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storia e persone non fanno riferimento a fatti realmente accaduti, ma sono frutto della mia immaginazione.

C’era complicità tra loro… Lui le disse:
“Facciamo un gioco.”
“Che gioco…” Lei rispose.
“Facciamo che ti porto in giro, con un bel vestitino estivo, scarpe da tennis ma senza reggiseno e senza mutandine. Facciamo che al termine del giro si torna in macchina e lì ti sentirò tra le gambe…se sarai asciutta avrai vinto tu ma se sarai bagnata avrò vinto io. Al vincitore spetterà un premio a propria scelta”
“Ci sto” disse lei, secca, determinata.
“D’accordo, possiamo cominciare allora. Per iniziare spogliati nuda davanti a me”.
Lei senza batter ciglio si tolse le scarpe, si sbottonò i jeans e se li calò con tutte le mutandine. Poi la maglietta ed infine il reggiseno. Quando fu completamente nuda lo fissò negl’occhi.
“Bene, ora metti quel bel vestitino blu che hai comprato e le scarpette da tennis bianche, il resto lo lasciamo qui”.
La cosa si fa intrigante, pensò lei mentre si vestiva. Aveva già girato nuda negli spogliatoi delle palestre ma uscire in gonna senza mutandine mai. Era certa che però avrebbe resistito dall’eccitarsi fino a bagnarsi e che avrebbe riscosso lei il premio.
Quando fu pronta, lui prese le chiavi e si avviarono al garage.
Già i primi passi fuori della porta di casa per arrivare all’ascensore furono strani. Camminare così liberamente senza niente sotto era eccitante e mentre scendevano la assalì il pensiero di provare quella sensazione in mezzo ad altre ignare persone.
Giunti in auto, prima di partire lui disse:
“Ora che sei seduta allarga un po’ le gambe, tira su la gonna e fammela guardare. Andrai in auto così, non ti potrai coprire. Per tua fortuna col suv non dovrebbe vederti quasi nessuno…”
Lei fece come le disse:
Allargò leggermente le gambe, tirò su la gonna e la lasciò scoperta, in balia di poter essere vista da chiunque si fosse accostato.
Fecero un breve tratto di strada ma leggermente trafficato. Al semaforo si fermò accanto all’auto un bel ragazzo in scooter che sembrò accorgersi di tutto, iniziando a fissare l’abitacolo. Quel ragazzo l’aveva sicuramente vista e non le staccava gli occhi di dosso. L’istinto di coprirsi fu forte ma l’autocontrollo dominò la reazione. Il suo sguardo era altrove ma la situazione iniziava a scaldarsi…Il semaforo scattò e tutti ripartirono. Giunti al parcheggio di fronte al bar lui accostò e spense il motore.
“Sei pronta a fare due passi?”
“Sì, certo”.
“Bene, allora aggiungiamo qualcosa. Entreremo in un bar. Quando sarai dentro staremo separati. Voglio che una volta dentro tu faccia due cose per me. La prima, sceglierai qualcosa dal banco frigo sul ripiano più basso di tutti, piegandoti a 90 gradi per prenderlo, gambe dritte, solo il busto dovrai piegare. La seconda, farai cadere accidentalmente queste tre monete da due euro davanti alla cassa, prima di pagare. Le dovrai raccogliere accucciandoti fino a terra, flettendo bene le gambe, come se dovessi fare la pipì nel bosco. Tutto chiaro?”
“Cristallino” rispose.
” Bene, entriamo”
Scesero dalla macchina e subito lei avvertì un senso di strana inquietudine. Era un misto di imbarazzo ed eccitazione. Il suo seno era avvolto dal decoltè del vestito ma lo sfregare dei capezzoli direttamente sul tessuto senza reggiseno aveva già provocato un certo indurimento. Si avviarono verso l’entrata e camminando, avvertì subito una sensazione di esagerata libertà, come quando qualche volta aveva fatto il bagno nuda in spiagge deserte e appartate. Entrarono nel bar, separati. Lui si mise da un lato del bancone in un punto in cui poteva osservare bene tutto. Lei fece il percorso richiesto. Passeggiò un pochino tra i clienti del bar, si fermò un paio di volte davanti allo stand delle patatine assumendo una postura disinvolta. Poi arrivò davanti al frigo delle bevande fresche. Allargò leggermente le gambe e con le cosce tese, si chinò fino all’ultimo ripiano in basso per prendere una birra. Il suo intimo, con quel movimento, si allargò un poco. Nulla però al confronto con quello che accadde quando fece cadere le monete davanti alla cassa. Accucciandosi la sua passera si dilatò notevolmente e per stare comoda fu costretta anche ad allargare le gambe. L’eccitazione la colse come una bordata di cannone quando si ritrovò col pacco di lui davanti, gonfio dentro ai pantaloni, mentre si recava alla cassa per pagare un’altra birra. Scossa da quell’emozione si ritirò su in piedi all’istante cercando di rallentare il respiro che si era fatto di colpo affannato. Controllò le sue emozioni e lucidamente tornò in se. Era certa che quell’atto, per quanto imbarazzante fosse stato, avesse provocato un certo sconquasso. Iniziò a pensare quindi di aver perso la scommessa, perché sicura che al fatidico esame una volta ritornata in auto, la sua eccitazione sarebbe stata “tangibile”.
Così tornò, come d’accordo, in macchina aspettando che anche lui si sedesse.
“Ora apri le gambe. Fammi controllare”.
Ubbidì. Ma accadde l’imprevisto. Lo sguardo di lui si fece mutevole. Passò da un tronfio ghigno di sicura vittoria ad un’incredula certezza di essere stato sconfitto. Altrettanto incerta anche lei si passò un dito tra le gambe e con estrema sorpresa si trovò asciutta. Ciò voleva dire che aveva vinto la scommessa ma soprattutto che sarebbe stata lei a godere del premio dovuto. E per di più con un desiderio a scelta del vincitore. La sua mente di donna si mise immediatamente in moto con folgoranti scariche elettriche di pura immaginazione fino a partorire un’idea. Era il gioco quello che suo marito andava cercando. E gioco avrebbe ricevuto. Ma un gioco che avrebbe seguito le sue regole, in cui lei sarebbe stata la regina incontrastata.
“Come puoi constatare la vittoria va senza dubbio a mio favore”. Contrattaccò. “Quindi scelgo subito il mio premio. Sarai ai miei ordini per tutto il resto della sera. Nessuna discussione. Nessun rifiuto. Io parlo, tu esegui”.
“Hai capito bene?”.
“Si mia signora”. Replicò lui, in balia degli eventi come una scialuppa sorpresa da un temporale improvviso e violento.
“Bene, allora iniziamo con un comando semplice. Tirati giù i pantaloni e i boxer, resta seduto e aspetta che il tuo pisello diventi duro davanti ai miei occhi, prima di partire alla volta di casa”. Lui senza parlare ubbidì. Slacciò la cinta, aprì il bottone e con entrambe le mani calò fino alle caviglie i jeans, scoprendo un’erezione che denotò due cose: uno che la fantasia di dominazione aveva provocato in lui un’eccitazione incredibile, e due che aveva una voglia pazza di fare sesso in fretta e subito. Lei rimase per un attimo incantata a guardare quel membro duro svettare con fare fiero davanti al suo viso. Poi impartì il secondo ordine:
“Ora che sei pronto, puoi partire ma…userai il tuo pisello come usi il cambio della macchina. Ogni volta che dovrai cambiare marcia dovrai dare subito dopo cinque pompate veloci. Ora puoi partire, iniziando da adesso. Se sbaglierai subirai una punizione. Tutto chiaro?”
“Si…”
Mise la prima, poi si girò, la guardò negl’occhi, chinò poi lo sguardo sul suo pisello che si erigeva dritto e in attesa. Lo impugnò saldamente e si segó davanti a sua moglie per cinque volte. Mollò la frizione e partì. Per sua fortuna riuscì ad uscire dal parcheggio utilizzando solo la prima. Giunto all’incrocio però la strada era libera. Quindi ripartì. Prima….seconda…veloce cinque pompate…terza…altre cinque…e quarta…ancora di nuovo. Il ritmo del suo respiro salì vertiginosamente. Aveva tutto preso velocità, la sua auto, la sua mano, il suo respiro, la sua voglia. Lei intanto di lato si godeva lo spettacolo con occhi fissi su quel cambio…sfortuna volle che ci furono prima due pedoni che attraversarono la strada e poi uno di quei classici vecchietti col cappello a tre all’ora, con l’aggravante che questo apparteneva anche alla categoria di quelli che frenano ogni cinque secondi. Tutto questo traffico costrinse lui a cambiare marcia più volte e di conseguenza a segarsi più volte fino a che finalmente arrivarono sotto casa. Per parcheggiare mise la retromarcia e poi la prima per raddrizzare l’auto ma nel farlo saltò un passaggio.
“Tutto perfetto ma sei caduto nella trappola proprio all’ultimo. Hai dimenticato le cinque pompate tra retro e prima. Quindi subirai una punizione. Ora rivestiti e vieni ad aprirmi la porta”.
S’incamminarono entrambi verso il palazzo, lei con ancora tutto al vento, lui con un’erezione che faticava a rientrare nei pantaloni. Giunsero nell’androne.
“Ora chiama l’ascensore e prima che arrivi devi trovarti in ginocchio ai miei piedi”.
Ubbidì ancora senza proferire parola. L’ascensore arrivò, lei aprì la porta e disse: “ora entra e per punizione mentre saliamo me la lecchi come un bravo cagnolino”. Entrò e si tirò leggermente su la gonna aspettando disinvolta. Lui entrò a quattro zampe e fece come gli era stato richiesto. Dovevano fare solo cinque piani ma quei pochi secondi di sesso orale bastarono per fare eccitare lei all’inverosimile. Ora sì che la sentì bagnata. Giunti all’ultimo piano lei uscì seguita dal suo fido. Arrivati alla porta: “Ora tirati su, apri e tiralo fuori qui sul pianerottolo”. Ubbidì ancora.
Lei lo prese per il membro e con forza lo tirò dentro casa come si tira un cane ostinato che non vuole muoversi. Lo portò fino alla finestra del salone. Aprì la finestra e lo trascinò fino alla ringhiera del terrazzo, fuori, all’aperto. Era ormai calata la sera ed intorno a loro c’era quella penombra che avrebbe permesso ad un ipotetico vicino curioso di distinguere le figure senza riuscire però a vederle chiare in volto. Lei, sempre tenendo stretto quel membro gonfio di voglia in mano si avvicinò alla ringhiera, con l’altra mano si alzò la gonna sopra la schiena e si piegò a 90 gradi scoprendo una morbida pelle che riluceva al chiaro di luna. Si avvicinò il membro dietro e solo allora mollò la stretta presa dicendo: “ora mi scopi qui fuori più forte che puoi e non ti azzardare a venire prima di me”. Come ogni volta lui eseguì senza proferire parola. Lo infilò dentro tra le sue gambe con una facilità quasi mai provata. Quella serata aveva preso entrambi fortemente alla testa e tutto si era tradotto in uno stato di emozione incontrollabile. Iniziò a scoparla, aumentato il ritmo ad ogni spinta. Nel giro di pochi colpi già la stava pompando forte. Aumentò fino a ritrovarsi come un animale della foresta intento ad accoppiarsi con la propria selvaggia preda. Lei nel mentre emetteva mugolii strozzati, di tanto in tanto rotti da un urletto più acuto. Potevano essere visti da qualcuno, si trovavano spudoratamente in balcone a fare sesso senza coprirsi ma questo aumentò notevolmente il piacere di entrambi e nel giro di pochi minuti era diventato troppo difficile continuare a resistere. Vennero all’unisono, seguendo il suono dei respiri, del tendersi dei muscoli, delle contrazioni ed dei singulti di una serata nata così, per gioco.

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