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Racconti Erotici EteroTrio

Il cinema a luci rosse

By 8 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Il film è proprio noioso. 
Mortalmente soporifero.
Senza uno straccio di trama e con dialoghi praticamente inesistenti, si trascina stancamente da più di mezz’ora.
Certo, da un film porno non ci si può aspettare molto di più, per carità, sono ben altre le caratteristiche che il pubblico si aspetta, ma che la sceneggiatura e la regia siano almeno all’altezza della situazione non mi sembra una richiesta così eccessiva.
Pazienza.
E’ inutile fare i raffinati.
Come si è soliti dire, meglio accontentarsi di quello che passa il convento.
Distolgo lo sguardo dal grande schermo cinematografico ed osservo la sala quasi deserta, reprimendo a stento uno sbadiglio gigantesco.

A Kimassi non c’è un vero e proprio cinema.
Nossignori.
E non ci sono nemmeno tante altre cose, in verità.

Il villaggio di Kimassi, località di villeggiatura per molti di quegli ateniesi che non si possono permettere le vacanze sulle isole dell’Egeo, si anima soltanto nei mesi estivi, con l’apertura di decine fra ristoranti, taverne, pub e discoteche, per poi ripiombare nell’abbandono quasi totale da fine ottobre e per tutti i restanti mesi invernali.
Il “Nuros”, invece, rimane aperto tutto l’anno, infischiandosene altamente del mutare delle stagioni.
Cinema specializzato in pellicole hard, d’estate lavora con i turisti che sciamano infoiati per le strade della cittadina, e d’inverno con gli ateniesi (altrettanto infoiati) che preferiscono vedersi in santa pace un film porno a cinquanta chilometri da casa pur di non incorrere nel pericolo d’incontrare qualche conoscente.
Diciamolo: sarebbe imbarazzante, suvvia.
Atene è una grande città, certo, ma se ti azzardi a fare qualcosa che non vorresti fosse risaputo, la più estesa metropoli della Grecia si trasforma d’incanto in un piccolo villaggio, abitato da impenitenti e logorroici linguacciuti, con il risultato che le chiacchiere cominciano a girare troppo rapidamente e ad arrivare alle orecchie di chi non dovrebbe sapere nulla della passione pornazzara del malcapitato di turno.
E allora, per prudenza, si va in trasferta, neanche si andasse al seguito della propria squadra del cuore.
Una trasferta comoda comoda.
C’è pure l’autostrada per arrivare a Kimassi !
Difficile chiedere di più.

Sullo schermo scorrono le immagini di una bionda decisamente notevole che sta elargendo, e con impegno, un pompino (anch’esso notevole, per dirla tutta) ad un uomo di una quarantina d’anni, nudo dalla cintola in giù, ma con indosso la camicia e la cravatta dal nodo ancora perfetto.
Un gentiluomo, sicuramente.
Vedo le mani e la bocca della bionda scorrere su un cazzo di dimensioni ragguardevoli, un palo di carne che appare e scompare tra le labbra dell’attrice (che non vincerà magari l’Oscar per il miglior bocchino non protagonista, ma che in fatto di fellatio almeno una nomination se la meriterebbe tutta).
Anche se la scena è certamente interessante (diamine, un pompino è sempre un pompino…), un secondo sbadiglio rischia di slogarmi entrambe le mascelle.

Siamo seduti nella penultima fila. 
Daphne, Alexis ed il sottoscritto.
Davanti a noi, sparsi qua e là per la sala, una decina di spettatori, in quali attività manuali intenti non saprei dirvi.
Non che ci voglia una laurea per immaginarselo… 
Cinque o sei file più avanti di dove siamo seduti noi, una coppia è platealmente impegnata a replicare le immagini che passano sullo schermo.
Dal punto dove mi trovo, vedo solo la testa di lui oscillare piano da una parte all’altra. Lei, invece, sembra sparita: si è di certo piegata per lavorarlo di bocca. in aperta e feroce competizione con la bionda attrice che, sullo schermo, continua a succhiare e a leccare il compagno gentiluomo, naturalmente ancora incravattato di tutto punto.
Un uomo anziano, seduto sulla loro stessa fila, ma ad una decina di posti di distanza, sta mettendo a dura prova le sue cervicali: neanche fosse alla finale del Roland Garros, lo vedo ruotare in continuazione la testa, dallo schermo e dalla bionda succhiatrice all’altra succhiatrice, quella in carne ed ossa.
Immagino che domani il nonnetto avrà un brutto torcicollo.
Roba da pronto soccorso, per intenderci.

Daphne, Alexis ed io siamo amici da una vita.
Dai tempi del liceo, esattamente.
Daphne, mora, formosa, dalla carnagione scura e vellutata, era la ragazza più carina della classe, arrivo a dire di tutta la scuola, ma Alexis ed io non l’avevamo mai vista come una fanciulla da conquistare, da portarsi a letto, da sbattersela a qualche festa, magari per poi fidanzarsi e avere una storia con lei.
Era sempre stata solo ed esclusivamente un’amica per entrambi.
Calma, calma.
Alexis ed io non siamo mai stati dei finocchi, se è questo quello che vi ronza per la capoccia.
Eterosessuali, al cento per cento.
Comunque sia, e non so per quale strana ragione, ma fra di noi si era creato da subito un rapporto a dir poco cameratesco, come se Daphne fosse stata, in tutto e per tutto, il terzo maschiaccio del gruppo.
Veniva con noi allo stadio, alla taverna a bere birra e ouzo, a pescare, e si appassionava a cose tipicamente maschili: le moto, le auto, lo sport…
L’unica differenza fra noi era che a me e ad Alexis piacevano, e non poco, le donne (e piantatela, una volta per tutte, con le vostre stupide illazioni sulla nostra virilità…).
A Daphne, per sua fortuna, piacevano, e non poco, gli uomini.
Ma noi non la guardavamo come se fosse una donna da conquistare, mentre lei stava con noi come se non fossimo due maschi perennemente arrapati.
Tanta amicizia e grande confidenza fra tutti e tre. 
Ma attrattiva sessuale, stranamente zero.
Questo, però, ci aveva portato ad essere un gruppo estremamente unito e sinceramente affezionato, e, fra noi tre, non esistevano segreti di alcun tipo.
Era Daphne che, con pazienza, si sorbiva i miei isterici sfoghi sull’ultima ragazza che mi aveva mollato.
Era Daphne che consolava l’avvilito Alexis per l’ultima e cocente delusione amorosa.
Ed eravamo noi due a raccogliere le sue confidenze, a consigliarla, a starle vicino, fosse solo per un esame universitario andato male, o fosse per lo stronzo di turno che, dopo essersela sbattuta su qualche divano, l’aveva mollata dalla sera alla mattina.
Insomma, ci conoscevamo così bene da non poterci nascondere nulla l’uno con l’altra: ognuno di noi era un vero e proprio punto di riferimento per gli altri.
Immagino sia questa la vera amicizia, voi che ne dite ?

La bionda attrice ha fatto schizzare l’uomo con la camicia e la cravatta.
Lo sperma, bianco e denso, le cola dalle labbra socchiuse (labbra che Daphne, con pignoleria tipicamente femminile, ha già sentenziato essere abbondantemente ritoccate dal chirurgo). 
La spompinatrice in technicolor sorride alla telecamera.
E’ molto carina, certamente, niente a che vedere con quei cessi dei film porno amatoriali (cazzo… in quei film sembra che solo la gente brutta si faccia immortalare mentre tromba e fotte…), ma ha l’espressione di una che sta per dire “e adesso che cosa devo fare ? “
L’immagine si dissolve prima che qualcuno le spieghi che, forse, se la cosa non la turba eccessivamente, è il caso che si dia una bella ripulita al viso…

Ora l’immagine si sposta in uno spazioso salone, con delle ampie vetrate  che si aprono su un giardino estremamente curato e verdissimo.
Su un divano, grande come una portaerei, ma di un orribile rosa tenue, che stranamente mi ricorda il colore delle pantofole di mia nonna, due donne chiacchierano amabilmente.
La prima sarà sui quaranta, rossa di capelli, pelle molto chiara, insaccata in una minigonna talmente mini che, con un pò di buona volontà, le si potrebbero vedere le tonsille: ha due gambe da urlo, però, che calamitano l’attenzione del mio sguardo (le tonsille, in definitiva, sono di certo meno arrapanti…).
La seconda ha qualche anno di meno, castana, capelli a caschetto, pelle abbronzata, pantaloncini corti a scoprire due gambe lunghe ed affusolate. 
Niente male.
Anzi. 
Il film farà pure schifo, ma sul livello estetico delle attrici non si può dire proprio nulla: il regista, o comunque quello addetto al casting, dimostra di essere stato molto esigente, di non essersi accontentato delle prime zoccolette incontrate per strada.
Sto per partire con l’ennesimo sbadiglio, quando la rossa allunga una mano, dalle unghie lunghe ed argentate, e palpa sensualmente una tetta dall’amica, coperta da un top bianco attillatissimo: due sole carezze e la stoffa del top mostra l’invitante rilievo del capezzolo già duro.
Mi metto comodo, perché la cosa sembra farsi un pò più interessante.
Due donne che fanno l’amore tra loro mi sono sempre piaciute assai, e non è certo l’assenza di cazzi a rendermi la scena poco gradita.
Figuriamoci.
Fiche, tette e culi. 
E’ tutto quello che mi basta, garantito.
Vuoi vedere che, niente niente, il film sta per decollare ?

In quel cinema, a nemmeno un’ora di macchina dalle nostre case di Atene, c’eravamo finiti per caso.
Una telefonata, fatta da alcuni vicini dei genitori di Alexis, li aveva informati di una perdita di acqua nella villetta che loro possedevano a Kimassi per le vacanze estive.
Alexis era stato incaricato di andare a vedere cosa si potesse fare per rimediare al guasto e, dal momento che io m’intendo abbastanza di idraulica, ero stato coinvolto nella vicenda dal mio amico.
Quel giorno, però, avevamo in animo di andare al cinema, e con noi sarebbe dovuta venire proprio Daphne.
Visto che il programma era saltato, le avevamo proposto di accompagnarci a Kimassi, sbrigare la pratica della perdita, e concludere quindi la serata con una ricca cena, per farci perdonare quello spiacevole imprevisto.
Ed era così che eravamo partiti per la località balneare.
La perdita d’acqua, fortunatamente per Alexis, si era rivelata cosa di poco conto, e in un’oretta il guasto era stato riparato.
Non avevamo considerato, però, che a Kimassi era tutto chiuso, essendo dicembre inoltrato: e, di conseguenza, i ristoranti che conoscevamo per la buona cucina erano sbarrati, abbandonati e deserti.
Avevamo perciò ripiegato su una modesta taverna che, oltre alla birra, serviva panini e toast.
Chiacchierando seduti ad un tavolo, avevamo iniziato a scherzare (come di solito facevamo quando eravamo fra noi) e, non so come, il discorso era caduto sul film che non avevamo potuto vedere quel giorno.
Alexis, ridendo, disse a Daphne che, se proprio ci teneva ad andare a vedere un film, saremmo potuti andare al cinema di Kimassi.
Lei non capì subito il perché delle nostre risate e dei nostri sghignazzi, ma quando le spiegammo quali pellicole proiettassero in quel cinema, ci sorprese dicendo che un bel film porno non le sarebbe stato per nulla sgradito.
Insomma, la verità era che Alexis ed io eravamo entrati in quel cinema a luci rosse per cercare di mettere in imbarazzo la nostra amica, mentre lei, per contro, già pregustava la nostra delusione alle sue reazioni che avrebbero denotato un’assoluta mancanza di disagio.
Era stato l’ennesimo gioco che facevamo tra noi. 
Una simpatica e divertente sfida fatta tra amici. 

– continua –

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