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INCESTO A SORPRESA, PARTE DUE: NUOVE ESPERIENZE. 

Roberta ed io eravamo sconvolti; soprattutto nostra figlia  non credeva a quello che era accaduto. Mi era difficile immaginare che sotto quella tunica si celasse Adriana. La cosa più sconvolgente, che cercavo di negare con tutte le mie forze, era il fatto che mi era piaciuto, ne ero soddisfatto, appagato. Eppure, sotto quel copricapo, sotto quelle vesti, si celava mia figlia.

Adriana aveva 30 anni, io 60 e mia moglie 56. Più di una volta ci era capitato di fare sesso con persone che sarebbero potute essere i nostri figli. Ma mai avremmo immaginato che  questo sarebbe accaduto realmente. Certo, qualche volta un idea ci volava per la testa, nelle nostre immaginazioni, dopo aver consumato i rapporti con persone più giovani, ma erano solo fantasticherie della classica serie “potrebbero essere nostri figli.„ 

Quella sera, al locale, Adriana non era sola; era accompagnata da un uomo, un ragazzo poco più giovane di lei, il quale mia moglie credette di avergli succhiato il cazzo proprio a inizio serata mentre lui le palpeggiava il seno stuzzicandole i capezzoli. Cercava di ricordarsi il numero, e quel ragazzo aveva il 34 proprio come il primo signore che glielo mise in mano. 

Allibiti, sconvolti e timorosi, quando ci riconoscemmo, fummo rapiti da un assoluto mutismo agghiacciante. 

Il suo bel viso ovale lo vidi sbiancare appena pronunciò i nostri appellativi come da sempre ci chiamava: mamma e papà. I suoi occhi neri, già grandi, divennero giganti, che sgranò dallo choc. 

Roberta rimase di sasso, ammutolita, pallida in volto. Io… il sangue si fermò. Vidi subito il numero che portava sulla tunica, quel 29. E la vidi che guardava il numero che portavo io: 42.

Non poteva essere confusione, i numeri non mentono. Nemmeno le sensazioni. 

Roberta ed io arrivammo a casa. Ci chiudemmo nel nostro rifugio, nella nostra dimora. Mia moglie prese subito da bere del gin e me ne portò un bicchiere anche a me; sicuramente non ci sarebbe bastata una bottiglia per la botta che avevamo ricevuto.

Roberta fumava le sigarette una dietro l’altra, ed io che avevo smesso di farlo, ripresi per lo stesso stato di nervoso ed inquietudine. Giunti a casa, la vidi tremare. Tra le lacrime mi confessò che le piacque come quella signora le leccava la fica, come gliela penetrava con le dita, come le succhiava il clitoride fino a farla venire. Provò un piacere immenso sentire appoggiare il florido seno sulla vulva, farsela accarezzare con i capezzoli. Roberta godeva mentre quella donna le trasmetteva forte sensazioni libidinose. Nemmeno lei si capacitava come sotto quelle vesti si nascondesse sua figlia, la sua sola unica figlia, partorita e cresciuta con tutte le cure e le premure di una vera madre, senza morbosità, senza allusioni sessuali, senza di tutto quello che, da quel momento, irruppe drasticamente nelle nostre vite.  

Non potevo non immaginare alla piccola e dispettosa Adriana, a quando la cullavo, quando la portavo a fare delle passeggiate, a come la vidi crescere così bella e forte, diventandone paternamente geloso di fronte ai ragazzi che si presentavano, nelle varie fasi della vita, come fidanzati. 

Non la potevo pensare mentre faceva sesso; erano inconcepibili quelle turbe sessuali sul suo conto. Eppure la vidi crescere, la vidi germogliare, la vidi esplodere sensualmente, ma sempre distinta, con gli abiti giusti e decorosi addosso, al massimo in costume da mare, ma sempre riservata, mai provocatoria.

Adesso eravamo li, seduti nel nostro salotto a elaborare ciò che era avvenuto. Tra una sigaretta e un bicchiere di gin, tra le lacrime e gli sgomenti, tra il riconoscere ed il rinnegare che provammo piacere e fantasticare ad una svolta intrigante ma proibita.

Anche se nostra figlia aveva le chiavi di casa, suonò ugualmente alla porta. Le andai ad aprire e lei entrò in casa con gli occhi bassi. Vestita con un abito rosso molto succinto, senza maniche, una scollatura ampia che partiva dalle spalline arrivava fino al seno racchiuso in uno stretto reggiseno a balconcino. L’abito continuava fino sopra alle cosce, alla vita una cintola nera di cuoio con una fibbia a forma di cuore color argento con brillantini. Tacchi a spillo neri la rendevano più alta e più sensuale, con i suoi capelli sciolti che le scendevano lisci e fluenti circondandole il collo fino a lambire il seno sul davanti.

Dietro di lei vidi apparire il ragazzo che era con lei alla festa al locale. Un ragazzo dal viso pulito, con i capelli castani chiari mossi con taglio medio. Era vestito con abiti molto semplici; una camicia di seta nera a mezze maniche, un paio di jeans e delle scarpe tipo mocassino nero opache.

Adriana ed il suo accompagnatore entrarono senza dire nulla, anzi, a dire il vero, il ragazzo mi chiese il permesso di entrare a bassa voce. Lui la seguì fino al salotto, dove sul divano c’era sua madre che, appena la vide, rimase in un rigoroso silenzio, tenendo in mano il bicchiere.

Chiusi la porta e seguendoli. Adriana era in piedi, muovendosi sul posto molto freneticamente. Capivo che cercava le parole per iniziare a parlare. Fui io a rompere il ghiaccio offrendo loro da bere. Il ragazzo accettò, Adriana no, ma guardandomi dritta negli occhi prese a parlare:

-Vi presento Luigi. É un mio collega di lavoro. Un ragazzo molto timido ed impacciato con le ragazze. Quando ho saputo della festa di stasera, ho pensato di portarlo per aiutarlo nel suo problema relazionare con le ragazze. Non sapevo, e non potevo immaginare di trovare anche voi due.- La sua voce calda e suadente fu interrotta da quella rauca e fil di voce di Roberta:

-Da quanto tempo frequenti i locali?-

-Sono due anni. Da quando mi sono lasciata con Pietro dopo averlo scoperto che mi tradiva con altre ragazze.-

-Ed è stata una tua scelta personale o qualcuno ti ha condotto a farlo?-

Roberta voleva capire come sua figlia aveva iniziato a frequentare i locali per scambisti e come mai era finita proprio lì.

Adriana tardava a dare una risposta alla propria madre, si mordeva le labbra, si mordicchiava le unghie, camminava tra il tavolo da caffè e le poltrone di fronte al divano.

-É stata una mia amica, Chiara, con il suo ragazzo.- Fece una piccola pausa, un sospiro e cercò di riassumere in poche parole.

-Una sera, dopo dei mesi che mi ero lasciata da Pietro, andai da Chiara a casa sua per cercare conforto. C’era pure Daniele, il suo ragazzo. Senza entrare in particolari, che non riguardano stasera, mi abbandonai alle loro premure e alle loro coccole. Da allora li ho sempre frequentati, non solo come amici, e furono loro a introdurmi in questo ambiente.-

Gli occhi di mia figlia si incrociarono con quelli di sua madre a mò di sfida. Intervenni:

-In merito a questa serata, cosa proponi di fare, Adriana?-

Adriana mi guardò candidamente, fece un lungo sospiro e parlò:

-Si deve realizzare quanto è avvenuto. Non possiamo far finta che non sia successo nulla ed essere ipocriti. Ormai la situazione tra noi è compromessa. Io sono vostra figlia e voi siete i miei genitori. Eravamo celati in quelle tuniche, ma la realtà è che abbiamo fatto incesto. Sesso.-

Più diretta non poteva esserlo. Come sempre, Adriana arrivava subito al sodo. Quelle parole uscirono come tuoni che sprigionavano una pioggia di verità, ed era solo l’inizio.

-Ti rendi conto che siamo i tuoi genitori, Adriana?- Domandò sbottando Roberta.

-E voi vi rendete conto che non possiamo tornare indietro?-

-Quindi, cosa proponi di fare?- Roberta si versò dell’altro gin, e si accese l’ennesima sigaretta.

-Possiamo ingannarci pensando che si trattavano di altre persone. Eppure io non riesco a togliermi dalla testa che colui che mi ha soddisfatto stasera era mio padre…- Adriana ci guardava, in mezzo a noi due, io in piedi e mia moglie seduta, la sua voce era rotta dall’emozione.

-Come non posso negare che ho gustato la parte intima di mia madre.-

-E la cosa ti è piaciuta quando hai realizzato che eravamo noi due?- Roberta era dura. La conosco quando assume questo carattere, facendolo per non cedere lei per prima alle emozioni che prova.

-A voi vi è piaciuta e lo so. Lo so per certo.- Adriana assunse una difensiva, in contrapposizione a sua madre. 

Mia figlia venne verso di me, si arrestò a pochi passi, si mise le mani alla vita e impettendosi:

-Guarda questo seno, papà. É lo stesso che hai desiderato di toccare  stasera mentre l’altra signora ti montava. Non facevi altro che guardarmelo. Ti vedevo che lo facevi. Hai fatto di tutto per venire a toccarlo, a baciarlo, a leccarne i capezzoli. Non puoi negare che ti sia piaciuto brandirlo, palpeggiarlo. E sono sicura che ti sia piaciuto anche per come te lo succhiato, come ti ho leccato il cazzo, la cappella.- Fu come una mitragliatrice, colpi precisi e ben assestati. Non riuscivo a rispondere se non mentendo.

Non lo potevo negare, il suo seno così prosperoso, accolto in quel reggiseno che  lo rendeva desideroso. Quelle piccole venature delicate sulla pelle chiara, la morbidezza che attirava la mia trasgressione nel metterci ancora le mani, per palpeggiarlo, per insinuare il mio membro che si stava ergendo. Me ne ero accorto; mi stavo eccitando nel vedere il seno di mia figlia che mostrava impettita.   

Fui colto da un impeto di follia e la schiaffeggiai. Si mise la mano sulla guancia colpita, guardandomi severamente. Era la prima volta che colpivo mia figlia.

A quel punto, vidi il ragazzo muoversi verso di noi, ma Adriana lo fermò con un gesto della mano. Mia figlia si girò verso sua madre che rimase allibita per quel gesto, ma forse anche per le parole uscite dalla bocca di sua figlia.

-Uno schiaffo non significa niente, mamma. Ne ho presi molti da te quando ero piccola, per tanti motivi, per educarmi e farmi crescere. Me ne aspetto un’altro per quello che ho da dirti. Perchè lo sai, e lo sai benissimo tanto che sei venuta sulle mie labbra, mentre te la leccavo e ti stimolavo il clitoride. Mentre facevo ondulare i capezzoli sul tuo piacere e l’altro uomo ti penetrava fino a farti venire all’orgasmo, ed io ero montata da tuo marito, mio padre, che godeva a sua volta mentre affondava il suo membro tra le mie cosce. Adesso lo sa che godeva su sua figlia e tu godevi per me.-

Roberta ed io eravamo distrutti. Le parole erano finite. La realtà  si era rivelata squarciando il velo di ipocrisia che mia moglie ed io pensavamo di metterci sopra. Ma il velo era leggiadro di fronte al quel turbine di vento di realtà che Adriana soffiò.

Roberta tremava, la sua mano che brandiva il bicchiere ne dava il segno della sua destabilizzazione emotiva. Cercava di bere, ma il gin le si versò sul mento, presa da un incapacità improvvisa dettata dalle parole di Adriana. 

Le si mise a sedere vicino, con le braccia sulle cosce, china in avanti, stringendo il seno tra le braccia.

-Paolo, mettiti di fronte a mia madre e tiratelo fuori.- 

-Non penserai di fare sesso, vero?- Domandò Roberta incrociando le braccia al petto.

-Da adesso in poi, tutto ciò che accadrà, mamma, dipenderà da noi.-

Paolo restava fermo dove era. Era indeciso se assecondare nostra figlia. 

-Paolo, è la stessa donna che te lo ha già succhiato stasera. Non avere timore solo perchè la vedi in volto.-

-Veramente è perchè è tua madre e la situazione tra voi è critica.- Rispose Paolo con filo di voce.

-Era mia madre anche al locale, e sono sicura che se non lo avessi saputo che fosse mia madre, avreste fatto le stesse cose anche senza nessun abito che celasse le vostre facce.-

Paolo si pose di fronte a Roberta, con le dita si tirò giù la cerniera dei pantaloni e si prese in mano il cazzo. 

Non era un ragazzo dotato, ma non era questo il punto, nemmeno io lo avevo lungo, solo la cappella era grossa rispetto alla media, ma la lunghezza non era certo da film porno. Paolo lo pose di fronte al volto di mia moglie che teneva ancora le braccia incrociate e le gambe chiuse come le labbra della bocca, serrate, seduta dritta sul bordo del divano.

Adriana fece cenno a Paolo di spostarsi di fianco, sulla destra di Roberta. Paolo si scostò e si avvicinò di lato verso mia moglie che ancora teneva la bocca sigillata. Paolo mi guardava per capire se poteva proseguire. Io rimanevo immobile, non feci gesti nè cenni. Paolo appoggiò lentamente la cappella sulle labbra di mia moglie, glielo strusciò delicatamente e poi glielo sospinse contro. Roberta socchiuse le labbra e Paolo glielo introdusse nella bocca con molta premura. Roberta chiuse le labbra sulla cappella del ragazzo e, sicuramente, gliela leccava con la lingua. 

Vidi gli occhi del ragazzo pieni di piacere, sentendo la punta della lingua di mia moglie premere e ruotare sulla cappella. 

-Lecchiamoglielo assieme, Roberta.- La chiamò per nome. Adriana si portò verso sua madre, le mise la mano destra tra le cosce, e mia moglie le divaricò, permettendo a Paolo di spostarsi di fronte a lei. Roberta aprì la bocca e Paolo glielo infilò dentro. Adriana prese a sbottonare i jeans del ragazzo e glieli abbassò. E mentre sua madre glielo stesse leccando, anche Adriana prese a leccare il cazzo di Paolo.

Mi stavo eccitando, non c’era dubbio. Mi stavo strusciando il cazzo attraverso i pantaloni. Vedevo mia moglie e mia figlia succhiare il cazzo a Paolo e mi sentivo preso da una sfrenata libido. Mi avvicinai al divano mentre continuavo a strusciarmelo. Mi sbottonai i pantaloni e me li calai quando mi trovai di fronte ad Adriana. Lei divaricò le gambe e me lo prese in mano, porgendolo, però a Roberta.

-Succhiali tutti e due, Roberta.-

Mia moglie prese in mano quello di Paolo e allungò il collo verso il mio cazzo che si stava ergendo. Mi leccò la cappella e poi me lo prese a succhiare tutto il membro, alternandolo a quello di Paolo. 

Adriana mi prese la mano destra e se la mise sul suo seno, prendendolo a palpeggiare assieme a me, accompagnandomela a metterla all’interno della scollatura.

Un poco alla volta, vidi Adriana avvicinare il viso verso il mio cazzo, e proprio quando Roberta me lo stava leccando, anche lei me lo prese in bocca.

Un immagine che non scorderò mai; mia moglie e mia figlia che mi succhiano il pene. E mano a mano che si svolgeva, entrambe si fecero prendere dalla frenesia sessuale, prendendosi a leccarsi tra loro sulla mia cappella.

Madre e figlia presero a baciarsi tra loro mentre succhiavano il mio cazzo; si presero ad accarezzare reciprocamente i capelli, i seni. Si aiutarono a svestirsi, a scoprirsi i seni. 

Mentre Adriana si dedicava a leccare i capezzoli di Roberta, essa ciucciava con avidità il cazzo di Paolo. 

Presi per la spalle Adriana, la allontanai dal seno di Roberta. Trovandosi di fronte al mio cazzo, prese tra le mani il seno florido, con il quale prese il mio cazzo, stringendolo in mezzo. Sentivo il calore della massa del suo petto, la morbidezza e la delicatezza del suo carnoso promontorio. Se lo accompagnava sulle labbra per leccarmelo e bagnarlo con la saliva, me lo massaggiava con foga, con la voglia di sesso, sublime sesso e vorticoso piacere. 

Roberta si distese per lungo sul divano, appoggiando la testa sulle cosce di Adriana e divaricando le gambe alzandole verso l’alto.

Paolo glielo introdusse nella vagina facendola gemere. 

-Ora sai che sono io, papà.- Mi disse Adriana. Si alzò in piedi per togliersi del tutto il vestito. Anche io mi tolsi gli abiti e accompagnai mia figlia sopra a sua madre. Si misero a 69, con Adriana sopra a Roberta, estendendosi su di lei, sopra al suo corpo, fino a mettere la testa tra le sue cosce. Mia moglie allungò il collo sulla vagina di Adriana  che le stava proprio sopra la testa. Gliela prese a leccare mentre io mi posizionavo dietro a mia figlia.

Mia moglie mi prese la cappella e l’accompagnò verso la vagina di nostra figlia, aiutandomi a introdurla. Adriana inarcò la schiena appena sentì la mia grossa cappella entrarle dentro. 

-Dai papà, spingilo tutto dentro.- La voce erotica di Adriana mi suscitò un ebbrezza di lussuria. Un brivido freddo mi percorse per il corpo. Una spinta decisa e secca e il mio cazzo le scivolò dentro alla vagina di mia figlia.

Afferrai i glutei di Adriana e spinsi con irruenza il cazzo, facendola bagnare, venire, godere, urlare dal piacere intenso che provava. Adriana muoveva il fondo schiena, spingendomelo contro. Sentivo Roberta sotto di me che  mi leccava le palle, e l’asta che usciva ed entrava. Anche mia moglie godeva, gemeva, ansimava. Sicuramente Adriana gliela stava leccando. 

Le nostre carni scoppiettavano, vibravano i glutei di mia figlia, mi eccitava quella visione, ancor più nel vederla succhiare il cazzo di Paolo quando lui lo estraeva da mia moglie, per poi penetrarla nuovamente, accompagnato da Adriana che così, sditalinava sua madre.

La volevo vedere in volto, mia figlia, mentre godeva, mentre la stavo facendo godere. 

La feci distendere sulla penisola del divano, le presi le cosce tra le mie braccia, lei si raccolse il seno tra le mani, io la penetrai nuovamente, lei mi guardava farlo; si godette entrambi in quel momento particolare.

Roberta si mise a pecorina vicino alla testa di sua figlia. Madre e figlia si baciarono sulle labbra. Roberta venne presa dal dietro da Paolo, la penetrò nella fica, afferrandola ai fianchi. Roberta leccava e succhiava i capezzoli di Adriana. Entrambe godevano, urlavano, ci incitavano a spingere più forti.

La mia cappella era sul punto di esplodere. Estrassi il cazzo da mia figlia e glielo misi sopra al suo viso. Mia moglie me lo prese a leccare, anche Adriana lo prese a leccare sollevando la testa. 

La punta delle loro lingua premeva sul mio prepuzio. Un esplosione di sperma ne uscì violentemente, bagnando prima il volto di mia moglie, poi, scendendo, quello di mia figlia. Entrambe me lo leccarono con gusto e avidità morbosa. 

Mi succhiarono il cazzo giocandoci con le loro bocche, le loro labbra che ancora una volta si incontravano sulla mia cappella. 

Paolo venne sul sedere di Roberta. Sicuramente non voleva rompere quel nostro idillio che si era creato. 

Quando Roberta si sentì bagnare il fondo schiena, si voltò, e vedendo il volto entusiasta ma estraniato, si mise a ridere. Si mise a sedere andando con la testa verso il cazzo bagnato di sperma di Paolo. Glielo prese in bocca per pulirlo e farlo sentire uno di noi. Io mi misi quasi sdraiato tra mia moglie e mia figlia, la quale appoggiò la testa sul mio petto, prendendomi ad accarezzare il cazzo con una mano. Anche mia moglie posizionò la testa sulla mia sala destra, una volta che ebbe finito con Paolo, e pure lei prese ad accarezzarmi il cazzo, trovando la mano di sua figlia.

Paolo, ritrovandosi ancora una volta estraniato, si mise a sedere vicino a mia moglie, si versò del gin in un bicchiere, e se lo bevve alla nostra salute. 

Da quel giorno la nostra famiglia si scoprì sotto altre prospettive. Eravamo coscienti delle nostre voglie erotiche e non ce lo negammo. Ne parlammo tranquillamente, ragionando su quello che ci stava accadendo.

Adriana propose di vederci come coppia nei locali, ma era meglio farlo in casa nostra, con persone fidate che conoscevamo di persona. Si decise di farlo dilazionandolo nel tempo, per varie occasioni, e quando ne avevamo voglia, Doveva capitare, succedere, non doveva essere calcolato. Doveva venire spontaneo. Il sesso non doveva trasformarci, nè renderci morbosamente incestuosi, doveva essere una sincera espressione di libero ardore. 

Paolo, col tempo, divenne il ragazzo fisso di Adriana. In pratica, per come era di carattere, così distratto e confusionario, lo adottammo come un secondo figlio. I due andarono ad abitare assieme, a casa di nostra figlia. Chissà, magari si sposeranno e avranno dei figli, e forse scenderà anche il sipario sulle nostre avventure incestuose, anche perchè Roberta ed io stiamo andando avanti con l’età e le nostre performance non sono più quelle di una volta, come anche il nostro fisico sta conoscendo il tempo della rilassatezza. Come giusto che sia.

 

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