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Comincia il divertimento

By 27 Gennaio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Continuavo ad essere rapita dai suoi occhi che mi fissavano e mi trasmettevano tutto il carnale piacere che provava in quell’impegno che la coinvolgeva.
Rapita dal suo sguardo continuavo a guardare quel lubrico accoppiamento che non avrei mai immaginato di vedere. Certamente non in quella situazione.
In un cinema d’essai, durante la proiezione in lingua originale di uno dei primi capolavori di Akira Kirosawa.
Era vero che in sala non c’erano più di sei, sette spettatori e che noi eravamo in una delle ultime file e dietro di noi non c’era nessuno. Ma mai avrei immaginato che quello strano trambusto che mi aveva distratta dalla traduzione dello spettacolo che si svolgeva sullo schermo fosse causato da quello sconvolgente accoppiamento.
Lui era molto più anziano ed era ad occhi chiusi con la testa rivolta verso l’alto, seduto a tre posti di distanza alla mia sinistra, lei alla sua sinistra, china fra le sue gambe, reggeva con la mano destra lo scettro che stava suggendo.
Guardavo la sua bocca salire e scendere lungo quella mostruosa asta, lunga un’enormità. La lingua a volte saettava attorno al rosso glande, grosso come una pesca, che a stento riusciva ad imboccare tutto.
Ma ciò che aveva catturato la mia attenzione era stato capire che i rumori che la sua bocca produceva erano fatti apposta per richiamare la mia attenzione.
Mi riscoprii per la prima volta ad analizzare, più che guardare, un membro. La sua conformazione. Gli spessi rilievi che lungo l’asta rendevano nodoso quel palo.
Aveva una sua bellezza, sicuramente sopravalutata dalla sua imponenza.
Non ho avuto tantissime esperienze, ma un membro così grande non l’avevo mai visto.
Ero affascinata dal luccichio di quel membro eretto; ma ancor di più dall’impegno che lei profondeva per donargli piacere, anzi per donarci piacere.
Era innegabile, anch’io provavo piacere a quello spettacolo perverso.
La scena durò un indefinibile eternità.
Poi, quando lui portò ancora più indietro la testa e la sua mano, con salda presa, le bloccò la testa in modo che il suo pene affondasse nella gola il più profondamente possibile, mi resi conto che stava eiaculando.
La sua mascella contratta ed i lievi movimenti del ventre con cui cercava di spingere ancor di più il suo pene nella gola della donna, mi trasmettevano la percezione dei suoi spasmi ed anche gli sforzi che lei faceva per ingoiare il suo frutto.
I miei sensi erano tesi al parossismo e si rilassarono solo quando anche lui si rilassò.
La sua mano scivolò lungo il fianco e lei lentamente si tirò su.
Poi, quasi a mostrarmi quanto era vera la scena a cui avevo assistito, aprì la bocca e con la lingua fece roteare una notevole quantità di sperma che ancora permaneva nel suo cavo orale, poi, passandosi voluttuosamente la lingua sulle labbra, ingerì anche quello nel profondo della sua gola.
Il suo mi sembrava un sorriso beffardo. Anzi no! Sarebbe meglio dire: licenzioso.
Scappai dal cinema che tremavo dall’eccitazione. Appena riuscii a rifugiarmi nella mia macchina non potetti fare a meno di accarezzare lo scrigno del mio piacere.
Ero fracida di umori.
Partii di corsa e andai a casa.
Appena giunta, senza neanche preoccuparmi di ciò che avrebbe potuto pensare Aldo, mi chiusi in bagno e mi masturbai con violenza fino ad esplodere in un orgasmo che mi lasciò svuotata.
Andai a letto senza cena che sembravo una zombie.
Con frasi generiche risposi alle domande che per cortesia Aldo mi rivolgeva su come era stato il film.
Lui non aveva mai capito la mia passione per i film in lingua originale, soprattutto in giapponese, lingua che non conosco quasi per niente, essendo ancora al primo anno in quella materia.
Avevo provato più volte a spiegargli i benefici che produce l’ascoltare un linguaggio corrente espresso da indigeni: ‘Saper cogliere l’armonia della lingua’ così gli dicevo.
Ma lui, anche se faceva finta di capire, non aveva mai compreso fino in fondo, per cui anche se non rispondevo congruamente alle sue domande, lui era comunque contento, in fondo era riuscito a dimostrare che si interessava a me.
Adesso, mentre il suo respiro regolare si intervalla al suo russare, non posso fare a meno di ripensare a quegli occhi.
Erano veramente belli. Leggermente orientaleggianti. Il suo ovale perfetto mostrava labbra carnose e ben delineate, nonostante fossero sformate dal grosso intruso. Le sue orecchie erano perfette e lo chignon con cui raccoglieva i capelli dietro la nuca mi aveva permesso di vedere tutto con estrema precisione.
Quanti anni avrà avuto? 25 forse 30. Forse qualcuno in più di me che ne ho 32.
Poi, all’improvviso mi rendo conto che anche l’ interesse che avevo dimostrato per quanto accadeva, sicuramente sarà apparso spudorato. Probabilmente poteva essere stato motivo di fraintendimento.
Non sapevo più cosa pensare.
– Però mettersi a fare quelle cose in un cinema. Così allo scoperto. Ma che razza di persona &egrave quella ragazza?
Mentre mi dico questo, sento crescere in me il senso della vergogna per l’ipocrisia dietro cui vorrei nascondermi.
Non c’&egrave niente da fare. Lo spettacolo mi ha eccitato all’inverosimile. Non sono meno squallida di lei che lo faceva. Ho goduto a guardare. Probabilmente ho goduto in simbiosi con lei.
– Dio mio ‘ a furia di ripensarci mi ha ancora assalito una irrefrenabile voglia di masturbarmi. Lentamente scivolo fuori dal letto e vado nel bagno in corridoio. Vado in quello più lontano dalla camera dove lascio Aldo che dorme.
Mi chiudo dentro e tolgo il pigiama. Mi spoglio del tutto e resto nuda a guardarmi nello specchio.
La mano destra si &egrave già impossessata della clitoride, la sinistra tormenta il capezzolo del seno sinistro.
I capezzoli sono ritti. Segno evidente del mio stato d’eccitazione.
Il mio dito indice scivola languidamente fra le umide grandi labbra ed infine si insinua dentro di me.
Con sordido piacere mi guardo mentre questo accade nel grande specchio del bagno.
Il mio viso &egrave rosso.
Sento gli umori che cominciano a lubrificare la mia passerina.
Ho piacere e vergogna a guardarmi. Ma la voglia non accenna a calmarsi.
Impugno per le setole la spazzola dei capelli con il lungo ed affusolato manico bianco, che si trova sulla mensola del lavabo. Con movimenti abituali lo faccio scivolare sulla mia vulva. I liquidi che mi bagnano inumidiscono anche la spazzola.
Lentamente la lascio introdursi dentro di me.
La sensazione di pienezza mi conduce ancora una volta ad un violento orgasmo.
Ma, nonostante vibrazioni inconsulte mi abbiano assalita, con fatica, continuo a guardarmi allo specchio alla ricerca di quello sguardo voluttuoso che continua a trapanare il mio cervello.
E’ solo quando svengo per il piacere che la mia immagine sparisce dallo specchio.
Mi risveglio intirizzita con ancora la spazzola dentro di me.
La estraggo con attenzione ma il senso di vuoto mi spinge ad affondarla di nuovo.
Ripeto l’azione più volte. Poi capisco che un ulteriore orgasmo potrebbe tradirmi. La casa &egrave immersa in un profondo silenzio ed io non so se riuscirei a godere ancora una volta senza farmi sentire.
Con dispiacere la estraggo. Le lavo il manico ma anche le setole sono impregnate di umori. La sciacquo tutta.
Mi rimetto gli slip ed il pigiama e di mala voglia torno a letto.
Un sonno agitato ed intermittente mi accompagna fino alle luce del mattino.
E’ quasi ora di alzarsi.
Come sempre al mattino Aldo sembra un orso. Non mi degna di uno sguardo mentre fa colazione e già legge le quotazioni di borsa sul suo iPad.
Io con i soli slip addosso mi preparo la colazione girandogli attorno, ma lui neanche mi vede.
– Ma che cazzo. Sono invisibile?
Penso dentro di me.
Ma lui &egrave così. Sempre. Anzi, comincio a chiedermi cosa ci facciamo insieme.
Lo vedo alzarsi di corsa, guardare il suo rolex e biascicare qualcosa come un saluto mentre afferra la giacca dalla spalliera della sedia ed esce di casa.
Resto così come una scema a guardare il suo posto sporco degli avanzi della sua colazione e con la busta del latte ancora in mano.
Lentamente mi riprendo e cerco di pensare al nostro menage.
Mentre mi verso il latte ed i cereali nella tazza credo di essere giunta alla conclusione che sto con lui per interesse. In fondo mi paga l’affitto e tutte le spese. Ogni tanto mi porta a cena fuori e qualche volta mi fa anche un regalino.
In cambio io gli offro un pizzico di sesso il sabato sera.
A dire il vero poca roba. La sua dotazione non &egrave proprio il massimo.
Non posso fare a meno di farmi tornare in mente la scena di ieri sera e quel gran bel cazzo che quell’uomo offriva.
Ho una fitta fra le gambe.
Mi impongo di pensare ad altro.
Stamattina ho lezione. Vado in doccia e mi preparo.
Quando esco in strada il sole &egrave già alto. Fa caldo. Decido di non prendere l’auto. All’università avrei difficoltà con il parcheggio. Poi, una così bella giornata.
Indosso un paio jeans a pinocchietto con una camicetta aperta per tre bottoni. Mi piace far risaltare il mio seno. Sandali bassi e borsa tracolla.
Il libro di letteratura giapponese sottobraccio e blocco appunti mi avvio alla fermata del tram.
Come sempre a quest’ora non &egrave più affollato. Ormai sono quasi le 10.00.
I posti a sedere sono tutti occupati. Mi tengo ad uno dei sostegni in alto.
Un tizio si ferma proprio di lato a me e subito mi accorgo che tira gli occhi nella mia scollatura.
La cosa mi fa piacere, sono orgogliosa della mia quarta misura, però so bene che non bisogna dare spazio ai cretini, per cui mi sposto ed abbasso il braccio così da permettere alla camicetta di apparire più sobria.
Arriviamo in prossimità dell’università e quindi scendo.
Qualche cenno di saluto ad un paio di ragazzi che ho conosciuto in qualche festa e poi vado verso l’aula.
Come sempre mi posiziono quasi in fondo al lato opposto alle porte d’accesso. E’ un modo per evitare che ti passino sempre davanti e ti distraggano durante la lezione.
L’aula &egrave grande ma come sempre la frequenza &egrave molto bassa.
Saremo 10, forse 12 studenti. Quasi tutti uomini e tre donne.
Però con le donne non ho mai legato. Se la tirano troppo per i miei gusti. Sono sempre li a civettare per farsi corteggiare dai ragazzi.
E’ quasi ora di inizio ed il professor Migliaccio non si vede ancora. Strano lui arriva sempre prima. Speriamo che non ci tiri buca e non mi abbia fatto venire per nulla.
Invece si apre la porta della sala docenti ed esce una slanciata figura femminile.
Tailleur grigio abbastanza sotto il ginocchio, camicetta bianca chiusa con collo rigido a punta e laccettino di color bordeaux come cravatta.
Capelli raccolti sulla nuca e due grandi lenti neri le ricoprono parte del viso.
Sale in cattedra, va al leggio, con movimento disinvolto si toglie le lenti e….
E’ lei!
Si, &egrave proprio lei.
Quella del cinema.
– Sono la Professoressa Claudia Igikoy- esordisce con una voce sonora e sensuale allo stesso tempo – sostituisco il Professor Migliaccio che ha lasciato la cattedra per gravi motivi familiari.
La notizia non scompone nessuno. Tranne me.
Sento un profondo senso di disagio. Spero proprio che non mi riconosca.
Cerco di scivolare il più possibile sullo scranno dove sono seduta.
La Professoressa sta spiegando che pur essendo nata in Italia le sue origini sono tradite dal cognome che porta. Per lei il giapponese &egrave una delle cinque lingue che parla fluentemente, essendo vissuta sempre con il padre che era un diplomatico giapponese che aveva sposato un’italiana.
Il suo sguardo scorre su tutti i presenti senza indugiare su alcuno… tranne che su di me. Avrei voluto morire.
Lei imperterrita, giustificando con la necessità di conoscerci fa l’appello.
Quando chiama il mio nome
– Sara Burdigio
Non posso fare a meno di alzare la mano.
No! Non mi sbaglio, i suoi occhi hanno avuto un lampo.
La lezione scorre lenta e si conclude con un test di valutazione per permettere a Claudia di capire il nostro livello di apprendimento.
Gira fra i banchi per ritirare il foglio con il test e quando arriva davanti a me raccoglie il foglio e lascia scivolare un bigliettino.
Si allontana come nulla fosse.
Non ho il coraggio di toccarlo. La campana ha suonato. Tutti gli altri già stanno uscendo ed io non ho ancora deciso se prendere quel pezzetto di carta.
Mi decido! Lo raccolgo e lo infilo nella tasca del jeans e di corsa esco.
Quando sono in strada mi fermo. Tremo dall’eccitazione. Non so perché, ma mi sento eccitatissima.
Infilo la mano in tasca e tiro fuori il bigliettino.
In una grafia bella, tondeggiante, c’&egrave scritto un numero di cellulare e “chiamami”.
Guardo il foglietto ed il numero poi lo rimetto in tasca.
Non so che fare.
Decido di andare a casa.
Sotto casa mi fermo al bar e mi faccio dare due tramezzini; dal fruttivendolo, che &egrave proprio accanto, prendo alcune mele e due banane e salgo su a casa.
Lascio gli acquisti sul tavolo della cucina e vado subito in camera a cambiarmi.
Tolgo il jeans e la camicia e in mutandine e reggiseno vado in bagno a rinfrescarmi.
Mentre mi sciacquo sul bidet, il passaggio della mia mano sulla clitoride mi da una scossa.
Anche se cerco di resistere la mia mente torna a lei.
La rivedo e ne seziono i dettagli mentre la carezza si fa più lasciva.
Ripenso alle sue sottili caviglie ed al tacco 13 che indossava con una disarmante disinvoltura.
Il portamento metteva in evidenza un seno non grande come il mio, ma bello sodo.
Non era alta. Forse un metro e sessanta, non di più.
Ma la cosa che mi aveva colpito era la curva del suo didietro. Era perfetta. Un mandolino rovesciato.
Il sedere era alto e tondeggiante, ma non grossolano. Era… perfetto.
Il mio corpo reagiva con un dolce orgasmo alla carezza che ormai era diventata pressante.
Le sue labbra continuano a tornarmi davanti agli occhi. E che mani perfette aveva. Le unghie, forse erano finte. Troppo lunghe. Di un rosso scarlatto che davano i brividi a pensarle che scivolavano lungo quell’asta…..
Adesso l’orgasmo mi sconquassa. Mi sento quasi mancare.
Quando mi fermo ho l’affanno.
Lentamente mi riprendo e completo le mie abluzioni.
Torno in cucina nuda e prendo uno dei due tramezzini che addento con fame.
Dal frigo tiro fuori la bottiglia del succo d’arancia rosse di sicilia e ne riempio un bicchiere grande.
Mangio anche il secondo tramezzino.
Vicino alla mia borsa che &egrave appesa alla sedia c’é il jeans che &egrave ripiegato sopra, vedo fuoriuscire dalla tasca il bigliettino che mi ha lasciato.
Lo prendo e lo guardo quasi con paura. Non so cosa fare. Vorrei buttarlo via ma non ne ho il coraggio.
Mi decido e l’infilo nel portafogli. Ci penserò dopo se chiamarla o meno. Ora ho bisogno di riposare.
Vado a stendermi sul letto e finalmente cedo al sonno.
Mi risveglio che Aldo sta preparando la cena.
Passiamo una serata come le solite, con lui che fa zapping con il telecomando ed io che studio davanti al computer.
La mattina mi sveglio e vado a lezione di Storia inglese.
Non mi piace come materia ma dovevo sceglierne almeno una di storia ed ho scelto questa perché c’&egrave un fustaccio che mi piace.
La mattinata scorre monotona. Non c’&egrave neppure il mio bel fusto. A fine lezione mi fermo in mensa per mangiare. Nel pomeriggio ho letteratura italiana.
Questa mi piace.
Finisco le lezioni che sono quasi le 17.00.
Mi avvio verso casa e penso di andarci a piedi.
Passando davanti al cinema d’essai che programma solo film stranieri in lingua originale e senza sottotitoli scorgo l’etichetta che domani &egrave l’ultima del film di Kirosawa e poi ci sarà Lelouch.
– Quasi quasi mi fermo a vedere il film che l’altra volta non sono riuscita a vedere.
Mando un sms ad Aldo e gli dico che mi fermo con amici e forse non ci sarò anche a cena.
Entro e mi posiziono come sempre in una delle ultime file.
La sala &egrave quasi vuota. Conto tre persone davanti a me.
Mi concentro sulla traduzione dei dialoghi.
Mi scoppia il cuore dalla paura quando la sua voce con un sussurro mi dice:
– Ci avrei scommesso che ti avrei ritrovata qui.
Resto pietrificata sulla poltrona. Sono in apnea.
Sento il suo fiato sul collo che mi crea la pelle d’oca.
– Facciamo così – continua sempre sussurrando – se non vuoi neanche parlare con me girati e dimmelo. Io me ne andrò e non ti disturberò più. Non preoccuparti per l’università, so tener distinti lavoro e vita privata. Se invece sei appena appena incuriosita da ciò che voglio da te resta pure in silenzio.
La testa mi scoppia. No, anzi &egrave il cuore che batte fortissimo fino a farmi sembrare che voglia schizzare fuori.
Però le tempie pulsano forte. Mi sento tutta sudata. Il suo alito continua a darmi il senso della sua tranquillità. Non so che fare. Continuo a stare immobile. Solo, impercettibilmente, poggio la testa sullo schienale della poltrona.
Sento il suo calore contagiarmi. La sua bocca quasi sfiora il mio orecchio.
– Ti aspetto fuori.
Un lunga carezza della sua lingua nell’orecchio mi fa vibrare da morire.
La sento allontanarsi e senza rumore, come era venuta, si allontana.
Sono sottosopra. Mi accorgo di essere eccitatissima. Mi alzo cercando di non dare nell’occhio e mi avvio all’uscita. Sono quasi vicino alla porta quando da dietro la tenda che la copre un mano mi afferra saldamente per un braccio e mi trascina dietro di essa.
Sento la sua mano che mi abbassa la testa. E’ più bassa me di me. La sua lingua preme sulla mia bocca. Io l’apro e la lascio entrare.
E’ il bacio più dolce che ho mai avuto.
Non so quanto dura perché anch’io ricambio con trasporto.
Mi manca quasi l’aria quando la sua mano mi trascina fuori.
Sempre come una bambina portata per mano, la seguo alla sua macchina.
Saliamo e partiamo.
Non ci mettiamo molto.
In pieno centro, &egrave un palazzo circondato da un alto muro. Il cancello elettrico si apre al suo telecomando ed entriamo in un cortile che attraversiamo fino alla rampa dei garage.
Appena parcheggiato lei si gira e mi fissa negli occhi. Il mio viso &egrave vermiglio. Sento il mio respiro molto grosso. Il petto si muove ritmicamente. Le mi tira ancora a se e mi bacia dolcemente.
Poi scendiamo. La seguo come fosse la cosa più normale del mondo. Sento la mia mutandina fradicia per gli umori che continuano a fuoriuscire involontariamente.
Entriamo in ascensore e lei pigia l’ultimo piano.
Quando arriviamo dopo la lenta corsa la porta si apre sul pianerottolo dove c’&egrave una sola porta d’ingresso.
Ha una chiave elettronica. L’appoggia sul sensore e la serratura scatta aprendosi.
Entriamo in una bellissima sala.
Mi guardo attorno affascinata. Lei mi fa cenno di seguirla.
Attraversiamo la sala ed entriamo in un corridoio che dal pavimento a parquet capisco condurre alla zona notte.
Entriamo in una stanza da sogno.
Un enorme letto circolare al centro della stanza. Finte pareti non nascondono la presenza di armadi tutto intorno.
Claudia si gira e mi abbraccia dolcemente. Comincia a spogliarmi lentamente, con metodo. Un bottone alla volta della camicia che accompagna con un tenero bacio sulla pelle che si scopre.
Quando anche l’ultimo bottone &egrave aperto la lascia scivolare lungo le mie braccia.
Mi sbottona il jeans. Fa scivolare la cerniera ed accompagna con le sue dita affusolate la discesa del mio indumento.
Sono in mutandine e reggiseno.
Una vistosa chiazza umida tradisce la mia eccitazione.
La vedo che se ne &egrave accorta, ma continua con il suo programma.
Le sue unghie disegnano i mie muscoli. Le ore passate in palestre li rendono abbastanza visibili.
Con un dito sgancia il reggiseno che vola via in un attimo.
Ho il fiato sempre più grosso.
Le sue labbra si appoggiano ai capezzoli che sono durissimi.
Li succhia dolcemente uno alla volta.
Le sue dita si infilano nell’ultimo baluardo al mio pudore e fanno scendere anche quello.
Lei resta inginocchiata davanti a me.
Sento il calore della sua bocca sulla mia vulva.
Mi sento pervasa da una profonda vergogna per l’odore che mi accorgo di emanare. Ma lei invece sembra apprezzare ciò che ha davanti.
Il suo dito cerca di liberare dai peli umidi che sono appicicati, il mio frutto non più segreto.
Finalmente la sua lingua passa sulla mia carne esposta.
Non resisto più. Mi piego in avanti per contenere la forza del piacere che mi sommerge e cerco di bloccargli la testa.
Le &egrave brava a svincolarsi.
Si rialza e mi guarda negli occhi.
Con un cenno degli occhi mi ricorda che lei &egrave ancora vestita.
Capisco che vuole che sia io a spogliarla.
Mi sforzo di essere brava come lei.
Ha una profumo di frutti dolcissimo che emana dalla sua pelle.
Quando finalmente sono riuscita a denudarla anch’io le bacio i capezzoli che, anche se il suo seno &egrave più piccolo, sono eccezionalmente grandi per me. Sono quanto metà del mio dito mignolo.
Questo facilita la mia suzione. Anche perché &egrave la prima volta che faccio una cosa simile.
Scivolo ai suoi piedi e la trovo fresca e perfetta, lì.
Chiudo gli occhi e affondo la testa sul suo frutto.
Il profumo &egrave buonissimo. Non aspro come il mio. Ci affondo il naso. Lei mi lascia fare.
Tiro fuori la lingua e provo.
Come &egrave buono il suo sapore.
Arrivo ad avere alla mia portata la sua clitoride. La prendo con dolcezza fra le labbra e con la punta della lingua la accarezzo. Claudia sembra gradire.
Poi si cala verso di me e con voce roca mi dice:
– Viene con me, Sara.
E prendendomi per mano mi aiuta a rialzarmi.
Spinge una porta che non avevo notato ed entriamo in un ambiente che &egrave un bagno ma anche una sauna.
I vapori già lo riempiono. Qualcuno l’ha preparato per noi.
Il caldo afoso mi toglie il respiro.
Claudia mi accompagna ad una parete dove ci sono degli scalini in marmo su cui mi fa sedere e poi stendere.
La temperatura della seduta &egrave ideale. Ci sto proprio bene.
La mia pelle comincia a sudare.
Lei, mi lecca tutto.
Io mi sciolgo al suo lavorio.
Quando mi lecca fra le gambe ho il primo orgasmo vero. Lei continua fino a farmi gridare di piacere. La sento poi scivolare sotto di me e sento la sua lingua lungo il mio solco anale.
Vibro tutta di piacere. Non avevo mai pensato che anche il culetto potesse dare tutto quel piacere.
Lei si accorge che li sono proprio vergine.
La sua lingua ci lavora con abilità per rilassare il fiorellino che si contrae sempre di più.
Quando sento un suo dito entrare dentro di me l’orgasmo mi scuote fino a farmi svenire.

Mi riprendo, non so dopo quanto tempo, riapro gli occhi, lei &egrave li che mi sta accarezzando i capelli ed i suoi occhi mi sorridono.
– Mi fai sentire la tua voce?
Dice con voce curiosa.
Mi sento avvampare. Non so che dire. Credo di avere il viso in fiamme. Claudia mi guarda con i suoi occhi stupendi e sorniona mi dice:
– Ok, piccola. Allora vediamo di farti sciogliere ancora un pochino.
Mi prende per le spalle e mi pone in posizione supina; con una gamba mi scavalca e si pone con il suo pube nudo sulla mia bocca.
Non so cosa fare. Dalla sua intimità nasce una fragranza stupenda. Vedo il riflesso di alcune goccioline lungo la sua fessura. Mi convinco che devo fare qualcosa. In fondo mi ha regalato un piacere a me sconosciuto.
Con la lingua percorro tutta la lunghezza dello spacco. Come d’incanto le sua labbra si dischiudono. Compare una clitoride che mi sembra enorme. Non credo che la mia sia così grossa. Anche se non l’ho mai vista bene da vicino come questa. Le mia labbra l’avvolgono e d’istinto comincio a suggere. La punta della mia lingua la martella velocemente. Dalla sua intimità cominciano a fuoriuscire abbondanti liquidi. Affondo la mia lingua dentro di lei. Il suo sapore mi piace. Mi sento prendere da una violenta vergogna. Sono razionalmente cosciente di quello che sto facendo. Le sto leccando la figa. Ma devo riconoscere che &egrave molto eccitante e mi piace da morire. Claudia comincia a reagire al mio impegno. La sento dondolarsi sulla mia bocca così che la mia lingua possa toccarla in più punti.
A fatica riesco a liberare un braccio ed avvicinare anche una mano lì. Con un dito la penetro. &egrave bollente. La sento morbida e lubrificata. Entro con un altro dito. Poi un altro ed un altro ancora. Ho la mano che a taglio scava dentro di lei. Lei si agita godendo della mia penetrazione. Presa dalla situazione ritiro indietro la mano e socchiudendola a cuneo la spingo tutta dentro di lei. Ci scivola dentro che &egrave una meraviglia. Ho la mano fino al polso dentro la sua figa. Accenno un movimento di su e giù e lei viene in modo che mi fa quasi paura. Ulula e si scuote violentemente. Poi così come aveva cominciato, si cheta e si abbandona su di me.
Sono bloccata sotto di lei ed ho ancora la mano infilata dentro di lei. Ora realizzo che non ho fastidio ad avere la bocca coperta dalla sua figa, perché &egrave tutta depilata. Provo a divincolarmi ma lei sembra aver perso conoscenza. Con voce che mi accorgo essere roca, le dico:
– Ti dispiace liberarmi?
La sento sbuffare, ma poi si tira su e mi guarda.
– Non hai altro da dirmi?
Ancora una volta il mio viso diventa come un tizzone ardente. Sono, però, consapevole che non posso non rispondere.
– Scusami. Non so cosa dire. Per me &egrave la prima volta’. Così.
– Intendi con una donna? Non farci caso. Anche a me piacciono gli uomini. Hai visto l’altra sera al cinema, no?
– Si ho visto.
Una fitta al basso ventre si sovrappone all’immagine di quel cazzo meraviglioso. Sono quasi tentata di confidarmi con lei che la sento dire:
– Il cazzo di mio padre &egrave davvero superbo. Lo hai visto, no?
Scioccata accenno un si con la testa.
– Ah! Ti turba sapere che quello era mio padre? Non dartene pensiero. Lui &egrave il mio uomo quando sono single. Ci divertiamo, niente di più.
– Come vi divertite, niente di più?
Faccio con aria scandalizzata.
– &egrave un uomo anche lui. Da quando &egrave morta la mamma non ha mai avuto altra donna fino a che non sono riuscita a sedurlo.
– Come?
Faccio stralunata:
– L’hai sedotta tu?
– Ma non hai visto che cazzo che ha? Volevi che lasciassi marcire quel ben di dio solo perché era di mio padre? Tanto alla fine anche lui ne &egrave rimasto contento. Quando poi ho qualche amante, lui discretamente aspetta che passi. Intanto si accontenta di guardare me che fotto.
– Come di guardare te?
– Si, tutto quello che avviene qui viene registrato e lui può guardarsi i filmini e segarsi fino allo sfinimento.
– Ma ti sembra normale? E poi, non avrai filmato anche oggi?
– Certo! Cosa credi, che magari ti lascio libera di andare a sputtanarmi con le altre ragazze del gruppo?
– Su questo non corri pericoli. Non frequento nessuna di loro. Poi sulle mia faccende di cuore’ o meglio di letto, non parlo con nessuno.
Le faccio quasi risentita. Poi passando ad un tono più dolce le faccio:
– Mi dici perché a me?
– Ti avevo vista quando sono venuta in incognito per vedere che classe avevo. Mi hai fatto subito sangue. Ti volevo.
– Ma come mi hai trovata nel cinema? Perché, a questo punto, penso che quella sia stata una sceneggiata organizzata apposta per me.
– Certo. Però non ti illudere che sia stato fatto solo per te. Anche a mio padre piace esibirsi in pubblico. Poi quando ti ha visto ha detto subito che gli sarebbe piaciuto passare un pomeriggio con te”
E lascia la cosa lì, accorgendosi di come ancora una volta l’eccitazione mi stia prendendo.
I miei capezzoli sono durissimi. Sento il basso ventre contrarsi ritmicamente.
-Ma cosa dici?
Dico troppo veementemente perché non si accorga della mia eccitazione.
– Dai, non dirmi che non apprezzeresti un giretto con quel toro da monta?
– Ma cosa dici? ‘ ripeto ancora cercando di essere scandalizzata. Lei allora mi sfiora con il dito la figa e gli umori che si erano accumulati quasi esplodono sulla sua mano.
– E questo? Dai non fare la stupida. Se ti va, con me, come avrai capito, ti puoi divertire alla grande. Mi piaci e credo che starò bene con te. Cosa ne dici.
Non so che rispondere. Allora mi tiro su e le do un tenero bacio. Claudia mia abbraccia e mi sussurra all’orecchio:
– Allora cosa faccio? Gli dico di entrare?
Non rispondo, ma i miei occhi dicono di si.
Lei con grande gentilezza, mi dice:
– Facciamo così, gli dico di stendersi nudo sul letto e subire tutto ciò che tu vuoi fargli. Ti va?
Rincuorata le dico:
– Va bene.
La vedo premere un campanello e quasi per magia sulla porta compare lui.
– Ciao.
Mi fa con voce profonda.
– Ciao.
Gli rispondo ancora un poco intimidita.
Claudia gli dice di spogliarsi e mettersi a disposizione delle mie voglie sul letto.
Lui sorridendo esegue.
Di schiena &egrave bellissimo. Ha dei muscoli così netti da sembrare un culturista. Anche le sue natiche sono belle. Non sono piatte. Non so come dire, mi ricordano quelle di sua figlia. Belle tondeggianti ma con un aria molto tonica.
Ha finito, si gira’..
– Mio Dio!
Esclamo un grido di meraviglia, quando vedo quel superbo cazzo in piena erezione.
Lui sornione si stende sul letto vicino a me. Claudia mi dice:
– Cosa ti dicevo. Non si può lasciar marcire tanto ben di Dio.
Mi avvicino e lo esploro con gli occhi.
&egrave bellissimo. Leggermente arcuato verso l’alto. Sarà ad occhio circa 30 cm. Forse di più. La sua base &egrave come il mio braccio, non certo esile. Finalmente lo tocco. La pelle &egrave stranamente morbida. Sembra setosa. Faccio scivolare la mano lungo l’asta. Penso che sia infinita. Arrivo ai suoi grossi coglioni. Li tocco. Sono consistenti. Sembrano pieni di qualcosa. Quelli di Aldo sono così piccoli. Il paragone mi &egrave venuto spontaneo. In fondo lui ha il cazzo che conosco meglio. Ritorno verso su. Arrivo alla cappella, che &egrave tutta fuori. Non riesco a contenerla nella mano. &egrave lucida di umori. Ci passo sopra il palmo della mano; lei reagisce contraendosi e gonfiandosi ancora di più.
Mi avvicino e ne sento il profumo. &egrave buonissimo. Anche se c’&egrave un leggero odore di urina fra i peli, questo non disturba. Lecco la cappella. Altra potente contrazione. La insalivo. Scendo con la lingua lungo l’asta fino ai coglioni. Tento di prenderne in bocca uno, ma non ci riesco, tanto son grossi. Lo sego dolcemente per un poco. Pulsa a contatto con la mia mano.
Claudia ha ripreso a leccarmi la fica.
– Non vorrei che fossi troppo secca, da questa parti.
Mi fa sorridendo.
– Come vedi non corro questo pericolo.
Faccio io indicando con gli occhi gli abbondanti umori che le ricoprono la faccia.
Finalmente mi alzo e provo a cavalcarlo.
Claudia tenta di dirmi un:
– Stai attenta a non scivolare’
Che io scivolo sul quel mostruoso palo di carne e la mia povera figa ne &egrave riempita in un attimo.
Mi manca il fiato. Il dolore &egrave atroce. Due grosse lacrime cominciano a scendermi. Non ho la forza neanche di urlare il mio dolore.
Claudia prontamente mi viene accanto. Mi sostiene come può per le braccia e poi mi fa:
– Aspetta provo a farti bagnare di nuovo.
Infila la testa fra il ventre del padre ed il mio e comincia a suggere il mio clitoride. Suo padre con molta delicatezza mi infila le mani sotto il sedere e lentamente comincia a spingermi, con apparente facilità, verso l’alto.
Il movimento d’uscita &egrave piacevolissimo. Ma la corsa sembra non finire mai. Man mano che lui esce un senso di vuoto riempie le mie viscere. Sono quasi alla fine che un profondo orgasmo mi assale improvviso e mi sento dire:
– Ancora. Ti prego, ancora.
Lui, con la stessa lentezza con cui mi stava facendo uscire mi fa tornare giù. Questa volta l’entrata &egrave trionfale. Un groviglio di sensazioni mai provate mi sommerge. Godo ancora una volta. Lui continua imperterrito a portarmi su e giù. Sempre con un po’ più di velocità. Fin quando comincio a tremare dalla goduria e dico urlando:
– Dai, sfondami la figa, brutto bastardo!
Lui entra fin in fondo dentro di me, rotola su se stesso e viene a trovarsi sopra. Mi solleva le caviglie e me le poggia sul suo petto.
Comincia un estenuate martellamento. Non riesco a dire quante volte abbia goduto. So che ad un certo punto, quasi in uno stato di trance, lui &egrave uscito dal mio ventre e mi ha letteralmente ricoperta di sperma.
Sono rimasta incosciente non so per quanto tempo. Ma quando riacquisto un attimo di padronanza vedo lui che sta penetrando analmente Claudia.
Lei ha gli occhi appannati dal godimento. Lui sbuffa come un mantice, ma le sta letteralmente sfondando il culo. I suoi colpi sono profondissimi e fortissimi. Ogni volta quei buoni 30 cm. entrano tutti nel suo culo.
I suoi coglioni vanno a strusciarsi sulla sua figa grondante. Io, come colta da un raptus, mi sveglio di colpo e subito mi infilo in mezzo alle sue gambe e le lecco la figa, suggendo tutto ciò che ne fuoriesce. Ora Claudia comincia a tremare tutta fino a che si accascia priva dei sensi sul letto. Lui esce dal suo culo e mi dice:
– Viena qua, puttanella.
Mi prende dietro la nuca per i capelli e mi porta quasi a contatto con il suo potente cazzo che si sta masturbando freneticamente.
Non faccia in tempo a protestare che lui mi dice:
– Apri la bocca, troia.
Lo faccio. Un altra valanga di sperma mi investe ancora una volta. Una buona parte mi va sul viso, sulle mie tette, ma una discreta quantità scende lungo il mio esofago ed io ingoio. &egrave la prima volta che lo faccio. &egrave così strano. Mi impegno. Non &egrave cattivo. Anzi, &egrave quasi gradevole.
Quando l’ultimo fiotto esce, lui mi lascia e cade disteso sul letto sfinito.
Non sapendo cosa fare, così come sono ricoperta da una enorme quantità di sperma, mi stendo sopra Claudia e comincio a baciarla in bocca passandogli con la lingua tutto lo sperma che non ho ancora ingurgitato.
Dopo poco lei comincia a riprendersi e inizia a collaborare al mio bacio. Poi, come se si fosse svegliata, si solleva e mi abbraccia, impiastrandosi con lo sperma del padre insieme a me.
Quando ha finito mi rendo conto di essere sfinita anch’io. Ma non posso fare a meno di chiederle:
– Ma non ti ha fatto male?
Le mi guarda sorridendo:
– Scherzi? Mi piace da morire.
– Ma &egrave così.. così’ enorme!
– Certo all’inizio &egrave stata dura farlo abituare alla sua grandezza, ma una volta fatto con tanta pazienza, ti assicuro che le migliori godute le faccio con il culo.
L’uomo intanto si &egrave tirato su anche lui e mi fa:
– Ciao, io sono Akiteso.
E mi offre la mano.
Sconcertato per questo ridicolo modo di fare le presentazioni prendo la sua mano con la mia tutta sporca del suo sperma. Lui come niente fosse si lecca la mano e mi chiede:
– Allora, come ti chiami tu?
– Scusa ‘ faccio rossa in viso per la vergogna ‘ mi chiamo Sara.
– Bene Sara. Posso dirti che da subito ero convinto che tu saresti stata perfetta per noi.
– In che senso scusa?
– Nel senso che questa troietta di Claudia non può pensare di soddisfarmi da sola e quando mi ha parlato di una sua nuova studentessa che secondo lei poteva andare bene, abbiamo organizzato lo spettacolino al cinema per vedere se scappavi subito oppure se un bel cazzo ti stuzzicava incuriosendoti.
Sono un pochino sconcertata dai suoi discorsi.
Poi cercando di riprendere il controllo di me, rispondo:
– Certamente il primo impulso era scappare. Ma ad essere sincera, non aveva mai vito un coso grande come il tuo.
– Cazzo!
– Scusa?
– Si chiama cazzo, non coso. A me piace che tu lo chiami con il suo nome e che quando te lo chiedono tu risponda che ne vai matta.
Sono ancora sconcertata. Ma come si permette di trattarmi così? Penso con una stizza di rabbia. Claudia che sa leggere le mie reazioni mi si avvicina e baciandomi il lobo dell’orecchio mi dice con dolcezza:
– &egrave innegabile che ti sia piaciuto. No? ‘ e continuando dopo un cenno di conferma ‘ Allora, se ne vuoi ancora, devi solo essere così carina da lasciarti trattare un pochino da zoccola. Semplice, no?
– Come da zoccola?
Faccio perplessa.
– Dai, non fare quella che non capisce. Ad Akiteso piace un pizzico di sale nel rapporto. E poi non mi sembra che tu abbia disdegnato quando per la seconda volta ti ha invitata a bere oltre che farti ricoprire dallo sperma. Quindi, se vuoi che giochiamo ancora insieme, queste sono le condizioni.
Vorrei mandarla a quel paese lei e suo padre. Poi però mi torna in mente Aldo. Cosa ho vissuto finora e cosa ho provato oggi. Non &egrave possibile lasciarsi scappare questo bel cazzone per tornare da Aldo. Allora per darmi un tono provo a mercanteggiare:
– Ma quante volte la settimana potrei venire a giocare con voi?
– Come quante volte ‘ ribatte Akiteso ‘ ma devi essere a disposizione ogni giorno. Tu vieni a vivere qua. E tranne che per andare all’università o per fare qualche altra cosa necessaria, sarai sempre qua, come una cagna, a mia disposizione. Come quella troia della tua amichetta.
Fa lui indicando Claudia.
– Ma come faccio con casa?
A questo punto interviene Claudia:
– Non mi dirai che preferisci quel coglione che ti mantiene? Dai, vai a casa, prepari la valigia e ti trasferisci qua. Cosa ne dici. Per i soldi non ti preoccupare ne abbiamo in abbondanza. Io ti darò una mano con l’università e Aki, lo chiamo così io, ti insegna a godere della vita. Cosa ne dici?
Sono confusa. Nella mia testa si combattono due diversi sentimenti. Il fastidio di come vengo considerata da questi due e la realtà. Poi penso a come il mio corpo ha risposto alla sua violenta penetrazione. Avrei dovuto rimanere a gambe aperte a piangere per un giorno, per il dolore che avevo provato, e poi invece gridavo io per chiedergli di sfondarmi l’utero. Guardo di nuovo il suo cazzo. Nonostante sia quasi a riposo &egrave il doppio di quello di Aldo in erezione. E poi l’idea di provare quello che prova Claudia con il culo, mi sta eccitando di nuovo. I miei capezzoli si induriscono. Vedo i due guardarsi sorridendo . Allora cedo e dico:
– Va bene. Avete vinto. Però cominciamo subito a preparare il mio culetto. Volete?
Claudia e suo padre mi abbracciano e mi rassicurano subito.
– Il tuo culo lo apriremo a dovere. Non preoccuparti. Da oggi”.. comincia il divertimento.

By Imitalo

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