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I ladri

By 11 Ottobre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Ancora grondante d’acqua esco dalla doccia. La finestra del bagno è chiusa. Meglio così, l’ultima volta è rimasta aperta ed è successo un mezzo casino.
Faccio per prendere l’accappatoio ma all’ultimo desisto. Troppo caldo ed afa, anche se è notte inoltrata. Molto meglio usare un asciugamano. Mi limito a cingermelo tutt’attorno al corpo.

Con un altro asciugamano un po’ più piccolo mi friziono i capelli per togliermi l’acqua di troppo.
Mentre mi asciugo faccio finta di ballare un po’, mi immagino una colonna sonora adatta all’occasione e mi dimeno in preda al ritmo. Ho scelto una buona musica mi devo fare i complimenti.

Quando ho i capelli sufficientemente asciutti, passo alla spazzola per rimettermeli in ordine prima di asciugarli come si deve.

Prima di uscire dal bagno apro la finestra. La corrente d’aria asciugherà tutto il bagno da sola. E’ bello quando qualcuno lavora al posto tuo.

Vado in camera e mi tuffo sul letto. Tanto sono quasi già asciutta. Prendo una rivista e la sfoglio pigramente mentre sventolo le gambe all’aria. Un rumore mi fa voltare verso la porta.

Urlo. Non mi sarei mai aspettata di vedere due estranei incamera mia; e con il passamontagna per giunta. Fanno spavento sono due figure scure come spettri nell’oscurità. Istintivamente faccio per alzarmi dal letto, ma quei due tipi sono più svelti di me. Quello più vicino mi spintona sul letto.

– Vedi di stare calma e zitta. – Scandisce ogni parola.
Ora che non posso più scappare ho il tempo di guardarli meglio. Anche se ho il cuore che batte all’impazzata tento di darmi una calmata. Come dicevo sono in due. Quello che ha appena parlato è grosso, alto come un armadio e grasso oltre modo. L’altro che mi ha spintonato, invece sembra la metà del suo compare. Entrambi sono vestiti di scuro con il passamontagna che mostra solo gli occhi e la bocca.

– Che cosa volete? –
– Secondo te? Non devi essere tanto intelligente. Vogliamo i soldi, dicci dove sono. – Mi fa il ciccione.
Cavolo i soldi, quasi tiro un sospiro di sollievo ho avuto paura del peggio.
– Sono nella borsa, lì. – Indico la sedia vicino al tipo smilzo.
Il tipo controlla subito. Riversa tutto il contenuto per terra e si mette a frugare.
Dopo una breve ma accurata ricerca lo smilzo fa al ciccione – Ehi, qui ci sono solo pochi spiccioli. –
– Dove li hai messi? –
– Cosa? – Non capisco a cosa si riferiscono.
– I soldi che hai prelevato dal bancomat stasera. –
Incomincio a farfugliare, non so di cosa stiano parlando. – Io non ho prelevato nulla. –
– Non mentire troia, il mio amico ti ha seguito fin dal bancomat della banca. – Dice il ciccione.
– Io non ho nessun bancomat, non ho nemmeno il conto corrente in banca. –
– Non è vero, ti ho seguita, eri alla guida di un suv bianco. – Mi fa lo smilzo.
– Non ce l’ho un suv bianco. Ho solo una vecchissima utilitaria. – Spero vivamente che ci credano perché è la verità.

– Passami le chiavi che hai trovato nella borsetta. – Fa il ciccione all’amico.
– Sono di una Renault. Di che marca era il suv che hai seguito? –
– Americana credo. –
– La targa almeno? –
– Non la ricordo. –
– Dove ha parcheggiato? –
– Proprio in fondo alla via. –
– E l’hai seguita fino in questo condominio? –
– Beh ho dovuto parcheggiare anch’io. L’ho persa di vista solo un istante, c’era solo lei per il marciapiede. – Lo smilzo mi indica.
– Non dirmi che hai sbagliato di nuovo persona? –
– Qui nessuno ha mai avuto un suv. – Provo a buttarla lì.
Il ciccione impreca. Quindi per colpa di quel cretino sono io che ci rimetto. Fantastico.

– Guarda in giro se trovi qualcosa; non mi va di andarmene di qui con una manciata di euro. –
Sto in silenzio ed osservo lo smilzo che svuota i cassetti ed apre i miei armadi. Mi irrita guardarlo mentre prende tutte le mie cose e poi le getta alla rinfusa sul pavimento. Purtroppo sono impotente.

– Guardo cosa ho trovato. – Il tipo sventola trionfante un fallo di gomma che tengo per le mie esigenze.
– Ah che roba alla ragazza le piace divertirsi. –
Ora sono incazzata. E’ un’ulteriore invasione della mia intimità. Sbandierata pure al vento.

Non trovando nulla in camera il tipo va a cercare nelle altre stanze. Il ciccione, invece, non mi molla un secondo. Dopo un quarto d’ora lo smilzo ritorna dalla sua ispezione di casa mia. Posso solo immaginare quanto casino ha fatto.
– Non ha niente la tipa. Giusto il televisore e il computer. –
– E che ce ne facciamo, sono due spiccioli pure difficili da piazzare. –

Il ciccione si mette a pensare dubbioso. Si vede che è seccato. Meglio stare zitte in questo caso.
– Facciamo così puttanella’ – So già che quello che mi dirà e non mi piacerà. Non hanno trovato nulla e saranno arrabbiati.
– ‘tu ci fai vedere come si usa, e noi poi ce ne andiamo. – I due ladri sghignazzano beffardamente.
– Intendo dire il giocattolino che il mio amico ha trovato. –
– Non facciamo scherzi. In fondo avete fatto solo un po’ di casino, se ve ne andate non sto a fare nemmeno la denuncia. – Spero vivamente che non facciano altre storie e che se ne vadano.
Non mi sento particolarmente convincente però.
– Non hai capito com’è messa la situazione. – Mi fa quello grosso divertito.
– Adesso tu ti infili quel cazzone su nella figa e noi ci godiamo lo spettacolo. Ti è chiara la situazione? –

– Si è chiarissima. – Rispondo secca io. Non ho molte possibilità. Non posso scappare dalla porta perché c’è il tipo grosso in mezzo e vicino alla finestra c’è lo smilzo. Sono in balia di quei due malintenzionati. Improvvisamente mi accorgo che è troppo caldo nella mia stanza. Non riesco a pensare lucidamente.

Potrei usare l’abat-jour come arma, forse riuscirei a stordire lo smilzo, ma con la stazza del ciccione tanto varrebbe usare un bastoncino di liquerizia. Cavolo la mancanza di opzioni mi terrorizza. Sento un rivolo d’acqua scendermi giù per il collo fino nell’incavo della schiena; o forse si tratta di sudore?

– Allora ti dai una mossa? –
Prendo il fallo di gomma che lo smilzo mi passa. Non mi sembra più quell’oggetto familiare e piacevole che uso ogni tanto. Ora è diventato improvvisamente un oggetto estraneo che vedo come se fosse la prima volta.
Lentamente lo faccio strisciare sotto l’asciugamano. Quando arriva a toccarmi il sesso rabbrividisco.

– Che fai? –
– Come cosa faccio? – Cosa vuole ancora?
– L’asciugamano, toglitelo. – Sapevo che sarebbero arrivati a questo; non ci volevo credere però.
Ho paura a rimanere nuda davanti a loro. Finché sono coperta ho una speranza di passarla liscia. Se sono costretta anche a spogliarmi chissà cosa mi potrà succedere.

Lo smilzo probabilmente si innervosisce visto che non sto facendo nulla. Fa qualche passo e mi strappa l’asciugamano di dosso.

Provo a coprirmi inutilmente il seno con un braccio, ma è un gesto piuttosto inutile visto che devo tenere la passera al vento. Comunque finché non mi dicono il contrario non me lo tolgo neanche morta. E’ terribilmente umiliante questa situazione. Il cuore non vuole sapere di fermare la sua corsa.

– Dai continua puttanella. – Mi da molto fastidio essere chiamata così. Mi stressa.

Lentamente infilo il fallo dentro me stessa e poi lo faccio scorrere su e giù. Inizio ad ansimare. Certo che me lo sono comprato bello e grosso. Mi vergogno ad ansimare così di fronte a loro.
Guarda come si stanno eccitando.

Chiudo gli occhi. Forse così sarà più semplice. Se non vedo quei ladri forse riesco a rilassarmi leggermente. E’ importante che riesca a mantenere la calma se voglio uscire incolume da quella situazione.

Passa qualche minuto forse. Il ritmo con cui mi sto masturbando con il fallo di gomma è aumentato. I miei gemiti pure. Il mio sesso si è reso così sensibile che mi sembra quasi un rapporto vero. Il caldo della stanza mi aiuta. Non sento nemmeno più i tipi che sono lì con me.

Presa dalla foga della situazione uso la mano con cui mi copro il seno per massaggiarmi le labbra del mio sesso, per trastullarmi il mio clitoride.
Solo dopo mi accorgo che così i tipi riescono a vedermi per la prima volta i capezzoli, ma ormai è tardi. Sento che potrei venire, voglio godermi quel momento. Il resto non conta.

Toccarmi la figa mentre con l’altra mano mi sfondo è decisivo. Prima ansimavo e gemevo languidamente. Ora quasi grido. Ogni colpo del cazzo di gomma che mi affonda dentro mi strappa un grido di piacere sempre più intenso.

Inarco leggermente la schiena sul letto protendendo il bacino verso l’altro, i miei piedi puntano sul fondo del materasso. Divarico le gambe più che posso per facilitare la penetrazione. Mi tormento il clitoride come un’ossessa.

Sto godendo. Non lo credevo possibile. Non si tratta di un normale orgasmo sento che è completo. Il piacere mi pervaderà il corpo. Rallento leggermente il ritmo del fallo. Lo muovo più delicatamente, ma in profondità.

Alla fine vengo. Come avevo previsto l’orgasmo mi investe con tutta la sua furia. Grido di piacere. Continuo a sfondarmi ancora per qualche secondo poi me fermo con il fallo ancora dentro di me. Stringo le gambe forte e continuo a sfiorarmi il sesso con l’altra mano.

Gli ansimi calano d’intensità. Il cuore rallenta la sua corsa forsennata. Lentamente ritorno in me. Riapro gli occhi. I Ladri sono ancora lì. Non riesco a vederli in faccia, ma so che mi stanno fissando eccitati.

Fisso ansimando quello che dovrebbe essere il capo, il ciccione, mentre mi sto ancora toccando con la mano. Aspetto che cosa vorrà fare. Mi sono esibita per loro; adesso secondo i patti se ne devono andare. Spero.
– Cazzo, vedo che non ti sei fatta problemi. –
– Ve ne andate adesso? –
– Io dico di no. – Risponde il ciccione contento.
– Avevamo un patto, cazzo. –
– Lascia stare il patto; se ne dicono di cose. Togliti quel coso dalla figa. –
– E poi? –
– E poi niente, toglietelo e basta cazzo. –

Sempre fissandolo in faccia, allargo le gambe e mi sfilo il cazzo di gomma. Il mio sesso è ancora molto sensibile. Quel gesto mi fa ansimare.
– Bravissima, vedo che stai collaborando. Ora facci vedere meglio l’interno della tua fighetta. –
Che stronzo. Profittarsi della situazione. Gli caverei gli occhi se potessi.
– Perche? –
– Perché devi ubbidire troia. Vuoi che venga lì? –
Con la punta delle dita scosto le labbra della figa. Gli faccio vedere l’interno del mio sesso.

– Sei soddisfatto ora? C’è altro che vuoi che ti faccia vedere? – Mi permetto di fare la sarcastica. Così almeno riesco a mascherare i miei sentimenti.
– Io sì certo. E tu? – chiede il ciccione allo smilzo.
– Cazzo si certo, è una bella figa. –
– Oh si hai ragione. Questa sera abbiamo trovato veramente una bella fighetta. –

– Ora ve ne andate sì o no? – Ripeto la mia domanda per l’ennesima volta.
– Tu vuoi veramente che ce ne andiamo via? –
– Sì. –
– Io non penso. Ho scopato con un sacco di prostitute. Per quanto le pagassi nessuna di loro mi ha fatto eccitare come hai fatto tu ora. – Sentenzia il ciccione.
– Ovviamente mi correggerai se sbaglio, ma hai fame di cazzo. Sembri una drogata in astinenza. –

Il tipo è così ostinato. Ma è vero che mi sento su di giri. Sarà il caldo, sarà che mi sono masturbata con un’intensità che raramente ho sperimentato. In realtà penso, e mi fa spavento questa ipotesi, che l’avere un pubblico di estranei a guardarmi mi abbia eccitato molto.

Il tipo ha ragione cazzo. Quello che mi da fastidio, invece, è che l’abbia indovinato così facilmente.
Mi fa sentire indifesa, molto più che essere nuda davanti a loro.
L’essermi masturbata davanti a loro mi ha acceso un fuoco dentro che mi sta consumando. Ho proprio bisogno di sesso; sesso vero. Lo necessito. Un altro giro con il cazzo di gomma non sarebbe sufficiente. Non in presenza di due sconosciuti sovraeccitati pronti ad abusare di me.

Odio, però, dovergli dare ragione, confessarmi così puttana davanti a quegli sconosciuti.
Continuo a fissare il ciccione come prima. Con intensità ed ostinazione. Non voglio di certo dargli quella soddisfazione, anche se muoio dalla voglia di essere scopata.

– No, voglio che ve ne andiate subito. – Non capisco nemmeno perché lo dico. Io stessa non ci credo. Non mi sento credibile dire questa cosa con le mie mani sul mio sesso ancora intente a tenerglielo spalancato per loro. Non con una figa già tutta bagnata e lubrificata che quasi gronda.
Il ciccione mi guarda. Non riesco a capire la sua espressione con il passamontagna. Sembra che stia riflettendo, fa pure un paio di passi sul posto.
– Ci stai mentendo. Cazzo non devi dire bugie ad un ladro, è il nostro mestiere. –
– Facciamo così, ti puoi alzare e se ti rivesti, noi ce ne andiamo. Se, invece come penso io, rimani sul letto ti scopiamo fino all’alba. –

Che stronzo. Deve anche infierire, avere l’ultima parola. Quasi mi rivestirei sul serio, ma il corpo non vuole sapere di alzarsi. Sento un calore tra le gambe che quasi mi dilania da dentro.
Prendo il cuscino su cui sto poggiando la testa e me lo metto sopra la faccia. Così almeno non sono costretta a guardali mentre mi prendono.

Non li vedo avvicinare, ma li sento quando salgono sul letto in compenso.
– Questo via, voglio vederti in faccia mentre ti sfondo. – Il cuscino mi viene strappato via dalle mani. Non mi lasciano nemmeno la possibilità di salvare la faccia.
Entrambi sopra al letto si spogliano. Conservano solo il passamontagna.

Il ciccione è il primo. Mi sale sopra a cavalcioni. Si diverte un attimo a sbattermi il suo cazzo semi turgido sul mio corpo. Me lo sbatte più volte sulle tette quasi volesse suonare un tamburo. Cazzo, però, se è stimolante. Poi scende più giù. Mi prende per le gambe; me le tiene sollevate e me le spinge addosso. Quando è pronto, il suo uccello è già in erezione e mi penetra senza tante cerimonie.

Incomincio ad ansimare.
– Non ti trattenere puttanella, puoi fare meglio di così. – Anche il ciccione fatica a parlare normalmente.
– Urla quanto vuoi, fammi sentire quanto ti piace il mio cazzo –

Lo accontento, non faccio certo fatica in questo. Urlo ogni volta che me lo sbatte dentro.
– Non, non così. Devi dirlo che ti piace. –
Che cazzo, non mi può scopare e basta. Cos’è un attore o un politico che bisogna sempre ricordargli quanto sono bravi e santi?
– Dai dillo! –
Accontentiamolo. – Mi piace! –
– Che cosa ti piace? – dice il tipo ansimando anche lui.
– Mi piace il tuo cazzo! – Alla fine mi libero ammettendolo.
– Di più puttanella! Puoi fare di meglio. – Il ciccione incomincia a sfondarmi sul serio. Mi trapana con tutto il peso del suo corpo. Mi sospinge le gambe quasi verso il mio corpo. Le ginocchia quasi mi toccano le spalle. Mi sento quasi ripiegata su me stessa

Sto ansimando di brutto anch’io, è difficile parlare, ma il tipo è insistente, forse è così che si eccita.
– Voglio più cazzo, dai spingi dentro di più! –
– Sì bella. Continua così. –
– Cazzo, rompimi in due. – E’ quasi divertente anche per me. Sembra che più gli parli, più lui ci dia d’impegno. – Fottimi fino all’alba! –
– Si troia è così che ti voglio. Fino all’alba. –
– Sbattimelo dentro! –
– Lo sto facendo baby. – Il ciccione, non so come, ci da ancora più forte. Allora è vera la mia teoria. Peccato che mi ritrovi quasi sprofondata nel materasso e tutte le coperte.
– Dai usami, riempimi! –
– Si cazzo è cosi che devi fare. –
– Sfondami la figa. –
– Cazzo sì, domattina non riuscirai a camminare. –
Ora il ritmo è quasi animalesco. Faccio fatica a parlargli, non ci riesco perché sto godendo troppo e ho bisogno di ossigeno. Gli urlo qualche oscenità di tanto in tanto. Questo serve ad eccitarlo. Mi rendo conto che di questo ritmo verrò presto.
– Cazzo mettimi in cinta! –
– Si troia adesso vengo e ti metto in cinta. –
Alla fine veniamo quasi assieme, poi mi crolla addosso esausto. Cento chili di maniaco sessuale mi inchiodano al materasso.

Finalmente posso gemere senza dover dire tute quelle assurdità; anche se sarebbe meglio se il ciccione si togliesse di dosso perché non riesco a respirare bene con tutto quel peso che mi opprime.

Alla fine il ciccione si leva di torno. E’ il turno dello smilzo. Se n’è stato in silenzio ad osservarci per tutto il tempo. Non ha nemmeno fiatato.
Non mi è passato ancora il senso di piacevolezza del precedente orgasmo che subito mi penetra e mi scopa.

Lui è solo brutale. Mi artiglia il seno, le spalle, mi graffia tutta. Almeno posso stare zitta e urlare come mi va. Alla fine mi viene dentro anche lui.

I due tipi si alternano a scoparmi senza mai darmi un attimo di tregua. Appena esce il cazzo gocciolante di uno dalla mia figa entra subito quello del compare, già tutto duro, pronto a sfondarmi senza alcuna sosta. E’ una maratona estenuante. Sempre inchiodata sul letto, sempre con uno di quei due che mi impala con il suo cazzo.

Alla fine il ciccione è l’ultimo. Lo smilzo poverino quasi non riesce a più reggersi in piedi. Tanto per cambiare sono ancora costretta ad incitare il tipo con ogni genere di volgarità che mi viene in mente. Anche il ciccione, però, è allo stremo. E’ paonazzo in volto e rantola più che ansimare.

– Puttana non ti ho detto di stare zitta. –
– Io sono la tua puttana! –
– Sì. –
– Sono la tua troia! –
– Sì, ti voglio così, sei una lurida puttana del cazzo. –
– Voglio il tuo cazzo! –
– Sì. – Il tipo con un’ultima poderosa spinta mi viene dentro di nuovo. Semplicemente urlo dal piacere.

Sono distrutta, esausta. Quei tipi mi hanno sfondata come non credevo possibile. Cavolo come sto ancora ansimando di puro piacere. Rimaniamo sdraiati sul lettone insieme ancora per qualche minuto per riprenderci. Ne profitto per rialzarmi così mi posso controllare il mio sesso. E’ caldo, ingrossato, bagnato fradicio. Quasi mi fa male toccarlo. Provo ad insinuare un dito nella mia fessurina. Subito esce un liquido biancastro denso, mi cola lungo l’interno coscia, quasi copioso. Sono stata impregnata a dovere sembra.

Nel frattempo i tipi si alzano.
– Sai che ti dico? – Mi fa il ciccione che ormai si è rivestito.
– Sei stata veramente eccezionale. Sei una puttana coi contro cazzi. Ecco, beccati questi te li sei guadagnati. –
Mi getta un qualcosa sul letto. Sono i miei ottantacinque euro. Il tipo mi ripaga con i miei stessi soldi che ironia.
I tipi se ne vanno, probabilmente dal terrazzo o dalla porta. Chissà come erano entrati? Dall’altra stanza li sento che mi salutano.
– Ti saluto troia, magari ti rincontro sulla statale. –

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