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Ero in campagna da qualche giorno, i ragazzi passavano gran parte del tempo giù al lago mentre io un po’ prendevo il sole, un po’ leggevo: Andrea saliva il venerdì sera e si fermava fino al lunedì a mezzogiorno, per poi tornare il mercoledì a metà pomeriggio e tornare a nuovamente a Milano il giovedì dopo mezzogiorno: era un lunedì pomeriggio e se n’era andato da poco : il cellulare suona: numero fisso non conosciuto: rispondo:
“Sì, pronto?”
“Ciao, sono io, Roberto… “
“Scusa…ma Roberto chi? “
“Ah, ma allora ti sei già dimenticata..sono l’ispettore Casalino…”
“Ah, mi scusi ispettore..non l’avevo riconosciuta…”
“Non c’è problema: dove sei? “
“In collina, sopra Varese…”
“E cosa fai? “
“Beh..niente di speciale… leggo, faccio da mangiare ai figli…e quando mio marito sale anche a lui…vita da casalinga…”
“Bene, domani faccio un salto su: dammi l’indirizzo preciso, sarò lì verso le quattro..”
Gli diedi l’indirizzo e immaginai subito il motivo della “visita”: mi ero cacciata in un bel casino e mi conveniva collaborare, quindi…”
Alla sera, mentre cenavamo, chiesi ai ragazzi il loro programma per il giorno dopo: volevano andare a vedere non so che esibizione a Ponte Tresa e Stefano avrebbe voluto andarci con la mia macchina: accordai il permesso, con l’impegno da parte loro di rientrare per le 20:00: questo mi avrebbe garantito tutto il pomeriggio libero.
I ragazzi partirono verso le 14:30 e io mi preparai per la “visita” dell’ispettore Casalino: rinfrescai la rasatura della paperella, mi feci una bella doccia e cotonai i capelli, data la stagione calda non misi le calze, sola concessione un bikini arancione molto sgambato e un apio di sandaletti dorati con 10 cm di tacco: niente trucco, ma, tocco da professionista, delle ciglia finte non lunghe ma molto fitte, infine, pronta ad ogni evenienza, mi feci un lungo lavaggio intestinale: mi era andata bene due volte con Muhammar ma non volevo chiedere troppo alla dea bendata…
Alle quattro e cinque un’auto si fermò davanti al cancello: scesero due uomini, uno era l’ispettore Casalino, l’altro un tipo grasso, con degli occhietti porcini: lo trovai inquietante dal primo istante:
“E’ permesso? “ I due si affacciarono al cancello, che gli avevo aperto, e vennero verso la casa attraverso il giardinetto:
“Oh, ma che bel posticino! Tranquillo, fresco…chissà come si dorme bene qua, non come a Milano…Franca, ti presento il mio carissimo amico il maresciallo Russo!”
Allungai la mano e il maresciallo me la strinse con forza, facendo uno strano sorriso: “Molto piacere, Salvatore…”- poi rivolto all’ispettore – : “ma che splendida signora Roberto, ma è quella delle foto? Sembra più giovane dal vivo…”
“Beh, sai, la vediamo dopo che se n’è stata un mesetto in vacanza…prima al mare, poi qui al fresco…”
“Ma non ci offri niente..a noi che siamo venuti fin quassù?…”
“Scusatemi, certo, accomodatevi, gradite un caffè o preferite qualcosa di fresco..una birra, un’aranciata…”
“Un caffè andrà benissimo per me, tu Salvatore? “
“Un caffè anche per me, grazie, magari più tardi una birretta fresca…”
Andai in cucina a preparare il caffè ma devo confessare che ero terrorizzata: da sola in casa con quei due che dovevano essere almeno 30 anni che frequentavano ogni tipo di delinquente e che facevano commenti su di me…confrontandomi con le mie foto più audaci..o dovrei dire decisamente sconvenienti….”
Con i due caffè in un vassoietto tornai in soggiorno dove i due si erano seduti sulle due poltrone :
“Volete dello zucchero? “
“No, no, il caffè si beve amaro” rispose il maresciallo, che prese la tazzina e cacciò giù il caffè in un solo sorso, buttando la testa all’indietro, movimento che fece tintinnare un paio di manette che portava alla cintura, nche l’ispettore bevve il caffè, poi rivolto a me disse: “Non ci fai vedere la casa?”
Feci un profondo sospiro e risposi: “Prego, seguitemi…” non c’era molto da vedere: al piano terra c’erano un soggiorno-pranzo e la cucina, salendo le scale si arrivava al primo piano con le tre camere da letto e due bagni: uno dei due aprì la porta della camera matrimoniale e mi spinse dentro, poi mi mise le manette ad una mano, l’altro gli passò anche le sue: mi ritrovai con le braccia aperte legate alla testiera in ferro battuto
“Co..cosa volete fare…voi…voi non potete…”
“Stai zitta troia, cosa possiamo o non possiamo farti lo decidiamo noi: togliele ‘sta roba Tore…”
In pochi secondi mi ritrovai senza la gonna, con la camicetta slacciata, mutande e reggiseno sfilati:
“Mmmm, guarda che bella fighetta depilata di fresco”, disse il maresciallo passandomi un dito tra le gambe per poi annusarselo
“Sa proprio di figa matura …dimmi un po’ , troia: quanti cazzi ti sei presa in questo buco da vacca? A giudicare dalle foto che ho visto è un bel po’ che sei sul mercato…su, a me puoi dirlo…prima di farti scopare da Muhammar quanti te n’eri presi? “
“ma cosa dice, io sono una donna sposata, le foto me le ha fatte mio marito e con Muhammar ci sono stata solo due volte…l’ho spiegato anche all’ispettore: volevo che si fidasse di me in modo da recuperare le foto e farlo arrestare quando mi avrebbe messo la droga nell’auto….”
“Ah, quindi a parte tuo marito solo Muhammar è entrato in questa bella figa…” mentre parlava mi aveva infilato dentro due dita:
“Ah, sembra che la situazione ti piaccia…sei già bagnata come una vacca…”
“Ma è chiaro che le piace: la professoressa a scuola faceva la santerellina, ma noi sappiamo che era tutt’altro genere di femmina: questa, caro mio, è una a cui piace il cazzo…ma non solo: hai visto con che razza di affari la sollazzava quel babbeo del marito: sicuramente lui ce l’ha piccolissimo e mezzo moscio, per cui, per non farle mancare almeno la quantità…la scopava con quei cosi che sono in bella vista nelle foto, piantati ben in fondo…”
“Meglio così, ho giusto voglia di misurare quanto ce l’ha fonda: apri bene le gambe, troia, che adesso cominciamo a divertirci!”
Io allargai le gambe più che potevo, intanto idue si stavano togliendo i pantaloni, rivelando un paio di cazzi già pronti all’azione: “Ti va bene porcona che hanno inventato la pillola azzurra per noi anziani, perché altrimenti avresti dovuto sudare per farceli rizzare, invece così siamo già pronti: da che parte vuoi entrare, Tore? “
“Se per te va bene vorrei sondarle la figa …voglio farmi un’idea delle dimensioni…” il maresciallo si era messo in ginocchio, costringendomi ad aprire le gambe, mi aveva puntato la cappella contro la figa…poi si era mosso ficcandomelo dentro tutto in un colpo:
“Minkia…ma questa è sfondata…io non ce l’avrò tanto lungo, ma qui non si sente niente…”
Nel frattempo l’ispettore si era piazzato dietro di me e mi aveva infilato un dito nel culo: “Forse qui andrà meglio, mi pare ancora piuttosto tonico…dammi un po’ di vaselina, non mi piace inculare le troie a secco…”
Dopo avermi spalmato un po’ di vaselina si appoggiò con il cazzo al buco dl culo e spinse: fu stranamente delicato e solo dopo che me lo ebbe aperto diede una spinta e me lo piantò tutto dentro:
“Ehehehe, è andata meglio a me, caro…il culo di questa porca non è ancora stato spanato…”
Mentre i due si scambiavano le loro impressioni sui miei orifizi si erano messi a pistonarmi dentro e fuori: per la verità il cazzo del maresciallo quasi non lo sentivo (forse aveva ragione a dire che ero sfondata) mentre quello che avevo piantato nel culo lo sentivo eccome…i due andarono avanti per un tempo che a me parve infinito, come se non bastasse l’ispettore mi aveva afferrato i capezzoli e li stava tirando e torcendo come fossero stati di gomma: cominciai a lamentarmi: “Per favore, basta, non resisto più: in effetti con le braccia legate sulla testiera, messa su un fianco Non so se perché la posizione era scomoda anche per loro o cosa, ma i due si misero a pomparmi più forte, finchè sentii il cazzo dell’ispettore che si inturgidiva notevolmente per poi scaricarsi nel mio intestino: appena fu uscito il suo socio si arrese: “La figa di questa vacca non serve più a niente, è come buttare un salame in un corridoio” dopo essersi complimentato con me in questo modo mi tolsero le manette, mi fecero sdraiare con un cuscino sotto la pancia e il maresciallo prese subito il posto del suo socio: il cazzo del maresciallo doveva essere più grosso dell’altro: lo sentivo di più, non che mi piacesse troppo, ma pensai che ero stata previdente a farmi un bel lavaggio interno…
“Toh, toh, prenditelo tutto, maiala! Meno male che il buco del tuo culo non è sfasciato come la figa….ma ci penso io a slargartelo…”
Come al solito dovetti arrangiarmi per venirne fuori decentemente (si fa per dire):
“Aah, noo, noo, faccia piano la prego..mi sta rovinando…basyta, basta me lo sta rompendo…”
E’ sempre così, me l’aveva insegnato l’anziana battona che stazionava a pochi metri da casa mia da ragazzina: mi conosceva da quando ero in fasce, mi aveva visto crescere ed aveva capito benissimo quando avevo cominciato a scopare, da allora era stata lei , non mia mamma, a mettermi in guardia da malattie e gravidanze non desiderate: mi aveva perfino regalato una confezione di profilattici, dicendomi: falli comprare al tuo ragazzo, ma se dice che non ce li ha…” strizzata d’cchio… “Quando sei stufa digli che non ce la fai più, che ce l’ha troppo grosso per te e che ti sta rovinando…vedrai che in dieci secondi vengono…sempre…tutti…perchè, credimi … gli uomini sono tutti uguali…”
E a quanto pare era vero: negli ultimi miei “incontri ravvicinati” nessuno dei quali era del tutto “volontario” avevo fatto ricorso al trucco della vecchia Carla più volte che nel resto della mia vita.
Quando anche il maresciallo si fu scaricato nel mio intestino i due si guardarono in faccia e commentarono le loro prodezze:
“Hai visto che avevo ragione? La nostra professoressa è una vera troia, hai notato la figa rasata di fresco e il budello pulitissimo? Ci aspettava, sapeva cosa le avremmo richiesto.. avendo la figa sfasciata credo che quasi tutti i suoi ammiratori (o dovremmo dire “clienti”?) finiscano per fotterla nel culo…”
“Eh, caro mio, “il culo è la nuova figa”: le vedi su Youporn quelle ragazzine che si prendono nel culo di quei cazzi giganteschi…che probabilmente nella figa non li sentirebbero nemmeno…ahahaha, beata gioventù!”
“Beh, che si fa? Adesso ci starebbe bene quella birretta che ci avevi offerto…”
Feci per alzarmi allungando la mano verso la gonna…
“Ma stai scherzano? In nostra presenza nuda devi stare, solo con le scarpe, perché il tacco spinge in avanti le poppe e indietro il culo: dai scendi…”
Il maresciallo si mise davanti, l’ispettore dietro: mentre scendevo mi diede una spinta e persi l’equilibrio, il maresciallo fu prontissimo ad afferrarmi:
“vedi che è un attimo, farsi male? Ricordatelo, troia, nel caso ti facessi venire strane idee…”
E così oltre che inculata avevo anche ricevuto “l’avvertimento”….
Dopo essersi bevute una birra per uno si alzarono, ma mentre andavano verso la porta, il maresciallo si fermò, si girò verso di me e disse: “Per stavolta te la sei cavata bene, non farci pentire di averti aiutata…guarda che tutti documenti che ti riguardano li abbiamo noi…in qualunque momento possono finire sulla scrivania del sostituto procuratore…”
Sparirono dalla mia vista e, almeno per ora, dalla mia vita: mentre il ricordo delle umiliazioni che mi inflissero quel giorno col tempo si fa più evanescente mi rendo conto che il prezzo pagato fu davvero minimo: mio marito non ha mai saputo, né sospettato nulla, anche sul lavoro non ci sono stati nemmeno dei pettegolezzi… il “caso El Rashid” fu archiviato come “autolesionismo in corso di intossicazione acuta da cocaina pura”, lui rimase mesi e mesi in un istituto per anziani con l’Alzheimer, poi la famiglia se lo riportò in Marocco: laggiù i soldi che aveva fatto tanto in fretta sarebbero bastati per curarlo per anni, la discoteca rimase chiusa per qualche mese, poi riaprì con un nuovo nome: ogni volta che, andando a scuola, ci passo davanti mi ricordo di quella notte folle… il cuore mi batte forte e non so se è per la paura passata o altro…

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