Nico, si. . .

Quello sconvolgente bocchino mi aveva regalato un piacere che dovevo ricambiare! My Diem volle assumere la posa che sapeva piacere ad entrambi, avanzò sulle ginocchia fino a posare le mani contro la testiera del letto e tendendo le braccia incavò le reni facendo risaltare la minuscola groppa, mi guardò sollevarmi, avanzare. Quando fui dietro di lei aprì le ginocchia.
– Così. . . ora deliziami ti prego!
Tutte le donne sono belle quando si offrono, My Diem lo era in modo speciale perché oltre alla bellezza del corpo sottile aveva quel modo impudico di esibire le proprie grazie che non lasciava dubbi su quali erano i suoi desideri. Mi appressai ginocchioni, gli occhi fissi sulle cosce sottili e piene che facevano delle pieghe deliziose con le natiche prominenti.
All’attaccatura della schiena due fossettine segnavano l’inizio dei glutei paffutelli, il solco profondo ne disegnava i contorni. Sotto le morbidi curve che separava le mirabili rotondità, iniziava il rilievo grassottello ricoperto da peli finissimi con lo spacco della vulva e le labbrette nere, sporgenti e socchiuse sull’apertura misteriosa del grembo che sapevo pronto ad accogliermi. Ne seguii il profilo fino al rilievo che proseguiva al termine dello spacco dove i peli si infoltivano.

Avvicinai il viso accolto dal profumo della sua eccitazione poi premendo la bocca alle spesse labbra introdussi la lingua nell’apertura della vagina ritrovando il sapore che già conoscevo quando avevo schiacciato il naso nei glutei profumati di sapone. My Diem espresse il suo gradimento aprendo maggiormente le ginocchia per permettere alla mia lingua di entrare in profondità, accogliendola con gridolini emessi con una vocina infantile che aumentava di intensità ogni volta che la spingevo.
Quando la ritirai, il culetto si sollevò per dare alla mia bocca tutta la fichetta, appena sentì in essa muoversi la mia lingua prese ad ondulare lasciandosi esplorare per tutto il taglio fermandosi solo quando raggiunto il clitoride lo picchiettai con colpetti dati con la punta tesa. I gridolini si trasformarono in dolci lamenti appena serrai le labbra sul duro grilletto e nel suggerlo stuzzicai con la punta il nascere della crestolina.
– Ehhh. . . Nico. . . mi stai dando piacere! Mhhh si. . . prendila. . . mordila. . . lo sai che é tua. . . tua. . . Ohhh mi stai. . . deliziando! Oh si, così. . . così. . .
Poi il piacere facendosi troppo forte mosse le reni sottraendosi. Sollevai il viso, i peli incollati dalla mia saliva rendevano nuda la fica che avevo baciato, ed era bellissima con le labbrette scure emergenti dalla carne accesa. In bocca ne avevo il sapore particolare. . . cielo com’ero eccitato! Il sangue fluendo al pene lo faceva oscillare del desiderio che avevo di immergermi in tanta bellezza, la ragazza sollevò il deretano bello, tentante, vi posai le mani. . .

Le mossi sul piccolo culo come se quello fosse il solo modo che avevo per appropriarmene, le mie labbra ne percorsero la pelle calda seguendo la seducente curvatura di una natica, poi dell’altra fermandomi sul nascere del solco che le divideva. I lettori ne saranno scandalizzati, ma come potevo non tributare l’omaggio che una tale meraviglia meritava se non coprirla di baci ora che la bella mi incoraggiava?
– Caro. . . mhhh mi piace quello che fai. . . mi piace!
Con mani tremanti separai i delicati emisferi, vidi l’ano bruno, le pieghine che lo contornavano, il lieve arrossamento provocato ai glutei dallo sfregamento del membro. Vi immersi il viso e le guance strette nella loro morbida morsa lambii la tenera rosellina felice di udire la ragazza sospirare muovendosi languidamente.
Non si sottraeva My Diem, neanche quando mi sentì dardeggiare la lingua sul tenero suo pertugio si sottrasse, solo quando dopo lunghi tentativi riuscii a forzare il delicato forellino disse:
– Ahhh Nico. . . sei tanto caro. . . Oh prendimi. . . mhhh fammi sentire la tua forza!
Quei preliminari mi avevano messo il fuoco addosso, anche se avevamo tutto il tempo, la sua impazienza mi contagiò: Mi sollevai avanzando finché il mio ventre fu contro le sue rotondità poi chinandomi sulla sua schiena posi le mani sul bordo della spalliera accanto alle sue e appena sentii contro il pene l’umida morbidezza della sua vulva con un colpo di reni entrai in lei.

Accolse il membro con un gridolino di gioiosa eccitazione, il suo scorrere con sospiri che ben presto si trasformarono in dolci lamenti. Era bello scopare la bella orientale, la vagina benché scivolosa di umori era abbastanza stretta da provocare in me e nella mia dolce compagna un piacere che esprimevamo con sospiri estasiati mentre la bella ondulava languidamente per meglio ricevermi.
Glielo davo lentamente il cazzo, fino in fondo schiacciando il ventre contro le sue rotondità per sentire contro il glande l’inizio del suo utero, respingendolo senza farle male. My Diem aveva sollevato il capo permettendomi di baciare sulla nuca l’attaccatura dei capelli, poi volse verso di me il viso. . .
Furono momenti di estasi, leccai il piccolo orecchio, poi la sua guancia; la sua lingua venne incontro alla mia appena ebbi raggiunto la sua bocca. Ci lambimmo voluttuosamente ascoltando il piacere salire ad ogni spinta che immergeva il pene nel ventre caldo, accogliente.
– Amore. . . oh amore, é bellissimo! Rantolai.
– Anche per me. . . lo sai, il tuo piacere é anche il mio! Mhhh. . . spingilo il tuo membro. . . ahhh si. . . aprimi con la tua forza. . . Ohhh frugami. . . fammelo sentire!
Altre cose ci dicemmo fra sospiri e gemiti, nulla contava al di fuori dello scorrere del pene nella guaina umida della sua vagina; entrambi bramavamo il godimento cercando di ritardarlo perché significava la fine del nostro piacere.

– Ahhh cara. . . vorrei non finisse mai. . . ma sei così calda dentro!
– E tu sei così duro! Mhhh. . . ed é così soave la carezza che fa la tua verga. . . mhhh. . . alla fessura del mio ventre. . . troppo soave per resistere! Ohhh dammi ancora piacere. . . mhhh. . . puoi farlo. . . sai cosa voglio!
Aveva parlato con voce flebile, lamentevole. . . Mi raddrizzai sulle ginocchia e uscii dal suo ventre, appena fuori il mio pene si posò sull’unione delle sue natiche, le mani lasciarono il loro appoggio. . . My Diem inclinò la schiena fino a poggiare la guancia sul cuscino, il viso rivolto a me e allungando le braccia dietro di sé, con entrambe le mani si aprì il piccolo culo.
L’invito era più che chiaro, già il pene aveva trovato posto in fondo al solco aperto, il glande strisciando provocò un fremito nell’asiatica che sollevò il provocante deretano. Di tutte le donne che mi hanno concesso i loro favori, fin’ora nessuna mi ha negato il piacere di entrare nelle loro rotondità; mai ho voluto sorprenderle, ma l’esprimere il mio desiderio per tempo dava a loro modo di prepararsi ad un atto che altrimenti mi avrebbero negato oppure avrebbe recato loro vergogna.
Per My Diem era diverso, era lì che da principio aveva voluto ricevermi e anche ora esibiva il culetto aperto dalle sue mani con lenti movimenti delle anche fatto apposta per provocarmi. La scura rosellina era talmente vicina alla fichetta che trovai naturale presentarvi il pene; appena ne sentì il turgore lei vi premette il delicato orifizio e oscillando sulle gambe iniziò a infilzarsi con gioia mal contenuta. Spingendo lentamente sulle reni completai l’opera.

L’ano bagnato della mia saliva si allargò lasciandomi scivolare in lei; solo allora allontanò le mani e tenendosi rilassata lasciò il cazzo scorrere nell’ano dilatato emettendo dei gridolini di gradimento ad ogni movimenti delle mie reni.
– Cara. . . oh cara é. . . bello entrare nel tuo culetto!
– Ihhh. . . lo volevo sai? Ihhh. . . é piacevole per me riceverlo nelle parti rotonde,si, nel culo! Ihhh. . . fa durare il piacere che ho nella fessura e. . . per te?
Per me era diverso, speravo di essere in grado di sostenere quel coito abbastanza a lungo da soddisfare la bella asiatica, purtroppo la carezza dell’anello di carne nel quale scorrevo, il calore bruciante che trovavo nelle sue interiora ma sopratutto lo sfregamento delle chiappette strette facevano salire in fretta il mio piacere. Le mani aggrappate ai suoi fianchi continuavo a muovere le reni guardando allucinato il membro scomparire nella curva delle sue natiche fino a premere i testicoli sulla morbida sua fichina, riapparire, scomparire di nuovo.
– Amore. . . mi stai facendo godere! Rantolai.
– Ihhh. . . anche per me il piacere é grande! L’andare e venire del tuo. . . membro ihhh. . . ihhh. . . accarezza il mio orifizio ohhh. . . continua ad immergerti! Ihh. . . ihhh. . . deliziami, deliziami ancora. . .

Rantolando mi protesi sulla sua schiena e piantato nel calore delle sue interiora mi fermai alitando al suo orecchio:
– Amore. . . ohhh. . . come posso resistere? Ti prego. . . non posso continuare senza innondarti! Ahhh. . . non voglio avere il mio piacere senza di te!
Era tanto il godimento che provavo che ero agli stremi; la ragazza fremette nel percepire la contrazione del membro, rispose serrando fortemente l’ano alla base della verga.
– Ohhh ti sento, ti sento. . . Rimani dentro. . . mhhh mi piace il tuo membro. . . é così grosso. . . che faccio fatica a stringerlo ma. . . il suo turgore mi riempie, mi da gioia. . . mhhh. . .
Per me era bello sentire contro il ventre la morbidezza della groppa nel quale ero immerso, appena l’ano si fu rilassato ripresi ad incularla.
– Oh si. . . così. . . così. . .
Ma dopo pochi colpi dovetti fermarmi soffiando al suo orecchio:
– Ahhh My Diem. . . il piacere é troppo forte. . .
– Mhhh. . . riprenditi caro. . . lascia che venga su di te. . . terrò morbido il mio orifizio, saprò far durare il tuo piacere e. . .anche il mio!

Sentii che mi stava rovesciando, mi lasciai andare sulla schiena e lei sopra, la schiena sul mio petto senza lasciarsi sfuggire il membro dalle natiche poi si tirò su sulle braccia e facendo forza coi piedi puntati sollevò il bacino, lo abbasso, lo sollevò ancora. . .
– Ahhh. . . sei stupenda!
Nello specchio di fianco vedevo il corpo minuto muoversi su e giù impalandosi sull’asta di carne che scompariva nel piccolo culo. L’ano che teneva rilassato permetteva alla bella di ricevermi agevolmente picchiando le natiche sul mio bassoventre. Manifestava la sua gioia con gridolini estasiati, il corpo arcuato metteva in risalto le deliziose collinette dei seni levigati i cui capezzolini puntati fieramente al soffitto sembravano sfidarmi.
Vi portai le mani coprendo le graziose coppelle, le mossi per sentire contro le palme il turgore dei bottoncini eccitati. la ragazza rovesciò il capo.
– Oh. . . accarezzami, accarezzami tutta!
I lunghi capelli cadendo sui miei occhi sottrassero alla mia vista la bellezza in movimento. Avevo ripreso la mia padronanza, ora l’entrare nelle sue natiche non era più sconvolgente come prima, era una carezza continua che mi faceva l’orifizio che come una bocca andava su e giù in un delicato bocchino provocandomi un piacere che benché grande mi lasciava nuovamente padrone dei miei sensi.

Le mie mani scesero lungo il suo corpo congiungendosi fra le sue cosce. Appena incontrarono le carni bagnate del suo sesso My Diem con lunghi lamenti prese ad ondulare provocando nel membro delle oscillazioni che estasiavano la bella:
– Ahhh ecco. . . si. . . così. . . così! Mhhh. . . frugami con il membro. . . con le dita! Ahhh così é bello. . . bello. . . Oh si. . . si. . .
Sono molte le cose che si fanno nei momenti di piacere, come aveva chiesto, la frugai immergendo le dita, percependo lo scorrere del membro attraverso la parete del suo grembo. Dalla gola della bella uscivano dei lamenti modulati dal suo saltellare, sarebbero apparsi strazianti se non fosse il piacere a provocarli.
– Si. . . siiii. . . ahhh cosi. . . cosi. . . che bello. . . che bello. . . oh che piacere. . . che piacere. . . ahhh Nico. . . Nico. . .
Come un’atleta che sentendo vicino il traguardo spende le ultime sue forze per raggiungerlo, i suoi movimenti si fecero disordinati muovendosi di qua e di là ma continuando ad impalarsi sul cazzo che oscillando dentro di lei la frugava. Furono per me momenti d’estasi, sapendo la dolce asiatica vicina all’orgasmo mi rilassai lasciandomi accarezzare dallo scorrere del suo ano, incantare dai lamenti che emetteva con una vocina acuta, sommergere dal piacere che lasciavo salire.
– Ihhh. . . ihhh. . . oh si. . . si. . . cosi. . . ecco. . . ecco. . . ahhh Nico. . . Nico. . .

Strinse con forza i muscoli imprigionandomi dentro di lei, si immobilizzò poi le sue braccia cedettero, adagiò la schiena contro il mio petto, dalla sua gola usciva ora un lamento continuo che emetteva muovendo il capo sulla mia spalla. Ero stupito della resistenza che albergava in quel corpicino, lo spasimo dello sfintere aveva fermato sul nascere il suo orgasmo e ora. . .
– Oh Nico. . . Nico. . . ti prego! Supplicò.
Emise un grido lungo, acuto quando estrassi a forza il membro dai teneri glutei sospirò sentendolo sull’ingresso del suo ventre e appena entrai in lei cercò di muoversi ma lo impedii e sollevandola alla vita mossi le reni.
– Ahhh. . . si Nico. . . siiii! ! !
Col corpo scosso dai miei colpi My Diem urlò la sua gioia, un fiotto liquido irrorò il membro in movimento; sentendo nel pene le pulsioni del suo orgasmo mi agitai e con rapidi scatti la penetrai rapidamente, violentemente cacciando il cazzo nella vagina calda, scivolosa, cercando di raggiumgere la bella nel suo piacere ma ormai. . .
I gemiti di My Diem si affievolirono, cessarono, la ragazza si abbandonò su di me inerte; anche gli spasimi che serravano il pene cessarono, il suo respiro si fece regolare, chiuse gli occhi lasciando le mie mani vagare sul suo corpo, chiudersi sulle sue tettine. . .

– Nico. . . sei tanto caro, lo sai? Disse.
– Perche?
– Hai pensato solo al mio piacere. . .
Il membro teso conficcato nel suo ventre non poteva ingannare una donna della sua esperienza, si sfilò dal pene e accosciandosi accanto a me lo sollevò. Non servivano le parole, My Diem benché sazia voleva mostrare la sua gratitudine e si accingeva a farlo nel modo che sapeva avrei gradito: Scostò i capelli dalla guancia e avvicinò la bocca aperta. Dovette spalancarla per prenderlo, serro le labbra sotto il glande e lentamente la calò. Si fermò all’urto morbido della cappella contro la sua gola, allora aprì larga la bocca e mosse la lingua.
Oh ci sapeva fare! Fremetti alla carezza della cosa calda che sentivo muovere sul mio pene, ruotò il capo finché ebbe raggiunto il rigonfiamento del condotto, sollevò adagio il viso, raggiunse il punto sensibile sotto la cappella lambendolo con ripetuti guizzi della lingua, sospirai estasiato:
– Ahhh amore. . . si. . . si. . .
La calò nuovamente, la fece risalire succhiandomi, la calò ancora e ancora e ancora in un dolce pompino, la fece scorrere a lungo poi liberò il membro per mostrarmi come lambiva le gocce che uscivano dal meato. Ora la bocca si muoveva appena oltre la cappella, ma mi succhiava, mi succhiava stupendomi per l’ingordigia che dimostrava come se il suo godimento non fosse avvenuto.

Ero estasiato da tanta lussuria, l’aveva nuovamente preso, scivolando su di esso con le labbra morbide, tese per la grossezza del membro, e su e giù in uno dei più deliziosi pompini che una donna mi avesse mai fatto. Cominciai a sospirare incantato dalla vista delle belle labbra che lo facevano scomparire nella bocca calda, delle guance che si incavavano per succhiarlo, poi ai primi miei rantoli vi portò la mano facendovi scorrere la pelle.
Malgrado questo, durò ancora a lungo. Ora mi suggeva senza interruzione, dalla bocca in movimento uscivano dei rumori bagnati che si mescolavano alle mie esclamazioni di piacere, la sua mano andava veloce menando il cazzo furiosamente inseguendo la bocca la cui voracità mi fece superare gli ultimi gradini del piacere.
Le grida del mio orgasmo non fermarono la bella fellatrice, dalle labbra strette al membro fuoruscì il bianco dello sperma che filtrando le lubrificava rendendo completo il mio godimento.
Aveva allontanato la mano ma lo teneva ancora in bocca il mio cazzo scorrendo ora lentamente ma continuando a suggerlo e quando lo lascio prese a lambire l’inizio del condotto sotto la cappella inseguendolo con colpetti di lingua che lo facevano ancora sussultare.
Sono sicuro che avrebbe continuato ancora, tanto era dolce My Diem, portai la mano al suo viso e sollevandolo, la costrinsi a guardarmi.
– Grazie cara. . . grazie!
Mi rivolse un sorriso timido, guardando le labbra socchiuse ricordai la prima volta che mi aveva voluto in bocca. . .
– My Diem! Esclamai, sorrise ancora poi chinò gli occhi.
– Si, ti ho bevuto. . . non l’avevo ancora mai fatto ma con te. . .
La strinsi a me, baciai la sua bocca che ora aveva un sapore particolare poi ci alzammo e uscimmo dalla stanza.
Continua.

UNA SERATA MEMORABILE
Trovammo la tavola pronta e apparecchiata
. Le fatiche di quella giornata ci avevano messo un grande appetito, divorammo tutto. Dopo esserci seduti sul divano, My Diem avvicinò un carrello con un televisore e un videoregistratore, si allontanò ritornando con delle cassette, la signora spiegò:
– Sono filmini porno. . . ne ho una collezione! Li guardiamo quando siamo sole e mio marito dorme. . . é un po sordo sai? Si, ci piace accarezzarci mentre le guardiamo quando siamo stanche. Oggi lo siamo e anche tu credo!
Accese il televisore e mise una cassetta. Ero entrato una o due volte in una sala a luce rosse, ma il seguire quelle evoluzioni avendo accanto quelle bellezze ignude era un’altra cosa! Le due guardavano facendo commenti sui membri dei maschi, io ero incantato dai sessi depilati delle attrici che nulla nascondevano delle loro vulve lisce.
– Ti piacciono? Chiese Silvia.
– Mi piacciono naturali come le vostre. . . Risposi provocando la risata delle due. Si stavano eccitando, lo capivo da come si stringevano a me squittendo alla vista della biondina dello schermo intenta in un lungo bocchino.

– Voi li fate meglio! Commentai per provocarle.
– Sei sicuro? Fagli vedere My!
La cameriera non si fece pregare, si chinò sul mio ventre e. . . sospirai per la calda carezza della bocca sul membro divenuto rigido.
– Ohhh si, &egrave veramente straordinaria! Dissi volgendomi verso la signora.
Incontrai la sua bocca. Fu un bacio bellissimo, da parte mia appassionato per le sensazioni soavi che riceveva il mio pene. Silvia muovendo il viso si lasciava esplorare della lingua che spingevo in profondità ritirandola appena sentivo la sua lingua scivolare nella mia bocca.
– Fatto signora! Disse la cameriera brandendo il membro ricoperto dalla sua saliva, lo fece oscillare. . .
– Grazie My.
Silvia si alzò portandosi davanti a me; nel piccolo schermo era in atto un coito con il maschio disteso e la ragazza su di lui volta verso lo spettatore in modo da consentirgli di vedere il membro conficcato nella vulva priva di peli che andava su e giù. La signora volle prendere il mio nello stesso modo! Volgendomi la schiena si portò sopra il membro che la cameriera manteneva diritto e si sedette infilandoselo fra le cosce.

Non si mosse ma gravando tutta su di me adagiò la schiena contro il mio petto. My Diem che si era chinata le sollevò le ginocchia e Iniziò subito a lambire la sommità della vulva lasciata libera dal membro. Silvia sospirò e divaricando le ginocchia si aprì al massimo.
– Ahhh. . . così é bello My. . . bello. . . bello!
Credevo che la moglie del notaio e la strana cameriera avessero dato fondo alla loro lussuria ma mi sbagliavo! Quello che non sapevo era che sarei stato soltanto lo strumento e loro le attrici! Il membro piantato nel grembo della signora apriva la sua vulva mettendo in risalto la parte più sensibile dell’intero sesso ed era lì che la ragazza aveva applicato le labbra.
Il capo bruno si muoveva adagio, vedevo la sommità del viso, gli occhi obliqui volti a spiare le reazioni della donna sottoposta ad un singolare cunni linguae che non riuscivo a vedere ma udivo il rumore bagnato della lingua passare e ripassare sulla parte sensibile del suo sesso, capivo quello che doveva provare la donna riversa sopra di me dai movimenti che imprimeva al corpo, dai sospiri che emetteva nel sentire la calda appendice danzare sul suo clitoride. . .
– Ahhh é. . . meraviglioso. . . mhhh si. . . leccalo. . . succhialo. . . cosi. . . cosi!

Era quello che stava facendo la singolare ragazza, ne sentivo il labbro alla base della verga sfiorare i miei testicoli, i contorcimenti del corpo riverso sottoponevano il pene ad un dolce massaggio che non era sufficiente a procurarmi piacere ma contribuiva ad aumentare l’eccitazione provocata dal coito che vedevo nel piccolo schermo. Anche Silvia non staccava gli occhi dallo spettacolo dove la ragazza senza smettere di scorrere sulla verga con esclamazioni estasiate, sostenendosi con un braccio passava la mano a malmenarsi i seni a sollevarli strizzandoli brutalmente.
– Mhhh. . . siamo delle troie. . . vero Nico? Chiese lei voltando il viso.
– Si. . . delle troie perverse. . . non vi basta il mio cazzo?
– Non capisci? E’ proprio il cazzo che ci allarga quello che rende straordinario farci leccare la passera. . .
Aveva parlato con le labbra vicinissime alle mie; appena le sentì socchiudersi saettò la lingua nella mia bocca, la mosse gemendo finché la catturai per suggerla, accolse con gratitudine le mie mani sui suoi seni e quando sfiorai i suoi capezzoli. . .
– Si amore. . . mhhh fammi male. . . si. . . siiii! ! !
Era tutta un fremito, un sussulto, il pene immerso nel suo grembo percepì le strette umide del suo piacere, anche My Diem le sentì e allontanando la bocca dal ventre ansante si alzò guardando con apprensione il viso della padrona. Silvia che già si era ripresa le sorrise.

– Grazie My. . . sei stata bravissima!
– Signora. . . sei venuta? Chiese l’orientale.
– Lo sai che &egrave insieme a te che voglio godere!
Si alzò sfilandosi dal pene che apparve grondante di umori che colando bagnarono i miei testicoli. Guardando nel piccolo schermo mi accorsi che avevamo perso la fine del coito, un’altra coppia era apparsa . . . Silvia posò il telecomando e mi rivolse un sorriso ambiguo:
– Sovente la vita reale é più piacevole della finzione, ne ho avuto la prova in questi giorni amore mio! Le azioni che nei film porno appaiono sconce acquistano bellezza se siamo noi a compierle, il guardarle tutt’al più serve a stimolare la nostra fantasia vero My?
L’orientale annuì con aria pensosa, si stava guardando attorno; finalmente si avvicinò al tavolo di mogano dove la signora si era abbandonata a me la prima volta, si volse verso la padrona che annuì sorridendo.
– Lì? Si, hai ragione. . . é solido e andrà benissimo!
La cameriera con un piccolo salto si sedette sul bordo, poi dopo essersi adagiata sollevò alte le gambe, le aprì. Non sapevo ancora quali erano le intenzioni della strana ragazza, credetti di capirle quando agganciato le gambe alla piega delle ginocchia le attirò ai lati del suo corpo esponendo alla nostra vista la fichetta scura deliziosamente aperta sulle carni inumidite dal suo desiderio. Ma quando mi chinai Silvia delicatamente mi scostò:
– No Nico. . . ora é mia. . . soltanto mia!

Mi spinse dolcemente verso la sua compagna finché il mio pene trovò posto nella calda valle delle sue chiappette. Se avessi avuto dei dubbi Silvia le dissipò, la sua mano si appropriò del membro, lo mosse finché il glande fu nell’avvallamento dell’ano. La ragazza fremette e sollevandosi sui gomiti espresse il suo desiderio:
– Immergiti adagio e. . . scorri lentamente, lentamente. . .
Il culetto delizioso che il mio pene premuto sulla calda sua rosellina non riusciva ancora a deturpare era bello con le natiche piccole, paffuttelle ora aperte sul solco liscio, profondo. . . I seni minuti erano delle deliziose collinette dai capezzolini irti, eccitati, il suo viso. . . La voce di Silvia mi distolse dalla mia contemplazione:
– Daglielo e. . . tienilo duro il tuo cazzo, &egrave così che gli piace sentirlo!
Sentendomi spingere My Diem si afferrò ai bordi del tavolo ma non ve n’era bisogno perché l’ano si allargò subito ingoiando la cappella, poi l’intero membro scomparve nel tenero culetto, la ragazza emettendo un lungo sospiro si adagiò. Accanto a me Silvia aveva seguito la penetrazione, trattenne il fiato nel vedere come il membro allargava il delicato orifizio, respirò vedendolo riapparire, scomparire, riapparire lentamente. . . mi abbracciò e mordicchiandomi un orecchio sussurrò:
– Bravo, cosi. . . si, cosi. . . daglielo lentamente e. . . non pensare ancora al tuo piacere, non te ne pentirai!

Fece il giro del tavolo vi salì all’altra estremità e avanzando sopra il corpo disteso premette le braccia sulle cosce olivastre abbracciandole, mantenendole aperte poi le dita dalle unghie laccate di rosso premettero i lati della vulva sottostante aprendola come si apre un frutto. Lei stessa allontanò le ginocchia abbassando il bacino, le mani olivastre salirono alle reni della donna facendole flettere, si spostarono sulle natiche candide, le premettero. . .
– Piano cara. . . ohhh leccami adagio . . . cosi. . . Oh lasciami guardare! Sapessi com’é bella la tua passerina. . . anche il cazzo di Nico é bello. . . Apre il tuo culetto. . . mhhh allarga il tuo buchino. . . va e viene come piace a te. . .
Rimase qualche attimo a guardare il membro entrare nel piccolo culo, scomparire in esso, riapparire trascinando l’anello bruno dell’ano, lentamente scomparire, riapparire. . . Muoveva adagio il culo Silvia, ancheggiava, ondulava nel porgere la fica all’esplorazione della lingua e delle labbra che la deliziavano poi con un lungo sospiro avvicinò le sue labbra alla vulva aperta e inclinando il viso protese la lingua sulla cresta sporgente e con piccoli colpi fece oscillare di qua e di là l’arco minuscolo del clitoride.
My Diem fece udire un piccolo lamento al quale seguì il gemito della donna, ora la lingua si muoveva fra le labbra scure, sottili, lambendole, facendole oscillare. Una goccia ambrata apparve all’estremità della fessura vaginale, superò il pelvo scomparendo nel culetto trascinata dal pene che lubrificava, un’altra apparve. . .

Dei lamenti flebili si levavano dalle gole delle due intente a solazzarsi in un delicato sessantanove e aumentavano piano piano di intensità.
Era bello! Si era bello vedere il corpo candido della signora nei movimenti che faceva per sentire contro la sua la pelle della compagna, era bello come muoveva la bocca nel sesso sottostante sottraendolo in parte alla mia vista, era bello entrare nel culetto della singolare cameriera, sentire il calore delle sue interiora, la carezza dell’anello di carne lungo la mia verga, vedere le gambe olivastre aperte oscillare ad ogni mio entrare.
I lamenti delle femmine dicevano il piacere che saliva nei loro corpi ed erano musica per me che trattenendo la mia irruenza davo lentamente il membro alla bella asiatica con lunghe oscillazioni delle reni, spingendolo fino in fondo, fino a schiacciare le cosce contro le piccole chiappe e il ventre contro il capo della signora.
Mi immergevo lentamente mentre avrei voluto sbattere violentemente il mio pene dentro quel seducente sedere fino a sfondarlo e godervi, ma l’asiatica tenendosi rilassata consentiva al mio piacere di salire a poco a poco mentre per lei il membro che la frugava le consentiva di sfogare la sua lussuria.

Per quanto tempo rimanemmo uniti nel nostro osceno trio non potrei dirlo, ad un tratto la signora fermò il suo ondulare e sollevando il viso estasiato esclamò:
– Ahhh My. . . adesso. . . adesso. . . oh My. . . My. . . ti prego!
Riprese a muoversi sollevando e abbassando le reni finché le mani aggrappate alle sue natiche la mantennero immobile, Si abbatté sul ventre della compagna e come affamata vi schiacciò il viso muovendo convulsamente la bocca, la lingua finché My Diem gridò:
– Nico. . . ahhh. . . forte. . . forte. .
La udii guaire fra le cosce della sua padrona appena i miei colpi si fecero più rapidi, accelerai ancora spronato dalle urla della vietnamita che ora sovrastavano i gemiti della signora. Sentii il mio piacere salire, lo cercai in fondo al bel culo, lo alimentaì guardando il cazzo scomparire nelle chiappette aperte e giù, giù nelle calde viscere, poi:
L’ano si strinse una, due volte senza rallentare la mia corsa; urlò My Diem sentendosi forzare, le sue grida divennero strazianti quando presi ad incularla selvaggiamente, violentemente sbattendo i fianchi contro le morbide chiappe e il ventre contro la fronte di Silvia che aveva sollevato il viso urlando il suo orgasmo:

– Godo. . . godo. . . ahhh. . . ahhh. . . mhhh cara. . . ecco. . . ahhh vengo. . . eccomi, per te. . . per te. . . ahhh. . . ahhh. . . Mhhh. . . basta amore. . . sono venuta!
Rotolò di fianco poi scese dal tavolo venendo al mio fianco e ansimando cercò di trattenere la mia irruenza.
– Piano, piano. . . le fai male! Disse.
Ma infoiato com’ero continuavo scuotendo il corpo olivastro, aggrappato alle gambe scalcianti, gli occhi fissi sulle tettine che oscillando ad ogni immergere del pene descrivevano coi capezzoli piccoli cerchi. My Diem aggrappata con le mani al bordo del tavolo resisteva alle mie spinte con lamenti divenuti quasi infantili prima di abbandonarsi inerte.
Continuai ad incularla, gli umori misti a saliva che ora colavano dalla bella fica resero più agevole il mio scorrere e sono sicuro mi avrebbero portato al godimento quando la ragazza sollevata sui gomiti mi supplicò:
– Nico oh basta. . . ti prego!
Solo allora mi resi conto dell’effetto devastante che doveva produrre il mio scorrere, mi fermai.
– Ti ho fatto male? Chiesi, rivolse a me e a Silvia un timido sorriso.
– Si ma. . . era quello che volevo! Mi avete dato tanto piacere, tanto. . .

– Lasciala ora! Disse la donna intervenendo.
Uscii a malincuore dal caro culetto guardando l’ano bruno chiudersi lentamente. My Diem distese le gambe, si mise a sedere quindi scese dal tavolo.
– Vieni! Disse semplicemente.
Prendendo la mia mano mi condusse al divano, mi fece sedere, girare, distendere le gambe, Silvia pose un cuscino dietro la mia schiena. . . La cameriera mi fece spostare sul bordo per prendere posto al mio fianco, la schiena contro lo schienale e poggiata sul gomito guardò assorta il mio pene.
La padrona di casa inginocchiatasi sul tappeto, passò la mano all’interno delle mie cosce, la fece risalire ai testicoli, prese alla base la verga per sollevarla, mi guardò:
– Te l’avevo detto che non ti saresti pentito!
Mi vergognavo non poco nel vedere il pene vicino ai visi delle due, il sapere dov’era stato fino a pochi istanti prima mi fece arrossire ma loro non sembravano farci caso, sopratutto la cameriera che presa la verga dalla mano della sua padrona, vi inclinò il viso e cominciò a lambirla lentamente, meticolosamente.

Silvia guardava la lingua rosa protendersi avviluppando parte dell’asta che la mano manteneva inclinata per consentire alla calda appendice di leccarla tutt’attorno poi sentii che premeva sulle mie cosce. . . Le allargai consentendo al suo capo di incunearsi fra di esse e alle sue labbra di aprirsi sui miei testicoli.
Sospirai, non avevo null’altro da fare che lasciarmi andare e gustare le sensazioni che mi davano le loro lingue danzanti. I capelli di Silvia accarezzavano le mie cosce mentre con rapidi guizzi lambiva i testicoli incurante dei peli che la sua saliva incollava alla pelle, scendendo lungo il rigonfiamento del pene, leccando la pelle all’interno delle cosce, procurandomi sensazioni impossibili da descrivere, poi risalì incontrando sull’asta la lingua dell’altra. . .
My Diem aveva raggiunto la sommità, fremevo ad ogni tocco delle lingue sul membro divenuto sensibilissimo. Non dissi nulla per non rompere l’incanto, la dolce cameriera mi fissava mentre la sua lingua passando sulla sommità del glande faceva scomparire le gocce della mia eccitazione apparse dal meato poi le sue labbra si aprirono, scesero. . .
– Ahhh. . . Esclamai.
Lo tenne immobili un tempo che a me parve lunghissimo, sospirai sentendomi suggere, le labbra risalirono, la mano della signora si aprì sotto i miei testicoli spingendo il membro nella bocca della cameriera poi il viso dell’asiatica andò su e giù, su e giù. . .

Non vi é nulla come un bocchino per far salire il piacere, quando poi a farlo é una femmina come My Diem, allora. . . Dopo non molto presi a rantolare, non avrei resistito a lungo alle sollecitazioni di quella bocca, di quella lingua, Silvia contribuiva al mio piacere lambendo la base della verga mentre la sua mano fra le mia natiche aveva insinuato un dito. . . Come possono essere audaci le donne quando usano tutti i mezzi per dare piacere ad un uomo, il sentirmi frugare in quel modo fu così sconvolgente che chiusi gli occhi.
Non volevo venire, non ancora! Avevo abituato le femmine ad una resistenza che stava per venir meno tanto la bocca che scorreva lungo il mio membro era famelica; era un vero pompino quello a cui si dedicava succhiandomi fortemente, andando su e giù con un rumore che la diceva lungo sulla voracità della singolare fellatrice.
– Ahhh. . . ahhh. . . ahhh. . . Rantolavo fuori di me.
Ma la perfida orientale vedendo che mi stavo abbandonando lasciò il membro guardando con aria di trionfo il cazzo ricoperto della sua saliva oscillare nelle contrazioni istintive della mia eccitazione poi quando queste si furono smorzate la porse alla compagna e strisciando lungo lo schienale coprì la mia bocca con la sua.

Fu lei a baciarmi, mi abbandonai alla lingua avida, al bacio divenuto lascivo per le sollecitazioni della bocca della signora che lentamente, soavemente andava lungo il mio cazzo facendo nuovamente salire il piacere. Silvia scorreva dolcemente, la sua abbondante salivazione rendevano scivolose le sue labbra in un bocchino dolcissimo, lungo, estenuante, succhiandomi appena, nonostante questo ripresi a lamentarmi. My Diem aspirò la mia lingua bevendo i miei rantoli insieme alla mia saliva prima di lasciarmi con uno sguardo carico di promesse.
Il mio membro fu nuovamente nella sua bocca, ero stupito della lussuria che dimostravano le due, non erano più serva e padrona ma compagne accomunate dal desiderio di ripagare il maschio che le aveva soddisfatte. My Diem faceva danzare la punta della lingua sul glande assaporando le gocce uscenti, dardeggiandola nel punto sensibile sotto la cappella, mantenendo il membro verticale, consentendo alla compagna di inclinare il viso e di scorrere con le labbra socchiuse su e giù sul condotto gonfio sottraendosi quando la bocca dell’altra scendeva nell’ingoiarlo, risaliva, scendeva ancora e ancora e ancora. . .
Poi lo prese Silvia e. . . ancora My Diem. Quanto tempo durò il loro straordinario bocchino non saprei dirlo; guardavo allucinato il membro passare da una bocca all’altra rantolando per il piacere che loro prolungavano ad arte per mantenere in bilico il mio godimento senza lasciarlo esplodere. Ero alla loro mercé, in una sorta di stato di grazia che prolungavano per sentirmi gemere in lamenti che ricordavano quelli delle femmine deliziate da un lungo amplesso.

– Ahhh. . . cosa fate. . . oh care. . . avete delle bocche straordinarie. . . siete delle pompinare, delle perfide pompinare. . . ahhh siete delle. . .
Non sapevo più quello che dicevo, volevo che continuassero all’infinito e allo stesso tempo desideravo che ponessero fine al mio supplizio. Silvia liberò la bocca guardando il pene che la cameriera ingoiava ed esclamò con voce esaltata sollevando gli occhi al mio viso deformato dal piacere:
– Dillo. . . siamo delle puttane! Si, mi piace sentirmi una puttana quando ho il tuo cazzo in bocca, quando godo nel prenderlo nella pancia, nel culo. Dillo. . . dillo!
– Puttane. . . ohhh succhiatemi troie. . . ahhh continuate. . . mhhh voglio riempire le vostre bocche di sborra. . . si fatemi venire. . . ahhh troie. . . troie. . .
La donna guardò in membro che la cameriera le porgeva e prima di calarvi la bocca disse:
– Si amore ma. . . non ancora! Ti piace così? Dimmi. . . ti piace?
La sua bocca andò su e giù salivando abbondantemente poi prese a suggermi con un rumore bagnato mentre la sua mano si agitò e il suo dito. . .
– Ahhh troia. . . troia. . . mhhh si. . . si. . .
Mi ero inarcato offrendomi interamente; My Diem osservò compiaciuta il mio delirio poi le sue mani salirono al mio petto.

– E così Nico. . . ti piace? Chiese.
Poi col cazzo in bocca pizzicò crudelmente i miei capezzoli. Il dolore lancinante mi fece urlare ma contribuì in modo sconvolgente al mio piacere.
– Ahhh. . . ahhh. . . puttane. . . troie,. . . oh vi prego. . . é troppo. . . troppo!
Ma durò ancora, ero stupefatto dalla mia resistenza e dalla perfida dolcezza delle femmine, mi contorcevo delirando guardando come in un sogno il mio membro passare da una bocca all’altra, le loro teste andare su e giù nel bocchino più straordinario che avessi mai subito, poi la signora ebbe pietà di me.
– Dai My. . . non ne può piu!
L’orientale con il membro in bocca fece si col capo, la sua padrona spostò il viso sopra il mio, le labbra umide si aprirono alla lingua dal sapore inconsueto che mi frugava mentre sul membro scivolavano ora lente delle labbra dolcissime poi la donna fu nuovamente accanto alla cameriera. . .
– Ora My. . . ora!
Le labbra scivolarono ancora, risalirono fermandosi sotto il glande, vidi le sue guance incavarsi, udii il rumore bagnato che faceva nel suggermi poi la sua lingua si mosse sul nascere del condotto massaggiando la parte più sensibile dell’intero pene, di tutto me stesso, continuò la sua sconvolgente carezza finché con un lungo gemito mi inarcai.

– Ahhh. . . si. . . si. . . ohhh vengo. . . vengoooo! ! !
Con una contrazione violenta iniziai ad eiaculare, dopo il lungo estenuante piacere che le due mi avevano fatto provare, lo sfogo a lungo trattenuto si manifestò con spasimi quasi dolorosi. Il primo getto colpì il fondo della gola, il succhiare della cameriera fece gorgogliare lo sperma.
– A me My. . . a me! Esclamò Silvia sottraendo quasi a forza il membro alla compagna, la sua mano lo menò velocemente, con gridolini eccitati guardò gli schizzi chiari che si levavano colpire i loro visi, poi vi calò la bocca e agitando freneticamente la mano, prese a scorrere su e giù succhiandolo voracemente, ricevendo lo sperma con esclamazioni soffocate. My Diem lo volle ancora. . .
Il mio fu un orgasmo lunghissimo, rantolavo per il piacere quasi doloroso dovuto alle contrazioni violente che si susseguivano mentre il cazzo passava da Silvia a My Diem poi ancora a Silvia, mi rilassai lentamente. . . Avevo goduto e tanto ma le due continuavano a passarsi il mio membro, le loro labbra diventarono dolcissime, ebbi ancora delle contrazioni che a poco a poco si attenuarono.
– Bene! Disse la signora sorridendo alla cameriera.
Guardò il viso dell’altra, vide lo sperma colare dalle labbra rosse, avvicinò il viso e lo lambì poi. . . Scesi dal divano, My Diem si allungò, la signora si inginocchiò fra le gambe che aveva sollevato divaricandole, un fallo doppio apparve già conficcato nella vulva della donna, l’orientale portò le mani fra le cosce ad aprirsi il sesso, sospirò quando l’altra stendendosi entrò in lei.

Ora le due si muovevano languidamente, le bocche incollate voluttuosamente, i visi bagnati di sperma. La signora con ampi movimenti delle reni cacciava il cazzo di gomma in fondo al ventre dell’altra per poi avanzare sul corpo disteso scorrendo a sua volta sull’osceno membro e. . . ricominciava.
Ero troppo sazio per assistere oltre al loro coito, mi allontanai per andare nel bagno a rinfrescarmi. Mi arrivavano attutite le esclamazioni del loro piacere, mi attardai finché si fece silenzio, quando ritornai da loro, era tutto finito, il fallo doppio era scomparso; le due sedute conversavano amabilmente, si alzarono al mio apparire.
– Come va Nico, sei soddisfatto? Chiese la signora Pardi.
– Si, molto!
– Anche noi. . . Sarai stanco, noi lo siamo. . . é quasi mezzanotte sai? My ti accompagna nella tua stanza, ci vediamo domani caro, buona notte!
La cameriera mi porse una vestaglia, la signora si avviluppò nel suo negligé e con un piccolo bacio mi accomiatò. Seguii l’orientale che aveva rimesso il suo grembiule, in quella che era la camera degli ospiti e con un leggero inchino si allontanò.
Continua. Sprofondai quasi subito in un sonno profondo senza sogni, dormii fino a tardi, mi sembrò di udire lo squillo di un telefono ma era talmente lontano che dormii ancora. Il sole era ormai alto, mi svegliò la cameriera apparsa con un vassoio, feci un’abbondante colazione, quando ebbi terminato My Diem mi comunicò:
– La signora desidera vederla!
Mi accompagnò lungo il corridoio e aprendo la porta della camera si scostò facendomi entrare. Silvia era seduta vicino alla finestra, sul tavolo davanti allo specchio vidi quei vasetti misteriosi che usano le signore per farsi belle. La donna che avevo davanti non ne aveva di certo bisogno, stava terminando di pettinarsi guardando con un certo compiacimento l’immagine che lo specchio rifletteva.
– Sei sempre bella, lo sai! Dissi richiudendo dietro di me la porta.
La signora Pardi si voltò, il gesto che fece nell’aggiustare una ciocca ribelle caduta sulla fronte fece scivolare sul petto un lembo della vestaglia. Sorrise vedendomi avvicinare non curandosi di ricoprire il seno candido mostrando quella confidenza che si ha verso un amante.
– Finalmente ho qualcuno per il quale vale la pena farmi bella, ti piaccio?
– Si. Risposi chinandomi a sfiorare con le mie le sue labbra fresche.

Il mio voleva essere un semplice buon giorno ma quando le sue labbra si aprirono capii che la signora aveva altre intenzioni, ne ebbi la conferma sentendo le sue mani sciogliere la cintura della vestaglia che avevo indossato e mentre esploravo la bocca che sapeva di dentifricio lo fecero scivolare a terra poi le mani scesero lungo la mia schiena. . .
– Ti sei riposato? Chiese appena le nostre bocche si separarono.
– Si. . .
– E. . . lui? Chiese guardando il mio pene inerte.
– Lui non ragiona, ha bisogno di aiuto per svegliarsi.
La signora rise alla battuta poi si fece seria.
– Ha telefonato mio marito, devo essere alla stazione di Firenze all’una e mezza, dice che ha una sorpresa per me, che ore sono?
– Le dieci meno un quarto, credi che. . .
– Si amore, abbiamo tutto il tempo che ci serve. . . mi sono preparata sai? Ma prima bisogna risvegliare il dormiente!

Le mani scese alle mie natiche mi attirarono contro di lei, la sua testa si abbassò a prendere il pene risucchiandolo. Mi vergognai come sempre mi vergogno quando una donna lo prende molle ma poi nel calore della sua bocca sentii il sangue circolare, non vedevo altro che la testa bruna muoversi lentamente, ma la dolcezza che avviluppava il mio membro mi faceva ben sperare.
Dopo non molto il capo bruno andò avanti e indietro, allora lo vidi. Vidi l’asta di carne che aveva preso consistenza apparire luccicante di saliva e le labbra morbide scorrere ingoiandolo ancora fino ai testicoli poi dovettero fermarsi prima finché ora era un cazzo duro che la donna prendeva. Infine lo lasciò guardandomi con aria di trionfo:
– Ecco, ora é pronto! Disse sorridendo.
Era fiera di aver risvegliato il mio desiderio, la feci alzare e dopo aver fatto scivolare a terra l’impalpabile indumento che la ricopriva strinsi a me il corpo nudo.
– Ora devo preparare te! Osservai.
– Non ce n’é bisogno. Rispose muovendosi languidamente contro la verga imprigionata fra i nostri ventri.
– Ne ho bisogno io, non ricordo più il tuo sapore..
– E’ una mancanza imperdonabile, devi subito rimediare!
Non sapevamo ancora che quella sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo appartenuti ma dalle nostre azioni di quella mattinata fu come se lo presagissimo tanto il nostro donarsi fu completo, travolgente.

La donna indietreggiò tenendomi stretto, ci muovevamo a piccoli passi come eseguendo una lenta danza pelle contro pelle, bocca contro bocca fermandoci solo quando urtammo la sponda del letto. Lì ci staccammo guardandoci con desiderio infinito, le nostre bocche si unirono ancora in un bacio appassionato aspirando le nostre lingue, le nostre salive, le mani ad esplorare avidamente le nostre schiene, i nostri glutei, le nostre cosce. . .
– Amore. . . amore. . . Disse appena ci fummo staccati.
Vide il mio sguardo posarsi sui suoi seni, li sollevò offrendoli a piene mani guardando le mie labbra che li percorrevano aperte lasciando dove passavano una scia umida, i capezzoli erano già eretti quando li spinse nella mia bocca, prima l’uno poi l’altro.
– Come sei dolce amore. . . Sospirò.
Le sue mani premettero sulle mie spalle facendomi inginocchiare, vidi il suo ventre fremere, le mani dietro le sue cosce risalirono la pelle liscia fino alla piega che facevano con il sedere. . . Scrutai il cespuglio nero che al vertice mostrava l’umidore della sua eccitazione, sentii le mani nei miei capelli attirare il mio capo, un profumo intenso colpì le mie narici appena schiacciai il viso nei suoi peli.
– Oh si. . . si!

Sollevò una gamba posando il piede sul letto, la mano premette ancora sul mio capo. . . Rovesciai il viso e la guancia contro la coscia morbida applicai la bocca alla biforcazione delle sue gambe. Udii il sospiro che la donna emise quando cominciai a baciare il suo sesso, riconobbi il suo sapore mentre con la lingua frugavo i peli cercando l’apertura del suo grembo, lo trovai dove il sapore era più forte.
– Ahhh eccola amore. . . eccola!
Sentii le dita contro le mie labbra mentre la donna si apriva la vulva, mi aggrappai alle sue natiche per dardeggiare la lingua, per esplorare le carni lisce, incantato dai lamenti che i miei baci strappavano alla signora, assaporando gli umori che impregnavano la mia bocca, muovendo la lingua come un assetato per cercarli.
– Caro. . . così mi fai venire!
– Lascia che beva il tuo godimento . . .
– Caro. . . ahhh caro. . . caro. . . sono io che voglio bere il tuo!
Continuai a muovere la lingua nello spacco della fica saporosa finché lei con uno sforzo mi respinse. L’ansimare che sollevava ed abbassava il bel petto diceva l’emozione che provava, mi guardò intensamente poi:

– Voglio avere in bocca il tuo cazzo, accarezzarlo, succhiarlo fino a farti venire e. . . godere bevendo gli schizzi del tuo piacere e dopo. . .
Quasi mi spaventava Silvia tanto il suo sguardo era determinato. . . ed era talmente bella che ne fui soggiogato, riuscii appena a dire:
– E dopo? La mia domanda la fece sorridere ironicamente.
– Dopo? Sei stato tu a dire che le donne hanno tre aperture dove ami trovare il tuo piacere, ebbene, ho imparato a riceverti in tutte e tre ed é lì che ti voglio!
La guardai come se fosse un’altra donna, si stava mostrando nuda dentro e fuori, il profumo della sua eccitazione che bagnava le mie labbra salendo alle mie narici come un afrodisiaco agì come una droga, non dissi nulla e neanche Silvia parlò vedendomi salire sul letto e distendermi.
Salì anch’essa scavalcandomi subito e aprendo le ginocchia ai lati delle mie spalle premette contro il mio ventre i seni duri poi sentii la sua mano sollevare i membro, l’alito bruciante sulla cappella e. . .
Lo prese in bocca lentamente scendendo con le labbra calde facendo udire il sibilo del suo succhiare, allontanò le ginocchia, il suo bacino calò, le sue cosce si spalancarono. . . Aprii la bocca per ricevere la fica che mi dava muovendosi languidamente finché sentì la mia lingua dentro le sue carni, allora il suo capo andò su e giù con ampi movimenti facendo scorrere le labbra suadenti lungo tutto il mio membro.

I nostri sospiri si levarono nella stanza mischiandosi al rumore bagnato della mia lingua nello spacco della sua fica e del sibilo del suo succhiare. Le mie mani vagavano sulla sua schiena seguendo la curva delle reni, risalendo la groppa in movimento, aprendo le natiche per bearmi della vista dei tesori del suo culo.
Silvia non era da meno nel suo accarezzarmi l’interno delle cosce, nel palpare i testicoli che stringeva a piene mani per spingere il membro nella sua bocca e su e giù, su e giù succhiandomi con ingordigia mentre i capezzoli che muovendo il busto strusciava sul mio ventre eccitavano la sua lussuria.
Se ho così sovente descritto i sessantanove consumati con le donne che ho sessualmente conosciuto, con dovizia di particolari &egrave per rendere il lettore partecipe delle emozioni che quelle deliziose creature mi facevano provare e che spero di aver ricambiato.
Silvia quel mattino era di una lussuria incontenibile, lo dimostravano i movimenti che faceva, il suo ondulare nel porgere il sesso alla mia bocca, nello strusciarlo per sentire la lingua andare per tutto il suo spacco ed era ingorda nel calare le labbra, nello stringerle mentre risaliva suggendo il membro fino a farmi inarcare.

Il piacere che saliva mi faceva rantolare mentre nella donna i gemiti che si levavano dalla sua gola non le impedivano di ingoiare il mio cazzo, di succhiarlo in modo talmente famelico da farmi desiderare di muovermi anch’io. Non sembrava a lei sufficiente come la mia lingua la frugava, come suggevo il suo grilletto serrandovi le labbra e appena osavo tuffare il viso nelle sue natiche era con impazienza che mi dava ancora la fica da leccare. Ad un tratto udii la sua voce interrotta dai guizzi della lingua che dardeggiava sul mio glande:
– Ahhh. . . amore, aprila la mia fica. . . mhhh. . . mordila, mangiala. . . oh caro voglio dartela tutta. . . tutta. . . ahhh tutta!
Si lasciò rovesciare sulla schiena attirandomi sopra di lei e quando mi chinai sulla ferita del suo sesso trovai le sue cosce talmente spalancate che le gambe facevano quasi un’unica linea. La vulva era ora completamente aperta, le labbra scure pulsanti di desiderio, le carni bagnate mostravano l’apertura della vagina socchiusa dalla quale uscivano gocce chiare che scendendo scomparivano fra le sue natiche.
– Si. . . ahhh così amore. . . così. . . così!
Fremette nel sentire la mia bocca ricoprire per intero la sua vulva poi guidò il membro mentre calavo il bacino. Facilitava i movimenti che facevo nel dargli il cazzo aiutando il mio calare con le mani aggrappate ai miei fianchi aiutando il mio immergermi fra le sue labbra flettendo le braccia.

La sua fica era aperta, potevo esplorarla tutta, lo facevo con lenti movimenti del viso non più limitati dalla stretta delle cosce ora spalancate. Era con voluttà che facevo andare le labbra, la lingua nelle sue carni assaporando gli umori che le impregnavano e che cercavo nell’apertura della sua vagina spalmandole poi per tutto il suo meraviglioso sesso.
La donna in delirio mi ripagava ricevendo il membro fino in fondo alla gola, succhiandolo in continuazione. Il piacere che saliva in noi ci fece dimenticare ogni residuo ritegno; contava solo il sesso che le nostre bocche stavano deliziando, la donna fletteva le ginocchia imprimendo al bacino dei piccoli scatti porgendo la fica ai miei baci insensati e quando il mio viso scese nei globi delle sue natiche squittì di eccitazione sentendomi dardeggiare l’orifizio del suo culo.
Cosa non facemmo nella nostra bramosia di piacere? A tratti sentivo che alzava il busto e mantenendomi sollevato strusciava i capezzoli contro il mio ventre, era allora che sentivo la sua lingua accarezzare il nascere del condotto, l’effetto era per me tanto sconvolgente che facendo forza sulle reni affondavo il cazzo per tutta la sua lunghezza, lo ritiravo affondando ancora e ancora.
Il godimento stava per sommergerci, lo sapevamo entrambi, lo cercavamo incitandoci con sospiri e grida. Divenni famelico mordicchiando le labbrette strette fra i miei denti, tirandole, succhiandole, fu quando mordicchiai il clitoride che la donna si inarcò maggiormente, lo leccai perdutamente suggendolo fra le mie labbra finché la udii gridare. Venne sollevando e abbassando il bacino mentre io incollando la bocca al sesso in orgasmo mi tuffavo nella sua vagina.

Sentii gli spasimi del suo piacere, la lingua che muovevo nel suo grembo fu irrorata dai fiotti del suo godimento mentre con grida estasiate mi manteneva fermo e muovendo la testa su e giù suggeva convulsamente il membro che aveva in bocca.
Gridai sulla fica nella quale abbeveravo la mia lussuria, udii il gorgoglio dello sperma che scaricavo con getti ripetuti, poi la bocca di Silvia si fece dolcissima, i movimenti delle labbra lenti, continuò a suggermi il pene i cui sobbalzi si stavano affievolendo, il suo capo continuò ancora ad andare su e giù poi quando l’eiaculazione cessò, arrestò l’andare delle sue labbra ma mi tenne in bocca accarezzando la mia schiena.
Era finito, emergemmo lentamente dalla nostra estasi, mi sollevai volgendomi verso la mia amante. Silvia mi guardava ancora incredula per aver osato tanto; gocce di sperma colando si allargavano ai lati della sua bocca, la sua mano strinse il mio pene. . .
– E’ ancora duro amore. . . dai vieni sopra di me . . . mettimelo dentro!
Mi spostai fra le sue gambe e mentre mi allungavo entrai in lei col membro rimasto rigido piantandolo nella vagina calda, bagnata. . .
– Amore mio, sei stata meravigliosa! Lei mi sorrise.
– Anche tu. . . non avevo mai goduto con un cazzo in bocca!

Una goccia colando al lato delle sue labbra scese filando, cadendo sul suo collo, la detersi con un lembo del lenzuolo poi ripulii il suo viso, le sue labbra dello sperma rimasto.
– Non l’avevi mai fatto? Voglio dire il. . . Lei completò la mia domanda.
– . . . il sessantanove? Si, fin da ragazzina. Quando mi accorgevo che baciando i ragazzi il loro uccello si induriva lo prendevo e lo mettevo fra le cosce che tenevo strette lasciando che scorressero fino a venire. A volte venivo anch’io ma non sempre perché tenevo le mutandine per paura, sai. . .
– E col sessantanove?
– Lo facevamo nei prati allungati sul fianco. . . Mi toglievo soltanto le mutandine poi tiravo fuori il loro l’uccello e lasciavo che baciassero la mia passerina. Mi piaceva perché sovente riuscivo a venire anche due volte. . .
– E loro?
– Lo facevo apposta a farli scorrere lentamente in bocca tenendo pronto il fazzoletto e quando mi accorgevo che erano sul punto di venire lo toglievo e lo menavo velocemente coprendo l’uccello col fazzoletto. Con te &egrave stato diverso!
– Perché?
– Perché mi piace il tuo cazzo, l’ho voluto subito in bocca ricordi? E poi. . . hai un buon sapore!
– Anche il tuo é buonissimo!

Rise felice, sentii la sua vagina contrarsi attorno al pene che purtroppo si stava ammosciando, smise di ridere vedendomi chinare il viso. Accolse la mia bocca aprendo larga la sua, non ci vergognammo di mischiare i sapori colti dai nostri sessi, mentre ci baciavamo sentii ancora la vagina contrarsi; non poteva essere casuale, capii che anche se la cameriera era lontana stava mettendo in atto gli insegnamenti di My Diem, sollevai il viso.
Si, stava sollecitando il pene immerso nel suo ventre! Silvia mi scrutava continuando lo strano massaggio, era come essere nella sua bocca tanto era caldo, umido il suo grembo. Vidi sbocciare il sorriso sulle sue labbra sentendo sotto le contrazioni il mio membro nuovamente gonfiarsi, tendersi. . . Il suo sorriso si allargò quando capì che era un cazzo duro quello che aveva ora nel ventre.
– Sei perfida lo sai? Chiesi, il suo sguardo era trionfante.
– So quello che voglio! Rispose semplicemente.
Ora che i nostri sensi erano nuovamente eccitati le nostre bocche divennero lascive. Era bellissimo avere sotto di me quel corpo sodo, premere il petto sulle mammelle dure, non contavano più le nostra età così diverse, era una femmina e io il maschio dal quale voleva il godimento, sospirava continuando a contrarre e rilassare i muscoli vaginali, il massaggio che mi faceva era di un erotismo straordinario! Aprì larga la bocca quando risposi coi sobbalzi del mio pene, ci guardammo continuando a contrarre e rilassare i sessi.

– Lo senti come la mia passera e il tuo cazzo si baciano? Chiese.
– Si, &egrave bellissimo!
– Ora scopami amore. . . sai quello che voglio?
– Si!
Appena mi raddrizzai, sollevò alte le gambe poi afferrando le caviglie le tirò a se aprendo larghe le braccia.
– So che ti piace guardare, va bene così?
Deglutii, solo nei films porno le donne prendono certe pose, forse era proprio nelle cassette che guardava con la cameriera che aveva imparato quella postura tanto indecente, la sua espressione era quasi sofferente tanto grande era la sua ansia di piacermi, i suoi occhi si inumidirono nell’attesa del mio responso.
– Silvia, sei bellissima! Dissi ammirato.

Il suo sorriso timido contrastava singolarmente col corpo riverso che esibiva in un gesto di resa totale, le braccia allungate dietro di se facevano risaltare in tutta la loro magnificenza le sue mammelle. Le cosce erano spalancate sul cespuglio nerissimo nel quale il cazzo per metà immerso apriva la fica respingendo ai lati le labbra grassocce dai peli bagnati come bagnati erano i peli che il clitoride emergendo divideva.
– Sono tutta tua amore. . . scopami ti prego, scopami. . .
Avanzai aprendo le ginocchia contro le sue cosce, il membro scomparve facendo fremere il ventre della donna, la presi alle anche e muovendo le reni iniziai un lento va e vieni guardando incantato i seni oscillare ad ogni mio entrare. La scopavo adagio assaporando la calda carezza della vagina nella quale mi immergevo, beandomi dei piccoli movimenti che la donna nel ricevermi imprimeva alle gambe, al bacino. . . Dei flebili lamenti si levavano dalla sua gola, esultai per il piacere che salendo in me lentamente consentiva alla mia partner di godere il coito in tutte le sue sfumature.
– Amore. . . oh amore. . . amore! Mhhh é stupendo. . . stupendo. . . Sospirava.
– Tu sei stupenda! E’ bello essere dentro di te, sapere che ti piace. . .
– Oh si. . . mi piace come mi dai il cazzo! Ahhh. . . é bello sentirlo avanzare. . . mhhh il mio piacere aumenta ogni volta che lo spingi. . . Ahhh fammelo! Si così ma. . . più forte amore!

– Eccolo. . . eccolo!
Glielo diedi più velocemente poi davanti all’espressione estasiata che si dipinse sul suo viso, più velocemente ancora spronato dalle esclamazioni di dolce sofferenza che la donna emetteva mentre l’interno delle mie cosce picchiava contro il sedere della bella scuotendo il suo corpo tutto.
– Haaa ha. . . haaa ha. . . haaa ha. . . oh fottimi forte amore. . . forte. . . forte. . .
Ora si che era oscena negli scatti che imprimeva al bacino per ricevere fino in fondo il mio cazzo, erano oscene le cosce spalancate, le gambe dalle ginocchia piegate, i piedi oscillanti. . . Solo il viso conservava la sua bellezza, la bocca era aperta come se stesse ridendo ma le espressioni che emetteva dicevano tutto il suo godimento:
– Oh si. . . cosi. . . cosiiii! Haaa ha. . . haa ha. . . hooo amore é bello. . . bellooo!
Il suo piacere era reso ancora più palese dagli umori che trascinava il va e vieni del mio cazzo che appariva luccicante, bagnava la bella fica, i peli che l’attorniavano.
– Amore. . . mi stai facendo. . . godere! Ha haaa. . . ha haaa. . .
Il godimento cominciò a salire nel pene che le davo brutalmente, selvaggiamente, sordo alle grida che ora emetteva girando il viso di qua e di là, poi il suo corpo si mosse convulsamente ma prima che l’orgasmo esplodesse riuscì con uno sforzo a sollevarsi e a fermarmi attirandomi tutto dentro di se.

– Caro. . . non ce la faccio più! Fallo durare amore. . . fammi godere ancora!
Lo disse lasciandosi andare sulla schiena. Il suo sguardo colmo di speranza mi fece rimanere immobile; un dolce affanno animava i suoi seni, aveva chiuso gli occhi aspettando fiduciosa. Gli spasimi della vagina attorno al pene dicevano quanto la bella signora fosse arrivata vicino all’orgasmo. Aspettai che le morse morbidissime si affievolissero e cessassero.
Fremette riaprendo gli occhi quando mi ritirai. Il pene uscendo trascinò un liquido che fluì colando fra le sue natiche, la vulva aperta come se lo contenesse ancora protendeva le labbra turgide come quelle di una bocca. Gocce perlacee si formavano all’apertura della vagina, esitavano prima di scendere incanalate dai glutei socchiusi, le seguii col glande fra i morbidi emisferi, le spalmai sull’orifizio bruciante del suo culo. . .
Non servivano le parole, sapevamo quello che entrambi volevamo e quando mi vide sollevare le reni puntando il pene nel caldo suo avvallamento attirò a se le gambe aperte. Gli occhi fissi nei miei occhi trattenne il respiro, si irrigidì sentendomi premere la parte più delicata del suo corpo poi si rilassò ma emise dei gridolini spaventati sentendosi allargare dal membro che lentamente spingevo dentro di lei.

La penetrazione del culo della bella signora fu tutt’altro che difficoltosa tanto lo stretto orifizio era bagnato, scivoloso ma continuò a squittire finché il pene fu tutto nelle sue interiora, allora respirò come sollevata rispondendo alla muta domanda del mio sguardo.
– Mi fa senso sentirlo entrare. . . Spiegò.
– E ora? Chiesi spingendo intenzionalmente a fondo.
– Ohhh. . . ora mi piace averlo. . . mi piace tanto!
Il suo sorriso si smorzò appena mi ritirai e affondai ancora lentamente, lasciò le gambe che rimasero sollevate e aperte, i piedi ciondolanti ad ogni mio immergermi. La inculavo adagio sapendo il piacere della signora sul bilico dell’orgasmo; anche il mio era avanti, ci fissavamo negli occhi leggendo l’evolversi del nostro godimento, mi fermavo quando capivo che la dolce signora stava per superarne la soglia, allora mi protendevo su di lei per baciare i suoi seni, fremeva sentendomi lambire l’aureola sfiorando con la lingua i capezzoli duri.
– Caro. . . ohhh sai come far godere una donna! Sapessi com’&egrave meraviglioso averti dentro di me. . . ahhh sentirmi aperta dal tuo cazzo! Oh fallo durare ancora. . .

Era allora che spingendolo in fondo al suo culo raggiungevo la sua bocca con la mia; era un momento magico quando sentivo il suo ansimare mentre le bocche aperte si esploravano voluttuosamente lambendo come assetati la nostra saliva, i fianchi fra le cosce morbide, il petto che schiacciava le dure mammelle e quando sollevavo il viso ci guardavamo con desiderio infinito.
– Anche tu sei meravigliosa. . . é bello essere in te, sapere che il tuo godimento é anche il mio. . . sentirmi avvolto dal calore che hai nel culo. . . avere i testicoli premuti nelle tue chiappe. . . sapere che godremo insieme!
– Non subito amore. . . voglio sentirla ancora la forza del tuo. . . mhhh. . . cazzo. . .
Mi rialzavo ma non prima di calare la bocca sui suoi seni Silvia li prendeva nelle mani spingendo le punte fra le mie labbra, sospirando per il piacere che le dava il danzare della lingua sui capezzoli, gemendo quando vi serravo delicatamente i denti in morsi amorosi prima di suggerli.
Vedevo l’apetrura della vagina animarsi ad ogni movimento del cazzo che con lenti movimenti delle reni immergevo nel suo culo, anche se l’inculata era lenta le gambe sollevate oscillavano avanti e indietro animate di vita propria come se non ubbidissero alla donna ma col loro movimento facevano scorrere e contrarre tanto sensibilmente l’ano da accelerare il piacere di entrambi.

Quante volte dovetti rimanere piantato nel caldo suo culo aspettando che la bella signora si riprendesse e con un’impercettibile segno mi dicesse di continuare, dalla sua fica un rivolo ininterrotto scendeva nei suoi glutei a bagnare il membro permettendomi di incularla ancora a lungo.
Ma ogni volta che riprendevo mi accorgevo che la donna aveva salito un’altro gradino del suo piacere, i suoi gemiti si stavano trasformando in grida, fu quando percepii le prime fitte dello sfintere serrare l’ano rendendo doloroso l’aprirsi al mio pene che compresi che la fine del suo dolce supplizio stava per giungere. Mi fermai ancora una volta ma ormai la donna era in pieno delirio.
– Ahhh Nico. . . Nico. . . mhhh che godimento amore! Ohhh lo sai che non ce la faccio piu? Vorrei trattenerti ancora nel mio culo. . . vorrei sentirlo ancora muovere il tuo cazzo. . . Ahhh dammelo piano. . . piano. . . ti prego!
Ma appena ripresi ad affondare la donna sgranò gli occhi facendo una smorfia oscena, cercò l’appoggio per i suoi piedi e sollevò alto il bacino.
– Caro. . . ahhh sto. . . venendooo! Ahhh fai forte. . . oh sbattimi. . . sfondami col tuo cazzo. . . mhhh si, nel culo. . . nel culo! Ahhh dai sfondami. . . dai così. . . così. . .. oh dai. . . dai. . . daiii! ! !

Mi ero aggrappato alle sue cosce e con veloci colpi di reni cacciavo il cazzo nel culo fremente e avanti e indietro nel folle tentativo di raggiungere la donna nel suo piacere mentre lei muovendo il bacino sollevato veniva incontro al membro facendoselo entrare in fondo agli intestini, poi urlò:
– Ahhh. . . mi fai male. . . mi fai male. . .
Gli spasimi che contraevano e rilassavano l’ano non rallentarono la mia inculata ma ebbero l’effetto di accelerare il mio godimento. Solo quando iniziai ad eiaculare rallentai l’andatura lasciandomi accarezzare dall’ano scivoloso e rantolando scaricai nelle interiora della mia amante i getti prepotenti del mio piacere.
– Ohhh Silvia. . . Silvia. . . Silvia. . .
La donna il cui godimento era terminato mi guardava teneramente muovendo languidamente il bacino permettendomi di scorrere ancora nel glutei morbidi, finché senti i sobbalzi del pene nelle sue interiora affievolirsi e cessare, allora mi porse le braccia.
L’abbracciai distendendomi su di lei, il pene nel tepore dei suoi intestini perse a poco a poco la sua rigidità e quando fu molle scivolò fuori dalle sue natiche.

Udimmo un bussare leggero poi l’uscio aprirsi e la voce della cameriera.
– Signora, si sta facendo tardi!
– Ancora un attimo My. . .
Ci baciammo teneramente poi ci guardammo intensamente.
– E’ stato bello vero? Chiese.
– Si. . .
Mi alzai, un liquido denso colando dalle natiche della signora aveva bagnato la stoffa sottostante, quando anche la donna si fu alzata lo vide.
– Non si preoccupi signora, ci penso io! Disse My Diem.
Mentre uscivamo la cameriera stava togliendo le coperte, le lenzuola. . . Nel bagno si lavò seduta sul bid&egrave mentre io in piedi davanti al lavabo facevo le mie abluzioni. Ritornati in camera trovammo sul letto rifatto i nostri vestiti che indossammo frettolosamente, la signora si sedette per farsi pettinare, si truccò poi prese la borsetta facendo cenno di seguirla.

Accoccolato sul sedile posteriore della vettura ripercorremmo a ritroso la strada percorsa solo il giorno prima ma che a me parve lontanissimo tanto la mia permanenza presso la signora Pardi era stata appagante. Giunti sul luogo dove ero stato prelevato scesi dalla macchina ma la signora non ripartì subito; si accese una sigaretta e dopo aver soffiato una voluta di fumo guardò la strada deserta prima di dire:
– Sono stata veramente contenta sai, oggi poi hai superato te stesso, per My é stato lo stesso, mi ha detto di ringraziarti. . .
– Sono io che ringrazio te e anche My Diem, sopratutto te. . . ci rivedremo?
– Mi hai abituato troppo bene, si, lo spero. . . Mio marito vorrà riposarsi, quindi non so quando ma troverò il modo di fartelo sapere. Adesso devo andare, ciao!
Guardai la macchina allontanarsi con in cuore uno strano presentimento. Ritrovai la bicicletta che avevo nascosto e pedalando adagio nel caldo afoso tornai a casa. Mia madre non fece commenti sentendomi esprimere il desiderio di andare a riposare, dormii fino a sera.
L’indomani e nei giorni successivi mi recai al Carrefour nella speranza di trovarvi la bella signora, solo al quarto giorno vi incontrai la sua cameriera, si lasciò raggiungere in un luogo nascosto fra gli scaffali del supermercato e senza nulla dire mi porse una lettera. L’aprii mentre la vietnamita si aggirava nei pressi fingendo di guardare la merce esposta.

Mio caro amico.
E’ una triste notizia quella che sto per darti! Dopodomani parto per la Sicilia, era questa la sorpresa che mio marito aveva annunciato! Lascia lo studio e si ritira in una tenuta che ha appena acquistato; domani sarò tutta occupata a preparare le poche cose che porteremo, la casa é stata già venduta, manca solo la formalizzazione dell’atto.
Solo ora mi accorgo che quello che provo per te va oltre l’attrazione fisica; My dice che é naturale quando si trova un partner capace di appagarci pienamente, Sarà ma so che mi mancherai enormemente, temevo di non riuscire ad avvertirti, ho trovato una scusa per mandare My.
Non ti dimenticherò Nico e spero che anche tu qualche volta ti ricorderai di me.
Addio amore mio!
Tua S.

Rigiravo fra le mani ancora incredulo quella che era una lettera di commiato, My Diem mi guardava compassionevole. Mi avvicinai.
– E’ vero? Chiesi.
– Purtroppo si. . .
– Tu. . . vai con lei?
– No. . . é troppo lontano! A Padova ho qualcuno che più di una volta mi ha chiesto di sposarlo. . . Non volevo lasciare la signora ma ora. . . E’ vietnamita come me ed é un brav’uomo, domani viene a prendermi. Devo dirti anch’io addio. Avrei voluto un’ultima volta. . . lo sai, ma non é possibile!
Non mi aspettavo quegli occhi lucidi nel viso della cameriera, l’abbracciai incurante della vecchietta che passando guardava il giovanotto e la strana orientale baciarsi appassionatamente. Quando ci staccammo riprese la sua aria impassibile.
– Addio Nico. . .
– Addio My Diem.
La vidi allontanarsi, girare l’angolo e scomparire confondendosi fra i clienti.
Non cercai altre avventure malgrado nel paese circolassero parecchie turiste dall’aria disponibile; ma la sera tardavo ad addormentarmi pensando ai miei folli amplessi con la bella moglie del notaio e con la strana cameriera. Accolsi quasi con sollievo la fine delle mie vacanze e ritornai a Firenze.

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