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E’ sabato sera, seduto sul divano, gobbo verso il tavolino, i miei occhi stanchi quasi si incrociano davanti allo schermo del portatile, su cui le mie mani, digitano parole su parole, poi le cancellano, come un cane che si morde la coda. Lunedì mattina ho una presentazione a lavoro e sono ancora in alto mare con il discorso d’apertura. E’ tutto il giorno che ci lavoro, il mio essere ancora in pigiama lo dimostra.
La mente è annebbiata dalla stanchezza e dal vino ingerito, mentre il mio stomaco sta maledicendo il portapizze in evidente ritardo.

Improvvisamente, dal corridoio sento provenire un rumore di tacchi. La mia bambina sta correndo tra la sua cameretta e il bagno. Da quel che so deve andare a cena con le amiche e poi a ballare. Altro che bambina, ormai ha 19 anni. Ripenso all’ultima volta in cui sono andato in discoteca. Sarà passata un’eternità ormai.

Sto per riprendere in mano il cordless e sollecitare ancora una volta la pizzeria, maledicendoli per il disservizio, quando con la coda dell’occhio vedo un’ombra passarmi davanti accompagnato da un ‘buonanotte papi!’.

Distolgo lo sguardo dal portatile, giusto in tempo per vedere Giorgia apprestarsi ad uscire di casa.

‘Ehi! Dove credi di andare senza salutarmi come si deve?!’

Si ferma a pochi passi dalla porta. Si stringe nelle spalle e alza leggermente la testa. E’ come se la vedessi guardare in alto e sbuffare spazientita. Come per confutare la mia ipotesi, si gira e tornando di corsa su i suoi passi, torna in salotto fermandosi davanti a me. ‘Dai papi! Sono in ritardo per la cena!’

Mi alzo barcollante e una volta aggirato il tavolino, mi avvicino. La mia attenzione viene catturata da quel che vedo. Un paio di tacchi alti beige chiari, estremamente sensuali, seguiti da due caviglie fini, due gambe lunghe e flessuose che spariscono sotto ad un vestitino dello stesso colore delle scarpe, quasi trasparente. Risalgo ancora, non notando la presenza di intimo. Due bottoncini all’altezza del seno svelano la posizione dei capezzoli e ancora su; una scollatura esagerata e il viso angelico di mia figlia. I capelli sciolti che le incorniciano il viso, solo delicatamente truccato.

Il mio corpo reagisce a tale visione, come dimentico del fatto che quella che mi si para davanti è la mia bambina. Biascico qualche parola, con la bocca impastata: ‘dove credi di andare vestita da zoccola?’

Giorgia sgrana gli occhi e spalanca la bocca, prima di attaccarmi verbalmente: ‘Ma come ti permetti?! Sei ubriaco! Faccio finta di non aver sentito!’ Detto questo si rivolta in direzione dell’uscio.

‘Non azzardarti ad uscire da quella porta.’ Dico, mentre a stento la raggiungo, afferrandola per i capelli e tirandola a me. La mossa è talmente brusca quanto improvvisa e mia figlia non ha il tempo di reagire. L’equilibrio già precario dovuto ai tacchi alti, viene perso completamente e lei cade all’indietro, andando a disegnare come una capriola al contrario. La testa si infila tra i miei stinchi semi chiusi, mentre le gambe, a causa dell’energia cinetica si alzano e si aprono, disegnando un semi arco che termina all’altezza dei miei fianchi.

Spaventato dalla caduta di Giorgia le lascio immediatamente i capelli, andando istintivamente a bloccarle le caviglie per evitare che queste ultime ricadano rovinosamente a terra. La posizione che si viene creare è a dir poco allucinante. La posizione e il movimento hanno fatto risalire il corto vestitino di Giorgia, che ora è quasi arrotolato attorno al suo bacino. Le gambe oscenamente aperte e tenute su da me. E la sua fica, completamente depilata e schiusa, proprio sotto ai miei occhi.

Restiamo fermi per alcuni, interminabili, secondi, mentre i miei occhi non si staccano dal suo sesso e il mio cazzo si impenna, libero dall’assenza dei boxer, tendendo i pantaloni del pigiama.

‘Ma sei’sei senza’senza intimo.’ Riesco a dire, dopo vari sforzi.

D’un tratto le sue gambe iniziano a muoversi e a scalciare con forza. Le mie mani si serrano con ancora maggiore pressione attorno alle sue caviglie e i muscoli delle mie braccia si tendono, cercando di fermare la sua ribellione. ‘Lasciamiiii! Sei un porco! Lasciamiii!!!’ Urla isterica, come risvegliatasi da un momento di trance.

Il mio cervello smette di funzionare. La testa superiore si distacca virtualmente dal corpo, per lasciare il comando a quella inferiore. Lascio la presa, permettendole di mettersi in ginocchio. Fa appena in tempo a voltarsi, con gli occhi iniettati di sangue, la bocca aperta pronta a inveire nuovamente, ma le parole le muoiono in gola. Davanti a lei, a poche spanne dalla sua faccia, gli si presenta il membro del padre.

Duro, pulsante, con la cappella rossa che la punta. Io avanzo come un automa. Sbavo come in preda ad un raptus. Le afferro la testa con entrambe le mani e prima che possa reagire, le infilo il cazzo in bocca. Penetrandola fino alla gola. Subito un intenso calore avvolge il mio membro, dandomi sensazioni paradisiache. Era da troppo tempo che il mio pisello riceveva attenzioni solo dalla mia mano.

Quasi automaticamente inizio a muovere il bacino avanti e indietro. Facendo scorrere il cazzo sulla morbida lingua di mia figlia. La guardo. Lei ha gli occhi spalancati, la bocca piena del membro di suo padre e qualche rivolo di saliva che le scende lungo il mento, andando ad insinuarsi tra il solco dei piccoli seni.

‘Mmmpf. Ggghre” Sembra voglia dirmi qualcosa, ma il mio scoparle la bocca, glielo impedisce.
‘Sei una troia Giorgia’sei la troia di papà. Siii’la mia puttana!’ Commento mentre mi godo la sua calda bocca. Le stringo forte i capelli, quasi siano le redini e lei la mia cavalla. Il bacino sbatte prepotente contro la sua faccia, andando a schiacciarle ogni volta il nasino ad ogni mio affondo. ‘Volevi uscire vestita da zoccola. Ora prima lavori e poi esci.’ Il ritmo aumenta sempre di più. I suoi occhi roteano all’indietro, mentre noto che inizia a lacrimare e il pianto si mischia al trucco, finendo per creare una maschera pietosa sul suo dolce visino.

‘Vengo. Vengo. Ti sborro in bocca Giorgia’ingoia troietta di papà!’ Urlo mentre le riverso in gola densi fiotti di caldo sperma. Il ritmo della scopata rallenta, fino a fermarsi. Rimango fermo attaccato al suo vicino, aspettando che le pulsazioni della mia cappella scemino del tutto. ‘Mmm’si. Sei stata bravissima.’ Estraggo il pene dalla sua bocca, finendo per mungerne le ultimo gocce di sborra sulle sue labbra, spalmandogliele con il glande.

Indietreggio di qualche passo, rialzandomi i pantaloni del pigiama. La guardo, ancora mezzanuda inginocchiata a terra. ‘Lavati la faccia e mettiti le mutandine prima di uscire.’ La congedo così, tornando alla mia postazione di lavoro. Lei si alza, gli occhi gonfi di pianto, corre verso l’andito. Poi una porta che, sbattendo, si chiude. ‘Missà che la serata è saltata.’ Sorrido tra i baffi.

Passano una decina di minuti e di nuovo il ticchettio dei tacchi accompagna la ricomparsa di mia figlia, nuovamente truccata e presentabile. Questa volta si sofferma dinanzi a me e, voltatasi di spalle, inclina leggermente il busto in avanti spingendo il culetto in fuori. Osservo la scena in silenzio. Lei, portatasi le mani sui fianchi, alza veloce il vestito, rivelando un perizoma color carne. Quindi, altrettanto velocemente si ricopre, girando il viso verso di me. Un occhio chiuso e la lingua fuori, prima di un sarcastico: ‘Grazie dell’aperitivo papi! Buonanotte.’.

Detto questo si avvia verso la porta, uscendo di casa.

Guardo il monitor e inizio a scrivere. L’ispirazione per il discorso è tornata.

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