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Emersa dalle Acque

By 23 Settembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Emersa dalle acque

Mi era apparsa la prima volta nel bosco, in quel piccolo, limpido laghetto che si forma tra le rocce nere. La leggenda dice che fu un drago rosso, in un remoto passato, ad arroventare così tanto, con il suo alito fiammeggiante, le rocce da farle fondere e divenire di quel nero cristallizzato così inconsueto. Stavo inseguendo un cervo che era già sfuggito per tre volte al mio arco, quando la vidi emergere dall’acqua. Bellissima e nuda, fatta eccezione per un intreccio di piccole foglie trilobate che scendeva da una spalla lambendo il suo candido fianco, come fosse ciò che restava di un mantello naturale. Notai i tondi seni, con grandi rosee areole sormontate da piccoli capezzoli, irrigiditi probabilmente a causa dell’acqua fredda. E vidi che le sue unghie, di mani e piedi erano tinte di nero, creando così un profondo contrasto con la pelle chiara
Rimasi incantato a osservarla, nascosto dietro una grande quercia bruna. Una Naiade, pensai. Senza dubbio una ninfa acquatica, o forse boschiva. Nemmeno mi resi immediatamente conto dell’erezione che crebbe immediata e del desiderio che già mi infiammava i lombi. La mente era completamente ammaliata da quella visione. Continuai a guardare mentre usciva dal lago e, scrollando i corti capelli bruno-ramati dall’acqua, si allontanava scalza verso lo sperone di roccia nera, incurante della sua splendida nudità.
Poi, dopo aver fatto diversi passi girò la testa, guardandosi indietro, come se avesse percepito la mia presenza. Restò ferma alcuni attimi a guardare nella mia direzione, quindi sorrise. Un sorriso aperto, intendo, irresistibile, che mi attirò a se e che prometteva infinite gioie e piaceri.
Senza un pensiero cosciente mi spostai da dietro l’albero, che avevo creduto sufficiente nascondiglio e, rivelatomi completamente, mossi alcuni passi verso di lei che, a quel punto, tornò a voltarsi verso la collina e riprese a camminare. Senza pensarci la seguii.
Certo avevo udito diverse storie riguardo le fate e ninfe, che potevano condurre alla follia gli uomini con la loro lussuria, e alcune leggende giungevano persino ad affermare che si trattava di creature maligne, che si nutrivano delle loro vittime. Ma nulla in quella leggiadra visione poteva far pensare altro che al piacere. La tallonai così, sempre più da vicino, finché la vidi avvicinarsi a un’ampia, frastagliata fenditura nella nera, vitrea parete.
La vidi sparire, come ingoiata dall’oscura spelonca, rimasi così fermo, a pochi metri di distanza, timoroso e indeciso sul da farsi. Fu quando vidi il suo viso e il suo scintillante sorriso riapparire dietro la roccia che mi decisi, avvicinandomi ancora e infine entrando nell’oscura e stranamente calda grotta. La luce esterna illuminava appena l’antro, lei era ferma, pochi metri avanti, nella penombra. Mi avvicinai ancora e la vidi allungare una mano e afferrare gentilmente la mia. Quindi dopo avermi sorriso ancora, questa volta con un lampo più lascivo, leccandosi sensualmente il labbro inferiore, si voltò e iniziò a inoltrarsi nel buio, tirandomi con sé.
Mi mossi cautamente, cercando di non incespicare, ma fatte poche decine di passi, dopo un paio di svolte lungo lo stretto corridoio naturale che si apriva nelle profondità della grotta, intravidi una luce e percepii del calore e dei suoni provenire da poco distante, più avanti. Infine, sempre trascinato dalla sua mano stretta forte alla mia, sbucammo in una nuova cavità sotterranea, questa volta decisamente enorme.
Una musica lenta e profonda, quasi fosse il suono della stessa roccia mi invade la testa, crescendomi dentro e risuonando nel mio corpo come un’eco di selvaggi tamburi. La caverna sembra davvero immensa e le sue profondità si perdono lontano, tra le ombre. Lo stesso soffitto &egrave da qualche parte lassù, invisibile e irraggiungibile. Grandi, ardenti e fiammeggianti fuochi illuminano parzialmente la scena, diffondendo mille e mille ombre ovunque, amplificando così la mia sensazione di smarrimento.
Intorno ai fuochi osservo stupito molteplici corpi nudi, maschili e femminili, che si stringono, si intrecciano, si uniscono in violenti e peccaminosi amplessi, continui e prolungati. L’odore di sessualità sfrenata si unisce così al profumo di misteriosi incensi aromatici e del legno, che incenerisce violentemente, scoppiettando e spargendo nell’aria asciutta e scura nuvole di scintille che bruciano e svaniscono in un lampo.
Lentamente cammino silenzioso verso il centro della caverna, e mi accorgo solo ora che la sua mano ha lasciato la mia, mi guardo attorno ma non riesco più a vederla, da nessuna parte. I pensieri logici, la ragione e la mente sono ormai banditi dal mio corpo, solo istinto, passionalità e desideri troppo a lungo assopiti hanno preso ormai possesso di me. I miei occhi vagano intorno, alla ricerca di qualcosa che ancora non conosco, ma che so essere lì per me, da qualche parte.
Oltrepasso laocoontici grovigli di sfrenata lussuria. Mani sconosciute a volte mi sfiorano, mi afferrano e cercano di trattenermi, ma le ignoro continuando per la mia strada. Ormai sento di essere vicino, il cuore rimbomba potente nel petto e il calore dei falò fa scorrere sottili gocce di sudore lungo il mio corpo, bagnando i miei abiti da caccia. Infine la vedo di nuovo.
In piedi, al centro esatto del luogo mi attende una visione estatica, quella che senza dubbio &egrave la regina di questo luogo, forse personificazione stessa della madre terra, che mi attende davanti un grande, preistorico altare di pietra nera, come la roccia che ci circonda. &egrave sempre lei, la fanciulla del lago, sempre bellissima, ma ora coperta di trasparenti veli scuri. I suoi capelli adesso si ergono verso l’alto, lasciando scoperto il collo e la nuca. Le braccia si spalancano verso di me in un invito, mentre mi avvicino, ora con passo affrettato, fino a giungerle di fronte.
Nessuna parola esce dalle nostre labbra, le mie chiuse dall’incanto del momento, dall’immensità delle sensazioni, le sue dalla consapevolezza che non serve dire assolutamente nulla. Un semplice e profondo sguardo dei suoi magnetici occhi &egrave sufficiente a chiarire ogni cosa. Lei aspettava me e io sono suo ora.
Sento improvvisamente delle mani su di me. Due bellissime ragazze brune, nude, stanno sbottonando, slacciando e aprendo lentamente e accuratamente i miei abiti. In poco tempo mi ritrovo completamente nudo, di fronte a lei. La cingo forte tra le braccia baciandola con fremente passione, un bacio lunghissimo e profondo, a tratti dolce e poi feroce, possessivo e istintivo, infine nuovamente dolce; mentre i respiri si uniscono e ogni altra cosa intorno scompare dai sensi ormai completamente occupati da noi soli.
I suoi veli cadono ai nostri piedi, strappati via dalle mie mani fameliche, mentre i nostri corpi affamati iniziano a stringersi l’uno con l’altro, unendosi, intrecciandosi. La nostra pelle &egrave calda, bruciante al contatto. I riflessi dei grandi fuochi rosseggiano su di lei, sulle gocce di sudore che la rivestono come fossero milioni di piccolissime lucenti pietre preziose. La mia bocca si ciba della sua, poi scende piano lungo il corpo nudo, assaporando il collo, le spalle e giù fino ai seni, ai suoi chiari capezzoli eretti.
Bacio, lecco, succhio mordo incessantemente, mentre le sue dita forti stringono la mia testa, il mio collo, spingendomi infine ancora più giù, fino a giungere con il viso sui suoi sottili piccoli riccioli e ancora più giù. Le mie labbra si impadroniscono del suo clitoride, la mia lingua gli si arrotola intorno, stuzzicandolo, arrossandolo e strappandole gemiti irrefrenabili. Le mie dita si introducono quindi in lei, bramose e viziose, violandola in ogni modo, vogliose della sua eccitazione ora abbondante. Sento il piacere crescere in lei, la lussuria salire fino a vette inimmaginabili. Infine mi ferma, quasi ruggendo, e, afferrandomi per le braccia, mi solleva verso di lei, mentre contemporaneamente si distende sul nero, liscio granito dell’altare.
Mi sollevo e mi abbandono sopra il suo corpo offerto, voglioso. Il mio membro durissimo, rosso e gonfio di desiderio entra in lei, in un unico possente affondo. La sua bocca si spalanca in un grido di piacere. Un urlo forte, animale, possente che risuona nella caverna con un eco lontana. Intorno a noi le molteplici figure che si accoppiavano perversamente si sono ormai fermate. Tutti immobili a osservare il nostro amplesso rude e feroce, accompagnandolo con un cupo, lento canto vocale, un crescendo che incita e accresce il desiderio bestiale.
La stringo, la monto e la bacio con sfrenata passione. Sento i suoi denti sulle mie labbra, poi sulla mia spalla, che stringono e mordono, strappandomi alcuni gemiti di dolore che si uniscono a quelli di piacere. Le sue mani mi afferrano la schiena, i fianchi e i glutei, mi graffiano, mi artigliano quasi, mentre le mie spinte si susseguono e e entro sempre più profondamente e incessantemente dentro di lei.
Infine il piacere e l’eccitazione giungono al loro apice, stringendola forte vengo copiosamente e ripetutamente dentro di lei. Un mio grugnito di piacere infinito si accompagna all’urlo del suo godimento, contemporaneo al mio. Mi abbandono chiudendo gli occhi un istante, ma lei ha altro in mente. Mi bacia ancora, con foga e bramosia, mi spinge con forza a girarmi supino mentre con una mano impugna il mio pene ora in parte rilassato dopo l’intenso orgasmo. La sua mano passa poi a stringere i testicoli, accarezzandoli e stimolandoli, mentre la sua bocca vorace scende a leccare e succhiare, dissetandosi con ogni goccia rimasta del mio piacere.
Senza smettere di stringerlo tra le labbra le sue dita si insinuano dentro di me, profonde e lussuriose, provocandomi così, con questo insieme di stimoli, una nuova e prepotente erezione. Vedo i suoi occhi chiari brillare di lussuria e successo, mentre con un balzo sale su di me impalandosi poi lenta, gemendo di piacere. Ora la sento di nuovo avvolgermi stretta, il suo intimo calore accresce ancora di più il mio desiderio mentre i suoi movimenti si fanno via via più profondi e rapidi. Mi monta così come un’amazzone indemoniata, i muscoli delle sue cosce tornite tesi e vibranti.
Intorno a noi il canto dei presenti &egrave diventato come un profondo inno animale, che risuona sordo nelle mie orecchie, facendomi bollire il sangue. Sento di perdere totalmente il senno mentre un mio nuovo e ancora più intenso orgasmo sta per esplodere dentro di lei. Ora la sento come cantare, un misto di un lamento, un canto e un urlo di godimento, che si unisce a quello degli altri e che risuona così forte e ripetitivo, come un’eco che rimbalza più e più volte contro le pareti.
Infine vengo ancora, quasi come se il mio seme fosse risucchiato violentemente dentro di lei. La vedo inarcarsi spalancando le braccia al cielo, quindi il suo volto estatico si avvicina al mio, la bocca spalancata, per baciarmi ancora con foga, penso.
Invece sento una morsa alla gola, denti appuntiti che lacerano e spezzano. L’urlo di dolore e stupore che vorrei lanciare mi muore in gola, mentre sangue copioso mi risale tra le labbra. I muscoli di braccia e gambe non rispondono più ai miei ordini di muoversi e fuggire. E mentre la mia mente si perde nel pensiero, ormai annebbiato, che certe leggende forse non sono così false, vedo il suo viso coperto di sangue, il mio sangue e una lunga, troppo lunga e nera lingua che si lecca le labbra con godimento.

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