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Gli stivali di camilla

By 2 Agosto 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Camilla!’ urla la mamma dalla cucina ‘Camilla sbrigati, devi passare al supermercato a prendermi alcune cose’ Camilla si guarda nello specchio sbuffando. Quei due occhi grandi ed espressivi di un marrone quasi anonimo sembrano perdersi oltre la sua immagine riflessa, oltre quel viso tondo incorniciato da un caschetto ordinato di capelli neri, quel viso da cerbiatta smarrita, come qualche ammiratore anonimo le aveva lasciato scritto sulle pagine del libro di italiano quando ancora frequentava il liceo, in quell’eta’ in cui la vita sembra ancora un sogno. Ha 20 anni Camilla, ma ne dimostra almeno 4 di meno, ancora prigioniera di quella metamorfosi che un giorno le donerà il corpo di una donna.
Dalla cucina il rumore delle stoviglie nell’acquaio le rammenta che deve far presto, si guarda allo specchio e quel che vede al solito non le piace, il suo corpo e’ esile, la pelle candida, il seno piccolo anche se ben disegnato, troppo piccolo per riempire nel modo giusto quel reggiseno dozzinale, tanto che deve aggiustarselo per non lasciar scoprire il sottile rosa pallido che le circonda il capezzolo. Che invidia Martina, che con scollature esagerate porta in trionfo quelle due tette gigantesche.
Si sente piccola, fragile, quell’aspetto acqua e sapone inquinato solamente da un sottile strato di rosa sulle labbra, le accarezza con la lingua in un gesto involontariamente sensuale. Non ha anelli, non ha gioielli, niente che possa farla sembrare meno anonima e attirare le maliziose attenzioni degli uomini. Una mano forte tra le gambe, la carezza codarda di cinque dita sul culo, Camilla e’ cosi’ lontana da tutto questo, anzi prova colpevole vergogna solo a pensarci. Almeno, finche’ non c’e’ lui, ma forse in quel caso, lei non e’ piu’ lei. Quando esce dal bagno la madre è lì sulla porta della cameretta che la attende con impazienza “Allora? Finita la vestizione per il ballo del Principe?” Camilla sguscia di fianco alla madre aggirandola ed infilandosi nella sua cameretta, anche quella priva di un’impronta che la caratterizzi e racconti qualcosa di chi la vive. Pochi manifesti alle pareti, una libreria che campeggia di fronte al lettino ad una piazza e su cui sono allineati alcuni testi scolastici insieme a letteratura di basso e discutibile livello, basti un particolare a dare il quadro, il pezzo forte della collezione letteraria sono quattro romanzetti di Liala. Lo scrittoio sulla parete dove c’è la porta con sopra un computer che non sfigurerebbe nel Museo di Storia della Tecnologia e sull’altra parete un armadio a due ante.
La gonnellina ondeggia svolazzando sulle gambe magre di Camilla alzandosi forse piu’ del consentito. Lei controlla con disappunto il finto Swatch che porta al polso, le commissioni per la madre hanno richiesto più tempo del previsto ed è in ritardo. Svolta l’angolo e alza il viso verso uno scialbo bar di periferia, giusto in tempo per trovare Italo stravaccato ad un tavolo. Lui salta in piedi aggredendola “Ma cazzo, possibile che devi sempre arrivare in ritardo? Ma chi credi di essere la principessa “Mddenton”?” Storpiando penosamente il nome della povera Katie di cui ha cercato qualche informazione con google solo per averla associata a Pippa. Si in effetti Italo non è proprio un letterato, ha abbandonato la scuola subito dopo le medie e lavora nella piccola officina del quartiere come meccanico. Sarebbe anche un bel tipo se non si sforzasse troppo di somigliare allo stereotipo di bullo del quartiere, alto e con spalle larghe, non grosso ne grasso, ma un fisico asciutto e ben disegnato che alle ragazzine della zona induce pensieri inconfessabili persino alla messa della domenica mattina. Che Dio le perdoni. Nonostante non abbia ancora trent’anni i lineamenti sono marcati e definiti, la mascella squadrata e mascolina, le mani sono grandi e forti. Le unghie sempre sporche forse a causa del suo lavoro, ma di certo lavaggi più frequenti migliorerebbero sensibilmente la situazione generale. “Perdonami ho dovuto fare delle commissioni per la mamma” Cerca timidamente di scusarsi Camilla, lei ha sempre subito il fascino da spaccone del suo Italo, anzi si sente una privilegiata, quel ragazzo bello e sicuro di se che si accorge di lei ad una festa a casa di amici comuni, lei cosi’ anonima, lui cosi’ desiderato, è fermamente intenzionata a non farselo scappare, per la prima volta nella sua vita ha qualcosa che le amiche vogliono rubarle e non intende rinunciarci per nulla al mondo. In realtà lei è solo di vedute decisamente poco ampie, infatti non si avvede che Italo è solo un insensibile egoista, poco istruito e ancor meno disposto ad ammetterlo, felice di avere una ragazzina che fa sempre tutto quel che lui le chiede.
Italo non risponde nemmeno, si limita a guardarla con quel fare arrogante e stronzo mentre sta gia’ cercando di sbirciare sotto la sua gonna adolescenziale. Camilla allontana dal tavolo la bianca sedia di alluminio, volutamente tenta di avvicinarla più possibile all’uomo che intanto richiama l’attenzione di un ragazzo occupato a servire ai tavoli. Questi si avvicina, un po’ confusionario, è palesemente una matricola in cerca di qualche euro estivo ‘Vuole ordinare qualcos’altro?’ domanda accorgendosi della ragazza appena arrivata.
Italo risponde rozzamente ‘No, stiamo andando via’ senza nemmeno interpellare Camilla che volentieri avrebbe gradito qualcosa per dissetarsi. Teneramente cerca di cingergli il braccio, ma lui si scosta seccato ‘E non appenderti sempre come una scimmia, fa già un caldo boia. Ho voglia di andare al cinema’ e con il dito indica verso un cartellone strappato dove oltre al solito graffito di pene stilizzato, tipico di questo dimenticato atrio di civiltà, è raffigurata la perenne lotta tra buoni e cattivi nel volto americano di due machi e proiettili roventi.
‘Che palle di film’, pensa Camilla, mentre le sue labbra confermano ‘l’ottima’ scelta con un sorriso bugiardo.Entrano che il film è già iniziato, la sala è scura, vuota, chi verrebbe mai a vedere un film di serie b alle tre del pomeriggio? ma non serve vedere, l’odore stantio e il velluto infeltrito dei sediolini sono una prova tangibile della squallida categoria di cui fa parte questo cinema. Italo la porta fino in fondo, circa al centro della penultima fila e i due si accomodano uno di fianco l’altro. Il film è come previsto di una stupidità mortale, tra sparatorie, scazzottate ed esplosioni a malapena si intravede una logica che sembri un briciolo di trama, come se contasse qualcosa. Con un gesto plateale allunga il braccio dietro di lei, Camilla sorride teneramente sorpresa di questa coccola inaspettata e inusuale, ma l’illusione dura poco, il braccio si stringe piegandola bruscamente verso l’uomo che a sua volta si avvicina sussurrando all’orecchio ‘Hai fatto come ti ho detto?’. Lei fa mente locale, il calore della vergogna le scalda le guance, annuisce lentamente sperando di non essere vista. ‘Fammi vedere’ ancora una volta è solo la testa a rispondere, la voce è bloccata, sigillata tra le corde vocali, la risposta è un ‘no’ di vergogna. ‘Fammi vedere ho detto’ la ragazza tremando fa scivolare le braccia fino alle pieghe morbide della gonna, le afferra, lentamente solleva il lembo superiore scoprendosi oltre l’inguine. La pellicola illumina la sala in un gioco di chiari scuri alternati. Italo può solo intravedere a pochi centimetri da lui, la femminilità di Camilla, che priva di ogni intimo indumento, si mostra liscia e glabra, in offerta al suo lascivo desiderio. Con la mano verifica cio’ che all’occhio e’ solo accennato. Le sue dita grandi e forti la toccano, accarezzandola senza riguardo, in un senso di piacere egoista e bastardo che oltre ad eccitarlo lo gratifica. Lei è paralizzata, i suoi occhi perlustrano la sala, forse se ci fosse qualcuno non farebbe cosi… ‘no no, meglio nessuno, potrebbero vedermi, aiuto…’, sola con sè stessa ascolta il suo corpo, lo sente violato, maltrattato, ma allo stesso tempo incomprensibilmente, risponde allo stimolo scaldandosi di eccitazione. Si sente lei colpevole e allo stesso tempo impotente. L’uomo ama vederla eccitarsi e con le dita riconosce chiaramente quella risposta di umida accettazione. ‘Toccati’ è il nuovo ordine, chiaro e brutale. Questa volta lei e’ ancora più remissiva ed esegue senza tentennamenti, la mano sinistra scende tra le gambe, avverte il suo stesso corpo in due sensazioni distinte tra le dite umide e le labbra che si schiudono accarezzate dai polpastrelli. Penetra solo per qualche millimetro, poi si ritrae come per sfuggire ad un desiderio di cui ha paura, un desiderio che non vuole affrontare. La bocca si schiude con un respiro profondo e ritmato sul lento accarezzare delle sue stesse mani. Italo è lì di fianco , ammira e gode del suo potere su di lei , di se stesso e di un controllo che il resto della vita gli nega con sdegno. Velocemente sbottona i pantaloni, abbassa gli slip, il suo membro è gonfio e chiede soddisfazione. Lui rapisce di scatto la mano destra della ragazza, la avvicina fino a farglielo toccare. Lei è insicura, leggera, con quelle dita piccole e affusolate. ‘Quante volte te lo devo ripetere? Stringi’ La mano si serra sul pene rigido e come addestrata inizia ad agitarsi per tutta la sua lunghezza. Italo è quasi disteso sullo schienale, alza il mento stirando il collo mentre un mugolio scomposto gli attraversa la gola. Sente tutto e di più, quella piccola mano riesce a fargli provare sensazioni indescrivibili. Il suo corpo reagisce, lo sente contrarsi, come pronto a spingere e simulare l’accoppiamento. ‘Devi fare più forte’ ma lei non capisce, non riesce, non sa’… nella sua candida innocenza, non osa. ‘Incapace, succhiamelo, succhiami il cazzo’. Camilla esegue meccanicamente, senza volontà. E’ come se non fosse li’ ma fosse in piedi a pochi metri da loro a guardare una coppia di estranei e vergognarsi per loro. Con la lingua sfiora leggermente la rossa e gonfia protuberanza di quell’animale prepotente. Le labbra scendono fino a catturare quel sapore acre e intenso di chi ritiene l’igiene intima una pratica noiosa. Affonda lasciando che tutta la bocca si riempia di carne. Quindi risale facendo percorrere alla lingua tutta la lunghezza a ritroso e di nuovo giu’ ancora piu’ profondamente. Non quanto vorrebbe lui, che le prende la nuca e la spinge fino a farglielo arrivare in gola. Istintivamente lei si agita fino a liberarsi e tossire con un leggero conato di vomito. Lo guarda negli occhi, legge il suo desiderio e questo la convince a tornare con la lingua fino a solleticargli la base e quei due grossi testicoli che sente pieni come noci. Le mani e la bocca lavorano insieme, alternando il piacere. Il corpo le si muove come un’onda, facendola oscillare su e giu’ ripetutamente. Le vibrazioni aumentano, i nervi esausti strappano la presa, e proprio mentre sul grande schermo in pvc l’eroe scampa ad una potente esplosione, Italo rilascia con violenza il seme del suo corpo. Camilla non fa in tempo a spostarsi, lo sente riempirgli la bocca, poi colpirla con schizzi caldi su tutto il viso, prima di ritirarsi al suo posto e sommessamente asciugarsi, cancellando la traccia di qualche lacrima. L’uomo è sopraffatto. Ci mette qualche minuto prima di ricomporsi, se fossero stati a casa si sarebbe addormentato in quella posizione innaturale. Ma il film è finito e silenziosamente escono dalla sala. Camminano in silenzio nell’assolato pomeriggio di una estate estremamente torrida, le strade sono deserte e passate da poco le quindici, e come ogni giorno, Camilla accompagna Italo al lavoro. Una strana coppia la loro, lui trasandato, come chi pensa di vivere in un mondo parallelo dove conta solo coprirsi e non vestirsi, lei ingenua e infantile in quegli abiti corti più adatti ad una ragazzina che ad una donna; la gonna utile solo a coprirle i fianchi, la camicetta troppo leggera, solo un velo semitrasparente sul quel seno scoperto. All’improvviso un cane randagio scodinzolando li supera, deve essere un animale molto docile perché conquistato dal sorriso di Camilla, con entusiasmo inizia a giocare e saltellare. Un animale sicuramente sfortunato viste le ossa sporgenti e il pelo opaco addirittura mancante in molti punti. Lei prova infinita tenerezza e prova ad accarezzarlo, lui invece, come sempre sensibile come un cobra reale a cui hanno pestato la coda, urlando fa un gesto minaccioso con la mano ‘Pussa via brutta bestiaccia’. Il cagnolino guaisce e abbassa le orecchie spaventato e inavvertitamente urta una pila di rifiuti facendo rotolare sul cemento una grossa scatola di cartone prima di sparire infilandosi nel vicolo più vicino. “Che cattivo che sei, povera bestiola, voleva solo compagnia” interviene Camilla a guastare la festa di Italo che ancora sghignazza divertito per l’incidente accaduto al povero animale “Guarda Italo” timidamente lei tirandogli il braccio richiama la sua attenzione sulla scatola che rovesciandosi si è aperta lasciando intravedere un paio di stivali neri. Camilla si avvicina incuriosita con quella circospezione tipica degli insicuri, quasi teme che l’oggetto si animi all’improvviso diventando una minaccia, Italo la segue di controvoglia, la ragazza si inginocchia vicino alla scatola e con gesto quasi riverente prende uno degli stivali e lo esamina “Lascia stare quella porcheria” Gli intima l’uomo che è rimasto due passi discosto “Chissà di chi sono, chissà chi li ha portati, magari prendi pure una malattia” Sentenzia una sciocchezza insensata come se fosse un esperto mondiale, ma Camilla non gli dà retta, è troppo presa da quegli stivali bellissimi che continua a rigirare tra le mani estasiata, rapita dalla vista di quella pelle lucida e morbida, una meraviglia che non avrebbe mai potuto permettersi. “Sembrano nuovi Italo” Replica lei mostrandogli la suola perfettamente pulita e levigata, neanche un graffio, non un granello di polvere, è chiaro che quegli stivali non hanno mai toccato terra. A questo punto l’uomo si avvicina per osservare meglio e non puo’ non convincersi che lei ha ragione. Si guarda intorno con fare furtivo e poi gli dice brusco “Dai cazzo, prendi quella scatola e andiamo” Camilla si volta e lo fissa con un’espressione scandalizzata e stupita al tempo stesso come se le avesse chiesto di svaligiare la banca all’angolo. “Ma non possiamo prenderli, non sono nostri e poi chissà quanto costano” Ma Italo, che certo non brilla nè in pazienza nè in democrazia, la spinge con scortesia di lato, le strappa di mano lo stivale buttandolo nella scatola, richiude tutto con il coperchio e infilandosela sotto al braccio si avvia quasi correndo “Li ho trovati e son miei” dice con piglio sicuro. Camilla dopo il momento di smarrimento si alza e affrettando il passo, lo raggiunge in silenzio. Inaspettatamente lui ha un gesto di attenzione verso la ragazza “Tieni, un regalo per te, li metterai domenica quando andiamo a ballare”. Lei fatica a reggere la grande scatola che continua rigirare con curiosità tra le mani “Guarda Italo è proprio il mio numero” Dice leggendo la misura stampigliata sul lato del cartone e finalmente sorride, il mondo non è poi così cattivo pensa, anche a lei è accaduto qualcosa di bello e di inaspettato.
Camilla entra in casa per prima, come sempre controlla che la madre non sia ancora tornata dal lavoro, quindi riapre la porta e fa un cenno ad Italo in attesa sull’altro lato della strada. I due si rintanano al piano di sopra, nella stanza della ragazza, ‘Una stanza da femminucce’ immancabile la battuta, immancabile la risata beota. La finestra spalancata permette ad un leggero soffio d’aria di mantenere la temperatura qualche grado più bassa rispetto l’afosa oppressione sulla strada antistante l’edificio. Camilla si sbarazza della scatola che stringe forte contro il petto, rendendosi conto in quel momento di essere rimasta in camera da sola con un uomo tutt’altro che galante. L’imbarazzo fa arrossire le sue guance color latte, ‘uh che caldo’ sbuffa agitando la mano come un ventaglio, ‘fammi aprire bene la finestra’. Lo dice non accorgendosi che la finestra è già completamente aperta, non può però esimersi dal giocare un po’ con le persiane e sporgersi per simulare lo sforzo di spalancarle. Italo da dietro osserva incuriosito la scena, fino a quando lei sporgendosi si piega mostrandogli quel simpatico slip bianco a righe colorate che si era comprata al supermercato qualche giorno prima. Camilla sente il sole riscaldargli il viso, allungata fuori dal davanzale, la vicina intenta ad innaffiare le rose la saluta con un sorriso e il gesto della mano, lei risponde, ma rigidamente, come un burattino che agita il braccio mosso da un filo invisibile, sorride, ma e’ preoccupata, perche’ alle sue spalle qualcuno che non vede, sta già violando la sua intimità. Italo tira verso di sé l’intimo di cotone della ragazza, lo slip si stringe fino a dividere esattamente in due l’inguine e affondare oltre le piccola labbra rosastre. Con le dita accarezza indelicatamente i due lati. Le mani sono ruvide, non ancora umide di eccitazione e la sensazione non è piacevole, le gambe si stringono ma l’uomo non demorde. Con la mano afferra tutto il sesso della ragazza. Inizia a maltrattarlo incautamente, lo stringe, lo rilascia e lo stringe ancora, eccitandosi per quel calore morbido. ‘Piano’ implora la ragazza mentre il dolore si fonde con un insano piacere che dal ventre avanza e scende dove il tocco delle dita, rudi ma efficaci, la stimola’ ‘Piano” dice espirando profondamente e tentando di simulare tranquillità agli occhi della vicina che sembra avvicinarsi con l’intento di voler scambiare qualche parola. Le dita si bagnano, facilitando il compito, Italo sposta leggermente lo slip, tanto basta per vederla in tutta la sua cruda femminilità, le dita affondano leggermente, in un gioco di provocazione e attesa. ‘Buongiorno’ signora’ Camilla si morde il labbro, ‘Ciao Camilla, come stai, hai sentito che caldo?’ risponde la vicina pettegola. ‘Si’ si’ ho sentito’ risponde la ragazza che con difficoltà riesce a controllare la respirazione. ‘Dicono che sarà così fino a domenica’ ancora la vicina. ‘Chissenefrega’ vorrebbe risponderle. ‘Si’ ho’ sentito” le esce dalle labbra. Lui la tortura. Con la mano sulla schiena la tiene piegata e non le permette di alzarsi e rientrare. ‘E la mamma come sta?’ maledetta pettegola. Camilla inspira, pronta a risponderle, ma un colpo secco da dietro la spinge avanti, facendola ondeggiare. Non un dito, qualcosa di molto piu’ grosso aveva forzato le sue difese come un colpo di frusta lungo tutta la schiena. Gira leggermente il viso, tanto basta per vedere l’uomo coi pantaloni slacciati, spingersi dentro e riuscire in un ritmo alternato. ‘Tutto bene Camilla? Qualcosa non va’ ‘Si’ si” Risponde godendo del rapporto tra le dimensioni del suo ragazzo e i suo fianchi minuti. La lingua sembra voler uscire dalla bocca. Fortunatamente la vecchia vicina si allontana per rincorrere un cane che tenta di rilasciare i suoi bisogni sul cespuglio di rose. Lui si spinge forte dentro di lei, la tiene per i fianchi, un po’ per tirarla, un po’ per non farla sbalzare fuori dalla finestra. Lei ondeggia oltre il davanzale, chiudendo gli occhi, le sembra quasi di volare drogata di eccitazione. Ad un tratto lui si stacca, indietreggia fino a distendersi sul letto, col membro bene in vista. ‘Vieni qui’ le ordina col solito fare arrogante. Lei esegue rapita. ‘Siediti’ esegue di nuovo, ma ingenuamente si siede sul letto di fianco a lui. ‘Stupida! Montami l’uccello’. Non riesce nemmeno a provare imbarazzo, esegue. Camilla si mette a cavallo dell’uomo. Le ginocchia piegate intorno ai suoi fianchi. Con la mano si scosta le mutandine, scende lentamente, guidando il sesso dell’uomo verso il suo ingresso. Il contatto tra i due corpi è un colpo al cuore, il movimento successivo lo sente affondare, la sente allargare e abbracciare quel calore in un umido desiderio. Deve riprendersi quando seduta lo sente tutto dentro. Italo con le mani le afferra i fianchi e inizia a muoverla, su e giu’, ma anche avanti e indietro, per fargliela sentire piena di lui. La muove senza interruzione, forte e lentamente a seconda dei suoi egoistici desideri. Lei si appoggia con le mani sul petto, chiude gli occhi, il calore la attraversa, la conquista. Segue il movimento oscillando il bacino, incredula del suo stesso peccaminoso atteggiamento. La bocca è spalancata, il respiro lento e profondo, il caldo insopportabile. Si toglie la camicetta’ non e’ abbastanza. Interrompe quella danza sollevandosi per spogliarsi di ogni altro indumento, lanciarlo chissadove sul pavimento, quindi ritorna come affamata ad occuparsi di quel grosso arnese. Lui la prende e la giostra senza curarsi di altro. Vuole solo che lei lo faccia venire e nient’altro, e ci riesce benissimo. Camilla è minuta e sente stringere forte il suo centro del piacere. La muove ancora, piu’ forte, sempre piu’ forte, sente il suo respiro diventare voce incontrollata e questo aumenta a dismisura la sua voglia. Il cuore pompa, i muscoli si tendono, il petto si contrae nel vano ultimo tentativo di tenersi, ma e’ impossibile. Con un urlo liberatorio esplode la sua eccitazione dentro di lei che a sua volta, riempita di quel caldo desiderio, urla un orgasmo intenso e profondo, per poi ricadere svuotata sul petto ansimante dell’uomo per pochi secondi di riposo.
Lui si riveste, ha il volto rilassato e l’espressione soddisfatta, non degna neanche di uno sguardo Camilla che sta ancora rannicchiata sul letto coprendosi alla meglio con il lenzuolo, è tenero quel gesto di tardiva pudicizia, tenero ma irragionevole, visto che solo due minuti prima era completamente nuda fra le sue braccia e mugolava come un cucciolo ferito. “Hai provato gli stivali?” le chiede lui dandole le spalle e lei scuote con decisione la testa in segno di diniego quasi potesse vederla. “Ci senti?” riprende Italo spazientito dal suo silenzio mentre si volta a cercare i suoi occhi grandi e spauriti da cerbiatta timida e fragile. Nonostante tutto la presenza dell’uomo la rassicura, non fa caso ai suoi modi bruschi, si e’ da tempo rassegnata alla sua sovente scortesia, a Camilla interessa solo che lui sia li e che sia solo per lei “Li ho nascosti sotto al letto, non voglio che la mamma li veda” I sensi di colpa per aver preso quella scatola che non le appartiene sono ancora vivi. “Dai indossali” La incalza lui. Lei non sa e non vuole dirgli di no, scivola dal letto, si sdraia a terra e tira fuori la scatola, è così presa dagli stivali che ha dimenticato anche la sua nudità. Li indossa stando seduta a terra e un brivido di piacere quasi sensuale la percorre tutta al contatto della pelle morbida. Si alza, i suoi occhi hanno una strana luce. Guarda la sua immagine riflessa nello specchio e per la prima volta quello che vede le piace e la rende sicura, tanto da mettersi in una posa altera per mostrarsi a lui. Le gambe magre ma decisamente belle e ben disegnate sono tese e dritte e svettano superbe dagli stivali, ha il mento alzato e le mani posate sui fianchi quasi in gesto di sfida. “Cazzo!” Dice Italo restando a bocca aperta a quella vista, ora la vede sotto una luce diversa, sembra una di quelle modelle che ammiccano dai giganteschi manifesti conquistando la sua attenzione.
Italo aspetta spazientito Camilla appoggiato braccia conserte alla sua auto, la sente scendere le scale di corsa, aprire il portone, e quello che vede lo lascia senza parole, anzi lì per lì neanche la riconosce. Quella morettina strizzata in un vestino nero che le arriva parecchie dita sopra al ginocchio è uno schianto, gambe lunghe e slanciate inguainate in velatissime calze nere, sembra che lo stilista abbia pensato a lei quando ha disegnato l’abito che Camilla indossa con sicura e disinvolta eleganza. La gonna nera a pieghe, corta tanto da scoprire le gambe con generosa impudicizia lasciandole nude sino a metà coscia, è graziosa e sbarazzina, ma è il corpetto a dare importanza all’abito, tenuto solo da sottili spalline, aderentissimo e con una scollatura leggermente a ‘V’ avvolge il busto della ragazza come in una carezza, le coppe si serrano sul seno piccolo evidenziandolo, mettendone in mostra il disegno quasi perfetto. Tutto in prezioso raso nero cangiante con riflessi porpora, ai piedi gli elegantissimi stivali alti sino al ginocchio e rigorosamente neri che sfoggiano un tacco vertiginoso. Uno spettacolo insieme eccitante ed inquietante, Camilla infatti ha cambiato completamente look anche nel trucco che ora è deciso e volitivo, un fondo tinta decisamente chiaro su cui “spara” un gloss di un violento viola sulle labbra, tanto scuro da apparire quasi nero, gli occhi, schiarito sapientemente il contorno, sono allungati da un lungo lavoro di eyliner. “Che cazzo hai combinato?” Dice incredulo Italo quando capisce che quel sogno è proprio la sua Camilla, la ragazzina acqua e sapone che sarebbe passata inosservata anche in una stanza completamente vuota. Lei quasi lo ignora, apre la portiera dal lato passeggero dell’auto e infilandocisi lo apostrofa con un semplice “Andiamo, siamo già in ritardo”.
Quella domenica sera la discoteca di periferia sembra più affollata del solito, all’entrata lo stesso spettacolo caotico di sempre, gente che si spintona, fischi, urla sguaiate e groviglio di braccia, gambe scoperte, visi stravolti da chissà quali porcherie. “Che figa!” a voce alta a pochi passi da Camilla, due giovani con in mano bottiglie di birra ormai quasi vuote si sgomitano ridacchiando, adocchiano con cupidigia le lunghe gambe generosamente scoperte, risalendo poi sui fianchi accarezzano con gli occhi avidi e bramosi il culetto sodo della ragazza che la gonna fascia con ardita sicurezza, lasciando poco o nulla all’immaginazione. Italo è interdetto, non è abituato a questo, non ha mai dovuto difendere la sua ragazza da commenti importuni o da avances ardite, esita solo un’istante e Camilla silenziosa alza il viso drizzando le spalle, si volge piano verso i due, gli occhi marroni sono screziati da venature dorate mentre lei li pianta con sicurezza su quei visi sudati e stravolti dall’alcool e l’effetto è sorprendente, i due ammutoliscono, abbassano gli sguardi e poi si spostano dalla fila defilandosi nella calca assordante. “Andiamo” Dice Camilla ora che finalmente è il loro turno di entrare ad un sempre piu’ stupito Italo che apre e richiude la bocca per cercare parole o forse aria, basito dallo spettacolo a cui ha appena assistito.
La discoteca è affollata all’inverosimile, la musica è assordante nel vorticoso agitarsi delle luci stroboscopiche, sulle due pedane rialzate proprio in fondo alla pista, sotto la postazione di uno stravagante DJ con ciuffo di un ridicolo color arancione, due gruppi di splendide ragazze ballano dimenando quei corpi giovani e appetitosi resi ancor più eccitanti dagli abiti succinti. E’ un turbine di pelle liscia impudicamente lasciata scoperta da microgonne praticamente inesistenti, di gambe lunghe e tornite e di perizomi colorati che occhieggiano ammiccanti nelle movenze della danza, di seni prorompenti che spuntano da scollature che a fatica cercano di contenerli. Italo a bocca aperta sotto la pedana di destra fissa incredulo una scatenata Camilla che con movenze lascive si dimena al ritmo serrato imposto dalla musica, il fascio di una lampada a luce nera la investe in pieno e forse a causa della luce che sembra prediligerla nel gruppo, forse per quel vestitino così incredibilmente provocante che sottolinea quel corpo magro rendendolo estremamente e maledettamente desiderabile, le altre ragazze scompaiono sbiadendo sullo sfondo di quella scena di una sensualità quasi sinistra. Poi la pausa, la musica si attenua senza cessare del tutto, le luci sulle pedane si spengono e Camilla, come le altre ragazze, scende e raggiunge il suo Italo, ha il viso lievemente arrossato il respiro grosso, sfila davanti a lui facendosi elegantemente largo fra la folla che ancora occupa la pista da ballo “Ho sete, ho bisogno di qualcosa di fresco” Italo ci mette un pò a riprendersi dallo stupore e dalla meraviglia non credendo ancora che quella sia la Camilla che conosce, e per la prima volta la scena si inverte, lei che cammina altera tra la folla e incurante di lui che goffamente arranca per raggiungerla “Cazzo che strafiga che eri la sopra” le dice appena a tiro di voce indicando col braccio teso all’indietro verso le pedane ormai vuote e silenti “Sembravi proprio una gran puttana” Camilla si ferma irrigidendosi a quelle parole dando così modo a lui di raggiungerla. Si volta e con un gesto secco quanto incredibile molla un sonoro schiaffo in pieno volto del fidanzato tanto da voltargli il viso dall’altra parte. Italo quando si riprende non guarda lei, ma si guarda intono, con uno sguardo tra incredulo e stupito guarda i ragazzi che li circondano, quasi cercasse nei loro occhi la conferma di quanto accaduto. Ovviamente gli altri li ignorano non essendosi neanche avveduti dello spiacevole episodio, lui torna a cercarla, Camilla che se ne sta ancora sicura ed impettita a pochi passi, gli occhi di lei gli fanno gelare il sangue nelle vene quando quella voce solitamente a lui così familiare risuona invece come quella di una sconosciuta “Non permetterti mai più!”
Nella pausa al bar, lontani dall’assordante frastuono della musica, dal vorticoso agitarsi di corpi accaldati, Camilla e Italo cercano refrigerio e serenità nei drink analcolici, lui non smette mai di guardarla di nascosto, è stupenda, sensuale e bellissima, come diavolo ha potuto in tutto questo tempo non accorgersene? La ha avuta tra le mani, arrendevole e disponibile ad ogni suo desiderio, ogni volta che ha voluto, eppure non si era mai reso conto di avere una donna con un tale carica di sensualità. Ora al solo osservarle quelle gambe tante volte accarezzate sente un forte desiderio partirgli dal basso ventre e salirgli prepotentemente alla testa, la loro vita sessuale è sempre stata tranquilla e quasi scontata, lui si serviva di lei per soddisfare il giusto e sacrosanto desiderio di un uomo nel pieno vigore fisico e lei acconsentiva sempre di buongrado, questa la facciata, ma dietro le quinte, nei loro animi le cose stavano ben diversamente, lui aveva bisogno di una donna per soddisfare le sue brame e Camilla, sempre a portata di mano, sempre cedevole e accondiscendente serviva all’uopo, e senza particolari patemi d’animo, nel suo egoismo Italo sceglieva solo la via più semplice e meno faticosa, qualsiasi altra donna gli sarebbe andata bene in quei momenti di desiderio, di fame di carne morbida e pelle vellutata. Camilla dal canto suo non era mai stata ragazza di grandi appetiti sessuali, sapeva per tradizione culturale che una donna, una moglie, una compagna deve sempre assecondare e compiacere il suo uomo, certo, anche lei era fatta di carne ed ossa come tutti e non poteva sottrarsi al piacere nei rapporti sessuali, il suo corpo giovane e sano, rispondeva a meraviglia alle sollecitazioni sessuali, ma era la testa che non andava in lei, non considerava il suo appagamento personale come un diritto, ma bensì come un fatto marginale e secondario, sempre e comunque subordinato al desiderio di Italo, del suo compagno, “dell’uomo”, ovvero di colui che si sarebbe preso cura di lei per il resto dei suoi giorni e questo, pensava lei, va giustamente ricompensato. Ma ora che gli occhi di Italo indugiavano sulle forme, si spigolose di Camilla, ma seducenti oltre ogni misura, sensuali e attraenti come poche, quel corpo dai tratti esili ma ben proporzionati, dalle movenze insolitamente stuzzicanti e dalle proporzioni quasi “stechiometriche” lo eccitavano sino a fargli vorticare la testa, ora non voleva una donna, non aveva bisogno di scopare, ora voleva lei, voleva Camilla. “Vieni” posando il bicchiere sul ripiano del bancone e afferrandole il polso con un gesto insolitamente tenero, delicato, quasi riverente. Lei lo legge negli occhi di lui, ancor prima che nei gesti e nella voce, vuole far sesso, rassegnata posa il bicchiere a fianco di quello di Italo e docile lo segue verso l’uscita. In silenzio raggiungono l’auto parcheggiata poco distante, entrano e lui mette in moto e parte, solo pochi metri, il giro dell’isolato e Italo parcheggia nel prato dietro la discoteca, spegne il motore e si volta a guardarla ancora una volta. Lei se ne sta silente come sempre in quelle situazioni con le mani candide giunte in grembo, piccole, bianche ed affusolate, il mento abbassato in attesa che lui faccia “quel che deve”. E lui lo fa, si sporge verso lei, fa scattare il meccanismo che fa ribaltare il sedile e lei va all’indietro come una bambola di pezza, sente la mano avida e calda di lui posarsi sulle ginocchia ossute, serrarsi come a sancire il possesso e poi lo sente risalire lungo la gamba, accarezzare quella coscia magra e sensuale avvolta in quel velo di seta sino a giungere al bordo di pizzo dell’autoreggente. La leggera gonnellina è salita e il contrasto con la pelle candida lo fa deglutire a vuoto, come è dirompente il confronto tra la calza ruvida al tatto e quella pelle fresca e lisca, l’erezione diventa violenta e dolorosa, acuita dallo stupore di quella erotica novità, non aveva mai visto Camilla con un paio di calze diverse dai dozzinali collant dei grandi magazzini. Si getta su di lei come una predatore affamato sulla prede inerme e la palpa freneticamente, le alza la gonna, le accarezza le gambe, sale sulle cosce sino a trovare la stoffa leggera degli slip, lei piano e senza fretta quando lui la raggiunge nell’intimità dischiude le gambe ad agevolarlo, sente premere il desiderio duro e pulsante. La bocca di Italo si posa su quella di Camilla, ignora i seni piccoli ma sodi e ben disegnati, trascura la pelle candida e scoperta degli omeri magri, la serica morbidezza di una gola bianca e palpitante offerta alla sua avidità, ora lui vuole la sua bocca, la sua lingua, qualcosa che sente intimo e sensuale, una sorta di violazione di un privato eccitante, quasi peccaminoso. Ed è allora che il cuore di Camilla inizia a pompare con forza spingendo il sangue violentemente e velocemente nell’ angolo più recondito del corpo mutandolo. Le braccia serrano l’uomo, risponde con inusitato vigore a quel bacio, gli cerca la lingua, gli morde le labbra, scivola con le mani sulle spalle forti di lui assecondando ora il suo movimento che strusciando il sesso sulla sua coscia simula un amplesso, poi all’improvviso lo allontana da se spingendo con forza con le mani contro il petto, apre lo sportello e scende, inspira forte, l’aria fresca della sera da refrigerio ai corpi ed ai polmoni bruciati dal calore asfissiante di un’estate insopportabile “Ma che cazzo ti prende…?” sente la voce di Italo, si volta e si affaccia nello spazio lasciato aperto dalla portiera, la luce di cortesia illumina il viso sbigottito di lui e lei con una voce fredda e impersonale gli ordina “Esci!”, Ora è davvero incazzato Italo, a tutto c’è un limite, apre anche lui la portiera ed esce sul prato, ma Camilla che ha girato intorno alla macchina è già lì in piedi dinanzi a lui con le belle gambe divaricate e ben piantate a terra, attende che la portiera si richiuda mentre Italo la guarda senza capire e poi lo spinge contro la macchina, fa un passo avanti, gli alita in viso lasciando che i suoi occhi freddi affondino in quelli del sempre più stupito giovanotto e poi con gesti sicuri slaccia la cintura, apre i jeans che lascia cadere ai suoi piedi, poi si inginocchia dinanzi a lui e armeggia con quelle mani piccole e delicate sui boxer che presto vanno a fare compagnia ai jeans, il sesso di Italo è ancora eccitato, ma è innegabile che quel trambusto, tutta quella confusione abbiano lasciato il segno sul suo vigore, Camilla alza gli occhi sull’uomo che apre e richiude la bocca cercando di prendere aria interdetto, la bocca di lei è solo un taglio dritto e nero su un pallore assurdo, gli occhi cercano quelli di lui e poi perentoria si sente la voce di Camilla “Guardami!”. Con la mano destra afferra il piacere dell’uomo, lo stringe forte iniziando lentamente a scivolare per tutta la sua lunghezza. Lento lo accarezza, scostando la pelle, mostrando quella cupola rossa di piacere prima di ricoprirla di nuovo allontanando e avvicinando la mano. Italo la guarda, immobile, vede la sua bocca avvicinarsi senza toccarlo, puo’ addirittura sentirne il respiro sulla carne, vorrebbe spingere e scoparsi quelle labbra morbide e colorate, ma e’ succube, soggiogato da una sconosciuta dal volto familiare. Finalmente lei pone fine alla tortura e con la lingua lo accarezza proprio sotto, dove e’ più sensibile, ‘Come cazzo lo sai’ impreca Italo ansimando occhi al cielo. Poi torna a guardarla, quel movimento oscillatorio, ritmato e regolare, il calore della bocca lo avvolge completamente, lo lascia e lo riavvolge. Dall’alto vede le labbra scivolare, il seno strizzato dal corpetto sembra molto piu’ grande, riesce persino a scrutare dentro il vestito il ventre che rispondendo al respiro, danza per lui.
‘Cazzo’ cazzo’. cazzo” con una mano tenta di prendere la testa di Camilla, ma lei si scosta e con un colpo brusco la allontana, quindi ritorna con le labbra, prima da un lato, poi dall’altro’ lo alza spingendoglielo contro la pancia, con la lingua dalla base arriva lentamente fino alla cima, gustandoselo tutto, poi di nuovo a nasconderlo tra i respiri.
Il movimento da lento muta in veloce, a pompare con energia e desiderio, ogni centimetro di piacere. Camilla avverte chiaramente le scosse che anticipano l’orgasmo, e all’improvviso si ferma, allontanandosi, interrompendo vigliaccamente quel rito sessuale. Guardandolo negli occhi si alza, ore e’ lei sicura, e lui quasi spaurito, cinge le braccia al collo, alza la gamba appoggiando il piede sul bordo del cofano. Schiacciandosi all’uomo scosta le mutandine, e arditamente, lo afferra, obbligandolo ad entrare.
E’ lei che si muove su di lui, quasi dondola appesa, gli ruba il piacere, lo porta al limite muovendosi freneticamente per poi fermarsi e ripartire quando sa’ di poter continuare. L’uomo sembra sfinito, al collasso, eccitato come mai gli era capitato nella vita, chiama il suo nome proprio mentre lei gli infila lingua fino in gola.
L’orgasmo preme sul petto contraendo gli addominali, l’uomo esplode schiacciando le spalle, tirando il collo, stringendo forte quello strumento di piacere puro tra le braccia. Lei urla a sua volta, incurante che oltre il parcheggio la stiano sentendo, urla con rabbia prima di ricomporsi con un sorriso ora appagato, quasi beffardo. Sulle cosce sente scivolare un umore non suo, ma come se nulla fosse, aggiusta il vestito, gira intorno alla macchina e rientra. Lui e’ ancora appoggiato, sorretto, ansima col cuore in gola, incredulo, sente ancora le scosse percorrergli la carne, tanto che non ha nemmeno la forza di rimetterselo nei pantaloni. Un colpo di clacson lo sveglia di soprassalto, interrogandosi si gira oltre il finestrino aperto, nella macchina. Lei lo guarda e sorride, con un gesto del capo lo invita a rientrare. ‘Andiamo” si aggiusta con meticolosa parsimonia gli stivali ‘non abbiamo ancora finito”.

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