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Cambiare vita

By 10 Settembre 2019Dicembre 16th, 20192 Comments

Dopo una storia di cinque anni con la mia ex mi ritrovo per la prima volta dopo molti tempo in vacanza da solo.

Avevo bisogno di rilassarmi e dedicarmi alla lettura, niente di più. La vacanza perfetta.

Ma quel giorno la mia solita spiaggia era affollatissima, più del solito, non era quello di cui avevo bisogno.

Decisi quindi di spostarmi più in la.

Sapevo che un po’ fuori mano c’era sicuramente più posto, sapevo anche che più avanti al termine dell’arenile, c’era un luogo dove si mettevano i nudisti ma speravo di riuscire a trovare posto prima.

Invece per avere un po’ di tranquillità dovetti per forza finire in mezzo ai nudisti. Niente in contrario ma è una pratica di cui sinceramente non trovo grande interesse.

Comunque senza problemi trovo un angolo appartato dove mi accomodo. Mi adeguo ai miei vicini, una coppia di signore non più giovanissime alla mia sinistra ed un uomo da solo alla mia destra, mi spoglio completamente e mi sdraio a godermi il sole. La mattinata scorre placidamente leggendo il mio libro. C’è molta tranquillità, un’oasi di pace rispetto alla spiaggia dove vado sempre.

Ad un tratto qualcosa attira la mia attenzione.

L’uomo che avevo vicino ritorna dall’acqua dopo un bagno rinfrescante e noto tra le sue gambe un attrezzo (moscio) di dimensioni sopra la media. Lui mi guarda e mi fa un cenno di saluto con la testa. Mi ributto in lettura per non indugiare oltre. Sono etero e assolutamente non attratto dagli uomini ma quell’arnese ha decisamente qualcosa di magico.

Mi ritrovo a pensare tra una riga e l’altra del romanzo che sto leggendo a quel membro ed ogni tanto alzo lo sguardo nella sua direzione ma l’uomo è sdraiato e non lo vedo bene…

Devo attendere che ritorni a rinfrescarsi in acqua più tardi per poter ammirare di nuovo quella cosa. 

Questa volta non riesco proprio a staccargli gli occhi di dosso.

L’uomo mi passa accanto, afferra il suo asciugamano ed inizia ad asciugarsi.

Io come un idiota li che lo guardo cercando di non farmi notare dietro gli occhiali da sole.

Ad un certo punto si avvicina e si presenta.

“Piacere Bruno, sei nuovo di qui?”

“Piacere Manuele”, mi tiro su mettendomi seduto, “si, è la prima volta qui. Di solito sto molto più in la in mezzo ai ‘tessili’ come dite voi, ma oggi c’era veramente troppa gente e io avevo bisogno di tranquillità.”

“Capisco. Come ti sembra qui? Ti piace?” Mi chiede facendomi capire cosa intendeva.

“No, scusi non volevo. Sono etero. Forse sono stato troppo sfacciato.”

“Ahahhahaha, tranquillo l’avevo capito che non eri gay, i gay si mettono in un’altra zona. E poi non sei il tipo.”

“Ah bene. Scusi se l’ho guardata, ma sa, con tutto quel ben di dio è impossibile non notarla.”

“Lo so, lo so. Capisco l’invidia degli altri uomini.” Mi dice indicando con il mento il mio pene normodotato.

“Eh già!” Mi tocca ammettere.

“Ma anche se non sei gay sono sicuro che il mio cazzo ti attrae più di quanto pensi.”

“In che senso?” 

“Sono sicuro che ti piacerebbe sentirne la consistenza…”

Abbasso lo sguardo sul suo membro che trovo con una leggera erezione.

Mi guardo attorno, non c’è nessuno li vicino, le signore se ne sono andate poco tempo prima.

Bruno fa un passo verso di me, non resisto ed allungo una mano e gli afferro il cazzo. Lo stringo.

[cosa cazzo sto facendo? sono pazzo?]

E’ caldo e lo sento pulsare nella mia stretta. Mentre lo stringo lo sento crescere ancora.

[wow, è una bella sensazione sentire questo coso nella mia mano]

Ormai è in completa erezione. E’ veramente un bel cazzo. Saranno ad occhio e croce quasi 25 centimetri di carne e anche la circonferenza non è da meno, con la mano non riesco a chiudere la presa.

Bruno fa un altro passo verso di me. Il suo cazzo è a pochi centimetri dal mio viso.

Lui mi guarda immaginando già quello che succederà.

Apro la bocca e gli lecco la punta e poi, come fosse la cosa più naturale lo ingoio.

[sono impazzito??? io non sono gay!]

Solo pochi centimetri, giusto per sentirne la consistenza in bocca. Sapeva di mare e di maschio… Questione di pochi secondi poi torno in me e mi ritraggo.

[Che cazzo mi è preso?]

“Scusa, scusa, non so cosa mi sia capitato, non so proprio… come le ho detto non sono gay.”

“Tranquillo non lo sei e non lo sono neanche io. Non sei attratto dagli uomini ma solo dai cazzi di una certa importanza. La chiamano sindrome di Pantagruel. E’ una cosa atavica nascosta dentro di noi. I maschi beta rendono omaggio ai maschi alfa, quelli con certe caratteristiche,” accennando dal suo membro, “anche in questo modo.”

“Si, ma non mi era mai successo.”

“A me si, ho 60 anni e ne ho visto di cose nella mia vita… non c’è niente di cui preoccuparsi. Mi piacerebbe averti ospite stasera è una settimana che mangio da solo e un po’ di compagnia mi farebbe piacere.”

“Gentile ma…”

“Nessun ma, tranquillo non voglio approfittare di te.”

Peccato che non andò proprio così.

Quella sera andai a casa di Bruno. Aveva una villetta appena fuori dal centro ed una costosa auto sportiva parcheggiata nel vialetto. Come promesso cucinò due branzini pescati freschi quel giorno, il tutto innaffiato da del buon prosecco. La serata si svolge tranquillamente chiacchierando del più e del meno. Bruno si rivela una persona veramente affabile, ha girato il mondo e ha un’infinità di aneddoti da raccontare.

Dopo cena ci spostiamo sul divano tanto per stare più comodi e per degustare un whisky che ha acquistato personalmente in una piccola distilleria artigianale scozzese, bottiglie limitate e numerate, cosa da veri intenditori, non quella roba industriale che bevono tutti, a suo parere.

Non sono un intenditore ma il whisky è buono.

“E’ ora del dolce.” Mi dice Bruno alzandosi.

“No, guarda, sono proprio pieno.”

Non so come ma all’improvviso mi ritrovo il cazzo di Bruno davanti agli occhi.

Devo ammettere che è maestoso, solo in qualche film porno avrò visto certe misure, ma così dal vivo sembra quasi irreale.

“Dai, finisci quello che hai iniziato oggi pomeriggio, qui non ti vede nessuno.” Mi dice.

[Ha ragione, qui non mi vede nessuno, cosa c’è di male ad assaggiare di nuovo quel coso…]

E’ più forte di me, lo afferro con la mano e me lo infilo in bocca. Lo sento scivolare sulle pareti interne delle mie guance. Stavolta ha un sapore diverso da quello del pomeriggio, dolce e speziato, direi quasi esotico. Sarà il bagnoschiuma che usa.

Bruno si cala completamente i pantaloni.

“Leccami anche le palle.” Mi ordina.

Come fosse una cosa naturale, lascio che la lingua gli scivoli lungo l’asta fino ad arrivare ai suoi coglioni. Sono proporzionati al resto, due palle sode dentro ad uno scroto depilato che si inturgidisce sotto le mie leccate. Il suo gusto esotico mi riempie bocca e naso.

Torno a leccargli e succhiargli il cazzo, per essere la prima volta che lo faccio pare che Bruno sia soddisfatto della mia tecnica.

I suoi gemiti salgono di intensità.

[Oh cazzo, sta per venire… e ora?]

Invece di scostarmi lascio che il suo cazzo mi riempia ancora di più la bocca. Mi sembra naturale lasciare che il suo nettare si depositi sulla mia lingua. Il suo gusto è acre ma piacevole.

[non ci posso credere, ho lo sperma di un uomo nella mia bocca…]

Devo ammettere che per non aver mai assaggiato lo sperma in vita mia lo trovo buono.

“Grazie, “ Mi dice Bruno, “Ne avevo proprio bisogno. Sicuro di non averlo mai fatto primo.”

“No, no. Mai fatto prima… ma il porno insegna…” Dico riferendomi ai molti filmati visti negli anni.

“Capisco,” mi dice lui sorridendo, “Un altro whisky?”

“Solo un goccio e poi vado.”

[Non posso credere a quello che ho appena fatto]

“Come vuoi tu, non mi disturbi affatto.”

“E’ tardi e per questa sera ho fatto anche troppo…” Iniziando effettivamente a rendermi conto di quello che era appena successo.

Trangugio l’ultimo goccio di alcol, saluto e me ne vado.

Le ore successive passano tra momenti in cui non posso credere a cosa ho fatto ad altri che penso che mi piacerebbe rifarlo. Mi sembra di avere due personalità distinta dentro di me.

Tra strani sogni e momenti di dormiveglia, mi risveglio al mattino come fossi uscito da uno strano sogno. Promettendo a me stesso, poco convinto, che non doveva più succeddere una cosa del genere.

[Perchè, non ti è piaciuto?] Dico a me stesso nei miei pensieri.

La mattina mi reco in spiaggia e come guidato da una forza sconosciuta, torno al luogo dove tutto è iniziato.

Bruno non c’è.

Mi accomodo dove ero il giorno prima.

Passo la mattinata in tutta tranquillità immerso nel mio libro.

Poco dopo pranzo arriva anche Bruno.

“Ciao Manuele, buon pomeriggio.”

“Ciao Bruno.”

Il suo profumo esotico mi riempie le narici e mi fa tornare subito in mente quello successo poche ore prima.

Si spoglia e si sistema a qualche metro da me.

Il suo cazzo cattura subito la sua attenzione. Anche a riposo sfoggia tutta la sua imponenza.

“Vedo che non riesci più a staccargli gli occhi di dosso.”

[e come si fa? E’ un’opera d’arte da ammirare continuamente, un idolo da venerare, simbolo di potere del maschio dominante]

“In effetti mi affascina ogni volta che lo vedo.” Devo ammettere.

“Ed immagino che tu non veda l’ora di succhiarlo di nuovo, giusto?”

[oh si, voglio sentirlo nuovamente riempirmi la bocca]

Annuisco timidamente, non voglio farmi vedere che muoio dalla voglia di ripetere l’esperienza della sera precedente.

“Voglio che tu me lo chieda. Voglio che tu senta te stesso dirmi che vuoi il mio cazzo.”

“Bruno, voglio il tuo cazzo.” Dico con un filo di voce.

“Tu ti sei sentito?” Mi chiede. “Perchè io non ti ho sentito.”

“Bruno, voglio il tuo cazzo.” Ripete leggermente più forte.

[oh cazzo, a pronunciare queste parole la mia voglia del suo cazzo aumenta]

“Ancora non ti ho sentito.”

“Bruno, voglio il tuo cazzo.” Dico per la terza volta, questa volta con voce chiara e decisa.

“Bravo, così mi piace. E tutto tuo!” Mi dice indicandosi il membro. “Non usare le mani però.”

Mi avvicino a lui ed inizio a leccare quella stupenda asta di carne, la percorro per tutta la lunghezza come fosse un cono gelato. Quel suo aroma dolce e speziato mi pervade ogni millimetro della lingua, mi inebria ancora di più i sensi. Ad ogni passata sento la verga irrigidirsi sempre di più. Lecco anche le sue splendide palle per aiutare ancor di più la sua erezione. Quando finalmente è completamente in tiro lo faccio entrare nella mia bocca. Inizio a spompinarlo lentamente, assaporando quel piccolo obelisco più che posso. Poi sistematicamente aumento la velocità poco alla volta. I gemiti di piacere di Bruno aumentano di conseguenza all’intensità della mia azione finchè non lo sento esplodere nella mia bocca.

[non ci posso credere, ho di nuovo la sborra di un uomo in bocca… però è buona!]

E ingoio.

Alcune gocce scendono ancora dal cazzo di Bruno, non so resistere e con la lingua le raccolgo, leccando per bene tutta l’asta, lasciandogli il cazzo completamente pulito.

[ma cosa cazzo sto facendo? Mi sto comportando come una troia e ci provo anche gusto…]

“Devo andare, “ mi dice Bruno, “mi ero dimenticato che oggi pomeriggio avevo un impegno. Ti aspetto stasera a casa mia, sei mio ospite.” 

Una volta rivestito lascia la spiaggia.

Inizio a riflettere su cosa mi sta succedendo. Non mi sento gay, non lo sono affatto. Non sento attrazione verso gli uomini. L’unica attrazione che provo è verso il cazzo di Bruno. Quel fantastico, enorme, dirompente cazzo.

[Ma ti senti come parli?]

La mia voce interiore mi mette in confusione.

No, questa sera non vado da Bruno, altrimenti…. so già come va a finire.

[Tanto so già che ci andrò]

Alle 20.00 sono davanti a casa sua.

Mi apre ancora in accappatoio.

“Sono subito da te.” Mi dice

Quando ritorna è completamente nudo. La cosa non mi turba avendolo già visto così anche in spiaggia. 

“Tanto lo so che sei qua solo per questo”

[Hai ragione, sono qua solo per questo, lo so]

Si avvicina.

“Giù, in ginocchio. Mani dietro la schiena”

Lo assecondo e mi inginocchio davanti a lui.

[Come sembra dominante visto da qua e come sembro sottomesso io]

“Sai già quello che devi fare.” Mi dice.

Apro la bocca e inizio a passare la lingua sul suo imponente cazzo. Appena uscito dalla doccia quel suo particolare profumo mi riempie subito la bocca, lo sento scendere giù fino in gola. Le mie leccate su quell’asta si susseguono scivolando ripetutamente fino ai suoi testicoli. Lasciò scivolare la sua verga dentro la mia bocca, cerco di farcene stare il più possibile, ogni volta che affondo lo sento sempre più in profondità.

“Oh si dai così” mi incita Bruno.

Spronato dal suo apprezzamento ci metto ancora più impegno e lo sento entrare ancora più a fondo tra fiumi di saliva che mi colano lungo il viso. Sono così preso da quello che sto facendo che non mi accorgo che Bruno è ormai giunto all’apice del suo piacere e scarica una dose massiccio di sperma direttamente nella mia gola. Sento i suoi caldi fiotti sbattere contro il fondo della mia cavità orale e scendere lungo l’esofago direttamente nel mio stomaco.

“Stai migliorando amico mio, ogni volta di più. Fino a ieri non ti piaceva il cazzo e guardati ora. Sembri una succhiacazzi professionista.”

[Succhiacazzi? Si, succhiacazzi, sono una troia succhiacazzi…]

Non so se accettare quella frase come un’offesa o un complimento.

Non ho il tempo di pensarci, Bruno mi invita a darmi una ripulita mentre lui si veste e poi pensiamo alla cena.

Dopocena ci accomodiamo sul divano come la sera precedente, penso che per stasera Bruno sia appagato ma invece mi sbaglio.

Si apre la patta dei pantaloni e tira fuori il suo obelisco.

[Oh cazzo, è sempre uno spettacolo notevole da vedere!]

Per me è un richiamo a cui non so rinunciare, mi dice di accucciarmi tra le sue gambe e io come una brava cagnetta eseguo.

E nuovamente mi ritrovo a leccare, succhiare, gustare ogni centimetro di quella mazza enorme. Sempre con quel suo profumo esotico e inebriante che mi riempie naso e bocca. 

Dopo qualche minuto di sapiente lavoro Bruno riempie nuovamente la mia bocca con il suo gustoso seme.

Quando è quasi ora di andare Bruno mi invita a restare per la notte. Cerco di declinare il suo invito ma lui insiste.

“La camera degli ospiti è sempre pronta. Mi sembra il minimo poterti ospitare. Domani vai al tuo albergo, prendi le tue cose e disdici la camera. Sei mio ospite fino alla fine della tua vacanza.”

Lo ringrazio e decido di accettare la sua offerta.

La mattina seguente mi alzo in quella che sarà la mia nuova camera per i prossimi giorni.

Esco e trovo Bruno che gira nudo in cucina intento a preparare la colazione.

“Ben svegliato! Dormito bene?”

“Si, grazie. Il letto è molto comodo.”

“Sono contento che ti sia piaciuto. Accomodati pure che la colazione è pronta. Caffè, tè, pane, burro e marmellata o… vuoi altro?” Mi dice sfoggiando il suo attrezzo in bella mostra.

Mi avvicino a lui, mi accovaccio e lo prendo subito in bocca.

[ma sono proprio impazzita? ma che cazzo mi ritrovo anche a pensare al femminile? cosa mi succede?]

Non mi stacco da quel coso finchè non sento il suo sperma riempirmi ogni angolo della bocca. Sembra proprio che ad ogni occasione che mi si presenti non riesca a resistere a quel magnifico cazzo.

Trascorro un paio di giorni suo ospite. Bruno la mattina esce per dei suoi affari personali lasciandomi libero di restare a casa sua. Decido quindi di rilassarmi nel suo tranquillo giardino senza dovermi recare per forza in spiaggia in cerca di tranquillità. 

Ma ogni mattina prima che lui esca, al pomeriggio quando rientra e alla sera dopo cena mi ritrovo a  succhiargli il cazzo che lui mi presenta regolarmente, ogni volta in maniera sempre più avida. Ed ogni volta ne esco sempre più appagato, come se fare quella cosa fosse la cosa più naturale del mondo.

 

Una mattina, facendo colazione Bruno inizia a farmi uno strano discorso.

“Sai, penso proprio che ci divertiremo assieme. Hai del potenziale per diventare un’ottima sissy.”

“Sissy?” Chiedo io.

“Si, Sissy. E’ un termine che usano per definire un ragazzo che viene femminizzato. E’ una cosa che non avevo mai considerato prima ma quando ti ho incontrato la prima volta mi si è accesa una lampadina.”

“Io non voglio essere femminizzato! Come ti ho detto non sono assolutamente gay.”

“Essere sissy non vuol dire essere gay. Alla fine anche se ti ritrovi con un misero cazzetto in mezzo alle gambe ti considererai una donna. Per essere più precisi ti trasformerai in una schiava sessuale, il tuo unico desiderio sarà quello di soddisfare ogni cazzo che ti si parerà davanti. Più ne avrai e più ne vorrai.”

“No, non ho nessuna intenzione di diventare quello che dici.”

[mmmmmmm soddisfare ogni cazzo? wow. Wow? che cazzo sto dicendo?]

“La tua trasformazione è già iniziata e non te ne sei accorto. Negli ultimi giorni mentri mi succhiavi il cazzo hai assunto una droga particolare, me l’ha fornita uno sciamano del borneo che ho conosciuto in uno dei miei viaggi.”

[Ecco cos’era quel gusto che ho sentito ogni volta]

“Quindi mi hai drogato?” Chiedo incredulo.

“Non esattamente. Quella sostanza tira fuori la parte femminile che c’è in ogni uomo e riduce ai minimi termini quella maschile. Pensa che nella giungla del Borneo la usano per ammansire gli uomini delle tribù nemiche. Anni fa degli studiosi hanno scoperto che può essere impiegata anche per altri scopi. Durante il mio viaggio mi è venuto all’orecchio questa cosa e ne ho portato a casa una piccola boccetta. Quasi come un souvenir. Non pensavo avrei mai avuto l’occasione di usarla.”

“Quindi è quella sostanza che…” Cercando di capire la situazione.

“No, non pensare sia solo per quella sostanza. Ti ricordo che le prime volte hai fatto tutto da solo, quella sostanza aiuta ad amplificare le tue voglie inconsce ma non agisce immediatamente e non funziona se la persona non è già predisposta. E poi aiuta come dicevo a tirar fuori la tua parte femminile. Magari tu non te ne sei accorto ma da un paio di giorni ti muovi più sinuosamente e anche la tua voce si è leggermente alzata di tono.”

[ora che ci penso qualcosa in me sta cambiando…]

“Sono piccoli cambiamenti minimi ma continui. Ed ora che sono avviati praticamente irreversibili. E poi dimmi, quante volte di è venuto duro negli ultimi giorni?”

[ha ragione, sono giorni che non ho un’erezione]

“Nessuna, giusto? Questo a dimostrazione che la tua parte maschile è stata messa da una parte. E magari hai anche fatto discorsi parlando di te al femminile, giusto? Dimenticavo, quella droga assunta assieme al mio sperma, che tu in questi giorni hai ingerito in quantità industriali ha creato un legame molto forte tra noi due. Il solo sentire il mio odore o sentire la mia voce allenta ancora di più i tuoi freni inibitori. Ti sentirai in dovere di fare tutto quello che ti dico, proprio come una brava sissy. Per questo d’ora in avanti ti parlerò al femminile, sarai la mia schiava.”

So che quello che sta dicendo è vero, non me ne sono reso conto prima ma ogni volta che mi chiedeva di fare qualcosa per lui, da riordinare la cucina ad uscire per fare un po’ di spesa, lo facevo con uno strano spirito, lo facevo per compiacerlo, per compiacere il mio…. padrone!

“Magari una piccola parte di te vorrebbe fuggire ma sono convinto che invece resterai qui perchè in fondo in questi ultimi giorni hai capito che sei nata per essere questo.”

Si, ha ragione, sentire il suo cazzo tra le labbra e il suo sperma in bocca mi piace da morire.

Dlindlon. Il campanello.

“Vai ad aprire, dovrebbe essere Pedro il giardiniere.”

Mi alzo da tavola e vado ad aprire la porta.

Mi trovo davanti un bel ragazzo giovane dai lineamenti latino-americani.

“Lui è Pedro. Passa una volta alla settimana a dare una sistemata al giardino ed è capitato nel momento giusto per darti dimostrazione di quel che ti dicevo. Fai vedere a Pedro che brava succhiacazzi sei!” Mi ordina con tono fermo.

Mi avvicino a Pedro e mi abbasso davanti a lui, senza dire niente lascia che gli cali i pantaloni e gli slip. Mi ritrovo davanti un bel cazzo scuro di medie dimensioni già duro. Un secondo dopo è già dentro la mia bocca. Ha un sapore acre di sudore, di un ragazzo giovane che si guadagna da vivere con il lavoro fisico. Mi piace. Lo lecco e lo succhio come ha imparato a fare sempre meglio negli ultimi giorni. In pochi minuti riesco a farlo venire nella mia bocca.

“Vedi,” mi dice Bruno “senza nessun indugio hai fatto quello che ti ho ordinato. Ti è piaciuto?”

“Si, mi è piaciuto.”

“Pedro, è stata brava?”

“Si, signor Bruno, è stata più brava di qualche ragazza che conosco.” 

“Bene. E pensare che fino a qualche giorno fa non aveva mai fatto nemmeno un pompino. Ora vai pure a sistemare il giardino. Ci vediamo quando hai finito.”

Pedro esce dalla cucina e lo vedo mentre recupera gli attrezzi che gli servono per fare il suo lavoro.

“Il tuo compito per questa mattina è di andare a questo indirizzo,” mi dice porgendomi un biglietto da visita di un centro estetico, “e chiedere di Mariya. Lei sa già tutto.”

 

A metà mattina sono al centro estetico.

Chiedo di Marija che scopro essere la titolare rumena del centro. Mi accoglie entusiasta.

“Ciao, tu devi essere Manu, il signor Bruno mi ha detto di farti un ‘servizio completo’. Con il tuo fisico il risultato finale sarà ottimo, uscirai da qui che non ti riconoscerai neppure. Vieni con me, c’è parecchio lavoro da fare…”

Nelle ore successive Marija provvede a depilarmi completamente, ascelle, braccia, gambe, busto, parti intime. Il trattamento con la ceretta dove possibile è particolarmente doloroso ma una volta terminato ogni traccia di peli è sparita dal mio corpo. Per alleviare il rossore dovuto alla depilazione mi spalma un unguento lenitivo su tutto il corpo che servirà anche ad ammorbidire e rendere più lucente la mia pelle. La sensazione di sentire il mio corpo così liscio mi piace da morire.

Il passaggio successivo prevede manicure e pedicure. Marija mi applica delle unghie finte sulle dita delle mani su cui poi stende un bello smalto rosso fuoco. Stesso smalto che poi finisce sulle unghie dei miei piedi.

Poi è la volta di una parrucca, Marija mi consiglia di farmi crescere i capelli in futuro ma per il momento la parrucca è la scelta migliore, anche per capire quale acconciatura mi stia meglio. Optiamo per una parrucca rosso mogano con i capelli che mi arrivano all’altezza delle spalle.

Il tocco finale al mio nuovo look è il trucco. Marija dimostra tutta la sua bravura realizzando un trucco delicato e non volgare. Bruno le ha chiesto di farmi apparire più naturale possibile senza marcare troppo il trucco e di insegnarmi a ricrearlo a casa, anche se per le prime volte dovrò ritornare al centro per perfezionare la mia tecnica.

Quando alla fine mi specchio non riconosco la persona che ho davanti. Al posto mio c’è una ragazza veramente carina. Bruno aveva ragione, sono diventa una vera sissy!

Marija mi fa indossare una tuta femminile. I miei abiti maschili li ha buttati come da ordini del signor Bruno.

“Ora andiamo al centro commerciale a fare un po’ di shopping!” Mi dice. “Il signor Bruno mi ha lasciato la sua carta di credito e mi ha chiesto di accompagnarti a rifarti il guardaroba. E mettiamo anche qualcosa sotto i denti visto che sono già le due passate!”

 

Marija mi porta in un centro commerciale poco lontano e per prima cosa ci fermiamo a mangiare qualcosa. Mi sento imbarazzato ad essere in pubblico con il mio nuovo look ma allo stesso tempo provo piacere a vedere che qualche sguardo maschile si posa su di me. Marija ha fatto proprio un ottimo lavoro, nessuno immagina che fino a qualche ora prima ero un uomo.

Finito di mangiare iniziamo il giro per negozi.

Bruno le ha dato delle linee guida per il mio abbigliamento e lei le segue alla lettera.

Qualcosa di comodo e confortevole, Marija decide per dei leggins e delle magliette. Me ne fa provare diversi modelli e alla fine ne acquistiamo qualcuna.

Qualcosa di carino per uscire durante il giorno. In un negozietto acquistiamo tre vestitini a motivi floreali che mi danno un’aria sbarazzina.

Qualcosa di elegante per la sera. In un negozio di classe Marija riesce a trovare un vestito rosso ed uno nero che mi calzano a pennello.

Non può mancare della lingerie. Giriamo quattro negozi e ne usciamo con una trentina di articoli, dalle mutandine più semplice e comode a dei perizoma di pizzo, da vari tipi di autoreggenti fino ad una guepierre che secondo Marija mi sta d’incanto e non posso non avere, passando per vari modelli di culotte, tanga e brasiliane. A tutto questo aggiunge anche qualche reggiseno in coordinato. Ovviamente non ho seno ma rimediamo a questo comprando delle protesi in silicone da inserire nei reggiseni e donarmi una coppa b che risulta ben proporzionata al mio fisico e portate sotto i vestiti che abbiamo comprato accentueranno la mia femminilità.

Per ultimo il negozio di scarpe. Su queste Bruno è stato categorico, non possiamo uscire senza un vertiginoso tacco 15. Quando le provo mi sembra di stare su dei trampoli ma Marija mi ha detto che con un po’ di pratica le calzerò senza problemi e poi mi slanciano così bene che non posso non prenderle. Anzi ne prendiamo due paia, uno rosso e uno argentato. Acquistiamo anche due paia con tacco 12 che sicuramente mi aiuterà a prendere confidenza con queste altezze, un paio bianco e l’altro nero. Aggiungiamo anche un paio di sandali dorati con la zeppa che risultano decisamente più comodi dei tacchi a spillo.

Per finire un paio di snickers glitterate utili per le uscite più comode.

Il mio nuovo guardaroba per il momento è completo.

Terminato lo shopping ritorniamo al centro estetico dove restituisco la tuta a Marija, mi infilo intimo, leggins, maglietta e snickers e torno a casa di Bruno.

 

Rientro in casa con una decina di shoppers tutta contenta per i nuovi acquisti, non vedo l’ora di indossarli tutti.

Bruno è in salotto ad attendermi. Quando mi vede mi guarda compiaciuto.

“Wow. Devo fare i complimenti a Marija ha fatto proprio un capolavoro. Sei uscito come un insignificante uomo e sei tornata come una Sissy niente male. Ti piace il tuo cambiamento?”

“Mi piace molto.”

“Dobbiamo solo correggere un po’ la tua forma espressiva. Mi devi chiamare Padrone. D’ora in poi tutte le tue frasi dovranno evidenziare chi sono io per te. Capito?”

“Si Padrone”

“Vedo che capisci subito. E tu chi sei?”

“Sono la tua Sissy Padrone, la tua schiava.”

“Molto molto bene Togliti i vestiti Fammi vedere come ha lavorato Marija su di te.”

Tolgo leggins e maglietta e resto solo con il perizoma di pizzo nero che avevo messo al centro estetico. Solo un leggero rigonfiamento sul davanti palesa l’esistenza del mio ormai inutile cazzetto.

“Guarda guarda la mia troietta che razza di intimo indossa. Come mai hai scelto proprio quello?”

“Mi piace la sensazione del pizzo sulla mia pella liscia e sentire il filo che corre in mezzo alle natiche. Lo trovo molto eccitante Padrone.”

“Capisco. Togli anche quello però.”

Lo tolgo. Ora il mio corpo completamente glabro è sotto esame dal mio padrone.

Si complimenta con me per il risultato e mi chiede di fargli vedere i miei acquisti.

Tutta contenta come una brava scolaretta estraggo dalle borse i vari capi acquistati assieme a Marija. Tutta elettrizzata li mostro uno ad uno al mio Padrone.

Sorride guardandomi come mi atteggio e si complimenta con me e Marija per il gusto che abbiamo avuto per scegliere i vari abiti.

“Allora, d’ora in poi qui in casa indosserai solamente scarpe con tacco, puoi indossare quelle con tacco 12, il 15 lo teniamo per le occasioni speciali. Devi indossarle sempre così ci prenderai talmente l’abitudine che quando non le indosserai ti sembrerà che ti manchi qualcosa.”

“Si Padrone.”

“Brava! Fammi vedere come ti stanno quelle nere.”

Le prendo dalla scatola e me le infilo. Mi alzo un po’ traballante.

“Si vede che non sei pratica, ma ti ci abituerai! Gira un po’ intorno e fai vedere come stai.”

Faccio qualche passo avanti ed indietro e piano piano inizio a trovarmi più a mio agio con queste scarpe.

“Ti stanno bene! Ottima scelta! Ora girati e fammi vedere il culo!”

Mi giro di schiena verso di lui mostrandogli il sedere, con i tacchi così alti la sua curva viene evidenziata ancor di più.

“Allargati le natiche.”

Afferro le natiche e le apro. Le mie mani con le unghie rosse devono essere super sexy facendo quel gesto.

“Lo sai che il prossimo passo importante sarà quello di scoparti il culo?”

“Si Padrone.”

“Ci hai mai pensato? Hai mai pensato al mio cazzo dentro al tuo culo?” 

Si, ci avevo pensato, cercavo di immaginare come dovesse essere bello sentire quel duro grosso bastone di carne dentro di me. 

“Si Padrone ci ho pensato.” 

“Ma per ora è troppo presto, il tuo buchino è troppo stretto per il mio cazzo. Se te lo infilassi adesso proveresti troppo dolore. E’ una cosa che va fatta per gradi.”

Sento una cosa fredda e umida appoggiarsi al mio ano. Il Padrone la spinge lentamente finché entra senza dolore. 

“Questo piccolo analplug è il primo passo. È entrato senza problemi lo porterai fino a domani, poi aumenteremo mano a mano le misure, quando la dilatazione sarà a buon punto allora sarai pronta e quel giorno tu mi supplicherai di scoparti il culo.” 

“Si Padrone.” 

“Ora fai cinque passi avanti mettiti a quattro zampe e torna da me come una brava cagnolina.”

Faccio come mi dice e mi fermo davanti ai suoi piedi. 

“Vuoi il mio cazzo?” 

“Si Padrone.” 

“Allora chiedimelo come si deve.” 

“Padrone, la tua schiava può succhiarti il cazzo?” 

“Puoi! Ma non usare le mani, ora sei una cagna e loro usano solo la bocca.”

Con non poca difficoltà con la bocca e con i denti riesco a slacciare la cintura ed ad aprire i pantaloni del mio Padrone. 

Con i denti afferro l’elastico degli slip e li tiro giù. Il suo cazzo salta fuori di scatto colpendomi sul viso. Rido e inizio a leccarlo. Nuda, con i tacchi a spillo e il plug nel culo mi sento proprio troia e ad ogni leccata il mio desiderio del suo cazzo aumenta. Ingoio la sua enorme cappella e la succhio golosamente, lascio scivolare quell’asta nella mia bocca. Continuando avanti ed indietro inizio a scoparmi la gola, lascio che quel cazzo mi penetri sempre più a fondo, rivoli di saliva escono dalla mia bocca e ricoprono la verga del mio Padrone facilitando ogni volta l’affondo successivo. Dopo poco mi ritrovo con il naso affondato nella sua pancia. Quel maestoso cazzo e completamente dentro di me.

Faccio per togliermi ma il mio padrone mi tiene la testa premuta, sento il suo cazzo pulsare nella mia gola e poco dopo fiotti di saporito sperma caldo scendere direttamente nel mio stomaco. Mi lascia andare la testa solo quando anche l’ultima goccia di sborra è uscita dai suoi testicoli.

Tossisco per l’enorme quantità di sperma che il padrone mi ha scaricato in gola. Sento in bocca il sapore del rimmel che cola dai miei occhi messi sotto sforzo da questo rude trattamento. Il padrone prende il suo telefono, accende la fotocamera e me lo passa. Ripreso sullo schermo vedo il mio viso con il trucco rovinato, mescolato alla mia saliva e allo sperma che in gola non ci stava ed è colato fuori dalla mia bocca. Una maschera grottesca ma che allo stesso tempo denota grande sensualità.

“Ti piaci?” Mi chiede.

Annuisco. “Si Padrone, mi piace quello che vedo.”

“Ahahahaah”, ride, “è questo è solo l’inizio!”

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