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Racconti Erotici EteroTrio

Io e la Prof (in vacanza)

By 2 Gennaio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

In un mio precedente racconto ho trattato la relazione con la mia prof di diritto, K, e ora è giunto il momento di continuare la storia.

Io e K stavamo insieme ormai da quasi due anni. O quantomeno erano passati circa due anni dalla prima volta in cui avevamo condiviso le lenzuola. Avevamo compreso che la nostra era una relazione sentimentale, e non solamente sessuale, solamente un anno dopo; fino a quel momento ci incontravamo quando si presentava l’occasione, due o tre volte al mese, anche perché io avevo terminato le superiori e mi ero iscritto all’università. Come successo per la prima volta, il nostro nido d’amore era la casa di K. La cosa non la disturbava assolutamente ma ciò che mi dava maggiormente fastidio era il fatto che condivideva quel letto con suo marito, che comunque rimaneva ignaro del tradimento. Finché un giorno, in cui stavamo festeggiando l’anniversario della nostra prima scopata, ci siamo guardati negli occhi e lei ha capito che soffrivo di questa faccenda. Mi confessò che anche lei avrebbe volentieri fatto a meno del marito’ per stare con me! In quel momento abbiamo compreso che ciò che ci univa non era il sesso, ma qualcosa di più profondo. Da allora stare distanti l’uno dall’altra ci ha fatto soffrire, e desiderare ardentemente il momento della nostra riunione. In estate avevamo deciso di concederci una vacanza di una settimana al mare in Spagna, approfittando dell’ennesimo viaggio di lavoro del marito. In quella settimana avremmo avuto tutto il tempo necessario per colmare il nostro vuoto e decidere cosa fare del nostro futuro una volta che K avesse divorziato dal marito, cosa che aveva in mente da qualche mese.

Ero tornato in città dall’università solamente da un giorno e stavo già ripartendo. Avevo raccontato ai miei che sarei andato in vacanza con una mia amica dell’università, e di ciò erano contenti. K aveva invece raccontato al marito che sarebbe anche lei andata in vacanza, ma con una collega. Passai quella sera a casa di K, erano due settimane che non ci vedevamo, e lei mi accolse gettandosi al mio collo e baciandomi appassionatamente. ‘Anche io sono contento di vederti!’ le dissi sorridendo. Lei era una donna eccezionale, aveva 36 anni e io ero vicinissimo ai 20 ma la differenza non si sentiva assolutamente; per me era come stare con una coetanea. Mi fece entrare e lasciai la valigia in entrata. Lei nel frattempo era andata in cucina per finire di preparare la cena. La raggiunsi e la abbracciai da dietro, posandole il capo sulla spalla.
‘Non ho pensato ad altro in questi mesi se non a questa settimana’ non siamo mai stati così tanto tempo insieme’ le dissi.
‘E’ facile per te pensare soltanto a divertirti. Ti ricordo che fra noi due, sono io quella che si sbatte dalla mattina alla sera! Per non parlare del fatto che sto pensando ad un modo efficace per ottenere il divorzio” mi rispose.
‘Ehi io sto studiando, e fatico molto di più! Vuoi mettere a confronto l’università e il lavoro?’
‘Ma che università e università!’ si voltò e cominciò a punzecchiarmi leggermente il braccio con una forchetta ‘Tu non fai altro che alzarti tardi al mattino e andare in università per incontrare puttanelle da sbatterti la sera’ ‘
‘Soltanto la sera?’ le risposi per farla infuriare.
Faceva parte del gioco ed io mi divertivo un sacco a farla ingelosire. Mi punzecchiò più forte lasciandomi i segni della forchetta sul braccio, ma svanirono dopo qualche secondo. Gridai di dolore e lei rise.
‘Dai, sfigatello, che l’unico motivo per cui ti accompagni ad una come me è perché non riesci a tirare su neanche mezza ragazza”
‘Non è assolutamente vero, anzi, ti dirò che è difficile resistere’ ma io le rifiuto tutte, perché’ lo sai’ voglio soltanto una donna nella mia vita’ ‘ dissi cambiando tono di voce.
‘Lo so’ e so anche di essere molto fortunata ad averti: sei un ragazzo spiritoso, dolce, gentile, romantico, affettuoso, passionale e soprattutto, come ti dico ogni volta, hai anche un bel” mi infilò una mano nei pantaloni e accarezzò le mutande. Ci guardammo negli occhi, lei si stava mordendo un labbro ‘Ma stasera niente sesso!’ disse trionfale, stringendomi improvvisamente il pacco.
Io arretrai e misi le mani davanti. ‘Come niente sesso?’
‘Hai la memoria breve? Domani mattina dobbiamo partire presto, perché ci aspetta un lungo viaggio in macchina per l’aeroporto’ e siccome qui dentro c’è qualcuno che non si decide a prendere la patente”.
La guardai sconsolato ‘Neanche un’ ?’ e indicai le mie parti basse e la sua bocca. Lei scosse la testa. ‘Nemmeno una’ ?’ agitai il pugno in aria, ma lei incrociò le braccia e mi fulminò con lo sguardo.
‘Quando dico no è no’ chiaro?’
Sbuffai e la aiutai a preparare il tavolo per la cena.

Ci alzammo verso le 2 di notte. Eravamo andati a dormire presto, dormendo in biancheria intima per via del caldo. Ci rinfrescammo rapidamente ed infilammo dei vestiti leggeri per il viaggio. Caricai le valigie nella macchina di K mentre lei raccoglieva i documenti necessari per il viaggio. Ci aspettavano tre ore di viaggio verso l’aeroporto, e io non potei fare a meno di addormentarmi.
Mi svegliai quando eravamo ormai arrivati a destinazione. Lasciammo l’auto in un parcheggio multipiano sorvegliato e ci avviammo al check-in ognuno per la propria strada, per non dare nell’occhio. Chi non si sarebbe insospettito vedendo un ragazzo giovane e una donna matura ma attraente tenersi per mano? Avevamo addirittura prenotato due posti differenti sull’aereo’ ovviamente però la stanza d’albergo era una matrimoniale. In coda, per salire sull’aereo, notai che spesso K si voltava per guardare se fossi ancora al mio posto e non me ne fossi andato con una delle tante ragazzine che erano in fila. Quando lo faceva sorridevo, pensando al fatto che K era molto più gelosa di me’ ironia della sorte: lei in un certo senso mi “tradiva” con suo marito.
Saliti sull’aereo cercai di trattenermi dal ridere. Ero qualche fila più indietro di K, circondato da ragazze desiderose di vivere una qualche avventura in Spagna, mentre lei era circondata da ragazzi che molto probabilmente avevano lo stesso scopo. Probabilmente K in quel momento si stava pentendo di aver indossato una maglietta bianca sottile sopra il costume.
Una ragazza che era seduta al mio fianco iniziò ad attaccare bottone. Si chiamava S, era alta, capelli lunghi e castani, quarta di seno ben messa in mostra, occhi azzurri. Cominciò chiedendomi se ero anche io diretto verso la sua stessa località, quanti anni avevo, da dove venivo, ecc. ecc. Dopo circa un’ora di viaggio passata a scambiarci informazioni lei, fissandomi a lungo il corpo mi disse ‘Senti’ ho visto che hai un bel fisico. Per caso ti tieni in allenamento con qualcosa?’ Cercai di trattenermi dal dirle che il mio allenamento preferito era scopare con quella seduta qualche fila più avanti. ‘Sì, vado spesso a correre e qualche volta mi capita di andare in palestra” le risposi.
‘Beh’ complimenti, non c’è che dire’ ti confesso che mi piacciono di più i tipi atletici che quelli ultra palestrati come quelli lì davanti” mi disse in un orecchio. Io non risposi, imbarazzato, mi sembrava quasi che mi stesse chiedendo di andare a letto con lei; e nonostante fosse una gran bella figa, non potevo di certo tradire K. Passammo la restante ora in silenzio, finché non salimmo sull’autobus che trasporta i passeggeri dall’aereo al terminal una volta atterrati. Mi chiese in quale albergo stavo e le risposi tranquillamente, sperando che non fosse nello stesso albergo. Così infatti non era, ma aveva la stanza in un hotel vicino. Mi promise che un giorno di quelli ci saremo visti per bere qualcosa.
Fuori dall’aeroporto rifiutai cortesemente di prendere il taxi con S, dicendo di voler aiutare “quella signora bionda” con i bagagli, che mi offrì un passaggio in taxi visto che stavamo nello stesso albergo’ anzi, nella stessa stanza. Durante il viaggio verso l’hotel, così come mi aspettavo, K rimase in silenzio visibilmente incazzata. Una volta nella stanza sistemammo i nostri vestiti negli armadi e uscimmo sul balcone che dava sulla spiaggia. Cercai di abbracciarla. Lei rimase immobile.
‘Pensi di scopartela?’ ruppe il silenzio K.
‘Chi? S?’
‘Ah’ S”
‘K non farmi incazzare, perché sai benissimo che non ho nessuna colpa!’
‘Ma fammi il piacere! Vi ho sentiti sull’autobus, lei dorme in uno di questi hotel’ scommetto che andare in spiaggia insieme sarà impossibile ora!’
Effettivamente aveva ragione: la possibilità di incontrare S era abbastanza alta, e farmi vedere insieme a K era abbastanza pericoloso.
‘Possiamo sempre cambiare spiaggia”
‘Tu proprio non capisci! Non sai quanto desideravo di passare questa settimana insieme a te R’ solo io e te! Una settimana di relax totale, in cui fare ciò che più ci piace fare, ma a quanto pare ora dovremo girare con gli occhi sulla nuca per evitare che una troietta ti salti addosso a succhiartelo!’
Rientrò in stanza, e cominciò ad armeggiare con varie chincaglierie che aveva in valigia. Parlarle in quel momento era inutile, quindi mi spogliai di fronte a lei e le dissi che andavo a farmi una doccia. Lei fece finta di non sentirmi, ma una volta aperta la valvola dell’acqua nel box doccia mi raggiunse. Poggiò la testa contro il mio petto e ci abbracciammo. ‘E’ solo che’ non voglio perderti’. Le risposi dandole un bacio sul capo. A lei bastò ricevere quel gesto per sentirsi consolata. Come molte altre volte la feci appoggiare al muro e le sollevai una gamba, per far sì che la mia verga le entrasse dentro. La scopai molto lentamente, visto che non era dell’umore adatto per cedere alla passione sfrenata, oltre al fatto che a lei piaceva essere presa con calma nella doccia; diceva che le dava un senso di relax. Dopo una decina di minuti le dissi che stavo per venire e quindi si tolse dal mio membro, che sborrò felicemente sul suo ventre. Si pulì con l’acqua e prima di uscire mi passò la lingua sui capezzoli e mi diede una carezza sul volto. La adoravo quando faceva così. Tuttavia, sentivo che c’era qualcosa che non andava. Mentre lei si stava asciugando ed io ero ancora sotto la doccia, mi accorsi che per la testa avevo ancora S, la strafiga dell’aereo.
Nel tardo pomeriggio io e K prendemmo l’autobus e andammo ad una località un paio di km più in giù sul lungomare, visto che c’era un ristorante consigliato dalla guida turistica. La nostra intenzione era quella di passare una serata romantica e tornare all’albergo a piedi lungo la spiaggia, e fu proprio così. Eravamo entrambi vestiti eleganti: io con camicia e pantaloni, lei con un lungo vestito. Cenammo in questo ristorante molto intimo, luci soffuse. Parlammo sostanzialmente delle avventure che avevamo vissuto fino ad allora, senza pensare ad alcun marito o ad alcun futuro. Volevamo semplicemente essere felici in quel momento. Pagammo il conto e ci avviammo mano nella mano lungo la spiaggia, togliendoci le scarpe e passeggiando in riva al mare. Da lontano giungevano i rumori delle varie discoteche stracolme di giovani arrapati.
‘A distanza di quasi due anni, mi chiedo ancora come tu faccia a trovare qualcosa di attraente in me” disse K.
Mi fermai e ci sdraiammo sulla sabbia. ‘Perché tu sei molto più di una semplice donna. Hai carattere, sei comprensiva, molto intelligente, sensuale’ bellissima. Ma soprattutto tu sai cosa significa amare. Al giorno d’oggi non si trovano più ragazze che capiscono il vero senso dell’amore’ tu invece sì!’
‘Dunque mi stai dando della ragazza? Oddio, sembra di essere tornati alla nostra prima notte insieme”. Sorrise e mi diede una carezza.
‘Ed è proprio questo che voglio dire: ogni volta che ti guardo non posso che pensare alla nostra prima volta’ e a come non sei assolutamente cambiata perché mi ami veramente!’ le dissi, non senza notare che gli occhi le stavano brillando.
‘E tu? Mi ami?’. Non le risposi. Lentamente mi avvicinai alle sue labbra, che lei schiuse per poter far entrare in contatto le nostre lingue. E’ una cosa che ho sempre amato molto fare con lei: limonare. Mi ricordo di una notte in cui abbiamo passato delle ore soltanto a intrecciare le lingue. Lo abbiamo sempre trovato molto stimolante e solitamente le scopate che facciamo dopo aver limonato sono quelle che ci rimangono più impresse. Mi misi sopra di lei, che nel frattempo si era sollevata il vestito per calarsi le mutandine. Slacciai la cintura, aprii i pantaloni e tirai fuori il cazzo, che era ancora in via di erezione. Glielo passai lungo la figa in attesa che diventasse propriamente dritto. La marea stava salendo e l’acqua ora ci sfiorava i piedi. ‘Cazzo, se è eccitante!’ mi sussurrò K. Ogni volta che la fredda acqua di mare le toccava i piedi, lei tremava. Finalmente cominciai a penetrarla, dapprima lentamente e poi aumentando il ritmo. K non si fece scrupoli e cominciò a mugolare di piacere. La marea col passare dei minuti saliva, ed era arrivata a bagnarci le gambe. Quando una goccia d’acqua salata le bagnò la vagina lei trattenne il fiato, tanto da farle mettere in rilievo le costole; i suoi occhi erano spalancati, così come la sua bocca. Riprese a fiatare, emettendo sospiri sempre più concitati, finché non mi disse che stava per raggiungere l’orgasmo. Urlava sempre di più, ma non ce ne fregava assolutamente nulla di dare spettacolo. Cominciai anch’io ad incitarla, con i soliti ‘sì’ e versi di piacere. Le venni dentro. ‘Oddio!’ fu il suo grido liberatorio. Mi accasciai al suo fianco, ansimando. Rimanemmo qualche minuto a fissare il cielo, prima di rimetterci a posto. Lei mi disse che era stanca e visto che eravamo quasi arrivati all’albergo, la presi in braccio e la riportai in stanza. Per tutto il tempo della scopata, mi era però venuto il dubbio che qualcuno ci avesse spiati.
Mi svegliai il mattino dopo con un odore nauseante nelle narici. Io ero sdraiato a pancia in giù e quando mi girai, vidi K in topless seduta sul letto che si stava passando lo smalto sulle unghie dei piedi e nel mentre stava fumando una sigaretta. Mi lamentai emettendo qualche verso sconnesso e lei andò ad aprire la porta finestra.
‘Buon giorno, amore!’ mi disse, venendo a darmi un bacio sulla guancia e tornando al suo lavoretto.
‘Proprio stamattina dovevi metterti a passare quella roba sulle unghie?’
‘Dovrai farci l’abitudine quando staremo insieme: il sabato è il giorno dello smalto.’
Mi sedetti sul letto a gambe incrociate ‘Quando staremo assieme? Vuoi dire che”
‘Sì, ho deciso che non me ne importa di come andrà a finire il divorzio. Voglio soltanto te nella mia vita. E non me ne importa nemmeno di cosa diranno gli altri!’.
Rimasi in silenzio. Lei mi passò la sigaretta e diedi gli ultimi tiri. Poi, all’improvviso, la abbracciai e la misi sdraiata sul letto per ricoprirla di baci. Lei cercò di liberarsi, ridendo ‘Dai, che poi sporchiamo di smalto il letto!’. La lasciai andare, non prima di averle lasciato un succhiotto sul collo, come se fosse un marchio per avvisare gli altri che lei ora era mia.
Scendemmo a fare colazione in un angolino del salone ristorante. Ero felice della sua decisione, ma non riuscivo a dirle che la amavo. Per la testa mi giravano immagini confuse di S nuda. Avrei tanto voluto scoparla, soltanto una volta. K notò che ero taciturno, e cercò di ravvivarmi togliendo i piedi dai sandali e mettendomeli sul pacco. Cominciò a massaggiarlo, e in breve il pene tornò in erezione. Mi misi una mano sul volto come se fossi imbarazzato, mentre le sorridevo. Con un gesto del capo mi fece intuire che le sue intenzioni erano serie. Eravamo abbastanza lontani dagli altri tavoli e quindi aprii la patta dei pantaloncini da spiaggia e feci uscire l’uccello. Lei lo prese fra i piedi e cominciò a farmi una sega. Non me l’aveva mai fatta in quella maniera e infatti ogni tanto le sfuggiva dalla presa. Il suo sguardo era infuocato e provocante; io tenevo gli occhi chiusi cercando di trattenermi da eventuali grida di piacere. K aveva finalmente capito come segarmelo per bene, passandomi la pianta del piede sulla cappella. Dopo qualche minuto mi prese un fremito. Lei si fermò, lasciandomi a bocca aperta. Ero sul punto di venire per la terza volta nel giro di neanche 24 ore ed ero davvero esausto, ma fermandosi K aveva impedito che ciò accadesse. ‘Meglio mantenerlo vivo, altrimenti le prossime volte durerà sempre di meno” mi disse, dando prova del fatto che mi conosceva davvero.

Per tre giorni andammo in spiaggia, fregandocene del fatto di essere un diciannovenne e una trentaseienne in vacanza di piacere, e infatti non ci fu alcun disturbo. Per quei tre giorni, però, non riuscimmo ad andare oltre ai pompini e alle leccate, alle seghe e ai ditalini. Appena eravamo sul punto di scopare, io cercavo scuse per non farlo. Avevo paura che mi sarebbe venuta in mente S. Ma non potevo continuare a mentire a K.
Il quarto giorno di vacanza, mentre quella che era la mia ex prof era andata a farsi un bagno, io ero andato al bar a prendere qualcosa di fresco per noi due. Mentre il barista stava preparando i drink, sentii passare una mano sulla schiena, e di fronte a me comparve S ‘Oh, cazzo!’ fu l’unica frase che riuscii a pensare. Era in bikini e il suo corpo era davvero mozzafiato: le sue tette erano ben sostenute, aveva un piercing sull’ombelico e un tatuaggio sul polpaccio destro; portava un paio di occhiali da sole a goccia e mi sorrise ‘Ehi, R! Era ora che ci incontrassimo!’ mi disse.
‘S, che piacere vederti. Stai passando una bella vacanza?’. Nel frattempo il barista mi aveva passato le due bevande e avevo pagato il conto.
‘Oh, non sai quanto mi sto divertendo! Ogni sera in discoteca’ e si conosce un sacco di gente!’
‘Beh, direi che uno dei rischi che si corre ad essere così bella!’ le risposi.
Lei rise e diede un rapido sguardo al drink ‘E’ per me questo?’.
Io non seppi come risponderle, e non feci altro che annuirle. Lei passò la lingua sulla cannuccia in maniera seducente, prima di sorseggiare. Il messaggio era chiaro e diceva:’R, voglio che tu mi scopi!’.
Riprese a parlare ‘Vedo che anche tu non hai perso tempo’ ‘
‘Che intendi dire?’ chiesi imbarazzato, inghiottendo saliva.
‘Dai, ti ho visto qualche sera fa con quella donna in spiaggia’ ed è da qualche giorno che vi osservo.’
‘Guarda, non è assolutamente come pensi.’ le risposi, imbarazzato dalla schiettezza della ragazza.
‘Ehi, capisco benissimo. Hai trovato una che ha esperienza.’.
‘Beh, in un certo senso”
‘Ascolta R, sarò chiara con te. Ormai penso tu abbia capito che voglio portarti a letto’ giusto?’ Annuii.
‘Benissimo. Dunque, se vuoi vedere il paradiso e dimenticarti di quelle vecchie carni, ti consiglio di passare nella mia stanza questa sera’ vedrai quanta più esperienza ho, io!’ Se ne andò, facendo finta di urtare il braccio sul mio pacco.
Tornai all’ombrellone, dopo aver ordinato un altro drink. K era uscita dall’acqua e si stava asciugando. ‘Ma dov’eri finito?’
‘Avevano finito il ghiaccio. Senti, riguardo a stasera”
‘Sì, riguardo a stasera’ a che ora vai da quella puttana?’ rimasi di pietra ‘Vi osservo da qualche minuto, non siamo tanto distanti dal bar”
‘K, non ho intenzione di andarci.’
‘Senti R, penso di aver capito perché in questi ultimi giorni non riusciamo a scopare decentemente: tu pensi a lei. E ti dirò che se vuoi andarci a letto sei libero di farlo. So quanto soffri per il fatto che faccio ancora sesso con mio marito’ e credo di capirti, d’altronde è solo colpa mia. Quindi fammi un favore: vai da lei, passa una bella serata e poi torna da me’ ma ti prego di non farmi pesare eccessivamente la questione, perché potrei pentirmi di averti lasciato la possibilità di tradirmi’.
Rimasi di stucco dopo questo discorso. Non solo mi aveva dato il lasciapassare per andare con S, ma per di più non ci sarebbero state conseguenze. Non sapevo se ringraziarla oppure ripeterle all’infinito che non avevo intenzione di andare con S; ma le avrei mentito in entrambi i casi.
‘Io torno in camera. Ci vediamo domani mattina, allora?’ disse con naturalezza.
Io rimasi immobile e la fissai negli occhi. In quel momento sarebbe bastato dirle che lei era l’unica donna che avevo mai amato e tutto si sarebbe risolto. Ma non ne trovai il coraggio. ‘Come immaginavo. Ciao.’
Raccolse le sue robe, mi diede un bacio sulle labbra e tornò in albergo. Passai le successive ore a prendere un po’ di sole, finché non si fece sera.

Mangiai qualcosa di rapido ad un baracchino, e mi avviai verso l’albergo di S. Chiesi alla reception dove fosse la sua camera, e una volta arrivato bussai. L’espressione di S era abbastanza stupita. Era ancora in costume, ma si era tolta gli occhiali da sole e aveva indossato un pareo. ‘Prego, entra!’ disse felice. Cercai di essere il più disinvolto possibile, d’altronde era una strafiga che desiderava soltanto scoparmi. Mi fece sedere sul letto e lei si mise sulle mie ginocchia, in maniera tale che ci potessimo guardare negli occhi. Passò le dita sulle mie spalle, sul petto e infine sugli addominali. ‘E’ inutile che ti ripeta quanto mi piaccia il tuo corpo’ mi disse.
‘E’ inutile che ti dica quanto sei perfetta’ le risposi.
Sorrise maliziosamente e mi invitò a slacciarle il reggiseno. Lei rizzò la schiena, per far sì che le sue tette mi arrivassero in faccia. Sciolsi il nodo del costume e lentamente le calai le spalline. Di fronte a me si trovavano due meloni di una bellezza inaudita. Non avevano il segno dell’abbronzatura, a prova dal fatto che molto probabilmente prendeva sole in topless. I suoi capezzoli in confronto alla pelle scura erano chiari, piccoli e in quel momento rigidi. Le misi le mani sui fianchi e lentamente risalii fino ad afferrarle le tette. K aveva una seconda abbondante di tutto rispetto, ma S aveva dei seni talmente sodi da sembrare di marmo. ‘Ti piacciono? Sono tutti miei” mi spiegò. Mi avvicinai con la bocca ad uno dei seni e solleticai il capezzolo con la punta della lingua. S si morse un labbro. Leccai con sempre più foga, finché non mi misi a succhiarle le tette. Lei mi mise le mani fra i capelli per non farmi smettere. Passai da una tetta all’altra, gioendo di quel fantastico momento. S mi spinse a sdraiarmi sul letto, mentre lei si toglieva il pareo e avanzava lungo il mio corpo, fino a mettersi sopra il rigonfiamento dei pantaloncini. Aveva ancora la parte inferiore del costume, ma avrei scommesso che molto presto se lo sarebbe tolto. ‘Sai, a sentire le urla dell’altra notte in spiaggia, scommetto che o quella donna non ne prende uno da una vita’ oppure la tua è una verga da sogno”. Mi slacciò i pantaloncini e me li fece togliere. Non era ancora pienamente eretto e quindi S cominciò ad agitarlo ‘Se è così a riposo, non oso immaginare quando è sveglio!’. Si mise ai piedi del letto in ginocchio e mi prese in bocca le palle, giocandoci con la lingua. Poi lentamente la passò sull’asta del mio pene, fermandosi poco sotto la cappella. Dopo qualche istante, avevo raggiunto la piena forma. ‘Così mi piace” disse prima di appoggiare dolcemente i denti sulla cappella. Era una cosa che K non aveva mai fatto, sapendo quanto fosse sensibile quella parte. Non mi faceva male, ma sentivo il sangue pulsare nelle vene per via dell’eccitazione. Mi mordicchiò la cappella un paio di volte per osservare il mio sguardo intriso di piacere, prima di sputarci sopra e passare una mano per lubrificarmelo. I suoi movimenti erano rapidissimi, ma talvolta rallentavano all’improvviso. Poi prese a spompinarmi ed io non riuscii più a tenermi su con i gomiti per godermi lo spettacolo. Succhiava con una tale foga che avevo paura di venire quasi immediatamente; ma per fortuna non trombavo seriamente da giorni e quindi non correvo il rischio. Iniziai a sudare. A giudicare dalla lentezza con cui lo prendeva in bocca, pensai che lo stesse prendendo in gola, e fu proprio quando alzai la testa per controllare che capii che era proprio così: era riuscita ad inghiottirlo del tutto.
‘Basta, ti prego” le dissi quasi esausto di piacere. Lei sollevò lo sguardo, sorpresa. ”penso di poterti dare anche io un po’ di goduria!’ continuai.
S si tolse il cazzo dalla bocca e calò le mutandine, rivelando una figa senza peli, che più bagnata di così non si poteva. Si mise anche lei sul letto, sopra di me, al contrario.
‘Non voglio però smettere di succhiartelo, è così’ buono!’
‘Come desideri”. Divaricò le gambe e mentre lei riprendeva da dove aveva lasciato, io cominciai a leccarle gli umori. Non erano dolci come quelli di K, ma si lasciavano assaporare e non smettevano mai di colare. ‘Questa qui o è in calore, o non vede un cazzo da secoli” pensai. Andai sempre più in profondità, aiutandomi anche con le dita di una mano. Ogni tanto le solleticavo il clitoride, in modo da farle emettere dei versi che mi eccitavano parecchio. Le lubrificai il buco del culo mentre con una mano le facevo un ditalino. A giudicare da quanto era serrato, dubitai che durante la settimana si fosse concessa a del sesso anale. Lei continuava a prendersi il mio cazzo in gola e a leccarlo.
Dopo diversi minuti, in cui io non ero ancora venuto, sentii che i suoi sospiri si erano fatti sempre più ritmati e brevi. La mia lingua era tornata a leccarle la figa e sentendo il suo corpo vibrare, mi preparai ad accogliere il suo primo orgasmo. Lei urlò fortissimo e per trattenersi mi inghiottì di nuovo il cazzo e lo morse alla base. Sentii vibrare le sue tonsille dandomi una sensazione di estasi mai provata prima. Per quanto mi riguarda, stavo cercando di arginare la cascata di liquido che le usciva dalla vagina, abbeverandomi alla sua fonte. Lei si voltò e mi guardò con aria sconvolta ‘Scusa! Non pensavo di arrivare così presto’ guardati, hai il volto bagnato!’ Si girò, mi prese il viso tra le mani e mi infilò la lingua in bocca per leccare i suoi stessi fluidi.

Ci prendemmo qualche minuto di pausa, parlando ovviamente di sesso e facendoci i complimenti l’un l’altra. Ci scambiammo opinioni sulle nostre abitudini e scoprii che S, nonostante l’aspetto da grandissima ninfomane, non scopava frequentemente e per di più non era fidanzata; amava il sesso, ma non riusciva a trovare un compagno adatto a lei, qualcuno che la amasse. Le dissi che anche io fino a qualche tempo prima ero nella stessa situazione, ma per fortuna ero riuscito a trovare qualcuno che mi comprendesse; evitai di dirle che era la donna con cui mi aveva visto.
‘E’ fortunata la tua ragazza’ sei davvero un ragazzo d’oro. Devi però spiegarmi come sei riuscito a lasciarla a casa’
‘Beh, diciamo che siamo in una sorta di pausa riflessiva”
‘Allora ricordati di me nel caso in cui le cose dovessero mettersi male!’
”ti stai offrendo come alternativa?’
‘E’ solo che sto seriamente pensando al fatto di poterci incontrare occasionalmente una volta tornati dalla vacanza. Credo di essermi iscritta al fan club del tuo gran bel cazzone’ oltre che al club delle donne con cui hai tradito la tua ragazza. Perché, nel caso non te ne fossi accorto la stai già tradendo’ e l’hai tradita anche l’altra sera sulla spiaggia. Di alternative ne hai già avute a sufficienza, ora ti tocca scegliere’.
Riflettei attentamente su quelle parole. Aveva ragione: stavo tradendo K e avevo tradito la sua fiducia quando non ero riuscito a dirle che l’amavo. Rimasi in silenzio, mentre S mi tamburellava le dita sul petto.
‘Che dici, riprendiamo?’ mi chiese S. Io mi limitai a guardarla, e lei interpretò il gesto come un assenso.
‘Quello di prima è stato solo un aperitivo’ ora ti farò vedere che cosa so fare con queste’. Fece sobbalzare le tette e io diedi una leggera sberla a quei due fantastici globi. Si mise di nuovo ai miei piedi, allargò i seni e vi infilò in mezzo la mia verga. Sputò per far sì che l’asta scorresse meglio e cominciò la spagnola. Era una cosa che avevo fatto anche con K, ma fra una spagnola con una quasi terza di seno e una con una quarta più che generosa, è inutile che vi dica quale sia la migliore. Tirò persino fuori la lingua perché quando le usciva dalle tette, il mio cazzo le arrivava al mento e riusciva così a dare una rapida leccata alla cappella. S era davvero una maestra in questa pratica, era davvero eccitante e molto probabilmente stavolta sarebbe toccato a me venire. Ma nella mia testa pensavo soltanto a K, al fatto che avevo scoperto qual era il nostro problema, e che forse avevo trovato la soluzione. Non dissi ad S che stavo per venire e le sborrai sul viso e parzialmente sulle tette.
‘Oops! Birichino!’ fu l’unica cosa che lei mi disse prima di spalmarsi il mio sperma sul corpo. ‘Ora veniamo al sodo” disse carica di desiderio.
Si mise in piedi sopra di me e pian piano si accucciò, poggiando le mani sul mio petto per fare leva. Non voleva però che io glielo mettessi nella figa’ lo voleva nel culo! Mentre cercavo di posizionarlo bene, lei si era infilata due dita nel suo buco e lo stava allargando. Entrò parte della cappella. Faticammo entrambi per farlo entrare: il mio cazzo era troppo grosso e il suo culo era troppo stretto. Una volta entrato, nonostante io provassi piacere a sentire una tale morsa intorno alla mia asta, tentammo di farlo uscire e rientrare circa una decina di volte, ma eravamo entrambi abbastanza in difficoltà. Decisi di smetterla, la presi per i fianchi e di peso la feci sdraiare al mio fianco.
‘E’ inutile provarci, se non entra bene non ne vale la pena” le dissi. Ero abbastanza pratico del sesso anale, visto che lo praticavo frequentemente con K (ed ero stato anche il primo ad aver profanato il suo didietro).
‘Mi dispiace che il mio buchino sia tanto stretto, ma pensavo che finalmente con te sarei riuscita a trarne piacere’ non avevo calcolato che fosse così grosso’
‘Me lo dicono in tante’.
S rise ‘Se vuoi possiamo riprovare più tardi” mi propose.
Rimasi in silenzio, mi misi a sedere con la schiena poggiata alla testata del letto. S mi si avvicinò e si sdraiò appoggiando la schiena al mio petto. Portai le mani sulle sue tette e le tastai come se fosse un passatempo; le strizzavo, le accarezzavo e stringevo i capezzoli. Ci eravamo presi un’altra pausa.
‘Cosa c’è che non va? Ti ha deluso il fatto che non riesca ad entrarmi nel culo? Se vuoi possiamo provare la stessa posizione, ma stavolta me lo metti in figa.’
‘No’ è tutto a posto, è tutto grandioso. E’ solo che sto pensando a quella con cui mi hai visto in questi giorni”
‘Oddio, ti sei innamorato di una vecchia conosciuta qui in vacanza?’ disse S con tono scocciato.
‘Non è vecchia. Si chiama K, ha 36 anni ed io sono il suo amante da più di un anno”.
S rimase in silenzio, pietrificata, mentre le mie mani continuavano a palparle le tette. ‘R, ti chiedo scusa’ davvero, non so che dire”
‘Non devi scusarti; anzi, dovrei ringraziarti’ mi è piaciuto parecchio fare tutte queste acrobazie, ma ho capito che K può darmi qualcosa che tu non puoi: l’amore’
‘Tu’ tu la ami?’
‘Sì, ma non riesco a dirglielo”
‘Beh, che problemi ti fai? Sono solo tre semplicissime parole. Torna da lei e digli ‘K, ti amo”
‘Ma l’ho tradita”
‘ R, io e te non abbiamo neanche scopato! Vorresti passare il resto della notte a strizzarmi le tette oppure vuoi alzarti e andare a dirle che l’ami?’
Mi rimisi in piedi e infilai i pantaloncini. Erano quasi le 22. Prima di uscire, venni richiamato da S, che era ancora nuda. ‘Se vuoi, sai dove trovarmi’ dobbiamo ancora finire ciò che abbiamo iniziato”
‘Fidati, sarai pur sempre la mia amante numero uno” le dissi facendole l’occhiolino. Corsi fuori dall’albergo di S e tornai al mio.

Spalancai la porta, e trovai K sdraiata sul letto con una camicia da notte leggerissima intenta a leggere. Mi guardò sorpresa.
‘Un giorno o l’altro dovrai spiegarmi il motivo per cui ti amo così tanto.’ Dissi. ‘K’ io ti amo!’.
Posò delicatamente il libro sul comodino. Si alzò e mi venne di fronte. ‘Devo supporre che non avete consumato?’
‘Quante volte te lo devo ripetere? Tu sei l’unica donna che io abbia mai amato! Non c’è spazio per altre”
‘Brutto bastardo”
Non la lasciai terminare. Ci lanciammo l’uno contro l’altra, cercando di spogliarci a vicenda il più velocemente possibile. Una volta nudi la sollevai per le cosce e la sbattei contro il muro. Limonammo ferocemente, dentro di noi c’era soltanto il desiderio di fondersi il più possibile con il partner. Le afferrai le natiche e lei si avvinghiò al mio collo. Sfruttando le mie braccia, la sollevai e le infilai tutto quanto il cazzo in figa. Lei tirò un urlo acutissimo. Facendo uso soltanto delle braccia, continuai a farla dondolare sul mio bastone. Ma ben presto le braccia cominciarono a farmi male e scaraventai K sul letto. Lei fu agilissima ad afferrarmi per un braccio e a farmi sdraiare. Mi lucidò rapidamente il manico con la lingua, prima di infilarselo brutalmente nella vagina. Pensai che me l’avesse spezzato, visto che non se l’era nemmeno sistemato. Ma K aveva calcolato tutto, lei sapeva cavalcare meglio di chiunque altra: ondeggiava il bacino, teneva dentro soltanto la cappella e incredibilmente riusciva a stringerla in una morsa piacevolissima. Alzai il busto per potermi perdere fra le sue tette ondeggianti, che dopo qualche secondo erano ricoperte della mia saliva. Ci capovolgemmo; ora lei era sdraiata a pancia in su ed io, in ginocchio, le tenevo sollevato il bacino e la penetravo. Lei, nonostante fossi io a condurre i giochi, continuava a spingere il bacino per migliorare la penetrazione.
‘Aah’ sì’ così’ più dentro’ PIU’ DENTRO!!! AAAAAH!!! Sei grandioso’ fottimi’ fottimi come tu solo sai fare!’
Aumentai la spinta facendo forza sugli addominali, che avevo messo in rilievo. Mi stancai di quella posizione dopo una decina di minuti. La sdraiai su di un fianco e mi misi dietro di lei, sollevandole la gamba per riprendere a perforarla. Il rumore del mio corpo che si schiantava sul suo era abbastanza forte, ma mai come le nostre grida di piacere. Non avevo intenzione di smettere o di rallentare e K non voleva assolutamente lasciarmi andare. Si era messa addirittura a massaggiarsi il clitoride per stimolarsi ancor di più. Decisi che era il momento di darle il colpo di grazia, e di farla godere così come non avevo mai fatto. Mentre eravamo intenti in quella posizione le feci girare il capo e cominciammo a limonare, senza però far toccare le nostre labbra. E non è finita: cercai di sistemarmi in maniera tale che mentre la penetravo, con due dita sarei riuscito a dilatarle il culo. K in questo stato era totalmente fuori controllo, grondava di sudore, così come anch’io del resto. Ero riuscito a coinvolgere tutte le sue zone erogene.
‘Ti amo!’ le gridai.
‘Ti amo” mi rispose ‘Ti amo.’ continuò ‘TI AMO!!!’. Ormai eravamo entrambi sul punto di svenire. Sprecammo le ultime forze per aumentare ancor di più la foga. ‘TI AMOOOOOOOOOOOOOOOOOOH!!!’ gridò con le restanti energie. Sborrai copiosamente dentro di lei, che contemporaneamente aveva raggiunto l’orgasmo più travolgente della sua vita. I nostri corpi erano in preda ad un fremito incontrollabile. Lei era esausta, ma io riuscivo ancora a controllarmi. Estrassi il cazzo dalla figa, che colava di ogni genere di fluido, e glielo infilai nel culo; non prima di averla fatta mettere a pecora. K era talmente sconvolta, che non riusciva a tenersi su con le braccia. Era accasciata, gli occhi semichiusi e la bocca spalancata dalla quale usciva la sua saliva; la sua mano era ancora intenta a masturbare quella meravigliosa fighetta. La tenni stretta per i fianchi e la spaccai di piacere, trapanandole con decisione il culo. Continuai così per qualche minuto, finché non venni di nuovo e le intasai anche il suo secondo buco. Mi lasciai cadere al suo fianco, devastato. Lei tolse finalmente le dita dalla vagina. Le presi quella mano e condividemmo i sapori di cui era cosparsa, fino a che non fu completamente pulita. Lentamente i nostri occhi si chiusero.

Il mattino successivo, mi svegliai con il braccio addormentato. K lo stava usando come cuscino. Gentilmente le sollevai il capo e lo riappoggiai sul letto. Le diedi un bacio sulla spalla e andai in bagno a rinfrescarmi. Quando tornai in stanza, lei stava ancora dormendo. Le spostai una ciocca di capelli biondi dal viso per poterle dare un bacio affettuoso. Cosparsi il suo corpo di baci, passando per i suoi seni e scendendo lungo l’addome, l’ombelico ed infine raggiunsi quella collinetta che tanto mi piaceva.
‘Ma che bel risveglio” mi disse, prendendomi il capo tra le mani e poggiandolo sul suo ventre. Sorridemmo entrambi.
‘Questa è stata la seconda scopata memorabile della mia vita.’ mi disse.
‘E la prima?’
‘Beh, la mia prima volta” Rimasi in attesa che finisse la frase.”la mia prima volta con te.’
‘Per quanto mi riguarda non saprei’ ieri sera con S è stato particolarmente selvaggio”
La feci infuriare e non poco. Afferrò un cuscino e me lo sbatté addosso. Aveva improvvisamente riacquistato le forze. Poi mi afferrò il pene e lo strinse. Io rimasi immobile, implorandola di fermarsi.
‘Ripeti se ne hai il coraggio!’
‘Basta, ti prego!’
‘Non ti mollo finché non mi racconti”
‘Ok. Devi ringraziarla perché oltre a non aver scopato, mi ha fatto capire che ciò che provo per te è davvero sincero; non riuscirei mai ad andare con un’altra ed esserne coinvolto. E penso che sia così che ti senti quando devi fare sesso con tuo marito.’
K lasciò la presa e io mi massaggiai il pene.
‘Quindi il tuo cazzo rimane una mia esclusiva?’
‘Beh’ qualcosa abbiamo fatto. Ma non siamo arrivati al sodo.’
‘Bene. Sono contenta così’ almeno hai imparato qualcosa.’
‘Io ho sempre imparato qualcosa da te! A scuola, così come adesso”
‘Ma smettila, che se non fossi stata io a portarti a letto per prima non saresti nemmeno arrivato all’esame”
‘Ed io che ero convinto che i miei voti fossero dovuti al merito e non alle nostre cavalcate”
K mi mise un braccio attorno al collo e appoggiò la fronte contro la mia. ‘Non farmi venire certe voglie, che sono ancora stanca da stanotte’ ti amo R.’

Passammo la mattinata in albergo, cercando di recuperare le energie. Avevamo ancora tre giorni di vacanza. Il pomeriggio andammo in spiaggia, e ci venne a trovare S. Io e K eravamo sdraiati a prendere il sole uno a fianco all’altra. Quando arrivò, la presentai a K. S le disse che era una donna davvero fortunata e che sapeva tutta la storia. A pensarci bene, S era l’unica a conoscenza della storia fra me e K.
‘Non preoccupatevi, penso di avervi creato già abbastanza problemi, la vostra relazione sarà al sicuro’ ci disse sorridendo.
K e S cominciarono a conversare amabilmente del più e del meno, e quando K cominciò a fare certe battute sulle mie abitudini, presi le mie scarpe e andai a farmi una corsetta sulla spiaggia. Tutto si era risolto bene, e sarebbe andato ancora meglio una volta tornati a casa. K avrebbe divorziato e il nostro futuro assieme appariva sempre più chiaro.
Le restanti giornate le passammo fra la spiaggia e l’albergo, fra una scopata pomeridiana e una doccia assieme. Le ultime sere le passammo con S, che era diventata la nostra prima amica. A noi andava bene avere una persona con cui conversare liberamente e lei era felice di aver trovato persone comprensive nei suoi confronti.

Era arrivato l’ultimo giorno. La sera prima avevamo preparato i bagagli e andati a cena con S. Ci eravamo promessi di sentirci, e lei scherzosamente ci ha chiesto di essere invitata al nostro futuro matrimonio. Era dalla sera prima che pioveva ininterrottamente, c’era un temporale. Arrivati in aeroporto, con nostra grande sorpresa e piacere, il volo era stato cancellato. Io e K ci guardammo negli occhi, controllammo le nostre finanze e pagammo l’albergo per un’altra settimana.

Il racconto della nostra fantastica vacanza continua. Non è finita qui’

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