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Devo riconoscere in modo corretto e ammettere con un contegno disinvolto e franco che m’attrae l’avventatezza e che m’affascina l’azzardo, confesso e paleso che sono una sregolata e che non c’è nulla di più entusiasmante e trascinante del mio sorriso, allorquando ottengo con uno stratagemma di sgraffignarti dalla tua attuale compagna.

In verità i nostri ritrovi sono diventati costantemente più assidui perché pure tu stesso stenti ad ammetterlo, eppure l’impeto e lo slancio reciproco che ci unisce non è abituale. A ben vedere, infatti, io non sono una donna che impressiona quando transita per la strada, non sono invogliante né lusingante né tentante fisicamente al punto di voltarti se cammino per la via, ma indubbiamente un occhio accorto, interessato e scaltro ammira e apprezza le sfumature maggiormente seducenti valutandole all’occorrenza al meglio.

Tutto è pacificamente iniziato dialogando con una correità di concetti e d’opinioni, uno scambio di pareri e d’impressioni comuni, una ricerca complessiva di gustare la conoscenza delle persone semplicemente parlando, ma in special modo prestando attenzione e innanzitutto ascoltando senza ribattere, senza predominare né condannare né criticare né soverchiare, rispettare le opinioni dell’altro o peggio ancora aggredirlo e attaccarlo, senza travolgere né sopraffare l’interlocutore stoppandolo, quello che oggigiorno secondo me in maniera spropositata omette e trascura la maggior parte della gente: perché quasi tutti, danno, ordinano, pretendono e stabiliscono altrettanto sovente, aspettandosi di riflesso dalla parte opposta di ricevere quasi tutto per scontato, eppure talvolta basta sbarrare gli occhi e sognare d’essere in un luogo solamente nostro, come gl’incontri con te, attutiti e raccolti, unicamente come i nostri.

Io ho in mente il ricordo delle lenzuola morbide, gli odori della pelle, gli occhi ansiosi, i volti tirati, gl’istinti e le passioni sorrette solamente dalle emozioni. Sì, è questo che voglio da te uomo carnale, crudele, energico e schietto che sei disteso sopra di me con i muscoli tesi, mentre i nostri corpi avviluppati stanno per prorompere di passione dall’amplesso. In quell’istante mi spezzi il fiato, io dilato l’energia e mi faccio sfondare, la faccia s’imprime di boccacce amorose che mi fanno piroettare conducendomi in una danza sessuale avvolta da un velato godimento, le mie mani sudate s’aggrappano a te e con forza perfezionano rifinendo il tocco dell’abbandono. I battiti aumentano, il respiro diventa affannoso, il tuo movimento mi cattura e il nostro splendore sta ultimarsi. Desiderami, zittiscimi, perché è a questo punto che non riesco più a pensare, giacché il distacco dalla realtà mi proietta ad amarti in ogni tua parte, in ogni tua sfaccettatura, così la mia lingua ispeziona recessi occultati vaganti alla genuinità della percezione quotidiana, ma non umana.

L’amalgama lussurioso è sublime, l’unione incorporea è inscindibile dalla nostra unica e impercettibile parte intima, perché mi completa lasciandomi il tuo sapore sulle labbra e in gola, fino a regalarti i miei capezzoli duri, sinuosi e bramosi del tuo tocco. L’addome disteso percepisce ogni attimo di godimento contraendosi musicalmente scaldando il mio monte di Venere impaziente d’essere violato, io voglio sentirti caldo, esasperato, crogiolato al limite del possibile, lasciandoti indipendente e libero di fantasticare con la mente per farti arrivare dove vuoi.

L’istinto ti precede, al presente mi volti bruscamente, la mia faccia è rivolta verso il basso, tu approfitti giovandoti del mio mutismo, io sbarro gli occhi e ti desidero ancora di più, mi sento acchiappata, imprigionata e sequestrata dalla tua poderosa virilità, in tal modo mi lascio amorevolmente e premurosamente importunare dal tuo cazzo, mio sregolato e vizioso amante, perché continuiamo a godere immensamente, mentre mi sento ancora lambita alla ricerca del paradiso.

In quel modo, così silenziosamente me ne vado, perché non serve aggiungere niente né occorre allegare altro, per il fatto che la chiarezza, l’eloquenza e l’espressività dei nostri corpi è senza dubbio alcuno il nostro codice migliore, in nostro inarrivabile vocabolario superiore.

{Idraulico anno 1999}

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