Conobbi Serena durante il primo anno di università: avevamo entrambe preso alloggio presso un convitto ed avevamo due stanze l’una vicina all’altra. Una soluzione questa che era stata posta per entrambe dalle nostre famiglie che, certamente non facoltose, non avevano intenzione di sborsare i soldi necessari ad affittare un appartamento. Inoltre in questo modo i nostri genitori erano convinti di poterci tenere maggiormente sotto controllo, di evitarci distrazioni inutili e così di aiutarci nello studio. Sbagliavano. Quella scelta al contrario ci permise di conoscerci, fare amicizia e rafforzare la nostra convinzione che per l’anno seguente avremo assolutamente dovuto organizzarci diversamente. Così durante l’estate entrambe facemmo qualche lavoretto in modo da mettere da parte qualche soldo ma soprattutto ce ne procurammo uno per il settembre seguente: avremmo lavorato come hostess per una cooperativa che organizzava convegni, convention e altre manifestazioni. Un impegno solo saltuario, che non ci avrebbe troppo “distratte” dallo studio ma che al tempo stesso ci avrebbe permesso di guadagnare quel tanto che occorreva per affittare una stanza ammobiliata in uno dei tanti alloggi per studenti che si trovavano nei quartieri vicini alla nostra facoltà.
Grazie ad un’amica comune trovammo una sistemazione che ad entrambe pareva ottimale: un appartamento abbastanza grande, con tre camere da etto, una per ciascuna di noi due e una per Francesca e il suo ragazzo che vivevano li già da due anni e che avevano la necessità di trovare qualcuno con cui dividere le spese. Quando conoscemmo quella coppia ci piacquero subito: entrambi parevano simpatici, e allegri, l’appartamento dava l’impressione di essere pulito, ordinato e ben organizzato. Inoltre, essendo loro una coppia eravamo al tempo stesso contente di poter contare sulla presenza di un ragazzo in casa che sollevate dal fatto che quel ragazzo avesse già una compagna di cui pareva essere molto innamorato. Senza essercelo mai detto espressamente, Serena ed io avevamo infatti intenzione di sfruttare la nostra nuova abitazione per condurre una vita un po’ più movimentata di prima. Nessuna esagerazione certo, ma poter uscire liberamente la sera, senza vincoli di orario come eravamo state costrette a fare quando vivevamo nel convitto, e se avessimo conosciuto qualche ragazzo, interessante ora avevamo un posto dove poter stare tranquille.
Le cose andarono in modo molto diverso da come ce lo eravamo immaginato e tutto iniziò circa dopo due mesi che vivevamo assieme a Diego e Francesca. Erano circa le nove di sera e noi ragazze eravamo tutti in sala a chiacchierare quando sentimmo Diego che urlava dal bagno chiedendo con una certa veemenza di venire ad aiutarlo
Non ci mettemmo molto a capire cosa era successo: qualcuno aveva dimenticato aperto il rubinetto dell’acqua della vasca da bagno e questa, raggiunto il bordo, aveva iniziato a straripare allagando il bagno (senza grandi danni per fortuna) e parte del corridoio che essendo in parquet, poteva essersi rovinato. Per un bel po’ ci demmo tutti da fare a pulire, senza preoccuparci di altro, poi, tornate in sala stanche e nervose, indagammo sull’accaduto scoprendo presto che la colpevole del piccolo disastro era Francesca la quale tuttavia all’inizio sembrava proprio non voler confessare.
Le nostre parole invece ebbero effetti che, né io né Serena, avevamo immaginato.
Ma Diego sembrava irremovibile
Ciò che successe dopo mi fece smettere di ridere. Rimasi allibita.
Francesca si avvicino al suo ragazzo e si sdraiò di traverso sulle sue ginocchia appoggiando le mani a terra. Lui la aiutò a sistemarsi per bene, le cinse la vita portandola più vicino a sé e le abbassò i pantaloni della tuta lasciandola con indosso le sole mutandine. Io e Serena eravamo senza parole. O meglio lei provò a dire qualcosa
Quando lui la fece rialzare le si mise velocemente in piedi risistemandosi la tuta e, dopo aver scambiato un breve e intenso sguardo al suo ragazzo, si girò verso di noi e ancora ci chiese scusa per l’incidente. Poi fuggì in camera. E dato che noi continuavamo a restare in silenzio dopo un po’ se ne andò anche lui.
Avevo bisogno di fumare e mi accesi una sigaretta
Non ne parlammo subito, forse entrambe avevamo bisogno di pensare a quanto era successo prima di confrontarci, ma alla fine fui io a parlarne e a chiedere il suo parere. Se possibile le parole di Serena mi sconvolsero più della scena a cui avevo assistito
Ah, è il penultimo capitolo. Ormai ci siamo (meno male, non credevo di aver scritto una storia tanto lunga). La…
Giada era il personaggio che meno accettava la sua vera natura, tra tutti e tre i personaggi principali. Lungo la…
Leggetelo, ho bisogno di sapere cosa ne pensate...grazie
Ottima come sempre! Narrazione leggera, ma pregna di soddisfazioni per il lettore. Avrei scommesso, onestamente su un simile epilogo per…
Questo racconto mi ha agitato tanto, non vedo l'ora di vedere la figlia scopata dagli sconosciuti, magari con la madre...…